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Intervista all’azienda 2mila ettari di colture per La Linea Verde
A FARE IL PUNTO CON PL MAGAZINE È ANDREA BATTAGLIOLA, DIRETTORE GENERALE E DIRETTORE COMMERCIALE.
2mila ettari di colture per La Linea Verde
di Luca Salomone
È uno dei maggiori produttori italiani di ortofrutticoli freschi e pronti al consumo. Partner di riferimento per i retailer in diversi Paesi, grazie anche a sette siti produttivi dislocati in Europa.
La Linea Verde di Manerbio, in provincia di Brescia, è, un colosso agroalimentare, con un fatturato 2019 di 322 milioni di euro (+10% sul 2018). La proposta commerciale verte sulla IV gamma e comprende insalate in busta, piatti pronti freschi a base vegetale, bevande fresche. È, anche, uno dei maggiori produttori nazionali di ortofrutticoli freschi e pronti al consumo, nonché un coltivatore di primo piano con più di 2.000 ettari di colture, disciplinate sotto un unico sistema di filiera agricola, controllata e certificata. A fare il punto con PL Magazine è Andrea Battagliola, direttore generale e direttore commerciale.
Il precedente esercizio si è chiuso alla grande. Cosa può dirci del 2020? Premetto che il settore della IV gamma, nel suo complesso, ha registrato un -7% con segmenti che sono arrivati addirittura al -30% (le ciotole di insalatone proposte principalmente per il consumo “fuori casa”). In questo contesto anche La Linea Verde ha accusato il colpo e non ha centrato gli obiettivi di crescita fissati prima della pandemia. Ma siamo riusciti a chiudere il 2020 con un fatturato di gruppo simile a quello dell’anno precedente.
Perché il Covid ha impattato su prodotti come i vostri, ad alto contenuto di servizio e, per giunta, confezionati? Tutta la IV gamma è stata messa a dura prova dalla crisi sanitaria perché sono cambiate le condizioni di consumo che hanno fatto passare in secondo piano gli aspetti di servizio dei prodotti pronti e reso la breve shelf-life del freschissimo un freno all’acquisto piuttosto che un driver di scelta. Siamo però un’azienda strutturata e in grado di rispondere con efficacia ai cambiamenti e dunque stiamo lavorando su formati più grandi e su nuove referenze, più idonee a un consumo domestico e familiare. Per noi, essere partner dei nostri clienti, significa anche, e soprattutto, avere questa ricettività
e flessibilità. Il momento di difficoltà è stato per noi un’occasione per dimostrare ai clienti, ancora una volta, la nostra affidabilità come partner, anche in un contesto così critico.
Il 2019 aveva fatto segnare anche il vostro ingresso in Olanda. Altri Paesi esteri entrati nel 2020 nel vostro scacchiere? Sì, è entrata nel nostro raggio d’azione, per l’export, l’Olanda, Paese nel quale abbiamo iniziato a servire un importante retailer. Un’altra novità di rilievo è stata l’apertura di uno stabilimento produttivo nel sud della Francia. Da notare che, nonostante la pandemia, alcuni dei nostri clienti stranieri hanno ampliato l’assortimento con nuove proposte. Dunque, posso dirle, che l’estero, con una quota del 40% circa sul fatturato, non smette mai di essere, per noi, una fonte di soddisfazione e di nuovi stimoli.
Quanto sono importanti per il vostro gruppo le private label? Sono fondamentali, da sempre: siamo nati come copacker nel mercato della IV gamma e siamo il partner di riferimento del settore per il mercato italiano. Inoltre, puntiamo a esserlo, in un prossimo futuro, anche per l’Europa.
Quali consigli darebbe a un potenziale nuovo cliente per un posizionamento ottimale? La IV gamma e i piatti pronti freschi, in particolare, si rivolgono in linea di massima a un pubblico moderno, attento, curioso, sperimentatore: la partita si gioca sui plus, che sono la qualità, la genuinità, la clean label, la sostenibilità - sia della filiera, sia del packaging -, il servizio, la bontà del contenuto. Il consiglio è di affidarsi a un copacker capace di garantire tutto questo, di concerto con l’insegna, che ha, naturalmente, una propria fisionomia, un’identità, dei valori, un progetto, tutti contenuti che devono riflettersi nelle sue Pl.
Passando dai consigli alla realtà, quali sono le richieste più frequenti dei clienti attuali? Dando per scontati i requisiti di qualità, freschezza e bontà, i centri di attenzione principali sono due. Il primo è la gestione della filiera, con
322
Marca di proprietà: DimmidiSì Canali di vendita: retail
mln di euro FATTURATO 2020
+60 MARCHI PL
Milioni di pezzi prodotti giornalmente
UFFICI COMMERCIALI Italia, Spagna, Serbia, Russia e Francia SITI PRODUTTIVI Italia, Spagna, Francia e Serbia
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particolare attenzione a come vengono condotte e monitorate le coltivazioni in campo in tema, per esempio, di impiego di fitofarmaci. A questo rispondiamo con la scelta di una filiera controllata e certificata che monitora, traccia, documenta tutti i passaggi, dal campo al punto vendita. L’altro tema è la sostenibilità del packaging: è richiesto 100% riciclabile, ma la domanda va sempre di più verso l’uso di materiali responsabili, come la plastica riciclata post-consumo e la carta certificata Fsc (Forest stewardship Council). Sono entrambi driver di acquisto importanti per i consumatori e che qualificano l’offerta delle private label.
Come descriverebbe il lavoro svolto dalla Gdo sui prodotti di IV gamma? Apprezziamo che la grande distribuzione, negli ultimi anni, dia più spazio ed enfasi al reparto dell’ortofrutta in generale, che da sempre è il biglietto da visita del punto vendita. Sono aumentati gli spazi, per il fresh convenience, quindi per prodotti freschi ad alto contenuto di servizio, come la IV gamma e i piatti pronti freschi. Viene data maggiore attenzione alla presentazione, c’è un maggiore studio del layout, grazie al category management, e si dà più risalto, direttamente nel punto vendita, a messaggi nutrizionali e a consigli sul consumo. Insomma, penso che la direzione sia quella giusta.l