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Editoriale Marca privata verso una nuova identità

Marca privata verso una nuova identità

È indubbio che le private label si stiano ritagliando un ruolo sempre più da protagoniste e con una chiara identità nel comparto dei prodotti di largo consumo, mettendo in atto strategie e investimenti degni dei più prestigiosi marchi industriali. In Italia linee innovative e ad alto valore aggiunto come - solo per fare qualche esempio - Terre d'Italia o Il Viaggiator Goloso o ancora Crescendo o Naturama hanno saputo affermarsi nelle scelte e nei cuori dei consumatori fidelizzandoli e attraendone di nuovi. Quello delle Mdd, quindi, non è più un elemento accessorio nel panorama dell’offerta del retail, ma un anello importante di distinzione per l'insegna. E questo grazie a una precisa strategia: dare al cliente la certezza di acquistare un prodotto di alta qualità al giusto prezzo. Un obiettivo reso possibile, oltre che dalla ricerca costante di prodotti premium e attuali, da stringenti protocolli di analisi chimico-fisiche e organolettiche, investimenti in Ricerca & Sviluppo, ricerche di mercato ecc. Il risultato è un valore che talvolta prescinde dal prezzo stesso, arrivando in alcuni casi persino a superare quello delle classiche marche industriali. Perché i consumatori arrivano a preferire una Mdd quando potrebbero comprare un prodotto di marca a un prezzo più basso? È evidente che dietro a questa scelta c'è un rapporto di fiducia e comunanza di valori costruito nel tempo, che oggi porta i suoi frutti. Un segnale emblematico di questo cambio di passo è il grande sviluppo a marchio privato, per esempio, del reparto vini, un settore finora considerato intoccabile appannaggio delle etichette delle più blasonate cantine. Secondo la ricerca presentata da Iri in occasione della recente manifestazione “Vinitaly Special Edition”, le bottiglie da 0,75 lt di vino e bollicine a marchio del distributore sono cresciute del 3% a volume e del 6% a valore nel 2020. Ma questa crescita a grande velocità di referenze premium e ad alto valore aggiunto potrebbe entrare in crisi proprio per via dei prezzi. L'aumento di tutti i costi (materie prime, energia, logistica) che stanno colpendo tanto i produttori di Pl che le insegne della distribuzione, e il potere di acquisto dei consumatori che, invece, non cresce affatto, potrebbe interrompere la corsa e minare la fiducia instaurata. Saranno capaci le varie catene distributive di mantenere un ideale equilibrio tra questi fattori contrapposti per non perdere i consumatori acquisiti e fidelizzati?

Maria Teresa Manuelli Direttrice editoriale

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