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Mercati

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Pompadour: attenzione costante dal campo alla tazza di Luca Salomone

Con una quota di mercato del 21% è leader in Italia nel settore dell’infusione. Negli ultimi sei anni ha più che raddoppiato il giro d’affari, soprattutto grazie al canale della grande distribuzione che, con un peso di oltre il 90%, è il principale partner.

Nel 1913, quando il tè era ancora venduto sfuso e a prezzi molto elevati in negozi specializzati, l’azienda tedesca a conduzione familiare Teekanne - circa 300 milioni di ricavi -, fondata nel 1882, intravvide il potenziale del lancio di tè porzionato da mettere direttamente nella tazza o nella teiera. Venne, quindi, realizzata la prima bustina di tè, un sacchettino di garza chiuso con un filo e contenente la miscela pronta per l’infusione: la casa madre chiamò il prodotto “Pompadour” per la somiglianza con la borsetta, in stile rococò, indossata da Madame de Pompadour, favorita di Luigi XV nella Francia del Settecento. Grazie ai propri macchinari la società realizzò così il primo filtro a doppia camera e poi lo commercializzò nel mondo. Nel 1964 venne aperta a Bolzano una piccola filiale, poi diventata Pompadour, con l’obiettivo di vendere in Italia tè e infusi alla frutta e alle erbe. Questa l’intrigante vicenda che ci racconta l’amministratore delegato,

Alexander Schick.

E oggi?

Oggi Pompadour con una quota di mercato del 21% è leader in Italia nel settore dell’infusione. Oltre al marchio omonimo per infusi e tisane, è proprietaria di Sir Winston Tea, marchio che propone numerosi tè verdi e tè neri, e di Peter’s Tea House che offre nel retail oltre 250 prodotti sfusi, fra tè, tisane in foglia e infusi, dalle piantagioni più rinomate al mondo.

Quali sono i vostri attuali legami con Teekanne?

Teekanne, la nostra casa madre, è leader mondiale nel nostro mercato. Condividiamo i valori, la strategia aziendale e l’impegno verso la responsabilità sociale e sostenibilità ambientale. Pompadour come filiale italiana ha, però, autonomia assoluta in termini di interpretazione delle esigenze del mercato nazionale, con un assortimento studiato ad hoc. Abbiamo, naturalmente, una consolidata catena di approvvigionamento: oltre 300 materie prime da 150 fornitori di 50 diversi Paesi a cui siamo legati da collaborazioni durature, con lo scopo di migliorare insieme ogni giorno e garantire la massima qualità. Non è importante solo l’origine delle materie prime, ma anche il rispetto degli standard sociali e ambientali, motivo per cui Rainforest Alliance è dal 2011 nostro partner.

Pompadour ha 53 milioni di fatturato, davvero molti in un mercato tradizionale come quello del tè e degli infusi. Quali sono i vostri tassi di crescita?

I tassi di crescita sono molto positivi e negli ultimi sei anni abbiamo più che raddoppiato il giro d’affari. Siamo anche stati agevolati dai vari lockdown che hanno tenuto a casa le famiglie e che nel 2020 hanno portato il mercato dell’infusione a una crescita del 12% circa. Le nostre vendite sono salite insieme all’intero settore, portandoci nel 2020 al miglior risultato di vendita di sempre, ossia 53 milioni di ricavi come dicevamo.

Qual è il vostro canale principale?

I dati sono positivi per tutti i nostri canali, ma quello della grande distribuzione, con un peso di oltre il 90%, è certamente il nostro più grande partner.

Riparliamo della materia prima. Quali sono le vostre scelte?

La nostra catena di approvvigionamento ci rende molto orgogliosi. Le oltre 300 materie prime che utilizziamo vengono coltivate da 150 fornitori, operanti in una cinquantina di nazioni sparse in giro per il mondo. Ciò che ci contraddistingue è il rapporto diretto e di lunga durata che intratteniamo con l’80% dei partner produttivi, un patrimonio che ci permette l’acquisto della materia prima direttamente all’origine. Una rarità nel nostro settore, considerando che la maggioranza dei nostri competitor acquista miscele già pronte quasi esclusivamente da grandi rivenditori e non ha contatti con il mondo agricolo.n

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