Retail Forecast 2025

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Supplemento a DM Magazine, mensile digitale di approfondimento di Distribuzione Moderna (www.distribuzionemoderna.info)

Testata giornalistica quotidiana registrata presso il Tribunale di Milano - Registrazione n°52 del 30/01/2007

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Direttrice editoriale

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Responsabile progetto

Stefania Colasuono

Progetto grafico

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Hanno collaborato

Chiara Cammarano, Tiziana Corti, Valentina Neri, Paola Oriunno, Marco Usai

Editore

Edizioni DM Srl

via G. Spadolini, 7 20141 Milano P. Iva 08954140961

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PRESENTAZIONE 5

INTRODUZIONE

Futuro del retail, retail del futuro

ANALISI E PREVISIONI

Le strategie e gli investimenti per cogliere al volo le opportunità del 2025

Uno sguardo alle Mdd

2025: al di là delle reazioni necessarie, è tempo di costruire il futuro

La marca privata: semplice, memorabile, invitante

Per i programmi fedeltà è il momento di un “redesign”

Innovazione, sostenibilità e modelli di business “platform-based”. Così cresce (piano) l’online

Cino: «L’instabilità degli scenari impone di collaborare per creare valore»

2025: il nuovo paradigma della sostenibilità tra regole europee e sfide operative

INTERVISTE ALLA GDO

ALDI

«L’AI rafforzerà le competenze delle persone e incrementerà l’efficienza operativa»

BASKO

«L’e-commerce crescerà, ma non dobbiamo perdere di vista i consumatori tradizionali»

CARREFOUR ITALIA

«Il negozio di domani è sempre più omnicanale e vicino al territorio»

CONAD

«Il cambiamento sarà qualitativo»

CONSORZIO C3

«La Gdo sacrifica la marginalità per tutelare il potere d’acquisto dei consumatori»

CONSORZIO CORALIS

«Il personale qualificato, propositivo e disponibile è l’arma vincente»

COOP ITALIA

«Il miglior programma di loyalty sono i prodotti Mdd»

CRAI SECOM

«La fedeltà si costruisce con la relazione»

DIT-DISTRIBUZIONE ITALIANA

«Serve una proposta che sappia portare nuovo valore»

GRUPPO MEGAMARK

«Situazione ancora incerta, ma auspichiamo un anno stabile»

GRUPPO VÉGÉ

«Torna il focus sulla qualità»

MAIORA

«Sostenibilità e personalizzazione nel futuro della Gdo»

MULTICEDI

«Ristrutturazioni e sviluppo della rete sono entrambi necessari»

PENNY ITALIA

«È il momento di portare innovazione a scaffale»

SELEX GRUPPO COMMERCIALE

«L’offerta sarà sempre più segmentata»

INTERVISTE AGLI SPECIALISTI

PROMO3 2.0

«Siamo lontani dalla saturazione del mercato»

RISPARMIO CASA

«Leve promozionali sempre più efficaci»

EURONICS ITALIA

«Ci aspetta un anno di tensioni su prezzi e margini»

MEDIAWORLD

«Un’esperienza di acquisto sempre più omnicanale e personalizzata»

«La prossimità continuerà a essere il pilastro del futuro della Gdo»

SUPERCENTRO TODIS

«Il futuro per la Gdo è digitalizzazione e sostenibilità»

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Retail Forecast

le prospettive di un mondo in trasformazione 2025:

Il mondo del retail, del largo consumo e dei comportamenti di acquisto si evolve a un ritmo sempre più rapido, spinto da innovazioni tecnologiche, cambiamenti nei modelli e dalle dinamiche economiche globali. Per comprendere a fondo queste trasformazioni e anticipare le tendenze del futuro, Edizioni DM è lieta di presentare anche quest’anno “Retail Forecast”, una pubblicazione che si pone come punto di riferimento per gli operatori del settore e gli appassionati di analisi di mercato. “Retail Forecast” nasce dalla volontà di fornire uno strumento autorevole e approfondito per navigare le complessità del mercato, basandosi su un solido impianto analitico: i dati dell’anno precedente vengono analizzati con cura e trasformati in previsioni affidabili, grazie al contributo di esperti di settore, top manager della grande distribuzione e le principali società di ricerca. Un dialogo tra teoria e pratica che offre una visione olistica e prospettica sul futuro del retail. Tra i temi centrali dell’edizione spiccano le dinamiche dei consumi, che continuano a riflettere i nuovi bisogni dei consumatori: la sostenibilità, il desiderio di personalizzazione e l’attenzione al valore rappresentano solo alcune delle tendenze emergenti. Allo stesso tempo, si esplorano le prospettive del retail tradizionale e digitale, con focus su come la tecnologia e l’intelligenza artificiale stiano ridisegnando l’esperienza di acquisto. Particolare attenzione viene dedicata anche alla marca privata, che guadagna sempre più spazio come simbolo di qualità e convenienza. Ogni capitolo di “Retail Forecast” si arricchisce delle testimonianze dirette di leader e innovatori del settore, che condividono visioni e strategie per affrontare un mercato in continua evoluzione. Un approccio che permette di connettere i numeri alle idee, le tendenze alle soluzioni concrete. Per chi opera nel settore o è semplicemente curioso di comprendere i trend che guideranno le scelte di consumo nei prossimi anni, “Retail Forecast” rappresenta una lettura indispensabile. Sfogliando le sue pagine, avrete accesso a un mix unico di approfondimenti, analisi e visioni strategiche che vi accompagneranno nel cuore del futuro del retail. Non perdete l’occasione di esplorare le prospettive di un mondo in trasformazione: vi invitiamo a sfogliare “Retail Forecast” e lasciarvi ispirare.

Maria Teresa Manuelli, direttrice

Futuro del retail, retail del futuro

Ci apprestiamo a salutare questo 2024 consapevoli dell’inversione di tendenza, ormai consolidata, che vede la distribuzione moderna godere di una ripresa dei consumi, seppur con numeri ancora contenuti.

Dopo un quadriennio di fortissimi squilibri socioeconomici, dal covid al conflitto nel cuore dell’Europa passando per la tempesta inflattiva, archivieremo un anno sicuramente meno turbolento consapevoli di rimanere ancorati a un periodo di permacrisi. Possiamo essere cautamente ottimisti, dunque, anche per l’anno che verrà: i dati NIQ certificano finalmente la tanto auspicata ri-crescita dei volumi, più accentuata nel secondo quadrimestre di quest’anno grazie alla costante decrescita del livello dei prezzi, con un’inflazione media che lo scorso anno ha superato i nove punti percentuali e che si attesterà, secondo le stime più accreditate, intorno al punto percentuale a fine 2024.

I numeri sembrano delineare scenari sostanzialmente ottimistici per l’economia reale del nostro Paese.

Fiducia ai massimi dal 2022, cresce anche il potere d’acquisto Rispetto all’autunno dello scorso anno migliora il sentiment delle famiglie italiane rispetto alla situazione economica generale e personale: lo dice l’annuale indagine Acri-Ipsos, pubblicata in occasione della centesima Giornata Mondiale del Risparmio, riportando i dati Istat che vedono il livello di fiducia dei consumatori ai livelli massimi da marzo 2022. Sono in aumento le famiglie che dichiarano un tenore di vita migliorato rispetto agli scorsi anni e, in generale, cresce la percentuale di quelli che pensano che la situazione economica personale migliorerà nei prossimi tre anni, GenZ e Millennials in testa. E se anche il rapporto Coop 2024 fotografa un recupero del potere d’acquisto delle famiglie ai livelli pre-covid, conseguito non senza sacrifici in termini di overworking, privazioni e rinunce e non senza disparità tra settori produttivi, possiamo parlare di una ripartenza ormai avviata per i consumi e, di conseguenza, di buone prospettive per la chiusura di quest’anno e l’inizio del prossimo. Sarà necessario, come auspicato da Federdistribuzione in una recente nota, che anche nella prossima Legge di Bilancio che definirà la politica economica del prossimo anno, si riconfermi la direzione di intervento a favore dei redditi delle famiglie: gli effetti dell’abolizione del Reddito di Cittadinanza sono stati, infatti, solo in parte mitigati dalle misure alternative messe in campo in questi mesi dal Governo guidato da Giorgia Meloni.

Torna il risparmio. La Mdd alla sfida della maturità per combattere la greedflation

Dopo la dieta forzata del 2023, che ha visto molte famiglie ridurre all’essenziale la spesa voluttuaria per far fronte a spese obbligate e ripristinare un livello di sicurezza dei propri risparmi, nel 2024 gli italiani sono ritornati a spendere di più soprattutto per i consumi di base, in primis per alimentari, salute e cura del sé. Un approccio epicureo ai consumi che potrebbe segnare il passo nel prossimo anno, con una ripresa dei consumi fuori casa e delle spese legate a divertimento e beni semi-durevoli come auto e dispositivi tecnologici. In questo scenario, la Mdd continua la sua lenta crescita verso la media europea ed è chiamata a una “prova di maturità”, per combattere la guerra delle promozioni innescata dall’industria di marca a suon di sconti più generosi e canvass più ampi pur di recuperare i vitali volumi persi durante la crisi inflattiva. La quota di mercato della Mdd, comprensiva del contributo dei discount che proseguono la loro crescita soprattutto grazie all’ampliamento della rete, si è ormai consolidata su una percentuale che supera il 30% a valore e raggiunge il 38% se si considera il numero di confezioni vendute: nei primi mesi dell’anno assisteremo a un nuovo round dello scontro tra industria e distribuzione che continueranno il braccio di ferro su listini, ritenuti da molti distributori ancora ingiustificatamente troppo alti, fenomeno che risponde al nome di greedflation.

La Mdd continua a crescere e, nel prossimo anno, è chiamata a una “prova di maturità” per contrastare la guerra delle promozioni innescata dall’Idm.

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L’innovazione non è più solo un’opzione

L’Open Innovation avanza, pur non senza resistenze, e apre la strada a nuovi modelli di gestione del business da parte dei retailer italiani. Se lato punto vendita sembra ormai tramontata la prospettiva di negozi totalmente automatizzati, principalmente a causa degli ancora altissimi costi della tecnologia, nelle altre funzioni aziendali si costruiscono progetti con obiettivi forse meno ambiziosi ma maggiormente capaci di restituire agli stakeholders ritorni più veloci e tangibili. Start-up, società di consulenza e centri di ricerca universitari sono ormai interlocutori indispensabili per rispondere con efficacia alle nuove sfide dell’efficienza nella catena dell’approvvigionamento, della personalizzazione dell’esperienza del cliente e nella predizione dei trend di consumo. Se i prezzi sono destinati a scendere e i listini a rimanere fermi, la distribuzione dovrà rivedere i suoi processi per ridurre i costi e salvaguardare i margini.

I retailer ricorrono sempre più alla tecnologia e collaborano con start-up, consulenti ed esperti per creare prodotti e servizi innovativi.

Sostenibilità, dagli impegni ai bilanci

La maggior parte delle insegne italiane ha già pubblicato almeno un bilancio di sostenibilità, ben prima dell’obbligo imposto dalle norme europee che vedrà, dal 2025, la pubblicazione della rendicontazione per società quotate e di pubblico interesse e, gradualmente, per un numero sempre maggiore di soggetti. La pressione che proviene dalla barriera casse diventa sempre più forte: i consumatori chiedono ai retailer sempre più impegni sui temi ambientali, sociali ed economici, a costo di spendere anche qualcosa in più. Gli italiani, secondo i dati McKinsey citati dall’Ufficio Studi Coop-Nomisma, sono tra i più sostenibili d’Europa quando si tratta di scegliere cosa mettere in tavola. Maggiore spazio, nel prossimo anno, a linee di prodotti con confezioni planet-friendly, da filiere controllate e rispettose del benessere animale e dei diritti dei lavoratori, prodotti da aziende del territorio e con un’impronta carbonica minimale. Su questo punto c’è da dire che la distribuzione moderna del nostro Paese è già ben posizionata: l’Osservatorio Immagino di GS1, che racconta la spesa degli italiani attraverso lo studio delle etichette, ha certificato che l’83% dei prodotti censiti riporta già almeno un claim di sostenibilità.

Dal 2025, l’Europa impone la pubblicazione della rendicontazione per società quotate e di pubblico interesse.

Analisi e previsioni

Le strategie e gli investimenti per cogliere al volo le opportunità del 2025

Le previsioni di NIQ per il prossimo anno fanno ipotizzare che sarà soprattutto un periodo di trasformazione: di fronte a consumatori sempre più selettivi, brand e retailer potranno cogliere numerose opportunità di riposizionare l’offerta, rispondendo in modo mirato e adattivo alle esigenze di un mercato in rapido cambiamento.

Le insegne saranno chiamate a rivedere gli assortimenti, con particolare attenzione alla sostenibilità e al benessere, sempre più apprezzati dai consumatori.

Si allarga la morsa di un lungo periodo inflattivo che aveva spinto le famiglie a rivedere le abitudini d’acquisto e ad adottare strategie di risparmio, ma l’eredità dei mesi passati lascia un consumatore sensibilmente cambiato: lo spiega meglio Pierluigi Serra, retail account development di NIQ. «I consumatori hanno reagito alle pressioni economiche rivolgendosi a circa sei insegne diverse all’anno – chiarisce Serra – e aumentando la frequenza, ma riducendo il basket d’acquisto, per controllare la spesa e limitare gli sprechi, anche se questo non sempre si è tradotto in un esborso medio più basso». Con l’uscita graduale dal contesto inflattivo, emergono però anche nuove opportunità di crescita e diverse direttrici chiave che daranno forma al mercato. «Le insegne – prosegue Serra – saranno chiamate a rivedere gli assortimenti, con particolare attenzione alla sostenibilità e al benessere, sempre più apprezzati dai consumatori. Sarà inoltre cruciale bilanciare l’efficienza assortimentale, in particolare sui freschissimi, per offrire un valore distintivo e rispondere a una domanda che premia la qualità, la tracciabilità e la sostenibilità. In questo quadro, sarà fondamentale scegliere e calibrare con cura gli assortimenti non solo per migliorare la redditività, ma anche per creare una proposta mirata, che rifletta la missione dell’insegna e si allinei alle esigenze di clienti spesso molto diversi tra loro».

di Chiara Cammarano

Una scala prezzi equilibrata e promozioni mirate: la strategia più efficace per i retailer

Con la discesa dell’inflazione, i retailer si trovano nella posizione di dover affrontare la sfida di ricalibrare le scale prezzo per offrire un assortimento bilanciato e competitivo, capace di rispondere alle esigenze diversificate dei consumatori. Questo riposizionamento implica la creazione di un’offerta distintiva, in grado di conciliare valore e accessibilità economica. In un contesto in cui gli assortimenti diventano sempre più affollati e l’efficienza media tende a diminuire, una struttura di prezzo ben equilibrata può rappresentare un vantaggio differenziante agli occhi del consumatore. Parallelamente, la necessità di stimolare il recupero dei volumi ha comportato, nell’ultimo anno, una ripresa delle promozioni (24,2% la pressione promozionale a progressivo settembre, +1% rispetto all’anno precedente) trasversale a tutti i canali di vendita. «L’aumento delle promozioni – chiarisce Serra – è sicuramente una leva importante per sostenere i volumi e aumentare la frequenza di visita e lo scontrino medio, ma non deve rappresentare una facile scorciatoia per rimandare il necessario intervento strutturale sulla gestione di prezzi e assortimento, senza dimenticare che allo stato attuale solo la metà delle attività promozionali sono effettivamente incrementali. Per risultare realmente efficace, la strategia promozionale non può prescindere da un’analisi puntuale della diversa elasticità delle categorie e dei prodotti rispetto alle variazioni di prezzo. Considerare con attenzione la sensibilità dei consumatori ai ribassi in specifiche categorie consente di concentrare le risorse su quegli interventi che hanno un impatto maggiore, evitando il rischio di sovrainvestire su prodotti meno reattivi o su categorie dove le promozioni non generano un vero ritorno in termini di volumi». In questo scenario, la combinazione di una scala prezzi equilibrata e promozioni mirate rappresenta la chiave per una strategia di mercato efficace. Questa sinergia permette di aumentare la competitività dei retailer, garantendo una proposta commerciale che sia non solo conveniente, ma anche in grado di rispondere ai reali bisogni dei consumatori, rafforzando così la loro fedeltà e la percezione del valore.

Composizione della leva promozionale

Incidenza % delle vendite in Promozione per tipologia – Totale Grocery

La

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È il momento dei drugstore

Anche per quanto riguarda i canali di vendita, NIQ evidenzia come sia in atto un’evoluzione profonda, influenzata sia dai cambiamenti nella spesa degli italiani – prima a causa della pandemia, poi per l’inflazione – sia dal rapido evolversi delle tendenze di consumo negli ultimi anni. Sul fronte delle performance, i dati evidenziano difficoltà soprattutto per le grandi superfici (iper >4500 mq) e per i piccoli formati (liberi servizi), che hanno registrato rispettivamente un calo del -1,7% e del -2,3% a totale negozio nei primi nove mesi del 2024. I drugstore, al contrario, si confermano il canale più dinamico, con una crescita del fatturato del 10,2%, favorita dall’espansione della rete di vendita e sostenuta da prezzi competitivi e in rialzo, associati ad assortimenti ampi ed efficienti. Sia i supermercati che i discount fanno registrare incrementi a valore e a volume, ma con dinamiche diverse; i primi, infatti, vedono ancora un forte contributo dei prezzi alla crescita dei fatturati, mentre i secondi evidenziano più degli altri canali l’effetto deflattivo, con un andamento dei volumi superiore a quello del valore. Anche l’e-commerce ha registrato performance sopra la media, trainato dai pure players e dalle categorie del pet care e del personal care, raggiungendo una quota del 6% del mercato del largo consumo, in aumento rispetto allo scorso anno.

I trend totale fatturato a rete corrente

% a valore vs anno precedente nei canali

Mdd: sempre di più un brand alternativo

Particolarmente interessante si rivela poi anche il percorso di crescita nei marchi del distributore. Nel 2024, infatti, la Mdd ha fatto registrare crescite rilevanti sia nel fatturato che a volume, consolidando il proprio ruolo di alternativa di valore rispetto all’industria di marca (22,9%, la quota a valore sul totale grocery negli I+S+LS). «Tra i principali driver della sua crescita – prosegue Serra – va senza dubbio menzionato il progressivo ampliamento degli assortimenti, portato avanti con l’obiettivo di colmare i gap di offerta ancora esistenti, come quelli legati alle linee di primo prezzo e ai panieri più dinamici, per rispondere in modo completo alle esigenze dei consumatori in termini di varietà e accessibilità economica. L’ampliamento della gamma e la corretta distribuzione su una scala prezzo ben calibrata rappresentano un grande vantaggio in un contesto in cui, dopo quasi due anni di inflazione, sembrerebbe riprendere il fenomeno di polarizzazione tra premium e low price che aveva guidato la crescita negli ultimi anni». La capacità della marca del distributore di innovare e di adattarsi con agilità alle nuove tendenze emerge quindi come un ulteriore vantaggio competitivo. Spesso, infatti, questa si dimostra la più rapida a rispondere alla domanda di prodotti sostenibili, biologici o “free-from”, accompagnando o influenzando attivamente le abitudini di consumo degli italiani.

Mese Ottobre 2024
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Tale capacità di reazione alle nuove preferenze si riflette anche nella sua crescita accelerata rispetto alle proposte branded, un trend che sembra destinato a continuare soprattutto in un contesto economico complesso, dove il rapporto qualità-prezzo gioca un ruolo cruciale. Inoltre, la marca del distributore costituisce una leva strategica nelle mani dei retailer per costruire un’identità distintiva, fidelizzando i clienti con prodotti esclusivi che riflettono la filosofia dell’insegna rafforzando il legame con il consumatore. «In quest’ottica – sottolinea Serra –, il ruolo della Mdd nel carrello degli italiani sarà sempre più centrale, non più solo una scelta economica, ma un vero e proprio brand alternativo, capace di rivaleggiare con i grandi marchi attraverso un mix di valore, accessibilità e riconoscibilità per il consumatore.

Andamento delle vendite per tipologia di marca

Incidenza % a valore su Totale Grocery

La capacità di reazione della Mdd alle nuove preferenze si riflette anche nella sua crescita accelerata rispetto alle proposte branded: un trend che sembra destinato a continuare soprattutto in un contesto economico complesso, dove il rapporto qualità-prezzo gioca un ruolo cruciale.

L’innovazione digitale favorisce il rapporto diretto con i consumatori Un altro elemento importante che sta avendo e continuerà ad avere un impatto trasformativo sul settore del largo consumo è l’innovazione digitale, che sta influenzando sia le strategie aziendali sia le modalità di interazione con i consumatori. Uno dei principali cambiamenti evidenziati dal retail account development di NIQ sarà la possibilità di personalizzare su larga scala l’offerta e la comunicazione. L’analisi approfondita di dati provenienti da fonti informative sempre più sofisticate permetterà infatti a industria e distribuzione di interpretare le preferenze dei clienti e di proporre raccomandazioni su misura, creando un’esperienza d’acquisto più coinvolgente e coerente. «In questo contesto – chiarisce – diventerà cruciale il ruolo del retail media, poiché consentirà ai brand di raggiungere i consumatori con contenuti personalizzati, sfruttando gli spazi digitali dei retailer per promuovere prodotti e messaggi mirati». Parallelamente, l’introduzione di soluzioni basate sull’AI sta trasformando le catene di approvvigionamento, rendendole più efficienti e flessibili. «Con tool avanzati per la previsione della domanda e la gestione degli stock – spiega Serra –, le aziende Fmcg possono rispondere in modo tempestivo ai cambiamenti di mercato, ottimizzando costi e tempi di risposta. Inoltre, l’AI offre la

L’innovazione digitale rappresenta un’enorme leva per ottimizzare l’efficienza e l’esperienza del cliente: soluzioni di retail media e strategie di pricing adattive supportate dall’AI consentono una personalizzazione dinamica e promozioni più efficaci.

possibilità di implementare strategie di pricing adattive, che regolano i prezzi in base a domanda, disponibilità, trend di mercato ed elasticità, massimizzando le vendite e garantendo al contempo un vantaggio competitivo». Anche l’e-commerce e l’integrazione digitale offrono nuove modalità per rafforzare il rapporto diretto con i consumatori. Le esperienze omnicanale consentono ai retailer e ai brand di unire il mondo fisico e digitale, favorendo un percorso d’acquisto senza soluzione di continuità. In sintesi, la digitalizzazione nel settore non emerge solo in quanto leva per migliorare l’efficienza operativa, ma rappresenta anche un’opportunità per ridefinire l’intera customer experience, ponendo il consumatore al centro e creando una connessione personalizzata con il retailer/brand.

Grandi opportunità per chi saprà investire

Il prossimo futuro, però, non riserva esclusivamente opportunità. È importante evidenziare anche le criticità che ci attendono per sapere come affrontarle al meglio. Tra quelle principali evidenziate da NIQ spicca la volatilità della domanda, influenzata da fattori macroeconomici come l’inflazione e l’aumento dei costi delle materie prime. «Questo – riflette Serra – rende la pianificazione più complessa e richiede maggiore agilità da parte delle aziende. Inoltre, l’incremento dei costi lungo la supply chain sta mettendo pressione sui margini, spingendo i produttori a cercare un difficile equilibrio tra prezzi competitivi e profittabilità. Anche la crescente richiesta di sostenibilità da parte dei consumatori impone standard più elevati nella produzione, nel packaging e nella supply chain, aumentando le complessità e i costi operativi. Infine, l’ascesa dell’e-commerce e la competizione digitale obbligano i retailer fisici a investire in tecnologia per offrire esperienze omnicanale e mantenere la fedeltà dei clienti». Dall’altro lato, questa trasformazione del mercato offre al contempo anche opportunità significative. L’innovazione digitale, per esempio, rappresenta un’enorme leva per ottimizzare l’efficienza e l’esperienza del cliente: soluzioni di retail media e strategie di pricing adattive supportate dall’AI consentono una personalizzazione dinamica e promozioni più efficaci. La crescente adozione di un approccio omnicanale consente di integrare perfettamente il mondo online e offline, migliorando l’interazione con i clienti e aumentando la fidelizzazione grazie a esperienze personalizzate. Inoltre, la sostenibilità sta diventando un vantaggio competitivo. I brand che investono in iniziative green ottengono benefici in termini di reputazione e fidelizzazione, poiché i consumatori sono sempre più disposti a premiare chi adotta pratiche responsabili e trasparenti. «In sintesi – conclude Serra –, le aziende di largo consumo devono affrontare sfide importanti che non possono essere ignorate, ma chi saprà investire in tecnologia, sostenibilità e modelli di business innovativi avrà grandi opportunità di crescita e successo».

Chi saprà investire in tecnologia, sostenibilità e modelli di business innovativi avrà grandi opportunità di crescita.

Uno sguardo alle Mdd

I prodotti Mdd nel largo consumo continuano a macinare record di crescita ben oltre gli effetti congiunturali recenti conseguenti a guerre e inflazione. È un fenomeno che, insieme a quello degli store a vendita prevalente di Mdd e dei discount, si sta affermando in tutti i continenti, modificando i ruoli di produzione e distribuzione nei confronti di consumatori e acquirenti che danno importanza all’accessibilità e al valore. Facciamo, di seguito, un breve percorso in tre tappe.

1. Una manciata di indicatori della Mdd nel mondo, in Europa e in Italia

Prodotti Mdd in continua crescita a livello globale:

∙ crescita globale della Mdd a valore: +5,6%. In Europa occidentale: +5,9%

∙ quota globale della Mdd a valore: 22,4%. In Europa occidentale: 39,2% (fonte: NielsenIQ RMS Q2 2024)

L’innovazione di prodotti di marca nel largo consumo confezionato tra il 2016 e il 2020 è:

∙ realizzata dai marchi industriali leader per il 25%

∙ realizzata dai marchi del retail Mdd per il 30% (fonte: McKinsey su dati NielsenIQ)

Adulti in Usa che condividono le seguenti affermazioni:

∙ la qualità dei prodotti Mdd è equivalente o migliore delle marche industriali: 80%

∙ i prodotti Mdd sono più accessibili: 77% (fonte: Emarketer - Ipsos: What The Future, 17-10-2024)

Crescita dei prodotti Mdd e Idm in Usa nei convenience stores (regno delle marche industriali) rispetto agli altri canali:

∙ convenience stores: Mdd +13,2%. Marche nazionali +3,8%

∙ tutti gli altri canali: Mdd +11,8%. Marche nazionali +7,8% (Fonte: NIQ Retail Measurement - Us Nacs Total Stores 52 weeks ending 31-12-2022)

In Italia, nei primi 5 mesi del 2024, le Mdd a “valore aggiunto” hanno raggiunto oltre il 38% del valore delle vendite delle Mdd core (fonte: NIQ totale Italia Iper+Super+Liberi servizi).

2. I trend della domanda e il ruolo crescente delle Mdd

I prodotti Mdd:

a. rispondono alla crescente domanda di accessibilità:

∙ economico/qualitativa (rapporto qualità-prezzo per ogni livello di posizionamento)

∙ cognitiva (semplicità dell’offerta, selezione, trasparenza, informazione, “clean label”)

∙ fisica (disponibilità in diverse categorie, vicinanza, comodità, varietà)

b. sono leva fondamentale del nuovo ruolo del retailer per coordinare e indirizzare gli attori a monte delle filiere verso la transizione e la sostenibilità di prodotti, processi, filiere

c. insieme ai punti di vendita, sono i migliori strumenti/contesti di informazione e comunicazione per consentire comportamenti di acquisto e consumo consapevoli e responsabili

d. sono un punto di riferimento e di “ancoraggio” per i clienti, presenti in quasi tutte le categorie

e. sono un veicolo ideale per consentire comportamenti quotidiani per il benessere e la salute, generando migliore impatto economico, sociale e ambientale.

3. Le previsioni

a. Per il retail:

∙ creazione di un’offerta Mdd mirata ai target di acquirenti che si vogliono fidelizzare al punto vendita/insegna. L’offerta sarà meno sovrapposta e più distintiva rispetto alle Mdd dei retailer concorrenti

∙ il portafoglio delle Mdd sarà razionalizzato, evitando l’ipersegmentazione, le sovrapposizioni tra prodotti, aumentando efficienza e costi, semplificando l’offerta per i clienti. Si renderà sempre più fruibile la comunicazione per il cliente sui prodotti Mdd durante lo shopping, incrementandone l’efficacia, fino alla personalizzazione

∙ nuovi servizi a favore dei brand non Mdd presenti nel punto vendita, complementari e sinergici all’offerta Mdd. Chi saranno i pionieri che romperanno gli schemi con nuove collaborazioni tra Mdd e Idm?

Molte di queste attività sono possibili e praticabili grazie all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, nel punto vendita e presso altri touch point omnicanali del cliente.

b. Per i produttori:

∙ categorie, punto vendita e retail media saranno gli ambiti strategici di collaborazione con i retailer

∙ per le imprese Idm e i retailer che sapranno aggiungere la collaborazione sulla Mdd (produzione, innovazione, co-marketing, ecc.) i risultati reciproci, nell’ambito di una gestione condivisa della categoria oltre che della Mdd, potranno essere moltiplicati

∙ il produttore partner, con vocazione prevalente alla Mdd, dovrà rinforzare la comprensione delle strategie del retailer, il trade marketing, i livelli di servizio e infine, ma non per importanza, contribuire all’innovazione, soprattutto nelle categorie in cui la Mdd è leader.

2025: al di là delle reazioni necessarie, è tempo di costruire il futuro

di Siro Descrovi, customer strategy manager Dunnhumby

Il contesto nel prossimo anno: stabilità e ottimismo tra rischi emergenti.

Il 2025 si prospetta come un anno di relativa stabilità economica a livello globale, ma non privo di sfide. La crescita economica si è stabilizzata intorno al 3,2% (dati Ocse) e l’inflazione è ormai vicina ai target fissati nella maggior parte dei Paesi Ocse, consentendo alle banche centrali di iniziare a ridurre i tassi d’interesse. Questo contesto ha favorito un rinnovato ottimismo tra i consumatori, il cui livello di fiducia si avvicina a quelli pre-pandemia dopo i minimi registrati durante la crisi da Covid-19 e l’impennata inflazionistica. Tuttavia, permangono minacce latenti che potrebbero frenare il progresso globale. Le tensioni geopolitiche, come i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, e il possibile ritorno di politiche protezionistiche con le elezioni americane, creano un clima di incertezza. Inoltre, nonostante l’entusiasmo attorno all’intelligenza artificiale c’è un momento di stasi sugli impatti pragmatici che essa ha e può avere, rallentando l’impatto immediato sull’economia globale. Parallelamente, è interessante notare (dati Consumer Pulse Dunnhumby) che le preoccupazioni per il cambiamento climatico hanno superato quelle per l’inflazione. Le aziende e i consumatori si trovano a dover affrontare una nuova priorità: come agire in modo responsabile senza sacrificare la competitività e il benessere.

Evoluzione dei consumatori: nuove priorità, nuove abitudini

Con il costo della vita che torna a livelli più gestibili, i consumatori stanno adattando il loro comportamento in modo significativo. Sebbene continuino a cercare il risparmio attraverso offerte, prodotti a marchio privato e acquistando nei discount, emerge un cambiamento nei loro interessi principali: più attenzione alla salute e alle scelte sostenibili rispetto a quando la pressione inflazionistica lo permettesse. Questo cambiamento si riflette in diverse tendenze chiave:

Salute e tecnologia: l’interesse per prodotti che promuovono il benessere personale e la tecnologia che facilita la vita quotidiana rimane alto.

Crescita dei negozi specializzati: mentre i discount raggiungono il picco della loro popolarità, cresce l’attrattiva dei negozi specializzati, in grado di offrire risparmi ma anche novità e profondità di assortimento.

Leadership delle marche private: in Europa, i prodotti a marchio del distributore continuano a guadagnare quota di mercato, consolidandosi come uno dei driver principali per la scelta dell’insegna dove effettuare la spesa.

I consumatori del 2025 sono dunque più consapevoli, pragmatici e orientati al futuro. Per i retailer, comprenderne le nuove priorità è essenziale per rimanere rilevanti.

L’agenda 2025 per i retailer: guidare il progresso oltre le reazioni

Per prosperare in questo scenario, i retailer devono andare oltre le reazioni tattiche alle crisi passate (Covid, inflazione) e abbracciare un’agenda strategica e innovativa che miri a vincere il cuore e la mente dei clienti. Questo richiede interventi mirati su tre dimensioni fondamentali:

1) Innovazione strategica

Sfruttare i dati e l’AI non solo per ottimizzare i processi, ma per creare nuove esperienze d’acquisto e modelli di business che accolgano il bisogno di sostenibilità e di risparmio da parte dei consumatori. Ciò include ripensare i formati esistenti e capire come nuove soluzioni possono emergere per contrastare la rapida ascesa dei negozi specializzati e creare valore dalla trasformazione digitale dei negozi fisici.

2) Focus sulla sostenibilità (al giusto prezzo)

I retailer devono posizionarsi come leader nella lotta al cambiamento climatico, integrando pratiche sostenibili lungo tutta la filiera e comunicando chiaramente il loro impegno. I consumatori sono sempre più attenti e premiano le aziende che dimostrano valori concreti.

3) Esperienze uniche e personalizzate

In un mercato sempre più frammentato, distinguersi diventa cruciale. Riuscire a cogliere i bisogni di ogni consumatore e riconoscerlo nella propria individualità è un elemento cruciale per evolvere il modo di fare Crm ed evolvere la propria offerta nel punto vendita e nella comunicazione con i propri clienti.

Il 2025 rappresenta un’opportunità unica per i retailer: agire in modo proattivo non solo per rispondere alle esigenze dei consumatori, ma per guidare il cambiamento. Innovazione, sostenibilità e personalizzazione saranno i pilastri di un successo duraturo.

La marca privata: semplice, memorabile, invitante

di Alberto Stracuzzi, market research director di Eumetra

Noi ricercatori facciamo un mestiere che raccomanderei sia ai migliori amici che ai “migliori nemici”: cerchiamo di ridurre la complessità dei gusti, dei desideri del momento e delle opinioni. Cioè cerchiamo di capire, spiegare e categorizzare le persone. Anche se è un mestiere difficile: come interpretare la preferenza che si accorda a molti grandi brand (anche in forma irrazionale ed emotiva) con l’incremento di prodotti a marca privata del distributore (Mdd) nei carrelli della spesa? Come mai posso serenamente fare la fila per comprare l’ultimo iPhone e allo stesso tempo avere un pacco di nota marca di caffè e uno di pancarrè del supermercato vicino a casa (torneremo più avanti sul concetto di prossimità)?

La scolastica del marketing ci dice che sono 4-5 i punti di forza della marca privata:

• Prezzo competitivo

• Fedeltà al distributore e Riconoscibilità del marchio

• Controllo sulla qualità e sui margini da parte dei distributori

• Differenziazione dell’offerta

• Adattabilità alle tendenze di mercato che i distributori conoscono meglio di altri, analizzando i dati di vendita.

La stessa scolastica ci dice che sono 5-6 i punti di debolezza:

• Percezione di qualità in discussione (nonostante molti marchi privati offrano prodotti di alta qualità, i consumatori possono percepirli come inferiori rispetto alle marche famose)

• Dipendenza dal rivenditore che limita l’esposizione e la base di clienti

• Minore investimento in marketing

• Limitata diversificazione geografica (i prodotti di marca privata sono spesso venduti solo a livello locale o nazionale, perdendo opportunità di crescita nei mercati internazionali. Rischi legati alla reputazione del distributore: se il distributore subisce una crisi d’immagine, la marca privata ne risente direttamente

• Concorrenza con marche leader e low-cost.

Tutte considerazioni ragionevoli. Cosa non torna? Il consumatore è assente o al massimo “presupposto” (“fedeltà al distributore”, “percezione di minore qualità”, ecc.). Eppure, lavorando con opinioni, propensioni e comportamenti scopriamo che il carrello della spesa è sempre più pieno di prodotti Mdd, ma soprattutto che si è creata una forma di dichiarata affezione con le marche private. L’”Osservatorio Benessere e Sostenibilità” di Eumetra (basato su 3.000 consumatori maggiorenni) riporta un indicatore molto semplice: il trust nella marca privata. Alla domanda “Quanto sei d’accordo con l’affermazione “Mi ispira fiducia un marchio che ha il nome di una insegna nota di supermercati?”, sempre di più se osserviamo le risposte vediamo una scala di accordo elevata: era il 29,4% l’anno scorso, è il 41,2% quest’anno (le interviste sono realizzate tra ottobre e novembre). Vi lasciamo il piacere di calcolare la crescita, ma possiamo dire che è molto rara su altri indicatori.

E quando chiediamo ai consumatori quali siano i punti di forza e debolezza per loro, spesso ci restituiscono uno spartito ben diverso da quello delle scuole di marketing.

Punti di forza:

• I prodotti piacciono ai famigliari. (Tip consulenziale: i responsabili acquisti sono un “sistema”, non ci sono solo i loro gusti)

• I prodotti sono credibili se me li vende l’insegna che scelgo. (Tip consulenziale: la prossimità è un concetto importante ma va esteso: non vendiamo a chi vive in prossimità ma a chi si “muove in prossimità”. A volte il consumatore compra da noi perché siamo vicini al suo luogo di lavoro, alla sua palestra, al suo hobby…)

• Non scelgo solo per il prezzo, ma perché ho una percezione di qualità non standard. O non si spiegherebbe l’affezione per marche private premium.

Punti di debolezza:

• Manca il racconto della filiera

• Manca premiumness

• Manca packaging (solo per alcune).

In altre parole: i consumatori non effettuano distinzioni: la Mdd è ormai una marca a tutti gli effetti. Che fare, quindi? Lasciamocelo dire da un classico (Leo Burnett): “Rendila semplice. Rendila memorabile. Rendila invitante da guardare”.

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Per i programmi fedeltà è il momento di un “redesign”

Sale in Italia il numero delle aziende che utilizzano programmi loyalty, aumentano i nuovi iscritti, crescono i “fedeli” e gli investimenti che nei prossimi anni punteranno su customer insights e offerte personalizzate. E, mentre i clienti diventano sempre più tecnologici ed esigenti, per il settore è arrivato il momento di aggiornarsi, ripensare se stesso e fare un “redesign”. È questo il quadro emerso nel corso della 24esima edizione dell’Osservatorio Fedeltà UniPr dal titolo “Ripensare la Loyalty”, come ci ha raccontato Cristina Ziliani, professoressa ordinaria di Marketing presso l’Università di Parma e responsabile scientifico dell’Osservatorio

Cristina Ziliani, professoressa ordinaria di Marketing presso l’Università di Parma e responsabile scientifico dell’Osservatorio

Secondo i vostri dati, nel 2024 cresce ancora il numero di aziende italiane che utilizzano i programmi fedeltà. Come spiega la resistenza di chi ancora non li ha introdotti?

Le aziende che hanno un approccio strategico basato sulla gestione della relazione col cliente possono utilizzare un programma fedeltà “formalizzato”, oppure altri approcci, come il Crm. Non avere un programma fedeltà non è una vera e propria resistenza, può essere una scelta. Potrebbero non adottarlo mai e usare semplicemente una strategia di loyalty non strutturata. Sicuramente i dati ci dicono che negli ultimi anni è cresciuto l’orientamento alla fidelizzazione strutturata, che utilizza un programma fedeltà.

Un tema centrale dell’Osservatorio 2024 riguarda la necessità di un “redesign” del programma fedeltà e della strategia di fidelizzazione. Quali sono i motivi?

Un programma fedeltà è una proposta di valore al cliente che dovrebbe essere di alto valore percepito perché deve indurlo a iscriversi, fornire dati personali e partecipare a quello che l’azienda gli

propone di fare. Perché questa proposta si mantenga attrattiva e funzioni va periodicamente rinnovata. Un programma loyalty “vecchio”, con una carta di plastica o senza un’app, va ridisegnato e ripensato su nuovi touch point, intercettando in modo diverso i movimenti del cliente, anche attraverso l’uso della tecnologia. Inoltre, le aziende sono sempre più consapevoli che i programmi fedeltà sono un centro di profitto e vanno implementati, ridisegnati.

A che punto è l’uso dei dati e della reportistica nelle aziende italiane che utilizzano programmi di loyalty?

Un programma fedeltà serve a raccogliere dati di contatto e di transazione/engagement per tirarne fuori della conoscenza. Da molti anni si perfezionano algoritmi che permettono di fare previsioni migliori riguardo al comportamento futuro del cliente, che si tratti di cosa potrà acquistare, quando, su quale touchpoint, e altro ancora. Grazie a questi strumenti, praticamente ogni processo di marketing può diventare più efficace. Oggi una parte di questi algoritmi va sotto l’etichetta di “intelligenza artificiale predittiva”.

Sempre più consumatori alternano la spesa alimentare tra supermercati e altri format di vendita, discount soprattutto. In futuro, su quali fattori di loyalty sarà opportuno intervenire nella Gdo per conquistare e trattenere clienti?

Nella Gdo, l’80% dei consumatori italiani è iscritto ad almeno un programma fedeltà. Molti sono iscritti a due, tre o di più. C’è molta concorrenza, si fa la spesa in più negozi e si usa il programma di più aziende. Ma è anche vero che nessuno si cancella da un programma fedeltà della Gdo. Non si usa la carta, ma si rimane nel database. Per questo, è difficile vedere una perdita di clienti fidelizzati. Magari si nota un calo di attività. Per questo è importante utilizzare come misure di performance la percentuale di clienti attivi, il tasso medio di redemption delle iniziative di marketing e altre misure di engagement. Questo nell’alimentare è abbastanza normale: i programmi si assomigliano, i margini sono bassi e anche il valore che si può restituire al cliente in termini di euro non è alto. Il problema di trattenere o meno i clienti, di perdere o meno clienti va gestito con altre leve.

Quali?

La fedeltà di un cliente a un’insegna non passa solo da un programma di loyalty, ma dal fatto che il punto vendita è vicino a casa, che i prezzi sono giusti, ha un vasto assortimento, un buon servizio clienti. Sono tutti elementi che portano a un comportamento di fedeltà, a una preferenza. Se questi elementi di base sono di qualità e generano soddisfazione, allora il programma fedeltà ne diventa un amplificatore. Inoltre, va detto che spesso i programmi nella Gdo sono vecchi di 10-15 anni, cambiarli ha dei costi anche perché sono diventati una modalità consolidata di operare per l’azienda.

Il meccanismo tradizionale dei programmi loyalty si è via via digitalizzato. Il catalogo cartaceo e la carta fedeltà fisica hanno ancora un valore?

Il nostro Paese si è digitalizzato molto velocemente. Il volantino cartaceo non è più importante come prima. Secondo i dati dell’Osservatorio, è cresciuto moltissimo quello online con tanti risparmi per le aziende, così come si è diffusa molto velocemente l’app. Anche i consumatori che utilizzano la carta fedeltà di plastica sono oggi meno di quelli che alle casse mostrano la carta fedeltà digitale nel proprio telefono.

Quindi i consumatori italiani sono tecnologicamente evoluti?

Siamo stati tutti viziati da Amazon, cioè ci siamo abituati a piattaforme di e-commerce che sanno tutto di noi e ci mandano mail con la proposta giusta. Tutto questo ha cambiato anche la percezione dei consumatori italiani che oggi sono più esigenti, si muovono molto bene con il digitale. A volte, sono le aziende a essere più indietro.

Premiare acquisti, comportamenti di consumo e attività orientate alla sostenibilità sarà un tema centrale in futuro?

Questo è un tema interessante su cui abbiamo fatto ricerche negli ultimi anni. I premi sono un modo di ricompensare il cliente anche in ambito sostenibile, come donare i punti a una causa ecologica oppure premiare chi ha comportamenti di vita sostenibile. Questo tipo di programmi ha un valore per la clientela, ma poi si è visto che non è molto fidelizzante. Aumentano il valore percepito del programma secondo quanto dichiarano i clienti, ma poi nella pratica non funzionano per attirarli e trattenerli.

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Innovazione,

sostenibilità e modelli di business “platform-based”. Così cresce (piano) l’online

di Paola Oriunno

Nel 2024 gli acquisti e-commerce B2c degli italiani valgono 58,8 miliardi di euro (+6% rispetto al 2023). Da un lato i servizi continuano il loro percorso di crescita (+8%), dall’altro aumenta anche il valore dell’e-commerce di prodotto, anche se con ritmi più contenuti rispetto agli anni scorsi, toccando 38,2 miliardi di euro (+5%). Queste alcune delle evidenze presentate dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano, giunto alla venticinquesima edizione. Se i dati parlano di un online un po’ meno vivace rispetto al passato, gli analisti evidenziano l’incessante lavoro dei merchant per innovare e sperimentare, grazie anche all’uso dell’intelligenza artificiale. Come ci ha spiegato Valentina Pontiggia, direttrice dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano

Valentina Pontiggia, direttrice dell’Osservatorio eCommerce

B2c e Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano

Oggi il percorso d’acquisto non è più lineare e la distinzione tra online e offline è sempre più fluida. Cosa chiedono i consumatori digitali e in che modo i brand stanno reagendo a questo scenario così dinamico?

Si sta delineando il profilo di un consumatore sempre più specializzato, che passa da un device all’altro e da un canale all’altro in modo molto naturale, che utilizza l’e-commerce per acquistare ma anche per conoscere il brand e il suo prodotto. In parallelo i brand possono sfruttare questa omnicanalità del cliente per chiarire quali sono le sue competenze e i suoi bisogni.

Il tasso di crescita dell’online è sempre più vicino a quello dei canali fisici. Si è concluso il momento di accelerazione registrato negli anni scorsi?

Ci troviamo in una fase di crescita più controllata dell’e-commerce di prodotto, che sta entrando in un periodo di consolidamento. In futuro, il settore continuerà a crescere, ma ovviamente non con le stesse percentuali a doppia cifra degli anni precedenti, complice anche un focus sull’ottimizzazione dei processi e sugli obiettivi di marginalità più che di fatturato. Ci aspettiamo che alcuni settori, in particolare quelli meno maturi, mostreranno una dinamicità maggiore. Facciamo riferimento, ad esempio, ai settori del Beauty&Pharma, Auto e Ricambi e il Food&Grocery, tutte aree in cui l’online è meno penetrato.

In questo scenario, che ruolo ha oggi e avrà in futuro l’intelligenza artificiale?

Numerosi merchant, sia italiani che internazionali, stanno testando questa tecnologia per ottimizzare le proprie operazioni. Gli obiettivi principali includono il miglioramento di attività fondamentali, ma invisibili al consumatore, come la creazione di immagini e l’ottimizzazione delle schede prodotto. Inoltre, l’AI contribuisce a migliorare la logistica e a potenziare la relazione con il consumatore attraverso chatbot avanzati e assistenti virtuali che forniscono assistenza immediata. Un altro aspetto fondamentale riguarda l’analisi dei big data per prendere decisioni informate e tempestive. Per quanto riguarda il futuro è difficile fare una previsione perché, nonostante le numerose sperimentazioni in corso, la reale portata dei vantaggi dell’AI nell’e-commerce è ancora in fase di valutazione.

Oggi, i player più piccoli devono adeguarsi a standard molto elevati per competere con i big nostrani e internazionali. Su quali leve devono lavorare le aziende per superare il gap?

Rispetto agli anni passati, oggi ci troviamo in una fase di crescita più controllata per l’e-commerce, in cui sono in atto progetti ambiziosi di adozione del digitale non solo da parte delle grandi aziende, ma anche da quelle realtà più piccole. Questo è un segno di lungimiranza e di speranza per il futuro. Molte piccole realtà hanno avuto il coraggio di osare e, in questo senso, l’online può rappresentare un’opportunità per le realtà più di nicchia. L’approccio migliore è sempre quello di provare, commettere errori e riprovare. Parallelamente, è fondamentale

sviluppare una cultura del dato, basando le sperimentazioni su fatti concreti. L’analisi dei dati permette di capire se si sta sbagliando e di valutare se il tempo sia maturo per riprovare: spesso, un nuovo tentativo, dopo qualche mese o anno, può portare a risultati significativi.

Lo smartphone è sempre più rilevante per gli acquisti online. Si prevede un sorpasso sul desktop? Da smartphone naviga la maggior parte degli utenti e viaggia oltre il 50% degli ordini a valore: il sorpasso c’è già stato. Nel settore food, in particolare, gli acquisti sono ricorsivi e le applicazioni mobili offrono servizi utili come la cronologia degli acquisti, suggerimenti personalizzati basati sui precedenti ordini, liste della spesa e carte fedeltà, oltre alla memorizzazione dei metodi di pagamento. In più, lo smartphone ora viene utilizzato sempre più spesso anche come strumento di pagamento.

GLI INTERVENTI FUTURI…

business alternativi (RETAIL MEDIA)

Nell’e-grocery l’acquisto emergenziale è tramontato. Per i piccoli e i grandi player il futuro sarà sempre più sfidante. Su quali fattori dovranno intervenire per attrarre e trattenere clienti?

Sull’omnicanalità: i consumatori che utilizzano più modalità di acquisto tendono a spendere di più rispetto a quelli che si limitano a un solo canale. Essere presenti nell’online agevola la relazione con il consumatore e lo fidelizza molto.

Sempre più consumatori online chiedono l’adozione di pratiche green, con packaging riciclato e la riduzione delle emissioni nella logistica. I retailer italiani sono pronti per questo cambiamento? L’attenzione e l’adozione di pratiche green da parte dei consumatori è destinata a crescere e i retailer italiani devono essere pronti a questo cambiamento. Nelle consegne dell’ultimo miglio si può ottenere una significativa riduzione delle emissioni di Co2, grazie alla tecnologia che consente agli operatori di ottimizzare i percorsi di consegna. Un altro tema fondamentale nell’e-commerce è il monitoraggio sostenibile dei resi: diversi operatori stanno lavorando per spingere il consumatore ad avere un comportamento virtuoso. L’aspetto più complesso è che il processo verso pratiche più sostenibili presenta una dimensione culturale: è, quindi, ancora molto più difficile lavorare in questa direzione perché per spingere verso una modifica culturale ci vuole tempo.

Cino: «L’instabilità degli scenari impone di collaborare per creare valore»

La collaborazione tra industria e distribuzione assume un’importanza sempre più rilevante per la crescita del settore, con un’attenzione particolare al consumatore che in Italia (e in Europa) si muove con estrema cautela. Il punto di vista di Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca.

Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca

Il contesto economico è contraddistinto da imprevedibilità e incertezza esogene che non facilitano, in tutti i settori, la pianificazione delle aziende. Permangono in particolare preoccupazioni sull’elevata volatilità dei costi dell’energia, della logistica, delle materie prime. Allo stato attuale possiamo, però, prendere atto di alcuni fatti. L’economia, a livello globale, dovrebbe rallentare (il pil passare dal +3,3% del 2024 al +2,9% del 2025), ma non entrare in recessione. L’inflazione dovrebbe convergere verso gli obiettivi delle banche centrali e le condizioni del mercato del lavoro diventare meno tese. Certo, il quadro geopolitico non influisce positivamente sul clima di fiducia degli operatori economici internazionali e la crisi dell’economia tedesca farà sentire i suoi effetti negativi anche su altre nazioni, tra cui l’Italia.

I consumatori si muovono con cautela

In Europa le famiglie mantengono un comportamento di consumo molto cauto, anche perché il potere d’acquisto non ha ancora recuperato (ad eccezione della Spagna) i livelli prepandemici. In Italia permane un atteggiamento di forte cautela sui fronti dei consumi e del risparmio, anche perché la crescita dei salari non ha recuperato l’incremento dei prezzi degli ultimi anni e l’incidenza dei costi obbligati drena sempre più risorse dai bilanci familiari (siamo al 38% del budget) a scapito di altre voci di spesa.

Collaborazione tra industria e distribuzione

Questi e altri temi sono stati al centro delle riflessioni con le aziende distributive in occasione della 33esima edizione degli incontri Idm/Gdo promossi da Centromarca, che ha avuto come titolo “Competere e creare valore nell’era dell’instabilità”. Più di 800 manager hanno assistito ai lavori, confrontandosi con i colleghi del retail in un quadro di forte condivisione e disponibilità al confronto per ricercare forme più evolute e attuali di relazione sulla base delle quali impostare la prossima tornata contrattuale. Si tratta di un percorso per certi versi inevitabile, di fronte al calo del potere d’acquisto e dei significativi cambiamenti che contraddistinguono le modalità di spesa del consumatore. L’auspicio è che entrambe le parti perseguano obiettivi di creazione di valore, gli unici che possono riportare i consumi grocery al centro dell’attenzione del consumatore, arrestando la tendenza alla banalizzazione dell’offerta che abbiamo visto in questi anni.

Consumatore al centro degli obiettivi comuni È necessario identificare con chiarezza quali sono gli elementi principali che contraddistinguono il nuovo “campo da gioco”, possibilmente con una visione di lungo periodo. Ovviamente il consumatore deve essere posto al centro del confronto, definendo gli obiettivi comuni e identificando le leve da attivare per soddisfare i nuovi bisogni. Inoltre, sarà determinante lavorare con decisione in tutti gli ambiti precompetitivi, per esempio accelerando sul fronte dell’adozione delle soluzioni abilitanti che possono consentire di ridurre i costi e migliorare l’efficienza e l’efficacia delle singole aziende e della filiera nel suo insieme.

2025: il nuovo paradigma della sostenibilità tra regole europee e sfide operative

l prossimo anno segnerà un cambiamento nell’approccio sostenibile delle aziende del largo consumo, alla ricerca di validi pilastri da seguire per orientare le proprie strategie. In un contesto sotto certi aspetti ancora incerto, la sfida sarà dunque quella di approcciarsi alla sostenibilità in maniera più matura con nuovi strumenti e metodologie.

Il 2025 si profila come un anno di transizione verso una nuova concezione della sostenibilità nel largo consumo. Nonostante l’83,6% della spesa in Gdo sia già orientata a prodotti che si dichiarano sostenibili, il settore sta ancora cercando una direzione chiara per trasformare l’approccio da marketing-driven a science-based. Le aziende, di fronte a investimenti significativi, sono alla ricerca di punti di riferimento solidi per orientare le proprie strategie.

L’importanza delle certificazioni

In questo contesto di incertezza, il nuovo quadro normativo europeo (CSRD, Green Claims Regulation, CSDDD) impone standard più rigorosi, ma la sua implementazione è ancora in fase di definizione. Le certificazioni esistenti - Ecolabel Ue, Emas e Made Green in Italy - emergono come preziosi punti fermi: rappresentano standard già consolidati e verificati che possono guidare gli investimenti aziendali in questa fase di transizione.

Digitalizzazione, elemento chiave

Mentre il D.Lgs. 125/2024 introduce l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità basato sulla doppia materialità, molte aziende stanno ancora sviluppando le competenze e gli strumenti necessari. La digitalizzazione sarà fondamentale in questa fase di maturazione, permettendo di tracciare le informazioni ambientali e automatizzare la raccolta dati. Tuttavia, anche in questo ambito, le aziende necessitano di standard condivisi per orientare gli investimenti tecnologici.

Dall’incertezza all’innovazione

Il percorso fino al 2026 si preannuncia complesso, con il 2025 come anno cruciale per definire approcci e metodologie. La vera sfida sarà trasformare questa fase di incertezza in un’opportunità di innovazione, sviluppando strumenti e metriche condivise per un approccio alla sostenibilità più maturo e scientificamente fondato.

Interviste alla Gdo

Michael Gscheidlinger

country managing director di Aldi Italia

«L’AI rafforzerà le competenze delle persone e incrementerà l’efficienza operativa»

Bisogna guardare avanti, perché i cambiamenti in atto sono tanti: cambiamenti nello scenario macroeconomico, nelle tecnologie, nelle legislazioni. È questo il filo conduttore della testimonianza di Michael Gscheidlinger, country managing director di Aldi Italia, insegna tedesca con 7.300 punti vendita in quattro continenti e una presenza italiana che dal 2018 ha visto una veloce espansione.

Dopo i picchi del 2023, nel 2024 l’inflazione ha visto un rallentamento. Cosa possiamo attenderci per il 2025 in termini di consumi, a valore e a volume?

È un buon segnale che l’inflazione stia rallentando: questo significa per i nostri consumatori prezzi più leggeri a tutela del loro potere d’acquisto. Dai dati di mercato che leggiamo attentamente, si evince una crescita dei volumi lieve nei primi nove mesi del 2024, in linea con gli andamenti pre-Covid. Occorrerà sicuramente tenere in considerazione il trend deflattivo per valutarne l’impatto sui valori. Qualora dovesse confermarsi, potremmo aspettarci delle vendite a valori costanti a fronte di un leggero trend positivo dei volumi.

Quali opportunità offrirà l’intelligenza artificiale?

Crediamo che l’AI possa essere in futuro un elemento rafforzativo delle competenze delle nostre risorse all’interno dell’azienda. Queste ultime dovranno sicuramente intraprendere non solo percorsi di formazione, ma veri e propri percorsi di riqualificazione

per poter sfruttare a pieno le potenzialità dell’intelligenza artificiale, integrando competenze specifiche per essere certi di comunicare in maniera corretta con lo strumento, consapevoli delle potenzialità, ma anche delle possibili criticità. Una volta completato questo processo di integrazione, ci immaginiamo, grazie all’AI, di poter valorizzare maggiormente le nostre persone, incrementando l’efficienza dell’operatività e offrendo alle persone la possibilità di occuparsi di mansioni a maggior valore aggiunto.

Negli ultimi anni, varie insegne della Gdo hanno investito nel digital marketing e nell’influencer marketing. Cambierà qualcosa alla luce della recente stretta regolamentare?

Questo è un cambiamento positivo poiché, fino a poco tempo fa, aziende e influencer spesso operavano con lacune di trasparenza. Ora è obbligatorio l’utilizzo di hashtag specifici per i contenuti promozionali e per prodotti o servizi offerti gratuitamente. Questo è un passo importante verso una maggiore chiarezza e fiducia tra brand, influencer e consumatori. Anche per le insegne della Gdo diventa essenziale formalizzare le collaborazioni attraverso contratti dettagliati. È necessario specificare le condizioni della collaborazione, inclusi obblighi e aspettative in termini di trasparenza, con il supporto di esperti legali specializzati. L’influencer va considerato come un vero e proprio canale di comunicazione, con tutti i pro e i contro che ne derivano. Da un lato, offre alle aziende un’opportunità unica di raggiungere un vasto pubblico in modo diretto e coinvolgente. Dall’altro lato, però, visto che i contenuti online restano accessibili nel tempo, eventuali errori potrebbero avere conseguenze a lungo termine. Oggigiorno, investire nei social media e nell’influencer marketing è coerente con una strategia competitiva. Rimanere aggiornati sulle tendenze di questi canali è fondamentale per cogliere nuove opportunità e mantenere la rilevanza del brand.

Quali sono le maggiori opportunità di crescita per la Gdo nel prossimo anno?

Le maggiori opportunità di crescita per la Gdo, a mio avviso, potranno provenire ancora dal comparto fresco e freschissimo, sul quale la nostra catena sta puntando molto. Una decisione strategica che va di pari passo con l’aumento della frequenza di acquisto che sta caratterizzando il mercato negli ultimi mesi. È un segnale positivo che può dare molte opportunità a player come noi. La capacità di offrire assortimenti rivisitati, nuovi e al passo con i tempi continuerà a essere un altro focus del nostro lavoro in Italia. Siamo attenti ai nuovi lanci sul mercato cercando di rispondere alle ultime tendenze di consumo e cerchiamo di ampliare costantemente la scelta offerta ai nostri consumatori. Riteniamo che anche in futuro, per continuare a fare un lavoro mirato ed efficiente, sarà necessario continuare a leggere i dati a disposizione, facendo filtro per i nostri clienti con l’obiettivo di supportarli nella spesa di ogni giorno.

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Giovanni D’Alessandro

direttore canale di Basko

«L’e-commerce crescerà, ma non dobbiamo perdere di vista i consumatori tradizionali»

Grazie all’affermarsi delle nuove tecnologie unite all’evoluzione delle abitudini d’acquisto, diventa possibile per le insegne della Gdo instaurare un rapporto sempre più stretto e personalizzato con i clienti. Cogliere queste opportunità è d’obbligo, ma sempre mantenendo un equilibrio. Ne è convinto Giovanni D’Alessandro, direttore canale di Basko, insegna che fa capo al Gruppo Sogegross.

Quali sono le principali strategie su cui puntano le insegne della Gdo per venire incontro alle esigenze dei consumatori, tutelando il loro potere d’acquisto?

Negli ultimi anni, sviluppare strategie per tutelare il potere d’acquisto è diventata un’attività ancora più rilevante rispetto al passato. La Gdo sta sopperendo ai vuoti che troppo spesso si verificano nel nostro sistema. Ricordo le iniziative implementate da Basko durante la pandemia, volte a tutelare il potere d’acquisto delle famiglie con attività di riposizionamento prezzi, incremento delle promozioni e maggiore incidenza degli sconti, con un contributo molto contenuto da parte dell’Idm. Più recentemente, di fronte a un’inflazione straordinaria, i prezzi di vendita sono cresciuti meno della metà rispetto ai listini attuati dall’Idm. Non è polemica, ma lo sforzo deve essere compiuto da tutti i protagonisti del mercato: Gdo e industria di marca. Per rendere sempre più interessante il rapporto qualità/prezzo, puntiamo da sempre sui prodotti Mdd e sui programmi fedeltà personalizzati attraverso l’analisi dei dati. Infine, un tema che assume una grande valenza è il ruolo della sostenibilità dei territori, con la restituzione di valore dando spazio ai produttori locali e al sostegno delle filiere produttive.

Con il rallentamento dell’inflazione, possiamo attenderci che l’anno prossimo anche la private label perda terreno?

Al di là del tema inflattivo, la Mdd si è ricavata un posto primario nelle scelte dei clienti grazie alla capacità di sviluppare un rapporto qualità-prezzo molto interessante. Questo mi porta a dire che – al netto del rallentamento dell’inflazione – la Mdd continuerà ad acquisire quota, magari con una velocità meno sostenuta rispetto al recente passato.

L’e-commerce ha ancora margine per crescere o andrà incontro a saturazione?

Esiste un margine di crescita per l’e-commerce e uno sviluppo trainato dall’omnicanalità: l’integrazione tra touch point online e fisici sarà sempre più cruciale. Servizi come il click and collect, spazi automatizzati per il ritiro e tecnologie di pagamento smart daranno ulteriore slancio al settore. Tuttavia, l’e-commerce è molto di più della semplice consegna della spesa a domicilio e nei prossimi 10 anni potrà arrivare al 10-15% del fatturato: questa espansione dovrà però avvenire in modo sostenibile. Attualmente si riscontrano molte anomalie nel modello di business: i clienti sono stati abituati ad avere condizioni commerciali che non possono essere mantenute nel medio periodo. Non esiste, in nessun settore, un servizio aggiuntivo disponibile sempre e comunque gratuitamente. È, quindi, necessario trovare una soluzione per tutti i costi aggiuntivi legati all’e-commerce. Sicuramente gli acquisti occasionali e quelli di impulso si continueranno a fare nei negozi fisici ed è per questo fondamentale non perdere di vista i consumatori “tradizionali”.

Quali opportunità offrirà l’intelligenza artificiale, per esempio per l’e-commerce o per la fidelizzazione del consumatore?

L’AI potrà supportarci nell’analisi predittiva delle tendenze di consumo e nell’ottimizzazione dell’assortimento, prevenendo in primis rotture di stock. Inoltre, chatbot avanzati e assistenti vocali potranno migliorare l’assistenza ai clienti online e innovare l’offerta di servizi come la consultazione del volantino o l’invio di sconti personalizzati. L’intelligenza artificiale rappresenterà un grande vantaggio anche per la generazione di contenuti, contribuendo a un uso ancora più efficace dei dati Crm. Se sapremo sfruttare queste potenzialità, potremo persino instaurare un rapporto one-to-one con i clienti. Tuttavia, come spesso accade, il fattore chiave sarà principalmente il balance: esiste un limite oltre il quale il cliente non vuole ricevere proposte, messaggi e suggerimenti.

Come si stanno evolvendo i rapporti tra Gdo e industria?

La stagione dell’impennata inflattiva e degli aumenti dei prezzi a listino, insieme alle iniziative di sgrammatura sui prodotti e i risultati molto positivi dei bilanci realizzati dalle Idm negli ultimi due anni, hanno creato uno scenario molto teso. I rinnovi contrattuali e le relazioni in genere ne risentono. Inoltre, si registrano sempre più frequentemente tentativi di “invasione di campo” volti a bypassare la distribuzione, in nome della modernità e dello sviluppo dell’e-commerce. Per favorire le relazioni è fondamentale esplorare nuovi ambiti di sviluppo e crescita attraverso attività tailorizzate, con la condivisione di piani e di progetti.

Con le condizioni di mercato che si stanno prospettando per i prossimi mesi, conviene investire nello sviluppo della rete di punti vendita o nella ristrutturazione di quelli esistenti?

La questione centrale è: quanto reddito può generare un nuovo punto vendita? Quale contributo può portare al risultato complessivo di profittabilità dell’azienda? In un contesto dove gli spazi sono saturi e dove i costi immobiliari sono diventati molto rilevanti, una nuova apertura diventa un’operazione particolarmente delicata.

Per l’azienda, ad esempio, l’evoluzione della rete include anche la possibilità di poter realizzare punti vendita laddove spazi adeguati consentono di valorizzare i reparti freschi e freschissimi, concretizzando così il concetto di prossimità. Le ristrutturazioni sono essenziali per adeguare i pdv esistenti alle nuove esigenze dei clienti e per raggiungere nuovi livelli di efficienza e di produttività. Sia come insegna Basko che, in generale, come Gruppo Sogegross, stiamo da tempo portando avanti un’importante piano di riqualificazioni proprio in quest’ottica.

Quali sono i trend da tenere d’occhio in termini di andamento concorrenziale del settore?

I discount continueranno a espandersi numericamente e a offrire referenze con un rapporto qualità-prezzo molto competitivo. Lo sviluppo dei freschi, serviti e non, porterà a una convergenza sempre più rapida tra la proposta discount e quella dei supermercati, che si estende anche ai piani di fidelizzazione. Questo scenario fa sì che in cima alla lista dei competitor da marcare ci sia proprio il discount. Per contrastare questo trend sarà necessario prevedere piani sempre più articolati, capaci di trasmettere e comunicare ai clienti un concetto di convenienza che non si misura solo attraverso il prezzo.

Quali sono le maggiori opportunità di crescita per la Gdo nel prossimo anno e quali, viceversa, i fattori che potrebbero incidere negativamente sui risultati attesi? Il fattore negativo più significativo negli ultimi 4/5 anni è stata la volatilità dello scenario che impone tempi di reazione sempre più stretti. Talvolta, un piano viene stravolto da fenomeni imprevedibili. Le opportunità risiedono nella capacità di attivare un rapporto sempre più stretto con la clientela. Per fare questo occorre analizzare i dati disponibili, creare azioni o attività chiare capaci di trasmettere il reale valore. Infine, è essenziale offrire ai clienti soluzioni semplici e agevoli per fare la spesa alle migliori condizioni possibili.

Christophe Rabatel

ceo di Carrefour Italia

«Il negozio di domani è sempre più omnicanale e vicino al territorio»

I prodotti freschi e, soprattutto, le referenze a marchio del distributore sono destinati, secondo Christophe Rabatel, ceo di Carrefour Italia, a offrire i contributi più significativi all’incremento delle vendite a valore che possiamo aspettarci per il prossimo anno.

Vede, quindi, dei margini di crescita per la Mdd?

In Italia, considerando anche i discount, le private label hanno raggiunto quota 31,5%. Uno sviluppo dovuto al fatto che rappresentano una leva strategica fondamentale, non solo per aumentare la marginalità, ma anche per fidelizzare i clienti. In particolare, c’è una crescente attenzione verso prodotti che possano coniugare qualità, ridotto impatto ambientale e giusto prezzo. Con queste premesse, in altri Paesi d’Europa sono arrivati a pesare oltre il 40%. Ed è in questa direzione che vogliamo andare a livello di Gruppo, con l’obiettivo di portare la Mdd al 40% delle vendite food entro il 2026, puntando sul made in Italy e sul biologico, ma anche sulla convenienza.

Quale sarà l’aspetto dei negozi di domani?

Crediamo che lo sviluppo sarà sempre più orientato verso soluzioni omnicanale che permettano di migliorare l’esperienza d’acquisto. L’integrazione tra fisico e digitale consente, infatti, di rispondere alle aspettative dei clienti che cercano soluzioni flessibili e personalizzate e l’innovazione dei formati rappresenta un’opportunità di crescita. La Gdo sta sperimentando nuovi modelli di punto vendita che rispondono ai mutamenti delle abitudini di consumo: dal proximity store, che offre convenienza e velocità per gli acquisti quotidiani, ai formati esperienziali, che integrano il negozio fisico con tecnologie digitali per migliorare l’esperienza del cliente.

L’intelligenza artificiale avrà un ruolo in questo sviluppo?

L’intelligenza artificiale rivoluzionerà probabilmente molti aspetti della nostra vita, compreso il settore della Gdo. Ci sarà una trasformazione non solo dei processi operativi, ma anche dell’esperienza dei clienti. Si tratta di un elemento chiave, perché consente di analizzare i dati, conoscere meglio i clienti e proporre soluzioni innovative: noi lavoriamo su progetti come gli assistenti virtuali per la spesa online o su sistemi di gestione di assortimenti personalizzati in base ai canali e alle abitudini locali. Grazie all’AI siamo inoltre in grado di personalizzare ulteriormente anche le comunicazioni, customizzando promo e coupon.

Cosa prevede rispetto agli investimenti in comunicazione e ai programmi di fidelizzazione?

Crediamo sia fondamentale spostare il rapporto con il consumatore su un piano sempre più relazionale. Dal punto di vista dei programmi di loyalty, possiamo contare su un numero importante di possessori di carte fedeltà: questo strumento ci permette di migliorare la conoscenza delle abitudini di acquisto, consentendoci di offrire prodotti e soluzioni in linea con le loro aspettative.

Come andranno gli investimenti in sviluppo rete e le ristrutturazioni?

Il futuro è nello sviluppo del franchising e dei negozi di prossimità. La nostra attenzione al franchising rappresenta un elemento di differenziazione nel panorama italiano ed è una leva per i piani futuri. Ogni imprenditore ha un ruolo chiave per la comunità in cui opera, perché il suo negozio diviene un punto di riferimento sul territorio, ma anche per Carrefour, perché la conoscenza delle abitudini di consumo della clientela e le capacità imprenditoriali sono essenziali per il nostro successo.

Questo ci porta a riflettere sul ruolo chiave delle persone…

Lo sviluppo delle risorse umane costituisce un’area cruciale per il futuro della Gdo. L’attrazione e la gestione dei talenti, in particolare tra le nuove generazioni, rappresentano una sfida importante. Le aziende che investono in formazione continua, sviluppo delle competenze digitali e percorsi di crescita professionale hanno più probabilità di trattenere e valorizzare i dipendenti. Inoltre, creare una cultura aziendale inclusiva e sostenibile è sempre più essenziale per rispondere alle aspettative dei giovani lavoratori, che cercano ambienti di lavoro che rispecchino i loro valori e promuovano il benessere.

Francesco Avanzini

direttore generale di Conad

«Il cambiamento sarà qualitativo»

Una sostanziale stabilità nei numeri, accompagnata da un’importante spinta al cambiamento nelle modalità e nella qualità dei prodotti e delle formule distributive. È questa la visione che emerge dalle riflessioni di Francesco Avanzini, direttore generale di Conad.

Vede la stessa stabilità anche nel ricorso alle leve promozionali? Non ci saranno grosse variazioni in termini di valore, ma vedremo delle innovazioni notevoli. Nei nostri punti vendita la promozionalità indistinta lascerà spazio a iniziative mirate per canali o per gruppi di consumatori. Assisteremo allo sviluppo di forme di collaborazione con l’industria basate sulla lettura dei dati raccolti nei punti vendita con precisione crescente.

Nessuno scossone neppure nell’e-commerce?

La quota di prodotti di largo consumo venduti attraverso l’e-commerce non sembra destinata a crescere significativamente. Cresceranno, però, gli investimenti sui portali delle insegne per vendere servizi innovativi. In questo contesto vedremo alcuni importanti esempi del cambiamento nella gestione dei dati, che inevitabilmente porterà nuovi fatturati.

Cresceranno anche gli investimenti in advertising e programmi di loyalty?

Nella loro dimensione complessiva gli investimenti in advertising saranno stabili, ma con grandi novità nella composizione degli strumenti e dei mezzi e una maggiore presenza di comunicazione digitale. La Tv non perde spettatori, ma questi spettatori

usano sempre di più e con maggior competenza anche gli smartphone e noi saremo con loro su tutti gli schermi. Per quanto riguarda la loyalty, dal 2025 sarà opportuno parlare di convergenza tra fidelizzazione e servizi al cliente, verso una forma evoluta di Crm. Noi stiamo investendo in risorse e competenze in questo campo. Come anche nel campo dell’intelligenza artificiale. Se non ci saranno persone capaci di sfruttare le nuove tecnologie per aumentare l’efficienza, non ci potrà essere un reale contributo dell’AI.

Quale sarà l’andamento concorrenziale del settore?

Non sono in vista grandi cambiamenti e rallenterà anche la crescita del discount. Le novità verranno piuttosto dalle insegne che svilupperanno nuovi format in grado di rispondere alle esigenze di una clientela sempre più concentrata sulla soddisfazione dei propri bisogni. Questa è una delle principali opportunità di sviluppo per il settore, insieme all’introduzione di nuovi servizi e all’ampliamento dell’offerta attraverso l’identificazione di precise tipologie di cliente e la capacità di fornire proposte personalizzate.

Su questo fronte giocherà un ruolo la collaborazione con l’industria?

Entrambe le parti hanno compreso l’urgenza di collaborare nell’interesse dei clienti. Negli ultimi 10 anni sono cambiati i rapporti di forza e i pesi tra industria e distribuzione. Quest’ultima oggi è in una posizione più centrale nel sistema economico e nel mercato. In questo nuovo equilibrio avremo più occasioni per lavorare insieme, ma solamente se ci sarà una visione comune della relazione con il cliente.

Senza grosse tensioni legate ai prezzi al consumo?

Non ci sono segnali di forti cambiamenti nei prezzi. Negli ultimi anni ci siamo abituati ad affrontare situazioni critiche, ma per questo abbiamo sviluppato delle capacità che ci consentono di gestirle, mantenendo una sorta di “stabilità dinamica”.

Ci sarà spazio per investimenti sulla rete?

È probabile che alcuni operatori investano nello sviluppo della rete, ma sembra altrettanto probabile che questo avverrà con acquisizioni di piccole dimensioni e cambi di insegna più che con nuove aperture. Continuerà poi l’investimento sulla ristrutturazione delle imprese più solide. I nostri soci e le nostre cooperative sono molto attivi in entrambi i settori.

Quali sono le criticità che potrebbero influire sui risultati attesi?

Viviamo in una condizione di policrisi, che ci rende più flessibili e capaci di rispondere alle avversità. Purtroppo, gli scenari esterni al nostro Paese sembrano avere ogni anno maggiore impatto sui comportamenti d’acquisto e sui consumi del mercato domestico. Ci auguriamo un periodo più tranquillo, per programmare il futuro.

Eugenio Morlacchi

direttore

commerciale di

Consorzio C3

«La Gdo sacrifica la marginalità per tutelare il potere d’acquisto dei consumatori»

Lavorare sul territorio: è questa la filosofia che guida il Consorzio C3, di cui fanno parte 21 imprese in tutta Italia con insegne fortemente fidelizzate, specializzate nella distribuzione moderna e sviluppate in tutti i canali di vendita. Come spiega il direttore commerciale Eugenio Morlacchi, gli imprenditori associati – in virtù della loro profonda conoscenza del contesto in cui si insediano – mantengono una piena autonomia di gestione. Una formula che sta funzionando, anche in uno scenario complesso come quello attuale.

Quali sono le principali strategie su cui puntano le insegne della Gdo per venire incontro alle esigenze dei consumatori, tutelando il loro potere d’acquisto?

Per l’anno in corso l’andamento delle vendite al consumo registra un trend del +2,5%. Se è vero che il potere d’acquisto delle famiglie ha recuperato i livelli pre-pandemia, è vero anche che, in termini reali, l’Italia è l’unico Stato europeo in cui i salari sono fermi da due anni. La nostra Gdo sta continuamente sacrificando parte delle marginalità per farvi fronte, cercando di calmierare i prezzi al pubblico con offerte impattanti.

Come si stanno evolvendo i rapporti tra Gdo e industria?

I rapporti con l’industria persistono nella direzione opposta a quella che la Gdo vorrebbe. Ancora una volta la richiesta della distribuzione è quella di normalizzare il comportamento d’acquisto, riducendo l’impatto inflattivo che si trascina ormai da oltre un anno, contrariamente a quanto l’industria vuole fare mantenendo l’inflazione acquisita. Inoltre ad oggi ci vengono paventati ulteriori rialzi dei listini, nonostante il trend delle materie prime darebbe ragione alle nostre volontà.

Quali sono i trend da tenere d’occhio in termini di andamento concorrenziale del settore?

In questo momento il discount sta diventando un serio “pericolo” per i format di ponderata C3. Inoltre è riduttivo chiamarli discount, in quanto il nome più appropriato è prossimità di convenienza. Oltre ai discount

abbiamo rilevato che le crescite del mercato provengono particolarmente dai canali specializzati (drugstore). Non sappiamo dare un trend a parità di strutture, tuttavia la crescita del canale (drugstore e specializzati) è fonte di profonda riflessione.

Con il rallentamento dell’inflazione, possiamo attenderci che l’anno prossimo anche la private label perda terreno oppure è ormai un’abitudine consolidata per i consumatori? Con un catalogo di oltre 740 referenze food e non food, il Consorzio C3 si contraddistingue per qualità e garanzia dei prodotti applicando la politica commerciale dell’every day low price. Strategia che si dimostra da sempre vincente, ancor di più in questo particolare momento storico. In linea con i trend di mercato, che confermano la costante crescita della Mdd, il marchio Noi&Voi, di proprietà del Consorzio, ha registrato nello scorso anno una crescita del 6% sul fatturato globale.

Quali sono le maggiori opportunità di sviluppo che intravedete per il prossimo anno?

Ad oggi i soci C3 stanno lavorando alla rete dei loro punti vendita, sia nello sviluppo di nuovi che nell’adeguamento delle dimensioni di quelli preesistenti, per rispondere al target dei propri consumatori. Anche per il ricorso alle leve promozionali, investimenti e programmi di loyalty, ciascun associato, forte della sua territorialità, gestisce in modo autonomo programmi e investimenti, secondo il proprio target group di riferimento.

Quali sono le principali criticità che potrebbero influire sui risultati attesi?

Le potenziali criticità sono il perdurare delle crisi mondiali attualmente in essere e le variazioni climatiche, che potrebbero condizionare l’andamento di tutte le materie prime.

Eleonora Graffione

«Il personale qualificato, propositivo e disponibile è l’arma vincente»

Agli occhi di una realtà fortemente radicata sul territorio, come Consorzio Coralis, competere sui prezzi o sulle superfici ha poco senso, soprattutto in un contesto come quello attuale. La presidente Eleonora Graffione, infatti, propone una formula diversa: lavorare sulla chiarezza e sulla qualità dell’offerta, una chiarezza e una qualità che il personale del punto vendita deve saper comunicare, assumendo anche un ruolo propositivo.

Dopo il rallentamento dell’inflazione negli ultimi mesi, cosa possiamo attenderci per il 2025 in termini di consumi, a valore e a volume?

Già quest’anno si è registrata una tendenza alla diminuzione dei volumi e c’è una lievissima percezione che si confermi anche nel 2025, non tanto per una mancanza di potere d’acquisto quanto per una maggiore consapevolezza del modo di fare gli acquisti. Dal punto di vista dell’inflazione siamo stabili: ci sono degli aumenti su alcune materie prime in particolare ma, a livello di mercato, la situazione è tranquilla. L’unica problematica che mi sento di sottolineare è l’appiattimento del mercato: serve una nuova proposta di offerta sia in tema di assortimenti sia in termini di porzioni e packaging, due elementi rilevanti per i nuovi consumatori.

La private label perderà terreno?

No, anzi, tutte le insegne punteranno sempre di più sulla private label. La Mdd sta diventando “industria della Mdd”; noi stiamo facendo questo lavoro in collaborazione con Crai, perché ci permette di scegliere il prodotto e anche la ricettazione con la quale il prodotto viene fatto. Le insegne rafforzeranno e amplieranno l’assortimento degli items a marchio privato.

Il che non significa rinunciare all’industria di marca ma affiancarla a un’offerta di qualità, semplice, trasparente, che identifica il punto vendita e trasmette un messaggio chiaro. Alcune insegne devono razionalizzare questa proposta perché, a volte, il sovraffollamento di tipologie di prodotto rischia di creare confusione a scaffale. Al tempo stesso, questa proposta va adeguata al bacino di utenza, segmentandola a seconda della demografia della zona: un quartiere popolare o con un’alta percentuale di anziani, per esempio, ha determinate esigenze che sono molto diverse rispetto a quartieri più residenziali o universitari. Sono tutte informazioni che si possono ottenere sulla base delle ricerche, ma anche grazie all’osservazione di chi sta nel punto vendita e raccoglie i dati.

Quali opportunità offrirà l’intelligenza artificiale?

È un mezzo che va sicuramente tenuto in considerazione, perché può semplificare alcune funzioni e attività. Fondamentale, però, averne il pieno controllo: non si possono prendere i dati per oro colato.

Le tensioni tra Gdo e industria saranno ancora tangibili nei prossimi mesi o si assiste a segnali di distensione? Il rapporto tra industria e distribuzione è sempre molto complicato. Da un lato vogliamo trovare sinergie, lavorando per esempio a soluzioni tecnologiche legate alla sostenibilità e ai trasporti: sul tavolo di GS1 ci sono molti obiettivi congiunti da raggiungere nell’arco dei prossimi tre anni. Dall’altro lato, quando all’inizio e alla fine dell’anno si presentano i listini, cominciano le contrattazioni commerciali e persiste la tensione con alcuni comparti e fornitori. È quasi una routine e molto dipende dal rapporto che l’insegna o la centrale di acquisto ha con i fornitori e da quanto sia autentico il desiderio di collaborare.

Con le condizioni di mercato che si stanno prospettando per i prossimi mesi, conviene investire nello sviluppo della rete di punti vendita o nella ristrutturazione di quelli esistenti?

Secondo me, a livello di nuove strutture siamo saturi. Ritengo fondamentali le ristrutturazioni, perché la rete ha la necessità di ammodernarsi dal punto di vista della tecnologia e degli strumenti. Il punto vendita deve anche avere un’immagine che rispecchi il pensiero dell’insegna. Essendo tra i luoghi più frequentati, inoltre, dev’essere sempre più un punto di riferimento sociale. In questo senso, l’arma vincente per un’insegna è la disponibilità di personale qualificato, propositivo e disponibile. Noi, in particolare, presidiamo piccoli centri urbani e città di medie dimensioni in cui l’insegna è una presenza familiare. Non possiamo fare la guerra sui prezzi ma la possiamo fare sulla qualità del servizio, formando i nostri operatori affinché sappiano non solo vendere, ma anche spiegare. Questi programmi di formazione rendono più appetibile il punto vendita anche agli occhi dei giovani talenti.

Alessandro Masetti

direttore grocery di Coop Italia

«Il miglior programma di loyalty sono i prodotti Mdd»

In un contesto di mercato maturo e di natalità in calo ci si può aspettare solo una crescita molto contenuta. Se gli italiani potranno effettivamente recuperare parte del loro potere d’acquisto, con ogni probabilità lo tradurranno soprattutto in risparmio. È questa l’opinione di Alessandro Masetti, direttore grocery di Coop Italia.

Una situazione che spingerà le imprese verso un ulteriore ricorso alle leve promozionali? Sicuramente il mondo dell’industria di marca dovrà utilizzare questo strumento per incrementare le vendite. Vendere in promozione, però, significa assottigliare i margini della distribuzione, quando non addirittura eliminarli. Quindi è una strategia che rischia di inasprire ulteriormente le tensioni con la distribuzione.

E la distribuzione, dal canto suo, che tipo di investimenti può fare per recuperare terreno con i consumatori?

I migliori investimenti sono in questo momento quelli legati ai programmi di fidelizzazione. Siamo di fronte a un consumatore sempre più infedele, che migra con facilità alla ricerca dei prezzi più vantaggiosi. In questo contesto, la più promettente attività di loyalty è per noi quella di offrire private label differenzianti. Le marche del distributore, infatti, mentre fanno recuperare convenienza al consumatore, caratterizzano l’insegna. Noi ci siamo mossi per tempo in questa direzione e ne stiamo raccogliendo i frutti.

Il consumatore in difficoltà continua a guardare ai discount?

Sì, credo che le nuove aperture che vedremo nel prossimo anno si concentreranno prevalentemente su questo canale, che sta continuando a crescere. Per il resto, assisteremo probabilmente a ulteriori processi di concentrazione. Negli ultimi quattro anni abbiamo vissuto in un contesto di grande instabilità e di fronte a situazioni del genere, chi ne ha la possibilità cerca di entrare a far parte di aggregazioni.

Tra le novità che si profilano all’orizzonte quale sarà il peso delle tecnologie?

Confermo una lieve ripresa dell’e-commerce, soprattutto tra i consumatori più giovani. Ma la vera novità sarà nell’impiego dell’intelligenza artificiale per ottimizzare i flussi e generare efficienza, ma anche per ingaggiare la domanda. È una tecnologia con grandi potenzialità, ancora tutte da scoprire.

Quale altra possibilità di crescita vede per il settore?

In un contesto complessivamente flat, i risultati positivi provengono principalmente da alcuni specifici segmenti, che si stanno rivelando molto vivaci e promettenti, come quello dei prodotti plant based e di quelli ad alto contenuto proteico, che crescono a doppia cifra.

«La

Grégoire Kaufman

direttore generale di Crai Secom

fedeltà si costruisce con la relazione»

Come tutti i rapporti, anche quello tra cliente e punto vendita deve essere mantenuto vivo. Per farlo, sono senza dubbio importanti gli aspetti razionali, come i prezzi dei prodotti e la localizzazione del negozio, ma ciò che conta maggiormente nella scelta di tornare in un punto vendita sono gli elementi non razionali, come il fatto di sentirsi accolti e riconosciuti, poter acquistare prodotti del territorio e godere di servizi ben pensati. È questa la ricetta della fedeltà secondo Grégoire Kaufman, direttore generale di Crai Secom.

Tra i servizi “ben pensati” di cui parla ci sarà sempre di più anche l’e-commerce? Ritengo che gli acquisti online siano certamente destinati a crescere, ma si tratterà di una crescita misurata, necessariamente limitata a una clientela con un alto potere d’acquisto, abbinato a una ridotta disponibilità di tempo.

Caratteristiche che non appartengono a tutti i consumatori… Chi abita fuori città e nei piccoli centri, ricorre agli acquisti online molto meno di chi vive nelle grandi città, anche se non ha negozi nelle vicinanze e ha un’analoga disponibilità di tempo per fare la spesa. La maggior parte dei clienti deve fare i conti con un’inflazione che ne ha ridotto il potere d’acquisto. E i prezzi di alcuni prodotti di largo consumo, come per esempio l’olio extravergine o i detersivi, sono diventati poco sostenibili. In questo contesto, l’elemento che gode della marginalità più alta è l’industria.

Nonostante la riduzione del potere d’acquisto, i clienti resteranno legati ai brand delle aziende di marca?

L’inflazione che ha investito i prodotti delle marche nazionali contribuirà alla crescita delle private label, che sta procedendo a ritmi sostenuti. D’altro canto, la qualità dei prodotti Mdd è spesso equivalente a quella dei prodotti di marca. I giovani, inoltre, hanno sviluppato una relazione con i brand non più basata sulla fedeltà e orientano le proprie preferenze su scelte differenziate in base alle occasioni di consumo.

La leva promozionale continuerà ad avere un ruolo decisivo nel determinare le scelte?

La leva promozionale è tradizionalmente stata importante per favorire gli acquisti d’impulso. Oggi si potrebbe dire che si tratta di un booster che non ha più la stessa importanza che aveva in passato. Non sarà la leva promozionale a orientare la spesa, come non sarà neppure la comunicazione ad avere un ruolo centrale.

E cosa sarà, quindi?

Sarà principalmente l’offerta, affiancata a una relazione di qualità tra cliente e punto vendita. Noi crediamo molto nel formato di prossimità che caratterizza la nostra rete e che è anche il più adatto a produrre relazioni di fiducia e conoscenza reciproca.

Una dimensione nella quale c’è spazio per le nuove tecnologie?

Certamente sì, oggi l’applicazione dell’intelligenza artificiale è pari a zero, ma già dal prossimo anno sarà fondamentale, soprattutto nel back office, cioè nei riordini, nelle consegne e negli assortimenti. Si tratta di un aspetto che è necessario sviluppare in una logica di incremento di efficienza ed efficacia. Sarà, infatti, proprio da questi due ultimi fronti che si produrrà la futura crescita del settore.

E dove vede i principali elementi di criticità?

Soprattutto nei costi, in particolare per gli investimenti, ma anche nei comportamenti dei consumatori, spesso poco propensi a rispondere positivamente di fronte alle innovazioni.

Alessandro Camattari

direttore commerciale e marketing di Dit - Distribuzione Italiana

«Serve una proposta che sappia portare nuovo valore»

Alessandro Camattari, direttore commerciale e marketing di Dit-Distribuzione

Italiana, centrale di servizi che riunisce Sigma e Sisa, è molto cauto. La maturità del settore e la saturazione della rete gli fanno ipotizzare una crescita contenuta e un incremento della competitività.

Che ruolo avranno, in tale contesto, le leve promozionali?

In considerazione dei trend a volume negativi per la maggior parte dei fornitori di marca, immagino un ulteriore aumento dell’intensità promozionale in chiave tattica. Già nel 2024 abbiamo assistito a una crescita dell’incidenza promozionale e, in parte, anche della sua efficacia.

Cresceranno anche le private label?

La marca del distributore aumenterà le vendite a volume e in termini di quota. Il differenziale di prezzo con i prodotti di marca si è accentuato e credo che questa tendenza si confermerà. Per quanto ci riguarda, i prezzi contenuti e un’incidenza promozionale in crescita la renderanno sempre più attrattiva, anche grazie alla sua qualità.

Qual è il ruolo dell’inflazione in tutto questo?

Il contenimento dell’inflazione sui prodotti di marca del 2024 non è un segnale positivo: si tratta di una stabilità su prezzi molto alti, che hanno messo i clienti nella necessità di attuare strumenti di difesa del potere d’acquisto. L’aumento della Mdd è la risposta più evidente, ma non dimentichiamo l’incremento della quota dei discount.

Come potrebbero evolversi, quindi, i rapporti con l’industria?

Dipende da come si porrà l’industria in termini di richiesta inflattiva e di controprestazioni alla distribuzione. C’è bisogno di semplificare la relazione contrattuale, non ci sono dubbi. Assortimenti, piani promozionali e controprestazioni in generale sono strumenti di gestione commerciale a livello territoriale e non negli accordi quadro.

Ritiene che l’e-commerce crescerà?

Per quanto ci riguarda, essendo una rete di ultra prossimità, con una clientela che frequenta i negozi due o tre volte a settimana, l’e-commerce rappresenta un servizio da presidiare, ma non un asset sul quale prevediamo crescite sostanziali.

Cosa ci possiamo aspettare rispetto ai programmi di loyalty?

Sigma e Sisa nel 2025 aumenteranno le attività di loyalty rivolte ai clienti. La nostra clientela frequenta i negozi più volte alla settimana ed è quindi fondamentale presidiare tutte le leve, a maggior ragione se si parla di fidelizzazione. Con il nostro nuovo Crm, investire sui clienti fedeli diventa il modo migliore per generare valore di lungo periodo sulle insegne. Non dimentichiamo poi che, attraverso queste attività, riusciamo a coinvolgere i clienti in iniziative di impatto sociale per sostenere i territori.

Quale sarà l’andamento concorrenziale? Si aspetta ulteriori processi di concentrazione?

I processi di concentrazione non possono che accelerare: l’efficienza va sempre più cercata nella condivisione dei servizi e degli acquisti di merci, ma anche nella logistica e nelle organizzazioni stesse in termini di competenze e ruoli. Per noi che siamo una struttura associativa con una centrale, dei Ce.Di periferici e una rete prevalentemente affiliata, questo è un tema di grande rilevanza, sul quale stiamo lavorando da tempo.

Quali sono le potenziali criticità che potrebbero influire sui risultati attesi?

La principale difficoltà da affrontare sarà quella di costruire una proposta di marketing credibile e differenziante agli occhi dei clienti.

E, invece, quali opportunità di crescita vede?

Negli ultimi anni l’innovazione è stata scarsa. Un settore maturo necessita di una proposta, soprattutto da parte dei leader, che porti valore sulle categorie: di prodotto in primis, ma anche in termini di politica commerciale e di marketing. Purtroppo, per la situazione contingente e la necessità di investimenti che l’innovazione porta con sé, finora abbiamo visto poco. E questo sposta l’attenzione sui prezzi.

Giuseppe Guglielmi

direttore acquisti di Gruppo Megamark

«Situazione ancora incerta, ma auspichiamo un anno stabile»

In un clima caratterizzato da grandi incertezze, il Gruppo Megamark prevede un mercato ancora in tenuta. A generare possibili criticità, oltre alla situazione geopolitica, il direttore acquisti Giuseppe Guglielmi sottolinea l’impatto del cambiamento climatico sui costi delle materie prime. Quali driver di crescita, invece, e-commerce e intelligenza artificiale avranno un ruolo sempre più importante.

È possibile fare previsioni per il 2025 della Gd?

Il trend che prevediamo per il 2025 è in linea con quello dell’anno in corso. Auspichiamo di poter crescere a parità di rete almeno del 3%, con un’inflazione che si assesta al di sotto dell’1%.

Ci saranno particolari criticità?

Il quadro in questo momento non è rassicurante. Il cambiamento climatico incide e inciderà sempre di più sull’aumento dei costi di materie prime come caffè, olio e cacao, solo per citarne alcuni. È necessario che lo Stato intervenga con un taglio del cuneo fiscale per aiutare le famiglie al fine di aumentare il potere d’acquisto. Non possiamo dimenticare, inoltre, i conflitti bellici in Ucraina e in Medio Oriente, ancora lontani da una tregua, con le loro ripercussioni su tutto il tessuto economico e sociale.

Quali dinamiche prevedete all’interno del comparto?

Riteniamo che – vista anche la situazione geopolitica – i discount potrebbero continuare a crescere, probabilmente con ritmi meno sostenuti di quelli registrati negli ultimi anni. Sono inoltre necessarie le concentrazioni per mantenere alte le soglie di fatturato, superiori almeno ai tre miliardi di euro. Questo fenomeno si sta accentuando nella Gdo e, in maniera decisamente più importante, nell’industria. Tra le dinamiche concorrenziali penso che soprattutto l’e-commerce, che negli ultimi mesi ha ripreso un trend di crescita importante, potrebbe avere un ruolo più strategico nei prossimi anni.

Per quanto riguarda, invece, promozioni e private label?

Per le private label in Italia c’è ancora margine di crescita, soprattutto se consideriamo il loro andamento nella Gdo europea. Penso che la difficoltà sia più dell’industria che non riesce a stare al passo con le richieste delle centrali di acquisto. In merito, invece, alle promozioni non perderanno la loro forza e il loro appeal, perché il consumatore è sempre alla ricerca di convenienza. Il cliente non fa più spese importanti per riempire la dispensa e acquista i prodotti preferibilmente quando sono in offerta.

Tra industria e retail aumenteranno le sinergie o i conflitti?

La conflittualità è insita nel rapporto tra industria e retail, anche se con il tempo la situazione è un po’ migliorata. L’obiettivo comune dovrebbe sempre essere la soddisfazione del consumatore, il vero datore di lavoro di tutto il sistema. Avendo come obiettivo quello di gratificare il cliente finale, l’auspicio è che le due parti lavorino ancor di più in futuro in modo collaborativo e sinergico.

Quali potrebbero essere le evoluzioni dell’AI?

L’intelligenza artificiale è già entrata nell’operatività del nostro lavoro. Pensiamo, ad esempio, al riordino automatico dai centri distribuzione verso i fornitori e dai negozi verso le piattaforme logistiche. Credo che l’evoluzione dell’AI nel nostro settore potrà supportarci nella comprensione delle abitudini d’acquisto dei consumatori anche attraverso la lettura sistematica dei dati delle carte fedeltà per poter programmare strategie più mirate. Gli investimenti in adv saranno probabilmente orientati proprio verso l’AI in un percorso che, anche se non nell’immediato, darà dei risultati a lungo termine.

Cosa prevede, invece, per i programmi di loyalty? Direi che sembrano ormai superati. È sempre più evidente che i veri strumenti di fidelizzazione siano il prezzo e la qualità. Il consumatore vuole comprare – come già accennato prima – i prodotti che preferisce al miglior prezzo e trovare sempre la migliore qualità soprattutto nei reparti freschi.

Giorgio Santambrogio

amministratore delegato di Gruppo VéGé

«Torna il focus sulla qualità»

Mai come negli ultimi anni abbiamo visto quanto i fattori esogeni possano influire sulle dinamiche del largo consumo, come confermano i conflitti e l’aumento dei costi delle materie prime che hanno segnato gli ultimi anni. Giorgio Santambrogio, amministratore delegato di Gruppo VéGé, cooperativa multi-insegna della Gdo italiana, ipotizza per il 2025 una fase di ritrovata tranquillità inflattiva, ammesso, naturalmente, che la situazione internazionale non subisca grandi scossoni.

Questa nuova tranquillità potrebbe modificare le scelte dei consumatori?

Senza dubbio. La principale opportunità di crescita per il settore deriva dall’incremento del potere d’acquisto dei cittadini, che permetterebbe di indirizzare l’offerta verso prodotti di alta gamma. Lo vediamo nella marca del distributore dove, sebbene lentamente, è ricominciata la crescita delle referenze che fanno capo alle linee premium, come quelle legate alla salute, al benessere o alla funzionalità.

Tutto ciò significa che si ridurrà l’attrattività delle iniziative promozionali? Le promo funzioneranno sempre, perché alla base del loro successo c’è un meccanismo psicologico che le rende più accattivanti rispetto alle formule every day low price. E, quando si devono recuperare volumi, continueranno a essere attivate anche le attività sottocosto, sebbene da me poco amate. Quel che mi aspetto, però, è che le iniziative di massa saranno calibrate sempre meglio e che su quelle individuali verrà incrementata la personalizzazione sulla base delle esigenze e delle caratteristiche dei clienti.

La conoscenza delle caratteristiche dei clienti è importante anche per sviluppare le attività di e-commerce?

Sì, sempre di più le vendite online saranno considerate un importante touch point e saranno modulate con diverse soluzioni di consegna. Il cliente deve sapere che, a seconda delle sue necessità, anche dettate dalla situazione del momento, può scegliere di fare i suoi acquisti nella maniera più comoda per lui. Si tratta di un ampliamento dell’offerta importante per gli operatori, se non altro per portare a break even i progetti.

Restando nell’ambito delle tecnologie, quali saranno i cambiamenti che apporteranno al settore?

Già dal 2025 l’AI avrà un forte impatto sulla supply chain, contribuendo a renderla più efficiente, soprattutto sul fronte della logistica, degli ordini e del controllo dei costi. L’applicazione di questa tecnologia permetterà una sensibile riduzione delle rotture di stock, un’ottimizzazione delle promozioni e una più puntuale verifica dello stato delle attrezzature. Non immagino, invece, una fortissima applicazione diretta sui punti vendita e nella comunicazione con i consumatori. Su questo fronte, piuttosto, mi aspetto un rimodernamento coerente con le esigenze dei clienti, nel quale avranno certamente più spazio strumenti digitali come i visori/ schermi e i Qr code.

Si aspetta anche un’evoluzione nei rapporti con l’industria di marca?

Certamente. Il fatto che i retailer siano sempre più consapevoli delle dinamiche produttive, ossia dei modelli della creazione dei costi industriali, modifica i rapporti di forza con l’industria e pone i due interlocutori sullo stesso piano, promuovendo un dialogo sempre più disteso e diretto. Auspico quindi anche su questo fronte un anno positivo, nel quale non vi sia più la volontà di mettere in atto azioni speculative.

Per il 2025 prevedete un incremento delle attività di marketing gestite a livello di headquarters?

Le nostre attività di advertising e di loyalty sono appannaggio delle singole imprese, in coerenza con il loro posizionamento e i relativi programmi. Per quanto riguarda invece il marketing nazionale, le attività centralizzate riguardano circa 7 mesi all’anno, lasciando ampio spazio temporale per le iniziative locali. A livello di headquarters, da circa 8 anni abbiamo attivato due progetti di responsabilità sociale, uno dedicato alle scuole e uno alle società sportive e, partire dal prossimo anno, intendiamo aggiungere una terza attività altrettanto interessante.

«Sostenibilità

Antimo Cefarelli

direttore acquisti e marketing di Maiora

e personalizzazione nel futuro della Gdo»

Diversi processi in corso proseguiranno anche nel 2025. Tra questi, secondo Antimo Cefarelli , direttore acquisti e marketing di Maiora , aumenterà l’attenzione nel ridurre l’impatto ambientale e la personalizzazione dell’offerta, sfruttando il potenziale dei big data e delle nuove tecnologie. Il direttore prevede anche un rafforzamento della collaborazione tra retail e industria.

Quali dinamiche interesseranno la Gd il prossimo anno?

Nel 2025, la Gdo sarà caratterizzata da diverse tendenze chiave. Tra queste, un ruolo centrale sarà giocato dalla sostenibilità ambientale, con un crescente impegno verso pratiche green, prodotti a basso impatto e packaging ecologico. La digitalizzazione continuerà a trasformare il settore, con l’adozione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e l’analisi dei big data, fondamentali per migliorare la gestione degli assortimenti e ottimizzare l’esperienza del cliente. Un altro trend significativo sarà la personalizzazione, che permetterà ai retailer di offrire esperienze sempre più mirate, sfruttando i dati raccolti dagli utenti per rispondere a bisogni specifici e personalizzati.

Retail e industria troveranno nuove sinergie?

Su questo tema si prevede una crescita della collaborazione strategica. Il modello di co-creazione diventerà più diffuso, con brand e retailer che lavorano insieme per sviluppare prodotti su misura per specifici segmenti di consumatori. Lo scambio di dati tra retailer e produttori permetterà un migliore allineamento nella gestione

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degli assortimenti e delle promozioni, favorendo scelte più mirate ed efficaci. In particolare, il 2025 vedrà un’evoluzione del ruolo dei fornitori di marche del distributore (Mdd), che passeranno da semplici produttori a partner strategici delle catene distributive.

Che peso avranno le private label?

La marca del distributore diventerà una componente sempre più rilevante per la Gd. Grazie a una maggiore attenzione su qualità e innovazione, queste etichette offriranno un’alternativa competitiva ai brand tradizionali, in particolare nei settori premium e biologici. Molti retailer investiranno nel potenziamento dei propri marchi privati per aumentare i margini e migliorare la fidelizzazione dei clienti.

E l’e-commerce?

Il canale online proseguirà la sua ascesa, rappresentando una quota sempre più significativa delle vendite complessive entro il 2025. La pandemia ha accelerato la transizione verso lo shopping online, e nei prossimi anni si assisterà a una crescente integrazione tra fisico e digitale attraverso modelli monocanale come il click and collect e le consegne ottimizzate per l’ultimo miglio. Gli investimenti in tecnologie come le piattaforme di e-grocery e soluzioni innovative come i dark store saranno fondamentali per rispondere alle crescenti esigenze dei consumatori.

Credete ci saranno variazioni negli investimenti in adv e nei programmi di loyalty?

Sul fronte della pubblicità, gli investimenti si sposteranno gradualmente dai canali tradizionali a quelli digitali, con una crescita delle campagne su social media, motori di ricerca e piattaforme di streaming, che consentiranno di raggiungere i consumatori in modo più preciso e diretto. I programmi di loyalty, invece, diventeranno più sofisticati e digitalizzati, con l’uso di app mobile che offrono vantaggi personalizzati in tempo reale, basati sui comportamenti d’acquisto. Gamification e integrazione con piattaforme social e app per la raccolta punti diventeranno centrali per incrementare la fedeltà dei clienti.

Aumenterà l’uso dell’AI nella Gdo?

Come sostiene il nostro direttore tecnico Michele De Leo, ormai si parla di AI a tanti livelli e sembra che vada bene per tutti i settori. Ovviamente non fa eccezione la grande distribuzione organizzata. Le principali tematiche dove si sta approcciando l’uso dell’intelligenza artificiale nel nostro settore sono: la customer experience (introdurre nuovi servizi per migliorare la relazione con il cliente, ad esempio i menu personalizzati); la supply chain (per ottimizzare e ridurre i costi, ad esempio: rotazioni, scorte di magazzino, riordino); la previsione della domanda (usare la grande mole di dati a disposizione per dedurre tendenze e comportamenti, come elasticità del prezzo e volantino).

Giovanni Lupo

responsabile marketing di Multicedi

«Ristrutturazioni

e sviluppo della rete sono entrambi necessari»

Si chiude un anno di grande fermento per Multicedi. Oltre a una dozzina di ristrutturazioni di punti vendita sia diretti sia in franchising, il gruppo ha acquisito 17 punti vendita ex-Carrefour in Campania e affiliato nuovi imprenditori in tutto il centro Sud. A conti fatti, dunque, quest’anno il totale sfiora i 70 nuovi punti vendita entrati nella compagine. A condividere con noi le strategie di sviluppo e i trend più promettenti è il responsabile marketing Giovanni Lupo.

Dopo i picchi raggiunti nel 2023, nel 2024 l’inflazione ha visto un rallentamento. Cosa possiamo attenderci per il 2025 in termini di consumi, a valore e a volume?

Per il 2025 mi aspetto un incremento contenuto dei consumi alimentari a valore, dovuto principalmente al rallentamento progressivo dell’inflazione e all’orientamento verso prodotti essenziali, alla private label e alle nicchie premium. I consumi a volume, invece, potrebbero non subire grosse variazioni: c’è oramai una crescente cultura della lotta allo spreco e sono in ascesa l’out of home e il food delivery.

Lo scorso anno affermavate che “la grossa sfida per i prossimi anni sarà quella di ritrovare un corretto equilibrio tra Idm e Mdd per garantire la piena soddisfazione del cliente”. Ci sono stati, o si intravedono passi avanti in questa direzione?

La marca del distributore continuerà a erodere quota all’industria di marca, in quanto ormai riconosciuta come alternativa con un eccellente rapporto qualità/prezzo. Le pl sono sempre più assimilabili alle marche e in grado di fidelizzare la clientela. L’equilibrio si troverà naturalmente: non dimentichiamo che a produrre la pl è spesso

la stessa Idm. Soprattutto, la sfida stimolerà ambo le parti a migliorare la propria offerta a vantaggio dell’esperienza d’acquisto della clientela finale che, con la propria scelta, determinerà sempre le operazioni vincenti e quelle meno interessanti.

Quali opportunità offrirà l’intelligenza artificiale?

Con l’avanzamento dell’intelligenza artificiale, la capacità di analizzare dati in tempo reale e personalizzare l’intera esperienza di consumo diventerà sempre più accurata. Pensiamo, ad esempio, alla possibilità di raccomandare prodotti utilizzando algoritmi di machine learning, oppure alla creazione di contenuti dinamici per i siti e i canali social. Inoltre, sono già in uso assistenti virtuali e chatbot avanzati in grado di dialogare con i clienti. L’AI può anche analizzare i feedback sui social media per rilevare sentimenti e opinioni in tempo reale. Questo permette di rispondere rapidamente a eventuali problematiche o a trend emergenti. Utilizzando gli algoritmi di AI, è possibile inoltre prevedere il valore futuro di ogni cliente e adattare di conseguenza le strategie di marketing e fidelizzazione, offrendo ricompense e gratifiche mirate.

Conviene investire nello sviluppo della rete di punti vendita o nella ristrutturazione di quelli esistenti? La ristrutturazione della rete è importantissima. Avere punti vendita aggiornati con layout funzionali, servizi digitali, la corretta illuminazione e la comunicazione puntuale, solo per fare degli esempi, serve a offrire una migliore esperienza d’acquisto alla clientela oltre a preservare il patrimonio aziendale. La ristrutturazione rappresenta a mio avviso il miglior investimento in caso di ingresso di nuovi competitor, spesso più di politiche commerciali o di prezzo aggressive in grado di generare traffico nell’immediato ma non di fidelizzare nel lungo periodo. Per il cliente è importante essere accolti in strutture organizzate, accoglienti e al passo con i tempi. Lo sviluppo, ovviamente, è altrettanto necessario. Abbiamo detto che i volumi si contraggono ed è quindi fondamentale avere un piano di crescita definito, con obiettivi da perseguire nel medio-lungo termine.

Quali sono i trend da tenere d’occhio?

Il panorama concorrenziale dell’e-commerce e del retail si sta evolvendo rapidamente, guidato da tecnologie innovative, da un’attenzione crescente alla sostenibilità e da nuove aspettative dei consumatori per esperienze d’acquisto fluide e personalizzate. I retailer che sapranno anticipare questi trend e adattare le proprie strategie potranno ottenere un vantaggio competitivo, differenziandosi con esperienze utente avanzate, offerte sostenibili e modelli di servizio innovativi.

Nicola Pierdomenico

ceo di Penny Italia

«È il momento di portare innovazione a scaffale»

I trend di consumo stanno cambiando e i consumatori sono sempre più interessati a prodotti innovativi, che soddisfano nuove esigenze, un tempo inespresse.

Secondo Nicola Pierdomenico, ceo di Penny Italia, la crescita della Gdo deve passare da qui: solo chi è in grado di intercettare le tendenze attuali riuscirà ad avere buoni risultati nei prossimi anni.

È possibile delineare i trend che caratterizzeranno la Gdo nel 2025?

Non è semplice fare previsioni su quanto accadrà nei prossimi mesi. Veniamo da un anno con marginalità ristrette e fatturati che per molte aziende della Gdo non sono cresciuti secondo le attese. Di contro, i costi sono aumentati. Per il prossimo anno non ci aspettiamo grandi aumenti dei volumi, ma prevediamo una crescente attenzione da parte del consumatore verso l’innovazione. Mi riferisco a quei prodotti che intercettano i nuovi trend, come gli alimenti plant based, che un tempo non si trovavano nella Gdo. Viceversa, crediamo ci sarà maggior sofferenza per i prodotti tradizionali.

Prevede ulteriori crescite per le private label?

Il 60-65% del nostro fatturato deriva da marchi di nostra proprietà. Nel tempo la partnership con i terzisti si è consolidata, diventando molto più stretta negli ultimi anni e permettendo di condividere una strategia vantaggiosa sia per noi sia per l’industria. Le private label rimangono quindi un core business fondamentale. Le useremo sempre di più per fare innovazione in prodotti che in precedenza non trattavamo a scaffale. Al di là della nostra attività, ritengo che le private label continueranno a crescere in tutto il settore e in tutti i segmenti, indebolendo di conseguenza la marca.

Cosa vi aspettate per le dinamiche promozionali?

L’attenzione alla promozionalità è crescente così come l’infedeltà dei consumatori. Il cliente visita più punti vendita rispetto al passato. Detto questo, il consumatore resta indubbiamente attratto dal prodotto in offerta, bisogna prenderne atto. L’attività promozionale non può quindi essere ridotta, e proseguirà, magari con modalità diverse sempre più tailor made.

Come si evolveranno, invece, le vendite online?

L’e-commerce è sicuramente un altro grande ambito di sviluppo nella Gd. Quest’anno, per la prima volta, abbiamo assistito a un fenomeno che ancora non avevamo visto: i consumatori hanno iniziato a fare la spesa online anche durante le vacanze, nelle località di villeggiatura. Molti si facevano consegnare gli acquisti nei B&B e negli hotel in cui soggiornavano. Ciò dimostra come il canale stia diventando importante. Nonostante questa crescita, però, non possiamo non pensare anche al costo “umano” delle consegne a domicilio. Fanno molto pensare le immagini delle alluvioni, che ritraggono strade vuote, percorse solo da rider… un tema sociale che deve farci sicuramente riflettere.

Restando in tema di nuove tecnologie, che ruolo avrà l’AI nel 2025?

Avrà un ruolo sempre più importante. La nostra casa madre in Germania ha già avviato un progetto che sfrutta l’intelligenza artificiale per alcune funzioni e anche noi l’anno prossimo vorremmo implementarne l’uso per migliorare le performance, per esempio nella resa al metro quadro e nell’ottimizzazione degli spazi. Questa tecnologia offre la possibilità di mettere assieme i numerosi dati sui clienti che arrivano dalle tessere fedeltà, dalle analisi di mercato e dagli studi dei trend degli esperti. L’incrocio di tutte queste informazioni, che un tempo faceva l’uomo, ora può essere fatto proficuamente e in meno tempo dall’AI. È un’opportunità da sfruttare.

Cosa potrebbe permettere alla Gdo di crescere e cosa, invece, potrebbe frenarne lo sviluppo?

Come detto prima, la crescita dipenderà dalle capacità di intercettare i nuovi trend e di fare innovazione. Viceversa, a rallentare lo sviluppo del settore credo in questo momento sia la logistica. È sempre più complesso movimentare la merce e trovare chi voglia fare questo lavoro. Normative e modelli usati finora nel settore vengono messi in discussione. Un problema che non si può più trascurare, ma che dobbiamo affrontare come filiera anche con le istituzioni.

Maniele Tasca

direttore generale di Selex Gruppo Commerciale

«L’offerta sarà sempre più segmentata»

Anche se immagina un 2025 molto simile al 2024, Maniele Tasca, direttore generale di Selex Gruppo Commerciale, prevede che nel prossimo anno assisteremo a un adeguamento del potere d’acquisto degli italiani rispetto agli aumenti dei prezzi che hanno caratterizzato gli scorsi anni.

Questo dovrebbe favorire la propensione ai consumi?

In parte sì. Concordo comunque con le previsioni caute degli analisti, che ipotizzano incrementi minimi delle vendite, con stime di crescita intorno al 2% e una sostanziale stabilità dell’inflazione e dei volumi. Rimane poi la tendenza strutturale dei clienti che nel nostro Paese preferiscono rinunciare ad altri acquisti piuttosto che al cibo di qualità. Lo dimostra l’andamento dei prodotti ad alto valore aggiunto e l’attenzione al benessere, che hanno mantenuto trend positivi anche nei momenti di maggiore crisi.

Quanto incideranno le leve promozionali?

Negli ultimi due o tre anni è emerso che la leva promozionale nel canale supermercati, e in generale nei punti vendita medio-piccoli, ha un’attrattività inferiore rispetto al passato. Un elemento determinato principalmente dalla volontà dei consumatori di contenere la spesa per atto d’acquisto. In questo contesto risultano però promettenti le opportunità, offerte soprattutto dalla digitalizzazione e dall’analisi dei dati delle carte fedeltà, di proporre ai clienti coupon segmentati, con offerte personalizzate in base alle preferenze di consumo.

L’apprezzamento delle Mdd è destinato a crescere ulteriormente?

Anche nel 2024 le marche del distributore hanno manifestato un andamento positivo, anche se la crescita è stata meno brillante rispetto agli anni precedenti. Penso che il ruolo di questi prodotti nei consumi delle famiglie italiane si stia consolidando soprattutto per effetto del continuo miglioramento dell’offerta e del lancio di nuove referenze. Questo rende probabili ulteriori incrementi della penetrazione e della quota di mercato delle Mdd anche per il prossimo anno.

Ritiene che aumenterà anche la penetrazione dell’e-commerce?

Nel corso dell’ultimo anno le vendite online di prodotti di largo consumo sono cresciute più della media di mercato e ritengo che tale tendenza proseguirà anche nel 2025, principalmente per l’allargamento del servizio su territori che ancora non erano serviti, ma anche perché, in misura minore, aumenteranno la penetrazione e la frequenza d’acquisto nelle aree dove questi servizi erano già disponibili.

A proposito di territori, qual è la sua visione rispetto alle nuove aperture e allo sviluppo delle reti?

Chi ne ha la possibilità stanzierà degli investimenti in nuovi punti vendita e in ristrutturazioni. Il nostro Gruppo, per esempio, ha previsto per il 2025 di investire nella crescita della rete circa 490 milioni tra aperture (67) e rinnovamenti (109). In generale, però, penso si possa ipotizzare un saldo complessivo che, tra chiusure e aperture, produrrà una sostanziale stabilità nel numero totale di punti vendita. Fanno eccezione i discount e i drugstore. Soprattutto questi ultimi potranno essere ancora interessati da importanti dinamiche di crescita. Per quanto riguarda i canali tradizionali, il format più promettente sembra essere oggi quello dei supermercati tra gli 800 e i 2.500 mq.

In questa situazione sostanzialmente stabile, pensa che l’intelligenza artificiale potrà dare un contributo positivo al settore?

L’impiego dell’AI sta già entrando negli strumenti di information technology più evoluti che vengono utilizzati in alcuni processi, come per esempio le vendite online e la previsione del fabbisogno e degli ordini dei punti vendita. Certamente questo ruolo potrebbe ampliarsi, ma non credo che già nel 2025 avrà un impatto particolarmente rilevante. Si tratta in sintesi di uno strumento che consente di ottimizzare e migliorare progressivamente le attività quotidiane, un miglioramento continuo che proseguirà nel tempo. Noi lo stiamo già applicando con successo nei sistemi di recommendation dell’e-commerce e nel customer care, ma è un processo che per sua stessa natura è destinato a un’evoluzione costante.

up Coffee

Antonio Bonucci

direttore generale di Supercentro

«La prossimità continuerà a essere il pilastro del futuro della Gdo»

Sostenibilità, digitalizzazione e personalizzazione dell’offerta sono alcuni dei trend che continueranno a influenzare profondamente la Gdo nel 2025, spingendo le insegne a evolversi in diverse direzioni. È questa la posizione di Antonio Bonucci, direttore generale di Supercentro (Dit) che, con i suoi punti vendita, continua a scommettere sulla prossimità facendone una vera e propria missione. Abbiamo approfondito con lui i prossimi macro-trend e le dinamiche presenti e future del settore.

Cosa significa per voi oggi crescere, sperimentare e innovare nella Gdo? Significa sapersi adattare e anticipare i cambiamenti del mercato, tenendo conto della dimensione aziendale e delle peculiarità del territorio in cui si opera. Per Supercentro, che opera in un contesto altamente competitivo come quello pugliese, la crescita non è solo una questione di espansione, ma di capacità organizzativa e di adattamento. La nostra forza risiede nell’agilità: essere un’azienda di dimensioni più contenute ci consente di adattarci rapidamente al cambiamento, sperimentare nuove idee e metterle in circolo con maggiore efficacia rispetto a realtà più grandi. Questa strategia ci permette di ritagliarci uno spazio sempre più importante nel mercato, valorizzando il capitale umano come vero motore del successo.

In passato la prossimità era stata minacciata dai grandi ipermercati, ma il consumatore ha fatto velocemente marcia indietro verso formati di vendita meno distanti e con assortimenti completi. Pensa che sarà ancora così in futuro?

Crediamo fermamente che la prossimità continuerà a essere il pilastro del futuro della Gdo. Per noi, però, la prossimità non è semplicemente una strategia di marketing, ma una missione. Presidiare il territorio significa garantire comodità, qualità e un servizio che risponda in modo puntuale e mirato alle esigenze specifiche dei nostri clienti, ogni giorno. La prossimità non è solo un format, ma un modello di consumo più intelligente, più umano e più sostenibile, in grado di adattarsi alle nuove sensibilità dei consumatori e alle sfide di un mercato in continua evoluzione, mantenendo elevati standard di servizio e qualità che i clienti ormai si aspettano.

Secondo lei, quali saranno i macro-trend della Gdo nel 2025?

Per il 2025 ci aspettiamo che alcuni macro-trend continuino a influenzare profondamente la Gdo, spingendo le insegne a evolversi in diverse direzioni, con un focus su sostenibilità, digitalizzazione e personalizzazione dell’offerta. A quali dinamiche concorrenziali potremmo assistere a suo avviso?

Prevediamo che le dinamiche concorrenziali nella Gdo continueranno a intensificarsi, spingendo le insegne a innovare, differenziarsi e adattarsi alle mutevoli esigenze dei consumatori. Oltre a questo, prevediamo che i principali fronti di competizione saranno legati alla capacità di proporre assortimenti personalizzati, che riflettano le preferenze territoriali, e di integrare servizi innovativi, come il clicca e ritira e la consegna a domicilio. Anche la pressione crescente dei discount e dei retailer internazionali ci spinge a investire ulteriormente sulla Mdd, che vediamo come una leva strategica per fidelizzare i clienti e attirarne di nuovi, senza però esasperarne il ruolo. Infine, la logistica sarà un aspetto sempre più cruciale: una gestione efficiente delle scorte e dei trasporti, supportata da strumenti digitali, non solo ridurrà i costi operativi, ma migliorerà l’esperienza del cliente, garantendo assortimenti sempre disponibili.

Che peso avranno nel prossimo futuro la marca del distributore e i prodotti locali per i clienti e per le insegne? La marca del distributore e i prodotti locali continueranno ad acquisire un ruolo centrale sia per i consumatori sia per le insegne della Gdo, rappresentando due pilastri strategici capaci di rispondere alle nuove esigenze del mercato. La Mdd sarà una leva competitiva essenziale, grazie alla sua capacità di combinare qualità e convenienza, intercettando direttamente i bisogni dei clienti. Con il supporto della nostra centrale Dit, puntiamo a potenziare ulteriormente la marca privata, introducendo referenze innovative e competitive rispetto ai prodotti di marca, senza tuttavia esasperarne l’offerta.

Quale futuro vede per il canale cash&carry in Italia? Si evolverà anche in una modalità omnicanale? Vediamo un futuro promettente per il canale, con ampi margini di crescita e capacità di adattarsi alle evoluzioni del mercato. La nostra visione si traduce in un impegno concreto: tra fine dicembre e gennaio inaugureremo un nuovo cash&carry a Monopoli (Bari) con l’insegna Wiva, oltre quello già inaugurato a San Giorgio Jonico, che si aggiungono ai quattro già operativi a insegna Stop&Shop, rafforzando la nostra presenza sul territorio. Attualmente, il target principale rimane l’Horeca e le insegne bianche. Tuttavia, i nostri cash&carry si rivolgono anche ai consumatori finali attraverso convenzioni con un’associazione di consumatori, una scelta che stiamo valutando di ampliare, ispirandoci a modelli di successo come i warehouse americani. Il futuro di questo canale sarà inevitabilmente segnato da un’evoluzione verso un approccio omnicanale. I nostri cash&carry non si limitano all’esperienza fisica, ma puntano a integrare servizi innovativi come il “clicca e ritira” e la consegna diretta, che rendono l’acquisto più comodo ed efficiente.

Quali sono le strategie che le insegne adotteranno per permettere ai consumatori di far fronte all’aumento dei prezzi?

Per aiutare i consumatori a far fronte all’aumento dei prezzi, le insegne si concentreranno su strategie che combinano convenienza e qualità, puntando in particolare sulla valorizzazione della Mdd e su una negoziazione attenta con i fornitori di marca. Con questi ultimi, la collaborazione sarà cruciale.

La ricerca della convenienza può compromettere la fedeltà del consumatore all’insegna. Questo è un problema percepito? Se sì, come affrontarlo?

È essenziale distinguere tra convenienza diretta, ovvero prezzi competitivi percepiti subito dal consumatore, e convenienza indiretta, come quella rappresentata dagli hard discount in cui non si possono comparare i prodotti. La nostra sfida sarà intercettare entrambe, puntando su un’offerta mirata e calibrata sulle necessità locali, con promozioni pensate per creare valore reale e percepito.

Massimo Lucentini

direttore generale di Todis

«Il

futuro per la Gdo è digitalizzazione e sostenibilità»

Le abitudini dei consumatori si evolvono rapidamente, come testimoniano i cambiamenti radicali a cui abbiamo assistito durante e dopo la pandemia. Ma la Gdo ha l’opportunità di venire loro incontro, lavorando sulla qualità e sulla convenienza (da qui l’exploit della Mdd), sull’innovazione (anche cavalcando le opportunità dell’intelligenza artificiale), sulla sostenibilità. È la posizione di Massimo Lucentini, direttore generale di Todis, insegna che nel 2024 conta di raggiungere il 4,5% di quota di mercato, chiudendo l’anno con un incremento di fatturato tra il 5 e il 6%.

Cosa possiamo attenderci per il 2025 in termini di consumi?

Lo scenario previsivo rimane caratterizzato dal perdurare di un’elevata incertezza del quadro internazionale, determinata dall’evoluzione delle tensioni geopolitiche. Ciò non toglie che nel 2024 abbiamo assistito a una ripresa dei volumi (già in crescita dall’ultimo quarter del 2023). La frenata dell’inflazione non aiuta rispetto alle controcifre a parità di rete. In questo senso, le stime per gli ultimi tre mesi dell’anno sono in leggero aumento con un assestamento al 2% per l’anno 2025. I discount, nello specifico, hanno dovuto tenere conto di un regime di deflazione del carrello. Inoltre, il settore della Gdo risente della ripresa dei pasti fuori casa, con i consumatori italiani tornati a frequentare bar e ristoranti a livelli quasi pre-pandemici. In particolare, le uscite a pranzo sono cresciute del 3% e le colazioni del 5%. Anche il food delivery è stabile al 3% del mercato, per un valore di circa 1,6 miliardi di euro. Dunque l’inflazione in calo e le nuove abitudini rendono più difficile mantenere le controcifre a parità.

C’è ancora possibilità di crescita per la marca del distributore?

Nel 2023 la quota di mercato della private label nella grande distribuzione organizzata (Gdo) in Italia ha raggiunto un livello record, superando il 31% delle vendite nel comparto alimentare e bevande. Diversi fattori contribuiscono a questa crescita. Prima di tutto, il cambiamento nelle abitudini di consumo, accentuato dalla pandemia, ha portato a cercare alternative più convenienti, ma non per questo di qualità inferiore. Le aziende della Gdo hanno investito nella qualità e nella diversificazione della loro offerta di private label, posizionandole come valide alternative alle marche famose e incentivando i consumatori a provarla attraverso politiche di pricing competitive. Si prevede che la quota della private label continuerà a crescere, supportata dall’ulteriore espansione dei discount e dalla crescente domanda di prodotti di qualità a prezzi accessibili. La Gdo sta ridefinendo le proprie strategie di marketing e distribuzione per capitalizzare su questo trend, garantendo che la Mdd rimanga al centro dell’offerta commerciale.

Quali opportunità offrirà l’intelligenza artificiale?

L’intelligenza artificiale (AI) sta rivoluzionando il modo in cui facciamo affari. Nel settore dell’e-commerce può consentire alle aziende di migliorare l’efficienza operativa, personalizzare l’esperienza dei clienti e ottimizzare le decisioni di marketing. In Todis non escludiamo l’utilizzo dell’AI in futuro, ma in maniera responsabile, come strumento per migliorare l’operatività e i processi interni, senza sostituire il valore delle persone.

Quali sono i trend da tenere d’occhio in termini di andamento concorrenziale del settore?

La pressione della concorrenza è molto forte. Quasi tutti gli operatori della Gdo, rincorrendo le controcifre, stanno attuando politiche promozionali molto aggressive. I nostri volumi crescono, ma l’effetto congiunto del calo dell’inflazione e le operazioni di riposizionamento che abbiamo operato per migliorare la nostra competitività a favore dei clienti non ci aiutano nelle controcifre a parità. Non godiamo di quell’inflazione del carrello che sta caratterizzando il mercato. Anche i supermercati “tradizionali” hanno iniziato a intensificare operazioni di recupero che definirei talvolta “estreme” (buoni, cashback, sconti incondizionati su tutta la spesa). Le sensazioni sono confermate dai dati di mercato che vedono una crescita della pressione promozionale su tutti i canali e settori. È evidente che molti operatori quest’anno si trovano in difficoltà.

Quali sono le opportunità di crescita per la Gdo nel prossimo anno e quali, viceversa, i fattori che potrebbero incidere negativamente sui risultati attesi?

Il futuro per la Gdo è digitalizzazione e sostenibilità: nessun grande player si potrà sottrarre a queste variabili, a meno che non voglia perdere quote di mercato. In Todis stiamo investendo proprio in queste aree, che consideriamo un importante valore aggiunto. Da un lato abbiamo sviluppato l’Attestato di Sostenibilità, che prevede la misurazione delle performance dei singoli fornitori di prodotti a marchio Todis con l’attribuzione di un rating. Prossimamente i consumatori avranno la possibilità di consultare dei cartellini ad hoc sugli scaffali e l’elenco dei fornitori virtuosi. Dall’altro lato, per conoscere meglio i nostri clienti e fidelizzarli maggiormente, stiamo sviluppando la nostra app fidelity che sarà disponibile nel 2025.

Interviste agli specialisti

Carlo Tripaldi

responsabile marketing e business analysis di Promo3 2.0

«Siamo lontani dalla saturazione del mercato»

In questo momento ci sono 4mila punti vendita di specialisti drugstore e 30mila generalisti. Il canale cresce del 10% a rete corrente e più del 2% a rete costante. Si tratta di affermazioni che, già da sole, evidenziano gli ampi margini di sviluppo di una tipologia di negozi promettente e ancora lontana dalla saturazione. Lo sottolinea Carlo Tripaldi , responsabile marketing e business analysis di Promo3 2.0 , consorzio che gestisce il brand PiùMe.

Una situazione che consente di non puntare al prezzo?

I prezzi e le promozioni sono importanti, ma riteniamo che i principali driver d’acquisto siano la specializzazione nell’assortimento e la professionalizzazione dei dipendenti volta a far diventare i nostri addetti sempre più un riferimento per i clienti. Nel 2025 continueranno a esserci azioni promo di tipo classico, che prevedono l’uso del volantino e la presenza di “prodotti civetta”, ma ci si concentrerà sempre di più su iniziative personalizzate, basate sulle abitudini e sul comportamento d’acquisto dei consumatori.

Su quali dati vi basate per realizzare queste iniziative personalizzate?

L’analisi delle preferenze e delle abitudini d’acquisto dei clienti è realizzata attraverso soluzioni di business intelligence, mentre il contatto avviene con strumenti di Campaign management o di terze parti, in particolare WhatsApp.

Comunicate molto attraverso i social?

Il nostro tipo di comunicazione richiede un forte focus sulle caratteristiche dei prodotti e un’attenzione particolare allo story telling. Per questo utilizziamo molto canali come TikTok e Instagram, nei quali è possibile parlare alle persone in maniera diretta, evidenziando la value proposition dei prodotti. Più in generale, seguendo questa logica, tutti gli operatori del canale drugstore investono e anche per il prossimo anno sono intenzionati a investire sulla comunicazione via social, per la quale si prevede una crescita a due cifre, senza però trascurare la Tv, che resterà un media molto importante.

Una strategia che contribuisce a rendere positivi i vostri rapporti con l’industria?

Sì, c’è una forte collaborazione sull’aspetto comunicativo, d’altra parte il canale vale il 35% in ponderata sul fatturato dell’industria nella cura casa e cura persona e questo fa sì che i produttori abbiano, nei nostri confronti, un’attenzione particolare, destinata a crescere e a durare nel tempo, anche perché in questi settori, i drugstore oramai da anni stanno “rubando” quote di mercato alla Gdo tradizionale.

Però sta crescendo tanto anche la private label…

In percentuale, la Mdd sta crescendo molto più del trend medio del canale e sarà sempre più importante per noi, perché ci consente di presidiare tutte le fasce, ma anche e soprattutto di dare ai nostri clienti, che conosciamo bene, prodotti sempre più in linea con le loro specifiche esigenze. Con questo obiettivo abbiamo sviluppato 12 linee esclusive che vanno dai prodotti di primo prezzo a quelli professionali.

Cosa cercano i clienti nei vostri punti vendita?

Quello che i clienti cercano sono ovviamente sia i prodotti per la cura della persona che per la casa, rispetto ai quali trovano nei drugstore una scelta ampia e differenziata, dai prezzi più bassi alle referenze premium. L’ampiezza e la profondità dell’offerta sono e saranno sempre fondamentali. È però altrettanto importante rinnovare costantemente il format e l’esposizione merceologica, per essere in linea con le tendenze e le esigenze dei clienti. Nei nostri punti vendita, che non a caso hanno l’insegna PiùMe, i clienti entrano soprattutto con l’intenzione di prendersi cura di se stessi.

Quindi l’e-commerce non è destinato a essere molto significativo?

La crescita dell’e-commerce sembrava fino a qualche tempo fa inarrestabile, ma si è poi bloccata bruscamente. Nell’ultimo periodo si rivedono numeri positivi. Si tratta per noi di un servizio molto importante che tutti gli operatori sanno di dover curare per poterlo offrire con modalità di crescente fruibilità e praticità. Su www.piume.it si può acquistare da tutta Italia, consegniamo in 48 ore e il servizio è molto apprezzato dai nostri clienti, come confermano le tante recensioni positive da parte degli utenti. Per il futuro, i consumatori chiedono un approccio di vendita e di comunicazione che sia sempre più omnicanale e noi dobbiamo essere attrezzati per garantirlo con competenza crescente, anche perché per le fasce più giovani è un “must have”.

Stefano Battistelli

cofounder e proprietario di Risparmio Casa

«Leve promozionali sempre più efficaci»

C’è chi le ama e chi le odia. Certamente, però, nessuno può pensare a un futuro senza questo strumento. Anzi, secondo Stefano Battistelli , cofounder e proprietario di Risparmio Casa , nel comparto drugstore le leve promozionali giocheranno un ruolo cruciale.

Si aspetta un aumento della pressione promozionale?

Sì, per attrarre i consumatori in un contesto di concorrenza crescente, le aziende dovranno fare affidamento su strategie sempre più dinamiche. Tra gli specialisti casa-persona, lo scorso agosto la pressione promozionale è arrivata al 23,3% e si notano segnali di ripresa dell’attività promozionale in quasi tutti i canali.

Il rapporto qualità-prezzo è alla base anche del successo delle private label? Certamente. Nel comparto drugstore, la Mdd quest’anno è cresciuta a volume del 10,7% e anche noi puntiamo ad accrescere le referenze a marchio in quasi tutte le categorie.

Anche il successo dei discount segue una logica legata al prezzo…

Nel 2025 il settore affronterà un aumento della concorrenza influenzato da vari fattori, tra cui l’ulteriore crescita dei discount e l’incremento dei processi di concentrazione. Se vorranno mantenere la loro quota di mercato, i retailer tradizionali dovranno adattarsi rapidamente. I discount stanno ovviamente guadagnando una porzione significativa del mercato grazie ai prezzi ed è un trend evidente anche nel settore farmaceutico. Tale processo può portare a una riduzione della concorrenza in alcune aree, ma è destinato ad aumentare la competizione tra gli attori rimasti.

Cosa occorre fare per differenziarsi?

Anche se un calo dell’inflazione dal 5,4% al 3,3% potrebbe favorire la ripresa dei consumi, rappresentando per i retailer un’opportunità di recuperare quote di mercato, l’adeguamento delle politiche di prezzo sarà cruciale. Per competere efficacemente con i discount, i retailer dovranno quindi considerare sconti e promozioni, mantenendo al contempo un’adeguata qualità. I drugstore dovranno però anche investire in innovazione, migliorando l’esperienza del cliente attraverso servizi aggiuntivi, come le consulenze sanitarie o di specialisti. L’integrazione di servizi, sia online che offline, sarà sempre più fondamentale per attrarre nuova clientela.

Anche gli investimenti in advertising e in programmi di loyalty dovranno essere innovativi?

Questi investimenti si orienteranno necessariamente verso la personalizzazione e l’integrazione digitale. Per quanto riguarda il digital marketing, si prevede che le aziende gli destineranno dal 5% al 15% del fatturato totale. Con l’obiettivo di raggiungere i consumatori online, dove trascorrono la maggior parte del tempo. Inoltre, anche grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, assisteremo a una personalizzazione delle campagne, che permetterà di indirizzare messaggi specifici a gruppi di consumatori. Analogamente, i programmi di loyalty si evolveranno verso esperienze coinvolgenti per adattarsi alle aspettative della Generazione Z, caratterizzata da un forte utilizzo della tecnologia. Le imprese punteranno a creare un legame emotivo con i consumatori con premi innovativi e interazioni personalizzate.

È nell’adozione di tecnologie che vede le maggiori opportunità di crescita per il settore?

Le opportunità di crescita nel settore includono l’adozione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale per personalizzare l’esperienza del cliente e migliorare l’efficienza operativa. Tutto ciò comprende diversi aspetti. Le aziende dovranno rimanere agili e pronte ad adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori per capitalizzare queste opportunità.

Per farlo al meglio sarebbe auspicabile un rapporto sempre più collaborativo con l’industria?

La collaborazione è fondamentale, soprattutto per sviluppare nuovi prodotti e processi più sostenibili. Le aziende dovranno collaborare sempre di più per affrontare le sfide comuni e rispondere meglio alle esigenze dei consumatori.

Massimiliano Iovino

direttore generale di Euronics Italia

«Ci aspetta un anno di tensioni su prezzi e margini»

L’elettronica di consumo vive di innovazioni e, quando queste rallentano, il retail specializzato entra inevitabilmente in una fase complessa. Una congiuntura che, secondo le previsioni di Massimiliano Iovino, direttore generale Euronics Italia , vedremo nel 2025.

Quale trend prevedete per la Gd/Gds nel 2025?

Nel nostro settore ci sono stati piccoli segnali positivi che ci inducono a pensare che si possa recuperare, almeno in parte, quanto si è perso rispetto allo scorso anno soprattutto nei segmenti Mda, Sda e telefonia. Tuttavia, sia dal punto di vista nazionale che internazionale, ci aspettiamo un anno stabile, costante e lineare. Questa situazione (forse un po’ forte), in un anno in cui non sono previste grandi innovazioni o lanci da parte dell’industria, porterà molto probabilmente a una forte tensione sia sui prezzi sia sui margini.

Cosa vi aspettate dai rapporti tra industria e retail?

Vorremmo trovare rapporti di partnership più sinergici dal punto di vista dello sviluppo di mercati e segmenti. Purtroppo, il mercato, sia dal punto di vista del retail sia dell’industria, sta arrivando da un importante processo di consolidamento. Solitamente in una situazione come questa c’è grande fermento e non è un momento facile per trovare connessioni al di là del business tradizionale.

Che peso avrà l’e-commerce?

L’incidenza dell’online sul peso totale del settore resterà a mio avviso stabile. La nostra organizzazione auspica che i clienti abbiano ancora piacere a recarsi nei punti vendita. Non a caso, la cura per la relazione col cliente è uno dei fiori all’occhiello dei nostri negozi. Siamo contenti che, nonostante l’indiscutibile protagonismo dell’online e le tecnologie che stiamo implementando per migliorare la customer journey del cliente in rete, gli store fisici continuino a confermarsi un luogo fondamentale per i nostri clienti. Credo comunque che a livello nazionale anche i siti che hanno numeriche più ampie rispetto alla nostra fatichino a pensare a una crescita dell’incidenza.

Credete ci saranno variazioni nelle leve promozionali e nei programmi di loyalty?

Per noi il programma promozionale sta andando sempre di più verso le personalizzazioni. Punteremo sempre meno sulla leva prezzo e molto di più sulla risposta customizzata al bisogno e alla necessità del cliente, usando i dati raccolti dai programmi di loyalty per formulare offerte mirate.

Utilizzate l’intelligenza artificiale?

Come azienda abbiamo fatto varie considerazioni su quello che può essere l’utilizzo quotidiano dell’AI, al di là dei sistemi di risposta automatica, ormai diffusi. Pur riconoscendo il potenziale dell’intelligenza artificiale, al momento, la mia valutazione personale è che il suo impatto nel prossimo anno potrebbe non essere così significativo come alcuni prevedono.

Cosa prevedete, invece, per i processi di concentrazione?

Se confrontiamo lo scenario internazionale con quello italiano, vediamo tanti fornitori e tanti negozi in più. Visto il processo partito anni fa in Germania, in Belgio e in Olanda, possiamo ipotizzare che anche in Italia avverrà una sempre maggior concentrazione di insegne e brand. Non credo potremo sottrarci a questo trend. Bisogna capire come si evolverà la tendenza, che è comunque già in corso seppur in fase iniziale. Per ora in Italia, chi ha acquisito marchi di altre aziende li sta mantenendo in vita. Quindi i brand sono tanti, ma le proprietà sono sempre meno. Dal punto di vista invece del retail, stiamo assistendo a una razionalizzazione dei punti vendita, perché nelle catene ci sono tanti negozi in sovrapposizione l’uno con l’altro. È già iniziato, inoltre, un processo di riduzione delle superfici dei punti vendita, perché si è compreso che grandi esposizioni non danno vantaggi ai clienti e non rispondono ai loro bisogni. Anzi, si va a complicare la scelta di acquisto e, spesso, non riuscendo a mantenere personale sufficiente, il cliente si trova abbandonato a se stesso.

coo di MediaWorld

«Un’esperienza di acquisto sempre più omnicanale e personalizzata»

Nel settore tech, la ripresa del mercato passerà attraverso opportunità di crescita legate all’intelligenza artificiale, a prodotti performanti e all’economia circolare. Accanto a questi trend, Vittorio Buonfiglio , coo di MediaWorld , prevede anche una customer journey ancora più mirata e omnichannel.

Cosa accadrà, in base alle vostre previsioni, nella Gdo-Gds il prossimo anno? Nel 2025, MediaWorld prevede per la Gdo sfide e opportunità. L’esperienza d’acquisto sarà omnicanale e personalizzata, fondendo online e offline con servizi come Pick and Pay. Il Retail Media sarà centrale: i retailer, conoscendo i clienti, diventeranno editori per brand in cerca di pubblico profilato. La sostenibilità sarà cruciale, con il mercato del ricondizionato in crescita. Infine, la collaborazione tra industria e retail sarà fondamentale per sviluppare prodotti e servizi in linea con le aspettative dei consumatori.

Quale ruolo avranno private label, e-commerce e intelligenza artificiale?

Le private label – che noi di MediaWorld presidiamo con Koenic, Peaq, Isy e Ok – rappresentano un’opportunità unica per rafforzare il legame con i nostri clienti. Non si tratta solo di offrire prodotti di qualità a prezzi accessibili, ma di creare un rapporto di fiducia basato sulla capacità di rispondere alle loro esigenze specifiche e di costruire una community di clienti fedeli. L’e-commerce proseguirà nella crescita, non come un semplice canale di vendita, ma come vero e proprio hub strategico in un contesto di evoluzione dell’omnicanalità. L’AI crescerà in tutti gli ambiti di applicazione con l’obiettivo di offrire ai clienti un’esperienza d’acquisto sempre più fluida, personalizzata e appagante.

Credete ci saranno variazioni nelle leve promozionali, negli investimenti in adv e nei programmi di loyalty?

Le leve promozionali, gli investimenti in advertising e i programmi di loyalty rimangono fondamentali, ma in una prospettiva di evoluzione omnicanale del retail assumono una nuova veste, più strategica e integrata in ottica full-funnel. Anche i programmi di loyalty evolveranno: per quanto ci riguarda, puntando su esperienze coinvolgenti e personalizzate. Il nostro programma Club, recentemente rinnovato, ne è un esempio concreto. L’introduzione della gamification, di premi esperienziali e dei nuovi status Gold e Gold+, che moltiplicano i vantaggi e i servizi omnicanale, ci permette di fidelizzare i clienti in modo più efficace, premiando la loro fedeltà e incentivando l’interazione con il nostro brand.

Che andamento potrebbero avere le reti dei punti vendita e le ristrutturazioni dei negozi già esistenti?

Nello scenario retail generale, data l’alta concentrazione è improbabile una forte crescita delle reti. La nostra strategia di crescita, grazie agli investimenti in format e omnicanalità, non si limita a una scelta netta tra nuove aperture e ristrutturazioni, ma abbraccia entrambe le direzioni in modo sinergico. Da un lato, continuiamo a investire nella riqualificazione dei negozi esistenti, adattandoli alle nuove esigenze dei consumatori. Dall’altro lato, puntiamo a espandere la nostra rete di vendita con nuovi format innovativi, come gli Xpress shop-in-shop e i punti vendita “smart” nei centri cittadini, verso una logica di prossimità che completa e rafforza la nostra presenza capillare.

Vi aspettate una crescita della concentrazione di insegne?

Il settore retail tech è in continua evoluzione e i processi di concentrazione sono una realtà con cui bisogna confrontarsi. L’ingresso di nuovi player, l’espansione di colossi online e la crescente competitività spingono verso una razionalizzazione del mercato.

E per quanto riguarda i discount?

In merito al trend dei discount, riteniamo che ci sarà sempre spazio per un’offerta specializzata e di qualità nel settore tech. I consumatori sono sempre più attenti al rapporto qualità-prezzo, ma anche alla competenza, all’assistenza e ai servizi a valore aggiunto.

In quali ambiti è più probabile una crescita del settore?

Diversi segnali indicano una ripresa del mercato, con promettenti opportunità di crescita legate all’intelligenza artificiale e all’introduzione di prodotti altamente performanti e competitivi. L’economia circolare nel settore tech, in particolare il mercato del ricondizionato, rappresenta un altro motore di crescita. Infatti, abbiamo ulteriormente potenziato il nostro programma BetterWay, incentrato proprio su questo segmento, che ci permette di offrire prodotti di qualità a prezzi accessibili, riducendo al contempo l’impatto ambientale.

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