giardiniere
vo o nu
PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
N° 011
IL
Luglio – Agosto 2018
+IRRIGAZIONE
Strategie per gestire la carenza e l’indisponibilità di acqua
Funzioni delle micorrize ed effetti sulle piante. Applicazioni pratiche
ATTUA LITÀ
MENO
EROSIONE
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Tecniche per avviare al meglio una compostiera e per trasformarla in opera d’arte
SMART 1 In alto con le piattaforme
cingolate di Imer 2 Tutti in aula con i corsi di Florinfo Academy 3 Tappeti erbosi in forma con Padana Sementi
LA NUOVA RIVISTA CON LE SPECIE PER IL GIARDINIERE ADEGUATE
© Ph_Matteo Donzelli
+ARBOREE ED ERBACEE
BIOLAGO, UNA PROPOSTA NATURALE Le potenzialità e i vantaggi ecologici e paesaggistici www.miamiscarl.it
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EDITORIA LE/1
Un numero fatto di esperienze. Esperienze sul campo, sperimentazioni, attività in cantiere che vogliono raccontare il lavoro di giardinieri e operatori del settore per trovare delle soluzioni a nuove e vecchie esigenze e piccole e grandi problematiche. Perché è questa la priorità del manutentore del verde. iere, Valerio Pasi a pagina 18 Così, in questo nuovo numero de ILgiardiniere ci propone una guida ragionata alle strategie per gestire al meglio la carenza o, addirittura, l’indisponibilità di acqua per l’irrigazione. E ci consiglia cosa fare. Perché la carenza idrica è un’eventualità che capita abbastanza spesso, con i cambiamenti climatici degli ultimi tempi, soprattutto per quanto riguarda il verde urbano e di arredo, sia pubblicoLA che sia intensivo che estensivo. NUOVAprivato, RIVISTA PER IL GIARDINIERE Con Marilena Baggio ci siamo interrogati, partendo da un’idea progettuale sviluppata per un concorso, sulle potenzialità del biolago, una soluzione ancora tutta da scoprire in Italia, ma sicuramente una proposta naturale con numerosi vantaggi ecologici e paesaggistici. Da questo numero abbiamo iniziato a collaborare (e siamo contenti!) con le due principali scuole italiane che formano nuove figure professionali nell’ambito della floricultura e della manutenzione del verde: la Scuola Agraria del Parco di Monza e Fondazione Minoprio. Con la prima ci siamo soffermati sul tema della gestione sostenibile dei rifiuti, mentre con Minoprio abbiamo raccontato una case history di un’idea progettuale da cui prendere spunto per la realizzazione di allestimenti temporanei. Un servizio sempre più richiesto ai giardinieri. E poi, Camillo De Beni si interroga su un tema (al quale dà anche una risposta): è incredibile come di micorrize se ne parlasse già oltre due secoli fa. Per questo ci siamo posti una domanda: in Italia, nel settore florovivaistico e nella gestione del verde ornamentale quanto ne sanno gli operatori? La risposta a pagina 52. E come ormai è consuetudine, se siete dei patiti di nuove tecnologie e soluzioni innovative, andate subito a pagina 29. Per essere più smart. di Francesco Tozzi @Lab_VERDE
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RIPENSARE AL L COME OASI V E
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ggigiorno c’è un crescente interesse per la sistemazione del verde urbano legato alla viabilità. Un esempio dalle diverse interpretazioni e realizzazioni sono le rotatorie stradali, realtà sempre più presenti nel panorama italiano, croce e delizia dei cittadini che le invocano od osteggiano.
La rotatoria non è solo un’infrastruttura stradale, è uno spazio
con un valore paesaggistico che condiziona anche la scelta delle specie 6
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Al di là della Circolare del Ministero dei Trasporti n. 6935 del 2017, che regolamenta la sua circolazione all’interno delle diverse corsie, la rotatoria (un’intersezione stradale secondo il Codice della Strada) può essere considerata un esempio di arredo urbano interessante. Questa oasi di verde presenta diversi aspetti a seconda delle dimensioni e dei ruoli che può assumere, e che forse non sono mai stati considerati. Ne citiamo alcuni: - biglietto da visita per l’ingresso nella città - area di biodiversità - spazio di ricreazione - punto di informazione Purtroppo questi aspetti di “comunicazione con il verde” spesso non vengono considerati e si assiste
L LA ROTATORIA V ERDE a realizzazioni dettate più dall’estro momentaneo dell’azienda esecutrice o dalla capacità di spesa del committente. Inoltre accanto a rotatorie che sono vere e proprie aiuole di arte topiaria, ce ne sono altre che sono spazi non realizzati. Altro ancora è osservare nel tempo che, senza la necessaria manutenzione, spazi arredati a verde diventano luoghi pericolosi per la circolazione veicolare o abbandonati all’incuria.È importante pensare alla sua funzione finale già nella fase di progettazione, e il ruolo di una rotatoria, alla luce di quanto accennato, non può essere solo di perfetta infrastruttura stradale: deve essere considerata uno spazio con un valore paesaggistico nel contesto in cui si realizza, che condiziona anche la scelta delle specie. A questo proposito un’organizzazione no profit danese, Crow, ha emanato delle linee guida per la regolamentazione del traffico a favore dei ciclisti e
dei pedoni. All’interno del testo si è definito come devono essere progettate le rotatorie stradali, che possono essere ri-pensate come vere e proprie oasi di verde da osservare, attraversare o dove addirittura riposare. È facile comprendere quindi che per la sicurezza stradale e per la bellezza dei nostri paesaggi (anche urbani) non è più possibile improvvisare.
di Marilena Baggio
smart
Il cantiere
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Teoria e pratica
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I dettagli che contano
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Compostiera cuore del giardino
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Cantieri sotto controllo
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Quando l’acqua è poca (o manca del tutto)
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Aggiornarsi per essere più competenti
Biolago, una proposta naturale
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di Daniela Stasi di Anna Piussi
di M Marilena Baggio
SOMMARIO
di Filippo Tommaseo
di Filippo Terragni
di V Valerio Pasi
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di Daniela Stasi
Professional Turf, proposta rinnovata di Filippo Terragni
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L’era della trasmissione “intelligente” di Filippo Tommaseo
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I tappeti erbosi del futuro di V Viola Delfino
gestione
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Riciclare non è sufficiente
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La lezione che vince
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Soluzioni pratiche per un giardino bio
di Enzo Favoino di Anna Zottola
a cur cura di Filippo Terragni
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Simbiosi benefica
di C Camillo De Beni
SCOPERTE
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Puntare in alto
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Echinacea + Salvia
di Daniela Stasi
di M Matteo atteo Ragni
DIRETTO DA Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Marta Meggiolaro / redazione@laboratorioverde.net Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net COLLABORATORI Marilena Baggio, Giorgio Barassi, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Jurg Burger, Alberto Confalonieri, Camillo De Beni, Viola Delfino, Enzo Favoino, Valerio Pasi, Anna Piussi, Matteo Ragni, Filippo Terragni, Filippo Tommaseo, Anna Zottola GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PUBBLICITÀ E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net SEGRETERIA E TRAFFICO Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net
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di Francesco Tozzi di M Marilena Baggio
News Focus Prontuario
STAMPA All Graph System srl, Via Verbano 138, 28100 Novara (NO) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via Pasubio 16, 21020 Brebbia (VA) Tel. 0332 989211 - fax 0332 773850 www.laboratorioverde.net - info@laboratorioverde.net DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
Flortecnica e vivaismo è organo ufficiale di G.F.A. e associato a Horti Media Europe. ASSOCIATA AD
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rubriche
Laboratorio
verde
Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Bio Agenda • Greenstyle • Bio Calendario Rappresentante e collaborazioni: • Blossom Zine Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
abbonamento da 6+1 numeri: 30,00 Euro
CONTRIBUTI
MARILENA BAGGIO
CAMILLO DE BENI
Architetto, paesaggista, esperta in architettura del benessere e spazi a verde terapeutico. Titolare dello Studio Greencure, ha al suo attivo diversi progetti per luoghi di cura e infanzia, ospedali, ambiti rurali e paesaggi culturali, aree ambientali critiche, parchi urbani e giardini privati. Ha vinto diversi concorsi di paesaggio e pubblicato articoli. Docente di corsi di specializzazione per studenti di medicina per il Centro di Bioclimatologia Medica e Medicine Naturali, Centro Collaborante OMS, Università degli Studi di Milano. Dal 2013 collabora con lo Studio Mario Cucinella Architects.
Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.
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JESSICA BERTONI
VALERIO PASI
Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.
Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.
ANNA PIUSSI
MATTEO RAGNI
Toscana d’America dall’elegante sensibilità maturata con un Bachelor of Arts presso New York University; seguito da un Phd in storia dell’arte presso la prestigiosa Oxford University, ci insegna come vedere il mondo e scoprire quello che di bello esiste. Garden designer, insegnante di storia di giardini. Medaglia di bronzo al Chelsea Flower Show 2013 e miglior giardino a Orticolario 2012.
Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.
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IL CANTIERE | attualità
TEORIA E PRATICA
A voi i punti salienti della ricerca scientifica condotta sulle “Pareti d’Argilla Fiorite” dei Giardini di Castel Trauttmansdorff. In primis, è ormai certo che l’accurata scelta di specie vegetali contribuisca in modo rilevante a contrastare l’erosione del suolo di Daniela Stasi
TEMPO DI LETTU R A: 6 minuti
LA RICERCA L’inizio degli studi sulle “Pareti d’Argilla Fiorite” dei Giardini di Castel Trauttmansdorff risale al 2015, in seguito a fenomeni di erosione. Dopo il trapianto di varie specie vegetali, selezionate in base alle caratteristiche morfologiche degli apparati radicali, è stata studiata la dinamica di sviluppo del fusto, delle foglie e delle radici stesse. La ricerca, chiaramente, necessita di una continuità nel monitoraggio a lungo termine delle associazioni vegetali selezionate, così da studiarne l’evoluzione nel tempo e da ottenere un corposo database che possa diventare uno strumento per la scelta di specie da piantumare anche in altri contesti e a vari livelli di naturalità.
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i parla molto di giardini verticali, su riviste specializzate e non. Anche noi abbiamo già affrontato l'argomento (numero 9, pag. 6) più che altro per interrogarci sulla differenza tra verde verticale e verde rampicante. Questa volta l'approccio sarà più concreto. Prendiamo spunto, infatti, dal convegno sul tema svoltosi ai Giardini di Castel Trauttmansdorff di Merano. Per l'occasione sono stati presentati i primi risultati della ricerca scientifica condotta sulle “Pareti d’Argilla Fiorite” dei
Per maggiori dettagli: www.trauttmansdorff.it
LE PARETI Vere e proprie aiuole verticali, le “Pareti d’Argilla Fiorite” sono un progetto coordinato dai Giardini di Castel Trauttmansdorff, cui hanno partecipato il Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita dell’Università degli Studi dell’Insubria, l’Università di WeihenstephanTriesdorf e l’Associazione per la ricerca sulle radici. In sostanza, dal XV secolo, dal pendio dove oggi si trovano le “Pareti d’Argilla Fiorite”, si estraeva l’argilla per la produzione di laterizi. Nell’autunno del 2000, pochi mesi prima dell’inaugurazione dei Giardini, forti e prolungate precipitazioni innescarono il distacco di imponenti frane. In seguito, sono stati ricostruiti dei versanti mediante l’utilizzo della tecnica di ingegneria ambientale denominata “terra armata”, formando un versante stabile (alto 20 metri e con una pendenza del 90%) costituito da strati sovrapposti di materiale inerte contenuto all’interno di geogriglie. Prima della piantumazione, il versante è stato ricoperto da stuoie pacciamanti. Per la manutenzione di questo versante, i giardinieri lavorano sospesi.
Giardini stessi, progetto in collaborazione con il Centro di Sperimentazione Laimburg.
CONSIDERARE LE PIANTE A PARTIRE DALLE RADICI
L L’obiettivo principale era individuare associazioni floreali piantumate in condizioni di forte pendenza che, oltre ad avere un valore ornamentale, potessero anche contrastare l’erosione superficiale del suolo, problematica che interessa i giardini verticali di Castel Trauttmansdorff e che pregiudica l’equilibrio dell’intero impianto. Al convegno hanno partecipato docenti e ricerca-
tori universitari, oltre a botanici, geologi, ingegneri, architetti del paesaggio e giardinieri. Nel corso dell'evento c'è stato anche un confronto con esponenti del settore della produzione florovivaistica e di materiali innovativi ed ecologici. Karin Kompatscher, coordinatrice del progetto e curatrice dei Giardini, ha sottolineato l’importanza di considerare le piante nella loro interezza, a partire dalle radici, e ha portato tali pareti a esempio per testimoniare come l’accurata scelta di specie vegetali, basata su criteri analitici di natura scientifica, contribuisca in modo rilevante a contrastare l’erosione del suolo.
I referenti del convegno. Da sinistra: David Mosna, Ufficio geologia e prove materiali Provincia Bolzano; Matthias Hofer, Piante erbacee perenni, Bressanone; Bernd Hertle, facoltà di giardinaggio della Hochschule Weihenstephan-Triesdorf; Oliver Urlandt, capo giardiniere e direttore tecnico Castel Trauttmansdorff; Monika Sobotik, Associazione per la ricerca sulle radici; Andreas Hofer, Piante erbacee perenni, Bressanone; Karin Kompatscher, curatrice dei Giardini; Donato Chiatante, dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita dell’Università degli Studi dell’Insubria; Antonio Montagnoli e Mattia Terzaghi dell'Università degli Studi dell‘Insubria; Marco Trappolin, giardiniere dei Giardini di Castel Trauttmansdorff.
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IL CANTIERE | pratiche
Compostie r
cuore del giar d
Una prassi ecologica per produrre del buon terriccio. Un’idea che può diventare occasione di business. In queste pagine l’esperienza personale si trasforma in una breve guida, utile e concreta di Anna Piussi TEMPO DI LETTU R A: 9 minuti
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er quanto possibile il giardino deve restare un circuito chiuso, tutto quello che viene prodotto dalla terra viene ridato alla terra. Partendo da questo pincipio ogni giardino dovrebbe avere un composter. È una pratica da suggerire ai propri clienti privati, una prassi dal doppio valore: ecologico (riduce la raccolta di rifiuti organici e ne promuove il riuso) e funzionale per il giardino stesso, grazie al buon terriccio che è in grado di produrre. E perché non proporre l’avvio di un composter come servizio in più? Nell’era in cui la concorrenza si batte facendo
cifre al ribasso, distinguersi per l’offerta, può essere davvero una carta vincente. Chi pratica questa strada, lo sa bene. Vi dirò di più: l’amico Claude Pasquer (www.claudepasquer.com), architetto paesaggista che insegna alla prestigiosa Scuola Nazionale Superiore del Paesaggio di Versailles, ha fatto del compostaggio un’opera d’arte che si può mettere come punto focale dei giardini, creando gli “Champicomposteur”, il cui nome integra champignon (fungo) e composteur - ovvio. Sono sculture funzionali, viventi, in rete di metallo a forma di fungo, nel quale si mette il materiale di compostaggio a strati, per avviarlo, e
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Il giardino deve restare un circuito chiuso, tutto quello che viene prodotto dalla terra viene ridato alla terra
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L’impiegata venuta a fare il controllo era stupita che fossi così contenta della visita, orgogliosa di farle vedere il bel terriccio che produce. È abituata a trovare la porta chiusa e nessuno che risponde al campanello. In Italia sono ancora pochi quelli che riescono ad avviare il compost e gestirlo bene. In Inghilterra il composter è elemento di conversazione scottante, campi opposti e dibattiti coniugali. La gente litiga a tavola sull’argomento, e a cena con gli amici alle volte sai che quello è proprio l’argomento da evitare - a livello dei figli illegittimi.
© Ph_Pasquer
L’IMPORTANZA DEGLI STRATI
continuano a ricevere materiale finché si svuotano. Grande idea, richiede un po’ di spazio per la quantità di materiale necessario ad avviarlo, perché Claude lo avvia a strati perfetti di verde e marrone, ma come non dargli credito per avere eletto il composter a opera d’arte, mettendo l’ecologia al cuore del giardino.
QUESTIONE DI CULTURA
Il composter è al cuore del mio giardino. Quello di plastica verde fornito dall’azienda dei rifiuti non è proprio attraente, specie ora che ci hanno scritto sopra il suo numero di matricola.
Il compost andrebbe costituito in strati. Uno strato più verde e umido, con più azoto, come ad esempio lo sfalcio di prati e i ritagli di verdura di casa, e uno strato con materiale più secco, con più carbonio, come le potature secche a pezzettini. L’eccesso di umido fa un liquame puzzolente, l’eccesso di secco resta secco e non composta, non digerisce nulla. Un composter ben avviato non puzza mai, ha un profumo erbaceo. È importante avere una base, una specie di lievito madre. L’ideale è un grosso secchio di stallatico DA FARE È importante suggerire di tenere la compostiera a mezz’ombra, perché in pieno sole si scalda troppo, e non deve asciugarsi mai del tutto. I composter in plastica sono bruttini, ma hanno il vantaggio di trattenere l’umidità trasudata dal compost. Vicino al compost è bene tenere uno spazio libero dove scaricare l’erba sfalciata del prato, in un mucchio abbastanza compatto perché non si asciughi subito. La aggiungo in strati di 10-15 cm alla volta, intervallandola con il resto dei rifiuti di cucina, orto e potature di siepe e arbusti sminuzzate, ottenute con una biotrituratrice elettrica. Un caso a parte sono le erbacce. Quelle annuali le scarico nel composter, le perenni, in primis la gramigna, seguita a ruota dall’acetosella (Oxalis acetosella) e le radici di tarassaco o altre infestanti perenni, le metto in un mucchio a parte, da bruciare quando possibile. Altrimenti le butto in fondo al campo, dove veramente non fanno differenza, ma non sempre c’è un campo a disposizione. Non mettere nel compost il convolvolo, o vilucchio, di cui non ci si libera più perché è sua caratteristica crescere nei campi coltivati, e si propaga ogni volta che ne spezzi la radice. N°011
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Claude Pasquer, che insegna alla Scuola Nazionale Superiore del Paesaggio di Versailles, ha fatto del compostaggio un’opera d’arte,
Nelle foto gli “Champicomposteur” di Claude Pasquer, docente della Scuola Nazionale Superiore del Paesaggio di Versailles. Un’idea creativa per promuovere la pratica del compostaggio, trasformandola in opera d’arte.
maturo, preso dal centro del mucchio. Questo avrà micro e macro organismi sufficienti per avviare tutto. Accumulare abbastanza materiale di compostaggio per fare un paio di strati, mettere il letame, aggiungere un po’ di altro materiale verde, e poi continuare a dare da mangiare al composter tutto il materiale verde prodotto dalla cucina. Il mio composter funziona da anni, perché l’ho avviato cosi, andando a rubare la cacca di cavallo della vicina, strisciando stile commando sotto i fili elettrici - dopo sette anni il reato è andato in prescrizione - e si è mangiato metri cubi di rifiuti di casa e giardino. Quando abbiamo traslocato mi sono portata dietro tutto il cuore del compost - la compostiera vecchia era distrutta, ma ho rimesso tutto il mio carico di vermetti attivi nella compostiera nuova, e quella è ripartita alla grande. Si potrebbe chiedere una secchiata di compost attivo da chi ce l’ha, oppure utilizzare
DA NON FARE Il compost domestico non si scalda abbastanza da “cuocere” tutti i semi delle piante buttate dentro, per quello cerchi di togliere erbacce da giovani, prima che vadano in fiore. Altre piante che non butto dentro sono la Stipa tenuissima, che già da sola si propaga come una dannata, e qualsiasi altra specie che per quanto decorativa pensi: “grazie ma ne abbiamo abbastanza”. Il compost si scalda molto quando è attivo, il calore è generato dall’attività dei microrganismi. Per quello le arvicole ci fanno sempre un nido. Per evitare ratti, e un compost puzzolente, non bisogna mettere carne, e per i rifiuti di cucina limitare al minimo quelli cotti, come la pasta. Ho sentito dire che le bucce d’arancia possono uccidere i vermi, ma non mi risulta: ne ho avute grandi quantità, le integro allo strato sottostante e non si è verificata alcuna morìa. Fondi di caffé, bustine di tè, preferibilmente strappate prima, gusci d’uovo frantumati: mangia tutto. Il grasso no. Per un composter in doghe di legno o aperto, attenzione a non far mettete niente che sia appetibile per cani, volpi, ratti. Le feci di qualsiasi animale vanno evitate, perché portatrici di batteri pericolosi per gli umani.
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gli attivatori di compost in commercio. Secondo me niente batte il letame, ma non tutti hanno a disposizione una vicina antipatica con quattro cavalli che producono montagne di oro marrone.
ENERGIA RISPARMIATA
In teoria il compost andrebbe girato ogni tanto, nella pratica è un’operazione complessa, io ne giro la superficie e gratto i lati con un rastrello. Un po’ di compost lo prendo dalla base, ma periodicamente devo vuotare tutto, mettendo dei teloni per terra, raccattare tutta la parte buona, già sminuzzata finemente, marrone, profumata, e mettere la parte ancora in lavorazione dentro la carriola per ributtarla dentro. Dopo questa operazione il composter fa un “rutto”, si assesta, e riparte, e d’estate produce anche due carichi di terriccio. Mi fa piacere vedere l’enorme volume di rifiuti verdi che non dobbiamo buttare via, chilometri in meno di trasporto, energia risparmiata. Mangia metri cubi di materiale senza ingrassare mai tanto, e in cambio produce un terriccio ottimo che aggiungo alle piante in vaso. Tra le quali, ogni tanto, spunta un germoglio di pomodoro, o di una zucca o zucchina. Aspetto di vedere cosa produrrà, è una lotteria imprevedibile basata su cosa hai mangiato l’anno prima. © Ph_Pasquer
© Ph_Pasquer
punto focale dei giardini
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QUANDO L´ACQUA È POCA
(O MANCA DEL TUTTO) Una guida ragionata alle strategie per gestire al meglio la carenza o, addirittura, l’indisponibilità di acqua per l’irrigazione. Cosa fare, come, perché di Valerio Pasi
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volte non abbiamo disponibilità di irrigare le piantagioni, che comunque ci vengono richieste. È un’eventualità che capita abbastanza spesso, soprattutto per quanto riguarda il verde urbano e di arredo, sia pubblico che privato, sia intensivo che estensivo. Oltre a essere un’esigenza dettata dalla non possibilità di avere una rete idrica disponibile, anche la minore disponibilità di acqua da destinare all’irrigazione del verde ornamentale è un limite che si presenta con sempre maggiore frequenza. Vediamo quindi
quali possono essere le strategie per gestire al meglio la carenza o, addirittura, l’indisponibilità di acqua per l’irrigazione.
CORRETTA GESTIONE
Un primo approccio deve riguardare la corretta gestione della risorsa idrica disponibile. Distinguiamo innanzitutto tra irrigazione di piantagioni consolidate e piantagioni recenti: le prime necessitano apporti inferiori, in quanto le radici sono in grado di esplorare un volume maggiore di terreno. Si potrebbe intervenire
LE MIGLIORI SPECIE XEROFITE Graminacee • Alopecurus pratensis • Arrhenantherum bulbosum • Buotelova curtipendula • Briza media • Briza minor • Calamagrostis x acutiflora • Calamagrostis epigejos
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Cortaderia selloana Deschampsia cespitosa Festuca gautieri Festuca glauca Holcus mollis Koeleria glauca Koeleria pyramidata Leymus arenarius
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Panicum virginatum Pennisetum alopecuroides Pennisetum ibridi Pennisetum purpureum Phalaris arundinacea Saccharum ravennae Stipa capillata Stipa pennata Stipa tenuissima
Agavacee • Agave americana • Yucca filamentosa • Yucca gloriosa Hemerocallidacee • Hemerocallis citrina • Hemerocallis ibridi • Phormium tenax
COME REALIZZARE UN RAIN GARDEN
) Cortaderia selloana.
quindi solo in emergenza, ovvero quando le piante mostrano i primi segni di sofferenza per carenza idrica e, a questo proposito, sono di grande aiuto i sensori, ormai in grado di effettuare letture di grande precisione dell’umidità,
della salinità e della temperatura del terreno, senza dover effettuare calibrazioni. Con sistemi intelligenti è possibile gestire i tempi di irrigazione, ottimizzandoli in funzione della risorsa idrica disponibile. Se i costi sono troppo elevati rispetto alle esigenze del cliente, una buona regola è quella di irrigare saltuariamente ma in quantità sufficiente a spingere l’acqua in profondità. Per un tappeto erboso consolidato si interverrà, a seconda delle temperature e della conseguente evapotraspirazione, apportando a ogni irrigazione circa 8-10 mm di acqua, che equivalgono a 8/10 litri per mq. A titolo esemplificativo, un irrigatore dinamico possiede una portata media variabile tra i 5 e i 26 mm/h a seconda della superficie servita: basta quindi un semplice calcolo per trovare il tempo necessario a coprire il fabbisogno. Per gli arbusti vale lo stesso principio, applicandolo però
Tappeto erboso realizzato con Zoysia: ecco come appare in estate e come in inverno.
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diminuzione dell’evapotraspirazione. I vantaggi sono l’interruzione della continuità tra suolo e aria e la diminuzione della temperatura al suolo: la combinazione delle due cose fa sì che l’irrigazione a volte non sia proprio necessaria. Infatti la pacciamatura può ridurre l’evaporazione fino al 70% ed è quindi essenziale per il mantenimento delle piante durante i periodi senza pioggia. Un altro accorgimento è l’utilizzo del compost come ammendante nel terreno, il quale - non dimentichiamolo - è una “cosa viva”, ovvero contiene quello che viene chiamato edafon, l’insieme degli organismi microscopici o di dimensioni piccolissime (batterî, funghi, alghe, protozoi, ecc.), che vivono negli strati superficiali del terreno, e hanno grande importanza per le piante terrestri perché modificano la composizione chimica del terreno stesso (mineralizzazione delle materie organiche, fissazione dell’azoto, ecc.). Il compost incrementa il contenuto in sostanza organica del suolo e apporta materiale utile al mantenimento dell’edafon, incrementando allo stesso tempo la capacità di ritenuta idrica senza influire sul drenaggio in senso negativo.
Phormium.
RITENTORI IDRICI alle portate delle ali gocciolanti, le quali dipendono dalla portata di ogni gocciolatore e al numero di gocciolatori per metro lineare dell’ala.
PACCIAMATURA E COMPOST
La pacciamatura degli spazi al di sotto degli arbusti e degli alberi, oltre che a contribuire enormemente alla salute delle piante, è un grande contributo al mantenimento dell’acqua nel terreno e alla
SPECIE A RIDOTTO APPORTO IDRICO Alberi • Acacia dealbata • Acer campestris Acer opufolium • Albizzia julibrissin Betula pendula • • • • • • • • • • • • •
Celtis australis Ceratonia siliqua Cercis siliquastrum Eryobotrya japonica Ficus carica Fraxinus ornus Gleditsia triacanthos Ilex aquifolium Koelreuteria paniculata Ligustrum lucidum Ostrya carpinifolia Prunus avium Quercus coccifera Quercus ilex Quercus pubescens Rhus typhina Sophora japonica Sorbus aria Tamarix gallica
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Arbusti e rampicanti • • • • • • • • • • • • • • • •
Aucuba japonica Berberis Bergenia Buxus sempervirens Chaenomeles Chamaerops humilis Cistus Colutea Convolvulus cneorum Cotoneaster Crataegus monogyna Cytisus sp Elaeagnus Euonymus Genista Griselinia littoralis Hebe Hippophae rhamnoides Juniperus Lavandula
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La distribuzione e la capacità di ritenuta idrica possono anche essere aumentate mediante l’utilizzo di agenti umettanti e ritentori idrici. Esistono prodotti sia di sintesi che di origine naturale in grado di far sì che vengano contrastate le zone idrofobe (agenti umettanti) e venga incrementata la capacità di ritenzione di acqua nel terreno (ritentori idrici). Queste sostanze vanno incorporate al terreno al momento della sua preparazione o mediante una carotatura o
Olearia Pittosporum tobira Potentilla fruticosa Prunus laurocerasus Rosmarinus Santolina Senecio Spartium Spirea Ulex europaeus Yucca
Piante perenni, bulbose ed erbacee • • • • • •
Acanthus Achillea Anthemis Asphodeline lutea Asphodelus Bergenia Centaurea montana
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Centranthus Coreopsis Cortaderia selloana Crocosmia Echinops Eryngium Euphorbia Gaillardia Galega Geranium Gypsophila Helenium Heuchera Lamium Limonium Linaria Linum Lychnis Nepeta Oenothera Papaver Penstemon Phormium Salvia Sedum Sempervivum Solidago Stachys
una bucatura, specialmente su tappeto erboso. I polimeri superassorbenti di poliacrilato o a base di cellulosa sono biodegradabili e, dopo un periodo variabile da tre a cinque anni a seconda della tipologia, dovranno essere nuovamente incorporati al terreno. Il loro funzionamento si basa sulla particolare struttura polielettrolitica che è capace di assorbire una quantità di acqua da 450 a 1.000 volte il proprio peso. Il processo è reversibile, e ciò significa che in vicinanza delle piante la cessione dell’acqua è controllata dalle esigenze della pianta stessa. La dose di utilizzo è di circa tre grammi per litro di substrato e il costo è grosso modo paragonabile a quello di un terriccio industriale. Il fatto che il prodotto sia completamente biodegradabile è sicuramente un punto a favore.
SCELTA DELLE SPECIE
Ma l’azione più forte che possiamo fare per ottenere il massimo risultato senza utilizzo o quasi di irrigazione è una progettazione dello spazio a verde a ciò finalizzata. Poiché il tappeto erboso è un forte consumatore di acqua, si possono comunque utilizzare specie di graminacee che hanno esigenze più limitate rispetto ad altre, come ad esempio la Zoysia. Questa specie macroterma, una volta che si è insediata (nelle regioni più temperate è fortemente consigliabile impiantare un tappeto precoltivato), è in grado di dare un tappeto erboso estivo molto performante, con ridotte esigenze sia in termini di taglio (minori interventi) che di apporto idrico. L’apporto idrico si azzera durante Agapanthus e Phormium.
SPECIE PER TAPPETO ERBOSO A RIDOTTO APPORTO IDRICO O TOLLERANTI LA CARENZA D’ACQUA • • • •
Zoysia japonica ibridi Bermudagrass (Cynodon dactylon ibridi) Festuca arundinacea ibridi Poa pratensis ibridi
il periodo di dormienza invernale, da ottobre ad aprile, quando nelle regioni più temperate la lamina fogliare assume il colore paglierino tipico, senza peraltro perdere la foglia. La Zoysia può essere molto adatta per una seconda casa che viene utilizzata soprattutto durante l’estate, ma anche per chi in inverno sfrutta poco gli spazi all’aperto. Per quanto riguarda invece la progettazione di nuove aiuole o spazi verdi, si possono ottenere notevoli risultati anche in termini di impatto ornamentale utilizzando graminacee ornamentali perenni, agavacee ed emerocallidacee. Queste piante vengono definite xerofite, ovvero piante che necessitano di pochissima acqua e che, con qualche differenza tra le diverse realtà climatiche, possono essere poste a dimora senza prevedere d’irrigarle, una volta ben radicate. L’importante è che il terreno dreni bene, pur trattenendo l’acqua necessaria, perché sono specie che non sopportano i ristagni idrici. Ovviamente la migliore soluzione per la messa a dimora è con la pacciamatura, sia organica che sintetica o minerale, utilizzando preferibilmente esemplari già abbastanza grandi, in vaso di dimetro cm 18 o superiore. Queste piante non necessitano di apporti rilevanti di nutrienti, per cui si consiglia di apportare all’impianto un concime organico a cessione molto lenta, come la cornunghia, che potrà bastare per diverso tempo. Per l’irrigazione potrà essere sufficiente per il primo anno dopo l’impianto quella di soccorso, da effettuare quando necessario, anche con un carrobotte attrezzato per quanto riguarda ad esempio le aree pubbliche che non sono servite dall’acquedotto. Altre soluzioni interessanti, anche sotto il profilo dell’accumulo di acqua piovana senza smaltimento in reti di captazione o in corpi d’acqua superficiali, sono i cosiddetti rain gardens, gardens basati sulla creazione di depressioni del terreno, buche poco profonde progettate per accogliere e smaltire l’acqua nel giro di un paio giorni, cui accompagnare specie vegetali ben resistenti sia all’eccessiva acqua e sia ai periodi di siccità, assolvendo anche il compito di assorbire e a filtrare il runoff inquinante e creare un habitat per la fauna selvatica, soprattutto in ambito urbano.
IN BREVE • Scegliere bene quali piantagioni irrigare • Utilizzare sistemi dotati di sensori • Irrigare saltuariamente ma in quantità sufficiente a spingere l’acqua in profondità • Pacciamare alberi e arbusti • Usare il compost come ammendante nel terreno • Servirsi di agenti umettanti e ritentori idrici • Progettare lo spazio a verde prevedendo un’irrigazione ridotta • Scegliere specie con esigenze limitate • Adottare soluzioni quali i rain gardens
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BIOLAGO Prendendo spunto da un’idea progettuale sviluppata per un concorso, ci soffermiamo sulle potenzialità di una soluzione ancora tutta da scoprire. Numerosi i vantaggi ecologici e paesaggistici di Marilena Baggio TEMPO DI LETTU R A: 11 minuti
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ensando all’estate e al desiderio di fresco ho pensato di parlarvi dell’esperienza di partecipazione al concorso di progettazione per la realizzazione di un teatro comunale con un parco pubblico per la cittadina di Albignasego (in cui il mio studio si è classificato terzo). L’occasione di svolgimento del tema di “cucitura” di quest’area periurbana della provincia padovana, attraversata da grandi infrastrutture viarie (autostrada A13 Bologna-Padova), con la campagna circostante prossima alla grande bellezza dei Colli Euganei, è stata l’idea di progettare un piccolo parco agricolo pubblico come sistemazione
esterna al futuro teatro. Un centro aggregativo culturale per la comunità locale che poteva essere l’espressione dei caratteri di un territorio che considera il verde come risorsa ambientale e culturale non da “consumare”, ma da cui imparare e godere i benefici che un paesaggio trasformato, se ben progettato, può restituire.
MINORE FABBISOGNO IDRICO
Nella progettazione del parco, si è voluto rispondere alle esigenze dell’Amministrazione, pensando a ridurre il fabbisogno d’acqua che un parco richiede, con metodologie attente alla progressiva riduzione delle disponibilità idriche e a evitare qualsiasi abuso con specie che
UNA PROPOSTA NATURALE ne richiedono un limitato fabbisogno. Come? Prevedendo raggruppamenti di innaffiamento simili, bassa manutenzione per poche specie disposte a grandi masse, un minimo di impianto di irrigazione e strategie nella deposizione dei vari strati del terreno, evitando la perdita di acqua sia per evaporazione che per filtrazione e dilavamento. Ma la vera novità è stata la proposta di un biolago (dettagli nel box “Di cosa si tratta”): questo perché
DI COSA SI TRATTA Il biolago è un bacino ornamentale d’acqua dolce in cui fare il bagno in tutta sicurezza. Un ecosistema naturale integrato nel paesaggio e arricchito da continue fioriture. Un sistema regolato dall’attività delle piante, della microflora e della microfauna, che depurano l’acqua senza l’ausilio di cloro o altri agenti chimici. In questo processo naturale, le sostanze inquinanti vengono trasformate in materiale biologico e vegetale.
l’acqua, pur essendo uno dei materiali costitutivi per la costruzione fisica e concettuale di ogni paesaggio urbano, è, prima di tutto, una risorsa preziosa soggetta a un consumo accelerato.
INVESTIMENTO RIPAGATO
La presenza di un bioloago nasce da diverse necessità. La prima, espressa dalla comunità locale, di avere una piscina; ma una struttura così articolata e complessa oggigiorno rappresenta un onere alto per una singola Amministrazione. Così l’idea ardita del biolago nasceva come alternativa ma anche come fonte di biodiversità naturale e risposta alla riduzione di isole di calore dell’area come antincendio e luogo di divertimento per tutti. A fronte di un investimento iniziale impegnativo, il biolago ha molte qualità e vantaggi ecologici e paesaggistici rispetto a qualsiasi altro intervento infrastrutturale idraulico. Inoltre poteva essere anche finanziato come opera di mitigazione idraulica a supporto del bacino di laminazione, di prossima realizzazione nel quartiere. N°011
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IL CANTIERE | progetto
BENEFICI/1 • Due mesi in più di stagione balneabile (l’acqua del biolago si riscalda prima e si raffredda dopo rispetto a quella di una piscina) • Realizzabile anche in zone soggette a vincolo ambientale (D.lgs. 42/2004) • Permette di evitare prodotti pericolosi per la salute in acqua • Ha un aspetto estetico gradevole durante tutto l’anno • Fiorisce in modo differente in ogni stagione
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LEGENDA Percorso di accesso pedoni dalla strada principale o dal bike sharing Percorso di accesso pedoni dal parcheggio Percorso automobili Percorso pedoni verso caffetteria e aree attrezzate Percorso di accesso attori Percorso mezzi per il carico/scarico e la manutenzione degli impianti Siepe di chiusura (con recinzione) Recinzione metallica di chiusura
1 Ingresso pedonale 2 Ingresso dal parcheggio 3 Parcheggio 4 Bike sharing 5 Accesso carico/scarico materiali scenici e manutenzione impianti 6 Area spettatori esterna e cinema all'aperto
7 Area esterna caffetteria 8 Area giochi 9 Area aggregazione (prato a sfalcio) 10 Biolago e solarium 11 Prato fiorito 12 Bosco urbano 13 Filare alberato (Populus Alba) 14 Filare alberato (Pyrus Calleryana)
STRALCI SVILUPPO DEL PARCO
LE SPECIE SELEZIONATE Ninfee, fior di loto, ibiscus d’acqua, Iris pseudoacorus, Iris ensata, Zantedeschia, Pontederia cordata, Hottuinia, Ipporus vulgaris, Lytrum salicaria, Butomus umbellatum, Caltha palustris, Iris ensata, Scirpus, Salvinia, altre specie erbacee perenni quali: Lobelia cardinalis, Verbena bonariensis, Bergenia, Myscantus, Cortaderia, ed altre e specie sommerse come Myriophillum, Eleocharis, Callitriche.
a basso consumo temporizzate, che funzionano in contemporanea solo nella stagione calda. La pulizia superficiale viene garantita da un sistema di skimmeraggio, mentre la filtrazione e la depurazione avvengono attraverso un sistema di fitodepurazione verticale forzata dall’alto verso il basso, con substrati lapidei a grandissima superficie porosa, mediante una combinazione floristica di piante da riposizione, da ombreggiamento e da ossigenazione, e dal pompaggio continuo dell’acqua. Trattandosi di un ambiente naturale delicato e T complesso ci sono degli aspetti da considerare come la manutenzione, che deve iniziare in primavera, e il controllo delle specie agrofile. Inoltre per ragioni igieniche e microbiologiche, uccelli acquatici, ratti e altri mammiferi (ad esempio cani) devono essere tenuti lontano attraverso azioni mirate. Nelle zone balneabili le lumache devono essere ridotte al minimo e in caso di popolazioni di massa devono essere rimosse manualmente (essendo ospite intermedio per le Cercariae). Il fitoplancton (alghe in sospensione) non deve causare torbidità dell’acqua. È chiaro che le nozioni qui riportate sono solo un accenno delle potenzialità e caratteristiche del biolago; per poter garantire una realizzazione adeguata e nel rispetto dell’ambiente non ci si può assolutamente improvvisare, ma affidare a fornitori esperti.
DETTAGLI OPERATIVI
Come si effettua la posa? Dopo lo scavo e modellazione del terreno, senza necessità di opere in cemento armato, l’invaso viene impermeabilizzato con membrana in gomma in mescola atossica, posato su uno strato di feltro ad alta resistenza alla punzonatura. Per la captazione di acque di scorrimento superficiale, è necessaria una linea di drenaggio perimetrale al biolago. E una volta realizzato, come si effettua la pulizia dell’acqua? Il sistema di ricircolo prevede pompe
BENEFICI/2 • Ha costi di mantenimento inferiori rispetto a una piscina • È un ambiente lacustre vivo, abitato da una grande ricchezza di flora e fauna (rane, rospi, tritoni, libellule) • Non ci sono zanzare perché l’acqua è sempre mossa e molto ossigenata • È mantenuto salubre anche grazie a milioni di colonie di batteri benefici e alle alghe • Viene mantenuto pulito da un sistema di filtrazione e da un pulitore meccanico
Un esempio di biopiscina pubblica.
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NEWS
News Il giardino pubblico a servizio dell’ambiente
Belli da vedere ma anche fondamentali per l’ambiente, i parchi urbani contribuiscono a preservare il clima e ad aumentare la qualità della vita in città. Infatti, oltre a fornirci ossigeno, il verde pubblico regola la temperatura, cattura e Il team del progetto. sequestra il carbonio e attenua gli effetti negativi dell’inquinamento o di eventi meteorologici estremi, per citare soltanto alcune delle sue funzioni. R3 Gis è impegnata in un progetto internazionale cofinanziato dal programma europeo Life che mira a migliorare la gestione del verde pubblico e, di conseguenza, a massimizzare i benefici per l’ambiente e la salute. «Creeremo una piattaforma tecnologica innovativa che ci permetterà, innanzitutto, di quantificare e valutare l’importanza del verde per l’ecosistema urbano – spiega Paolo Viskanic, direttore di R3 Gis –. A fine progetto avremo a disposizione un sistema per la gestione intelligente dell’acqua, e disporremo di nuovi strumenti per la manutenzione più efficiente dei parchi pubblici». La piattaforma sarà sperimentata per tre anni a Rimini e Cracovia e i risultati ottenuti saranno costantemente confrontati con quelli del management ambientale tradizionale praticato da molte strutture di manutenzione del verde comunali. Il progetto UrbanGreen ha un costo complessivo di 2,5 milioni di euro, coperto per il 60 per cento dall’Unione Europea con i fondi del programma LIFE, e vede R3 Gis nel ruolo di capofila. Numerosi i partner coinvolti, tra cui varie università (Firenze, Milano e Taipei), l’azienda municipalizzata di Rimini e le amministrazioni comunali di Cracovia e di Taipei. «In Europa – sottolinea Viskanic – le persone che vivono in città sono grosso modo quattro su cinque. La qualità della vita di queste popolazioni dipende in grande misura dalla qualità del verde urbano che le circonda. Il nostro obiettivo è quello di permettere alle amministrazioni comunali di gestire il verde urbano in modo efficiente, ad esempio irrigandolo solo quando serve oppure intervenendo tempestivamente sulle malattie. Naturalmente, anche gli occhi di un giardiniere esperto sanno riconoscere lo stato di salute di una pianta, o il grado di secchezza della terra. Ma qui stiamo parlando della gestione di vaste aree di verde pubblico».
AL VIA LA MILANO GREEN WEEK
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Milano Green Week è la prima manifestazione promossa dall’amministrazione comunale capace di unire le persone per un unico scopo: l’ambiente. Nata nel febbraio 2018, sulle orme di tre precedenti esperienze di successo e con un nuovo cappello istituzionale, Milano Green Week è lo strumento del Comune di Milano che mostra alla cittadinanza come la città è cambiata e come oggi è in grado di coinvolgere i cittadini nel processo decisionale e di cambiamento. Milano Green Week è il momento giusto per mettere in primo piano il ruolo strategico assunto dagli stakeholders e la scelta corretta per entrare in contatto, attraverso incontri, laboratori, passeggiate, convegni, mostre e spettacoli, con le esigenze della città. Partecipare a Milano Green Week significa essere parte di un movimento proveniente dal basso capace in pochi giorni di trasformare la città, ma anche essere l’artefice del futuro del pianeta. Tutte le notizie su facebook: Milano Green Week e sul sito www.milanogreenweek.eu
FEDERUNACOMA SUL DECRETO DIGNITÀ
La meccanica specializzata chiede al Governo maggiore flessibilità sulle politiche del lavoro. In particolare, l’industria delle macchine, attrezzature e componentistica per l’agricoltura e la cura del verde – che è rappresentata all’interno di Confindustria da FederUnacoma e che costituisce uno dei settori di punta del“made in Italy, con oltre 11 miliardi annui di fatturato, 7,5 miliardi di export, più del 70% della produzione esportata, circa 1.800 imprese con 52mila dipendenti – ritiene che i nuovi provvedimenti contenuti nel “Decreto Dignità”, che riformano il Jobs Act e rendono più rigide le norme sulle assunzioni, possano bloccare la ripresa occupazionale e mettere a repentaglio la competitività e sostenibilità delle strutture produttive del settore. L’indagine circa gli effetti del Jobs Act sulle imprese industriali – realizzata da Federmeccanica – indica come nel settore di pertinenza della meccanica agricola oltre il 70% delle nuove assunzioni a tempo indeterminato sia stato realizzato proprio in forza di quella normativa che rischia oggi di perdere la propria efficacia. Più ancora, il nuovo Decreto introduce vincoli severi sui contratti a termine, non considerando che settori come quello della meccanica per l’agricoltura e la cura del verde sono inevitabilmente legati alla stagionalità e hanno quindi un’esigenza strutturale di flessibilità nelle assunzioni. Infine, FederUnacoma ribadisce la necessità che le politiche del lavoro, come quelle per la ricerca e l’innovazione e per la digitalizzazione dei settori produttivi, abbiano una continuità nel tempo e non siano soggette a repentine revisioni. «Il nostro comparto è esposto a tutte le variabili che gravano sull’industria – spiega il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti – e a tutte quelle che investono l’agricoltura, e per questo subisce più di altri i contraccolpi delle crisi economiche e delle congiunture negative che possono verificarsi a livello globale o in aree produttive più ristrette». «La flessibilità - sostiene Malavolti - è lo strumento fondamentale perché la meccanica agricola possa reagire alle sfide dei mercati e mantenersi competitiva».
SPAZIO ITALIA A IPM
Prende forma il progetto voluto dal MIPAAF e organizzato da Flormart. Si chiamerà Spazio Italia e sarà l’area comune dedicata alle aziende italiane del florovivaismo e della sua filiera a IPM Essen 2019. Occuperà un’area di 800 metri quadrati, al cui interno si troverà una piazza e una zona riservata al Ministero. Il progetto si sta concretizzando grazie all’adesione delle aziende italiane del settore, che hanno scelto fra tre formule di partecipazione. Allestimenti curati e una campagna di marketing mirata aiuteranno il buon esito dell’iniziativa. N°011
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NEWS | focus
ORTICOLARIO 2018
Il giardino fa cultura
5-7 ottobre, Cernobbio (CO) www.orticolario.it
Dal 5 al 7 ottobre appuntamento a Villa Erba, sul lago di Como, per la decima edizione di Orticolario. L’evento rappresenta un’importante fonte di ispirazione anche per gli addetti ai lavori Decima edizione di Orticolario, l’evento che celebra la passione per il giardino in modo evoluto, allargando i confini e andando dalla botanica all’architettura del paesaggio, dal design fino all’arte. Un evento pensato certamente per il grande pubblico ma che, proprio per la sua essenza, è d’interesse anche per gli addetti ai lavori. In programma a Villa Erba, a Cernobbio, sul lago di Como, dal 5 al 7 ottobre ottobre, è infatti un contenitore ben strutturato di idee applicabili a e lettori d livello professionale. Anzi, a essere da spunto Per voi iniere saranno proprio il tema stesso dell’anno, il IL giard O S S E R G IN ! “Gioco”, e la pianta protagonista di questa O T A T N edizione, la Salvia. SCO ina 61 g a p a Vai pon! Il tema del “Gioco” sarà declinato in a il cou mille modi, per manutentori e progettisti e ritagli sarà interessante osservare, in particolare, come lo hanno “colto” i designer, paesaggisti, giardinieri e vivaisti per realizzare le otto installazioni selezionate mediante il concorso internazionale “Spazi Creativi”. Per quanto riguarda la pianta dell’anno, invece, Orticolario ha coinvolto realtà pubbliche e private con l’intento di voler mostrare in un ideale giro del mondo molte delle specie che compongono il genere Salvia (che al di là del valore alimentare e aromatico ha anche un potente valore ornamentale). È nata così la collezione di “Salvia per Orticolario 2018”, un percorso che, per la prima volta, vede il coinvolgimento di un istituto di ricerca nazionale come il CREA-Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, una grande azienda produttrice di giovani piante come Florensis e un appassionato coltivatore come Daniele Spinelli di Green Service. Infine, ricordiamo l’ospite d’onore, Roy Lancaster, vicepresidente dell’inglese RHS, Royal Horticultural Society, scopritore di piante, scrittore e giornalista, che riceverà il premio “Per un Giardinaggio Evoluto 2018”.
Salvia nemorosa Sensation™ Medium Deep Blue di Florensis. Il giardino “spLaYce ship” di Mirco Colzani, uno degli “Spazi Creativi” allestiti in occasione di Orticolario.
© Ph_Luciano Movio
TECNOLOGIE . INNOVAZIONE . SOLUZIONI
| piattaforme aeree
I DETTAGLI I PLUS • Comandi contemporanei ad azionamento elettroidraulico • Display quadro comando • Limitatore di momento elettrico • Sgancio del cestello con leva di bloccaggio a camma • Struttura di protezione dei motori endotermico ed elettrico e dei componenti elettrici e idraulici da urti o caduta di rami • Hardware e software di gestione comuni a tutti i modelli • Presa elettrica, presa aria e presa acqua in cesta
Vi presentiamo la gamma di cingolate firmate dall’italiana Imer Access. Tre modelli con altezze dai 13 ai 19 metri, tutti con accorgimenti tecnici pensati per la manutenzione del verde di Daniela Stasi
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aratteristiche tecniche ad hoc per la manutenzione del verde. Sono quelle della gamma di piattaforme aeree cingolate di Imer Access, che comprende tre modelli (IM R 13, IM R 15 e IM R 19) con altezze di lavoro rispettivamente di 13, 15 e 19 m. Vediamo nel dettaglio le peculiarità dell’IM R 13 e dell’IM R 19.
LA COMPATTA CHE LAVORA OVUNQUE
L’IM R 13, azionata da un motore benzina Honda GX390 da 11 cv a 3.600 giri/ min, può raggiungere un’altezza di lavoro di 13 m, con portata massima utile di 200 kg (due persone in cesta). Grazie alle dimensioni compatte e al peso ridotto (1.460 kg), può essere trasportata con facilità (anche con mezzi di piccole dimensioni) e può accedere ad aree di lavoro ristrette. L’allestimento con carro allargabile permette di affrontare terreni particolari e la proporzionalità dei comandi elettroidraulici garantisce un’estrema precisione dei movimenti. Il modello è caratterizzato inoltre da un braccio telescopico a tre sfili e jib attivo, per raggiungere l’altezza massima di lavoro con una rigidità
del braccio che rende confortevole l’utilizzo della macchina. La rotazione della torretta di 355° non continua assicura, insieme al jib attivo, un ottimo posizionamento nelle varie fasi di lavoro.
VA PIÙ IN ALTO MA NON DANNEGGIA IL TERRENO
Ed eccoci all’IM R 19 che, con un peso di 2.300 kg, può raggiungere un’altezza di lavoro di 19 m, con portata massima utile di 200 kg (due persone in cesta). L’allestimento standard prevede la stabilizzazione automatica. Di serie anche i cingoli allargabili idraulicamente, che consentono lo spostamento su piani inclinati e una migliore distribuzione del peso della macchina per non danneggiare il terreno sottostante, dettaglio fondamentale per il nostro settore. Il braccio articolato con jib attivo
CHE CONTANO
Qui trovi il catalogo
e sfilo e la rotazione del cestello ±75°, insieme alla rotazione della torretta di 355° non continua, permettono il posizionamento ottimale della macchina. Il modello IM R 19 consente un’altezza di scavalcamento e sbraccio (up and over) al top della categoria e può essere motorizzato sia benzina che diesel: motore benzina Honda GX390 da 11 cv a 3.600 giri/min o motore diesel Yanmar L100N da 9,9 cv a 3.600 giri/min.
CARATTERISTICHE COMUNI A TUTTA LA GAMMA
T i modelli sono corredati da un quadro Tutti comando comune e possono essere allestiti con filocomando di serie o radiocomando wireless opzionale per condurre la macchina sia nei movimenti a terra sia nei movimenti aerei. I comandi contemporanei ad azionamento elettroidraulico assicurano efficienza e sicurezza. Il display del quadro comando informa sulle funzioni attive e sulle situazioni prestazionali della macchina. Su tutte le piattaforme cingolate Imer è presente il limitatore di momento elettrico per una rapida gestione della curva di lavoro. L’allestimento
standard dei modelli IM R 15 e IM R 19 prevede anche il limitatore di carico per la gestione ottimizzata dei pesi e della curva di lavoro e la rotazione del cestello avviene attraverso un rotore idraulico che assicura precisione e regolarità nel movimento. In tutti i modelli lo sgancio del cestello viene effettuato attraverso un sistema con leva di bloccaggio a camma, che ne garantisce un rapido smontaggio per le attività di carico/scarico e altre operazioni che rendano necessario ridurre le dimensioni di ingombro della macchina (es. il passaggio attraverso una porta). È anche prevista una solida struttura di protezione dei motori endotermico ed elettrico e dei componenti elettrici e idraulici da urti o caduta di rami, ecc. Hardware e software di gestione sono comuni e concepiti per una facile gestione delle attività di formazione e assistenza, e tutti i modelli sono allestiti di serie con presa elettrica, presa aria e presa acqua in cesta, in modo da poter lavorare in modo silenzioso utilizzando attrezzature elettriche. E la cesta? Per l’IM R 13 ne sono previste due tipologie, 900x750 mm e 1.400x650 mm, per l’IM R 15 e l’IM R 19 misura 1.400x700 mm. LUNGA TRADIZIONE Imer Access è la Access Platforms Division di Imer Group, che si occupa della produzione di piattaforme aeree semoventi (a pantografo e a braccio articolato) e di piattaforme cingolate. La sede produttiva è a Pegognaga, in provincia di Mantova, e si estende su 15.000 mq di superficie, di cui 4.700 coperti. Imer Group è un’azienda italiana fondata nel 1962, specializzata nella costruzione di macchine e attrezzature per l’edilizia: forte di oltre 650 dipendenti, conta cinque stabilimenti produttivi (di cui quattro in Italia e uno in Turchia) e cinque filiali commerciali estere. La produzione è articolata in quattro divisioni: Imer Equipment (macchine e attrezzature per il cantiere), Imer Access (piattaforme aeree), Imer Concrete (impianti di betonaggio e autobetoniere), Kato Imer (macchine movimento terra).
| sicurezza
Cantieri
sotto controllo Le recenti normative sulla prevenzione dagli infortuni nei luoghi di lavoro richiedono strumenti efficaci per la segnalazione e la delimitazione degli spazi. Fasb Linea 2 propone un prodotto pratico, progettato e realizzato in Italia di Filippo Tommaseo
I
l Decreto Legislativo 81/2008 prevede l’obbligo di predisporre la segnaletica per evidenziare la presenza di ostacoli e di punti di pericolo, nonché per indicare vie di circolazione all’interno delle aree industriali e dei cantieri. Qualunque intervento di manutenzione o la presenza di macchinari temporaneamente presenti in un’area va debitamente segnalata in modo efficace e visibile. Esempio tipico sono le PLE, le piattaforme aeree che vengono utilizzate per raggiungere punti di lavoro inaccessibili e spesso posizionate in zone soggette al traffico cittadino o al passaggio di pedoni o operai. I corsi per chi opera con queste macchine esistono, i patentini anche, ma spesso mancano gli
DA OFFICINA AD AZIENDA STRUTTURATA Quella di Fasb Linea 2 è una storia di crescita costante, caratterizzata dal miglioramento continuo dei processi produttivi e delle competenze di ogni collaboratore. Una crescita di sostanza: nata nel 1981 per la lavorazione di tubi metallici da un’idea del fondatore Luigi Fumagalli, è oggi una realtà che offre lavoro a 24 dipendenti e fattura circa quattro milioni di euro, di cui il 30% all’estero. Questi i due brand principali: Fasb Tools e Transenne. net. L’obiettivo è comune, proporre prodotti efficaci, durevoli, nel nome della sicurezza.
strumenti che facilitino il lavoro attento e sicuro di questi operatori. A questa direttiva Fasb Linea 2 risponde con le transenne Fasb Tools Safe Work e Fasb Tools Safe Industry.
VERSATILI E FUNZIONALI
Vi presentiamo in particolare la transenna Fasb Tools Safe Work che, caratterizzata dai colori bianco e rosso, comprende una struttura in acciaio, robusta, progettata per rimanere inalterata nel tempo, mentre la segnaletica è realizzata su materiale flame retardant, un tessuto ignifugo di classe B1. La segnaletica è anche personalizzabile e si può scegliere nella vasta gamma di cartelli previsti dalla norma UNI EN ISO 7010. Questa transenna nasce per delimitare e segnalare le aree di lavoro generiche: piccoli cantieri stradali, interventi sulle facciate esterne delle case con l’utilizzo di piattaforme aeree, manutenzione del verde pubblico, creazione di sbarramenti. Segnaliamo infine che le transenne modulari Fasb Tools sono pieghevoli e vantano un peso e un ingombro ridotti: il loro formato facilita il trasporto che può avvenire su qualunque furgone e persino nel bagagliaio di un’automobile.
| supporti informatici
Aggiornarsi per essere più competenti Florinfo ha studiato una serie di corsi specializzati per progettisti e manutentori del verde. Con l’obiettivo di professionalizzare sempre più gli operatori di Filippo Terragni
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lorinfo Academy nasce nel 2004 per supportare le richieste di istruzione sui software di progettazione giardini di Florinfo; nel dettaglio il programma Sevis, una piattaforma completa per lo studio dei giardini e gli spazi verdi. Ma oggi l’Academy si occupa anche di altri argomenti, molti dei quali estremamente attuali. A partire dai corsi Academy Green.
INTERESSE PER LA FORMAZIONE
Rivolti a chi si occupa di progettazione di giardini e di verde pubblico, i corsi Academy Green sono altamente specializzati e consentono di offrire a ciascun partecipante la possibilità di approfondire direttamente l’argomento desiderato. Le tematiche più sviluppate, e anche le più richieste, sono quelle legate alla manutenzione del verde, all’architettura del paesaggio e alle tecniche agronomiche, sempre rivolte alla realizzazione degli spazi verdi. Direttore didattico del corso è il professor Alberto Giuntoli dell’Università di Firenze, a conferma della serietà con cui l’azienda fiorentina si approccia a questo mercato. A oggi oltre mille aziende hanno già partecipato ai corsi, un numero interessante in questo settore, che sta a significare l’interesse per la formazione e per l’utilizzo dei nuovi supporti informatici da parte degli operatori. LE PROSSIME DATE - Corso base di progettazione del verde • venerdì 5 ottobre • giovedì 8 novembre • martedì 4 dicembre - Corso avanzato di progettazione del verde • venerdì 9 novembre Info: www.florinfosevis.it
STUDIATI AD HOC I corsi Academy sono studiati per essere svolti in sintonia con le esigenze dei partecipanti. Si svolgono quindi con la formula full-immersion e hanno una durata di uno o due giorni. Il numero dei partecipanti per ciascun corso è solitamente limitato a 8-10 persone, in modo che gli insegnanti possano seguirle con la dovuta attenzione.
DUE DIFFERENTI LIVELLI
I corsi sono full immersion e si svolgono in una singola giornata, massimo due, così da ottimizzare i tempi per i partecipanti e si articolano in due livelli: formazione di base (Corso Visual: progettazione fotografica, rendering, filmati di presentazione, archivio piante) e formazione avanzata (Corso Project: progettazione planimetrica in scala, computo e preventivazione). Molto apprezzato anche il corso dal titolo “Come vendere un giardino”, ovvero le tecniche di marketing per essere efficaci e vincenti nelle trattative: come ricercare i clienti, come presentare un progetto, quali i suggerimenti per la gestione delle obiezioni e la difesa del prezzo. Florinfo Academy dispone di una sede moderna e attrezzata con una propria aula corsi completamente cablata e dotata di LIM e attrezzature informatiche, in un ambiente organizzato per poter supportare le esigenze di corsi sempre più specializzati e intensivi.
| innovazione
Green Ravenna ha studiato una linea completa per la semina, la cura e la nutrizione del tappeto erboso. L’obiettivo? Maggiore attenzione alla salute dei prati di Filippo Terragni
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ondata nel 1999 con lo specifico scopo di sviluppare una gamma completa di soluzioni per la nutrizione e la difesa del tappeto erboso, negli anni Green Ravenna ha ampliato la propria offerta commerciale con prodotti dedicati all’home & garden, all’agricoltura professionale fino ai presidi medico chirurgici, in modo da offrire alla clientela un ventaglio di soluzioni sempre aggiornate. Dal 2016 Green Ravenna ha rinnovato completamente la proposta Professional Turf, studiando e presentando una linea completa per la semina, la cura e la nutrizione del tappeto erboso. Miscugli, prodotti a
base di microrganismi utili per ridurre il consumo di fitofarmaci, concimi granulari a lenta cessione, prodotti specifici per la nutrizione e fitofarmaci compongono un pacchetto completo che ha l’obiettivo primario di assicurare un prato in salute limitando al contempo l’utilizzo di pesticidi.
CONCIMI SPECIFICI
Spinti da un’attenzione in più per l’ambiente, per la salute dei tappeti erbosi e per chi li vive, i responsabili di Green Ravenna hanno studiato e introdotto tre miscugli conciati con un prodotto di origine
Profession a
proposta r
endogene delle piante e aumentano la tenacità e la robustezza. Questi prodotti inoltre riducono l’incidenza dei danni determinati dagli stress abiotici, quali scompensi idrici (sia in eccesso che difetto) o eccessi di calore ed esercitano un’importante azione biostimolante sul tappeto erboso, potenziandone i processi metabolici e aumentando in tal modo la sua capacità di ripresa ad eventuali danni causati da patogeni o dall’azione umana. naturale che migliora lo stato di salute del prato: EKOseed Turf. Si tratta di una polvere bagnabile, sviluppata specificatamente per il trattamento delle sementi da tappeto erboso, composta da un mix di funghi endomicorrizici e batteri della rizosfera, che garantisce numerosi vantaggi, tra i quali: germinazione ottimale, riduzione del rischio di patologie nelle prime fasi di vita, miglior sviluppo dell’apparato radicale e assorbimento dei nutrienti. Con l’introduzione di questa nuova linea di prodotti per la nutrizione specifica, l’azienda emiliana pone maggior attenzione sul concetto di salute dei tappeti erbosi, oltre che per chi li vive, grazie a concimi con azioni precise e mirate. In tutto quattro diverse referenze che, una volta utilizzate sui prati, diminuiscono il rischio di patologie fungine, mediante l’innesco di meccanismi fisiologici che favoriscono l’incremento delle resistenze
IMPEGNO NELLA RICERCA
U famiglia di prodotti frutto degli investimenti Una che Green Ravenna mette in campo per soddisfare le esigenze del mercato e dei suoi clienti, con uno sguardo al futuro. Nell’ambito della ricerca e sviluppo, la società ha acquisito nel 2014 un’azienda tedesca specializzata nello sviluppo e nella produzione di microrganismi, questo permette di focalizzare l’attenzione su nuovi e innovativi formulati. Tra gli ultimi progetti, la registrazione a livello europeo di un nuovo fungicida per la cura delle malattie del tappeto erboso.
TRE AMBITI COMMERCIALI • Home & garden • Agricoltura professionale • Presidi medico chirurgici
PLUS DEI PRODOTTI -
Diminuzione del rischio di patologie fungine Incremento delle resistenze endogene Aumento della tenacità e robustezza Riduzione dei danni da stress abiotici Aumento dei processi metabolici Incremento della capacità di ripresa
n al Turf,
a rinnovata
Per conoscere più nel dettaglio i prodotti di Green Ravenna e scaricare i cataloghi, collegati a www.greenravenna.it
| parco macchine
Tony 10900 SR, con motore Kubota 4 cilindri turbo.
L´era della trasm i
“intelligen Ecco alcune delle novità che Antonio Carraro presenterà al prossimo Galabau. Trattorini con elevata tecnologia e progettati per lavorare in diversi ambiti di Filippo Tommaseo
T
ony 10900 SR, motore Kubota 4 cilindri turbo a iniezione elettronica Common Rail di 98hp Fase 3B, a telaio articolato, rappresenta, (con la versione sterzante TR) l’ultima frontiera di Antonio Carraro in materia di trasmissione idrostatica “intelligente” gestita da un software che permette all’operatore di personalizzare il proprio lavoro in tutte le sue fasi, ottimizzando il risultato e semplificando le procedure. Il software, inoltre, fornisce la diagnostica del trattore che è costantemente monitorato per dare la massima efficienza. La trasmissione adotta la tecnologia SIM - Shift In Motion - con quattro gamme di
velocità a controllo elettronico, inseribili da fermo o in movimento. I Tony sono trattori compatti isodiametrici adatti a lavorazioni di precisione come carotatura, semina, concimazione, diserbo e trattamenti, ove la velocità costante rende il risultato omogeneo evitando sprechi di prodotti chimici e di tempo-lavoro. A richiesta, i Tony montano cabina Air omologata Fops, Rops e pressurizzazione con certificazione in Cat. 4 che garantisce l’isolamento dell’operatore da inalazioni nocive di polveri, aerosol e vapori.
PER LAVORI IN PENDENZA
A novità il TTR 7600 Infinity coniuga la Altra trasmissione idrostatica Infinity al telaio Actio sterzante a carreggiata larga, ideale per le lavorazioni in pendenza, la fienagione, lo sfalcio degli argini stradali, la viabilità stradale, la manutenzione di aree urbane e campi sportivi. Il motore è un Kohler a 4 cilindri, 74 hp, turbo, omologato in Fase 3B. Due le gamme meccaniche a disposizione (0-15 e 0-40 km/h) ognuna delle quali con tre velocità idrostatiche selezionabili tramite joystick e inseribili
tore rbo.
anche in marcia, senza perdita di trazione. Il pedale di avanzamento assiste la frenata in pendenza e arresta, in completa sicurezza, il mezzo al suo rilascio, anche senza l’uso di freni e frizione. La sospensione idropneumatica dell’attrezzatura a cilindri coassiali Uniflex, assicura stabilità e comfort operativo anche nei terreni sconnessi, mentre durante il trasferimento su strada stabilizza il mezzo grazie al suo effetto damping.
IDEALE PER LA MANUTENZIONE URBANA
Sempre al Galabau di Norimberga verrà presentato il nuovo SP 5008, un idrostatico articolato con motore 4 cilindri Yanmar da 46hp, potenza che lo rende
m issione
ente”
ideale per manutenzione urbana, viabilità, pulizia dei selciati, sgombero neve, cura di parchi pubblici e giardini. Comodo, veloce e versatile in innumerevoli compiti, nasce completo di joystick e cabina full optional, con visibilità a 360°. Numerosi gli accessori di serie: radio mp3, aria condizionata, attaccapanni, vani porta-bibite e smartphone, eccetera. SP è dotato di pianale di carico posto sulla superficie del cofano. Può essere allestito con attrezzi frontali, posteriori o dorsali, permettendo l’utilizzo di ogni tipo di attrezzatura: dal rasaerba, alla spazzola e lama da neve, allo spargisale.
SP 5008 un idrostatico articolato con motore 4 cilindri Yanmar da 46hp.
APPUNTAMENTO A NORIMBERGA I professionisti del verde si incontreranno a Norimberga dal 12 al 15 settembre, dove si svolgerà GaLaBau, il Salone Internazionale del Verde e dell’Arredo Urbano. Una manifestazione biennale che mette in mostra le migliori soluzioni e prodotti sulla progettazione, costruzione e manutenzione professionale del verde: dalle macchine ai materiali, dalle attrezzature alle componenti per l’arredo urbano. L’ultima edizione del 2016 aveva registrato la partecipazione di 1.320 espositori e 64.138 visitatori. www.galabau-messe.com
| sementi
I TAPPETI ERBOSI
DEL FUTURO Padana Sementi Elette è da sempre attenta alla qualità, al controllo rigoroso e all’innovazione. In queste pagine vi presentiamo due prodotti, Self Repair e Sportplay SR. Per prati sani e resistenti di Viola Delfino
PLUS SELF REPAIR • Capace di autoripararsi • Contiene sementi di varietà americane arricchite con micorrize e bioattivatori • Insediamento rapidissimo • Elevata resistenza al calpestamento • Competitività con le infestanti
“O
gni giorno prepariamo il domani”. Questo per Padana Sementi Elette non è un semplice slogan, ma un motto che l’azienda cerca di applicare fornendo prodotti e servizi di alta qualità. Anche nel segmento dei tappeti erbosi ornamentali, tra i settori di mercato in cui è specializzata, grazie all’introduzione sul mercato di nuove varietà di sementi resistenti alle malattie, al calpestamento, alla siccità, al grande caldo così come ai rigori invernali.
Tutti i dettagli sul sito www.padanasementi.com
L’offerta dedicata si compone di cinque linee (dettagli nel box “La gamma”), qui di seguito vediamo in particolare due prodotti: Self Repair della linea Top Green e Sportplay SR della linea Top Class.
SI RIPARA DA SOLO
Self Repair è il primo tappeto erboso capace di autoripararsi. Blend formulato da Padana Sementi con varietà di Lolium perenne di ultima generazione, dotate di capacità autorigenerante, ripara in modo naturale i danni provocati da usura, calpestamento, intenso traffico, animali domestici, siccità, insetti e malattie fungine. Contiene sementi di varietà americane già testate ufficialmente in Italia, arricchite con micorrize e bioattivatori, per una migliore radicazione e resistenza superiore agli stress ambientali. Caratterizzato da colore scuro,
LA RICERCA COME INVESTIMENTO Un importante programma di sperimentazione viene attuato ogni anno nei campi prova dell’azienda con lo scopo di selezionare nuove varietà con caratteri morfo-fisiologici migliori, potenzialità produttive superiori e sempre maggiori resistenze genetiche alle avversità. Un lavoro che impegna notevolmente l’azienda sia in termini finanziari sia in tempo dedicato, ma che viene considerato strategico per il successo finale. Sforzi che vengono avvalorati dalla collaborazione con università, istituti di ricerca e consulenti tecnici esterni. I risultati si vedono: attualmente sono 12 le varietà registrate da Padana Sementi Elette nel “Registro Nazionale delle Varietà” e diverse quelle in corso di iscrizione.
insediamento rapidissimo, elevata resistenza al calpestamento e ottimale competitività con le infestanti, è disponibile in confezioni da un chilo e in sacchi da 10 e 25 kg.
PER IMPIEGHI GRAVOSI
Sportplay SR (Festuca Festuca arundinacea ‘Rhambler SRP’ 90% - Poa ‘NuBlue Plus’ 10%) è il miscuglio di altissimo livello studiato per la produzione di prato in rotoli (purezza garantita 0/0), semina di giardini anche in ombra parziale e tappeti erbosi soggetti a elevato calpestamento, anche a uso sportivo. Le singole varietà di Sportplay SR sono state scelte per le migliori prestazioni ottenute nelle prove sperimentali che Padana Sementi svolge in collaborazione con l’Università di Padova. Il miscuglio presenta una spiccata tolleranza ai tagli bassi, un’elevata resistenza alle malattie e si contraddistingue per il pregevole effetto estetico, conferito dal colore intenso e dall’alta densità fogliare a tessitura fine (simile a un mix loietto-poa). Infine, anche Sportplay SR, disponibile in sacchi da
PLUS SPORTPLAY SR • Spiccata tolleranza ai tagli bassi • Ideale per calpestamento intenso • Elevata resistenza alle malattie • Pregevole Pregevole ef effetto estetico • Sementi arricchite con micorrize e bioattivatori
LA GAMMA
Nelle foto di queste pagine scorci e momenti del Field Day Tappeti Erbosi Top Class 2018 organizzato da Padana Sementi per far toccare con mano gli ultimi sviluppi in fatto di ricerca.
Cinque le linee di sementi da prato. Top Class è caratterizzata da miscugli di sementi di alta qualità appositamente formulati per l’uso professionale, contenenti le varietà più innovative individuate grazie alla ricerca e soggetti a severe procedure di controllo. Top Class 4 Sod è destinata ai produttori di prato in rotolo in cui vengono impiegati i lotti con la più alta purezza. Top Green comprende miscugli semi-professionali, contraddistinti da un’ampia gamma di formulazioni per le esigenze più varie, dal prato di pochi metri quadrati al campo da calcio. Natural Garden è composta da miscugli di sementi americane che assicurano all’hobbista gli standard qualitativi della linea professionale e richiedono basse esigenze manutentive. Turf Green è, infine, la linea formata da quattro differenti formule, pensata per prati estensivi e aree pubbliche.
| sementi
LA STORIA LE LINEE − Top Class − Top Class 4 Sod − Top Green − Natural Garden − Turf Green
Padana Sementi Elette nasce ai primi del ’900 per volontà della famiglia Frigo, tra i primi sementieri del Nord-Est italiano. Inizialmente lavora e commercializza sementi foraggere a livello locale, in seguito, nel Dopoguerra, con la necessità di colture in grado di ottenere grandi produzioni nella Pianura Padana, inizia l’espansione commerciale. Fino ad arrivare agli ultimi 30 anni, quando conosce una crescita esponenziale grazie all’ampliamento dell’offerta: insieme alle sementi per l’agricoltura (che rimangono tuttora il segmento principale), sviluppa infatti sementi da tappeto erboso e mangimi per piccoli animali.
FIELD DAY TOP CLASS A fine aprile, presso l’Azienda Agraria Sperimentale “L. Toniolo” dell’Università di Padova, si è svolto il Field Day Tappeti Erbosi Top Class 2018. La formula “all’americana” prevedeva la visita tecnica ai campi sperimentali di Padana Sementi e la presentazione delle varietà di Festuca arundinacea e Lolium perenne di ultima generazione (non ancora in commercio). A illustrare le ricerche, esperti del settore come Stefano Macolino dell’Università degli Studi di Padova. L’evento - impreziosito dalla presenza di celebri personaggi del mondo del calcio come Dino Baggio, Pippo Maniero e Nevio Scala (nella foto insieme al direttore Mauro Frigo) - è stato un successo: vi hanno preso parte oltre 130 persone tra giardinieri, rivenditori, progettisti e manutentori di impianti sportivi.
10 kg e nelle nuove confezioni da un chilo, presenta sementi arricchite con micorrize e bioattivatori.
CONTROLLI RIGOROSI
Per ottenere uno standard qualitativo elevato, Padana Sementi si è imposta controlli sistematici e severi su tutte le fasi del processo produttivo ed è l’unica azienda italiana, in questo campo, a disporre del sistema di controllo di gestione per la qualità certificato ISO 9001:2008 sia in ambito nazionale che internazionale. Grande attenzione anche per l’innovazione dei processi produttivi, come il nuovo impianto di miscelazione a sistema orizzontale multipale per la produzione di miscugli di semi da tappeto erboso: tecnologia prima e unica in Italia che garantisce una pulizia assoluta di tutti gli apparati produttivi. Pertanto, tra una produzione e altra non esiste possibilità di contaminazione tra componenti di miscele diverse, a garanzia di una uniformità dal primo all’ultimo sacco prodotto, nel rispetto delle percentuali scritte nel cartellino di produzione.
GESTIONE | formazione/1 in collaborazione con
Occuparsi di verde significa anche occuparsi di ambiente. Eccovi un sunto del rapporto “Plastica: il riciclo non basta. Produzione, immissione al consumo e riciclo della plastica in Italia” redatto, per conto di Greenpeace, dal Gruppo di studio Gestione Sostenibile dei Rifiuti della Scuola Agraria del Parco di Monza di Enzo Favoino
N
on è semplice risalire, attraverso la consultazione di informazioni disponibili pubblicamente, ai dati complessivi di immissione al consumo di plastica in Italia. In effetti i dati più facilmente disponibili sono quelli relativi all’immissione al consumo di imballaggi in
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plastica (COREPLA, 2015, 2018; Battaglia, 2018; Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e FISE, 2017), mentre per il consumo complessivo (plastica da imballaggi e non) si possono trarre valutazioni da indagini su scala europea. Secondo tali dati, il totale immesso al consumo nel 2017 è stato pari a 2.271.000 t/anno, a
Riciclare N°011
fronte del quale il totale riciclato è stato pari a 986.000 t: la produzione complessiva non è pari all’immesso al consumo, in quanto ne differisce per le quote di import-export, ma tende a fornire già informazioni importanti sulla dimensione complessiva dei flussi.
IMBALLAGGI, RICICLO AL 40%
In base ai dati disponibili in letteratura relativi alla frazione di plastica immessa al consumo riferibile agli imballaggi, incrociati con i quantitativi di imballaggi nazionali, le stime relative all’immissione complessiva di plastica in ambito nazionale si possono ragionevolmente collocare tra i 6 e i 7 Mt. Nella terminologia di “recupero” viene ricompreso il recupero energetico, come da definizioni e obiettivi della Direttiva 94/62 su Imballaggi e Rifiuti da Imballaggio. Al netto delle considerazioni sul ruolo del “recupero energetico” che riguarda circa il 45% dell’immesso al consumo, e sul suo posizionamento o meno nei criteri di calcolo della quota di recupero complessiva, la valutazione comparata di immesso al consumo e riciclo complessivo attesta una marcata sproporzione tra i due aggregati. Sostanzialmente, nel settore imballaggio, il tasso di riciclo è attorno al 40%, includendo
Qui puoi leggere il rapporto integrale
SFALCI E POTATURE: A CHE PUNTO SIAMO! di Alberto Confalonieri Come è noto, il regime giuridico di sfalci e potature è stato modificato con il cosiddetto “Collegato agricolo” (art. 41 della Legge 28 luglio 2016, n. 154), che esclude dal campo di applicazione della normativa sui rifiuti anche sfalci e le potature provenienti dalle attività di manutenzione di aree verdi e destinati alle normali pratiche agricole o per la produzione di energia. I dubbi di legittimità normativa, che sono arrivati a interessare anche le istituzioni comunitarie, hanno finalmente prodotto una reazione da parte dello stesso Ministero dell’Ambiente che lo scorso 15 marzo, al fine di evitare una procedura di infrazione, ha sollecitato il ripristino del quadro normativo originario. Il tema ha destato anche l’attenzione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che, in seguito a una segnalazione del Consorzio Italiano Compostatori relativa a un disciplinare di gara per l’affidamento dei servizi di cura del verde pubblico comunale che assegnava un iniquo criterio di premialità per la gestione degli scarti vegetali al di fuori del regime dei rifiuti, ha affermato che la disciplina interna, in contrasto con il diritto europeo, si presta a distorsioni nella gestione delle risorse, sollecitando quindi l’urgenza del riallineamento del D.lgs 152/06 alla normativa comunitaria.
anche i flussi gestiti dal “riciclo indipendente” (recuperatori esterni al circuito COREPLA).
PERCENTUALI ANCORA BASSE
Ovviamente, non è possibile dedurre direttamente da tali percentuali il totale riciclato della plastica impiegata in settori diversi da quello degli imballaggi. Allo scopo ci vengono tuttavia in soccorso alcune considerazioni ed elementi: • il tasso effettivo di riciclo nel settore dell’imballaggio è sostenuto dal meccanismo della responsabilità estesa del produttore (EPR), che nella sua interpretazione estesa (e genuina) intende intercettare tutti i flussi di imballaggio, determinandone la concentrazione e l’avvio ordinato alle piattaforme di riciclo. Questo tende a incrementare i tassi di riciclo nel settore dell’imballaggio rispetto al totale della plastica immessa al consumo;
non è sufficiente N°011
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GESTIONE | formazione/1
• nel settore dell’imballaggio industriale i tassi di riciclo tendono ad aumentare per la concorrenza di fattori influenti quali la maggiore omogeneità dei flussi e la responsabilità economica diretta del produttore di rifiuto, che porta a preferire pratiche di recupero di materia Per maggiori informazioni rispetto a incenerimento www.monzaflora.it o discarica. • Plastics Europe (2017) riporta per l’Europa un tasso aggregato di riciclo, riferito al complesso della plastica post-consumo, pari al 31,1%, e pari al 40,9% per la plastica da imballaggio; • OECD (2018) riporta un tasso globale di riciclo, a livello mondiale, pari al 15% L’esame dei dati esposti conferma una marcata L distanza tra tasso di riciclo ed immissione al consumo; tale annotazione mantiene la sua validità, pur se con diversi gradi di intensità, a livello nazionale, europeo e mondiale, e sia per le plastiche nel loro complesso, che per i sottoinsiemi relativi alle plastiche da imballaggio.
• i tassi di riciclo effettivi rispetto al totale differenziato (che fa riferimento alla plastica da imballaggio inclusa nel RU) sono tuttavia inficiati dai limiti tecnologici ABBREVIAZIONI di molte piattaforme DRS Deposit Refund System, Sistema di riciclo; segnaliamo di Deposito su Cauzione comunque che sono già EPR Extended Producer Responsibility, Responsabilità Estesa del Produttore consolidate, e adottate RD Raccolta differenziata anche sul territorio RU Rifiuti Urbani nazionale, per quanto in RUR Rifiuto Urbano Residuo quota marginale, tecniche UE Unione Europea di recupero anche di tale quota di scarti, costituiti da plastiche eterogenee a base di polimeri di basso valore (laminati, sacchetti, vaschette, ecc.) NOTA DI RILASCIO La Scuola Agraria del Parco di Monza ha prestato la dovuta attenzione nella preparazione di questo rapporto per assicurare che tutti i fatti e le analisi presentati siano il più accurati possibile nell’ambito dello scopo dello studio, e tenuto conto delle limitazioni metodologiche e di risorse dello stesso. Non viene fornita alcuna garanzia rispetto alle informazioni reperite presso fonti terze. I contenuti sono sotto la responsabilità della Scuola Agraria del Parco di Monza e non rappresentano le opinioni di Greenpeace, che tuttavia troverà un valido aiuto alla definizione delle proprie strategie e campagne da fatti, evidenze e informazioni qui riportati.
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DEVE CRESCERE LA RICHIESTA
I numeri relativi ai rifiuti d’imballaggio in plastica avviati al riciclo in Italia vengono riassunti nella seguente tabella, elaborata a partire da dati COREPLA (2015, 2018), con indicazione della percentuale di riciclo rispetto all’immesso al consumo e differenza (plastiche non riciclate). 2014
2017
Variazione % 2017/2014
Kton immesse al consumo
2082
2271
9%
Kton riciclate
790
987
25%
1292
1284
38
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Differenza Kton %
Si noterà che l’aumento del tasso di riciclo, pur marcato in termini percentuali, non è stato in grado, negli ultimi anni, di erodere la differenza in valore assoluto tra immissione al consumo e tonnellaggio riciclato. Allargando lo sguardo ai flussi complessivi di plastica, secondo il dossier sulla Plastic Strategy della Commissione Europea (2018), “la richiesta di plastica riciclata al giorno d’oggi riguarda solo il 6% del totale del consumo di plastica in Europa”.
GESTIONE | formazione/2 in collaborazione con
La lezione
che vince Il giardino di due neodiplomati alla Fondazione Minoprio ha vinto il Primo Premio Speciale a Euroflora 2018. Una conferma di una buona pratica didattica, ma anche un’idea progettuale da cui prendere spunto per la realizzazione di allestimenti temporanei di Anna Zottola
S
crivo questo articolo con enorme soddisfazione. Perché, da responsabile del Centro Formazione della Fondazione Minoprio, vedere che due ex allievi neodiplomati trasformano in realtà – con successo – quanto imparato qui da noi, ripaga di tutte le difficoltà operative che attanagliano il “sistema scuola” nel quotidiano. E fa comprendere che la strada fin qui percorsa – in primis far capire ai ragazzi di “coltivare” le proprie passioni – è quella giusta. Arrivo al dunque: con il giardino “L’Agrumeto”, Jonathan Arnaboldi e Matteo Pellicanò, diplomati lo scorso anno presso l’Istituto Tecnico Agraria, Agroalimentare e Agroindustria, Gestione dell’Ambiente e del Territorio della nostra Fondazione, e ora iscritti alla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano, hanno vinto il Primo Premio Speciale a Euroflora 2018 (categoria under 25),
I due autori del giardino “L’agrumeto”. Da sinistra: Matteo Pellicanò e Jonathan Arnaboldi.
nell’ambito di “Meraviglia nei parchi”, concorso per l’ideazione e la realizzazione di spazi espositivi all’interno dei Parchi di Nervi. Un saper fare, il loro, alimentato da una grande passione personale, ma anche da quanto appreso grazie alle diverse esperienze di formazione lavorativa in prestigiosi giardini storici vissute negli anni di studio presso la Fondazione Minoprio (dai giardini delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo a quelli di Castel Trauttmansdorff).
IL CONCEPT
Il progetto è nato dalla volontà di realizzare un agrumeto a carattere ornamentale all’interno di un giardino con elementi vegetali in stile
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inglese. Un’opera dal carattere moderno ma dal disegno formale e ben delineato. L’impronta è classica in stile italiano, con l’inserimento di specie allevate in arte topiaria, oltre a mediterranee da frutto, come agrumi coltivati in vasi ornamentali in terracotta provenienti dalla Toscana. Tali peculiarità si sono unite in modo armonico con il contesto storico dei Parchi di Nervi, tipicamente legati a essenze mediterranee e ornamentali.
IL GIARDINO
L’area de “L’agrumeto” era suddivisa secondo uno L’area schema geometrico in varie vasche di coltivazione in corten di diverse altezze, all’interno delle quali erano inserite per lo più specie ornamentali da fiore, contraddistinte da una fioritura sinergica e contemporanea, tendenti verso tonalità fredde. All’area si accedeva da un pergolato in ferro, dal quale si poteva avere una vista complessiva sull’opera, che si concludeva con una quinta arborea situata all’estremità opposta dell’area. Ben percepibile un’asse di simmetria di tipo longitudinale, che attraversava centralmente il giardino. La zona destinata al tappeto erboso, antistante il pergolato, era interposta tra due camminamenti laterali con ghiaietto in marmo rosa. Erano presenti anche delle sedute per permettere una prolungata permanenza dei visitatori.
ISCRIZIONI APERTE PER TECNICI SPECIALIZZATI Al momento in cui scriviamo queste pagine, sono ancora aperte le iscrizioni all’anno scolastico 2018/2019 dell’ITA, l’Istituto Tecnico Agrario, Agroalimentare, Agroindustria, Gestione dell’Ambiente e del Territorio della Fondazione Minoprio. Sua carta vincente, la possibilità offerta agli studenti, mediante un percorso quinquennale, di mettere in pratica le conoscenze acquisite in aula grazie all’immensa ricchezza naturale che li circonda: possono svolgere le lezioni di botanica nel parco, accedere all’azienda agricola con orti, frutteto, vivaio, serre, tunnel, per esercitarsi nell’attività pratica e laboratoriale. Il titolo rilasciato è quello di Tecnico Agrario e i diplomati potranno operare nel settore agricolo, ambientale e del verde ornamentale; potranno accedere a tutte le facoltà universitarie, ai corsi ITS (Istituti Tecnici di Alta Specializzazione) così come avranno la possibilità, grazie a una convenzione stipulata con il Collegio degli Agrotecnici, di accedere direttamente all’Esame di Stato abilitante. Non è tutto: iscrizioni ancora aperte per l’ITS, Istituto Tecnico Superiore - post diploma biennale, per diventare tecnico altamente specializzato nelle biotecnologie applicate alla produzione di piante officinali ed essenziere e alla nutraceutica. Una Scuola di alta formazione, un campus moderno impostato all’americana, ma con una solida caratterizzazione italiana. Imprenditori, tecnici e consulenti aziendali sono in cattedra e accolgono gli studenti in azienda per più del 40% delle ore per lavorare su progetti innovativi e tecnologicamente avanzati, anche secondo i recenti dettami del MISE. L’Industria 4.0 entra così nella didattica e nell’agricoltura. Droni, sensori e robotizzazione sono i nuovi strumenti che la formazione ITS utilizza grazie a una rete di collaborazione con multinazionali, grandi e medie aziende. I corsi sono aperti a tutti i diplomati, provenienti da ogni indirizzo. La selezione è regolamentata da uno specifico bando pubblicato sul sito di Fondazione Minoprio. Prossimi open day: 14 settembre e 5 ottobre alle ore 15.00. its@fondazioneminoprio.it N°011
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GESTIONE | formazione/2
Per maggiori informazioni www.fondazioneminoprio.it.
Lungo le zone laterali più esterne imperavano due lunghe aiuole rialzate ospitanti sei diversi esemplari di Citrus x aurantium, coltivati in vaso, che sovrastavano lateralmente il giardino accompagnando la visuale del visitatore verso il punto focale dell’area, corrispondente all’aiuola centrale in cui era presente uno specchio d’acqua. Nella seconda porzione del giardino, principale protagonista dell’opera, quattro esemplari di Citrus x bergamia, bergamia posti rispettivamente ai quattro lati della vasca di coltivazione quadrata, al cui interno vi erano alcuni elementi vegetali sempreverdi, quali Cupressus sempervirens e Ilex crenata in forma topiaria a sfera. Questi ultimi sono stati preferiti ad altre essenze come i Buxus sempervirens per via delle attuali difficoltà di mantenimento dettate dalla lotta alla piralide: si è permesso così di evitare BUON ANNO! Venerdì 21 settembre si svolgerà l’inaugurazione dell’anno scolastico 2018/2019 della Scuola di Minoprio. Un anno di formazione, progetti e innovazione. Tra i momenti clou, la presentazione in anteprima del progetto “Parco Intelligente”, che dalla primavera 2019 mostrerà al pubblico un nuovo modo di esplorare il verde, conoscerlo nei suoi dettagli, comprenderne il contesto ambientale e ascoltarne le sensazioni. Creato in collaborazione con l’Università di Milano, aziende italiane e poli tecnologici, il Parco sarà dotato di dispositivi e sensori in grado di restituire lo stato d’animo della vegetazione col variare delle stagioni, oltre che di aree tematiche dove, in spazi di apprendimento diversificato, sarà possibile interloquire con gli attori della scena: la natura e l’uomo.
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l’eccessivo utilizzo di prodotti fitosanitari durante la manutenzione dell’area. Il giardino, attraverso la presenza di diverse specie annuali sostituibili durante l’anno, è in grado di ospitare essenze da fiore, che seguono il mutare delle stagioni nel corso del tempo.
MATERIALI E TECNICHE COSTRUTTIVE
La fase progettuale dell’opera si è particolarmente concentrata nell’evitare il potenziale deturpamento del parco storico durante l’allestimento e nel corso della manifestazione. È stato previsto, infatti, il posizionamento di un telo ombreggiante 70% sulla superficie destinata ai camminamenti e alle aiuole, per preservare il prato sottostante dalla contaminazione di materiali quali ghiaietto, terriccio e quant’altro. Perché un telo ombreggiante al posto del classico telo pacciamante? Per sfruttare il suo potere traspirante e permettere, così, una maggiore aerazione per il prato. La messa a dimora delle piante non prevedeva alcun tipo di scavo nei confronti dell’area di realizzazione. Infatti, le strutture destinate alla coltivazione erano posizionate a un’altezza superiore a quella del suolo. L’opera è stata possibile grazie alla lecchese Rodacciai (www. rodacciai.it) e alla comasca Bendinox Europa (www.bendinox.it), che hanno fornito la logistica e hanno provveduto all’acquisto di tutti i materiali necessari per la realizzazione del progetto.
GESTIONE | realizzazioni
Il giardino aziendale realizzato nella tenuta vinicola Elisabetta Foradori.
soluzioni pratiche
per un giardino bio Spazi verdi che si autoregolano grazie al giardinaggio naturale. Ăˆ il lavoro di Paola Thiella, architetto veneto, che coniuga sperimentazione e scelta di elementi tecnici performanti
TEMPO DI LETTU R A: 9 minuti
a cura di Filippo Terragni N°011
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GESTIONE | realizzazioni
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l rispetto della natura e dell’ambiente è il principio alla base del giardinaggio naturale di Paola Thiella, Thiella progettista di giardini con studio a Schio (Vicenza), da anni dedita ad approfondire e testare le tecniche di giardinaggio in sintonia con la natura, appunto, e con il paesaggio. L’avanguardia del giardinaggio in Italia, che si traduce in biologico, biodinamico, permacultura, forest gardening gardening, uso di piante spontanee in consociazione con le ornamentali, sempre, rigorosamente, mettendo “le mani nella terra”. Per Paola Thiella, infatti, l’aggiornamento costante tra tecniche di agricoltura sostenibile e nuove visioni paesaggistiche non può prescindere dall’applicazione diretta, per sperimentare, in prima persona, i metodi del giardinaggio naturale, volto innanzitutto a rendere più fertile il terreno e a dare più energia alle piante per ottenere giardini che si autoregolano: belli, resistenti, vitali e a bassa manutenzione. E questo è un trend sempre più diffuso tra gli amanti del giardino, soprattutto per un target di clientela giovane.
Fioriere formate dall’intreccio di talee di salice con legno di castagno e tondini di ferro.
IL PRODOTTO INNOVATIVO Hoasi è un innovativo sistema brevettato di pacciamatura. Costituito da un telo non-tessuto in poliestere 100% di qualità, rispetto al tradizionale telo nero antialga, permette una pacciamatura efficace che favorisce una migliore crescita delle piante, rapida, di elevato impatto estetico e con costi inferiori rispetto al consueto pacchetto telo più corteccia. Tre le varianti: Basic (prodotto base di colore grigio), Ecocanapa (ideale per grandi superfici), Terra, Muschio e Cocco (colori naturali).
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La realizzazione in ambiente urbano volta ad aumentare la privacy.
PACCIAMATURA, UTILIZZO ALTERNATIVO
In qualsiasi soluzione adotti Paola Thiella, che sia d’ispirazione biologica, biodinamica, o semplicemente ecologica, è evidente il profondo legame con la natura: i suoi giardini sono in armonia con il verde e con gli edifici che li circondano, per valorizzarli ed esaltarli. Nel rispettare a pieno l’ambiente, Thiella pone la massima cura in ogni dettaglio: fondamentale è non solo, come ovvio, la scelta di essenze e tipi di piante, ma anche l’aspetto architettonico e la selezione dei materiali, tra cui Hoasi, il telo di Barbiflex nato per la pacciamatura e utilizzato dalla progettista veneta in maniera alternativa. L’impiego del non tessuto consente di contenere la terra all’interno di grandi vasche, appositamente ideate di volta in volta per creare orti e giardini su piani rialzati, anche a 40/60 centimetri di altezza. Per citare alcuni esempi: nella tenuta trentina di Elisabetta Foradori, azienda vinicola biodinamica, certificata da più di dieci anni Demeter e da venticinque biologica, è stato creato un giardino aziendale di 1.500 metri quadrati dove è stato utilizzato un telo non-tessuto per arginare il terreno in grandi fioriere formate dall’intreccio di talee di salice con legno di castagno e tondini di ferro, in stile mitteleuropeo. Si è dovuto aggiungere un telo impermeabile, per bloccare l’umidità che, trapassando dalla terra, avrebbe danneggiato il salice, legno delicato.
UNA FIORIERA MINI VIVAIO
Per un piccolo giardino di città piuttosto ombreggiato, Paola Thiella ha scelto invece il solo castagno, abilmente tagliato e lavorato a mano, per realizzare una fioriera pensata per contenere elementi tecnici e diventata poi un mini vivaio di coltivazione per semine e talee. L’inserimento di un telo di pacciamatura con una colorazione chiara
ISPIRAZIONE PERSONALE Le realizzazioni di Paola Thiella spaziano dunque dai giardini di città alle terrazze; dai grandi spazi di campagna al verde ornamentale di aziende agricole e, ancora, ai parchi aperti al pubblico, agli allestimenti temporanei. Tutte accomunate dalla sua impronta particolare: giardini da vivere, assolutamente personali nell’ispirazione e a basso impatto paesaggistico-ambientale. Sempre presente, l’aspetto architettonico è risolto con mano leggera, attraverso l’utilizzo di materiali naturali e tecniche d’ingegneria naturalistica, legando il giardino con l’abitazione e il paesaggio. www.paolathiella.com
La fioriera in legno di castagno con piante aromatiche.
(Hoasi Ecocanapa), così da non andare in contrasto con quella del castagno, ha consentito, viste le ampie fessure tra i paletti della fioriera, di contenere la terra e soprattutto drenarla. In questo caso non è stato necessario utilizzare altri teli, perché il legno del castagno è resistente all’umidità. A due lavori in ambiente urbano hanno visto Altri ancora la collaborazione tra l’architetto veneto e l’azienda brianzola. Qui è stato utilizzato del legno di larice, perché un legno che con il tempo richiede una bassa manutenzione, per realizzare due differenti interventi: il primo, un piccolo orto, al contempo giardino e frutteto, dove si alternano piante aromatiche, officinali e perenni a piante da frutto. Il secondo, una terrazza lunga e stretta, affacciata su una strada provinciale, completamente ripensata: con un sapiente intervento, ha aumentato la privacy e, come richiesto dalla committenza, ha ricreato l’atmosfera del mare, in una studiata commistione di piante aromatiche con piante profumate e a bacca per l’inverno. Per il larice, come per il castagno, è stato sufficiente
Il dettaglio della fioriera in castagno, dove si intravede il telo non-tessuto.
Hoasi, una pacciamatura resistente da contenere in modo funzionale il terreno e drenante da lasciar respirare il legno. Fondamentale in tutti i casi, la resa estetica combinata alla resistenza del materiale, interessante anche la provenienza sostenibile del prodotto che deriva dal riciclo di materiali plastici. N°011
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l termine micorriza è oggi conosciuto dalla maggior parte dei giardinieri e arboricoltori e prodotti a base di micorrize (generalmente spore), puri o miscelati a prodotti organici di varia natura, si trovano con facilità e vengono commercializzati da tantissime aziende. Ma il percorso è stato lungo e tortuoso poiché, affermandolo da tecnico che a fine anni ‘90 ha vissuto in prima persona la fase pionieristica di introduzione e divulgazione della tecnologia, la diffidenza iniziale e il fatto che non si vedessero immediati gli effetti della micorizzazione sulle piante inoculate (manco si fosse trattato di una concimazione fogliare!), ha richiesto del tempo per convincere gli operatori. In effetti, di fronte ai “formulati” a base di spore di endo ed ectomicorrize e in occasione di tante presentazioni a conferenze e seminari tecnici divulgativi si veniva guardati come marziani o venditori di miracoli, ma successivamente, la caparbietà a la dimostrazione con test e risultati concreti hanno portato a una consapevolezza tale che attualmente i followers, come li chiamerebbero oggi, sono parecchi. Tra questi, lo affermo con un pizzico d’orgoglio, anche molti agronomi inizialmente scettici che invece oggi, collaborando con gli uffici tecnici del Verde Pubblico in tanti Comuni, inseriscono nelle specifiche tecniche relative alla posa a dimora di nuove alberature o al risanamento di piante mature, l’inoculo con formulati micorrizogeni.
Simbiosi benefica È incredibile come di micorrize se ne parlasse già oltre due secoli fa. Per questo ci siamo posti questo interrogativo: in Italia, nel settore florovivaistico e nella gestione del verde ornamentale quanto ne sanno gli operatori? di Camillo De Beni
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La visione di una endomicorriza al microscopio.
INFEZIONE BENEFICA
Ma in sintesi, cosa sono le micorrize e quali sono le loro funzioni e le possibili applicazioni pratiche? Le micorrize sono delle associazioni simbiotiche tra radice e fungo. Trattasi della simbiosi più diffusa in natura. Più del 90% delle specie vegetali, in condizioni naturali, è micorrizato. Fossili confermano l’esistenza di endomicorrize 450 milioni di anni fa, contemporaneamente all’apparizione dei vegetali terrestri. Esse sono fondamentali nel processo di colonizzazione dei continenti. Si afferma che questa straordinaria naturale collaborazione tra piante e funghi, questo “vivere insieme”, sia all’origine dell’evoluzione. Ma come sottolineato, la micorizzazione è un processo naturale, un’infezione benefica, che, affinché avvenga, richiede la presenza di funghi o spore di specie fungine specifiche, in presenza di una rizosfera attiva e di buona sostanza organica. La micorriza che si forma è a tutti gli effetti un nuovo organo, un’entità a se, ne pianta ne fungo, ma un “centro di produzione” di ife fungine che si accrescono nel terreno sviluppandosi per chilometri ed esplorando un volume di terreno molto maggiore di quanto potrebbe fare una singola radice, anche la più piccola. Preso atto dell’ambiente che la micorriza
Miscela inoculata con spore pronta per essere applicata al terreno.
RISPARMIO ENERGETICO Il monumentale e storico esemplare di Cipresso del Kashmir (Cupressus cashmeriana) radicato sull'Isola Madre di Stresa (VB) curato con l'applicazione di inoculi di funghi micorrizogeni.
Le micorrize consentono un risparmio energetico assoluto per la pianta, è infatti dimostrato che a una pianta non micorrizata occorre una quantità di fotosintetizzati cento volte superiore per formare la stessa quantità di radici, in grado di esplorare lo stesso volume di terreno di un albero fornito di micorrize. N°011
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richiede per svilupparsi, si intravede da subito il limite imposto dagli ambienti urbani, artificiali, poveri di sostanza organica, allo sviluppo naturale di micorrize. Al contrario, si evidenzia il potenziale del beneficio che un inoculo ben eseguito in questi ambiti, sempre associato a un adeguato apporto di sostanza organica, può introdursi durante la posa a dimora di nuove piante e arbusti o per risanare e curare piante adulte, sofferenti e, ovviamente, per dare vita a tappeti erbosi robusti e vigorosi.
TUTTI I VANTAGGI
Il terreno: un insieme di interconnessioni.
UN PO’ DI STORIA Le prime pubblicazioni scientifiche in cui si accenna all’esistenza di associazioni tra funghi e piante risalgono al periodo 1840-1850. Inizialmente pensando che fossero ‘parassitarie’, quindi negative per le piante, ma poi, grazie alla fondamentale intuizione di ricercatori italiani, (Vittadini -1942 e Gibelli -1883), con un valutazione opposta, quindi con l’idea che le associazioni fossero benigne, con effetti benefici, utili, per la pianta. Ma la vera paternità sulla “scoperta” delle micorrize viene assegnata al prussiano Albert Bernhard Frank che, sintetizzando tutte le ricerche e le osservazioni eseguite fino ad allora, dimostra a fine ‘800, grazie ad un test scientifico eseguito su piantine di Pinus sylvestris, il carattere obbligatorio e benefico per le piante dato dalla presenza di funghi. Frank inventa anche il termine mycorrhize (dal greco mykòs = fungo e rhyza = radice) per identificare l’associazione radice-fungo, descritto da oltre 20 anni da altri ricercatori, ed assegna a questa associazione il nome di symbiose, (dal greco sym = insieme e bio = vita). È quindi solo alla fine del XIX secolo che la rivoluzionaria teoria sulla citata simbiosi porta alla seguente definizione: “La micorriza è la risultante di una simbiosi mutualistica tra una pianta ed un fungo”. Successivamente si deve attendere quasi un altro secolo (1980) per vedere applicata e sfruttata la micorizzazione nelle colture agrarie, orticole, forestali, florovivaisitiche-ornamentali, ma anche nella bonifica di terreni inquinati, poveri, improduttivi, e questo grazie al forte impulso fornito dallo sviluppo di tecniche di biologia molecolare. La conferenza mondiale tenutasi in Québec (Canada) nel 1981 sancisce la vera presa di coscienza, a livello planetario, sull’importanza, sul ruolo e sulle potenzialità delle micorrize applicate alle colture agrarie.
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Nell’affrontare l’argomento la prima domanda da porsi è: quali soni i tipi di micorrize più diffusi nel regno vegetale? A livello tassonomico esistono otto diversi tipi di simbiosi micorizzogena, ma i due principali, di maggior interesse ai fini applicativi, sono sicuramente le ectomicorrize e le endomicorrize. Le ectomicorrize sono le più evolute, comparse 150 milioni di anni fa, micorrizano gran parte delle specie forestali, Gymnosperme e Angiosperme. Il fungo è spesso un Basidiomicete o un Ascomicete con corpi fruttiferi macroscopici. (Es. Phisolithus tinctorius). Le endomicorrize o micorrize arbuscolari o VAM (acronimo inglese di Vescicular Arbuscolar Mycorrhizal), comparse oltre 400 milioni di anni fa, sono in assoluto le più diffuse, micorrizano quasi tutte le specie terrestri, compreso le graminacee dei tappeti erbosi. Il fungo è uno Zygomicete (ordine Glomales) che non produce corpi fruttiferi macroscopici. (es. Glomus spp.) La seconda domanda da porsi ai fini applicativi potrebbe essere la seguente: premesso che trattasi di una simbiosi mutualistica, il che implica dei costi energetici per la pianta (i benefici non sono a costo zero per la pianta, che in cambio rifornisce di zuccheri e vitamine la micorriza), quali sono per le piante gli effetti benefici riconducibili all’azione delle micorrize? Ebbene, è dimostrato scientificamente che le micorrize: - amplificano la superficie radicale di circa 700 volte, con un risvolto importante sulla capacità di assorbimento di nutrienti ed acqua, in particolare; - garantiscono un’elevata capacità di resistenza a stress idrici, all’asciutto, agli squilibri termici, a valori di pH estremi, alla salinità; - prolungano la vita delle radici e riducono l’entità delle crisi da trapianto; - esplorano molto più estesamente il suolo estraendo elementi essenziali e consentendo un forte aumento nell'assorbimento e nella
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velocità di afflusso dei nutrienti minerali (N,P, K, microelementi) verso la pianta. Ciò permette una consistente riduzione d'uso dei fertilizzanti; inducono una maggior resistenza e proteggono la pianta dai patogeni fungini agenti di marciumi radicali e del colletto, proteggendo anche le radici con una vera e propria barriera fisica; proteggono dai nematodi; proteggono le radici delle piante da sostanze tossiche e metalli pesanti; migliorano lo stato fitosanitario della pianta, consentendo una consistente riduzione d’uso dei pesticidi; diminuiscono l’accumulo di nitriti e nitrati nelle parti eduli delle piante e nel suolo; aumentano il contenuto di sostanze aromatiche e il grado zuccherino dei prodotti; aumentano la biomassa organica nel terreno con conseguente incremento della produttività dei suoli agrari negli anni successivi; favoriscono, in associazione ai microrganismi, un miglioramento della struttura del suolo, contribuendo alla formazione di aggregati stabili; agiscono in "consorzio" con i microrganismi del terreno grazie anche alla creazione di una rete molto espansa di microgallerie che, dopo la morte, viene colonizzata dai Batteri svolgendo un ruolo fondamentale per la vitalità della rizosfera (complesso radici-suolo). La rizosfera attiva e vitale è la chiave del successo per il mantenimento di un ambiente tanto ottimale per la vita delle piante quanto inospitale per quella dei patogeni; consentono un risparmio energetico assoluto per la pianta, è infatti dimostrato che a una pianta non micorrizata occorre una quantità di fotosintetizzati 100 volte superiore per formare la stessa quantità di radici in grado di esplorare lo stesso volume di terreno di un albero fornito di micorrize. Le micorrize, in sintesi, sono essenziali per tutti gli alberi per poter assorbire acqua e nutrienti ma anche per "comunicare" tra loro (e questa è una delle scoperte più recenti) tramite la fitta rete di ife filamentose interconnesse nel suolo.
Capacità di esplorazione del suolo: differenza tra pianta micorizzata e pianta non micorizzata.
LA “BUONA PALATA”
U Un’ulteriore domanda, forse la più importante ai fini pratici e applicativi per i giardinieri, i florovivaisti e i manutentori del verde pubblico ornamentale: preso atto degli effetti benefici forniti dall’esistenza di simbiosi micorizzogene, come è possibile fare in modo che questa naturale “collaborazione” si materializzi quando si pongono a dimora nuove piante o si realizzano tappeti erbosi o, ancora, si richiedono cure per salvaguardare piante mature o ci si trova di fronte a terreni poveri, magari inquinati e improduttivi? I vecchi (saggi!) vivaisti e i maestri giardinieri ci insegnano che, ancora prima della messa sul mercato di prodotti contenenti spore di funghi micorizogeni, era, e lo sarebbe ancora, buona pratica, zollare la pianta dal vivaio di produzione e trapiantarla nel giardino di ultima destinazione portandosi dietro qualche “buona palata” di terra prelevata dal vivaio, nell’intorno dello scavo eseguito per zollare la pianta. “Gli effetti che si ottengono sono eccezionali!”, mi disse quasi sottovoce Sir Peter Smithers, uno dei maestri giardinieri riconosciuti a livello internazionale. Forse, a loro insaputa, non realizzavano che la “buona palata” non era altro che una vera e propria micorizzazione. In effetti, nel trapiantare dal vivaio al giardino una pianta, pur preparando con cura la zolla, rimangono in N°011
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vivaio gran parte del sistema termini di attecchimento, per radicale e molte delle radici il risparmio di acqua (minori assorbenti (circa l’80%). irrigazioni) e di fertilizzanti, Di conseguenza, le radici per il risparmio di trattamenti naturalmente micorizzate, con fitosanitari e, non ultimo, per la le spore al seguito, si trovano soddisfazione del cliente che vede Immagine di ectomicorrize prevalentemente nella “palata” le piante crescere sane e con buon al microscopio. di terra che ci si porta dietro e vigore senza necessità di “chimica” che si utilizza, distribuendola e per una questione legata alla sulla zolla, durante la posa a dimora. In buona tutela ambientale, poiché la micorizzazione è a sostanza, oggi, le biotecnologie, le conoscenze e le tutti gli effetti una pratica biologica che si allinea tecniche sviluppate per coltivare le micorrize, hanno perfettamente alle disposizioni imposte dal PAN portato diverse aziende nel mondo (Piano di Azione Nazionale) introdotto anche a a incrementare processi produttivi questo scopo. Poche ma rigorose le regole da seguire che consentono di produrre e fornire per ottenere una buona micorizzazione. Innanzitutto sul mercato preparati a base di scegliere un prodotto di accertata qualità, certificato, spore di funghi micorrizogeni (ecto garantito e ben conservato. Successivamente, a ed endomicorrize). Le spore, una livello operativo, scegliere la corretta metodologia volta prodotte e raccolte, vengono che significa: disidratate, trattate con speciali - utilizzare prodotti “a secco” distribuiti quindi granulari o in polvere, applicandoli direttamente procedimenti che le stabilizzano e sulla zolla o integrandoli nella preparazione del che le irrobustiscono mantenendone terreno, (quest’ultimo metodo è tipico nella inalterato il potere germinativo e formazione dei tappeti erbosi sia seminati che vengono successivamente immesse zollati); sul mercato in un packaging speciale, - utilizzare miscele liquide su base acquosa, da sigillate, in modo da garantire una preparare al momento, attivando le spore, durata di conservazione o shelf-life miscelandole con prodotti organici liquidi (acidi minima di due, tre anni. Il giardiniere umici/fulvici, aminoacidi, estratti di alghe), non dovrà fare altro che procurarsi il integrandole possibilmente con microrganismi prodotto e utilizzarlo distribuendolo, Applicazione di soluzione liquida benefici (batteri, Trichoderma, ecc…), secondo le prescrizioni indicate sulle arricchita di spore di micorrize con ausilio di palo iniettore. inoculando il terreno iniettandovi la soluzione. confezioni, ai dosaggi indicati*. La metodologia si sposa perfettamente ai casi in POCHE REGOLE DA SEGUIRE cui è richiesto il risanamento di piante sofferenti, Una pratica semplice e alla portata di tutti che, di piante monumentali o di pregio in fase di a conti fatti, si sposa perfettamente con il detto incipiente senescenza ma anche di semplice “chi più spende meno spende”, perché, è vero inoculo di piante e arbusti per incrementare la che i formulati hanno un costo ma è anche vero resistenza a fattori di stress in genere. che, oltre ai benefici per la pianta, si risparmia nel lungo periodo per la riduzione di fallanze in Importante è sempre associare all’apporto di spore di funghi micorrizogeni della buona sostanza *IN MERITO AI DOSAGGI organica, matura, ideale per favorire lo sviluppo Relativamente ai dosaggi, diventa essenziale attenersi alle indicazioni, di microrganismi in modo da garantire la migliore poiché la differenza la fa il numero di spore che vengono applicate biofertilità. Non ultimo, la micorizzazione è per volume di substrato. In altre parole, è importante conoscere la un’infezione che per avvenire richiede la presenza concentrazione di spore presenti nella confezione (esempio: 15 spore del fungo e di un apparato radicale, se la pianta di endomicorrize (VAM)/gr oppure 700.000 spore di ectomicorrize/gr) e che viene micorizzata non è dotata di un conoscere, in base al volume di terra da inoculare, quante spore apportare buon apparato radicale o se la pianta che si sta per eseguire un intervento efficace. Generalmente i prodotti commerciali trapiantando non è stata opportunamente lavorata certificati e affidabili indicano il numero di spore presenti per grammo e in vivaio è utopistico pensare di ottenere dei buoni forniscono specifiche indicazioni su quanto prodotto apportare in funzione risultati, quindi la prima cosa: partire con piante di della superficie di terreno o del volume della zolla o del vaso da inoculare. qualità ben lavorate.
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SCOPERTE | eventi
PUNTARE IN ALTO
Abbiamo partecipato alla prima edizione di “Ipaf anch'io”, l'evento dedicato al mondo delle piattaforme aeree. Un momento di incontro e confronto tra costruttori, noleggiatori e centri di formazione, utile anche per il nostro segmento di Daniela Stasi
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arlare di sicurezza facendo rete. In modo diretto e concreto, presentando fatti e soluzioni. Questa l'essenza di “Ipaf anch'io”, svoltosi a fine maggio a Bologna. Organizzato da Ipaf (International Powered Access Federation), l'organizzazione che forma e infor-
ma sull’uso efficace e sicuro dei mezzi mobili di accesso aereo in tutto il mondo, l'evento ha voluto essere un momento di incontro e confronto per soci, centri di formazione, produttori, noleggiatori e distributori di piattaforme aeree. Un momento di riflessione sui temi più attuali del settore e di creazione di legami professionali.
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Da sinistra: Maurizio Quaranta, responsabile Ipaf per l'Italia; Nicola Violini, presidente del Consiglio nazionale dei soci italiani di Ipaf e direttore generale di Haulotte Italia; Lorenzo Perino, consulente legale per l'Italia di Ipaf.
FORMARE E INFORMARE Obiettivo di Ipaf è promuovere l’uso in sicurezza delle piattaforme aeree, fornendo consulenza, dando corrette informazioni e sviluppando iniziative per la sicurezza e programmi di formazione. Nel nostro Paese vi sono 35 centri di formazione in grado di formare tutti coloro che hanno a che fare con questa tipologia di mezzi, tra cui si annoverano i manutentori del verde.
L'IMPORTANZA DEL TCO
Nel corso della giornata si è svolto il convegno dal titolo “Produttività, sostenibilità e sicurezza: la costruzione del valore nel sollevamento aereo”, durante il quale si è posta l'attenzione su diversi concetti. Tutti gli interventi sono stati interessanti, tra quelli più applicabili anche al nostro settore, il discorso di Nicola Violini, presidente del Consiglio nazionale dei soci italiani di Ipaf, che ha evidenziato il concetto di TCO, Total Cost of Ownership, ossia il costo totale di possesso di un bene, fondamentale da individuare per dare la giusta risposta alla domanda “Quanto costa una macchina?”. Per esempio nel noleggio di una piattaforma aerea (dalla parte del noleggiatore), il TCO è dato dai costi di acquisto (valore della macchina, costo di trasporto e costi
amministrativi), da costi operativi (manutenzione ordinaria e straordinaria, costi commerciali e di marketing, assicurativi, finanziari e amministrativi) e da quelli di disinvestimento (valore usato, costi di trasporto, amministrativi, commerciali e marketing). Individuando il TCO di ogni singolo macchina o attrezzatura si calcolano tutti i costi del ciclo di vita del prodotto stesso, riuscendo a dare un valore corretto al proprio parco macchina, condizione fondamentale per poter affrontare il mercato nel modo giusto.
DAL SEMPLICE AL FACILE
Particolarmente evocativo il titolo dell'intervento di Piero Palmieri, product manager GSR : “Dal N°011
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I COSTI DELLA NON SICUREZZA Si è parlato anche di sicurezza. A tal riguardo incisivo l'intervento di Roberto Geromin, istruttore Ipaf, “Se pensate che la sicurezza sia un costo, provate con un incidente!”. In sintesi, i costi per fare sicurezza sono i seguenti: formazione, macchine sicure, manutenzione, controlli, gestione e adeguamento delle macchine, verifiche periodiche e assicurazioni; si tratta di costi diretti, identificabili perché stimabili in base alla valutazione del rischio. Ecco invece i costi della non sicurezza, che si dividono in “visibili”, quali le integrazioni salariali, i premi assicurativi, le spese legali e le sanzioni, e “invisibili”, che vanno da tre a sei volte quelli visibili e sono rappresentati da: il tempo necessario per i soccorsi, il fermo produttivo, il tempo perso per l'inchiesta, i danni alle macchine, la sostituzione dell'infortunato, gli scioperi, i danni all'immagine aziendale. Per fare comprendere il concetto, sono stati dati i seguenti numeri: spesa necessaria per fare sicurezza, 6 euro al giorno lavorativo; costo giornaliero del lavoro, 224,72 euro al giorno; spesa non necessaria legata ai costi indiretti e causata dalla mancata sicurezza, 2.200 euro al giorno di infortunio; rapporto tra costo medio di una giornata di lavoro e una giornata di infortunio, 1:10. La morale: la sicurezza è un investimento oltre che un obbligo morale!
semplice al facile”. In sostanza, oggigiorno l’incremento delle prestazioni consente nuove modalità di uso delle piattaforme aeree, grazie all’impiego di tecnologie più sofisticate. “Semplice” risulta essere
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il sinonimo di “facile”ma i due termini possono avere significati diversi. Fino agli anni Novanta una macchina “semplice” rappresentava il miglior requisito per soddisfare le necessità dell’utilizzatore che in questo requisito trovava la risposta “facile” alle proprie necessità (prestazioni, utilizzo, manutenzione, ecc..). Il contesto sociale di allora valorizzava l’importanza del “fattore umano” e vi era meno “distanza” fra produttore e utilizzatore. Raramente infatti una macchina costosa o complessa veniva affidata a operatori poco esperti anche se competenti. Anche oggi la semplicità rappresenta un valore, sempre più in contraddizione con la complessità necessaria a soddisfare le nuove esigenze dell’utilizzatore/consumatore. Negli anni l'indice di prestazione delle piattaforme è cresciuto in modo esponenziale (basti dire che nel 2017 su un veicolo di 3,5 tonnellate si possono raggiungere i 29 metri di altezza), i cavi e i tubi esterni sono totalmente protetti a favore di una maggiore sicurezza, i materiali con cui sono costruite le macchine sono super leggeri e super resistenti. Insomma anche nel settore del sollevamento si sta assistendo a un processo che vuole colmare il divario tra le maggiori prestazioni richieste per il lavoro e le minori esperienze disponibili tra gli utilizzatori stessi.
SCOPERTE | vegetali
Un’idea inusuale per sfruttare le ultime fioriture estive e legarle con le prime autunnali. Per chi cerca qualcosa di nuovo e non banale di Matteo Ragni
Echinacea C TEMPO DI LETTU R A: 7 minuti
olore, forma, resistenza e facilità. Queste sono le ragioni per le quali tanti ibridatori nel mondo si sono messi a “giocare” con l’Echinacea, pianta perenne originaria del Nord America. Queste sono anche le ragioni per le quali Leonessa Vivai ha iniziato a coltivarla.
GIOCARE CON IL COLPO D’OCCHIO
Usare i capolini colorati delle Echinacea per decorare i giardini d’autunno è qualcosa che con il tempo stiamo imparando a fare. Colorare il giardino dei nostri clienti con perenni che sono sì verso la fine della loro fioritura, ma che
Echinacea ‘Butterfly Kisses’.
PER MIXARE Salvia microphylla Blue Monrovia Perovskia atriplicifolia Salvia Lawrys Peach Panicum virgatum
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Echinacea purpurea ‘Irresistible’ dal fiore rosso ruggine ben si accosta al blu della Salvia microphylla ‘Blue Monrovia’. Una coppia che andrà avanti a fiorire fino all'arrivo del freddo.
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+ salvia possono ancora dare molto dal punto di vista del colpo d’occhio è una scelta furba e lungimirante. Lungimirante è anche proporre colori e forme appariscenti nel periodo autunnale. Finita l’estate i nostri occhi, così come quelli dei proprietari dei giardini, sono pieni dei colori estivi. Bisogna condurre lo sguardo verso i colori caldi e morbidi dell’autunno e per farlo il modo migliore è quello di combinare piante dai colori estivi con le prime tonalità dell’autunno. Così accade che le Echinacea si sposino con le salvie ornamentali, animando anche le graminacee maturate al sole estivo e pronte, imbrunendo, ad affrontare l’autunno.
Echinacea ‘Minibelle’.
Echinacea ‘Meteor Yellow’.
ECHINACEA, UNA SELEZIONE Echinacea purpurea ‘Irresistible’ Echinacea ‘Golden Skipper’ Echinacea ‘Supreme Cantaloupe’ Echinacea ‘Minibelle’ Echinacea ‘Meteor Yellow’ Echinacea ‘Gum Drop’ Echinacea ‘Butterfly Kisses’ www.leonessavivai.it N°011
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IL PRONTUARIO
Conoscere la direzione che stanno prendendo le Amministrazioni nella
gestione del verde urbano consente di porsi in modo adeguato e non improvvisato
al quarto capitolo”: “Il piano di monitoraggio e gestione del verde” e in particolare ai sottocapitoli dedicati alle componenti arbustive, erbacee e prative.
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ARBUSTIVE ED ERBACEE
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uesto “capitolo” della rubrica “Il prontuario” risulterà un po’ atipico rispetto ai contenuti trattati finora. Abbiamo deciso, infatti, di dedicarlo alla gestione del verde urbano, o meglio di focalizzarci sulla gestione di alcune componenti vegetali che compongono le aree cittadine. Spunti che consentono di essere aggiornati su quanto previsto e richiesto dalle amministrazioni pubbliche e che quindi, di conseguenza, contribuiscono a porsi in modo adeguato e non improvvisato (anche se ci si occupa di verde privato!). Per andare sul sicuro e darvi le informazioni corrette, attingiamo a larghe mani dalle “Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile”, di cui abbiamo parlato più volte sulla nostra rivista. Ricordiamo solo che si tratta di un documento pensato come strumento pratico per attuare la Legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, redatto dal Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico che fa capo al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Andiamo direttamente
artiamo dalla componente arbustiva e dalle piante erbacee e facciamo una premessa: in base alle Linee Guida, la conservazione, la valorizzazione e il potenziamento di tali piante sono un importante obiettivo di riqualificazione ambientale e paesaggistica per le amministrazioni comunali. Nei parchi pubblici, infatti, la presenza di arbusti da fiore e da profumo (aromatici) e di zone fiorite contribuisce a incrementare il livello di biodiversità, oltre al fatto che le quinte arbustive definiscono spazi e funzioni. Tra gli obiettivi del Piano di monitoraggio e gestione rientrano: • mantenere la funzionalità, il pregio estetico e la salute del soprassuolo arbustivo e delle erbacee perenni ornamentali, attraverso idonee pratiche manutentive, anche in funzione delle diverse tipologie e funzioni (arbusti da bacca, da fiore, da profumo, con funzione difensiva, con funzione di protezione e consolidamento del suolo, con finalità faunistiche o di rifugio per l’entomofauna ausiliaria, ecc.)
BIODIVERSI T Come vanno trattati gli arbusti, le piante erbacee e i prati nella gestione del verde urbano? Rispondiamo attingendo alle recenti Linee guida per la gestione del verde urbano 64
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IL PRONTUARIO
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QUESTIONE ALLERGIA
• valutare le condizioni fitosanitarie della vegetazione, con riferimento alla presenza e intensità delle malattie di natura abiotica e biotica (di origine animale o vegetale) che possono essere presenti e alle misure di contrasto da adottare • organizzare la manutenzione al fine di aumentare la sostenibilità ambientale del verde urbano, con una particolare attenzione all’efficienza delle macchine e delle attrezzature e al riciclaggio dei residui di potatura attraverso il compostaggio o il riutilizzo in loco come pacciame
Per quanto concerne la manutenzione di siepi e arbusti è necessario porre particolare attenzione alla salvaguardia dell’avifauna nidificante, alla tutela e valorizzazione di fiori e frutti utili per la biodiversità urbana. A causa degli elevati costi di manutenzione, le Linee Guida prevedono anche di non ricorrere alle siepi formali, che vanno utilizzate solo in caso di effettiva necessità, quando per motivi funzionali, storici, paesaggistici, non possano essere preferite a bordure arbustive in forma libera. E ancora, nella scelta delle specie è fondamentale evitare quelle che possono arrecare problemi di ordine pubblico, per esempio limitando la visibilità o creando siti di occultamento di persone o cose. In aree verdi attrezzate o destinate ad attività di svago va inoltre evitato il ricorso a specie potenzialmente dannose (per presenza di spine, parti tossiche, elementi di forte allergenicità).
I TÀ
ome anticipato, nella selezione delle specie non è da sottovalutare la loro allergenicità, che può variare in base alle condizioni climatiche e ambientali dell’area in cui si trovano. Qui di seguito, in estrema sintesi, un supporto elaborato dall’Ispra, per individuare le problematiche legate a tale aspetto. I pollini presenti nell’atmosfera rappresentano l’elemento maschile per la riproduzione delle piante a seme. Il granulo pollinico è caratterizzato da uno strato protettivo composto da due pareti, una esterna e una interna. Quando il polline è maturo viene liberato per l’impollinazione e può raggiungere la parte femminile del fiore, trasportato dal vento (piante anemofile) o attraverso gli insetti (piante entomofile), l’acqua, gli uccelli e altri animali. I pollini che possono provocare allergie riportano in genere le seguenti caratteristiche: • appartengono a piante anemofile • contengono componenti allergeniche che stimolano il sistema immunitario del soggetto allergico geneticamente predisposto a produrre anticorpi specifici • sono prodotte in grande quantità da piante assai diffuse sul territorio e sono piccoli e leggeri per essere trasportati dal vento a grande distanza
La conservazione, la valorizzazione e il potenziamento di piante arbustive ed erbacee è un importante obiettivo di riqualificazione ambientale e paesaggistica per i Comuni
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IL PRONTUARIO
È fondamentale organizzare la manutenzione al fine di aumentare la sostenibilità ambientale del verde urbano
Sulle pareti dei granuli pollinici sono presenti numerose cellule proteiche che consentono il riconoscimento del granulo dalla parte femminile del fiore. Queste stesse proteine sono le responsabili delle reazioni allergiche. La concentrazione dei vari tipi di polline nell’atmosfera dipende soprattutto dalla presenza e diffusione delle piante sul territorio, nonché da alcuni parametri ambientali come il vento, l’umidità, la temperatura e la turbolenza atmosferica. Anche i cambiamenti climatici influiscono sui pollini: l’aumento delle temperature è associato ad allungamento e anticipazione della stagione pollinica, la distribuzione e l’insediamento di specie infestanti e concorre, con alte concentrazioni di anidride carbonica, all’aumento della produzione di pollini. Il grado di allergenicità del polline è stato valutato per molte specie arboree, arbustive ed erbacee in numerosi studi. E, per esempio, molte di queste conoscenze sono state utilizzate dall’Arpa Emilia Romagna nella preparazione delle schede botaniche, nelle quali il grado di allergenicità è stato distinto in quattro livelli: basso, moderato, alto ed elevato.
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SUPERFICI PRATIVE
ediamo ora quanto previsto dalle Linee Guida per le superfici prative, estensive e intensive, che in genere rappresentano una componente quantitativamente rilevante del
verde urbano. Tra gli obiettivi del Piano di monitoraggio e gestione rientrano: • mantenere la funzionalità, la salute e la composizione floristica di prati (estensivi) e tappeti erbosi (intensivi) in funzione
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delle diverse tipologie e funzioni (prato ornamentale, prato tecnico/sportivo, prato fiorito/naturalistico, prato con funzioni di protezione del suolo dall’erosione, ecc.) • incrementare la biodiversità locale • valutare le condizioni fitosanitarie della vegetazione, con riferimento alla presenza e intensità delle malattie di natura abiotica e biotica (di origine animale o vegetale) che possono essere presenti e alle misure di contrasto da adottare • adeguare le tecniche di manutenzione in funzione delle diverse tipologie di tappeti erbosi, della centralità delle aree verdi (e quindi del livello di manutenzione richiesto) e del tipo di fruizione (aree gioco, aree a più o meno intenso calpestio, ecc.) • organizzare la manutenzione al fine di incrementare la sostenibilità ambientale del verde urbano
In merito a questo ultimo punto, una particolare attenzione va posta all’efficienza delle macchine, all’impiego di tecniche di taglio dell’erba a basso impatto come il mulching e, dove questo non sia possibile, al recupero/riciclaggio dell’erba tagliata attraverso il compostaggio. È importante prevedere anche tecniche di gestione differenziata dei tappeti erbosi per individuare aree compatibili con una ridotta manutenzione e con l’introduzione di “prati selvatici” o “prati fioriti”, anche a vantaggio della biodiversità locale.
È importante prevedere
tecniche di gestione
differenziata dei tappeti erbosi per individuare aree
compatibili con una ridotta manutenzione