giardiniere giard
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PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
N° 022
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Maggio – Giugno 2020
+TECNICHE I nuovi CAM luci e ombre
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+L’INTERVISTA
In copertina uno scorcio del giardino Alzheimer “Il Faggio” progettato dall’architetto Monica Botta
La parola a Sara Pellegatta giardiniera filosofa
CORONAVIRUS LA NUOVA RIVISTA
SMART
1 Prato a bassa manutenzione
con Village Green 2 Pellenc lancia la nuova batteria dorsale Ulib750 3 Irrigare il verde verticale con Agabuana
IL SETTORE DURANTE PERL’EMERGENZA IL GIARDINIERE E DOPO COME SCEGLIERE GLI ALBERI IN CITTÀ Strumenti decisionali come i modelli permettono di selezionare le specie utili per una spiccata azione per l’ambiente e la salute dei cittadini
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Partiamo subito con la copertina carica di significato, di valore aggiunto, di speranza. E ce ne vuole tanta (tanta!) dopo gli ultimi mesi. Una copertina che ci piace, perché racconta quanto il verde può fare la differenza ed essere d’aiuto. Così, ci siamo fatti accompagnare dall’architetto Monica Botta tra i dettagli del giardino terapeutico “Il Faggio”, progettato per i malati di Alzheimer e realizzato dai professionisti dell’associazione TreeClimbing Ivrea: uno spazio verde in cui tutto è pensato per stimolare le memorie e i sensi. Un giardino dove il lavoro del manutentore si è rivelato prezioso per la buona riuscita del progetto. Insomma, un buon esempio di sinergia tra committenza, paesaggista e squadra di giardinieri, che migliora persone e ambiente. Ormai è un dato di fatto, il lavoro del giardiniere ha un determinante risvolto pratico sull’ambiente. Così, da questo numero, iniziamo una serie di approfondimenti su i nuovi CAM per il servizio di gestione del verde. Una lettura scrupolosa e attenta, grazie al nostro Valerio Pasi, attraverso una revisione critica, alla luce di una lunga esperienza sul campo. E continuiamo a parlare di ambiente a pagina 52, dove trovate un articolo realizzato in collaborazione con la rivista Arbor, nel quale si sottolinea l’importanza dell’utilizzo di strumenti decisionali come i modelli, che permettono di selezionare quali specie arboree in un determinato contesto urbano possono meglio svolgere una spiccata azione per l’ambiente e la salute dei cittadini. Ma di ambiente si parla ovunque in questo numero, proprio perché il giardiniere deve essere consapevole di quanto il suo lavoro abbia risvolti concreti su di esso. Infine, un ultimo appunto. Da questo numero inizia a collaborare con noi Anna Zottola, che certo non ha bisogno di presentazioni. Firmerà la nuova rubrica “L’opinione”, che trovate a pagina 66. E questa cosa, da ex studente appassionato di Fondazione Minoprio, mi riempie di gioia. Benvenuta!
di Francesco Tozzi
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IL CLIENTE HA SEMPRE R AGI O
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l famoso detto “Il cliente ha sempre ragione”, forse coniato da un capitano d’azienda inglese e giunto fino a noi dall’antico mercato dei tappeti di Mumbai, può avere ancora senso? Spesso sento dire che in fondo dobbiamo portare a casa “la pagnotta” e che le velleità creative e professionali dobbiamo metterle da parte, ma mi chiedo: la nostra formazione e la nostra etica possono essere messe da parte con leggerezza? Partiamo da un assunto, se il cliente mi chiama è perché ha bisogno della mia professionalità e la nostra professionalità ha un costo. Temere di perdere un contratto perché non assecondiamo pedissequamente le richieste del cliente, andando contro la nostra formazione, racconta qualcosa di noi. Cosa racconta? Per esempio, che non siamo in grado di comunicare correttamente con il nostro interlocutore la nostra formazione e la nostra professionalità. Abbiamo dubbi su quello che comunichiamo? Allora, facciamo un gioco, proviamo a raccontare a qualcuno che non ci conosce cosa vorremmo fare nel suo giardino o terrazzo, spieghiamogli il nostro lavoro e vediamo cosa capisce. Il cliente ha sempre ragione? Dipende. Diciamo che chiede un servizio che noi dobbiamo interpretare (non sempre lavoro facile) e trasformare un’idea in qualcosa di concreto, con il dialogo e l’esperienza. Il cliente che desidera il
nostro servizio ragionando solo sul prezzo, non solo non ha sempre ragione ma spesso non ha bisogno del professionista, ma di qualcuno che ci metta la “forza” e non la testa. Dovremmo ogni tanto dire di no, esaltare la nostra formazione, alimentarla costantemente e confrontarci, solo così avremo le armi per far capire a un potenziale cliente che la sua ragione, soprattutto in un lavoro creativo come il nostro, ricco di sfumature tecniche, è direttamente proporzionale alla sua esigenza nei nostri confronti. Il nostro impegno nei confronti dei clienti è quello di essere autentici e trasparenti, non farci sentire desiderati come se al mondo ci fossimo solo noi ma nemmeno correre al primo “capriccio”, dobbiamo essere congrui con il servizio che offriamo ed essere sempre pronti a comunicare e fare formazione sul campo. Un errore che ci può porre in difetto a volte è quello di criticare per partito preso il lavoro di un collega precedente, noi dobbiamo imparare a comunicare, a spiegare e soprattutto ad ascoltare. Dobbiamo dimostrare amore per il nostro mestiere, solo così saremo in grado di avere un vantaggio sul cliente che, recepito tutto questo, non potrà fare altro che dialogare con noi, comprendendo lo spirito con il quale affronteremo il lavoro richiesto, fidandosi e affidandosi. E se tutto questo non servirà, allora avrà avuto ragione lui, perché a quel punto avrà capito che non aveva bisogno di noi.
di Sandro Degni
Il cliente che desidera il nostro servizio ragionando solo sul prezzo, non solo non ha sempre ragione ma spesso non ha bisogno del professionista, ma di qualcuno che ci metta la “forza” e non la testa 6
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A I ONE?
Nella foto, l’esempio di un lavoro realizzato da Sandro Degni nel quale capire le esigenze del cliente, opporsi con professionalità e responsabilità ad alcune sue considerazioni e scelte, ha pagato. Non si è stravolto totalmente il desiderio del committente ma si è riusciti a guidarlo, anche scontrandosi a favore di scelte corrette per la futura cura del giardino. A distanza di tempo, il lavoro fatto in termini di comunicazione si è rivelato vincente, soprattutto per la fiducia accordatagli e il risultato voluto.
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Il cantiere
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La giardiniera filosofa
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I nuovi Cam, luci e ombre
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Il giardino che cura e accoglie
di Daniela Stasi
testo e foto di Valerio Pasi di Daniela Stasi
smart
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Per un prato dalle basse manutenzioni di Filippo Terragni
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Al passo coi tempi di Viola Delfino
Peso piuma ultrasottile di IIrene Nuvola
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Falegnameria sartoriale
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Per aumentare la biodiversità
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Pensato in grande
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Irrigazione sotto controllo anche per il verde verticale
di Daniela Stasi, foto di Luigi Fieni
di Jacopo Fromelli di Viola Delfino
di Filippo Terragni
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L’importanza dei dati
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Urban style
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L’arboricoltore, il medico degli alberi
di Jacopo Fromelli
di Nora Adamsberg
di Daniela Stasi
gestione
SOMMARIO N°022
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Da necessità a opportunità
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Nuovo orizzonte formativo
di Giovanni Rossoni, Paolo Codazzi, SSilvia Vasconi di G Giovanna Cutuli
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Dopo la tempesta? di Daniela Stasi
DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net
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Come scegliere gli alberi in città
IN REDAZIONE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net
di Rocco Pace, in collabor collaborazione con la rivista Arbor
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Una nuova varietà di giardiniere di SStefania Medetti
COLLABORATORI Nora Adamsberg, Giorgio Barassi, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Jurg Burger, Paolo Codazzi, Giovanna Cutuli, Camillo De Beni, Sandro Degni, Viola Delfino, Jacopo Fromelli, Stefania Medetti, Marta Meggiolaro, Irene Nuvola, Rocco Pace, Valerio Pasi, Andrea Pellegatta, Matteo Ragni, Giovanni Rossoni, Filippo Terragni, Silvia Vasconi, Anna Zottola GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net
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Gioielli del deserto di N Nora Adamsberg
COMUNICAZIONE DIGITALE Irene Accattino / promozione@laboratorioverde.net
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Per un giardino ronzante
PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net
di M Matteo Ragni
STAMPA Ciscra spa, Via San Michele 36, Villanova del Ghebbo (RO)
rubriche
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Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
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News
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L’opinione
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di Francesco Tozzi di SSandro Degni
Prontuario
di Lucio Brioschi di Anna Zottola
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Editoriale/1
DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via Pasubio 16, 21020 Brebbia (VA) Tel. 0332 989211 - fax 0332 773850 www.laboratorioverde.net - info@laboratorioverde.net
Laboratorio
verde
Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Bio Agenda • I Quaderni di greenup • Bio Calendario Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
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CONTRIBUTI
JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.
CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.
Sandro Degni
VALERIO PASI
La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.
Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.
MATTEO RAGNI
Anna Zottola
Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.
La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.
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IL CANTIERE | l’intervista
Sara Pellegatta.
Da questo numero, il primo articolo della rivista sarà sempre un’intervista a un giardiniere, per conoscerlo da vicino, comprendere la sua visione. E diamo il via con Sara Pellegatta che, dopo la laurea in filosofia, ha deciso di dedicarsi al verde di Daniela Stasi TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti
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e riflessioni di un giardiniere, il suo approccio, la sua visione, le sue opinioni sul giardinaggio professionale. Le priorità che orientano il suo sguardo e che guidano il suo agire. Obiettivo di questa nuova rubrica è ascoltare queste sensazioni e affidarle alla parola scritta, per depositarle e custodirle. D’ora in poi, infatti, su ogni numero faremo un’intervista a un giardiniere. A inaugurarla, è Sara Pellegatta, nata e cresciuta a Milano, ma che ha sempre trascorso le vacanze con i nonni nella casa di campagna sul lago di Como, per lei una sorta di “casa degli spiriti”, per dirlo con le parole di Isabel Allende. Passava le estati a rotolarsi in giardino, a fare pozioni di fiori ed erbe, a cercare animali e ad aiutare il nonno nell’orto. È lì che si stagliano nella sua mente le prime immagini di grandi prati selvaggi, di orti sapientemente curati, di boschi profumati e montagne che, oltre a tuffarsi in quel profondo specchio d’acqua, si impigliano nella sua anima, la abitano, fino a diventare le solide fondamenta della sua futura professione. Sara, voce attenta e gentile, con entusiasmo e
passione, si è raccontata, svelandoci tutte le capriole e i salti in avanti del suo percorso. Come e perché hai deciso di diventare giardiniera? Negli anni, ho vissuto sempre in città, sono cresciuta, mi sono laureata in filosofia, ma nonostante fossi una milanese doc non mi sono mai allontanata dalla mia casa degli spiriti. Topos per eccellenza nella mia vita, è stata fonte di grande divertimento con amici da giovane e adolescente, solido rifugio in periodi difficili, nido d’amore, porto quiete, a volte salvezza. Ed è stato lì che dopo essermi laureata, indecisa se restare in accademia o cercare lavoro, ho chiacchierato con il nonno: lui sapeva che avevo già scelto, mi vedeva da sempre per quello che ero, ma io, cittadina, poco più che ventenne, non avevo la capacità di guardarmi nuda davanti a me stessa e capire chi fossi davvero... Per fortuna c’era lui! Ho cominciato a frequentare la Scuola Agraria del Parco di Monza, ho fatto qualche corso per approcciarmi al mondo del giardinaggio e
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Giardinaggio è cura e rispetto dell’elemento vegetale, è conoscenza e attesa, è una sorta di senso in più, spesso in noi sommerso, un “sentire”, che permette al bravo giardiniere di dialogare con la natura parlando la sua lingua Per saperne di più e contattare Sara Pellegatta: Tel. 339 8132812 spellegattas@gmail.com www.ral6038.com
nel frattempo ho iniziato uno stage presso la floricoltura Lorenzini... Meraviglioso! Lì ho fatto il passaggio definitivo, quello che trasforma una passione, un luogo naturale dell’anima, in un mestiere, e ho intrapreso con decisione il mio cammino. Ho fatto altri corsi professionali, molti, a dirla tutta, sia a Monza che presso la Scuola di Minoprio e nel 2009 ho aperto la mia attività. Oggi progetto e realizzo terrazzi e giardini, prevalentemente a Milano, e sono felice, sono riuscita a coniugare la forma della città e la sostanza della campagna. Q Quanto incide nel tuo lavoro la tua formazione umanistica? La mia formazione è determinante, può sembrare strano ma è così. Fare giardinaggio, dal mio punto di vista, è prima di tutto osservazione e ascolto. Osservazione del contesto in cui andrò a intervenire che, nel mio caso, dato che lavoro prevalentemente in città, si traduce nell’inserire l’elemento vegetale più adatto (dal punto di vista botanico ed estetico) nel luogo artificiale in cui mi trovo. Esiste un’armonia, una sorta di ordine naturale che definisce proporzioni, forme e colori, dimensioni e consistenze di foglie e rami, texture e nuances, che se non rispettate, non solo nell’immediato non daranno un buon esito estetico, ma con ogni probabilità sul lungo periodo non funzioneranno.
Come definiresti il mestiere di giardiniere? Qual è la tua visione? Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, non molto tempo fa, Fernando Caruncho, grande, immenso filosofo paesaggista, e alla domanda “come si fa, maestro, a progettare un giardino, lei come fa?”, ha risposto che dopo avere parlato un po’ con il committente, chiede sempre di poter restare un momento da solo nel luogo che dovrà progettare. Perché ha bisogno che quel luogo gli parli, gli si sveli, affinché lui possa interpretarne le volontà e possa lasciarlo esprimere davvero. Ecco, il vero giardiniere, a mio parere, è proprio colui che riesce a interpretare le volontà della Natura, ad assecondarle, anche forzandole, senza mai violentarle. Giardinaggio è cura e rispetto dell’elemento vegetale, è conoscenza e attesa, è una sorta di senso in più, spesso in noi sommerso, un “sentire”, che permette al bravo giardiniere di dialogare con la natura parlando la sua lingua. Chiaramente, questa poetica visione deve poi necessariamente fare i conti, oggi, con la realtà, il che rende tutto molto complicato. Tra gli ideali e la realtà trovi dissonanze? T In generale il paesaggismo e il giardinaggio in Italia al momento sono molto sofferenti, nonostante abbiamo alle spalle una grande storia dei giardini. Penso che il nostro mestiere, perché di questo si tratta, di un vero e proprio antico, nobile e delicato mestiere, abbia profondamente risentito in primis di una cosa: la lotta contro il tempo. La nostra società ci spinge, ci risucchia, ci mette fretta, perché il tempo è denaro e invece noi giardinieri abbiamo a che fare con un tempo che è imposto, non è liquido né dominabile, anzi, è padrone e ci costringe a sottostare al proprio volere. E questo noi non siamo disposti ad accettarlo. Più. E allora il vecchio giardiniere, che aveva un rapporto quasi
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IL CANTIERE | l’intervista
l’evoluzione della società sono andati di pari passo, e con essi anche il concetto di bello, la moda e il design sono cambiati. Il risultato è che spesso abbiamo a che fare con richieste assurde che non possono essere in alcun modo soddisfatte, perché si tende a trattare un terrazzo come una stanza di casa, da arredare con oggetti inerti, e ci si dimentica che noi abbiamo a che fare con elementi vivi, che non sono mai uguali a loro stessi, che cambiano, crescono muoiono sono sani o malati, insomma vivono, e per farlo necessitano di condizioni specifiche e cure. Ma devo dire che in genere si riesce sempre a raggiungere un buon compromesso dopo avere spiegato al cliente le basi. Da lì, è tutto in discesa, perché l’interlocutore diventa più accondiscendente e allora tu riesci a soddisfare anche i tuoi criteri di rispetto del verde, che spesso vanno d’accordo anche con l’aspetto estetico. Sei un giardiniere
e vuoi raccontarci la tua mistico con la natura cui Sei una donna in un mondo maschile: storia? Scrivi a si metteva a servizio, oggi è un limite o una forza? Nella d.stasi@laboratorioverde.net vorrebbe esserne il padrone, quotidianità lavorativa come vivi con i risultati che sono sotto questo aspetto? i nostri occhi quotidianamente, basti pensare alla Sì, sono donna in un mondo maschile, e mi piace condizione del nostro verde urbano, dal piccolo molto. Un po’ è buffo trovarsi talvolta al cospetto terrazzo metropolitano alle grandi coltivazioni. di omaccioni virili e nerboruti che vantano Penso invece che noi giardinieri di oggi siamo dimensioni di attrezzatura e muscoli e avere la chiamati più che mai a cercare di rimettere in consapevolezza che chi è fuori posto non sono certo contatto i nostri clienti con tutto quel mondo che io... Sono invece fortunatamente circondata da noi ancora vediamo e loro spesso non conoscono tanti colleghi giardinieri con la G maiuscola, che di affatto, o comunque di certo non bazzicano. certo non considerano il giardinaggio un mestiere Il problema è che troppo spesso, purtroppo, i per soli uomini, seppur fisicamente faticoso, con giardinieri non sono formati a dovere. Non siamo i quali c’è stima reciproca e affiatamento. Certo nemmeno una figura professionale ben definita. E non nego che spesso sia stato e sia tuttora molto d’altra parte, proprio perché c’è tanta confusione e faticoso, sostanzialmente su due fronti: prima di tantissima mancanza di conoscenza, spesso i bravi tutto l’essere riconosciuta come valida, ma sono professionisti, e ce ne sono tanti, si confondono tenace e non mi sono mai lasciata spaventare né da nella mischia degli infiniti giardinieri improvvisati commenti né dalla innegabile inferiorità in termini che con la figura originale del giardiniere non di pura forza fisica che, credimi, è decisamente hanno davvero nulla a che fare. sopravvalutata; l’aspetto più complicato è quello della gestione famigliare, ma si sa, qualunque donna Cosa è prioritario nel fare giardinaggio che abbia dei figli e lavori si scopre un’impeccabile professionale? Il rispetto della natura, equilibrista. Considero la mia condizione di donna l’estetica, le scelte dei clienti? assolutamente un punto di forza. Certo, c’è voluto La volontà del cliente spesso è lo zoccolo duro. tempo perché riuscissi a trovare la mia dimensione, Purtroppo, la perdita del contatto con la natura e ma ne è decisamente valsa la pena.
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IL CANTIERE | tecniche
i nuovi cam, Il primo di una serie di approfondimenti sui nuovi CAM per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde. Una lettura scrupolosa e attenta. Una revisione critica, alla luce di una lunga esperienza sul campo testo e foto di Valerio Pasi TEMPO DI LETTU R A: 13 minuti
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el bel mezzo della bufera Covid-19, il 4 aprile 2020 con Decreto 10 marzo 2020 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i nuovi Criteri Ambientali Minimi (di seguito CAM) per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde, che andranno in vigore dopo 120 giorni, ovvero il 2 agosto 2020. Tre sono gli ambiti di applicazione: il servizio di progettazione di nuova area verde o riqualificazione di area già esistente; il servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico; la fornitura di prodotti per la gestione del verde. Ben rilevanti dunque le novità, che non si limitano a indicazioni circa gli ammendanti, gli impianti di irrigazione e le piante ornamentali, come nei CAM precedenti (DM 13 dicembre 2013). In questo primo articolo ci concentriamo sulla parte relativa alla progettazione del verde.
LE CAPACITÀ TECNICHE RICHIESTE
Per quanto riguarda la progettazione, anche se non obbligatorio, si individua il criterio di selezione in SPECIE AUTOCTONE: L’ESEMPIO DI MILANO Come detto, nelle grandi città è difficile dire quali siano le specie autoctone. A Milano, per esempio, dopo secoli e secoli di urbanizzazione, di antropizzazione della campagna e di eliminazione totale delle cenosi forestali, quali sono le specie autoctone? Ci si deve riferire al Bosco di Cusago (reliquati delle foreste planiziali del querco-carpineto) o all’Oasi di Lacchiarella (reliquati delle foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior excelsior)? È evidente che per la città di Milano non si può stabilire quali siano le specie autoctone.
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base all’interdisciplinarietà, all’interdisciplinarietà ovvero l’elaborazione da parte di un team di professionisti con diverse competenze professionali in grado di garantire una visione completa e organica. Curioso come tra le capacità tecniche non figurino quelle agronomiche, che sono quelle maggiormente rilevanti, ma vengano citate genericamente le competenze relative al campo ambientale, paesaggistico, naturalistico, forestale, ingegneristico, geologico e urbanistico. Nella documentazione di gara devono invece essere indicati i criteri di scelta delle specie vegetali, le eventuali soluzioni per la conservazione e la tutela della fauna selvatica, la gestione delle acque, eventuali sistemazioni
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luci e ombre
In questo articolo affrontiamo la parte dei CAM relativa alla progettazione del verde. Sui prossimi numeri focalizzeremo l’attenzione sul servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la gestione del verde.
con tecniche di ingegneria naturalistica, impianti di illuminazione, eventuali arredi, indicazioni per la gestione dei cantieri, piano di gestione e manutenzione delle aree verdi, eventuale predisposizione di un’area per il compostaggio all’interno del sito progettuale. Niente che non sia già incluso nel Codice Appalti, ma è stato opportuno puntualizzare nello specifico elencando i criteri. Tra gli elementi conoscitivi di base, è necessario disporre di analisi del terreno, possibilmente eseguite secondo i metodi e i parametri normalizzati di prelievo e di analisi
pubblicati dalla Società Italiana della Scienza del Suolo - SISS che stabiliscono le caratteristiche fisiche e chimiche e la qualità della sostanza organica presente nel suolo oggetto di progettazione. Buon punto di partenza, ma le analisi necessitano di una corretta interpretazione ai fini agronomici nel senso più ampio, e implicano quindi l’apporto di competenze specifiche, che possano orientare le scelte relative alle specie da impiegare a seconda delle caratteristiche del terreno o che possano stabilire quali accorgimenti occorrono per rendere possibile N°022
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IL CANTIERE | tecniche
LUCI • Criterio di selezione in base all’interdisciplinarietà • Tra gli elementi conoscitivi di base previste le analisi del terreno • Progettazione del verde urbano secondo il principio Nature-Based Solution
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il successo dell’impianto di una determinata specie scelta in base alle finalità progettuali. E se mancano le specifiche competenze, è difficile che le analisi siano utili.
LA SCELTA DELLE SPECIE VEGETALI
Se si entra nel dettaglio dei criteri riguardo la scelta degli elementi vegetali, si nota come l’approccio relativo alla progettazione del verde urbano sia incentrato soprattutto sulle grandi città, secondo il principio Nature-Based Solution, ovvero secondo il presupposto che il verde, per offrire servizi ecosistemici, debba necessariamente imitare criteri e regole della natura. In questa visione ideologica, si impone la scelta delle specie, selezionando quelle autoctone, “al fine di favorire la conservazione della natura e dei suoi equilibri”. Nelle grandi città è difficile però dire quali siano le specie autoctone (approfondimento nel box “Specie autoctone: l’esempio di Milano). Il principio dell’impiego di specie autoctone, che deve essere perseguito nella gestione di infrastrutture naturalistiche (piano strategico di gestione degli ambienti naturali, come foreste e zone umide, zone rurali e di altri spazi aperti, che conserva e migliora le funzioni dell’ecosistema e fornisce benefici alla società) non è propriamente adeguato nella progettazione delle infrastrutture verdi (rete di aree naturali e seminaturali pianificata a livello strategico con altri
elementi ambientali, progettata e gestita in maniera da fornire un ampio spettro di servizi ecosistemici), specialmente nel verde urbano. Basti pensare a realizzazioni con funzione prettamente ornamentale o con finalità ludicoricreative in campo sanitario (es. giardini terapeutici). È pur vero che nel decreto si specifica che “laddove si ravveda che tale caratteristica non sia adeguata all’area specifica, deve esserne data valida motivazione scientifica inserita nel progetto, basata su principi di riduzione degli impatti ambientali e di efficacia dell’operazione di piantagione, considerando i vincoli paesaggistici eventualmente esistenti, i limiti stazionali di spazio per la chioma e per le radici della futura pianta, i sostanziali vantaggi attesi dall’utilizzo della eventuale specie alloctona selezionata”. Una complicazione inutile se si impiegano specie appartenenti ad altre zone fitoclimatiche o specie ampiamente naturalizzate. Infatti, limitare la scelta alle specie autoctone, oltre che a essere una scelta arbitraria, significa che tutte le specie alloctone naturalizzate, come ad esempio il Platanus
x acerifolia, la Magnolia grandiflora, gli aceri orientali, gli ippocastani, le conifere nordamericane così come tutte le cultivar orticole coltivate nella totalità dei vivai di piante ornamentali in Italia, restano escluse in maniera aprioristica dall’impiego nel verde urbano. Inoltre, si prescrive che “le specie selezionate, a basso consumo idrico, a elevata resistenza agli stress ambientali e alle fitopatologie, presentino la migliore potenzialità per attivare capacità autonome di organizzazione LE RIPERCUSSIONI SUI VIVAI ITALIANI Continuiamo la riflessione col dire che non esistono solo grandi città: in Italia i comuni con più di 60.000 abitanti sono un centinaio, mentre quelli sotto i 20.000 abitanti sono 7.400 circa! Le esigenze sono chiaramente molto diverse, in quanto i servizi ecosistemici delle aree verdi nei piccoli centri sono finalizzati e quasi sempre legati alla mitigazione dei deflussi idrici. Sarebbe stato opportuno, invece, indicare come utilizzabili “le specie autoctone e comunque storicamente naturalizzate e tipiche dei luoghi” (crf. DPR 13 febbraio 2017, n. 31 “Regolamento recante individuazione degli interventi esclusi dall’autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura autorizzatoria semplificata”). Le ripercussioni di queste scelte a livello economico sui vivai italiani, già in crisi da parecchi anni saranno sicuramente pesanti, ora che vedono precluso un mercato sinora parte dello sbocco naturale della produzione. Si noti anche come pochi siano in Italia i vivai che producono piante forestali (=autoctone) in taglie idonee alle richieste: basti pensare che la maggior parte delle specie utilizzate per le riforestazioni o per l’impiego in contesti naturalistici e di infrastrutture verdi sono prodotti finiti in contenitore dell’altezza di 60-80 cm! N°022
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OMBRE • Tra le competenze tecniche non figurano quelle agronomiche • Nelle analisi del terreno mancano le specifiche competenze agronomiche, a discapito dell’effettiva utilità • Imposizione delle specie autoctone anche laddove è difficile individuarle, come nelle grandi città • Il criterio premiante scelto per l’affidamento del servizio di progettazione basato sul punteggio tecnico proporzionale al numero di anni di esperienza
verso forme più evolute di comunità vegetali”. Ciò contrasta parzialmente con il principio Nature-Based Solution, incentrato sul fatto che le infrastrutture verdi vengono utilizzate con sempre maggiore frequenza per mitigare i deflussi idrici e ridurre l’impatto ambientale causato dall’inquinamento dei deflussi urbani, come le zone umide che sono in grado di biodegradare o di trattenere una vasta gamma di inquinanti emergenti, spesso con migliori risultati rispetto alle soluzioni convenzionali. Le piante adatte alle zone umide chiaramente non sono da scegliere tra quelle a basso consumo idrico e potrebbero non essere tra quelle autoctone, così come le specie a elevata resistenza agli stress ambientali.
IL CRITERIO DEL PUNTEGGIO TECNICO
Niente di nuovo per quanto riguarda i principali elementi di cui tenere conto nella scelta delle specie per la
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realizzazione di nuovi impianti quali l’adattabilità alle condizioni e alle caratteristiche pedoclimatiche, l’efficace resistenza a fitopatologie di qualsiasi genere, la resistenza alle condizioni di stress urbano e all’isola di calore, l’assenza di caratteri specifici indesiderati per una specifica realizzazione, come essenze e frutti velenosi, frutti pesanti, maleodoranti e fortemente imbrattanti, spine, elevata capacità pollinifera, radici pollonifere o forte tendenza a sviluppare radici superficiali; e ancora, la presenza di limitazioni per il futuro sviluppo della pianta, a livello delle radici e delle dimensioni della chioma a maturità, quali ad esempio la presenza di linee aeree o d’impianti sotterranei, la vicinanza di edifici, etc., la presenza di specie vegetazionali autoctone o storicizzate riconosciute come valore identitario di un territorio. Davvero deludente invece il criterio premiante scelto per l’affidamento del servizio di progettazione relativamente al punteggio tecnico, che sarà proporzionale al numero di anni di esperienza in servizi di progettazione con caratteristiche analoghe a quelle richieste. Poteva essere fatto di meglio, introducendo quanto già previsto ma non obbligatorio, ovvero la multidisciplinarietà dei progettisti e l’approccio olistico con cui il progetto viene calato nel contesto.
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IL GIARDINO
CHE CURA E AC C
L’architetto Monica Botta ci ha accompagnato tra i dettagli del giardino terapeutico “Il Faggio”, progettato per i malati di Alzheimer. Realizzato dai professionisti dell’associazione TreeClimbing Ivrea, è un ospitale spazio verde in cui tutto è pensato per stimolare le memorie e i sensi di Daniela Stasi
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hi legge la nostra rivista, sa che su ogni numero presentiamo un progetto realizzato da un paesaggista, in cui il lavoro del giardiniere si è rivelato prezioso per la buona riuscita del progetto stesso. Progetti-mosaici, in cui i vari ruoli si incastrano
perfettamente tra loro, come fossero colorati tasselli, a comporre la figura voluta. E quando Monica Botta, architetto paesaggista specializzata in giardini terapeutici, ci ha raccontato un suo progetto, la sensazione è stata proprio quella di trovarsi davanti a un grande mosaico, pensato con la testa e con il cuore, in cui
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PRINCIPI ISPIRATORI Il giardino “Il Faggio” è stato progettato secondo i canoni e i principi ispiratori dei giardini terapeutici, in particolar modo dei giardini per l’Alzheimer. La progettazione è andata incontro alle esigenze dell’ente gestore della struttura e sono stati concordati interventi atti a destinare il giardino ad attività ludiche, ricreative, di stimolo ma anche di svago. La scelta della vegetazione è stata concordata per una tipologia di arbusti e tappezzanti a bassa manutenzione come graminacee, erbacee perenni. Arbusti sempreverdi, inoltre, sono stati inseriti per creare barriere visive e occultare la recinzione.
CONNESSIONI CON LA STORIA DEL LUOGO
L L’edifico di Villa Sclopis, a Salerano Canavese, in provincia di Torino, limitrofo alla città di Ivrea, è stato oggetto di intervento da parte dello studio aMDL dell’architetto Michele De Lucchi, che ne ha ampliato gli spazi per ottenere una struttura con posti di degenza. Il capanno a lato della villa, per anni utilizzato come ricovero attrezzi, come semplice baracca, Monica Botta e l’architetto Michele De Lucchi, è stato oggetto di che ha curato l’intervento di ampliamento di Villa Sclopis. intervento e a maggio 2018 è stato riconsegnato nella sua nuova configurazione, adibito a ospitare un nuovo centro diurno per l’Alzheimer, divenuto punto di riferimento per il canavese. L’area d’intervento del giardino Alzheimer è prospicente l’edificio del centro diurno; al momento di presa visione, si i vari pezzetti, oltre a incastrarsi armoniosamente presentava a prato, con la preesistenza tra loro, fanno da cassa risonanza gli uni agli altri, di alcuni alberi tra cui un imponente in un equilibrato gioco corale. Abete di Douglas. Lungo il Ci riferiamo al giardino Alzheimer “Il Faggio” perimetro dell’area diversi elementi del centro diurno “la Baracca”, realizzato architettonici rimandavano alla all’interno del plesso di Villa Sclopis, sede storia del paesaggio, alla tradizione di un hospice gestito dalla Cooperativa dei luoghi: una tipica pergola CasaInsieme Onlus, che vanta un parco dal in pietra scolpita a mano per grande pregio arboreo: a realizzare il progetto di la Vitis vinifera, vinifera alcuni alberi da Monica Botta, i professionisti dell’associazione frutto tra cui un noce e dei cachi. TreeClimbing Ivrea, che ha come scopo la E in lontananza, posta al di fuori del divulgazione dell’arboricoltura “etica” nel rispetto perimetro – ma all’interno del parco – dell’ambiente, del territorio e delle persone. un’antica torre, testimonianza storica appartenente Qui di seguito tutti i dettagli. al complesso architettonico.
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«Il progetto del giardino si è basato sulle richieste della committenza, sulle finalità del giardino terapeutico e sulla connessione con il manufatto architettonico di particolare rilevanza stilistica – racconta Monica Botta – Dal porticato del centro diurno, proprio per finalità di apertura e visibilità verso lo spazio aperto, è possibile avere una visuale panoramica verso il giardino e avere la possibilità quindi di vedere dove sono tutti gli ospiti, cosa stanno facendo in un’ottica di fruibilità controllata e sicura. Per questo motivo, il giardino “Il Faggio”, nome scelto dall’associazione, è stato progettato con vegetazione bassa nelle parti centrali dell’area verde e più alta, colorata e sempreverde ai lati, lungo i confini».
OGNI DETTAGLIO, UNO SCOPO PRECISO
Centralmente al giardino, un grande abete preesistente ombreggia un ampio spazio ovale
in parte destinato a tappezzanti sempreverdi e a fioriture, in parte lascia libero svago agli ospiti su di un grande prato antistante l’edificio. Il giardino, con una serie di percorsi ad anello, realizzati con materiale naturale ecocompatibile e drenante (marchio Terra Solida di Promotec), trova punti di sosta e di ristoro. Una pergola studiata dallo studio aMDL completerà lo spazio di sosta, attualmente attrezzato con un tavolo e delle sedie lignee per permettere agli ospiti di sostare e di fare attività. La pergola è strettamente connessa all’edifico anche tramite una recinzione lignea che riprende il ritmo e il modello del rivestimento esterno delle pareti. È raggiungibile dal porticato attraverso un percorso Per saperne di più:
www.monicabotta.com www.casainsieme-onlus.it/villa-sclopis/ www.micheledelucchi.it Facebook/TreeClimbingIvrea
GIARDINO (REALMENTE) VISSUTO Il giardino “Il Faggio” è utilizzato sia dagli ospiti malati di Alzheimer del centro diurno, sia dal personale che vi lavora. Spesso, la sera, i famigliari che vanno a prendere gli ospiti del centro, si fermano a passeggiare e a sostare in giardino, godendone dei benefici. È fruibile liberamente dagli ospiti durante tutto l’arco della giornata, le porte verso l’esterno sono apribili e il personale può controllare la posizione degli ospiti. Le attività del giardino sono gestite dal personale, ma vi si svolgono perlopiù incontri di orticoltura, giardinaggio, momenti di canto, passeggiate, piccoli laboratori. E soprattutto per dare sfogo al wandering wandering, fenomeno molto comune negli anziani affetti da demenza senile che consiste in una pulsione verso il vagare, lo spostarsi in direzione di qualcosa, con la speranza di arrivare in un luogo amato. Rientra tra i comportamenti più preoccupanti che possono manifestarsi in un malato di Alzheimer; e un giardino come “Il Faggio” consente di contenerlo in modo non oppressivo.
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Per vedere dove sono tutti gli ospiti, cosa stanno facendo in un’ottica di fruibilità controllata e sicura, il giardino è stato progettato con vegetazione bassa nelle parti centrali e più alta, colorata e sempreverde ai lati, lungo i confini che costeggia un’area di aromatiche e di il rivestimento dell’edificio realizzato dallo studio piante eduli. Aromatiche come timo, aMDL è, insieme alla pietra, importante per la lavande, rosmarini e una piccola raccolta scelta degli arredi e degli elementi di decoro del di salvie colorate sono state collocate giardino. lungo il vialetto, poiché dal portico si RICORDARE GESTI, accede direttamente alla zona giorno STIMOLARE MEMORIE della cucina del centro e questo permette di avere a portata di mano spezie per l’uso quotidiano Per stimolare la memoria e il ricordo, nel giardino si trovano due punti d’acqua. Un’antica fontanella, ma anche per la manipolazione, stimolazione di quelle di paese, è stata collocata vicino alla sensoriale. zona della pergola; da questa partono una serie di Lungo ungo il percorso opposto alla pergola, si snodano arbusti sempreverdi a schermare il limite dell’area. dei pannelli blu per attività motorie e attività Un lavatoio in pietra valdostana, in una delle con giochi sonori, questo per dare l’opportunità aiuole centrali, offre l’opportunità di accedere di trovare spazi e modi diversi di fare terapia all’acqua ma anche di ricordare gesti che le donne con l’ausilio del personale ma anche in modo facevano nei lavatoi tipici montani. autonomo. A chiudere il giardino, Due aree verdi centrali, una storica pergola in ospitano delle grandi pietra lavorata a mano, panchine di legno, LA CURA NELLA CURA crea un percorso ombroso sovradimensionate ma Diversi alberi e arbusti sono stati con la vite che si arrampica. molto gradite dagli ospiti che regalati da donatori privati. Quest’area, con gli alberi amano anche stendersi per Il giardino è stato realizzato da frutto, il noce, il susino, fare una pennichella. totalmente grazie all’apporto di volontari dell’associazione l’uva, è destinata all’orto, Il legno, materiale usato per CasaInsieme Onlus, ai professionisti dell’associazione TreeClimbing Ivrea e a cittadini che hanno voluto dedicare il loro tempo per la buona riuscita della realizzazione.
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Tutta l’area verde ha
connotazioni terapeutiche nella misura in cui stimoli sensoriali, motori, evocativi, storici e del luogo, sono presenti per dare supporto e aiutare la cura
delle persone Monica Botta insieme ai professionisti dell’associazione TreeClimbing Ivrea, autori della realizzazione del giardino “Il Faggio”. Per la buona riuscita, prezioso l’apporto di volontari dell’associazione CasaInsieme Onlus e di cittadini di Salerano Canavese.
e il quadrato di verde prospiciente la pergola è abbellito con un semplice prato e con aiuole rialzate per la coltivazione degli ortaggi. «Questo giardino Alzheimer ha come obiettivo di stimolare il tatto, la vista e l’udito, attraverso l’inserimento di graminacee ed erbacee perenni – spiega l’architetto Botta – Masse di vegetazione, scomposte, ondeggiano e cambiano colorazione
e consistenza durante il trascorrere delle stagioni. Verbene bonariensis mescolate alla Stipa tenuissima, al Pennisetum dove fa capolino la fioritura delle Gaure e quella di Achillee dai colori sempre diversi. Il senso del gusto, dell’olfatto e del tatto, sono legati in particolar modo alla aiuola delle erbe eduli ed aromatiche. Questo spazio ha l’obiettivo di essere di riferimento per attività di raccolta e confezionamento delle erbe, pertanto è punto fruibile e di riferimento per gli ospiti». E ancora, una zona centrale, dove è inserito il lavatoio in pietra, richiama gli insetti, poiché sono state collocate diverse varietà di arbusti che, per colorazione e fioritura, mutano nelle stagioni. Una Buddleja davidii, attira le farfalle in estate e in autunno la Salvia nemorosa colora di blu l’aiuola fino a novembre inoltrato. Lungo il perimetro a definire l’area creando colorazioni sempre diverse, cespugli di Cornus stolonifera, Cornus sanguinea, Hamaelis mollis e Diane, dalle fioriture precoci, viburni e arbusti sempreverdi. Tutta l’area verde ha connotazioni terapeutiche T nella misura in cui stimoli sensoriali, motori, evocativi, storici e del luogo, sono presenti per dare supporto e aiutare la cura delle persone.
SGUARDO ECLETTICO Architetto che negli anni ha declinato la sua professione verso tematiche sociali, di comunicazione e di sperimentazione, Monica Botta, in particolare, si è specializzata in progetti in cui la natura è mezzo per ottenere benessere. Svolge attività didattica in diversi istituti e università italiane, collabora come docente presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, al master in “Pianificazione, programmazione e progettazione dei sistemi ospedalieri e socio-sanitari” per le tematiche inerenti gli Healing Gardens e, sempre al Politecnico, è condirettrice del corso di Therapeutic Landscape Design. È vicepresidente della Sezione Piemonte e Val d’Aosta dell’Aiapp - Associazione Italiana Architettura del Paesaggio. Infine, è anche autrice di articoli e libri, tra cui ricordiamo “Caro giardino, prenditi cura di me. Delicate storie di vita e di ben-essere nella natura”.
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TECNOLOGIE . INNOVAZIONI . SOLUZIONI
| tappeto erboso
Village Green è stata testata in Australia e poi introdotta nel bacino del Mediterraneo.
È una delle caratteristiche della nuova varietà Village Green, testata in Australia e poi introdotta nel bacino del Mediterraneo. Garantisce un’estrema densità di crescita, grazie ai suoi fitti rizomi di Filippo Terragni
Per un prato
dalle basse manutenzioni
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estrema versatilità di applicazione è una delle caratteristiche principali della nuova specie di prato Village Green, varietà di tappeto erboso del genere Pennisetum (o Kikuyu) sterile e regolarmente registrata in Europa. Un tappeto erboso che può essere utilizzato per la realizzazione di campi sportivi, parchi pubblici, zone verdi e aree private. La fornitura è garantita da una rete di sette diversi produttori in tutta Europa, di cui tre in Italia, che lavorano a stretto contatto con i tecnici dell’azienda.
IDEALE PER PARCHI E GIARDINI PUBBLICI
Il prato è stato perfezionato in Australia, superando diverse prove di sostenibilità, e successivamente è stato importato e registrato in Europa, dove ha riscontrato una particolare adattabilità alle diverse condizioni pedo-climatiche, oltre che alle diverse esigenze di mercato dei Paesi del Sud Europa. Durante le fasi di sperimentazione, il prato è stato testato in condizioni di scarsità idrica, temperature elevate e presenza di salinità nel suolo e ha dimostrato una particolare abilità di adattamento e
La nuova varietà garantisce un’elevata densità.
I PLUS Sterile. Village Green è una specie di prato “maschio sterile”. Non produce semi come il Kikuyu comune e di conseguenza non contamina l’ambiente circostante. Versatile. Si tratta di una varietà di prato estremamente versatile, perché si adatta a utilizzi di natura diversa: fairways di campi da golf, giardini pubblici e privati, campi sportivi di calcio e rugby, oltre che ippodromi. Eco-sostenibilità. In quanto, necessita di un apporto di acqua e di trattamenti fitosanitari ridotti. Attività d’inverno. È una specie resistente e attiva durante il periodo invernale in clima mediterraneo, avendo un periodo di dormienza ridotto o assente, a seconda della locazione geografica.
I rizomi consentono una fitta propagazione laterale.
importanti prestazioni anche in condizioni difficili. Un’attitudine che consente a Village Green di poter essere utilizzato in molti parchi e giardini pubblici, spesso caratterizzati da terreni poco favorevoli alla formazione di impianti vegetativi delicati. Ecco alcuni vantaggi concreti: ridotta crescita verticale, quindi un minor numero di tagli annui; maggior competitività contro le infestanti, di conseguenza un minore impiego di diserbanti; minore suscettibilità alle malattie che si traduce in un moderato impiego di pesticidi; esigenze idriche ridotte anche del 50 per cento.
GARANTISCE ELEVATA DENSITÀ
Per quanto riguarda l’aspetto morfologico e di crescita, Village Green presenta fitti rizomi e
Le radici possono raggiungere anche 40-50 cm di profondità.
stoloni, ovvero organi di propagazione laterale che consentono la colonizzazione di nuove aree o di quelle eventualmente diradate, quindi sono in grado di ripristinare la loro densità. Inoltre, presenta un apparato radicale più profondo (40-50 cm), che gli consente di attingere più facilmente alle risorse idriche negli strati più profondi del suolo. Il risultato è un manto erboso fitto, che riduce la probabilità da parte delle infestanti di intaccare il prato e, di conseguenza, limita la necessità di ricorrere a diserbanti chimici: qualità apprezzate particolarmente in spazi privati, hotel e strutture turistiche. Un altro vantaggio da ricordare è la resistenza all’uso e al calpestio (oltre 10 ore di utilizzo al giorno), oltre alla sua capacità di recupero, che permette di utilizzare il tappeto erboso anche per la creazione di impianti sportivi. Da sottolineare, infine, una particolare attività invernale in climi mediterranei.
I PRODUTTORI SUL TERRITORIO • Bindi Pratopronto Nord (Italia, Roma) • Pratolpa (Italia, Taranto) • Tecno Prato (Italia, Catania) • Cesped Eco (Spagna) • Verdara (Spagna) • Turf Land (Cipro) • Hella Sod (Grecia)
| disinfezione
AL PASSO
COI TEMPI
Per saperne di più visita il sito www.newpharm.it
L’emergenza sanitaria ha introdotto abitudini prima non contemplate. Tra queste l’esigenza di igienizzare le attrezzature e le superfici con cui si entra in contatto. Ecco due proposte della padovana Newpharm di Viola Delfino
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ecenti studi hanno stabilito il periodo di sopravvivenza del nuovo Coronavirus sulle superfici, che può variare da poche ore fino a giorni, a seconda delle superfici stesse. Per tali ragioni la disinfezione, oltre che il rispetto
delle basilari misure igieniche individuali, assume un ruolo centrale per scongiurare i rischi di contagio da Sars-CoV2. L’igiene ambientale si raggiunge attraverso procedure distinte: in primis la detersione delle superfici, ossia l’allontanamento meccanico dello sporco organico, e poi la disinfezione delle stesse oltre che dello spazio circostante che porta all’eliminazione di batteri, funghi e virus. Per tali scopi, Newpharm propone il nuovo Bra-Newphen Spray, disinfettante aerosol per l’igiene di tutte le superfici: nel caso specifico del giardinaggio professionale, attrezzature da lavoro, veicoli, mobilio e superfici di giardini e terrazzi. Tra i plus, la possibilità di abbinare alla bombola, la valvola per lo svuotamento automatico.
SCELTO DALLE IMPRESE DI SANIFICAZIONE Tra i più usati dalle imprese di sanificazione e disinfestazione, spicca Amminorex, disinfettante liquido concentrato per superfici per uso professionale. Viene scelto per le sue proprietà germicide e l’assenza di possibili contaminanti, quali il cloro, gli alogeni e le aldeidi. Privo di alcool e ricavato dalla triammine, Amminorex risulta un efficace virucida, battericida e fungicida già dopo brevi tempi di contatto. Applicabile nell’ambiente attraverso spugnatura, spray di uso domestico e/o nebulizzatori professionali (sia ULV che nebbiogeni), permette in tempi rapidi di svolgere sia la disinfezione di superficie che dell’intera cubatura.
| elettroutensili
Peso piuma
ultrasottile Pellenc lancia sul mercato la nuova batteria dorsale multifunzione Ulib750. A caratterizzarla, un’elevata compattezza, l’ergonomia e un rapporto ottimale tra capacità e peso
Vai al sito pellencitalia.com
di Irene Nuvola
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na vera innovazione in termini di tecnologia, ergonomia e design. Basti dire che pesa 4,5 kg, e non c’è bisogno di aggiungere altro. Si chiama Ulib750 ed è la nuova batteria dorsale multifunzione lanciata sul mercato da Pellenc. Tra i suoi plus spiccano proprio lo spessore ridotto e l’ottimale rapporto capacità/peso di 166 Wh per kg. Vediamola più da vicino. Progettata per essere utilizzata con tutti gli utensili a batteria Pellenc, è riciclabile all’80% e risulta ideale per ogni lavoro di potatura. Caratterizzata da un design minimale e compatto, vanta una capacità di 745 Wh per 17,25 Ah e un’autonomia di due ore e mezza con il soffiatore Airion 3 e fino a 12 ore con un tagliasiepi. È utilizzabile inoltre in qualsiasi condizione climatica grazie al livello
di protezione IP54. Da segnalare: il display del livello di autonomia retroilluminato con contatore di ore per tipo di utensile; la reversibilità con doppi pulsanti On/Off e connessione dell’utensile in alto o in basso; la visibilità di notte o in condizioni metereologiche difficili grazie a quattro catarifrangenti e allo schermo lampeggiante; doppia sicurezza di fissaggio speciale a livello dell’impugnatura ergonomica.
I PLUS • Peso 4,5 kg • Energia disponibile 745 Wh per 17,25 Ah • Rapporto capacità/ peso di 166 Wh per kg • Autonomia di 2 ore 30 min con il soffiatore Airion 3 e fino a 12 ore con un tagliasiepi • Livello di protezione IP54 • Compatibile con tutti gli utensili a batteria Pellenc • Ricarica al 90/100%: 7 ore 30 min/ 9 ore
RESISTENTE A TUTTO Tra le caratteristiche salienti di Ulib750 è da evidenziare l’elevata resistenza, data anche dal montaggio a fisarmonica con elementi agli ioni di litio di alta qualità. La sua vita utile è di oltre 800 cicli di carica (un ciclo corrisponde a una carica e a una scarica complete): per farsi un’idea, nel corso della sua vita utile, consente di effettuare un lavoro equivalente a oltre 2.800 litri di benzina.
| arredo
Falegnameria
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na falegnameria di famiglia, da più generazioni. Una storia di vero artigianato, di saperi tramandati, di tecniche antiche. Di amore per il legno di recupero, in grado di raccontare storie. È questa l’essenza de Limperfetto, marchio creato dai fratelli Dario e Alessandro
Nelle foto le sedie Adirondack de Limperfetto immortalate a Orticolario, l’evento autunnale a Villa Erba, sul lago di Como.
PEZZI UNICI SU MISURA Oltre alle sedie Adirondack, Limperfetto realizza svariati articoli in legno e in stoffa, anche su misura, come i cuscini creati come i materassi di una volta. Tra i prodotti: panche, tavoli, sgabelli, coffe table, librerie, armadi, oltre oggettistica in legno (un prodotto-simbolo sono le oche in legno, che appaiono anche nel logo del marchio).
Stevanin, a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Tutti i prodotti sono pezzi unici, realizzati rigorosamente a mano.
FATTE A MANO PER DURARE NEL TEMPO
In larice delle Dolomiti, le poltrone da esterno Adirondack sono caratterizzate da una seduta ergonomica (che consente a chiunque di rialzarsi senza troppa fatica) e sono solide, comode e resistenti alle intemperie: anzi, col passare del tempo, diventano ancora più belle, assumendo un effetto invecchiato naturale. Possono essere in legno naturale o dipinte, a seconda del giardino o del terrazzo che le ospita. Il dettaglio che fa la differenza è il bracciolo largo, utile per appoggiare libri, bevande o altro.
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sartoriale Ecco a voi le poltrone da esterno Adirondack in larice delle Dolomiti. A crearle, le sapienti mani di Dario e Alessandro Stevanin che, insieme, danno vita al marchio Limperfetto di Daniela Stasi, foto di Luigi Fieni
LEGNO DI RECUPERO, PORTATORE DI STORIE
In generale, per i complementi d’arredo, il legno usato è tutto di recupero, cercato e selezionato da Dario e Alessandro: larici dai masi dismessi e tavolati edilizi in abete bianco, entrambi del Trentino, oltre a tavole dei pontili dei moli di Venezia, travature in rovere provenienti dall’Abruzzo. Tutto legno, insomma, che fa parte del patrimonio storico e culturale italiano. Lo stile d’arredo proposto, sia per esterno che per interno, è rustico industrial, in cui il legno si abbina al ferro. «Limperfetto è un’attività che nasce da una
continua evoluzione del nostro progetto – spiegano i fratelli Stevanin – Nasce dalle nostre passioni, dalla Per saperne di più voglia di metterci in gioco vai al sito e di tramandare tecniche limperfetto.design antiche che rischiano di essere perse con l’avvento di macchine sempre più precise. Nasce dal nostro sudore e dai nostri sacrifici. Nasce, infine, da esperienza, amore e passione, e ci fa piacere pensare che molti pezzi da noi creati siano nei giardini e nelle case di chi ci ha scelto».
| ambiente
Vi presentiamo un sistema galleggiante studiato per ospitare piante igrofile, capaci di apportare interessanti vantaggi ecologici agli ecosistemi acquatici, grazie a processi di fito-depurazione di Jacopo Fromelli
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loating Green è un sistema prefabbricato galleggiante, ideato da Bio Soil Expert, che permette di ospitare specie vegetali igrofile, piantumate in appositi tubolari contenenti uno specifico substrato di coltivazione alleggerito. L’associazione tra il substrato e gli apparati radicali permette, così, la colonizzazione di microflora batterica in grado di apportare vantaggi ecologici agli ecosistemi acquatici, attraverso la riduzione di composti azotati e fosfatici, diminuendo i processi di eutrofizzazione.
LE CARATTERISTICHE TECNICHE ◗ Dimensioni: 1-2 mq ◗ Peso secco/mq: 5 Kg circa ◗ Peso bagnato/mq: 7,5 Kg circa ◗ Numero di fori per la piantumazione: 15/mq ◗ Disponibilità di formati alternativi ◗ Info: www.biosoilexpert.com
NICCHIE ECOLOGICHE
Più nel dettaglio, si tratta di un sistema modulare, con diverse tipologie di formato, che permette di creare un’isola delle dimensioni
FLOATING GREEN - ISOLA GALLEGGIANTE VEGETATA Tubolari con substrato alleggerito da piantumare Tubolari galleggainti
Il sistema consente la riduzione di composti azotati e fosfatici.
richieste, grazie alla possibilità di collegamento tra i diversi elementi, dotati di specifici occhielli di connessione. I tubolari per la piantumazione possono essere modificati in base alla specie vegetale utilizzata e possono essere forniti pre-vegetati, oppure nudi. Oltre all’aspetto fito-depurativo, Floating Green permette la creazione di nicchie ecologiche, che favoriranno la presenza di invertebrati, anfibi, avannotti e piccoli animali, diventando in alcuni casi zona di nidificazione anche per uccelli. Una soluzione che concorrerà ad aumentare la biodiversità del luogo, oltre che l’aspetto ecologico. La struttura esterna dei moduli è costituita da un geotessile, tessuto in polipropilene a elevata resistenza di trazione (30 KN/m) e con elevate permeabilità (30 l/mq-s). Il tutto è saldato in un unico pezzo e, in base alle dimensioni, è previsto l’accostamento di tubolari con galleggianti alternati a tubolari riempiti con substrato alleggerito. All’interno di questi tubolari, nei quali poi verranno inserite le piante, è stato introdotto un materiale bio-compostabile granulare a elevata superficie di contatto, che consentirà di ottenere le condizioni ideali per lo sviluppo del bio-film, responsabile della vera e propria depurazione biologica. Un dettaglio schematico del sistema galleggiante.
PER UNA MAGGIORE
biodiversità
| macchine
Stihl presenta RMA 765 V, il nuovo tosaerba professionale a batteria progettato per aree ampie e per tempi prolungati di Viola Delfino
pensato
IN GRande C oncepito per lavori di lunga durata e per operare su superfici di grandi dimensioni. Il nuovo tosaerba professionale a batteria Stihl RMA 765 V è progettato, infatti, per lo sfalcio di aree ampie, taglio con raccolta, scarico posteriore, e taglio mulching, oltre per lo sfalcio su terreni declivi fino a 25 gradi. Dotato di motore elettrico DC senza spazzole a 4.400 giri/minuto, dispone di una robusta scocca ibrida (strato esterno in alluminio verniciato a polvere, rivestimento interno protettivo in polimero) e di trasmissione elettrica Vario per la regolazione flessibile della velocità (cinque velocità da 0 a 5,5 km/h). Le ruote anteriori piroettanti (le singole ruote possono essere regolate in altezza in sette posizioni da 25 a 100 mm) facilitano la manovrabilità della macchina, mentre la stegola è orientabile in altezza in tre posizioni e richiudibile. Da mettere in evidenza
l’apparato a due lame sincronizzate con larghezza di 63 cm. Per quanto riguarda la raccolta erba, lo scarico è posteriore con cesto in tessuto resistente agli strappi dalla capacità di 80 litri. In alternativa, kit mulching come accessorio opzionale. Infine, uno sguardo alla batteria AR 2000 L / AR 3000 L, quest’ultima in grado di affrontare fino a 3.100 m² con una sola carica.
Più info sul sito www.stihl.it
I PLUS
• Tempo di lavoro lungo e tempo di ricarica ridotto • Elevata larghezza di taglio (63 cm) • Compatibile con il sistema a batterie Stihl Pro • Manutenzione ridotta
| tecnolog ia
Irrigazion e
controllo anc h
il verde vertic a Grazie al nuovo sistema di monitoraggio per la gestione dell’acqua progettato da Agabuana. Una soluzione che consente di razionalizzare la risorsa idrica in ambito urbano di Filippo Terragni
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sistemi di verde verticale sono sempre più diffusi nelle nostre città, sia in ambito residenziale, sia commerciale, per gli svariati vantaggi che ne derivano. Non solo in termini estetici, naturalmente. Di conseguenza sono in continua evoluzione anche i sistemi di controllo e di gestione di pareti e tetti verdi. Una di queste soluzioni, è il nuovo Agabuna Green Walls: un sistema modulare specifico per il controllo e il monitoraggio di sistemi di irrigazione per muri verdi. Grazie alle sue caratteristiche, inoltre, può essere utilizzato anche per la coltivazione in serra, sia tradizionale, sia in idroponica.
SUPERVISIONE DA REMOTO
Il sistema è composto da una centrale (Master) al quale si possono collegare fino a 30 moduli (Slave) in base alle dimensioni dell’impianto. La gestione e la verifica dell’impianto vengono effettuate per mezzo di una piattaforma su cloud, che permette, in modo semplice ed intuitivo, programmazione e supervisione da remoto per mezzo di smartphone o computer collegati a internet. Diverse le caratteristiche tecniche della piattaforma di controllo su web, tra cui: programmazione
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c he per c ale
in base al calendario annuale, giorno della settimana e intervallo giornaliero; visualizzazione e possibilità di scaricamento dei dati storici dei sensori. Inoltre, il sistema consente la visualizzazione dello stato delle valvole e la gestione multi-utente con la possibilità di impostare differenti livelli di autorizzazione.
QUESTIONE DI PRIORITÀ
Agabuana Irrigation Systems è un’azienda di Pordenone, fa parte del Polo Tecnologico della città e nasce per essere uno dei punti di riferimento nel campo dell’irrigazione in un settore sempre più strategico e delicato: la gestione dell’acqua e del verde. Come tutti ben sappiamo, l’acqua è una risorsa indispensabile e sempre più preziosa. La sua gestione rappresenta una sfida da affrontare, in ogni settore, compreso quello del verde ornamentale, e che richiede sempre nuove capacità e tecnologie: dalla progettazione dei sistemi di irrigazione, alla loro integrazione con i sistemi di automazione e le reti di controllo, alla possibilità di personalizzazione dei sistemi, per rispondere a esigenze sempre più molteplici e particolari. E Agabuna Green Walls va proprio in questa direzione: un sistema pensato per le diverse tipologie di applicazione che garantisce il pieno controllo della programmazione e una gestione ottimizzata dell’irrigazione.
CARATTERISTICHE TECNICHE ◗ 2 uscite per controllo solenoidi/pompe ◗ Possibilità di gestione integrata ◗ 4 ingressi sensore configurabili ◗ 30 metri la distanza massima dal solenoide ◗ 30 metri la distanza massima dai sensori (a seconda della tipologia di sensore) ◗ Trasformatore esterno 24 VAC ◗ Info: www.agabuana.com
La centrale Master a cui possono essere collegati fino a 30 moduli.
| gestione
L`importanza
dei dati Grazie alla stazione meteorologica Green Go, è possibile raccogliere informazioni complete per monitorare al meglio il tappeto erboso. Compreso l’utilizzo dei prodotti di cura di Jacopo Fromelli
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reen Go è una stazione meteo progettata per la corretta gestione dei tappeti erbosi. Grazie alla sua portabilità (10 kg, può essere ripiegata e spostata), alla sua autonomia energetica (pannello solare) e alla capacità di inviare dati ovunque si trovi (modulo GSM), la stazione meteo GreenGo si adatta alle diverse esigenze dei greenkeeper. Inoltre, grazie a particolari sensori, acquisisce e calcola tutti i dati necessari per una gestione integrata del tappeto erboso. Da sottolineare poi l’algoritmo innovativo dei modelli previsionali che permette di prevedere in anticipo lo sviluppo di malattie e la durata dei prodotti fitosanitari. Scarica qui
la brochure sul sito greengosystem.com
DI FACILE CONDIVISIONE
Il software cloud-based permette la visualizzazione remota dei dati in tempo reale su smartphone, pc e tablet, con lo storico dei dati acquisiti sempre disponibile. Un insieme di elementi che rendono possibile adottare, grazie a Green Go, le strategie di precision LE CARATTERISTICHE ◗ Portatile turfgrass management ◗ Geolocalizzabile tramite il monitoraggio delle ◗ Funzionamento a energia solare condizioni meteo-climatiche ◗ Ideale per i greenkeeper in modo continuo e riferito ◗ Info: www.greengosystem.com al reale contesto di interesse.
La stazione pesa circa 10 kg e può essere ripiegata e spostata.
Le serie storiche e la visualizzazione combinata di più dati agrometeorologici consentono, quindi, di avere quadri sinottici ad hoc e il rilievo di stati di stress o di avversità può essere fissato su mappa georeferenziata in modo semplice e rapido tramite smartphone. Il dato spaziale è di facile accesso e può essere condiviso con altri soggetti incaricati della manutenzione, in questo modo è agevole localizzare interventi specifici laddove siano state individuate aree con fattori limitanti per il tappeto erboso. Inoltre, il software integrato permette la registrazione di tutte le operazioni agronomiche effettuate sul tappeto erboso. Le fertilizzazioni, l’applicazione di prodotti fitosanitari o di altri prodotti può essere facilmente inserita attingendo a un vasto archivio di referenze, in modo che elementi nutritivi o principi attivi siano automaticamente riportati nella scheda di registrazione del trattamento. Infine, l’aggiornamento continuo con i dati dei trattamenti eseguiti va a costituire un archivio storico dal quale si possono agevolmente recuperare i dati estraendoli secondo periodi di tempo impostati, ottenendo così tabelle riassuntive con i totali impiegati per ciascun prodotto, elemento nutritivo o principio attivo.
| macchine
Per maggiori dettagli www.gardena.com
URBAN sTYLE Gardena presenta il nuovo rasaerba a batteria HandyMower, concepito per piccole aree verdi in città. Da consigliare ai clienti che nei momenti di relax amano dedicarsi al giardinaggio di Nora Adamsberg
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a parte della linea di prodotti “City Gardening” di Gardena ed è mirato a soddisfare le esigenze di chi possiede un piccolo spazio verde in città: da usare per aree minute e da consigliare ai clienti che nei momenti di relax amano dedicarsi al giardinaggio. Il nuovo nato della gamma è HandyMower, rasaerba a batteria agli ioni di litio 18V/2,6Ah. Leggero, maneggevole e compatto, consente di falciare il prato utilizzando soltanto una mano e taglia facilmente ovunque, anche nei punti più difficili da raggiungere: HandyMower, infatti, si destreggia agilmente tra le aiuole e sotto i mobili da giardino, sostituendosi, in alcuni casi, al lavoro di un trimmer. Grazie alle sue dimensioni ridotte, inoltre, non ingombra ed è comodo da riporre in poco spazio a fine utilizzo. Da segnalare: la lama di 22 cm di larghezza, la regolazione dell’altezza di taglio su tre livelli (da 3 a 5 cm) e il taglio mulching.
| libri
L`arboricol
il medico degli a Un assaggio delle “10 domande sulla gestione del rischio arboreo”, l’intervista a Luigi Sani realizzata nell’ambito degli “ArborWebinar”, gli incontri online della Sia. Con un linguaggio chiaro e incisivo, Sani ha aperto grandi interrogativi. E ha presentato il suo ultimo libro
Luigi Sani, autore del libro “Valutazione e gestione del rischio arboreo. Manuale operativo”.
di Daniela Stasi
I
l periodo appena passato, è inutile dirlo, ha posto una serie di interrogativi che, diciamolo, era proprio ora noi esseri umani ci facessimo – se poi questi quesiti troveranno risposte concrete, chissà, lo vedremo solo in un futuro non prossimo. Il lockdown ha portato anche a un ripensamento di alcuni strumenti che hanno consentito di avvicinare, condividere, divulgare. Ne sono un esempio gli “ArborWebinar”, il ciclo di incontri online organizzato dalla SIA, Società Italiana di Arboricoltura, e dalla sua rivista “Arbor”, preziosa opportunità per approfondire tematiche legate agli alberi, con esperti di massimo livello. Uno di questi incontri è stato promosso in collaborazione con la nostra rivista, così ho avuto il piacere di intervistare Luigi (per tutti Gigi!) Sani, un nome che non ha bisogno di presentazioni: è dottore forestale, arboricoltore dalla lunga esperienza, attivo anche nella didattica (collabora con l’Università di Firenze)
! À T I V NO
e nella ricerca con la pubblicazione di articoli, monografie e libri di divulgazione scientifica. L’intervista è stata anche occasione per presentare il suo ultimo libro, dal titolo “Valutazione e gestione del rischio arboreo. Manuale operativo”, curato da Sani insieme ad Arborete, network di “albericultori” professionisti, edito da Gifor editrice. È il testo che conclude una trilogia sulla stabilità degli alberi: il primo, “Valutazione integrata dell’albero”, è un manuale operativo semplificato; il secondo, “Statica delle Strutture
A breve iniziano i GreenWebinar, interviste online sul verde organizzate da ASSOFLORO in collaborazione con la rivista IL giardiniere
oltore,
i alberi
Arboree” affronta il tema della valutazione di stabilità sia sul piano teorico che metodologicopratico. Quest’ultimo ha l’obiettivo di inquadrare la valutazione di stabilità nel contesto della gestione del rischio arboreo e quindi affronta i presupposti, i modi e il contesto in cui avviene e si svolge la prestazione professionale dell’arboricoltore. Qui di seguito un breve estratto dell’intervista. Puoi descrivere la differenza sostanziale tra la valutazione del pericolo pensare che, se si trova di e la determinazione del rischio? fronte all’ingresso dell’asilo di tua Sono stupito che ancora oggi, figlia, forse è meglio tagliarlo, se si dopo tre mesi in cui tutti i medici trova lungo un viale è opportuno hanno lavorato sulla valutazione potarlo (possibilmente non del rischio clinico, ci sia ancora drasticamente!), se si trova in un qualcuno che sostiene che la parco magari basta togliere il secco, procedura corretta sia quella di se ha un valore culturale magari è valutare il solo pericolo piuttosto sufficiente consolidarlo, se si trova che il rischio. La valutazione nel mezzo del bosco a fruizione della pericolosità (propensione Vai al video estensiva si potrebbe anche evitare al cedimento) di un albero è dell’intervista di fare qualcosa. La pericolosità è la una parte della valutazione di a Luigi Sani stessa, ma interventi e monitoraggio stabilità. La pericolosità cerca di dipendono dal rischio. È evidente. determinare l’entità delle anomalie Questo implica che il rispetto e dei difetti o la probabilità del delle regole oggi vigenti è sbagliato e, credetemi, cedimento, ma nulla può dire riguardo non solo alle conseguenze (ciò che interessa al committente), durante i processi questi aspetti emergono in modo drammatico. ma anche alle cure che l’albero necessita e al periodo di controllo. Perché a tuo parere è necessario valutare P La valutazione del rischio affronta l’albero in il rischio arboreo di un albero o di un gruppo un’ottica olistica a tutto campo, come deve di alberi? essere per un organismo vivente. Noi quando La valutazione di stabilità non è un atto di valutiamo un albero siamo medici e come tali ci dobbiamo comportare e come tali dobbiamo essere studio sull’albero o una ricerca, ma è una perizia. Ogni perizia deve rispondere alla domanda del considerati. committente. Quando andiamo dal medico, a Prendiamo un albero importante con noi “committenti” non ci interessa tanto sapere un’abbastanza alta propensione al cedimento. La di preciso che cosa abbiamo, ma in che modo pericolosità è sempre la stessa ma è ragionevole
| libri
il medico intende curarci (e speriamo guarirci). È palese (e questi tre mesi ce lo dimostrano con lampante chiarezza) che la cura non dipende dalla pericolosità del virus ma dal rischio cui ciascuno di noi è sottoposto ed è infatti variata in relazione al diverso livello di rischio dei pazienti infettati (e nel momento più drammatico purtroppo anche in relazione al loro “valore di esistenza”). Interventi colturali e piano di controllo dipendono dal rischio connesso alla presenza dell’albero e non certo dalla sua pericolosità. Chi sostiene il contrario o è un ingenuo o mente sapendo di mentire. Tra l’altro, nei manuali di valutazione del rischio si segnala appunto il “pericolo” che, se la valutazione di pericolosità non si riferisce a variabili oggettive ma è di tipo qualitativo (come spesso è), bisogna stare molto attenti e prendere adeguate precauzioni, perché è frequente confondersi e valutare il pericolo in relazione al contesto, quindi al rischio. Faccio due esempi che dovrebbero Per saperne di più risolvere la questione: sulle attività della Sia: una Lagerstroemia alta www.isaitalia.org due metri con inserzione Facebook/ SIA - Società Italiana stretta e corteccia inclusa di Arboricoltura Onlus ha un’elevata pericolosità (propensione al cedimento). Se gli interventi e il monitoraggio fossero funzione della pericolosità dovrei consolidarla e verificarla tutti gli anni. Ciò è evidentemente stupido; una quercia monumentale di 600 anni, con una carie estesissima, come molti alberi monumentali ha una elevata pericolosità e quindi andrebbe abbattuta se mi riferissi alla pericolosità. Ciò è evidentemente delinquente. Valutare V alutare il rischio (pericolosità per vulnerabilità), ovviamente se lo si fa in modo serio, permette di salvare un mucchio di alberi e di risparmiare un mucchio di soldi. Valutare la pericolosità crea una profonda confusione logica e concettuale e danni rilevanti, perché verranno abbattuti alberi che meritavano di essere conservati e fatti interventi inutili e costosi (per esempio le capitozzature). Q Quali sono le figure preposte alla valutazione del rischio arboreo? Il rischio idrogeologico è valutato dal geologo. Il rischio sismico è valutato da un geofisico. Il rischio derivante dalla caduta di un oggetto astrale o di un satellite è valutato da un astronomo. La valutazione del rischio dei ponti è valutata dall’ingegnere.
Il rischio clinico è valutato da un medico. Sulla base del principio di induzione per semplice enumerazione ne dedurrei che il rischio arboreo deve essere valutato da un arboricoltore. Questa è comunque una domanda che in parte va fatta alle istituzioni. Posso dire solo che deve essere una persona che non ha solo le competenze (quindi una formazione in materie agroforestali), ma che è anche competente (quindi che ha approfondito la materia in corsi specifici professionalizzanti). Questo perché le conseguenze derivanti da una errata valutazione della stabilità possono essere gravi (non solo la possibile lesione o morte di persone ma anche l’abbattimento di alberi utili per la nostra vita), per cui è necessario che chi la fa non sia approssimativo e superficiale. Q Questo libro chiude una trilogia, ci puoi riassumere il percorso e le motivazioni che ti hanno guidato dall’inizio fino a questo testo? Fin dalla laurea e nelle borse di ricerca successive, mi sono sempre occupato di metodologia sperimentale e operativa e di logica dei fondamenti. Questo perché non sono capace nelle attività pratiche ma, se c’è una cosa che so fare, è quella di inquadrare un percorso professionale per realizzare appunto una procedura. Tutte le mie esperienze di ricerca non sono mai state di base ma applicative, nel senso di creare la cornice metodologicamente corretta per coloro che, ben più bravi di me, potessero realizzare quanto io non son capace di fare in modo corretto e logicamente coerente. Quando feci il corso per imparare la valutazione Q di stabilità (era credo il 1998 o forse prima) rimasi colpito dall’interesse per la materia, ma dissi subito al Maestro (Alessandro Pestalozza) che gli ero grato di aver imparato così tante cose, ma che la procedura (all’epoca c’erano le infauste FRC) era del tutto sbagliata. Siccome sono cocciuto, in tutti questi anni ho cercato di spiegare dove e perché è sbagliata e come migliorarla. Ricordo il primo convegno sul rischio arboreo nel 2005 organizzato da me all’Accademia di Scienze Forestali. Ecco, scrivendo ho cercato di chiarire le cose prima a me e poi agli altri, e questa è la ragione dei libri. Non solo. I libri servono soprattutto per affermare che io lavoro così, hanno quindi un valore professionale in un campo che, fino a oggi, è vago e approssimativo e tale vaghezza si ripercuote in problemi giuridici molto grossi, che poi è difficile rimediare.
NEWS DA L MERCATO
News NASCE MYPLANTONLINE
Myplant & Garden ha creato Myplantonline, la nuova vetrina digitale riservata ai prodotti, ai servizi e alle novità degli espositori. Con Myplantonline, il Salone internazionale del Verde moltiplica il potenziale comunicativo degli espositori, che hanno così l’opportunità di caricare in autonomia immagini, schede prodotto, cataloghi e profili aziendali, dando vita a un’esposizione digitale interattiva, in costante aggiornamento con contenuti formativi, news e interviste. Il nuovo format - gratuito - offre agli imprenditori del comparto un’occasione nuova e una nuova piattaforma in cui conoscersi, contattarsi e preparare il terreno per nuovi affari. Info: www.myplantonline.com
IL SETTORE CHIEDE L’ESONERO DEI CONTRIBUTI “Tra le tante proposte di cui da troppo tempo si parla per l’aiuto al settore, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali è quella in grado di portate benefici concreti e immediati alle imprese, colpite duramente dalla crisi e ancora oggi in carenza di liquidità per proseguire le attività e fare investimenti”. È quanto sostengono i rappresentanti del settore floricolo e vivaistico italiano, Luca Magazzini (Associazione Vivaisti Italiani), Nada Forbici (Assofloro), Paolo Arienti (Distretto Vivaistico Planta Regina) e Mario Faro (Consorzio Florovivaistico e Agroalimentare dello Ionio). L’esonero sarebbe un indennizzo indiretto, in grado di generare benefici immediati: oltre al risparmio e quindi il poter mantenere liquidità all’interno delle aziende, un abbattimento almeno per il 2020 dei costi di produzione. “Un giusto riconoscimento per chi da tempo si impegna a occupare dipendenti in modo regolare, contro la piaga del lavoro sommerso che affligge pesantemente anche il nostro settore. L’appello che facciamo ai nostri rappresentanti e alle istituzioni è quello di avere un’attenzione reale e concreta per il settore florovivaistico. Un settore che non ha mai goduto di contributi di nessun tipo e che anche per la crisi economica legata al Coronavirus ha pesato poco o nulla sullo Stato, che nonostante la grave crisi non ha licenziato ma anzi ha fatto lavorare per mantenere in piedi le aziende e fare la programmazione (investimenti) delle nuove produzioni, senza tuttavia la liquidità a causa delle mancate vendite per il lockdown”. Info: www.vivaistiitaliani.it; www.assofloro.it; www.plantaregina.it
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BORSE DI STUDIO SUL PAESAGGIO
È aperto il bando della sesta edizione delle annuali borse di studio sul paesaggio, istituite dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche nel quadro delle proprie attività di ricerca sul paesaggio e la cura dei luoghi. Saranno assegnate a progetti di ricerca relativi a una delle tre aree tematiche: Teorie e politiche per il paesaggio, Natura e giardino e Progetto di paesaggio, ispirate rispettivamente alle eredità culturali di Rosario Assunto, Ippolito Pizzetti e Sven-Ingvar Andersson. Le borse, del valore di 10.000 euro (lordi) ciascuna, sono destinate a laureati (laurea magistrale) e post laureati italiani e stranieri, che non abbiano compiuto 40 anni alla data di scadenza del bando, fissata al 31 agosto 2020. Il periodo di svolgimento sarà dal 15 gennaio 2021 al 15 luglio 2021. Info: www.fbsr.it
UN ORTO DIDATTICO NELL’EX VILLA DELLA MAFIA
Succede a Rozzano, periferia a sud di Milano. A 12 anni dalla confisca definitiva, la villetta di via Molise 5, appartenuta a un narcos della ‘ndrangheta, ridiventa “casa”, nel senso più accogliente del termine. Tra le iniziative organizzate dal Comitato Molise 5, “Un bene da coltivare”, il progetto sostenuto da Fondazione di Comunità Milano e selezionato per la seconda edizione dell’Università del Crowfunding, il programma di finanza alternativa dell’Università di Milano-Bicocca che consente a studenti, ex studenti, docenti e a tutto il personale dell’ateneo di lanciare una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Produzioni dal Basso; il gruppo promotore è guidato da Mara Heidempergher, studentessa del corso intensivo per educatori socio-pedagogici dell’Università di Milano-Bicocca. La raccolta fondi si è conclusa nel migliore dei modi e ora il progetto è realtà: nella proprietà, costituita da un edificio di oltre 350 metri quadrati con un giardino di 1.500 metri quadrati,
prenderanno vita 12 aiuole di circa 8 metri quadri l’una, una piccola serra utile per la crescita dei germogli e una lombricaia che servirà per la produzione del compost. Un altro esempio di come il verde sia in grado di unire le comunità. Info: www.comune.rozzano.mi.it
GESTIONE | formazione/1 in collaborazione con
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uone nuove dalla Fondazione Minoprio. La nuova edizione dei corsi di specializzazione vede l’implementazione della Formazione a Distanza FAD, già ampiamente sperimentata in primavera in risposta all’emergenza Coronavirus e molto apprezzata dagli studenti. Così una necessità si trasforma in straordinaria opportunità. Segnaliamo che i corsi saranno avviati al raggiungimento del numero minimo di 12 partecipanti, con partenza a ottobre 2020 e termine a maggio 2021. Due gli open day previsti: il 3 luglio, da remoto, e il 19 settembre. Ecco nel dettaglio i corsi in programma.
PROGETTAZIONE GIARDINI
La figura professionale di riferimento è il Tecnico Progettista di Spazi Verdi, presente nel QRSP di Regione Lombardia. Tale figura viene declinata nella Specializzazione Progettazione Giardini a partire dalle conoscenze e abilità che fanno riferimento alle due macrocompetenze: “elaborare progetti per la realizzazione di spazi verdi” (tecnico progettista) ed “effettuare la supervisione dei lavori di realizzazione di spazi verdi” (tecnico di cantiere). L’edizione 2020-2021, la 25esima, approfondisce in modo particolare gli aspetti storici, culturali e botanici legati alla valorizzazione di parchi e giardini storici per quanto riguarda sia gli elementi
Ecco a voi le proposte di formazione a distanza della Fondazione Minoprio. Una serie di corsi di specializzazione per modellare il proprio futuro professionale di Giovanni Rossoni, Paolo Codazzi, Silvia Vasconi
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DA NECESSITà A N°022
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vegetali che quelli strutturali e di arredo. Il corso è rivolto a diplomati e laureati prevalentemente in ambito agrario e architettura o/e in possesso di competenze formali, informali nel settore o con esperienza certificabile in ingresso.
SPECIALIZZAZIONE GIARDINAGGIO E ARBORICOLTURA
Il giardiniere si occupa della realizzazione di parchi e giardini pubblici e privati e della loro manutenzione. Cura la predisposizione del terreno ospitante, la messa a dimora delle piante, gestisce le manutenzioni ordinarie, la potatura delle principali specie ornamentali, la riproduzione e moltiplicazione di piante, gli innesti; è in grado di fare un uso corretto delle attrezzature e dei macchinari specifici. Con la Legge n.154 del 28/07/2016 e i conseguenti ACSR n.31230 del 22/02/2018 e la DDG Istruzione Formazione e Lavoro n.5777 del 23/04/2018, la professione del giardiniere viene assorbita da quella del manutentore del verde. Il corso è rivolto a giovani e adulti in possesso di un diploma o di una qualifica professionale triennale o con esperienza pregressa nel settore.
TECNICO DI AGRICOLTURA BIOLOGICA
La figura professionale di riferimento è il Tecnico di Agricoltura Biologica presente nel Quadro Regionale Standard Professionali di Regione Lombardia. È il tecnico che collabora con l’imprenditore agricolo con un approccio biologico piuttosto che chimico, quindi ricorrendo a sistemi di coltivazione e allevamento che riducono al minimo indispensabile il ricorso a prodotti chimici e sviluppano invece l’agricoltura come sistema biologico valorizzandolo anche come patrimonio culturale. Tutto ciò attraverso la scelta delle colture in funzione delle caratteristiche dei suoli, l’integrazione e rotazione delle colture, le tecniche di allevamento, la lotta biologica contro i parassiti e l’uso dei rifiuti e scarti come fonte energetica, fino alla promozione della cultura del ripristino dell’architettura rurale e del recupero delle
Per maggiori informazioni www.fondazioneminoprio.it Facebook: @corsidiminoprio
tradizioni contadine. Il corso è rivolto a giovani e adulti in possesso di una laurea, un diploma o con esperienza pregressa nel settore.
TECNICO FORESTALE
Il percorso formativo rivisita in chiave moderna la figura del boscaiolo, arricchendola con competenze forestali nuove, relative ai moderni supporti tecnologici applicabili anche alla gestione del bosco. Si parte da una professione antica, quella di colui che si approccia al lavoro in bosco in un’ottica di “utilizzo”, “cura” e “recupero”, arricchita dalla capacità di utilizzare ciò che il progresso mette a disposizione, per arrivare a una gestione attiva e sostenibile dei boschi, creando nel contempo lavoro e reddito per gli operatori. Il corso è rivolto a maggiorenni in possesso di un diploma o di una qualifica professionale triennale o con esperienza pregressa nel settore. REFERENTI DEI CORSI ◗ Giovanni Rossoni: telefono: 031.4127064; email: g g.rossoni@fondazioneminoprio.it ◗ Paolo Codazzi: telefono: 031.4127053; email: p p.codazzi@fondazioneminoprio.it ◗ Silvia Vasconi: telefono: 031.4127045; email: s.vasconi@fondazioneminoprio.it
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GESTIONE | formazione/2 in collaborazione con
Con il corso per Operatore Giardiniere, Esperto di giardini e parchi storici, la Scuola Agraria del Parco di Monza ripensa la formazione per giardinieri in erba o già attivi che hanno necessità di specializzazioni di Giovanna Cutuli
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ivido la mia giornata tra lo studio e il lavoro in giardino”. Così il premio Nobel Herman Hesse, poeta e giardiniere, era solito confessare ai suoi lettori. E così la Scuola Agraria del Parco di Monza ripensa un modo nuovo di organizzare la formazione per giardinieri in erba o giardinieri già attivi che hanno necessità di specializzazioni in questi mesi successivi all’emergenza Covid-19.
“ALLENAMENTO” CONTINUO
In realtà l’idea progettuale nasce dalla condivisione
del tavolo tecnico di esperti di Regis (Rete dei Giardini Storici) ai quali partecipano alcuni Comuni ed enti proprietari di siti storici, che hanno raccolto i bisogni espressi da un mondo non tanto invisibile come il vasto patrimonio di parchi e giardini storici presente in Italia e non per ultimo in Lombardia. Ora è arrivato il momento di partire, tuttavia, sappiamo che non basta un titolo di studio, se pur basilare per intraprendere o per operare in un contesto lavorativo, o la sola passione, se pur utile per superare gli sforzi delle difficoltà insite nel giardinaggio. È necessario continuare ad allenarsi.
NUOVO ORIZZONTE
FORMATIVO
COMPETENZE SPECIFICHE Al futuro Esperto di giardini e parchi storici saranno proposte lezioni di studio della salvaguardia e conservazione dei giardini storici, il rilievo architettonico, la botanica del giardino storico, le normative paesaggistiche, budgeting e analisi costi, il piano di gestione e manutenzione e i principi di valorizzazione e comunicazione.
Soprattutto nel mestiere d’arte del Giardiniere che convive ogni giorno con dinamiche nuove dettate dalle variazioni naturali, climatiche, antropiche e, oggi, anche pandemiche, e ha bisogno di acquisire
il metodo del lavoro di squadra, particolarmente ricercato se si diversifica per competenze e se occorre lavorare contemporaneamente con architetti, progettisti, urbanisti, agronomi, e amministratori pubblici o proprietari privati.
FORMAZIONE A MODULI
Il nuovo corso per Esperto di giardini e parchi storici avrà inizio nei prossimi mesi estivi con lezioni a distanza per 15 corsisti, guidati da docenti universitari, tecnici, architetti e agronomi, e con esercitazioni pratiche Per maggiori informazioni principalmente nel parco di Monza, che www.monzaflora.it offre grandi spazi di lavoro anche con le necessarie distanze di sicurezza. La Scuola propone la formazione a moduli, per aggiungere a questa specializzazione da acquisire con la frequenza di 140 ore, altre certificazioni, tra queste la prioritaria abilitazione del Manutentore del Verde della durata di 180 ore (attestato normato a livello Nazionale -L.154/2016, art. 12, e regionale - Quadro Regionale degli Standard Professionali), il percorso Tree climbing (40 ore), l’utilizzo della piattaforma elevabile (PLE 8 ore) e, per ultimo, non per importanza tecnica, un modulo con esperti di Potature di alberi e arbusti (20 ore). FOCUS MANUTENZIONE DEL VERDE Le competenze inerenti la manutenzione del verde sono garantite dalle materie di base come: botanica e fisiologia vegetale, agronomia e pedologia, fitopatologia e difesa del giardino, cura macchine e attrezzature, tecniche di giardinaggio, piantagione e trapianti, normativa sfalci, smaltimento e recupero materiali di risulta. N°022
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GESTIONE | associazioni
Abbiamo intervistato Nada Forbici, presidente di Assofloro, per comprendere come si è mosso il settore durante e dopo l’emergenza Covid. Tra le misure, la richiesta di innalzare il Bonus Verde dal 36 al 90% di Daniela Stasi
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entre vi scriviamo, l’emergenza Covid è nella fase 3 e l’economia ha iniziato a riprendersi dal pesante scossone. È letteralmente una rincorsa, per recuperare il tempo perso e le entrate perdute. Scrivendo di verde ci sembra doveroso fare il punto della situazione con chi il settore lo vive pienamente, indossando vesti diverse, quella di presidente di Assofloro e dell’Associazione Florovivaisti Bresciani, e quella da imprenditrice. Stiamo parlando di Nada Forbici, con cui abbiamo fatto una chiacchierata, rigorosamente a distanza. Ecco cosa è emerso.
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Può scattarci una fotografia degli ultimi mesi? Sul fronte della floricoltura e del vivaismo, il lockdown ha avuto un impatto macroscopico, tra l’altro nel periodo di maggiore lavoro. Per le imprese di giardinaggio, dopo un mese di blocco totale, abbiamo assistito a una ripresa in due fasi (prima la manutenzione, e poi anche la realizzazione di giardini), con le conseguenti difficoltà di far combaciare i lavori già iniziati in precedenza e quelli in programma.
Nada Forbici, presidente Assofloro.
Nel el giardinaggio professionale, conferma le differenze tra pubblico e privato? Sì, ì, e come Assofloro abbiamo avviato un dialogo con gli organi di riferimento per entrambi i fronti. Per il pubblico, ci siamo interfacciati con l’Anci Lombardia (Associazione Nazionale Comuni Italiani) per chiedere alle pubbliche amministrazioni di
non pretendere il pagamento delle penali per non avere rispettato il cronoprogramma stabilito in fase contrattuale. Sul fronte privato, invece, per cercare di sbloccare la situazione, ci siamo appellati alla Regione Lombardia e insieme all’Anaci (Associazione Nazionale Amministratori Condominiali) abbiamo stilato il protocollo per la manutenzione del verde condominiale in totale sicurezza. Previsioni per il futuro? A Abbiamo vissuto un terremoto e sono convinta che lo tsunami debba ancora arrivare, quindi sono molto cauta nel fare previsioni. Purtroppo, temo l’onda lunga, soprattutto per il sistema vivaistico e floricolo, che sta soffrendo la mancanza di liquidità (a pag. 44 la notizia relativa alla richiesta di esonero dal versamento dei contributi previdenziali da parte di Assofloro e altre associazioni di settore). Si tratta di realtà che hanno investito denaro per produrre piante che non hanno venduto, che hanno dovuto buttare o rilavorare. Il giardinaggio, dal canto suo, è un settore legato ad altri comparti: oltre alle conseguenze del fermo, ha risentito infatti anche della crisi di settori quali il turismo e il commercio. E nel pubblico, sono stati attuati spostamenti di bilancio dal verde all’emergenza. Per favorire la ripresa, Assofloro ha chiesto l’innalzamento del bonus dal 36 al 90% e del tetto massimo da 5.000 euro a 10.000 (al momento in cui scriviamo è in corso la discussione parlamentare, ndr). ndr Qualche lato positivo? Q Dalle analisi di mercato, tra gli imprenditori, si rileva una gran voglia di fare, anche perché l’emergenza ha influito sulle abitudini degli italiani: dopo il grigio che ci ha pervaso, dopo tanta chiusura, c’è ancora più voglia di verde, di stare all’aperto. E questo per il nostro settore, non è che un dato positivo.
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tempesta?
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GESTIONE | pratiche
Come scegliere
gli alberi i G
li alberi e le foreste urbane contribuiscono alla lotta ai cambiamenti climatici grazie alle loro proprietà fisiologiche ed ecologiche. Le piante sono in grado di assorbire l’anidride carbonica (CO2), uno dei più importanti gas responsabili dell’effetto serra, e fissare il carbonio nei propri tessuti. Inoltre, in città gli alberi entrano in contatto con altre sostanze inquinanti e dannose per l’ambiente, come l’ozono (O3), il biossido di azoto (NO2), il monossido di carbonio (CO), l’anidride solforosa (SO2) e il particolato (PM10 e PM2.5). L’azione delle piante sull’abbattimento di L alte concentrazioni di inquinanti atmosferici può avvenire secondo due grandi tipologie di azione: l’assorbimento attraverso gli stomi e la deposizione secca sulle foglie (approfondimento nel box “Come agiscono le piante sugli inquinanti atmosferici”). *Arbor è la rivista Un altro importante ruolo che svolgono della Società Italiana le foreste urbane è la mitigazione di Arboricoltura degli effetti prodotti dal cambiamento www.isaitalia.org climatico. Uno tra questi è l’aumento della temperatura, che risulta più evidente soprattutto in estate e può diventare pericoloso per la salute umana. Gli alberi, infatti, influenzano il microclima delle aree abitate attraverso l’evapotraspirazione e l’ombreggiamento,
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contribuendo alla diminuzione della temperatura e alla riduzione dell’effetto “isola di calore”. Ciò determina, indirettamente, un notevole risparmio energetico dovuto al minor utilizzo del condizionatore evitando, così, ulteriore emissione di CO₂ in atmosfera.
SCEGLIERE SPECIE LONGEVE E DALLA CRESCITA RAPIDA
Inoltre, le piante attraverso le proprie radici riducono il ruscellamento delle acque superficiali
L’utilizzo di strumenti decisionali come i modelli permette di selezionare quali specie in un determinato contesto urbano possono meglio svolgere una spiccata azione per l’ambiente e la salute dei cittadini. Qui presentiamo il più utilizzato al mondo, i-Tree Eco di Rocco Pace, in collaborazione con la rivista Arbor*
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Primo parametro fondamentale da tenere in considerazione è il clima in cui crescerà la pianta. In secondo luogo, è importante analizzare
i servizi ambientali che possono svolgere gli alberi
i in città dovuto all’alta percentuale di superficie in cemento presente in città. In un periodo storico in cui il clima è sempre più incerto a causa del cambiamento climatico, dove all’aumento dell’aridità estiva si associano periodi di piogge intense ma brevi, il ruolo svolto dagli alberi diventa molto importante per la riduzione del rischio idrogeologico. In città convivono insieme agli alberi autoctoni molte specie con un’origine molto lontana rendendo questo ambiente unico e molto biodiverso. La scelta delle specie è stata sempre basata su parametri estetici, culturali o sul materiale vivaistico disponibile in loco, non tenendo in considerazione non solo quali benefici queste possono apportare, ma mettendo a volte a rischio anche la loro sopravvivenza piantando specie al di fuori del loro range climatico. Primo parametro fondamentale da tenere in considerazione è il clima in cui crescerà la pianta; è necessario soddisfare i requisiti ecologici che caratterizzano ciascuna specie. In secondo luogo, è importante analizzare i servizi ambientali che possono svolgere gli alberi. Per massimizzare l’assorbimento della CO2 bisogna prediligere specie che coniugano rapida crescita e longevità, in quanto le specie a rapido accrescimento inizialmente fissano maggiori quantità di anidride carbonica ma è anche importante valutare specie resistenti a stress che in ambiente urbano sono più accentuati di aree naturali.
SEMPREVERDI DALLA GRANDE DENSITÀ FOGLIARE
Altro importante fattore da valutare sono i problemi relativi all’inquinamento della città. In aree sottoposte a livelli di particolato molto alti, i quali si registrano soprattutto in inverno, prima di tutto occorre scegliere specie sempreverdi e in secondo luogo che presentino una grande densità fogliare in modo da favorire la deposizione secca sulle foglie. Altra situazione è invece il problema legato all’ozono. Le piante emettono durante la fioritura, per la comunicazione, la difesa da parassiti o in caso di stress, composti organici volatili (VOC), come gli isoprenoidi e i monoterpeni, che hanno un ruolo nella formazione dello smog fotochimico nella troposfera portando alla formazione di O3 e altri inquinanti secondari. È quindi opportuno scegliere per l’ambiente urbano specie arboree che siano basse emettitrici di VOC. Per diminuire la velocità del vento evitando così un eccessivo raffreddamento durante la stagione invernale, possono essere usate piante sempreverdi o conifere, mentre per mitigare i raggi UV particolarmente forti in estate è consigliabile utilizzare piante con una chioma ampia e densa. Per quanto riguarda la traspirazione delle piante, IL RUOLO DELLE FORESTE URBANE L’importanza delle foreste urbane risiede non solo nella loro capacità di offrire servizi e benefici per la città in termini economici e ambientali, ma anche a livello sociale. Le foreste urbane rivestono un importante ruolo sociale, in quanto rappresentano lo spazio fisico all’interno del quale si concentrano le attività ricreative, ludiche e sportive della città. La presenza degli alberi in queste aree migliora il benessere dei bambini, che entrano in contatto con la natura e ricevono nuovi stimoli utili alla loro crescita, e degli adulti che trovano un luogo in cui poter estraniarsi dallo stress cittadino e fare sport beneficiando di una migliore qualità dell’aria. N°022
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GESTIONE | pratiche
COME AGISCONO LE PIANTE SUGLI INQUINANTI ATMOSFERICI Come detto, l’azione delle piante sull’abbattimento di alte concentrazioni di inquinanti atmosferici avviene in due modalità: l’assorbimento attraverso gli stomi e la deposizione secca sulle foglie. La prima si riferisce al tipo di interazione che le piante hanno con l’anidride carbonica, la quale viene utilizzata per la formazione degli zuccheri e quindi per la sua crescita, e con gli altri gas serra, che le piante assorbono indirettamente durante l’apertura degli stomi. La seconda modalità, invece, fa riferimento all’azione che le piante svolgono nel ridurre la quantità di particolato prodotto nelle aree urbane. Il particolato viene classificato come PM10 e PM2.5 in base al diametro delle particelle. Tali particelle sono particolarmente pericolose per la salute umana in quanto possono facilmente essere inalate incidendo sull’attività respiratoria. Gli alberi e le foreste urbane, dunque, tramite i flussi turbolenti creati attorno alle foglie e i processi di deposizione secca, svolgono un’azione concreta nell’abbattimento della concentrazione del particolato atmosferico.
invece, deve essere valutata l’efficienza metabolica degli alberi per quantità di acqua presente nel suolo (water-use water-use efficiency efficiency), che a causa della siccità estiva può venire a mancare. Infine, dato il grande utilizzo in ambiente urbano di alberi all’interno di parchi e aree verdi, i quali vengono utilizzati dai cittadini per attività sportive e ricreative, sarebbe auspicabile scegliere specie che siano a basso potere allergenico.
USO DEI MODELLI PER STIMARE I SERVIZI ECOSISTEMICI Per tenere in considerazione tutti questi benefici ambientali che gli alberi e le foreste urbane
L’uso dei modelli permetterebbe di valorizzare le aree degradate da un punto di vista estetico, sociale ed economico, donando alla citta
nuovi ed efficienti “polmoni verdi”
svolgono nelle nostre città, vengono usati dei modelli che in relazione ai parametri meteorologici, alle concentrazioni di inquinanti nell’aria e alle dimensioni degli alberi e la specie, permettono di stimare i servizi ecosistemici che questi svolgono. Il modello più conosciuto e utilizzato a livello globale è i-Tree Eco, sviluppato dall’USDA (United States Department of Agriculture) Forest Service. Si tratta di un software open in cui scegliendo la stazione metereologica più vicina alla città selezionata e inserendo il proprio inventario degli alberi, permette di stimare il carbonio sequestrato dalle piante, gli inquinanti rimossi dall’aria, i composti organici (VOC) emessi dalle piante, i benefici idrologici (ruscellamento evitato, pioggia intercettata e traspirazione), gli effetti sul consumo energetico degli edifici, sia in termini ambientali che economici (approfondimento nel box “Come funziona i-Tree Eco”). La conoscenza dei servizi che possono svolgere gli alberi e le foreste urbane in campo ambientale, economico e sociale è il punto di partenza per i cittadini al fine di promuovere e sostenere la qualità degli spazi verdi all’interno della città. L’educazione ambientale e la conoscenza delle tematiche legate alle foreste urbane devono essere promosse nei Comuni, nelle scuole e nella società affinché si sviluppino azioni concrete, sia nelle scelte politiche e gestionali che nella pratica quotidiana attraverso iniziative volontarie. Un’azione concreta potrebbe essere il recupero ambientale di molte aree degradate presenti sia all’interno delle città che nelle grandi aree periurbane, le quali spesso offrono grosse possibilità di accumulare carbonio attraverso programmi di forestazione. L’utilizzo di strumenti decisionali come i modelli permetterebbe di valorizzare queste aree degradate da un punto di vista estetico, sociale, ed economico, donando alla citta nuovi ed efficienti “polmoni verdi”.
COME FUNZIONA I-TREE ECO Il software open i-Tree Eco, come accennato, consente di stimare il carbonio sequestrato dalle piante, gli inquinanti rimossi dall’aria, i composti organici (VOC) emessi dalle piante, i benefici idrologici e gli effetti sul consumo energetico degli edifici. In sostanza, il modello, dopo aver calcolato i parametri strutturali degli alberi o delle foreste, correla parametri quali l’area fogliare, la conduttanza stomatica, la crescita in diametro, la specie, ai servizi o disservizi che questi possono portare. L’accuratezza della stima dipende dalla qualità del dato misurato (preparazione ed esperienza dell’operatore, percentuale di chioma morta o danneggiata, ecc.),
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da quanto i dati metereologici e di inquinamento rappresentano l’area esaminata (vicinanza della stazione) e dalla sensibilità delle equazioni usate nel modello (equazioni allometriche, calcolo dell’area fogliare, tassi di emissione dei VOC, ecc.). Le informazioni che derivano dall’uso del modello sono molteplici, quali la stima dei parametri strutturali degli alberi o della foresta, la stima dei costi-benefici in termini ambientali ed economici, e soprattutto permette di selezionare quali specie in un determinato contesto urbano possono meglio svolgere una spiccata azione per l’ambiente, per la salute dei cittadini e la loro qualità della vita.
SCOPERTE | tendenze
Si definisce così Michael Perry, volto noto della BBC e vera star sui social. Il suo principale talento? Scoprire nuove tendenze e saperle comunicare (bene) di Stefania Medetti
Michael Perry nel 2015 è entrato nella Top 20 degli orticoltori più influenti, la classifica annuale dal The Sunday Times.
UnA NUOVA
varietà
dI giardiniere
SCOPERTE | tendenze Mr Plant Geek è apprezzato anche dagli operatori del mercato, che gli riconoscono un raro fiuto nello scouting di piante e nello sviluppo di nuovi prodotti.
Personalmente, sono un grande sostenitore della necessità di rompere le regole. Come nel caso di chi usa le piante da appartamento nella camera da letto, o di chi trasferisce le piante del patio sul davanzale della finestra in piccoli vasi graziosi. Direi quindi che noto una sfocatura delle linee e questa sfocatura ha tutta la mia approvazione.
P
er metà un appassionato del verde di lunga data (da quando era bambino) e per l’altra metà una personalità dei media. E infatti per autodefinirsi Michael Perry usa la formula “una nuova varietà di giardiniere”. Volto noto della BBC, protagonista di programmi come “Great British Garden Revival”, nel 2015 è entrato nella Top 20 degli orticoltori più influenti, la classifica annuale del The Sunday Times. Ma non è tutto. Con lo pseudonimo di Mr Plant Geek, Michael gestisce account social che contano migliaia di follower, dagli oltre 26mila di Instagram ai 110mila di Twitter. Ai suoi fan regala consigli, idee e novità. Una qualità apprezzata anche dagli operatori del mercato che gli riconoscono un raro fiuto nello scouting di piante e nello sviluppo di nuovi prodotti. Dal suo Per saperne di più osservatorio privilegiato, Michael Il sito: mrplantgeek.com ha fatto il punto con la nostra casa IG: @mr_plantgeek editrice sul mercato e le opportunità Twitter: @mr_plantgeek da capitalizzare. TEMPO DI LETTU R A: 10 minuti
Le tendenze non scompaiono mai, piuttosto si trasformano. Quali trasformazioni noti nello spazio orticolo? È vero: la tendenza attuale per le piante da appartamento, per esempio, non è una novità, ma è indubbio che l’orticoltura stia vivendo il suo momento d’oro. Il numero di persone interessate continua a crescere. È una situazione che, oltre a far crescere il business, determina anche un’accelerazione sul fronte della creatività.
Il numero di persone interessate continua a crescere. È una situazione che, oltre a far crescere il business, determina anche un’accelerazione
sul fronte della creatività
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Come trend setter, ci puoi anticipare quali saranno le nuove piante che incontreremo? Questa è una bella domanda! Lo scouting non Q si ferma mai e ci sono sempre nuove piante che catalizzano l’attenzione, ma non è detto che i clienti arriveranno a vederle. Sono molto fortunato di poterne mostrare una grande varietà attraverso i programmi televisivi a cui partecipo. Una delle mie preferite è la Hydrangea macrophylla ‘Runaway Bride’ (letteralmente “sposa che scappa”, il titolo originale del film del 1999 con Julia Roberts e Richard Gere). Con i suoi fiori bianchi leggermente rosati, è un’ortensia a cascata particolarmente interessante per i giardini rocciosi, le pareti e, naturalmente, le finestre. Mi piace in particolare perché è una pianta che porta l’ortensia in un’altra dimensione. Sono anche L’attività di scouting è una delle passioni di Michael, che trova appassionante presentare le sue scoperte nei suoi programmi televisivi.
Molti professionisti si sono rivelati timidi nell’utilizzare i social media, magari pensando che si trattasse di una perdita di tempo. Ci stiamo accorgendo, invece, che è un’esperienza completamente diversa da ciò che si immaginava all’inizio, profondamente coinvolgente un fan delle fragranze, quindi qualsiasi Nemesia, per me, è essenziale. Il suo profumo di vaniglia è delizioso e alcune delle nuove varietà di questa pianta originaria del Sudafrica restano fiorite più a lungo e si trovano bene anche nei climi dell’Europa settentrionale. So che stai lavorando sodo per rendere il giardinaggio più accessibile alle persone. Quali sono gli ostacoli che, di solito, le separano dal giardinaggio e cosa le aiuta, invece, a rompere il ghiaccio con questa attività? La chiave di tutto è qualcosa di abbastanza semplice, ma purtroppo spesso trascurato. In generale, nella nostra cultura non si consente alle persone di fare errori. Questo vale anche nel giardinaggio. Le aspettative anche per i principianti sono sempre troppo alte. È inevitabile che, anche seguendo pedissequamente le istruzioni, ci saranno dei fallimenti e degli errori. Invece di considerarli
come una barriera, andrebbero interpretati come qualcosa da cui imparare. Penso che dovremmo creare un’atmosfera più rilassata, senza troppe regole di giardinaggio! Sì, puoi avere aspettative sulla crescita delle tue piante, ma bisogna tenere presente che le piante, proprio come le persone, possono comportarsi diversamente e questo non è necessariamente un fallimento di chi le coltiva!. Parlando delle giovani generazioni, come ti sembra che si relazionino con piante e fiori? Se chiedi a una grande organizzazione, è possibile che ti rispondano che i giovani non interagiscono con le piante, ma se apri una qualsiasi piattaforma social puoi facilmente vedere la verità. Coltivare piante d’appartamento, ma anche la frutta, è una vera e propria passione a cui si dedicano sempre più giovani. Purtroppo, un modo di pensare antiquato, tipo “vecchia scuola” si trasforma in una barriera all’esplorazione e alla sperimentazione fuori da questi ambiti.
DA RICORDARE • Hydrangea macrophylla ‘Runaway Bride’ • Tutte le varietà di Nemesia • Aromatiche e ortaggi insoliti • Fiori eduli
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SCOPERTE | tendenze
In generale, nella nostra cultura
non si consente alle persone di fare errori. Questo vale anche nel giardinaggio.
Le aspettative sono sempre troppo alte
Con lo pseudonimo di Mister Plant Geek, Michael Perry gestisce account social che contano migliaia di follower, dai 26mila di Instagram ai 110mila di Twitter.
L L’isolamento sociale determinato dal Covid-19 ha aiutato a valorizzare maggiormente il rapporto con piante e fiori? Cento volte sì! Sono stato sopraffatto nel notare quante persone si siano dedicate alla coltivazione delle piante in quel momento. Tuttavia, la mia preoccupazione è che la narrazione suggerisca che le persone possono coltivare facilmente frutta e verdura in casa, mentre sappiamo tutti che non è così. Nessuno discute il gusto dei prodotti del proprio orto, ma se siamo onesti dobbiamo dire che ci vogliono molto impegno, molto lavoro e molta esperienza per essere effettivamente autosufficienti a tavola. L L’emergenza sanitaria ha colpito garden e vivai nel periodo di maggior traffico. Quali sono state le idee vincenti per rilanciare l’attività? Ad esempio, spostare l’inventario online? Creare kit da asporto? Ho visto molte innovazioni, come kit preconfezionati e, ovviamente, vendite online. Complici i miei programmi tv, ho aiutato le aziende ad alleggerire il magazzino. Ma il nostro nemico comune è un servizio postale lento. Q Quando si tratta di composizioni, decorazioni, nuove piante e combinazioni quali indicazioni daresti ai rivenditori e ai giardinieri? Proprio perché abbiamo molti principianti, la proposta deve essere molto semplice, quasi un insieme di soluzioni “chiavi in mano”. Quindi, per esempio, si può proporre un “pacchetto” per un angolo ombreggiato o per un terreno umido. Mi sembra un’opzione molto promettente che potrebbe avvicinare ulteriormente altre persone al verde. Hai notato qualche opportunità sottovalutata per il settore florovivaistico e per il mondo del giardinaggio professionale?
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Questa è una domanda interessante, alcune aziende e alcuni professionisti sono stati lenti nell’adattarsi alla tecnologia. Molti si sono rivelati timidi nell’utilizzare i social media, magari pensando che si trattasse di una perdita di tempo. Ci stiamo accorgendo, invece, che è un’esperienza completamente diversa da ciò che si immaginava all’inizio, profondamente coinvolgente. Qualche anno fa, le erbe aromatiche erano di gran moda. Qual è la novità in questo settore adesso? Piante ayurvediche? Verdure per fermentazione? Le aromatiche sono ancora interessanti, specialmente quelle che la gente non può acquistare nei negozi perché sono troppo insolite. Questo vale anche per ortaggi come la barbabietola gialla o le carote viola. Credo che ci sia crescente interesse per i fiori commestibili. Il pubblico sta iniziando a conoscerli e questo è un settore promettente e sorprendente, non solo per il gusto, ma anche per l’alto contenuto di vitamine.
Michael Perry è un appassionato del verde di lunga data e una personalità dei media. Volto noto della BBC, è protagonista di programmi come “Great British Garden Revival”.
SCOPERTE | vegetali / 1
Puoi trovare i Delosperma ‘Jewel Of Desert’ da Azienda Agricola Bonini Paolo www.ilmondodellepetunie.com
I PLUS
Gioielli
del deserto
• Colorati • Perenni • Facili da coltivare • Resistenti al gelo • Abbondante fioritura • Disponibile in 11 colori
TEMPO DI LETTU R A: 2 minuti
Delosperma ‘Jewel Of Desert’ è semplice da coltivare e ammalia grazie alla sua abbondante fioritura. Da consigliare ai clienti che amano il colore di Nora Adamsberg
C
olorati, perenni, facili da coltivare e resistenti al gelo. Insomma, Delosperma è la pianta ideale. Di origine sudafricana e appartenente alle succulente, è stata selezionata negli anni per la sua abbondante fioritura. fioritura La varietà Jewel Of Desert ha una crescita contenuta, è adatta per stare in vaso così come in giardino. Coltivare i Delosperma è facile e tutti possono farlo, anche i clienti con il pollice nero, basta usare un terriccio sciolto e drenante. Se per i tuoi clienti hai pensato di ottenere una fioritura abbondante e durevole per tutta l’estate è necessario concimare in autunno e poi di nuovo in estate.
COME SCEGLIERE I COLORI Jewel Of Desert è disponibile in 11 colorazioni. Ecco come creare la composizione di colori: in giardino consigliamo di usare colori caldi e intensi, mentre in vaso non possono mancare il giallo e il bianco, che danno luce e volume al mix. N°022
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SCOPERTE | vegetali/2
Una panoramica di varietà firmate Plantipp legate dal denominatore comune di essere amiche delle api e delle farfalle. Le piante, suddivise tra quelle amanti del sole e quelle per la mezz’ombra, sono tutte corredate da informazioni tecniche di Matteo Ragni TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti
A
bbiamo affrontato l’argomento più volte sulle pagine de IL giardiniere. Quando si consiglia ai propri clienti una pianta, è importante andare oltre alle varietà “alla moda”, spesso citate dai clienti perché viste nel giardino o sul terrazzo di un amico, o alle piante considerate tradizionali per la stagione di riferimento. È fondamentale consigliare in base alla propria esperienza. Quali sono quindi le caratteristiche di una pianta
“moderna” per un giardino contemporaneo? La robustezza, la lunga durata e il fatto di essere portatrici di bellezza, sia agli occhi di chi le guarda ma soprattutto all’ecosistema. In questo articolo presentiamo una selezione firmata Plantipp di arbusti e piante perenni amiche degli insetti impollinatori, da appuntarsi per la prossima primavera e per quando vi chiedono la progettazione di un nuovo giardino o terrazzo. Le suddividiamo in due macrogruppi, quelle adatte a essere coltivate al sole e quelle all’ombra parziale.
AL SOLE...
Cominciamo dalle piante strutturali del giardino, gli arbusti. La nostra prima raccomandazione è il nuovo caprifoglio Diervilla rivularis Honeybee (‘Diwibru01’PBR). Il nome svela già tanto del suo carattere: è una calamita per api e farfalle. E non lo adorano solo gli insetti. Foglie giallo chiaro sorprendenti adornano questo arbusto e attirano l’attenzione di tutti. L’ape mellifica fiori riccamente in estate in un giallo dorato. L’arbusto cresce compatto e folto fino a 80 cm di altezza e 100 cm di larghezza. Non è soggetto a malattie, non ha bisogno di molte cure ed è resistente all’inverno fino a -35 °C. Inoltre, non è schizzinoso sulla qualità del terreno e ama il sole e la mezza ombra. Diervilla Honeybee offre un bellissimo tocco di colore ai bordi, alle piantagioni di massa o come solitario sulla terrazza o sul balcone. Allevatore è Boomkwekerij William de Bruijn (Paesi Bassi).
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Per un giardino
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Distesa di Lavandula Phenomenal, varietà ibridata negli Stati Uniti e caratterizzata dalla fioritura fenomenale.
ronzante © Plantipp
Quasi indispensabile in ogni giardino è un cespuglio per le farfalle. Un colore di fiore assolutamente eccezionale ha Buddleja davidii Sugar Plum (‘Lonplum’PBR), un incrocio tra Buddleja Royal Red e Buddleja Summer Beauty. La prugna candita unisce le migliori caratteristiche di entrambi i genitori: fiorisce dall’estate all’autunno in un rosso violaceo brillante. Cresce compatto (150x100 cm) ed è quindi adatto a una moltitudine di situazioni da giardino: per siepi, fioriere, bordi misti e aiuole e piantagioni di massa. Sugar Plum cresce meglio su terreni permeabili e fertili in pieno sole. La pianta è resistente alle malattie e all’inverno resistente fino a -22 °C. La potatura in primavera favorisce una ricca fioritura. Con Buddleja Sugar Plum il giardino dei tuoi clienti avrà sicuramente molti visitatori a sei zampe come farfalle e api. Allevatore è Peter R. Moore (Inghilterra). N°022
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SCOPERTE | vegetali/2
L’Agastache L’ Agastache Beelicious® Purple (‘Agapd’PBR) è letteralmente adorata da api e farfalle. Non si preoccupa affatto dello stato del suolo e prospera su terreni sabbiosi, argillosi e normali. E mentre cresce fiore dopo fiore, sboccia per tutta l’estate e giunge fino all’autunno in un bellissimo colore viola. Beelicious® Purple ha una crescita compatta (30 cm di larghezza, 40-50 cm di altezza) e una resistenza invernale fino a -22 °C. Un bellissimo eye-catcher in bordi, contenitori misti o come solitario. La varietà è stata prodotta da Van Hemert & Co. BV (Paesi Bassi).
Per maggiori dettagli
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www.plantipp.eu/it/
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I fiori di Echinacea Pretty Parasols (‘JS Engeltje’PBR) in rosa e bianco sembrano davvero piccoli ombrelloni. Farfalle e bombi arrivano dolci e ronzanti. Ecco assicurata la sensazione di vacanza! Soprattutto perché Pretty Parasols non ha quasi bisogno di cure. I robusti gambi si alzano contro il vento. Le estati calde e gli inverni freddi fino a -25 °C non la danneggiano. I fiori appaiono uno dopo l’altro in modo che fiorisca da luglio a novembre. E appaiono in diverse altezze, a volte ci sono molti fiori su uno stelo, caratteristica che conferisce a questa Echinacea una sorta di aspetto “selvaggio”, ideale per un giardino naturale. Pretty Parasols ha un’altezza di circa 90 cm e una larghezza di 50 cm ed è perfetta per scopi paesaggistici, bordi misti o fioriere su balcone o patio. È stata allevata da Spruyt Select GCV (Belgio).
Ed ecco la Lavandula intermedia Phenomenal (‘Niko’PBR), davvero fenomenale con i suoi fiori viola molto grandi. La potatura dopo il primo piano dà un secondo fiore in modo che questa lavandula fiorisca dalla primavera all’autunno. Ha una crescita uniforme e compatta fino a 70x70 cm ed è perfetta per aiuole, in solitaria o in contenitori misti, e per piantagioni di massa. I rami sono robusti e il sistema di radicazione cresce in modo affidabile sia su terreno normale che sabbioso. Lavendula Phenomenal proviene da Peace Tree Farm LLC (Usa).
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A MEZZ’OMBRA…
Le ortensie sono anche pascoli di api. Hydrangea paniculata Confetti (‘Vlasveld 02’PBR) porta anche un leggero profumo. La festa in giardino potrebbe iniziare, il buffet di insetti è aperto! Le pannocchie coniche di questa varietà hanno giocose sfumature bianche e rosa e una punta leggermente verde. I coriandoli sbocciano dall’inizio della primavera fino al tardo autunno. Cresce compatto e folto (alto 120 cm, largo 75 cm) con germogli robusti. È molto adatto per contenitori su terrazze o balconi. Anche in bordure e aiuole, in gruppo o in combinazione con altre piante questa felice ortensia adorna ogni giardino a misura di ape. Vlasveld Tuintechnieken (Olanda) è l’allevatore di questa varietà.
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Ora facciamo un passo dal sole nella penombra. Come si sa, questo habitat provoca dolori di pancia ad alcuni proprietari di giardini. Senza motivo, diciamo. Ci sono molte nuove varietà belle e adatte alle api per questa zona. Un tesoro per le pareti e i tappeti di fiori “celesti” a mezz’ombra o al sole è l’ibrido ‘Celestial’ PBR di Lonicera, allevato da Barry Fretwell (Inghilterra). Utilizzato come scalatore, raggiunge un’altezza di circa tre metri e diventa circa due metri di larghezza. Senza un aiuto per l’arrampicata diventa una copertura del terreno insolita. I fiori di Lonicera Celestial portano un’elegante combinazione di intense tonalità arancio e rosa e un profumo delizioso, impressionante per il naso umano e per gli insetti. Questo fiore è perfetto in una fioriera su balcone o terrazza e, come detto prima, come pianta da tappezzante in giardino. Non è soggetta a malattie e in inverno è resistente fino a -20 °C.
Come altra rappresentante per la mezz’ombra amica delle api, vi presentiamo Nepeta Neptune (‘Bokratune’PBR), una pianta perenne versatile e adatta anche a siti soleggiati. Con i suoi grandi fiori blu e la sua crescita compatta è un meraviglioso fiore per aiuole, da utilizzare come solitario o come luogo in contenitori misti. Le api beneficiano della lunga e sontuosa fioritura che dura dall’estate all’autunno. Nepeta Nettuno diventa alta circa 30-40 cm e larga 30 cm, è resistente all’inverno fino a -25 °C. Ad allevarla Kees Jan Kraan (Paesi Bassi).
IL PRONTUARIO
È innegabile, durante l’emergenza sanitaria le persone hanno cambiato il modo di relazionarsi con la natura. I professionisti devono ripartire da lì, per ripensare il mestiere e diventare soggetti attivi nell’evoluzione in atto di Lucio Brioschi
Come cambia il giardiniere
E
voluzione, cambiamento, adattamento, innovazione: sono le parole chiave del nuovo giardiniere. Se ciò era vero prima dell’emergenza, a maggiore ragione lo diviene ancor più di fronte a ciò che è accaduto e ai segni lasciati da questa nuova realtà. Il modo di pensare e consumare si sono evoluti, alcuni mesi di confinamento entro le pareti domestiche hanno portato il potenziale consumatore del prodotto giardino ad agire in modo diverso. Certo, i modelli di comportamento non si sono radicalmente conformati al nuovo modo di interfacciarsi con la realtà, ma una buona parte della potenziale clientela del giardino, inteso come progettazione e realizzazione del proprio spazio verde, ha intrapreso un nuovo cammino, e il giardiniere attento ai mutamenti di umore del mercato non può trascurarlo.
Non più semplici per quanto professionali costruttori del verde ma conoscitori e consulenti a fianco del committente, guidandolo
nella realizzazione del suo sogno,
facendogli immaginare lo spazio verde che desidera 64
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PRIORITÀ
Ciò che è realmente cambiato è il concetto di priorità. Se prima del Covid-19 le priorità erano il vivere socialmente al di fuori della propria abitazione, alla ricerca di un’integrazione con altri simili, oggi dopo settimane passate a “vivere “concretamente i propri spazi domestici, a osservare con un ritmo non più frenetico ma riflessivo, a considerare come migliorare il proprio ambito abitativo, molte fasce di consumatori “vedono” in modo nuovo. Il giardino non è più solo status symbol. Non più un verde da sfruttare per dimostrare di appartenere socialmente a un gruppo o di ricerca di riconoscimenti, apprezzamenti, ecc. Ma uno spazio rifugio dove vivere e trovare sé stessi, vivere il proprio momento di quotidianità concentrati su sé stessi e su quanto ci circonda.
SE CAMBIA IL FRUIRE, CAMBIA IL GIARDINO
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e c’è qualcosa che abbiamo appreso nell’emergenza è che la natura è sempre stata lì:
• dal piccolo spazio verde chiuso tra muri a spazi più ampi, lei, Madre Natura si è palesata in maniera diversa e incisiva rispetto a prima;
IL PRONTUARIO
Il giardiniere può trarre ispirazione dall’equilibrio tra il verde e gli animali suoi abitanti, dove l’uomo è divenuto da spettatore passivo a protagonista silenzioso di un nuovo modo
di concepire il proprio verde e giardino • volatili, insetti, roditori, anche nelle città, hanno fatto la loro comparsa unitamente ai già più noti e meno piacevoli altri animali; • tutti attratti da un nuovo inizio e dallo scorrere del tempo in una dimensione tipica del vivere naturale e non di quello umano, sempre in affannoso inseguimento di un qualcosa di fugace e irraggiungibile.
Merli, aironi, picchi sono divenuti i nuovi compagni di viaggio in quel periodo, api, farfalle, scoiattoli, tutti hanno recuperato il loro spazio in città, mentre in campagna si sono aggiunti altri animali di maggiori dimensioni. Cosa ha unito tutto questo e da cosa il giardiniere può trarre ispirazione? L’equilibrio, un equilibrio di verde, vegetali, fiori e animali suoi abitanti, dove l’uomo è divenuto da spettatore passivo a protagonista silenzioso di un nuovo modo di concepire il proprio verde e giardino.
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RISPETTO E ARMONIA
uindi, focalizziamo l’attenzione sulle seguenti riflessioni:
• non più solo giardini da mostrare ma da vivere; • non più spazi esterni a valorizzazione dell’immobile, ma vera stanza aggiuntiva a quelle di casa, dove trovare uno scorrere del tempo a lungo scordato; • ripensare al verde, interpretandolo in modo nuovo senza per altro trascurare le basi della realizzazione e della sua successiva manutenzione.
Per anni abbiamo parlato di arbusti che attirano farfalle insetti impollinatori, di piante per uccellini che potrebbero allietare il verde con rinnovata vita e sonorità; poco è stato fatto. Bene ora non è più solo il giardiniere a proporre qualcosa che rischia di essere non compreso dal committente, ma è quest’ultimo a richiedere
nuovi spazi appartati, nuovi modi di concepire ombra e luce, di toccare fiori e texture vegetali. Lo fa con la sensazione che ciò è quello che desidera, anche se non sa come e con cosa. Prova a descrivere sensazioni, immagini a volte poco chiare.
IL GIARDINIERE COME PARTNER NELL’EVOLUZIONE
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on più semplici per quanto professionali costruttori del verde ma conoscitori e consulenti a fianco del committente, per guidarlo nella realizzazione del suo sogno senza sovrapporsi ma prendendolo per mano e facendogli immaginare lo spazio verde che desidera. Ciò richiede: • capacità di ascolto; • capacità di “leggere” dietro le affermazioni per sviscerare il vero perché di quella richiesta.
Un bel salto se pensiamo che di base il giardiniere dovrebbe sapere di piante e terreno ma che, travolto dalla stessa frenesia che attanaglia il cliente, non lo conduce ma ne diviene il servo; affranchiamoci, tiriamo fuori il verde che ci pervade, condividiamolo con il committente e cresciamo insieme a lui. Se pensate che questo sia difficile, sì; se pensate che sia impossibile e poco remunerativo, no! Il prodotto giardino che più aderisce al sogno del cliente trova anche maggiore condivisione nel prezzo e questo, nel processo che porta il giardiniere a essere partner nell’evoluzione, diviene fondamentale per valorizzare un sapere di decenni, una fatica sapiente applicata quotidianamente. Questa è l’evoluzione richiesta: un verde più umano realizzato per viverlo a ritmo con la natura. E i guadagni? Non è vero che ciò costerà di più e creerà un punto a sfavore di quanto espresso. L’evoluzione richiede che il giardiniere evolva anche nella capacità di gestione, divenga più imprenditore e meno operaio di sé stesso affinché il ciclo si compia. N°022
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L’OPINIONE
Armiamoci di
Competenze di Anna Zottola
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uesto inaspettato periodo della vita presenta, per tutti, numerosi aspetti socioeconomici che sono condivisibili, per la prima volta, a livello internazionale. Aspetti che ci conducono spesso a credere che il mondo green non può essere solo una tendenza passeggera, ma un bisogno planetario, come oggi spesso si usa dire. Superata la fase della resistenza dal Covid-19, abbiamo condiviso la fase 2 e ora stiamo affrontando la fase 3. C’è aria nuova, voglia di fare, voglia di ricercare e di progettare. E chi può farlo meglio del Giardiniere? Una na figura professionale abituata ad adattarsi, perché glielo insegna ogni giorno la diversità della vita, meglio conosciuta come biodiversità, che è proprio l’oggetto del suo mestiere. Non intendo solo la biodiversità delle piante, ma anche delle funzioni, che in modo indiretto, il giardinaggio provoca sulla diversità umana. È un ruolo, quello del Giardiniere – e lo scrivo appositamente con la “G” maiuscola – che comporta delle responsabilità importanti, come l’aggiornamento continuo dei saperi. Pensiamo
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alle diverse strategie, al cambiamento climatico, che comporta mutazioni o scomparse nella botanica, oppure ai nuovi arrivi dal mondo delle patologie vegetali. Pensiamo anche a come operare – con interventi di alta qualità – avendo a disposizione risorse economiche del cliente più scarse, in questo momento, rispetto al passato. Il Giardiniere deve attingere, costantemente, da quella straordinaria opportunità che si chiama formazione continua, e permanente, lungo l’arco dell’intera vita. Oggi è certamente possibile conciliare la vita lavorativa con il necessario bisogno formativo. Forse è anche più facile che non in passato, grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie digitali per l’apprendimento, e in virtù del rimodernamento delle più importanti scuole italiane di formazione professionale. Spesso occorre solo cercare, e prenotare, il momento e la fonte formativa, che meglio si adattano alle nostre esigenze. Anche noi possiamo essere, in prima persona, ambasciatori dei bisogni. La formazione continua non è solo l’acquisizione di nuove nozioni scientifiche, la scoperta di nuovi prodotti o l’assimilazione delle nuove normative di settore. Piuttosto, la formazione continua è la conquista della competenza, che unisce conoscenza, e abilità, con equilibrio e maestria, per “fare giusto nel luogo giusto”.
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DEL VERDE
SPECIALE GREEENUP • anno MMXIX
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Flortecnica e vivaismo TRADE MAGAZINE BIMESTRALE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE PER LA FLORICOLTURA E IL VIVAISMO
N° 022
IL
Maggio – Giugno 2020
+TECNICHE I nuovi CAM luci e ombre
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+L’INTERVISTA
In copertina uno scorcio del giardino Alzheimer “Il Faggio” progettato dall’architetto Monica Botta
La parola a Sara Pellegatta giardiniera filosofa
CORONAVIRUS LA NUOVA RIVISTA
SMART
1 Prato a bassa manutenzione
con Village Green
IL SETTORE DURANTE PERL’EMERGENZA IL GIARDINIERE E DOPO
2 Pellenc lancia la nuova
batteria dorsale Ulib750
3 Irrigare il verde
6 MERCATI / Emergenza Covid
10 INNOVAZIONI / tecnologia
L’anno che verrà. Dopo il lockdown quali saranno le speranze per i produttori?
8 ANDAMENTI / estero
La soluzione digitale che potrebbe cambiare le modalità di ordinare fiori e piante
12 FOCUS / monografia
Groen-Direkt, ecco i trend del mese di febbraio: a sorpresa, bene il rododendro
Magnolia, un’americana trapianta in Francia + La nostra selezione di nuove varietà
verticale con Agabuana
COME SCEGLIERE GLI ALBERI IN CITTÀ Strumenti decisionali come i modelli permettono di selezionare le specie utili per una spiccata azione per l’ambiente e la salute dei cittadini
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