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Custode della bellezza della natura

Andrea D’Angelo.

Il giardiniere protagonista della cover story è Andrea D’Angelo. Avvicinatosi al giardinaggio per caso, ne è rimasto affascinato e, studiando e formandosi, lo ha trasformato nel suo mestiere. Ecco cosa ci ha raccontato

di Daniela Stasi Custode della bellezza della natura

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L´ usanza di aprire il numero con un’intervista a un giardiniere, inaugurata sullo scorso numero (pag. 12), ci fa conoscere, attraverso le parole di chi si racconta, gli aspetti più profondi e meno visibili di questo straordinario mestiere. Ci fa sentire il profumo della terra bagnata e le ore di fatica sulla schiena.

Questa volta tocca ad Andrea D’Angelo, per il quale il giardinaggio professionale, settore dove è approdato per caso, è stata una folgorazione.

È stata “la” scelta. Oggi è socio di due aziende,

Verdemaverde a Milano e Il Giardino Malandrino a Roma, entrambe attive nella progettazione e cura di giardini, terrazzi, giardini storici e cura degli alberi. Negli ultimi anni Andrea si è specializzato in particolare nella cura degli alberi, ma senza tralasciare l’attività di giardiniere a terra. Ecco qui cosa ci ha raccontato.

Come e perché ha deciso di diventare giardiniere?

Curiosamente ho iniziato per caso: dopo un anno di borsa di studio post dottorato decisi che la vita da ricercatore con contratti annuali a progetto non era quello che faceva per me. Mollai il colpo ma senza avere un piano B. In attesa di risposte

ad alcuni curricula che avevo mandato in ambito agrario (ho una laurea in scienze e tecnologie agrarie), fui assunto in sostituzione di un mio amico come apprendista giardiniere in una piccola cooperativa sociale che si occupava di giardinaggio. Tempo un mese e decisi che quello era il lavoro che volevo fare “da grande”.

Come ha iniziato?

Inizialmente facevo ore e ore di decespugliatore per le operazioni di cura ordinaria in quanto non avevo alcuna esperienza. Intanto osservavo e mi venivano insegnate le operazioni di cura più complicate e alcune mansioni per le realizzazioni. A casa poi studiavo manuali e riviste: per molti aspetti è stato come ripartire da capo, ma studiare cose nuove non era un problema, per quattro anni dopo la laurea ero pagato per studiare! Questa esperienza da operaio è’ stata una palestra fondamentale per capire a fondo tanti aspetti tecnici e pratici e quantificare economicamente le cure necessarie a un giardino per rimanere “in forma”, aspetto indispensabile poi anche a livello progettuale quando ho cominciato a immaginare su carta i primi giardini da progettare. Il mio “insegnante”, Paolo, è poi diventato il mio socio quando abbiamo deciso di tentare l’avventura mettendoci in proprio.

Come definirebbe il mestiere di giardiniere? Qual è la sua visione?

El pu bel mestee! (“il mestiere più bello” in dialetto milanese, ndr). Il mestiere del giardiniere ha moltissime sfumature, è difficile annoiarsi e sono tante le competenze necessarie da padroneggiare, anche inconsapevolmente: botanica, biologia, fisiologia, chimica del suolo, meteorologia, idraulica, architettura, storia del giardino e ho dimenticato sicuramente qualcosa. Inoltre, è necessario essere creativi e originali

È un lavoro che faccio per

mantenere me e la mia famiglia, ma mi tiene ancorato al mondo naturale che ci circonda e mi costringe

a osservare tanti particolari

(anche se quando vedo buone idee le copio subito!) e possedere un’ottima manualità. Chiaramente non bisogna primeggiare in tutto, col tempo ci si specializza e si collabora con chi è più bravo e attrezzato per alcuni tipi di lavoro, ma è fondamentale essere in grado di dialogare con i vari specialisti.

Cosa rappresenta per lei idealmente essere un giardiniere e come considera oggi il giardinaggio professionale? Tra l’ideale e la realtà trova dissonanze?

Sono tante le situazioni in cui può lavorare il giardiniere. Forse un po’ l’ideale figura del giardiniere è il capo giardiniere di una villa storica: ci si occupa di tutto, dalla cura dei giardini all’autoproduzione delle piante, alla riqualificazione di alcune aree, seguendo quasi sempre i tempi della natura. Affascinante, forse il prezzo da pagare è rimanere sempre nello stesso giardino o parco: alla lunga è una monotonia che può stancare. Per me attualmente essere un giardiniere comporta essere un piccolo custode della bellezza della natura. È un lavoro che faccio chiaramente per mantenere me e la mia famiglia, ma mi tiene ancorato al mondo naturale che ci circonda e mi costringe a osservare tanti particolari: il mutare delle stagioni e delle piante, la vita che c’è in un giardino con tutto il suo microcosmo di insetti, funghi e batteri. Detta così può essere una visione ingenua la mia, “molto Marcovaldo”.

Dettagli del meraviglioso Giardino dell’Uccelliera, uno dei giardini segreti di Villa Borghese a Roma, ripristinato da Andrea D’Angelo.

Dettagli del meraviglioso Giardino dell’Uccelliera, uno dei giardini segreti di Villa Borghese a Roma, ripristinato da Andrea D’Angelo per il Giardino Malandrino.

Ma so benissimo che nella parola “giardiniere” c’è un giardinaggio a tantissimi livelli. È giardinaggio la cura del verde pubblico, il taglio di chilometri e chilometri di erba e siepi, i conti da far quadrare, la guerra dei prezzi, la sensazione che il verde sia solo un costo, il cliente difficile da soddisfare o con gusti completamente opposti ai miei. Il giardinaggio è un’attività economica: è un pacchetto completo, non è la sola attività piacevole in giardino. Se decidi di fare il giardiniere, ti prendi il pacchetto completo, ma le soddisfazioni per me sono di gran lunga superiori agli aspetti negativi.

Cosa pensa sia prioritario nel fare giardinaggio professionale? Il rispetto della natura, l’estetica, le scelte dei clienti? O un mix equilibrato di tutti questi fattori?

Un mix, fortunatamente spesso e volentieri mai uguale uno all’altro. Il rispetto della natura è fondamentale, ma non deve essere uno scandalo forzare il comportamento di qualche pianta per ottenere un particolare effetto estetico. Coppicing e forme obbligate sono storia e tecnica del giardino, non vanno demonizzate ma spiegate fino alla noia. L’atteggiamento positivo è fondamentale: alcuni paletti imposti dalle richieste dei clienti li vedo sempre come uno stimolo per trovare una

Per saperne di più su Andrea D’Angelo: www.verdemaverde.it www.ilgiardinomalandrino.it

soluzione a cui non avrei pensato inizialmente. Questi vincoli in questo caso ci costringono a esplorare territori che non avevamo considerato, cercando di mantenere sempre tutta l’armonia che devono avere i diversi elementi di un giardino o un terrazzo.

Secondo lei come si evolverà in futuro il mestiere del giardiniere?

Il giardiniere del futuro è un mix tra una persona dinamica, comunicativa, necessariamente imprenditore, molto pratica, con grande capacità di organizzazione, e il giardiniere d’altri tempi, che vedo come un’enciclopedia vivente di piante che ha in sé il tocco per saperle coltivare e propagare tutte. Quest’ultima è una “figura mitologica” reincarnata in alcuni giardinieri che ho conosciuto

Il giardinaggio è un’attività economica: è un pacchetto completo, non è la sola attività piacevole in giardino. Se decidi di fare il giardiniere, ti prendi il pacchetto completo, ma le soddisfazioni

per me sono di gran lunga superiori agli aspetti negativi

Giallo#57, il giardino realizzato per il concorso Follie d’Autore al Festival del Verde e del Paesaggio nel Parco Pensile dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.

LA PAROLA AD ANDREA D’ANGELO, I SUOI LAVORI PREFERITI

Ne ho diversi: il ripristino del Giardino dell’Uccelliera, uno dei giardini segreti di Villa Borghese a Roma, è stato un sogno: per 45 giorni consecutivi ho potuto lavorare in una cornice meravigliosa, immaginando la vita nel ‘600 e parlando spesso con i turisti incuriositi che chiedevano notizie sui lavori.

Giallo#57, il mio primo lavoro a Roma, per il concorso Follie d’Autore al Festival del Verde e del Paesaggio nel Parco Pensile dell’Auditorium

Parco della Musica progettato da Renzo Piano. In questa occasione ho conosciuto Pierfrancesco Malandrino, mio futuro socio a Roma.

La riqualificazione dell’arboreto dell’orto botanico di Brera, a Milano, anche in questo caso la bellezza del luogo è stata la maggiore ispirazione. Più recentemente, una realizzazione a Roma di un giardino privato: molte situazioni diverse riguardo all’esposizione al sole unitamente alla carta bianca concessa dal cliente per la scelta delle specie, ci ha permesso di utilizzare varietà che “avevo visto solo sulle riviste”.

Tuttavia, più che legarmi a un particolare lavoro, sono molto legato all’operazione di piantagione: piantare una qualsiasi pianta, dal bulbo all’albero, è un gesto bellissimo che non mi stanca mai.

interessante e stimolante: il cambiamento climatico in atto comporta nuovi adattamenti, nuove specie da poter utilizzare, alcune rusticissime “del giardino della nonna” da riscoprire, altre da scartare… Ci sarà un sacco da studiare!

Quale o quali sono i suoi punti di forza sul lavoro?

Penso siano tre. La capacità di ascoltare il cliente: di natura non sono un chiacchierone, I lavori di riqualificazione dell’arboreto Sei un giardiniere ma durante i sopralluoghi mi devo dell’orto botanico di Brera, a Milano. e vuoi raccontarci la tua trasformare in un investigatore per storia? Scrivi a capire cosa piacerebbe al cliente a cui evidentemente oltre al d.stasi@laboratorioverde.net e come armonizzare le possibili sangue scorre la clorofilla nelle soluzioni con il contesto. Una buona vene. Questo giardiniere è il conoscenza delle caratteristiche consulente perfetto dell’architetto o del garden ed esigenze delle piante che posso utilizzare nei designer. giardini, unitamente alla continua curiosità di Riguardo alle piante, già da diversi anni è necessario scoprirne di nuove. prestare più attenzione alla sostenibilità dei nostri L’incapacità di lavorare da solo in tutte le fasi giardini. Non è una moda, è ineluttabile. Sempre del mio lavoro. Fin dalla progettazione ho meno input esterni con prodotti di sintesi, meno assolutamente bisogno di confrontarmi sulle scelte fabbisogno d’acqua, meno fabbisogno di cure. Si con i miei soci, Paolo e Pierfrancesco, con gli dovrà essere sempre più preparati, anche i clienti operai, i collaboratori, talvolta con qualche collega sono più informati. Ritengo stia aumentando una che ne sa di più: li chiamo e li molesto chiedendogli corretta cultura del verde in Italia, anche se i soldi “ma tu cosa faresti in questa situazione, hai già a disposizione sembrano sempre meno, andranno provato questa specie?”. E per quanto riguarda la spesi meglio. Io sono molto ottimista. parte fisica del lavoro, non essere da solo a lavorare A fianco a situazioni di incuria e cattiva gestione in giardino a 35 o a 0 gradi mi aiuta tantissimo: che lasciano veramente perplessi, vi sono sempre lavorare in gruppo è divertente, molto meno più esempi virtuosi, sia nel pubblico che nel faticoso e aumenta la qualità del lavoro, ognuno privato. Il mestiere del giardiniere sarà sempre più stimola l’altro a fare la propria parte al meglio.

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