Il Giardiniere 025 Novembre - Dicembre 2020

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giardiniere giard N° 025

IL

Novembre – Dicembre 2020

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In copertina Francesco Adani, giardiniere per natura, protagonista della cover story di questo numero

INFESTANTI LA NUOVA RIVISTA POLIGONO DEL GIAPPONE, COME RISOLVERE IL PROBLEMA

PER IL GIARDINIERE

PREZIOSO MICROHABITAT Il legno morto nei parchi urbani, risorsa di fondamentale importanza per la biodiversità

vo o nu

PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI



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EDITORIA LE | 1

Questo numero chiude un anno faticoso, diverso, bizzarro, per usare aggettivi non troppo negativi. Un anno che rimarrà nella memoria di tutti noi, sia come individui, sia come professionisti. Un anno che, però, se lo vogliamo, può servirci da monito per il futuro: dovremmo ricordarci più spesso che noi uomini non possiamo tenere tutto sotto controllo, non è nelle nostre possibilità, e meno male, aggiungo. La situazione può sfuggirci di mano, è vero, è “umano”, ma poi, siamo in grado di reinventarci, ripensarci, immaginarci in un modo diverso. È questo il super potere che ci è concesso, dobbiamo imparare a farne tesoro. Ed ecco perché, per la prima volta, per questo numero abbiamo pensato di mettere un volto in copertina, il volto del giardiniere che abbiamo intervistato a pag. 12. Il suo nome è Francesco Adani e rappresenta un buon esempio di come, anche in questa professione, si possa essere eclettici e creativi. Come? Adani ha aperto uno studio/showroom per accompagnare i suoi potenziali clienti nella visione del loro futuro spazio verde, un ambiente dove dà forma alle sue idee. A me e alla redazione questa copertina piace tanto per il suo potente valore simbolico, e ci auguriamo sia la prima di una lunga serie.

Andando oltre e immergendoci nelle pagine, ecco che a pag. 16 troviamo l’ultimo articolo di approfondimento sui nuovi CAM, redatto dall’agronomo Valerio Pasi: come sempre ha analizzato punto per punto il documento mettendone in luce punti di forza e criticità. A pag. 22 le progettiste Nicoletta Toffano e Valentina Forges Davanzati illustrano le peculiarità della progettazione, cosa significhi progettare e perché deve essere un’azione complementare e non opposta - al lavoro del giardiniere. E ancora, a pag. 34 l’articolo di Filomena Carpino, ripreso dalla rivista Arbor della SIA, ribadisce la fondamentale importanza del legno morto per la biodiversità nei parchi urbani: sebbene sia risorsa e rifugio per molte specie, spesso è preso in considerazione solo per la questione della pubblica sicurezza. Non dimentichiamo, infine, un approfondimento sui teli pacciamanti, le scoperte vegetali e il prontuario con consigli utili per promuovere la propria attività in modo efficace. Non mi resta che passare agli auguri per il 2021. Che sia un anno buono e generoso di cose belle. E poi, per dirla alla Rodari, vi auguro di rispolverare la “grammatica della fantasia”, per sapere immaginare un futuro migliore. di Francesco Tozzi

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IL TEMPO BUONO

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rima di tutto, però, deve imparare [il giardiniere] a mettere da parte i suoi attrezzi. Invece di affaccendarsi senza sosta, deve comprendere dove si trova, quali sono le forze che operano nel suo giardino. Talvolta, non far nulla è la scelta migliore. Talvolta bastano un gesto o due della mano, ma al momento giusto”. E ancora, “...l’unica regola del giardinaggio selvatico è dunque la seguente: fate il meno possibile, lasciate alla natura il grosso del lavoro, ritiratevi quando potete dal campo d’azione. E l’unico slogan, se proprio deve essercene uno: giardinieri, siate pigri! Sì, nel mio giardino ideale il giardinaggio è prima di tutto una creazione del cuore e dello sguardo”, da E il giardino creò l’uomo. Un manifesto ribelle e sentimentale per filosofi giardinieri di Jorn de Précy, a cura di Marco Martella.

...

Q Queste parole lette su un libro che amo molto, mi fanno venire in mente che ogni volta che un collega mi parla con affanno della sua giornata tipo, sto male, mi monta un’ansia ingestibile e per stare bene mi devo rifugiare proprio in giardino. Alzarsi presto all’alba e tornare a casa tardissimo è la regola base per il “buon giardiniere”, al pari di riempire bene il furgone fino al colmo, far tutto bello pulito e lavorare se necessario sabato e almeno domenica mattina. Mi chiedo: ma il tempo buono per noi? Il tempo da dedicare alla cura di noi stessi e ai nostri interessi? Noi ci prendiamo cura – e non manuteniamo – quotidianamente giardini di altri, piante di altri, spesso ci facciamo carico di problemi organizzativi di altri, gestiamo orari, appuntamenti, scadenze e calendari, certo nostri, ma utili a portare avanti il lavoro per i nostri clienti, e nonostante tutto, agenda in mano, non abbiamo mai tempo per noi.

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Il Covid in tutta la sua drammaticità sicuramente una cosa dovrebbe avercela insegnata: la gestione accurata del nostro tempo, le soste più o meno obbligate, i respiri e, per i più bravi, i ritmi della natura, quella natura con la quale quotidianamente ci rapportiamo. Noi siamo ormai inscatolati nella gestione del verde calendarizzata, in un giardinaggio un tanto al kg, nella quantità di materiale e dei quintali di foglie, risorsa preziosa, che in questa stagione rimuoviamo per trasportarli in discarica. Dovremmo invece piano piano rallentare fino ad andare verso una sorta di letargo pronti per il risveglio primaverile. Ma ahimè i primi che non sanno fermarsi e non sono in grado di trasmettere questo concetto ai clienti nostri interlocutori, siamo proprio noi, incapaci di spiegare come alle volte la vera necessità del giardino sia proprio quella di essere lasciato in pace, di accompagnarlo con l’arrivo


Prendetevi il tempo, recuperatelo se l’avete perso, pretendetelo se vogliono portarvelo via e abbiate il coraggio di divertirvi lavorando dell’autunno verso la stagione fredda perché come noi si possa riposare.

© Giorgia Naspi.

V siete mai fermati veramente? Non dico costretti Vi per pioggia o per qualche altro accidente, dico fermati volontariamente? Avete mai osato fare un gesto rivoluzionario per i tempi che corrono, fermarsi a osservare più che a lavorare. Chi tanto coraggiosamente ha provato un giorno, mezza giornata, qualche ora, a rallentare, a osservare cosa succede attorno a sé oppure ha deciso di tornare a casa prima ma non per oziare sul divano, per nutrire sé stesso?

Nel trambusto della quotidianità, se provate a riflettere, non riusciamo mai a nutrirci veramente del nostro lavoro, che in realtà dovrebbe essere la nostra passione, non può essere altrimenti trattando piante. Nutrire sé stessi vuol dire poter aprire quel libro che abbiamo lì fermo da settimane, provare a studiare quel paesaggista che ci ispira o quel giardiniere dal quale vorremmo trarre insegnamento. Oppure ancora provare a pianificare la stagione a venire, magari rendendola scevra dal giardinaggio scadenzato, pianificato, schedulato, ma ricca di opportunità che ci permettano di fermarci a osservare, fotografare mentalmente e fisicamente, assaporare e annusare. Insomma, che ci dia la possibilità di utilizzare i nostri sensi, che non sopisca le nostre emozioni quando siamo in un giardino o su un terrazzo, perché il nostro splendido mestiere non si trasformi solo in un lavoro come un altro, ma resti nella nostra testa quella professione che ci permette di sporcarci senza che nessuno ci possa sgridare, che ci permetta di giocare con i colori e le forme anche se non siamo architetti, che ci permetta di sentirci bambini quando utilizziamo un trattorino o abbiamo la scusa di fare “casino”. Prendetevi il tempo, recuperatelo se l’avete perso, pretendetelo se vogliono portarvelo via e abbiate il coraggio di divertirvi lavorando.

di Sandro Degni N°025

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Il cantiere

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Direzione natura

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I CAM per le forniture del verde

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Il punto di vista di due paesaggiste

di Daniela Stasi di Valerio Pasi

di Nicoletta Toffano e Valentina Forges Davanzati

gestione

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Cura a basso impatto ambientale

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Comprendere il giardino storico

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Prezioso microhabitat

di Massimiliano Marzorati di G Giovanna Cutuli

di Filomena Carpino

sCOPERTE

SOMMARIO N°025

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Terapia d’urto

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Più piante per tutti

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Sognando l’estate

di Daniela Stasi in collabor collaborazione con Enrico Pinali di V Viola Delfino

di Alessandro Coraggio


rubriche

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Editoriale/1

di Francesco Tozzi

N˚ 025 NOVEMBRE / DICEMBRE 2020

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Editoriale/2

DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net

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News

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L’opinione

Prontuario

di Lucio Brioschi di Anna Zottola

IN REDAZIONE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net COLLABORATORI Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Jurg Burger, Filomena Carpino, Alessandro Coraggio, Giovanna Cutuli, Sandro Degni, Viola Delfino, Valentina Forges Davanzati, Massimiliano Marzorati, Valerio Pasi, Nicoletta Toffano, Anna Zottola GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA Press Up - via Caduti sul lavoro 36, Settevene (VT) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.

e d i z io n i

di SSandro Degni

Laboratorio

verde

Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.

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CONTRIBUTI

JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.

CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.

Sandro Degni

VALERIO PASI

La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.

Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.

MATTEO RAGNI

Anna Zottola

Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.

La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.

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IL CANTIERE | in copertina

direzione

NATURA

Per saperne di più su Francesco Adani: www.ikebanafioriegiardini.it facebook.com/Ikebana.Adani

Ha iniziato a fare il giardiniere per seguire la sua passione per il paesaggio naturale. Si racconta così l’eclettico Francesco Adani che, grazie alla sua visione evoluta, tiene corsi di giardinaggio e ha aperto uno studio/showroom. La sua intervista è una bella occasione per cogliere stimoli nuovi di Daniela Stasi TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti

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ccoci con il consueto appuntamento che inaugura ogni numero della nostra rivista: l’intervista a un giardiniere, l’intervista a uno di voi. Una rubrica di cui noi della redazione siamo molto fieri, perché riesce a dare voce, nel concreto, a chi nella quotidianità si occupa di giardinaggio professionale, ne subisce il fascino e la fatica, ma ne eleva il valore, giorno dopo giorno. Su questo numero, ormai invernale, abbiamo intervistato Francesco Adani, titolare di Ikebana, studio/showroom di progettazione e realizzazione giardini a Castellanza (VA), uno spazio

in cui è riuscito a dare forma alla sua idea evoluta di giardinaggio. Leggere la sua intervista è una bella occasione per cogliere stimoli nuovi, per capire che, con la passione e lo sguardo in avanti, gli obiettivi si centrano. E anche bene. Come e perché ha deciso di diventare giardiniere? Me lo ha indicato la natura. Voglio dire, sin da piccolo ho girovagato per monti, su e giù per sentieri e vette, sempre alla ricerca di nuovi


Nelle foto alcuni dei lavori pensati e realizzati da Francesco Adani. L’attenzione per i dettagli emerge in ogni scatto.

paesaggi, rapito dai colori, dai profumi e dai suoni della montagna e dell’ambiente in genere. La scelta degli studi di agraria è stata quindi immediata e naturale, per potermi inventare una professione che mi permettesse di ritrovare quegli stessi elementi. Come ha iniziato? Dopo gli studi in agraria, le prime “noiose” esperienze lavorative nel settore. Poi la svolta. Mi sono detto: “Tutto qui? Possibile?”. Allora ho ripreso a studiare: corsi, seminari, convegni ed è stato tutto più chiaro. Ho capito la potenzialità di questo mestiere e mi sono convinto che sarebbe diventata la mia libera professione; dapprima in società con un agronomo, in un’azienda specializzata in realizzazione e manutenzione del verde. Poi l’idea di aprire uno studio/showroom. Volevo che i miei potenziali clienti fossero accolti in un ambiente studiato per accompagnarli nella visione del loro spazio verde: così ho allestito gli spazi con vasi, materiali, strutture e sistemi dedicati all’outdoor. Nel laboratorio annesso allo studio realizzo inoltre allestimenti floreali e pannelli verticali in verde stabilizzato. Ho anche creato

uno spazio in cui tengo i miei corsi di giardinaggio. Come definirebbe il mestiere di giardiniere? Qual è la sua visione? È un mestiere difficile, molto. Un giardiniere deve intendersi di botanica, idraulica, arboricoltura, patologia vegetale e di chimica, ma anche di architettura e di paesaggio. Avere anche qualche competenza di marketing non guasta. Credo inoltre che, per realizzare ciò che il cliente desidera e i bisogni che esprime nella richiesta del proprio spazio verde, sia importante esercitare un ascolto attento ed empatico. Cosa rappresenta per lei idealmente essere un giardiniere e come considera oggi il giardinaggio professionale? Tra l’ideale e la realtà dei fatti trova dissonanze? Essere giardiniere per me è far emergere le parti emotive di una persona, disegnarle su un foglio con il progetto e concretizzarle con la realizzazione.

Ho capito la potenzialità di questo mestiere e mi sono convinto che sarebbe diventata la mia libera professione N°025

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IL CANTIERE | in copertina

La corretta manutenzione poi è fondamentale, per non perdere ciò che si è Sei un giardiniere costruito a fatica. e vuoi raccontarci la tua Oggi ggi il giardinaggio storia? Scrivi a professionale ha d.stasi@laboratorioverde.net un’incredibile opportunità: stiamo vivendo momenti di grande difficoltà e smarrimento legati al Covid-19; le persone si sono accorte dell’importanza di uno spazio verde da vivere, per restare “connesse” alla natura. FIL ROUGE DI COLORE VERDE Ikebana (nella foto), lo studio/showroom di Francesco Adani, non è solo uno spazio fisico. È una fucina creativa, dove il giardiniere riesce a dare forma alle sue idee, a rappresentarle, a renderle vive. Adani è una figura eclettica, che ha fatto del verde il suo fil rouge, il collante di tutte le sue attività. Ecco qui cosa propone: progettazione, realizzazione e manutenzione di giardini e terrazzi; arboricoltura avanzata (tree climbing, analisi di stabilità, sistemi di ancoraggio e difesa fitosanitaria); pareti vegetali e giardini pensili; organizzazione e docenza di corsi sia per professionisti, sia per appassionati.

Sta a noi cavalcare questa opportunità, lavorando in maniera professionale, seria e onesta. Mai come oggi al verde spetta un ruolo da protagonista. Cosa osa pensa sia prioritario nel fare giardinaggio professionale? Il rispetto della natura, l’estetica, le scelte dei clienti? O un mix equilibrato di tutti questi fattori? Indubbiamente sono tutti fattori determinanti, ma che non possono prescindere da un’adeguata formazione e dallo studio. Mai pensare di sapere. Secondo lei come si evolverà in futuro il mestiere del giardiniere? Clienti sempre più esigenti, com’è giusto che sia. A mio avviso, questo è un punto a favore. Ci obbliga a essere aggiornati su tecniche e materiali, tendenze e quant’altro. Chi non si adegua, non resta in questa nicchia di mercato. Poi uno sguardo obbligatorio verso l’ambiente. Progetti a basso consumo di acqua e di risorse, attente analisi e strategie di difesa delle piante con prodotti a bassissimo impatto (antagonisti e prodotti naturali). Ci racconta un lavoro a cui è particolarmente legato? Sono legato a ogni lavoro che realizzo, ma se devo citarne uno a cui lo sono particolarmente, direi il giardino commissionatomi di recente dal Cai, Club Alpino Italiano. Un giardino di montagna in pianura… Cosa avrei potuto pretendere di più!? Sfida accolta: testa bassa in studio alla ricerca di essenze di montagna adatte a vivere a 250 metri sul livello del mare. Ho ripercorso mentalmente i miei amati sentieri e annotato le piante che vi incontravo, Sorbi, Ginepri, Felci, Centaure, Eriche, Aquilegie, Sempervivum Sempervivum… Vado anche molto fiero dei miei corsi di V giardinaggio aperti a giardinieri o appassionati: la diffusione di cultura del verde è tremendamente necessaria. Quale o quali sono i suoi punti di forza Quale sul lavoro? Fornire ornire un servizio a 360° “chiavi in mano”, puntuale, preciso e professionale creando rete con professionisti selezionati di settori annessi. Sono ono un progettista-giardiniere o un giardiniereprogettista? Per me una figura è la naturale prosecuzione dell’altra.

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IL CANTIERE | tecniche

Ultimo appuntamento con l’analisi dei CAM. In queste pagine focalizziamo l’attenzione su materiale vegetale, prodotti fertilizzanti e impianti di irrigazione testo e foto di Valerio Pasi

TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti

Torba.

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artiamo dalla scelta delle specie vegetali, che in questo caso dovranno appartenere preferibilmente alle liste delle specie della flora italiana riconosciute dalla comunità scientifica, coerenti con le caratteristiche ecologiche del sito d’impianto, garantendo la loro adattabilità alle condizioni e alle caratteristiche pedoclimatiche del luogo. In parole povere, devono preferibilmente essere specie forestali autoctone. Ciò appare in contrasto con quanto richiesto per la progettazione, dove si impone la scelta di specie autoctone, esclusi i casi che devono essere motivati scientificamente nel progetto, giustificandoli in base a diversi principi. Ovvero, nella progettazione va motivato l’utilizzo di specie e cultivar di origine cosiddetta orticola (selezioni riprodotte vegetativamente, ibridi F1, ecc.) mentre nel ricorso a forniture no. Le specie devono essere coltivate secondo il principio della lotta integrata, peraltro già obbligatoria dal 2014 (D.M. 22 gennaio 2014), utilizzando preferibilmente substrati contenenti sostanze come il compost di corteccia, fibre di cocco, fibre di legno, truciolato di legno, ecc.

I CAM per le fo r

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Irrigazione, tra i punti trattati nei CAM.

Il 4 aprile 2020 con decreto 10 marzo 2020 sono stati pubblicati in Gazzetta i “Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde”, entrati poi in vigore il 4 agosto. Considerata l’ampiezza e la complessità dei temi trattati, abbiamo pensato di focalizzarci, su ogni numero, su un determinato aspetto, in modo da illustrarne i singoli dettagli. Hai perso le “puntate” precedenti? Nessun problema, ecco qui un riepilogo: sul numero 22 (pag. 16) abbiamo affrontato la parte dei CAM relativa alla progettazione del verde, sui numeri 23 e 24 (sempre pag. 16) quella attinente al servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico, suddivisa in due perché particolarmente corposa.

PRINCIPIO DI AUTOCTONIA

Per garantire il controllo sul materiale florovivaistico al momento della consegna della merce, potrà essere richiesta una breve relazione supportata dalla scheda tecnica dei prodotti ove sia registrata la rispondenza delle forniture al principio di autoctonia e agli standard di qualità previsti dai riferimenti tecnici contenuti in studi, database o guide tecniche riconosciuti a livello nazionale come il rapporto “Norme di qualità delle produzioni florovivaistiche”. Anche qui si fa riferimento all’autoctonia: in pratica, occorre che la provenienza del materiale vegetale sia autoctona, ovvero propria del luogo ove va effettuato l’impianto. Questo esclude l’utilizzo non solo di materiale vegetale proveniente da altri Paesi, ma

o rniture del verde N°025

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IL CANTIERE | tecniche

Radici scarse.

Vaso fondo drenante.

Parcheggi drenanti.

addirittura da altre regioni o province, rendendo estremamente difficile il reperimento di materiale idoneo.

ATTENZIONE AI CONTENITORI E ALLA SALUTE DELLE PIANTE

L’OPINIONE

Per quanto riguarda i materiali utilizzati come contenitori e imballaggi, se in plastica devono avere un contenuto minimo di riciclato del 30%, devono essere riutilizzati, ovvero restituiti al fornitore a fine uso, e devono essere riciclabili. Se realizzati in altri materiali, devono essere biodegradabili qualora destinati a permanere con la pianta nel terreno oppure compostabili e avviati a processo di compostaggio a fine vita. Qui vediamo un altro ostacolo, quale la restituzione al produttore del vaso a fine uso. Non si spiega perché introdurre un vincolo così forte per un materiale come il polipropilene o il polietilene, che viene già normalmente riciclato per gli usi più diversi, anche

da parte dei produttori di vasi, che abitualmente utilizzano il riciclato nella misura addirittura dell’80%, per ovvie ragioni del prezzo di un prodotto che deve essere il più basso possibile per contenere i costi della produzione vivaistica. Si entra nel merito anche dell’irrigazione del terreno su cui sono coltivate le piante, che si deve attuare utilizzando impianti dotati di adeguati sistemi di misurazione del fabbisogno idrico del terreno, di controllo dell’acqua erogata e di allarmi in caso di guasto. Circa le clausole contrattuali, oltre le specifiche di qualità del materiale già richiamate, si parla di garanzia, ove l’aggiudicatario deve dare garanzia all’amministrazione sul 100% di piante sane e ben sviluppate fino alla data in cui il collaudo delle

Dopo aver dedicato su più numeri diversi articoli di approfondimento sui nuovi CAM, ecco qui le mie conclusioni. L’attenta lettura dei CAM e della loro applicabilità in riferimento alla vigente normativa scopre ampi punti dubbi o palesemente in contrasto. Le scelte effettuate in merito all’utilizzo di piante autoctone, oltre che ad essere una scelta arbitraria e senza un reale fondamento scientifico in ambienti antropizzati, appaiono difficilmente applicabili, sia per la difficoltà di reperire materiale idoneo, sia perché escludono in pratica il mondo vivaistico attualmente esistente nella realtà produttiva italiana. Scelte simili, inoltre, potranno avere ricadute pesanti per il settore florovivaistico, già duramente penalizzato da un mercato in contrazione e, più recentemente, dalla pandemia da Covid-19. Più in generale, si ha l’impressione che il documento sia frutto di un lavoro slegato, fatto per compartimenti a tenuta stagna, senza tener conto delle realtà imprenditoriali, e soprattutto senza una visione d’insieme che dia un senso univoco ai criteri stessi. Tuttavia, appare positivo il fatto di meglio contestualizzare e implementare i CAM precedenti, sin troppo ristretti e poco utili praticamente. Si auspica pertanto una revisione a breve termine, che tenga conto degli aspetti evidenziati nel rapporto con la normativa vigente e nel rapporto con il mondo reale, soprattutto quello delle imprese che producono materiale vegetale.

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N°025 Thuja in vaso.


a un vizio di fornitura il mancato attecchimento o uno sviluppo inferiore alla norma.

I CRITERI PREMIANTI

opere assume carattere definitivo cioè fino a circa X anni dalla loro messa a dimora (relativo e specifico per ogni tipologia di specie acquistata). A parte il fatto che la semplice fornitura di piante prescinde dall’esecuzione di opere, ovvero l’ente può acquistare piante senza realizzare opere, ma semplicemente mettendole a dimora con mezzi propri, senza un vincolo manutentivo specifico qualsivoglia garanzia è nulla. In assenza delle dovute cure colturali, infatti, non è attribuibile

Si attribuisce un punteggio tecnico premiante all’offerente che: abbia implementato un sistema di gestione ambientale; impieghi tecniche e tecnologie di risparmio idrico e di razionalizzazione della risorsa idrica; impieghi meno torba rispetto ad altre tipologie di substrato utilizzato per la coltivazione delle specie offerte; produca piante con metodo biologico con relativa certificazione valida. Quest’ultimo punto appare però in contrasto con il disposto del Reg. (UE) 2018/848 30 maggio 2018 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici: “Le colture biologiche, ad eccezione di quelle che crescono naturalmente in acqua, sono prodotte su suolo vivo, o su suolo vivo mescolato o fertilizzato con materiali e prodotti consentiti nella produzione biologica, in associazione con il sottosuolo e il substrato roccioso”. In deroga, è “consentita la coltivazione in vaso di vegetali per la produzione di piante ornamentali ed erbe Microirrigazione.

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IL CANTIERE | tecniche Controllo salinità.

Gaura in vaso.

Lapillo vulcanico.

aromatiche vendute in vaso al consumatore finale”. Pertanto, solo in caso di fornitura diretta dal produttore all’ente il criterio è applicabile. Altri criteri premianti riguardano la percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili impiegata per il riscaldamento delle serre, il possesso di un piano di gestione fitosanitari relativo alle produzioni florovivaistiche oggetto dell’appalto, l’ottenimento di certificazioni di prodotto accreditate e rilasciate da organismi di valutazione della conformità riconosciuti ai sensi del regolamento n. 765/2008.

FERTILIZZAZIONE E IRRIGAZIONE, COME PROCEDERE Per quanto attiene invece i fertilizzanti, è prescritto che contengano sostanze naturali (letami, residui cornei, e/o materiali minerali come sabbia silicea, materiali vulcanici, cabasite, ecc.) e materiali vegetali di recupero che non causano accertati rischi per animali domestici e potenziali rischi per la salute. Scelta ancora una volta limitante e difficile, laddove, volendo escludere i fertilizzanti inorganici di sintesi, si poteva semplicemente prevedere l’utilizzo di prodotti ammessi in agricoltura biologica. Per gli ammendanti sono

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ammessi solo i compostati misti o verdi muniti del marchio in corso di validità rilasciato dal Consorzio italiano compostatori CIC o di altri marchi equivalenti. Non si comprende perché siano esclusi altri ammendanti, come lo zolfo o la calce, importanti per modificare le caratteristiche del pH del suolo in funzione anche di utilizzo di specie più adatte a sopportare situazioni ambientali difficili. È proibito l’utilizzo di ammendanti non rinnovabili (torbe). Per il controllo delle piante infestanti e della perdita di acqua l’aggiudicatario esegue la pacciamatura con sostanze naturali delle superfici che ospitano nuove piantagioni di erbacee, arbusti e giovani alberi. Infine, i criteri per gli impianti di irrigazione prevedono che l’impianto consenta di regolare il volume dell’acqua erogata nelle varie zone; sia dotato di temporizzatori regolabili, per programmare il periodo di irrigazione; sia dotato di igrometri per misurare l’umidità del terreno o di pluviometri per misurare il livello di pioggia e bloccare automaticamente l’irrigazione quando l’umidità del terreno è sufficientemente elevata (ad esempio, dopo che è piovuto). Si prevede anche che l’impianto sia integrato con un sistema di raccolta delle acque meteoriche e, ove possibile, di trattamento delle acque grigie per consentirne l’utilizzo. Per quest’ultimo punto, occorre che sia disponibile una superficie di raccolta delle acque da riutilizzare nei pressi dell’area da irrigare, cosa che non sempre si verifica.



IL CANTIERE | progettazione

La puntuale “cronaca” del progetto dei giardini del Glamping le Perseidi, nell’alto Lazio, è emblematica di tutte le fasi necessarie per chiarire chi è il paesaggista, di cosa si occupa e del perché è tra le figure centrali per la realizzazione di uno spazio verde. Qui analizziamo le fasi iniziali, mentre sul prossimo numero entriamo nel vivo di quelle operative di Nicoletta Toffano e Valentina Forges Davanzati

Il punto di v

di due paesaggis is TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti

I

nizio agosto 2019: la telefonata arriva mentre siamo sdraiate al sole di una località di vacanza. La richiesta è urgente: serve il progetto per un giardino e il cantiere deve partire entro ottobre! Un po’ a malincuore abbandoniamo il mare per tornare al caldo di Milano dove incontriamo Francesco Brachini, vivaista e giardiniere della provincia di Viterbo, ma soprattutto persona illuminata, con cui abbiamo un particolare feeling e abbiamo già realizzato bellissimi lavori. Francesco ci presenta i suoi clienti, Emanuele ed Emiliano Santopietro, due fratelli d’origini umbre e proprietari di una collina nell’area del lago di Bolsena. È qui che vogliono realizzare una struttura dedicata alla NICOLETTA TOFFANO

Nata a Milano, è laureata in architettura al Politecnico di Milano. Da sempre appassionata di fiori, piante, storia del paesaggio e delle interazioni tra uomo e natura, si specializza nella progettazione paesaggistica. Svolge attività da libera professionista e nel 2015 fonda I Giardini del Benessere, associazione culturale che divulga, promuove e realizza giardini terapeutici e inclusivi. Come giornalista si occupa dei settori ambiente, politiche turistiche e progetti editoriali dedicati al verde urbano. Fresco di pubblicazione, scritto a quattro mani con la giornalista Antonella Andretta, il saggio Parco Nord Milano, l’anima verde della metropoli metropoli, Milano, Biblion edizioni, 2020. Info: www.linkedin.com/in/nicoletta-toffano-491a582a/ www.linkedin.com/in/nicoletta-toffano-491a582a/.

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ricettività turistica, il Glamping le Perseidi: l’idea, davvero particolare, è quella di realizzare delle “bolle abitative” (forse una sorta di preveggenza rispetto a quanto sarebbe successo non molti mesi dopo), isolate e circondate dal verde. «Ogni bolla – spiega più nel dettaglio Emanuele – dovrà essere avvolta da un’area verde destinata a garantirne la privacy, oltre che a fungere da oasi di pace dove riposarsi e, di notte, VALENTINA FORGES DAVANZATI Nata a Milano, diplomata all’Istituto Statale per l’Agricoltura di Milano, si specializza in progettazione giardini e del paesaggio frequentando diversi corsi altamente formativi tra cui quello di Garden Design presso “The Royal Botanic Gardens Kew” e il corso di aggiornamento in Architettura del Paesaggio presso il Politecnico di Milano. Dal 1990 intraprende la libera professione e realizza diversi progetti di sistemazione a verde, sia per clientela privata che per enti pubblici e aziende. Da anni collabora inoltre con l’Ufficio Tempo Libero di Milano tenendo corsi di progettazione di terrazzi e balconi. Info: www.linkedin.com/ in/valentina-forgesdavanzati-8194081a0/.


Un dettaglio dell’assonometria del progetto Green Bang.

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mix vegetale ben calibrato in volumi, profumi e colori, destinato a comporre una siepe campestre mista al fine di dare coerenza all’intero progetto, costituendone l’ossatura visiva ed ecologica come attivatore di biodiversità. Insomma, non una semplice idea ma una vera bomba per originalità e creatività!

ammirare le stelle». Mentre Emiliano specifica il filo conduttore di tutto il progetto: «Ogni zona intorno alla bolla dovrà anche ricordare un diverso pianeta, poiché centro dell’idea è il tema cosmico». Infine, aggiungiamo noi, prese dal progetto che già si stava dipanando nella nostra immaginazione, l’ideale sarebbe che il tutto fosse avvolto da un

I INCIPIT E FINALITÀ DELLA PROGETTAZIONE

Emanuele ed Emiliano sono giovani e frizzanti. Continuiamo a parlare a lungo, facendoci raccontare anche desideri e aspettative rispetto questo piccolo mondo che ricorda le suggestioni del celebre Avatar, pensato anche per essere a bassissimo impatto ambientale. Dopo un paio

Nella prassi comune il

committente attribuisce direttamente al giardiniere non solo l’incarico della realizzazione ma anche quello della progettazione N°025

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È in definitiva il giardiniere l’interprete del progetto, in un rapporto di mutua fiducia con il paesaggista: il professionista con cui prendere decisioni condivise e dare dimensione reale a ciò che nella fase precedente è stato ancora immateriale di giorni andiamo a visitare l’area: dobbiamo acquisire materiale (sono già stati fatti i rilievi e le foto con il drone) ma soprattutto respirare il genius loci, quello fatto di sensazioni immateriali, di viste, di profumi ma anche di vincoli e di limiti che determineranno il nostro progetto. Iniziamo anche a conoscere le diverse professionalità locali che verranno coinvolte nella fase di cantiere del verde: dal geometra esperto di pratiche, all’impresa edile, dal fornitore di materiali locali, agli artigiani fino ai vivaisti della zona. Facciamo insomma tutto il lavoro propedeutico al “progetto”, inteso nella sua globalità e complessità, un lavoro che spesso non si vede e che altrettanto spesso non viene compreso, neppure dai professionisti del settore. Eppure, è proprio in questa fase che un giardino o un terrazzo inizia a diventare un luogo non solo bello ma anche unico, capace di rendere concreti i sogni del cliente, di esprimere

Stanza Segreta nel giardino Mercurio.

emozioni, di far nascere passioni. Parafrasando una nota pubblicità “un giardino è un’emozione: se non emoziona, che giardino è?”. Sarebbe infatti solo un insieme di prati e di piante senza una scenografia, senza prospettive, senza una creatività funzionale, senza la poesia del divenire attraverso il tempo e le stagioni, senza i cromatismi e le forme che toccano i sentimenti: in pratica sarebbe un luogo rinverdito sì, ma generico e non rifugio, conforto e piacere dell’anima delle persone a cui è destinato. L’obiezione che ci viene fatta più spesso a questo punto è: ma un progetto così costa! Certo, ha un costo, e i progettisti, anzi le progettiste come nel nostro caso (e vi assicuriamo che essere donne in questo settore è ancora più difficile) vanno pagate come tutti gli altri professionisti per un lavoro che apporta contribuiti non emendabili. Ma torniamo al progetto delle bolle e utilizziamolo come emblematico di tutte le fasi necessarie per chiarire


Le lavande nel giardino Green Bang.

chi è il paesaggista, di cosa si occupa e del perché è la figura centrale di riferimento per l’intero processo di realizzazione di uno spazio verde.

ASSEGNAZIONE DELL’INCARICO In questo caso specifico il nostro primo interlocutore è stato il giardiniere, che già ci conosceva e che ha fatto da tramite tra noi, il cliente e le altre professionalità coinvolte, tra cui lo studio di architettura Atlas Antonini al quale è stata affidata la progettazione delle bolle abitative. Questa procedura, per cui il committente in maniera diretta, o indiretta attraverso il giardiniere, contatta il progettista, spesso è disattesa a causa della scarsa conoscenza di cosa significhino progettazione del verde e direzione del cantiere verde. È lo scotto che pagano le professioni nuove, o comunque meno diffuse e conosciute: capita così che, nella prassi comune, il committente attribuisca direttamente al giardiniere non solo l’incarico della realizzazione ma anche quello della progettazione. Fatto che comporterà, come vedremo, una enorme dispersione di tempo e di energie. Qualora invece il committente, o chi per esso, interpelli direttamente un progettista di giardini, non è detto che lo faccia con idee chiare sia riguardo alle competenze del professionista sia riguardo alle proprie esigenze, che possono essere vaghe e disparate. Tanto per fare qualche esempio personale: negli ultimi tempi a noi hanno chiesto di realizzare un dry garden in Liguria, di creare un’oasi dal sapore mediterraneo nel cuore di Milano e persino di inventare un piccolissimo

Vuoi saperne di più sul ruolo e le competenze del progettista? Se sì, il Prontuario del numero scorso (pag. 63) è dedicato proprio a questo tema, una sorta di “libretto delle istruzioni” affinché si possa vedere in questa figura un partner e non un concorrente.

giardino in grado di ospitare un enorme tavolo destinato a riunire una grande famiglia. E questo per quanto riguarda i privati. Nel pubblico, le richieste sono state ancora più varie e hanno spaziato da diversi giardini dedicati agli ospiti con alzheimer per una cooperativa di gestione di RSA, alla realizzazione di istallazioni verdi sensoriali in collaborazione con UICI (Associazione italiana Ciechi e Ipovedenti), dallo studio di un giardino coadiuvante alle cure in una struttura termale, inserita in un parco storico, all’introduzione di verde indoor in aziende impegnate nell’attuazione di un programma di Responsabilità Sociale d’Impresa.

Planimetria del giardino Mercurio nel progetto Green Bang.


IL CANTIERE | progettazione Disposizione delle piante nella planimetria.

APPROFONDIRE E FISSARE I BUDGET

Importantissimo mportantissimo quindi, nella fase preliminare di progettazione, prendersi tempo per approfondire vari aspetti, capire ciò che il cliente vuole davvero, offrirsi di coinvolgere nel dialogo chi usufruirà del verde ma anche cercare di sapere chi sarà, nel futuro, il gestore del giardino, per poi illustrare con obiettività al cliente quali sono le possibilità. E senza mai dimenticare di chiarire i budget a disposizione. Nel caso del Glamping le Perseidi siamo state fortunate: la committenza aveva già le idee chiare. Centrali, in sintesi, risultavano infatti due aspetti: la presenza di coltivazioni di lavanda che avrebbero circondato le bolle e il tema cosmico. Da queste indicazioni nascono le prime idee e anche il nome del futuro giardino: Green Bang.

LA VERIFICA SUL CAMPO

Se le prime idee su un giardino nascono quindi dal dialogo e dall’interpretazione dei desideri, rimane comunque necessaria la verifica sul campo:

Dettaglio della planimetria del progetto Green Bang.

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è infatti indispensabile recarsi sull’area del progetto per cogliere quei dettagli che nemmeno il rilievo fotografico più attento avrebbe potuto illustrare (contesto, preesistenze, stato di salute delle piante, manufatti, posizione degli impianti, pendenze, viste, accessi, barriere, informazioni sul terreno...) si potranno così rilevare anche gli eventuali problemi tecnici e farsi un’idea delle specifiche professionalità che potranno essere coinvolte a supporto del progettista.

PROGETTISTA E GIARDINIERE

Sarà quindi l’incrocio tra obiettivi/desideri e stato di fatto che porterà alla conclusione della prima fase: la realizzazione del progetto di massima, un progetto paesaggistico fatto di planimetrie, schizzi, appunti grafici, una prima scelta del materiale vegetale (dimensioni, colori, stagionalità, texture, sensorialità...). Ed è da questo momento che entra in scena il giardiniere con il ruolo di dare la risposta botanica all’idea di progetto attraverso la corretta individuazione delle essenze da impiantare, scelte sulla base di una precisa richiesta di cromatismi, di sequenze e di tempistiche di fioritura, di dimensioni arboree e di portamenti delle piante. Il tutto avendo presente i fattori essenziali allo sviluppo e alla vita delle piante, alle compatibilità con i terreni e alle esposizioni e alle condizioni climatiche locali. È in definitiva il giardiniere l’interprete del progetto, in un rapporto di mutua fiducia con il paesaggista: il professionista con cui prendere decisioni condivise e dare dimensione reale a ciò che nella fase precedente è stato ancora immateriale.


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