Il Giardiniere 025 Novembre - Dicembre 2020 completo

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giardiniere giard N° 025

IL

Novembre – Dicembre 2020

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In copertina Francesco Adani, giardiniere per natura, protagonista della cover story di questo numero

INFESTANTI LA NUOVA RIVISTA POLIGONO DEL GIAPPONE, COME RISOLVERE IL PROBLEMA

PER IL GIARDINIERE

PREZIOSO MICROHABITAT Il legno morto nei parchi urbani, risorsa di fondamentale importanza per la biodiversità

vo o nu

PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI



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EDITORIA LE | 1

Questo numero chiude un anno faticoso, diverso, bizzarro, per usare aggettivi non troppo negativi. Un anno che rimarrà nella memoria di tutti noi, sia come individui, sia come professionisti. Un anno che, però, se lo vogliamo, può servirci da monito per il futuro: dovremmo ricordarci più spesso che noi uomini non possiamo tenere tutto sotto controllo, non è nelle nostre possibilità, e meno male, aggiungo. La situazione può sfuggirci di mano, è vero, è “umano”, ma poi, siamo in grado di reinventarci, ripensarci, immaginarci in un modo diverso. È questo il super potere che ci è concesso, dobbiamo imparare a farne tesoro. Ed ecco perché, per la prima volta, per questo numero abbiamo pensato di mettere un volto in copertina, il volto del giardiniere che abbiamo intervistato a pag. 12. Il suo nome è Francesco Adani e rappresenta un buon esempio di come, anche in questa professione, si possa essere eclettici e creativi. Come? Adani ha aperto uno studio/showroom per accompagnare i suoi potenziali clienti nella visione del loro futuro spazio verde, un ambiente dove dà forma alle sue idee. A me e alla redazione questa copertina piace tanto per il suo potente valore simbolico, e ci auguriamo sia la prima di una lunga serie.

Andando oltre e immergendoci nelle pagine, ecco che a pag. 16 troviamo l’ultimo articolo di approfondimento sui nuovi CAM, redatto dall’agronomo Valerio Pasi: come sempre ha analizzato punto per punto il documento mettendone in luce punti di forza e criticità. A pag. 22 le progettiste Nicoletta Toffano e Valentina Forges Davanzati illustrano le peculiarità della progettazione, cosa significhi progettare e perché deve essere un’azione complementare e non opposta - al lavoro del giardiniere. E ancora, a pag. 34 l’articolo di Filomena Carpino, ripreso dalla rivista Arbor della SIA, ribadisce la fondamentale importanza del legno morto per la biodiversità nei parchi urbani: sebbene sia risorsa e rifugio per molte specie, spesso è preso in considerazione solo per la questione della pubblica sicurezza. Non dimentichiamo, infine, un approfondimento sui teli pacciamanti, le scoperte vegetali e il prontuario con consigli utili per promuovere la propria attività in modo efficace. Non mi resta che passare agli auguri per il 2021. Che sia un anno buono e generoso di cose belle. E poi, per dirla alla Rodari, vi auguro di rispolverare la “grammatica della fantasia”, per sapere immaginare un futuro migliore. di Francesco Tozzi

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EDITORIA LE | 2

IL TEMPO BUONO

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rima di tutto, però, deve imparare [il giardiniere] a mettere da parte i suoi attrezzi. Invece di affaccendarsi senza sosta, deve comprendere dove si trova, quali sono le forze che operano nel suo giardino. Talvolta, non far nulla è la scelta migliore. Talvolta bastano un gesto o due della mano, ma al momento giusto”. E ancora, “...l’unica regola del giardinaggio selvatico è dunque la seguente: fate il meno possibile, lasciate alla natura il grosso del lavoro, ritiratevi quando potete dal campo d’azione. E l’unico slogan, se proprio deve essercene uno: giardinieri, siate pigri! Sì, nel mio giardino ideale il giardinaggio è prima di tutto una creazione del cuore e dello sguardo”, da E il giardino creò l’uomo. Un manifesto ribelle e sentimentale per filosofi giardinieri di Jorn de Précy, a cura di Marco Martella.

...

Q Queste parole lette su un libro che amo molto, mi fanno venire in mente che ogni volta che un collega mi parla con affanno della sua giornata tipo, sto male, mi monta un’ansia ingestibile e per stare bene mi devo rifugiare proprio in giardino. Alzarsi presto all’alba e tornare a casa tardissimo è la regola base per il “buon giardiniere”, al pari di riempire bene il furgone fino al colmo, far tutto bello pulito e lavorare se necessario sabato e almeno domenica mattina. Mi chiedo: ma il tempo buono per noi? Il tempo da dedicare alla cura di noi stessi e ai nostri interessi? Noi ci prendiamo cura – e non manuteniamo – quotidianamente giardini di altri, piante di altri, spesso ci facciamo carico di problemi organizzativi di altri, gestiamo orari, appuntamenti, scadenze e calendari, certo nostri, ma utili a portare avanti il lavoro per i nostri clienti, e nonostante tutto, agenda in mano, non abbiamo mai tempo per noi.

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Il Covid in tutta la sua drammaticità sicuramente una cosa dovrebbe avercela insegnata: la gestione accurata del nostro tempo, le soste più o meno obbligate, i respiri e, per i più bravi, i ritmi della natura, quella natura con la quale quotidianamente ci rapportiamo. Noi siamo ormai inscatolati nella gestione del verde calendarizzata, in un giardinaggio un tanto al kg, nella quantità di materiale e dei quintali di foglie, risorsa preziosa, che in questa stagione rimuoviamo per trasportarli in discarica. Dovremmo invece piano piano rallentare fino ad andare verso una sorta di letargo pronti per il risveglio primaverile. Ma ahimè i primi che non sanno fermarsi e non sono in grado di trasmettere questo concetto ai clienti nostri interlocutori, siamo proprio noi, incapaci di spiegare come alle volte la vera necessità del giardino sia proprio quella di essere lasciato in pace, di accompagnarlo con l’arrivo


Prendetevi il tempo, recuperatelo se l’avete perso, pretendetelo se vogliono portarvelo via e abbiate il coraggio di divertirvi lavorando dell’autunno verso la stagione fredda perché come noi si possa riposare.

© Giorgia Naspi.

V siete mai fermati veramente? Non dico costretti Vi per pioggia o per qualche altro accidente, dico fermati volontariamente? Avete mai osato fare un gesto rivoluzionario per i tempi che corrono, fermarsi a osservare più che a lavorare. Chi tanto coraggiosamente ha provato un giorno, mezza giornata, qualche ora, a rallentare, a osservare cosa succede attorno a sé oppure ha deciso di tornare a casa prima ma non per oziare sul divano, per nutrire sé stesso?

Nel trambusto della quotidianità, se provate a riflettere, non riusciamo mai a nutrirci veramente del nostro lavoro, che in realtà dovrebbe essere la nostra passione, non può essere altrimenti trattando piante. Nutrire sé stessi vuol dire poter aprire quel libro che abbiamo lì fermo da settimane, provare a studiare quel paesaggista che ci ispira o quel giardiniere dal quale vorremmo trarre insegnamento. Oppure ancora provare a pianificare la stagione a venire, magari rendendola scevra dal giardinaggio scadenzato, pianificato, schedulato, ma ricca di opportunità che ci permettano di fermarci a osservare, fotografare mentalmente e fisicamente, assaporare e annusare. Insomma, che ci dia la possibilità di utilizzare i nostri sensi, che non sopisca le nostre emozioni quando siamo in un giardino o su un terrazzo, perché il nostro splendido mestiere non si trasformi solo in un lavoro come un altro, ma resti nella nostra testa quella professione che ci permette di sporcarci senza che nessuno ci possa sgridare, che ci permetta di giocare con i colori e le forme anche se non siamo architetti, che ci permetta di sentirci bambini quando utilizziamo un trattorino o abbiamo la scusa di fare “casino”. Prendetevi il tempo, recuperatelo se l’avete perso, pretendetelo se vogliono portarvelo via e abbiate il coraggio di divertirvi lavorando.

di Sandro Degni N°025

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Il cantiere

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Direzione natura

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I CAM per le forniture del verde

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Il punto di vista di due paesaggiste

di Daniela Stasi di Valerio Pasi

di Nicoletta Toffano e Valentina Forges Davanzati

gestione

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Cura a basso impatto ambientale

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Comprendere il giardino storico

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Prezioso microhabitat

di Massimiliano Marzorati di G Giovanna Cutuli

di Filomena Carpino

sCOPERTE

SOMMARIO N°025

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Terapia d’urto

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Più piante per tutti

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Sognando l’estate

di Daniela Stasi in collabor collaborazione con Enrico Pinali di V Viola Delfino

di Alessandro Coraggio


rubriche

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Editoriale/1

di Francesco Tozzi

N˚ 025 NOVEMBRE / DICEMBRE 2020

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Editoriale/2

DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net

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News

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L’opinione

Prontuario

di Lucio Brioschi di Anna Zottola

IN REDAZIONE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net COLLABORATORI Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Jurg Burger, Filomena Carpino, Alessandro Coraggio, Giovanna Cutuli, Sandro Degni, Viola Delfino, Valentina Forges Davanzati, Massimiliano Marzorati, Valerio Pasi, Nicoletta Toffano, Anna Zottola GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA Press Up - via Caduti sul lavoro 36, Settevene (VT) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.

e d i z io n i

di SSandro Degni

Laboratorio

verde

Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.

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CONTRIBUTI

JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.

CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.

Sandro Degni

VALERIO PASI

La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.

Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.

MATTEO RAGNI

Anna Zottola

Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.

La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.

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IL CANTIERE | in copertina

direzione

NATURA

Per saperne di più su Francesco Adani: www.ikebanafioriegiardini.it facebook.com/Ikebana.Adani

Ha iniziato a fare il giardiniere per seguire la sua passione per il paesaggio naturale. Si racconta così l’eclettico Francesco Adani che, grazie alla sua visione evoluta, tiene corsi di giardinaggio e ha aperto uno studio/showroom. La sua intervista è una bella occasione per cogliere stimoli nuovi di Daniela Stasi TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti

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ccoci con il consueto appuntamento che inaugura ogni numero della nostra rivista: l’intervista a un giardiniere, l’intervista a uno di voi. Una rubrica di cui noi della redazione siamo molto fieri, perché riesce a dare voce, nel concreto, a chi nella quotidianità si occupa di giardinaggio professionale, ne subisce il fascino e la fatica, ma ne eleva il valore, giorno dopo giorno. Su questo numero, ormai invernale, abbiamo intervistato Francesco Adani, titolare di Ikebana, studio/showroom di progettazione e realizzazione giardini a Castellanza (VA), uno spazio

in cui è riuscito a dare forma alla sua idea evoluta di giardinaggio. Leggere la sua intervista è una bella occasione per cogliere stimoli nuovi, per capire che, con la passione e lo sguardo in avanti, gli obiettivi si centrano. E anche bene. Come e perché ha deciso di diventare giardiniere? Me lo ha indicato la natura. Voglio dire, sin da piccolo ho girovagato per monti, su e giù per sentieri e vette, sempre alla ricerca di nuovi


Nelle foto alcuni dei lavori pensati e realizzati da Francesco Adani. L’attenzione per i dettagli emerge in ogni scatto.

paesaggi, rapito dai colori, dai profumi e dai suoni della montagna e dell’ambiente in genere. La scelta degli studi di agraria è stata quindi immediata e naturale, per potermi inventare una professione che mi permettesse di ritrovare quegli stessi elementi. Come ha iniziato? Dopo gli studi in agraria, le prime “noiose” esperienze lavorative nel settore. Poi la svolta. Mi sono detto: “Tutto qui? Possibile?”. Allora ho ripreso a studiare: corsi, seminari, convegni ed è stato tutto più chiaro. Ho capito la potenzialità di questo mestiere e mi sono convinto che sarebbe diventata la mia libera professione; dapprima in società con un agronomo, in un’azienda specializzata in realizzazione e manutenzione del verde. Poi l’idea di aprire uno studio/showroom. Volevo che i miei potenziali clienti fossero accolti in un ambiente studiato per accompagnarli nella visione del loro spazio verde: così ho allestito gli spazi con vasi, materiali, strutture e sistemi dedicati all’outdoor. Nel laboratorio annesso allo studio realizzo inoltre allestimenti floreali e pannelli verticali in verde stabilizzato. Ho anche creato

uno spazio in cui tengo i miei corsi di giardinaggio. Come definirebbe il mestiere di giardiniere? Qual è la sua visione? È un mestiere difficile, molto. Un giardiniere deve intendersi di botanica, idraulica, arboricoltura, patologia vegetale e di chimica, ma anche di architettura e di paesaggio. Avere anche qualche competenza di marketing non guasta. Credo inoltre che, per realizzare ciò che il cliente desidera e i bisogni che esprime nella richiesta del proprio spazio verde, sia importante esercitare un ascolto attento ed empatico. Cosa rappresenta per lei idealmente essere un giardiniere e come considera oggi il giardinaggio professionale? Tra l’ideale e la realtà dei fatti trova dissonanze? Essere giardiniere per me è far emergere le parti emotive di una persona, disegnarle su un foglio con il progetto e concretizzarle con la realizzazione.

Ho capito la potenzialità di questo mestiere e mi sono convinto che sarebbe diventata la mia libera professione N°025

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IL CANTIERE | in copertina

La corretta manutenzione poi è fondamentale, per non perdere ciò che si è Sei un giardiniere costruito a fatica. e vuoi raccontarci la tua Oggi ggi il giardinaggio storia? Scrivi a professionale ha d.stasi@laboratorioverde.net un’incredibile opportunità: stiamo vivendo momenti di grande difficoltà e smarrimento legati al Covid-19; le persone si sono accorte dell’importanza di uno spazio verde da vivere, per restare “connesse” alla natura. FIL ROUGE DI COLORE VERDE Ikebana (nella foto), lo studio/showroom di Francesco Adani, non è solo uno spazio fisico. È una fucina creativa, dove il giardiniere riesce a dare forma alle sue idee, a rappresentarle, a renderle vive. Adani è una figura eclettica, che ha fatto del verde il suo fil rouge, il collante di tutte le sue attività. Ecco qui cosa propone: progettazione, realizzazione e manutenzione di giardini e terrazzi; arboricoltura avanzata (tree climbing, analisi di stabilità, sistemi di ancoraggio e difesa fitosanitaria); pareti vegetali e giardini pensili; organizzazione e docenza di corsi sia per professionisti, sia per appassionati.

Sta a noi cavalcare questa opportunità, lavorando in maniera professionale, seria e onesta. Mai come oggi al verde spetta un ruolo da protagonista. Cosa osa pensa sia prioritario nel fare giardinaggio professionale? Il rispetto della natura, l’estetica, le scelte dei clienti? O un mix equilibrato di tutti questi fattori? Indubbiamente sono tutti fattori determinanti, ma che non possono prescindere da un’adeguata formazione e dallo studio. Mai pensare di sapere. Secondo lei come si evolverà in futuro il mestiere del giardiniere? Clienti sempre più esigenti, com’è giusto che sia. A mio avviso, questo è un punto a favore. Ci obbliga a essere aggiornati su tecniche e materiali, tendenze e quant’altro. Chi non si adegua, non resta in questa nicchia di mercato. Poi uno sguardo obbligatorio verso l’ambiente. Progetti a basso consumo di acqua e di risorse, attente analisi e strategie di difesa delle piante con prodotti a bassissimo impatto (antagonisti e prodotti naturali). Ci racconta un lavoro a cui è particolarmente legato? Sono legato a ogni lavoro che realizzo, ma se devo citarne uno a cui lo sono particolarmente, direi il giardino commissionatomi di recente dal Cai, Club Alpino Italiano. Un giardino di montagna in pianura… Cosa avrei potuto pretendere di più!? Sfida accolta: testa bassa in studio alla ricerca di essenze di montagna adatte a vivere a 250 metri sul livello del mare. Ho ripercorso mentalmente i miei amati sentieri e annotato le piante che vi incontravo, Sorbi, Ginepri, Felci, Centaure, Eriche, Aquilegie, Sempervivum Sempervivum… Vado anche molto fiero dei miei corsi di V giardinaggio aperti a giardinieri o appassionati: la diffusione di cultura del verde è tremendamente necessaria. Quale o quali sono i suoi punti di forza Quale sul lavoro? Fornire ornire un servizio a 360° “chiavi in mano”, puntuale, preciso e professionale creando rete con professionisti selezionati di settori annessi. Sono ono un progettista-giardiniere o un giardiniereprogettista? Per me una figura è la naturale prosecuzione dell’altra.

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IL CANTIERE | tecniche

Ultimo appuntamento con l’analisi dei CAM. In queste pagine focalizziamo l’attenzione su materiale vegetale, prodotti fertilizzanti e impianti di irrigazione testo e foto di Valerio Pasi

TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti

Torba.

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P

artiamo dalla scelta delle specie vegetali, che in questo caso dovranno appartenere preferibilmente alle liste delle specie della flora italiana riconosciute dalla comunità scientifica, coerenti con le caratteristiche ecologiche del sito d’impianto, garantendo la loro adattabilità alle condizioni e alle caratteristiche pedoclimatiche del luogo. In parole povere, devono preferibilmente essere specie forestali autoctone. Ciò appare in contrasto con quanto richiesto per la progettazione, dove si impone la scelta di specie autoctone, esclusi i casi che devono essere motivati scientificamente nel progetto, giustificandoli in base a diversi principi. Ovvero, nella progettazione va motivato l’utilizzo di specie e cultivar di origine cosiddetta orticola (selezioni riprodotte vegetativamente, ibridi F1, ecc.) mentre nel ricorso a forniture no. Le specie devono essere coltivate secondo il principio della lotta integrata, peraltro già obbligatoria dal 2014 (D.M. 22 gennaio 2014), utilizzando preferibilmente substrati contenenti sostanze come il compost di corteccia, fibre di cocco, fibre di legno, truciolato di legno, ecc.

I CAM per le fo r

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Irrigazione, tra i punti trattati nei CAM.

Il 4 aprile 2020 con decreto 10 marzo 2020 sono stati pubblicati in Gazzetta i “Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde”, entrati poi in vigore il 4 agosto. Considerata l’ampiezza e la complessità dei temi trattati, abbiamo pensato di focalizzarci, su ogni numero, su un determinato aspetto, in modo da illustrarne i singoli dettagli. Hai perso le “puntate” precedenti? Nessun problema, ecco qui un riepilogo: sul numero 22 (pag. 16) abbiamo affrontato la parte dei CAM relativa alla progettazione del verde, sui numeri 23 e 24 (sempre pag. 16) quella attinente al servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico, suddivisa in due perché particolarmente corposa.

PRINCIPIO DI AUTOCTONIA

Per garantire il controllo sul materiale florovivaistico al momento della consegna della merce, potrà essere richiesta una breve relazione supportata dalla scheda tecnica dei prodotti ove sia registrata la rispondenza delle forniture al principio di autoctonia e agli standard di qualità previsti dai riferimenti tecnici contenuti in studi, database o guide tecniche riconosciuti a livello nazionale come il rapporto “Norme di qualità delle produzioni florovivaistiche”. Anche qui si fa riferimento all’autoctonia: in pratica, occorre che la provenienza del materiale vegetale sia autoctona, ovvero propria del luogo ove va effettuato l’impianto. Questo esclude l’utilizzo non solo di materiale vegetale proveniente da altri Paesi, ma

o rniture del verde N°025

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IL CANTIERE | tecniche

Radici scarse.

Vaso fondo drenante.

Parcheggi drenanti.

addirittura da altre regioni o province, rendendo estremamente difficile il reperimento di materiale idoneo.

ATTENZIONE AI CONTENITORI E ALLA SALUTE DELLE PIANTE

L’OPINIONE

Per quanto riguarda i materiali utilizzati come contenitori e imballaggi, se in plastica devono avere un contenuto minimo di riciclato del 30%, devono essere riutilizzati, ovvero restituiti al fornitore a fine uso, e devono essere riciclabili. Se realizzati in altri materiali, devono essere biodegradabili qualora destinati a permanere con la pianta nel terreno oppure compostabili e avviati a processo di compostaggio a fine vita. Qui vediamo un altro ostacolo, quale la restituzione al produttore del vaso a fine uso. Non si spiega perché introdurre un vincolo così forte per un materiale come il polipropilene o il polietilene, che viene già normalmente riciclato per gli usi più diversi, anche

da parte dei produttori di vasi, che abitualmente utilizzano il riciclato nella misura addirittura dell’80%, per ovvie ragioni del prezzo di un prodotto che deve essere il più basso possibile per contenere i costi della produzione vivaistica. Si entra nel merito anche dell’irrigazione del terreno su cui sono coltivate le piante, che si deve attuare utilizzando impianti dotati di adeguati sistemi di misurazione del fabbisogno idrico del terreno, di controllo dell’acqua erogata e di allarmi in caso di guasto. Circa le clausole contrattuali, oltre le specifiche di qualità del materiale già richiamate, si parla di garanzia, ove l’aggiudicatario deve dare garanzia all’amministrazione sul 100% di piante sane e ben sviluppate fino alla data in cui il collaudo delle

Dopo aver dedicato su più numeri diversi articoli di approfondimento sui nuovi CAM, ecco qui le mie conclusioni. L’attenta lettura dei CAM e della loro applicabilità in riferimento alla vigente normativa scopre ampi punti dubbi o palesemente in contrasto. Le scelte effettuate in merito all’utilizzo di piante autoctone, oltre che ad essere una scelta arbitraria e senza un reale fondamento scientifico in ambienti antropizzati, appaiono difficilmente applicabili, sia per la difficoltà di reperire materiale idoneo, sia perché escludono in pratica il mondo vivaistico attualmente esistente nella realtà produttiva italiana. Scelte simili, inoltre, potranno avere ricadute pesanti per il settore florovivaistico, già duramente penalizzato da un mercato in contrazione e, più recentemente, dalla pandemia da Covid-19. Più in generale, si ha l’impressione che il documento sia frutto di un lavoro slegato, fatto per compartimenti a tenuta stagna, senza tener conto delle realtà imprenditoriali, e soprattutto senza una visione d’insieme che dia un senso univoco ai criteri stessi. Tuttavia, appare positivo il fatto di meglio contestualizzare e implementare i CAM precedenti, sin troppo ristretti e poco utili praticamente. Si auspica pertanto una revisione a breve termine, che tenga conto degli aspetti evidenziati nel rapporto con la normativa vigente e nel rapporto con il mondo reale, soprattutto quello delle imprese che producono materiale vegetale.

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N°025 Thuja in vaso.


a un vizio di fornitura il mancato attecchimento o uno sviluppo inferiore alla norma.

I CRITERI PREMIANTI

opere assume carattere definitivo cioè fino a circa X anni dalla loro messa a dimora (relativo e specifico per ogni tipologia di specie acquistata). A parte il fatto che la semplice fornitura di piante prescinde dall’esecuzione di opere, ovvero l’ente può acquistare piante senza realizzare opere, ma semplicemente mettendole a dimora con mezzi propri, senza un vincolo manutentivo specifico qualsivoglia garanzia è nulla. In assenza delle dovute cure colturali, infatti, non è attribuibile

Si attribuisce un punteggio tecnico premiante all’offerente che: abbia implementato un sistema di gestione ambientale; impieghi tecniche e tecnologie di risparmio idrico e di razionalizzazione della risorsa idrica; impieghi meno torba rispetto ad altre tipologie di substrato utilizzato per la coltivazione delle specie offerte; produca piante con metodo biologico con relativa certificazione valida. Quest’ultimo punto appare però in contrasto con il disposto del Reg. (UE) 2018/848 30 maggio 2018 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici: “Le colture biologiche, ad eccezione di quelle che crescono naturalmente in acqua, sono prodotte su suolo vivo, o su suolo vivo mescolato o fertilizzato con materiali e prodotti consentiti nella produzione biologica, in associazione con il sottosuolo e il substrato roccioso”. In deroga, è “consentita la coltivazione in vaso di vegetali per la produzione di piante ornamentali ed erbe Microirrigazione.

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IL CANTIERE | tecniche Controllo salinità.

Gaura in vaso.

Lapillo vulcanico.

aromatiche vendute in vaso al consumatore finale”. Pertanto, solo in caso di fornitura diretta dal produttore all’ente il criterio è applicabile. Altri criteri premianti riguardano la percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili impiegata per il riscaldamento delle serre, il possesso di un piano di gestione fitosanitari relativo alle produzioni florovivaistiche oggetto dell’appalto, l’ottenimento di certificazioni di prodotto accreditate e rilasciate da organismi di valutazione della conformità riconosciuti ai sensi del regolamento n. 765/2008.

FERTILIZZAZIONE E IRRIGAZIONE, COME PROCEDERE Per quanto attiene invece i fertilizzanti, è prescritto che contengano sostanze naturali (letami, residui cornei, e/o materiali minerali come sabbia silicea, materiali vulcanici, cabasite, ecc.) e materiali vegetali di recupero che non causano accertati rischi per animali domestici e potenziali rischi per la salute. Scelta ancora una volta limitante e difficile, laddove, volendo escludere i fertilizzanti inorganici di sintesi, si poteva semplicemente prevedere l’utilizzo di prodotti ammessi in agricoltura biologica. Per gli ammendanti sono

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ammessi solo i compostati misti o verdi muniti del marchio in corso di validità rilasciato dal Consorzio italiano compostatori CIC o di altri marchi equivalenti. Non si comprende perché siano esclusi altri ammendanti, come lo zolfo o la calce, importanti per modificare le caratteristiche del pH del suolo in funzione anche di utilizzo di specie più adatte a sopportare situazioni ambientali difficili. È proibito l’utilizzo di ammendanti non rinnovabili (torbe). Per il controllo delle piante infestanti e della perdita di acqua l’aggiudicatario esegue la pacciamatura con sostanze naturali delle superfici che ospitano nuove piantagioni di erbacee, arbusti e giovani alberi. Infine, i criteri per gli impianti di irrigazione prevedono che l’impianto consenta di regolare il volume dell’acqua erogata nelle varie zone; sia dotato di temporizzatori regolabili, per programmare il periodo di irrigazione; sia dotato di igrometri per misurare l’umidità del terreno o di pluviometri per misurare il livello di pioggia e bloccare automaticamente l’irrigazione quando l’umidità del terreno è sufficientemente elevata (ad esempio, dopo che è piovuto). Si prevede anche che l’impianto sia integrato con un sistema di raccolta delle acque meteoriche e, ove possibile, di trattamento delle acque grigie per consentirne l’utilizzo. Per quest’ultimo punto, occorre che sia disponibile una superficie di raccolta delle acque da riutilizzare nei pressi dell’area da irrigare, cosa che non sempre si verifica.



IL CANTIERE | progettazione

La puntuale “cronaca” del progetto dei giardini del Glamping le Perseidi, nell’alto Lazio, è emblematica di tutte le fasi necessarie per chiarire chi è il paesaggista, di cosa si occupa e del perché è tra le figure centrali per la realizzazione di uno spazio verde. Qui analizziamo le fasi iniziali, mentre sul prossimo numero entriamo nel vivo di quelle operative di Nicoletta Toffano e Valentina Forges Davanzati

Il punto di v

di due paesaggis is TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti

I

nizio agosto 2019: la telefonata arriva mentre siamo sdraiate al sole di una località di vacanza. La richiesta è urgente: serve il progetto per un giardino e il cantiere deve partire entro ottobre! Un po’ a malincuore abbandoniamo il mare per tornare al caldo di Milano dove incontriamo Francesco Brachini, vivaista e giardiniere della provincia di Viterbo, ma soprattutto persona illuminata, con cui abbiamo un particolare feeling e abbiamo già realizzato bellissimi lavori. Francesco ci presenta i suoi clienti, Emanuele ed Emiliano Santopietro, due fratelli d’origini umbre e proprietari di una collina nell’area del lago di Bolsena. È qui che vogliono realizzare una struttura dedicata alla NICOLETTA TOFFANO

Nata a Milano, è laureata in architettura al Politecnico di Milano. Da sempre appassionata di fiori, piante, storia del paesaggio e delle interazioni tra uomo e natura, si specializza nella progettazione paesaggistica. Svolge attività da libera professionista e nel 2015 fonda I Giardini del Benessere, associazione culturale che divulga, promuove e realizza giardini terapeutici e inclusivi. Come giornalista si occupa dei settori ambiente, politiche turistiche e progetti editoriali dedicati al verde urbano. Fresco di pubblicazione, scritto a quattro mani con la giornalista Antonella Andretta, il saggio Parco Nord Milano, l’anima verde della metropoli metropoli, Milano, Biblion edizioni, 2020. Info: www.linkedin.com/in/nicoletta-toffano-491a582a/ www.linkedin.com/in/nicoletta-toffano-491a582a/.

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ricettività turistica, il Glamping le Perseidi: l’idea, davvero particolare, è quella di realizzare delle “bolle abitative” (forse una sorta di preveggenza rispetto a quanto sarebbe successo non molti mesi dopo), isolate e circondate dal verde. «Ogni bolla – spiega più nel dettaglio Emanuele – dovrà essere avvolta da un’area verde destinata a garantirne la privacy, oltre che a fungere da oasi di pace dove riposarsi e, di notte, VALENTINA FORGES DAVANZATI Nata a Milano, diplomata all’Istituto Statale per l’Agricoltura di Milano, si specializza in progettazione giardini e del paesaggio frequentando diversi corsi altamente formativi tra cui quello di Garden Design presso “The Royal Botanic Gardens Kew” e il corso di aggiornamento in Architettura del Paesaggio presso il Politecnico di Milano. Dal 1990 intraprende la libera professione e realizza diversi progetti di sistemazione a verde, sia per clientela privata che per enti pubblici e aziende. Da anni collabora inoltre con l’Ufficio Tempo Libero di Milano tenendo corsi di progettazione di terrazzi e balconi. Info: www.linkedin.com/ in/valentina-forgesdavanzati-8194081a0/.


Un dettaglio dell’assonometria del progetto Green Bang.

vista

iste

mix vegetale ben calibrato in volumi, profumi e colori, destinato a comporre una siepe campestre mista al fine di dare coerenza all’intero progetto, costituendone l’ossatura visiva ed ecologica come attivatore di biodiversità. Insomma, non una semplice idea ma una vera bomba per originalità e creatività!

ammirare le stelle». Mentre Emiliano specifica il filo conduttore di tutto il progetto: «Ogni zona intorno alla bolla dovrà anche ricordare un diverso pianeta, poiché centro dell’idea è il tema cosmico». Infine, aggiungiamo noi, prese dal progetto che già si stava dipanando nella nostra immaginazione, l’ideale sarebbe che il tutto fosse avvolto da un

I INCIPIT E FINALITÀ DELLA PROGETTAZIONE

Emanuele ed Emiliano sono giovani e frizzanti. Continuiamo a parlare a lungo, facendoci raccontare anche desideri e aspettative rispetto questo piccolo mondo che ricorda le suggestioni del celebre Avatar, pensato anche per essere a bassissimo impatto ambientale. Dopo un paio

Nella prassi comune il

committente attribuisce direttamente al giardiniere non solo l’incarico della realizzazione ma anche quello della progettazione N°025

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IL CANTIERE | progettazione

È in definitiva il giardiniere l’interprete del progetto, in un rapporto di mutua fiducia con il paesaggista: il professionista con cui prendere decisioni condivise e dare dimensione reale a ciò che nella fase precedente è stato ancora immateriale di giorni andiamo a visitare l’area: dobbiamo acquisire materiale (sono già stati fatti i rilievi e le foto con il drone) ma soprattutto respirare il genius loci, quello fatto di sensazioni immateriali, di viste, di profumi ma anche di vincoli e di limiti che determineranno il nostro progetto. Iniziamo anche a conoscere le diverse professionalità locali che verranno coinvolte nella fase di cantiere del verde: dal geometra esperto di pratiche, all’impresa edile, dal fornitore di materiali locali, agli artigiani fino ai vivaisti della zona. Facciamo insomma tutto il lavoro propedeutico al “progetto”, inteso nella sua globalità e complessità, un lavoro che spesso non si vede e che altrettanto spesso non viene compreso, neppure dai professionisti del settore. Eppure, è proprio in questa fase che un giardino o un terrazzo inizia a diventare un luogo non solo bello ma anche unico, capace di rendere concreti i sogni del cliente, di esprimere

Stanza Segreta nel giardino Mercurio.

emozioni, di far nascere passioni. Parafrasando una nota pubblicità “un giardino è un’emozione: se non emoziona, che giardino è?”. Sarebbe infatti solo un insieme di prati e di piante senza una scenografia, senza prospettive, senza una creatività funzionale, senza la poesia del divenire attraverso il tempo e le stagioni, senza i cromatismi e le forme che toccano i sentimenti: in pratica sarebbe un luogo rinverdito sì, ma generico e non rifugio, conforto e piacere dell’anima delle persone a cui è destinato. L’obiezione che ci viene fatta più spesso a questo punto è: ma un progetto così costa! Certo, ha un costo, e i progettisti, anzi le progettiste come nel nostro caso (e vi assicuriamo che essere donne in questo settore è ancora più difficile) vanno pagate come tutti gli altri professionisti per un lavoro che apporta contribuiti non emendabili. Ma torniamo al progetto delle bolle e utilizziamolo come emblematico di tutte le fasi necessarie per chiarire


Le lavande nel giardino Green Bang.

chi è il paesaggista, di cosa si occupa e del perché è la figura centrale di riferimento per l’intero processo di realizzazione di uno spazio verde.

ASSEGNAZIONE DELL’INCARICO In questo caso specifico il nostro primo interlocutore è stato il giardiniere, che già ci conosceva e che ha fatto da tramite tra noi, il cliente e le altre professionalità coinvolte, tra cui lo studio di architettura Atlas Antonini al quale è stata affidata la progettazione delle bolle abitative. Questa procedura, per cui il committente in maniera diretta, o indiretta attraverso il giardiniere, contatta il progettista, spesso è disattesa a causa della scarsa conoscenza di cosa significhino progettazione del verde e direzione del cantiere verde. È lo scotto che pagano le professioni nuove, o comunque meno diffuse e conosciute: capita così che, nella prassi comune, il committente attribuisca direttamente al giardiniere non solo l’incarico della realizzazione ma anche quello della progettazione. Fatto che comporterà, come vedremo, una enorme dispersione di tempo e di energie. Qualora invece il committente, o chi per esso, interpelli direttamente un progettista di giardini, non è detto che lo faccia con idee chiare sia riguardo alle competenze del professionista sia riguardo alle proprie esigenze, che possono essere vaghe e disparate. Tanto per fare qualche esempio personale: negli ultimi tempi a noi hanno chiesto di realizzare un dry garden in Liguria, di creare un’oasi dal sapore mediterraneo nel cuore di Milano e persino di inventare un piccolissimo

Vuoi saperne di più sul ruolo e le competenze del progettista? Se sì, il Prontuario del numero scorso (pag. 63) è dedicato proprio a questo tema, una sorta di “libretto delle istruzioni” affinché si possa vedere in questa figura un partner e non un concorrente.

giardino in grado di ospitare un enorme tavolo destinato a riunire una grande famiglia. E questo per quanto riguarda i privati. Nel pubblico, le richieste sono state ancora più varie e hanno spaziato da diversi giardini dedicati agli ospiti con alzheimer per una cooperativa di gestione di RSA, alla realizzazione di istallazioni verdi sensoriali in collaborazione con UICI (Associazione italiana Ciechi e Ipovedenti), dallo studio di un giardino coadiuvante alle cure in una struttura termale, inserita in un parco storico, all’introduzione di verde indoor in aziende impegnate nell’attuazione di un programma di Responsabilità Sociale d’Impresa.

Planimetria del giardino Mercurio nel progetto Green Bang.


IL CANTIERE | progettazione Disposizione delle piante nella planimetria.

APPROFONDIRE E FISSARE I BUDGET

Importantissimo mportantissimo quindi, nella fase preliminare di progettazione, prendersi tempo per approfondire vari aspetti, capire ciò che il cliente vuole davvero, offrirsi di coinvolgere nel dialogo chi usufruirà del verde ma anche cercare di sapere chi sarà, nel futuro, il gestore del giardino, per poi illustrare con obiettività al cliente quali sono le possibilità. E senza mai dimenticare di chiarire i budget a disposizione. Nel caso del Glamping le Perseidi siamo state fortunate: la committenza aveva già le idee chiare. Centrali, in sintesi, risultavano infatti due aspetti: la presenza di coltivazioni di lavanda che avrebbero circondato le bolle e il tema cosmico. Da queste indicazioni nascono le prime idee e anche il nome del futuro giardino: Green Bang.

LA VERIFICA SUL CAMPO

Se le prime idee su un giardino nascono quindi dal dialogo e dall’interpretazione dei desideri, rimane comunque necessaria la verifica sul campo:

Dettaglio della planimetria del progetto Green Bang.

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è infatti indispensabile recarsi sull’area del progetto per cogliere quei dettagli che nemmeno il rilievo fotografico più attento avrebbe potuto illustrare (contesto, preesistenze, stato di salute delle piante, manufatti, posizione degli impianti, pendenze, viste, accessi, barriere, informazioni sul terreno...) si potranno così rilevare anche gli eventuali problemi tecnici e farsi un’idea delle specifiche professionalità che potranno essere coinvolte a supporto del progettista.

PROGETTISTA E GIARDINIERE

Sarà quindi l’incrocio tra obiettivi/desideri e stato di fatto che porterà alla conclusione della prima fase: la realizzazione del progetto di massima, un progetto paesaggistico fatto di planimetrie, schizzi, appunti grafici, una prima scelta del materiale vegetale (dimensioni, colori, stagionalità, texture, sensorialità...). Ed è da questo momento che entra in scena il giardiniere con il ruolo di dare la risposta botanica all’idea di progetto attraverso la corretta individuazione delle essenze da impiantare, scelte sulla base di una precisa richiesta di cromatismi, di sequenze e di tempistiche di fioritura, di dimensioni arboree e di portamenti delle piante. Il tutto avendo presente i fattori essenziali allo sviluppo e alla vita delle piante, alle compatibilità con i terreni e alle esposizioni e alle condizioni climatiche locali. È in definitiva il giardiniere l’interprete del progetto, in un rapporto di mutua fiducia con il paesaggista: il professionista con cui prendere decisioni condivise e dare dimensione reale a ciò che nella fase precedente è stato ancora immateriale.



NEWS DA L MERCATO

News

EIMA INTERNATIONAL, APPUNTAMENTO A OTTOBRE 2021 La rassegna della meccanica per l’agricoltura, la cura del verde e la relativa componentistica, Eima International, terrà la sua 44esima edizione dal 19 al 23 ottobre 2021, come di consueto presso il quartiere fieristico di Bologna. A guidare la decisione presa da FederUnacoma, organizzatrice dell’evento, l’emergenza sanitaria, le complesse esigenze legate al calendario fieristico e la stagionalità delle lavorazioni. La manifestazione, che avrebbe dovuto tenersi a novembre 2020 e che era stata spostata a febbraio 2021, viene così ulteriormente posticipata, e collocata in un momento dell’anno nel quale si spera che l’emergenza sanitaria possa essere avviata a soluzione anche grazie all’avvio delle previste campagne di vaccinazione. Nel mentre, sul sito della fiera, è possibile fruire dei webinar svolti durante Eima Digital Preview, la versione digitale dell’evento che si è tenuta a novembre e che ha riscosso un grande successo di partecipazione: basti dire che nei cinque giorni della rassegna si sono registrati oltre 59 mila accessi e ben circa 10 mila utenti hanno partecipato ai seminari e convegni online su temi salienti di meccanizzazione agricola e di cura del verde. Info: www.eima.it

ORTICOLARIO “THE ORIGIN”, ISPIRAZIONI TRA GIARDINI E PAESAGGI È online Orticolario “The Origin”, la versione virtuale continuativa dell’evento culturale e artistico che ogni anno nel primo fine settimana di ottobre, sul Lago di Como, coinvolge migliaia di visitatori. Di cosa si tratta? È una piattaforma digitale gratuita, fruibile da ogni parte del mondo da computer e da qualsiasi dispositivo, compresi i visori VR (realtà virtuale). In The Origin si vivono diverse esperienze: innanzitutto il virtual tour 3D a Villa Erba, una passeggiata nel parco, nel centro espositivo, in Villa Antica e nelle sue segrete. Anche in angoli mai aperti prima ai visitatori e ora visibili solo sulla piattaforma. Lungo il percorso s’incontrano dei punti di interesse linkabili, ognuno dei quali è un espositore che presenta una scheda con i prodotti e le novità dell’anno, un progetto, un pensiero. Numerose schede mostrano cortometraggi inediti, video esperienziali ispirati alla natura, in grado di trasportare lo spettatore in vivai, giardini privati, botteghe artigiane, persino dentro il processo creativo di un progetto o di un’opera d’arte. Per i professionisti è una bella occasione per conoscere nuovi vivaisti e vedere da vicino progetti interessanti. Info: orticolario.it

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NEWS DI PRODOTTO

Resistente e leggero

Per saperne di più su Fitt visitare il sito www.fitt.com

Fitt Force è il nuovo tubo da giardino per usi intensivi e professionali. Vincitore dell’iF Design Award, è compatto e coinvolge i tre principi fondamentali dell’ecodesign: riduzione, riutilizzo, riciclo Fitt, multinazionale nata in Italia nel 1969, specializzata nella realizzazione di sistemi completi in materiale termoplastico per il passaggio di liquidi per uso domestico, professionale e industriale, lancia in Europa Fitt Force, il nuovo tubo da giardino resistente e leggero per utilizzi intensivi e professionali. Vincitore del prestigioso iF Design Award nella categoria “Prodotti per il giardino”, coinvolge i tre principi fondamentali dell’ecodesign: riduzione, riutilizzo e riciclo. Fitt Force, infatti, è realizzato con un innovativo materiale in gomma termoplastica (TPV) che permette di impiegare il 50% in meno delle materie prime generalmente utilizzate per la produzione dei tradizionali tubi in PVC, e diventa così, come specifica l’azienda, tre volte più compatto e due volte più leggero. Fitt Force è anche dotato di Fitt Ready,, kit nato in collaborazione con il Centro Stile Momodesign, composto da pistola multigetto con modulatore di flusso e impugnatura ergonomica – ricoperta in morbida gomma per una presa facile e sicura anche con mani bagnate – e da raccordi in materiale termoplastico di altissima qualità. I raccordi rapidi, riciclabili e sostituibili in due rapide mosse, sono muniti di un sistema di compressione ad

DA SAPERE Fitt Force è piatto e compatto a riposo e prende la classica forma rotonda di un tubo da giardino durante l’utilizzo, sfruttando la pressione dell’acqua. Quando il flusso si arresta, ritorna alla forma di partenza.

alta efficienza che evita i gocciolamenti e le accidentali dispersioni di acqua e rendono il tubo ideale anche per ambienti interni, come serre e autorimesse. Importante: sia i raccordi che il tubo possono essere smaltiti e favorire quindi il corretto recupero della materia prima. Non è tutto: Fitt Force è adatto anche all’uso con carrello, è resistente a pressioni elevate fino a 23 bar e a temperature estreme, ed è particolarmente compatto, occupando il 50% di spazio in meno.

TUBO TECNOLOGICO La gomma termoplastica (TPV) unisce le caratteristiche della gomma vulcanizzata (flessibilità a temperature estreme -40°C + 80°C ed elevate proprietà meccaniche) alle proprietà di lavorabilità e riciclabilità dei materiali termoplastici, e rende così il tubo maneggevole e altamente flessibile. Alla tecnologia NTS che, introdotta da Fitt negli anni ‘90 e diventata oggi uno standard universalmente riconosciuto, impedisce la formazione di nodi e torsioni e garantisce un flusso costante di acqua, Fitt Force affianca la tecnologia HD-TECH, che garantisce elevata resistenza all’abrasione e alle forature. N°025

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GESTIONE | formazione/1 in collaborazione con

La Fondazione Minoprio ricapitola i punti salienti per una gestione del verde ragionata, consapevole e sostenibile. Aspetti mai scontati, da conoscere e sperimentare di Massimiliano Marzorati

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a cura del verde è determinante per poter trarre da esso il massimo beneficio. Non si può investire sulla progettazione e sulla realizzazione di un giardino senza pensare a come e con quali attrezzature mantenerlo. Se trascurato, come si sa, l’estetica e la funzionalità si riducono e viene meno la possibilità da parte dei clienti di fruirne in modo corretto. È importante però che la gestione sia a basso impatto ambientale, aspetto da considerare sotto diversi aspetti: • minore emissione di gas di scarico; • riduzione delle emissioni rumorose; • risparmio idrico; • riduzione dell’uso di prodotti chimici di sintesi.

SCELTA DELLE ATREZZATURE E DELLE PIANTE Per quanto riguarda le macchine, per i lavori di manutenzione, in prima linea ci sono le

attrezzature a batteria: rispetto ai motori a scoppio sono meno rumorose e non rilasciano gas di scarico, che in alcuni casi vengono emessi proprio vicino al viso dell’operatore. Hanno anche un peso minore e presentano vibrazioni ridotte. Un giardino a basso impatto ambientale può essere visto anche in base alla scelta di piante e di sistemi che permettano di ottimizzare l’utilizzo e ridurre gli sprechi di acqua. Una possibilità consiste nello scegliere piante che crescano bene con poca acqua: spesso originarie di zone calde, in genere non sopportano temperature molto basse, quindi prestare attenzione alle minime invernali. Un accorgimento utile può essere quello di disporre le piante in gruppi omogenei per quanto riguarda il fabbisogno di acqua, così si evitano sprechi e si ottimizzano gli apporti idrici. Queste scelte vanno fatte anche in relazione al tipo di terreno presente perché queste piante di solito non sopportano ristagni idrici dovuti ai periodi in

cura a basso

impatto am b 30

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VADEMECUM

cui si concentrano le precipitazioni annuali. Una soluzione per ovviare a questo problema, nelle zone pianeggianti o dove lo sgrondo può essere ridotto a causa di strutture vicine (edifici, muri di confine), può essere la realizzazione di aiuole rialzate.

Il prato è tra le parti del giardino che richiedono i maggiori apporti idrici, quindi conviene ben dimensionare le aree a prato, realizzare un impianto di irrigazione ben progettato e scegliere essenze che richiedono meno acqua. La corretta gestione di un’area verde permette anche di ridurre l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi. Ogni elemento vegetale deve essere messo nelle condizioni di poter competere o essere resistente nei confronti delle infestanti, malattie funginee o attacchi da parte di insetti. Il prato deve essere gestito correttamente per quanto riguarda la frequenza e l’altezza dei tagli; l’irrigazione deve essere pensata nei momenti e con i volumi giusti, così come la concimazione, che deve essere fatta nel momento corretto con il concime e la dose più adatta. Le infestanti nelle aiuole e bordure possono essere tenute sotto controllo con l’utilizzo di pacciamature e con la scelta di piante adatte per tipo di terreno ed esposizione. Le infestanti nelle aree incolte e camminamenti possono essere gestite con sistemi alternativi meccanici (decespugliatore, spazzole, reciprocatore), fisici (pirodiserbo) o con prodotti a base di acido pelargonico o acido acetico. Le malattie fungine e i danni da insetti sulle piante possono essere preventivamente evitate o ridotte utilizzando prodotti che consentono di migliorare e potenziare le resistenze endogene delle piante.

ATTENZIONE AL CONSUMO IDRICO

Gli sprechi di acqua possono essere ridotti preferendo dei sistemi d’irrigazione a goccia in quanto l’acqua viene distribuita in modo uniforme direttamente alle radici e in quantità idonea per gruppi omogenei di piante. Eviteremo così gran parte delle perdite dovute sia all’evaporazione sia alla distribuzione non mirata alla coltura in atto. Per ridurre l’evaporazione è altresì consigliato utilizzare del materiale pacciamante organico, come la corteccia di conifera che tende però ad acidificare il terreno, Per maggiori quindi bisogna prestare attenzione informazioni alle piante adatte a terreni alcalini, www.fondazioneminoprio.it oppure usare materiali inerti quali per esempio ghiaia e lapillo. L’effetto pacciamante può essere ottenuto anche stendendo sul terreno dei teli anti alga, in tessuto non tessuto, geostuoie in fibra di cocco o juta, che poi possono essere coperti con materiali pacciamanti per un erbe infestanti ma non è adatto per tutti i tipi di migliore effetto estetico. piante, per esempio per le erbacee perenni, che L’utilizzo del telo pacciamante aumenta ancora di hanno bisogno del terreno libero per svilupparsi ed più l’effetto di contenimento dello sviluppo delle emettere nuovi getti laterali.

m bientale

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GESTIONE | formazione/2 in collaborazione con

COMPRENDER

il giardino stor i Esperti giardinieri studiano alla Scuola Agraria del Parco di Monza nuove idee di convivenza delle testimonianze del passato con le esigenze dei tempi moderni di Giovanna Cutuli

A

vere la responsabilità di formare giardinieri nella cascina storica del parco della Reggia di Monza, e la partecipazione della Scuola Agraria al Tavolo di Regis (Rete dei Giardini Storici del Nord Milanese) hanno dato una spinta alla progettazione di un nuovo (e raro)

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corso per specializzare il giardiniere anche sulle tematiche del giardino storico e del paesaggio. Ne abbiamo scritto ampiamente sul numero di maggio-giugno scorso (022, pag. 48), con la descrizione delle finalità, l’organizzazione del corso e le aspettative. Con questo articolo, introduciamo la


ERE

ico

Per maggiori informazioni pubblicazione dei risultati prodotti dai corsisti, in team con i loro formatori, nelle prossime uscite della rivista.

LAVORO DI SQUADRA

Il corso, ricordiamo rivolto a giardinieri, ha realizzato quattro settimane di formazione online e due settimane in laboratorio presso il Parco di Monza. Il successo è stato proprio sul lavoro di squadra alla pari, muniti di tools e competenze diverse. Professionisti, provenienti dal mondo accademico italiano e dai settori professionali, hanno fuso la conoscenza delle nozioni teoriche all’applicazione di casi studio. Rendere visibili i progetti di ricerca eseguiti dai giardinieri porterà alla vostra lettura gli aspetti legati ai rilievi, ai vincoli ambientali, ai censimenti delle architetture vegetali, alla valutazione delle infrastrutture, al capitolato e alle opere di manutenzione.

NUOVE OPPORTUNITÀ DI LAVORO

Il giardino storico e il paesaggio sono una fonte infinita di informazioni e suggestioni e di nuove opportunità di lavoro. Sappiamo che il giardino

www.monzaflora.it segreteriacorsi@monzaflora.it

è un bene unico (a differenza di un edificio), e in quanto tale non riproducibile. Sappiamo che, quando nasce un giardino succede una trasformazione, un’evoluzione e anche una decadenza. E ogni passaggio di vita riflette le relazioni con le culture e le società del contesto. I corsisti hanno scoperto e apprezzato che la fragilità dei nostri territori ci impone di affrontare ogni prossima trasformazione con la profonda conoscenza di quanto ci ha preceduto, eseguendo solo con adeguate capacità tecniche le nuove opere di restauro, conservazione, manutenzione e valorizzazione. Spesso parchi e giardini di ville storiche, oggi ampiamente frequentati da una utenza diversa, per natura, età ed esigenze, appartengono a gestori pubblici. Enti locali, che per paradosso raramente riescono, per ragioni economiche, o purtroppo per assenza di competenza, a tutelare i beni dello Stato, patrimonio di tutti. E con l’affermazione dell’architetto Mario Botta che “il passato interessa i creativi molto di più del futuro”, vi invitiamo nei prossimi mesi a cogliere le peculiarità di alcuni giardini storici illustrati dai corsisti della Scuola Agraria.

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GESTIONE | pratiche Albero morto a terra (log), ricoperto di muschio, Abetina di Laurenzana (PZ).

Il legno morto nei parchi urbani è risorsa e rifugio per molte specie, eppure spesso lo si affronta solo per la questione della pubblica sicurezza. Ecco qui un excursus che mette in luce la sua fondamentale importanza per la biodiversità testo e foto di Filomena Carpino* in collaborazione con la rivista Arbor**

I

l legno morto nell’arboricoltura ornamentale rappresenta un punto critico per la gestione del verde dal punto di vista della sicurezza pubblica. Spesso viene considerato esclusivamente come fattore di rischio per la presenza di patogeni del legno, oppure per il rischio di caduta di alberi morti o parti di essi. Molti studi hanno dimostrato l’importanza di alberi morti o senescenti come nicchia ni. uo b per molte specie, spesso di tro as pregio conservazionistico, che iM n an ov i utilizzano questi elementi G © per l’alimentazione, il rifugio, e per il bosco stesso che dipende da essi per il suo rinnovamento. La tutela degli elementi morti o marcescenti sta assumendo un ruolo importante nella gestione Picchio verde forestale, mediante progetti (Picus viridis). dedicati, e strategie gestionali, oltre che specifiche normative di tutela (D. Lgs. 18 maggio 2001, n. 227. Articolo 6, comma 3 “Le Regioni, in accordo con i principi di salvaguardia della biodiversità, con particolare riferimento alla conservazione delle TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti

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**Arbor è la rivista della Società Italiana di Arboricoltura

specie dipendenti dalle www.isaitalia.org necromasse legnose, favoriscono il rilascio in bosco di alberi da destinare all’invecchiamento a tempo indefinito”). Solo recentemente, nel nostro Paese, la questione è stata introdotta nell’arboricoltura ornamentale di giardini e parchi pubblici. In quest’ultimo caso la gestione, molto spesso, non tiene conto dell’importanza di questa componente nel rinnovamento del bosco e nel mantenimento della biodiversità a esso connessa. Le misure adottate si traducono in tagli di interi elementi o parti di essi. Talvolta si attua un’azione di tutela che si traduce solo nel lasciare a terra i tronchi eliminati oppure procedere con una triturazione in loco del legno eliminato, che viene lasciato al suolo, per consentire il mantenimento della necromassa utile al nutrimento del terreno. Tali pratiche non tengono però conto del valore degli elementi arborei deperienti nella loro interezza, che nelle sue parti, differenti per morfologia e stadio vegetativo, rappresenta un vero e proprio habitat per molte specie, in particolare per esemplari con tronchi di diametro maggiore di 30 cm. Nei boschi extraurbani gli alberi morti costituiscono un rischio per la maggiore probabilità di propagazione di incendi e hanno uno scarso valore economico

PREZIOSO MIC R N°025


Fa hr. Ja ko b ©

SPECIE A RISCHIO

Osmoderma eremita.

Numerosi rapporti ufficiali, come la “Attuazione della Direttiva Habitat e stato di conservazione di habitat e specie in Italia”, indicano che, negli ambienti forestali, le specie saproxiliche sono in forte declino a causa di un’antica e sistematica gestione forestale, basata su tagli a ciclo breve e tendente a eliminare il legno morto in bosco. I dati a livello europeo e nazionale concordano, delineando un quadro preoccupante, come si evince dalla recente pubblicazione della Lista Rossa Europea delle specie saproxiliche e nel succitato rapporto, da cui risulta che gli invertebrati saproxilici sono un gruppo di specie particolarmente minacciato, tra queste Osmoderma eremita, Lucanus cervus, Cerambyx cerdo cerdo, specie incluse nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”.

*Docente di scienze naturali. Per maggiori dettagli sul tema affrontato in questo articolo: fillycarpino@hotmail.com

Vallone della Profica (Parco Nazionale del Vesuvio). Castagneto non gestito, con elementi maturi, alberi morti in piedi (snag) e a terra, (log) (log), ricoperti di epifiti.

L’attuale gestione

del verde urbano

tiene raramente in conto la

componente biocenotica associata agli alberi nel caso di foreste produttive, la gestione del verde cittadino impone invece di considerare prioritaria la questione sicurezza. Il legno morto infatti può rappresentare un rischio per la sicurezza pubblica a causa della maggiore probabilità di caduta di alberi morti o loro parti. Una corretta gestione deve quindi tener conto del valore di questi elementi nel rispetto delle norme di sicurezza pubblica.

DA CONOSCERE E TUTELARE

Il legno morto è naturalmente prodotto ove presenti alberi isolati, raggruppamenti, giardini pubblici e privati, parchi cittadini, foreste naturali o da impianto. La tipologia di legno morto e la biomassa correlata sono legati al tasso di mortalità degli alberi, che varia molto, in relazione alla specie, la tipologia di bosco, e la sua età. La morte dell’albero può sopraggiungere per cause naturali quali siccità, vento, innevate, fattori biotici come insetti e patogeni, competizione tra alberi per

luce e nutrimento, ed altre cause sia naturali che antropiche, come gli incendi, oppure una gestione errata del verde, come alcuni tipi di potature. Nella maggior parte dei casi la necromassa consiste in parti di alberi che, per varie cause, vanno incontro a necrosi. Talvolta, soprattutto in caso di intervento di agenti esterni, quali gli estremi climatici, la morte riguarda l’intero elemento arboreo, andando a costituire gli alberi morti in piedi, noti come snag. snag Raramente presenti nei boschi urbani, gli alberi morti in piedi sono più facilmente rinvenibili delle

C ROHABITAT

Ingresso di nido di Picchio muratore (Sitta europaea) europaea). Il buco è stato “adattato” nella sua forma e dimensioni con l’apposizione di fango da parte del picchio. La specie adotta questo comportamento per ottenere le dimensioni ideali per l’apertura del nido. Ogni specie di hole nester, infatti, predilige nester determinate dimensioni dell’ingresso del nido.

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© Silvia Capasso.

GESTIONE | pratiche

CLASSIFICAZIONE DEL LEGNO MORTO Il metodo individuato dal progetto Integrate+ prevede lo studio e la catalogazione di alberi in siti pilota, e l’individuazione di microhabitat. I microhabitat utili per la colonizzazione di organismi saproxilici (TreMs: Tree-related microhabitats) sono associati solitamente a parti di alberi marcescenti, e sono classificati secondo i seguenti raggruppamenti: ◗ Cavità. Sono originate da agenti patogeni, fori da carie conseguenti a distacco di rami, scavate attivamente da picchi, gallerie scavate da insetti, e possono interessare il tronco o i rami

Cavità naturali nei contrafforti radicali, nel bosco di Gorgoglione (PZ).

Scricciolo (Troglodytes troglodytes) con nidiata. Lo scricciolo è un abitante abituale di giardini e parchi urbani. Non scava attivamente i buchi per collocarvi i nidi, ma sfrutta le cavità già presenti nel tronco.

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Buchi scavati da Picchio rosso maggiore in castagni maturi, nel bosco del Vallone della Profica, Parco Nazionale del Vesuvio.

nel loro corpo, o nella parte terminale (rami cavi) in seguito a rottura. La loro funzione come habitat è di rifugio, nidificazione o alimentazione (fori di forma conica). Se le cavità hanno l’apertura rivolta verso l’alto, possono assurgere al ruolo di raccoglitori temporanei di acque piovane (dendrotelmi). Le cavità possono essere anche formate, alla base del fusto, nei contrafforti radicali, per naturale crescita/deformazione della pianta. ◗ Lesioni o ferite. Le lesioni spesso sono a carico di alberi vivi, dove sono attaccate da organismi decompositori; possono riguardare tronchi o rami, ed essere causate da traumi in seguito a tagli oppure fratture da vento o peso eccessivo (es. neve).

foreste mature non gestite, dove rappresentano un importante e duraturo habitat per le sue molteplici funzioni e per le successioni ecologiche, che, nei diversi stadi di evoluzione, possono assicurare. In caso di crollo questi alberi, noti come log log, creano un habitat a contatto col suolo maggiormente colonizzato da organismi detritivori, ma anche utilizzato come rifugio dalla piccola fauna vertebrata. Come specificato, C solitamente la necromassa interessa parti di alberi, soprattutto nei parchi urbani. Le porzioni di legno marcescente su un albero in fase vegetativa sono preziosi microhabitat, in quanto spesso rinvenibili su alberi vivi e quindi duraturi, e in questo caso, solitamente non rappresentano un rischio per la sicurezza, tranne nei casi in cui il legno morto interessi rami interi oppure significative parti del tronco, tali da comprometterne la stabilità. La tutela di questi microhabitat passa anzitutto dal loro studio e classificazione, oggetto di progetti

pilota come Integrate+, condotto dal Central European Regional Office (Eficent) of the European Forest Institute (EFI) e promosso da German Federal Ministry for Food and Agriculture (BMEL). Il progetto, condotto dal 2013 al 2016, comprende 14 partner di 10 diversi Paesi europei, con lo scopo di effettuare studi e individuare linee comuni di gestione e tutela, finalizzate a garantire la biodiversità forestale (approfondimento nel box “Classificazione del legno morto”).

IL RUOLO DEL VERDE URBANO

Una notevole varietà di organismi, tra animali (vertebrati e invertebrati), piante, licheni, briofite e funghi saproxilici, vi trovano nutrimento, rifugio e condizioni ideali per il loro ciclo vitale, spesso strettamente vincolato a questi microambienti. Le condizioni per la creazione di questi vitali microhabitat sono determinate dal diametro del tronco e dallo spessore della corteccia, che trovano i loro standard ottimali solo negli alberi maturi. Gli ambienti dove sono rinvenibili alberi maturi corrispondono, in contesti naturali o seminaturali, a foreste mature o gestite con metodi tradizionali. In ambienti trasformati o antropizzati, sono assenti in arboricolture dove le tecniche di gestione, finalizzate alla produzione di legname o frutti,


prevedono la rimozione di elementi e parti morte o senescenti, di scarso valore economico; mentre nei parchi cittadini è ancora possibile osservare elementi maturi e vetusti, che spesso hanno un elevato valore socioculturale. Il ruolo dei parchi urbani, quindi, è fondamentale per garantire la presenza di tali elementi in contesti di area vasta, periurbani, con seminativi o arboricolture, dove sono solitamente assenti. Le tipologie di organismi che utilizzano il legno morto possono dipendere direttamente o indirettamente da esso, nel primo caso, per la germinazione e il nutrimento, come licheni e briofite, nel secondo caso, per rifugio e/o nidificazione. Alla prima categoria appartengono, tra gli animali, insetti xilofagi, che trovano, nel legno marcescente, il substrato e il nutrimento per lo sviluppo delle fasi larvali e in generale per tutti gli insetti saproxilici, che sono individuati come l’elemento più importante per il mantenimento

© Silvia Capasso.

L’albero spezzato può sviluppare una chioma secondaria. Se la rottura riguarda la branca principale, essa può evolversi in una cavità da carie. Le fratture del tronco dovute al vento, con scheggiature del legno, sviluppano interessanti condizioni ecologiche. Altre tipologie di lesioni sono le fessure o cicatrici, che colpiscono il tronco, provocate, ad esempio, da fulmine o da fuoco. Lasciano l’alburno esposto e possono rilasciare flussi di resina o essere cicatrizzati da nuova corteccia. ◗ Tasche nella corteccia. I sollevamenti della corteccia, la presenza di rosura e la creazione di spazi tra corteccia e alburno possono rappresentare interessanti habitat che assolvono varie funzioni. ◗ Legno morto. Porzioni di legno morto riguardano rami all’ombra della chioma residua, in contatto con legno vivo. ◗ Deformazioni/forme di crescita. Queste formazioni consistono in proliferazioni cellulari sulla corteccia e/o cancri in decomposizione con tessuto necrotico esposto.

Lobaria polmonaria (L.) Hoffm su tronco di cerro. I licheni utilizzano il tronco esclusivamente per supporto, e sono importanti indicatori di salubrità ambientale.

Albero morto in piedi, spezzato, con scheggiature terminali e fori di alimentazione di insetti.

◗ Epifite/nidi. Le epifite crescono sulla corteccia utilizzandola solo per sostegno o nutrimento. Quelle che danno luogo a formazioni e offrono un biotopo utile per la formazione di un microhabitat e consistono in corpi fruttiferi fungini, fanerogame e crittogame. Anche i nidi di uccelli, che talvolta hanno diametri considerevoli, possono costituire un microhabitat per altri organismi.

della biodiversità forestale (dettagli nel box “Specie a rischio”). Alberi morti in piedi e relative cavità, nonché la ricca entomofauna associata, assicurano inoltre rifugio e nutrimento per vertebrati, soprattutto uccelli. In relazione ai microhabitat descritti, sono numerose le specie che dipendono da essi per le loro fasi del ciclo vitale, in primis i picchi (Picidi), che dipendono dagli alberi maturi e senescenti sia per la nidificazione che per l’alimentazione. Essi sono infatti specializzati, sia nel comportamento che nella struttura anatomica, per scavare nel legno e creare cavità per la nidificazione, fori per l’alimentazione e la ricerca di insetti xilofagi, e per il tambureggiamento sul tronco, che assume anche valore di comunicazione. La specie di picchio maggiormente rinvenibile nei parchi urbani è il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major). Esso scava attivamente fori del diametro di circa cinque centimetri e spesso occupa in stagioni successive lo stesso buco. Altri

Molti studi hanno dimostrato l’importanza di alberi morti o senescenti come nicchia per molte specie, che utilizzano questi elementi per l’alimentazione e il rifugio, e per il bosco

stesso che dipende da essi per il suo rinnovamento N°025

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GESTIONE | pratiche

Una corretta gestione deve quindi tener conto del valore degli alberi morti nel rispetto

delle norme

Moscardino (Muscardinus avellanarius), piccolo avellanarius) gliride, incluso in allegato IV della Direttiva 92/43/ CEE “Habitat”. Predilige formazioni boschive ricche di sottobosco e arbusti, ma può occupare anche cavità presenti negli alberi per rifugio e/o nidificazione (Foto di Raffaele Capano).

di sicurezza pubblica

uccelli, pipistrelli, roditori (gliridi), e meso mammiferi (mustelidi) oltre che invertebrati come ragni, coleotteri, imenotteri dipendono dall’azione di scavo dei picchi, in quanto utilizzano i loro fori come nidi. Si ricorda che tutte le specie di picchi sono protette ai sensi della Legge 157/92.

A OGNI NICCHIA LA SUA SPECIE

E ancora, cavità non scavate - che si formano spontaneamente durante la vita dell’albero, in seguito a eventi traumatici a carico del tronco o di rami principali, o di perdita di rami, ecc. - possono ospitare una grande varietà di specie, come chirotteri, altri uccelli, piccoli e meso mammiferi, lucertole e anfibi. Inoltre, grazie al microhabitat formato dal legno in decomposizione e le muffe associate, le cavità non scavate rappresentano l’habitat elettivo per taxa saproxilici specialisti, come il coleottero Osmoderma eremita. Da segnalare anche: • i dendrotelmi, formazioni importanti perché consentono la creazione temporanea di micro-pozze di acqua piovana, che ospitano molti insetti o mircocrostacei, in particolare se la cavità presenta legno morto;

Albero morto in piedi in parco privato. Sono evidenti buchi scavati da Picchio rosso maggiore nella parte sommitale e attualmente occupati di Passera mattugia (Passer montanus). Molti uccelli sfruttano, per la nidificazione, l’azione di scavo dei picchi in alberi morti o marcescenti, purché siano abbastanza alti. Una sufficiente distanza del nido dal suolo protegge dal rischio dei predatori ed assicura un’adeguata altezza per l’involo.

• cavità nei contrafforti radicali, rifugio per piccoli e meso-mammiferi, uccelli, anfibi; • crepe e sollevamenti della corteccia, abbondanti in snag snag, assicurano rifugio e nidificazione a numerosi taxa, talvolta specialisti, come i chirotteri dendrofili, uccelli, e alcuni gruppi di invertebrati come emitteri e ragni; • formazioni fungine fruttifere, indicatrici di un certo livello di biodiversità, a cui sono associati una grande varietà di insetti volatori tra coleotteri, ditteri e lepidotteri come le falene; • altri habitat: epifiti, rami spezzati ed essudati di linfa, che assicurano nutrimento e rifugio a un considerevole contingente di insetti ed uccelli; Infine, altri derivati, nel processo di degradazione di alberi morti, possono offrire un importante habitat per molte specie, come gli ammassi di legno a terra, nel caso specifico per insetti e piccoli vertebrati (mammiferi e rettili). Nel prossimo numero affronteremo nuovamente il tema del legno morto, dando indicazioni gestionali mirate e concrete.

Formazioni che danno luogo a microhabitat in alberi maturi e/o morti (da Larrieu & Bouget, 2016)

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SCOPERTE | teli pacciamanti

Terapia

d`urto Dal problema alla soluzione. Articolato approfondimento tecnico sul Poligono del Giappone, considerata tra le infestanti più invasive al mondo. In evidenza come si propaga, i danni che può causare, i metodi utilizzati per il suo contenimento e la spiegazione dettagliata di quella che si è rivelata una soluzione efficace, il telo DuPont Plantex® Platinium distribuito in Italia da Ipag di Daniela Stasi in collaborazione con Enrico Pinali*

U

n’infestante classificata tra le 100 più invasive al mondo. È la Reynoutria Japonica o Poligono del Giappone, in grado di impoverire la biodiversità lungo le rive dei corsi d’acqua e nelle foreste facendo letteralmente “terra bruciata” di tutte le altre piante, diffondendosi su vaste superfici, impedendo la crescita della flora e il rinnovamento delle piante arbustive. Riesce anche

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a penetrare, attraverso i suoi rizomi, nelle strutture fisse in cemento, laterizi o pietra, come ad esempio la massicciata di una ferrovia. La totale assenza di insetti e funghi parassiti che normalmente la tengono in equilibrio nell’ambiente, che sono tipici della zona di origine, assieme alla quasi totale mancanza di erbicidi o arbusticidi di sintesi chimica efficaci, rendono questa pianta molto difficile da controllare. Qui

TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti

*ENRICO PINALI: CHI È Perito agrario che si occupa da quasi dieci anni di tessuti tecnici e prodotti chimici, prima per applicazioni industriali poi per la cura e la gestione del verde in qualità di responsabile della

divisione Green di Ipag. Nel corso del tempo, è entrato in contatto con tutte le più importanti aziende del settore, sia italiane che europee, produttrici di tessuti tecnici per: edilizia, infrastrutture,

applicazioni industriali, controllo delle piante infestanti nell’ambiente, controllo delle radici invasive e per la stabilizzazione del terreno.

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SCOPERTE | teli pacciamanti

IN BREVE • È fondamentale anticipare l’intervento prima possibile • La chimica non aiuta • Cresce soprattutto lungo i corsi d’acqua e colonizza le aree vicine • Gli animali erbivori non risolvono il problema ma contribuiscono alla diffusione • Lo spostamento di terreno è una causa di diffusione dell’infestante • La pianta è particolarmente resiliente

di seguito un approfondimento tecnico sulla situazione italiana, sulle esperienze fatte e sulla soluzione che si è rivelata efficace, il telo DuPont Plantex® Platinium.

DI COSA SI TRATTA

Il Poligono del Giappone è giunto in Inghilterra verso le fine dell’800, si è sviluppata in tutta Europa fino ad arrivare a ridosso delle Alpi e, oggi, attraverso i valichi di confine, si sta sviluppando lungo una buona parte dei fiumi del Nord Italia. È una pianta erbacea vigorosa con un portamento simile al bambù, arriva fino a tre metri di altezza tanto da sembrare un arbusto. In primavera cresce molto rapidamente adattandosi anche a terreni poco fertili e sassosi, a patto che siano presenti luce e acqua. Predilige quindi le sponde lungo i fiumi e i corsi d’acqua in generale, e la si trova su scarpate. È una pianta di tipo dioico ed è presente in Europa solo nel clone femminile, col risultato che non riesce quindi a propagarsi per seme ma solo per rizoma. Possono essere presenti dei frutti derivanti dall’incrocio con altre specie dello stesso genere. La capacità di sviluppo dei rizomi arriva fino a tre

PER EVITARE DI “SPOSTARE IL PROBLEMA” Il protocollo per il corretto contrasto del Poligono del Giappone prevede anche la gestione del terreno di risulta: si ricorda a tal proposito che è necessario asportare almeno 30 cm di terreno. Dove lo si mette per evitare di “spostare il problema”? DuPont suggerisce di creare una buca, opportunamente protetta, dove andare a riversare il terreno contaminato, come ben visibile nello schema esplicativo.

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metri di profondità e dieci metri di lunghezza, e rende molto difficile la sua pulizia. La sua caratteristica di rimanere quiescente per oltre dieci anni ha fatto sì che la pianta venisse propagata anche attraverso la semplice movimentazione del terreno.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Oltre all’evidente impatto sulla biodiversità, danneggia anche l’ambiente attraverso un aumento del rischio di inondazioni. In tempi di alluvione, aree dense di arbusti possono impedire il flusso d’acqua e aggravare le inondazioni. Inoltre, gli steli morti possono essere spazzati via e causare blocchi a valle. Il Poligono del Giappone in rapida crescita può compromettere l’integrità delle strutture di difesa dalle inondazioni, oltre alle già citate murature, massicciate delle ferrovie,


pavimentazioni di qualunque tipo. Basti dire che in Inghilterra si tende a deprezzare i terreni infestati e si è obbligati per legge a fare tutto il possibile per eliminarla. In Italia è stata avvistata un po’ ovunque a ridosso dell’arco alpino e nell’alta Toscana. Regioni come Lombardia e Trentino-Alto Adige hanno istituito dei bandi volti a premiare tutte quelle attività atte al suo controllo. È fondamentale riflettere sulla necessità di intervenire prima possibile in quanto, ad esempio, nel caso di una bonifica di un terreno dove l’asfalto è stato compromesso, bisogna investire una quantità di risorse decisamente superiore rispetto a un intervento preventivo alle prime manifestazioni di infestazione. Considerato che la mobilità dei rizomi supera i dieci metri di lunghezza è ipotizzabile che l’origine della pianta sia da un’area “naturale” in zona.

Nelle foto di queste pagine, il problema e la soluzione, ossia il Poligono del Giappone, tra le 100 infestanti più invasive al mondo, e i teli DuPont Plantex® Platinium, ritenuta una soluzione efficace e durevole nel tempo.

QUANTO CI COSTI!

Ecco qualche numero che fa comprendere per bene quanto il Poligono del Giappone sia infestante: dal 1994 la sola contea del Galles, nel Regno Unito, ha stimato una spesa annua di 600mila sterline per il controllo, mentre nell’intera Inghilterra la cifra sale a ben tre miliardi. Il Department of Environment, Food and Rural Affairs inglese ha stimato un costo pari a 20mila sterline ogni ettaro per un programma di trattamento con erbicida chimico di tre anni con due interventi all’anno. Se però consideriamo il vigore vegetativo della pianta è sicuramente sottostimato, sia in termini economici che di

TESSUTI, QUESTI SCONOSCIUTI La costruzione di parchi e giardini, come è noto, richiede l’utilizzo di teli: per la pacciamatura, per il controllo delle radici o come semplice strato separatore. Ma come devono essere questi teli? Devono contribuire alla riduzione degli interventi, essere piacevoli esteticamente e durare nel tempo, almeno per il periodo necessario alla crescita delle piante fino a ottenere l’effetto voluto in fase di progettazione. In commercio esistono due gruppi di tessuto: biodegradabili e non degradabili, tra cui tessuti e non tessuti. Nel primo gruppo troviamo soprattutto delle stuoie (non tessuti) di vario peso e colore composte prevalentemente da cocco o juta. Questi composti sono belli da vedere dato che le colorazioni sono molto vicine a quelle del terreno ma degradano in un periodo di tempo che va da pochi mesi a un anno. Tra i prodotti non degradabili il principale attore è un tessuto che viene chiamato agritela o antialga, utilizzato dai vivaisti per la riduzione delle infestanti sotto i vasi appoggiati sul terreno. Il tipo di costruzione fa in modo che una forza perpendicolare applicata ai due fili incrociati di cui è composto, tenda ad aprirli, creando un foro e lasciando spazio alla proliferazione di infestanti. Per risolvere il problema si sono aumentati i pesi e applicati trattamenti superficiali che irrigidiscono il tessuto rendendolo praticamente impermeabile. Non è questa la sede per discutere di come

incidono i problemi idrici su un’aiuola ma è evidente che un tessuto impermeabile non contribuisce al benessere della pianta. Questi tessuti, inoltre, vengono spesso coperti da pacciame, che funge da substrato organico per la proliferazione delle infestanti rendendo vano l’uso del prodotto. E ancora, la particolare costruzione di questi teli rende la lavorabilità abbastanza complicata in quanto sfilano al momento del taglio. Infine, non sono riciclabili perché spesso sono composti da sostanze di natura diversa. Ed ecco i tessuti “non tessuti”, spesso composti da feltri, quindi con spessore, in poliestere o polipropilene, o il mix dei due, di colore marrone, verde o comunque colori che si mimetizzano con il terreno. Questi tessuti spesso assorbono l’acqua in modo anomalo con poche garanzie di durata nel tempo, oltre che meccaniche. Da segnalare anche la superficie irregolare, che li rende un ricettacolo di polvere e semi, ideale per la proliferazione delle infestanti. Esistono infine “non tessuti” in polipropilene (come DuPont Plantex® Platinium) con diverse caratteristiche che li rendono particolarmente adatti all’uso in pacciamatura e per il controllo delle infestanti nel tempo: sono di colore che si mimetizza sia con il terreno che con il tipo di pacciame applicato e sono riciclabili in quanto composti solo da polipropilene. Hanno capacità drenanti e una durata nel tempo minima garantita.

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SCOPERTE | teli pacciamanti

efficacia. In caso di aree interessate da infrastrutture il costo cresce fino a 100 sterline per metro quadro a causa degli oneri di smaltimento del terreno. PER SAPERNE DI PIÙ SU PLANTEX® PLATINIUM Viene prodotto nello stabilimento DuPont in Lussemburgo, dove si parte dal granulo puro e si arriva al tessuto attraverso un procedimento che lo scioglie e lo fila fino a essere steso attraverso degli ugelli su un nastro trasportatore; questo lo porta a una calandra calda dalla quale esce il tessuto grezzo, sul quale poi viene fatta un’ultima lavorazione. Questo processo produttivo rende Plantex® Platinium particolarmente efficace e durevole. Come detto, sono stati effettuati numerosissimi test, tra questi segnaliamo anche quelli per la definizione del corretto sistema di fissaggio e ancoraggio, oltre a quelli realizzati con vari enti di gestione pubblici e privati europei come: Voies navigables de France, ente gestione canali e fiumi navigabili francese, Office National des forêts, gestione forestale francese, SNCF Société Nationale des Chemins de fer Français e Irstea, enti per la gestione ferroviaria in Francia, e Infrabel, ente per la gestione ferroviaria belga.

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APPROCCIO CHIMICO E MECCANICO

Per risolvere il problema, conoscendo il grado di infestazione, è importante ricercare soluzioni che si sono dimostrate efficaci negli anni, il rischio altrimenti è quello di investire ingenti risorse per ottenere risultati scarsi o di ottenere un risultato peggiore di quando è iniziato l’intervento. In sostanza, è necessario attuare una terapia d’urto per ripristinare la biodiversità e attuare la messa in sicurezza delle strutture. Se si analizzano le esperienze fatte fino a oggi in Europa notiamo che sono stati individuati due tipi di approccio: chimico e meccanico. Per quanto riguarda l’approccio chimico, ricordiamo la “pistola” che consente di iniettare l’erbicida sistemico attraverso un ago da inserire nel fusto della pianta: da precisare che il numero dei fusti mediamente molto elevato e l’estensione dell’apparato ipogeo non danno alcuna certezza sulla totale eradicazione della pianta. In ogni caso, a oggi non sono stati rilevati principi attivi efficaci a un trattamento erbicida in post emergenza. L’approccio meccanico invece dà spazio ai metodi più vari, dallo sfalcio all’eradicazione di pochi individui di giovani piante con la speranza di togliere tutto l’apparato ipogeo, ma come abbiamo visto l’apparato radicale del Poligono del Giappone si sviluppa molto velocemente e su una superficie molto estesa, e anche una piccola


frazione di rizoma ha la capacità di far ripartire la pianta. In alcune aree è stata anche adottata una soluzione ibrida, quella che prevede lo sfalcio a opera di animali al pascolo: cavalli, pecore e capre sono tutti animali che sono stati utilizzati fino a quando ci si è accorti che tracce di questa pianta attraversano indenni il sistema digestivo degli animali; in pratica allo spostamento degli animali si è notato lo spostamento della pianta.

Per saperne di più su Ipag: www.ipag.it

L’ESEMPIO CONCRETO

Nel 2014 la provincia autonoma di Trento avvia “Life+TEN”, progetto molto ampio composto da diverse azioni numerate, tra cui l’azione C 18 aveva come oggetto: “Azione dimostrativa di controllo di una specie invasiva: l’eradicazione del poligono del Giappone” nell’area parco Adamello Brenta. L’obiettivo era così ambizioso che si voleva creare un protocollo che potesse essere replicato in altre aree del Trentino-Alto Adige. Si è deciso di procedere in due modi: in una prima zona, dato che si trattava di piante giovani costituite da pochi individui di ridotte dimensioni, si è scelto di procedere all’estirpazione precoce cercando di fare attenzione a non lasciare nel terreno alcun frammento di pianta; in una seconda zona, dove si trovavano aree molto estese, si è deciso di procedere a effettuare cinque tagli nel corso della stagione vegetativa (maggio-settembre) dal 2014 alla fine del progetto nel 2016. L’obiettivo era quello di indebolire la pianta fino all’eliminazione dei rizomi sotterranei. Il materiale di risulta doveva essere portato al centro di raccolta zonale che si sarebbe occupato del compostaggio attraverso un

DOVE

impianto professionale. L’epilogo? Purtroppo, gli obiettivi del progetto non sono stati raggiunti e, in coerenza con il comportamento della pianta, l’infestante si è propagata lungo la maggior parte dei corsi d’acqua trentini.

ESPERIENZE EFFICACI

Ed eccoci a una soluzione adatta al contenimento di questa infestante che ha dato prova di efficacia in ben sei anni di test. Si chiama Plantex® Platinium ed è un tessuto in 100% in polipropilene (PP), sviluppata da DuPont e commercializzato in Italia dalla vicentina Ipag (approfondimento nel box “Per saperne di più su Plantex® Platinium”). Si tratta di un monofilamento calandrato a caldo, procedimento che rende questo tessuto particolarmente resistente alla perforazione da parte dei rizomi. L’intervento per posarlo non è immediato: è necessario, infatti, rimuovere 30-40 cm di terreno, applicare il tessuto e ricoprire con terreno vergine. Impegnativo, ma risolutore.

• Corsi d’acqua • Strade • Aree ferroviarie • Parcheggi • Muri • Giardini pubblici e privati • Edifici • Tubature di vario genere, fognature

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SCOPERTE | vegetali/1

Lomandra White Sands.

Ecco una selezione di piante di Arena Vivai presentate durante il Meeting 2020, occasione anche per riflettere sul ruolo del verde durante la pandemia di Viola Delfino

Più piante

per tutti L TEMPO DI LETTU R A: 4 minuti

a nostra casa editrice ha partecipato al Meeting 2020 della veronese Arena Vivai. Un incontro interessante anche per fare il punto sull’impatto di un anno così particolare – per usare un eufemismo – su chi produce piante. Tra gli aspetti emersi, il bisogno di piante esploso durante la pandemia e la disponibilità da parte dei clienti ad acquistare mettendo in secondo piano il prezzo, in cambio di qualità e servizio. E quest’ultimo è davvero un elemento su cui tutti i professionisti della filiera verde dovrebbero soffermarsi a ragionare. La necessità impellente di essere circondati da verde, invece, è data proprio dal ruolo stesso delle piante in una situazione così complessa e difficile: sono state scelte come elemento decorativo nell’ambiente domestico per ritrovare il contatto con la natura, oltre che come hobby per tenersi impegnati. L’incontro organizzato da Arena Vivai, infine, è stato anche un’occasione per presentare varietà interessanti. Ecco qui cosa ha colpito la nostra attenzione.

Q POLEMONIUM REPTANS “TOUCH OF CLASS” “Touch of Class” è una pianta facile e colorata, che forma una massa di foglie variegate su cui appaiono graziosi fiori azzurro pallido, leggermente profumati. • Esposizione a mezz’ombra • Fioritura da aprile a giugno • Altezza 35 cm • Larghezza 50 cm • Resistenza fino a - 20° / -30°

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Q LOMANDRA LONGIFOLIA “WHITE SANDS” “White Sands” è la prima Lomandra variegata. Foglie luminose bordate di crema, lunghe e sottili, ricadono dolcemente creando effetti di design in giardino e in terrazzo. • Sempreverde • Esposizione al sole • Fioritura da agosto a settembre • Altezza 100 cm • Larghezza 70 cm • Resistenza fino a - 7° / -10° Per maggiori info:

www.arenavivai.com

H GARDENIA JASMINOIDES "SUMMER SNOW" “Summer Snow” si distingue dalle gardenie classiche per la resistenza al freddo e per la sua migliore tolleranza all’aridità e al calore. Il profumo è sempre un vero must imprescindibile. • Sempreverde • Esposizione a mezz’ombra • Fioritura da giugno a settembre • Altezza 80 cm • Larghezza 100 Cm • Resistenza fino a - 10° Q AZALEE ENCORE® AUTUMN CREACH La gamma di Azalee rifiorenti Encore® offre una nuova generazione di piante in grado di fiorire abbondantemente in primavera e in autunno. Disponibili in diverse varietà con colori differenti, sono anche più tolleranti in fatto di terreno. • Sempreverde • Esposizione a mezz’ombra • Fioritura marzo-aprile e settembre-ottobre • Altezza 90 cm • Larghezza 80 cm • Resistenza fino a - 10° / -15°

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SCOPERTE | vegetali/2

Una pianta da pieno sole con fioritura eccezionale, tanto che è stata chiamata “coperta bianca”: Scaevola Surdiva White Blanket è una garanzia, non ha bisogno di manutenzione e produce una magnifica massa ricadente di fiori bianchi.

Granvia® Pink Flame fa l’effetto, in giardino, di tante bollicine rosa. Un rosa non scontato, intenso e allegro. Proprio quello che ci serve. È una scelta che piacerà molto alle signore – giovani e meno giovani –, perché ricrea un’atmosfera da giardino incantato.

Sognando

l´estate

Grandaisy® Yellow Sunshine ha una sfumatura di giallo particolare, dorata e brillante ma dolce, che accende il giardino senza essere eccessivo.

Ecco in anteprima le proposte di MNP Flowers per la stagione 2021. A caratterizzarla, colori forti, grandi masse di fiori, piante resistenti al caldo intenso. Per stupire i clienti con largo anticipo di Alessandro Coraggio TEMPO DI LETTU R A: 2 minuti

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iante facili da coltivare, che resistono a tutto, al caldo, alla siccità, alle grandi piogge, al vento e alle gelate. Piante con colori affascinanti, attraenti per portamento e per le sfumature con cui accendono il giardino. Se vogliamo tutto questo, bisogna selezionare da principio piante con queste caratteristiche e decidere di inserirle nelle nostre proposte. Fra le novità di MNP Flowers abbiamo selezionato cinque varietà interessanti per l’estate 2021. Ve le presentiamo in anteprima per non arrivare lunghi coi tempi.

Per maggiori info:

www.mnpflowers.com

Senetti® Super Blue e Senetti® Kobalt Blue portano il blu intenso in giardino. Super Blue ricorda il cielo notturno, punteggiato di stelle (il giallo del bottone). Adatto anche come pianta da interno. Kobalt Blue è una tonalità più fredda, precoce e rifiorente.

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IL PRONTUARIO

NON GUARDARE IL GIARDINO DEL GIARDINIERE Come promuovere la propria attività in modo efficace? Le risposte in questo articolo, da leggere con la consapevolezza che oggi più che mai non è possibile concentrarsi solo sull’online o solo sull’offline. Per arrivare al potenziale cliente, occorre integrare al meglio i due canali di Lucio Brioschi

I

l titolo di questo articolo può sembrare una minaccia e invece è parte essenziale di una comunicazione che sempre più sta prendendo piede e si svilupperà sia su canali social che su canali più tradizionali. Il giardiniere è una figura positiva, entusiasta, ama creare con le proprie mani la sua visione di verde. Ricerca clienti e li affianca (non sempre) attraverso un percorso immaginario che li porta a comprendere con buona precisione ciò che loro desiderano in termini di verde privato (anche pubblico). In questa sintetica descrizione dell’operato, il giardiniere fa di tutto: come più volte descritto in precedenti articoli, è un imprenditore, dipendente e collaboratore di sé stesso. Questo “fare tutto” lo porta spesso a trascurare come si propone, come fa percepire sé stesso e la sua azienda. Immaginate di dover fare una scelta al buio, sono molti i dubbi che ci assalgono! Un giardiniere, se non è presentato da terzi affidabili lo si conosce piano piano, nei dialoghi, nel modo di lavorare (precisione, puntualità, coerenza tra ciò che dice e ciò che poi realizza), pertanto quale è il modo per

farci percepire da subito come “buone scelte”? La risposta è semplice: comunicarlo!

COMUNICARE ONLINE IN MODO EFFICACE

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ssere social oggi oltre che una moda è anche un modo di veicolare la propria attività fornendo al potenziale cliente quante più informazioni possibili affinché la sua scelta sia più sicura e non pervasa da incertezze. Essere social è immediatezza, è risultato, è: …a domanda, risposta!

Essere social oggi è anche un modo di veicolare la propria attività fornendo al potenziale cliente quante più informazioni possibili affinché la sua scelta sia più sicura e non pervasa da incertezze. Essere social è immediatezza, è risultato, è: …a domanda, risposta! 025

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IL PRONTUARIO

Per il consumatore di oggi è sempre più importante informarsi

prima di effettuare un acquisto per conoscere il prodotto, le sue caratteristiche, le opinioni degli altri consumatori e trovare anche il prezzo migliore, attenzione non il più basso, ma quello che per il cliente soddisfa il valore del giardino che vorrebbe

Banale affermare che se avete un sito, è fondamentale: • tenerlo aggiornato, il sito è una importante vetrina e proprio per questo necessita di essere alimentato con aggiornamenti periodici; • aggiornarlo soprattutto nelle immagini (sono tra gli elementi più ricercati dai potenziali clienti); costituiscono il primo approccio e da quelle, se reputate interessanti, si arriva al sito e forse al primo contatto con il cliente.

Quindi niente siti vecchi, stanchi e dimenticati, non vale più la scusa: non ho tempo! Bisogna stare al passo con i tempi. Lo stesso vale per profili social: a grandi linee, senza scendere nei particolari, ricordiamo che Facebook ha una fascia di clientela di maggiore età rispetto a Instagram e quest’ultimo è il più gettonato dal pubblico femminile.

Semplificando, se volete catturare clienti: • Facebook sarà l’esca per gli uomini e Instagram per le donne; • le immagini, su entrambi i social, dovranno essere coerenti con il target; • efficienza, costo adeguato, tempi rapidi, praticità ed essenzialità per la realizzazione dei post per Facebook; • il bello, il solo tu lo avrai, l’esclusivo per il pubblico di Instagram; • importante, non utilizzate il vostro profilo personale mescolandolo a quello della vostra attività, per la quale dovete avere una pagina dedicata. Si creerebbe confusione: il potenziale cliente vi contatta per il proprio spazio verde non perché commentate o postate il vostro modo di pensare.

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NON ESISTONO SOLO I SOCIAL

a oltre a ciò non dimentichiamo che esiste ancora una fascia che predilige la fisicità delle informazioni: radio, carta stampata e “vedere” dal vero. Ciò ci riporta alla vostra attività: provate a guardarla non da imprenditori affannati a seguire un lavoro, ma se ci riuscite, guardate la vostra attività con gli occhi di un cliente; se voi foste il cliente, ciò che vedete (giardino, aiuole, vivaio se presente, uffici, arredo uffici, automezzi, divise,

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Provate a guardare la vostra come si presentano i vostri ragazzi dello staff, ecc...) vi indurrebbe a telefonare per organizzare un sopralluogo e da lì in poi vedremo? Oppure? Se qualcosa vi disturba, lasciate da parte per un momento il tempo (un giardiniere vive attanagliato dal tempo sia esso climatico – non modificabile – sia quello organizzativo, prevedibile e pianificabile) e pensate: • Cosa farei per essere diverso da come mi vedo? • Cosa desidera vedere un potenziale cliente passando davanti al mio spazio e come faccio a fargli girare la testa domandandosi: che bello, chissà chi l’ha fatto e se costa molto…?

È importante ricordare che circa il 60% dei prodotti per la casa e il giardino, i ricambi per le auto e gli alimenti per gli animali domestici sono stati acquistati presso un punto vendita fisico. Ecco perché non è importante essere solo social o solo fisico ma l’integrazione tra i due.

COMUNICARE INTEGRALMENTE

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ogliamo essere moderni? Vogliamo essere trendy utilizzando il digitale? Bene facciamolo, ma è necessario essere consapevoli che oggi esiste un fenomeno sempre più vasto, certamente più facilmente applicabile ad altri prodotti, ma che non guasterebbe provare a considerarlo ovvero lo showrooming. È il fenomeno messo in atto dai potenziali consumatori quando lo spazio fisico – nel nostro caso il vivaio o la sede operativa – viene utilizzato come camerino di prova per visionare, valutare, pesare e confrontare i prodotti di cui sono interessati, sempre nel nostro caso il giardino; per le altre attività il tutto si traduce con l’acquisto

attività con gli occhi di un cliente; se voi foste il cliente, ciò che vedete vi indurrebbe a telefonare per organizzare un sopralluogo?

in parte fisico e in parte online; per il giardino significherebbe “toccare con mano” le diverse soluzioni e avere la conferma di quello che potrà ricreare presso la propria abitazione. In maniera analoga, spesso il potenziale cliente, prima fa un giro sul web e cerca di farsi un’idea su chi chiamare, visitare, contattare (webrooming); in questo caso la vetrina la fa internet. Diviene chiaro allora che non è possibile concentrarsi solo su di uno strumento ma occorre integrarli. Insomma, per il consumatore di oggi è sempre più importante informarsi prima di effettuare un acquisto per conoscere il prodotto, le sue caratteristiche, le opinioni degli altri consumatori e trovare anche il prezzo migliore, attenzione non il più basso, ma quello che per il cliente soddisfa il valore del giardino che vorrebbe. Concludendo: • Il giardiniere non può più posticipare la digitalizzazione se vuole entrare a far parte del viaggio che intraprendono i suoi potenziali clienti nel desiderare uno spazio verde. • Ma non può nemmeno trascurare l’immagine che comunica all’esterno e questa è molto più complessa di un automezzo personalizzato o di una divisa, è quell’insieme che definisce un’azienda professionale e affidabile agli occhi del potenziale cliente.

Pensateci e mettete mano al vostro giardino perché sia finalmente guardabile.

Il giardiniere fa di tutto: è un imprenditore, dipendente e collaboratore di sé stesso. E questo “fare tutto” lo porta spesso a trascurare come si propone, come fa percepire sé stesso e la sua azienda

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L’OPINIONE

GIARDINIERI

D´INVERNO A di Anna Zottola

causa dell’innalzamento delle temperature, i “brividi di freddo” invernali sono ormai metaforici. Il giardino della “brutta stagione” non deve più esistere. Autunno e inverno sono stagioni magiche per i colori e le forme, per le luci e le ombre che cambiano nel corso della giornata. Le “nuove” abitudini, modificate dalla pandemia, ci hanno messo a confronto con una natura che può essere, veramente, “amica”. Il Giardino può suscitare emozioni tutto l’anno, e allora mettiamoci a confronto anche con le stagioni dell’autunno e dell’inverno. Prendiamo definitivamente coscienza che il giardino e il terrazzo sono ormai una “estensione” della nostra vita quotidiana, non solo della nostra casa. Per le casalinghe, i bambini e i ragazzi in didattica a distanza, i lavoratori in smart working, i giardini sono spazi di stimolo vitale. In n questa visione, siamo sostenuti dagli studi che dimostrano come il nostro legame con la natura abbia uno straordinario potere curativo: è un contatto che favorisce l’aumento di benessere generale, fino a incrementare la produttività dei lavoratori, e le prestazioni degli studenti. Purtroppo, fino a pochi anni fa, le tendenze erano ancora quelle di progettare giardini con piante a sola fioritura primaverileestiva. Adesso, che il letargo del giardino è più breve, perché non proviamo a osservare l’evoluzione della natura nei nostri ambienti? Perché non ci confrontiamo con le contaminazioni che arrivano da altri Paesi? La storia ci è sempre maestra. I nobili italiani, proprietari di giardini storici,

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e i gestori degli Orti botanici, dalla fine del ‘700, cominciarono a trasportare, nei viaggi oltreoceano, specie botaniche curiose e rare, che si sono poi diffuse, e acclimatate, anche nel nostro Paese. Il giardiniere professionista sa molto bene che un giardino può regalare sorprese tutto l’anno, e può essere fonte di biodiversità vegetale. Dobbiamo solo condividere le nostre conoscenze con il cliente, proponendogli una “visione” del giardino originale, che offra un’esperienza sempre nuova, nel corso di tutto l’anno, e diversa da quella del vicino di casa. Appuntiamoci sul taccuino dei nostri “consigli al cliente” un Azzeruolo invernale (Crataegus x lavalleei “Carrierei”), più resistente alle malattie, con frutti adatti a marmellate gustose. Ricordiamo l’aspetto così naturale delle Eriche, o degli Ellebori, che hanno fioriture anche tardive. Non dimentichiamo le eleganti graminacee, abbinate alle erbacee perenni, le colorate ramificazioni dei Cornus, le fioriture di Dafne, Maonie, Amamelidi, le bacche dell’Evonimo, e tante altre. Dedichiamo anche qualche ora a consultare nuovi libri e andiamo a visitare le collezioni di bravi, e lungimiranti, vivaisti. La storia ci ha insegnato che il primo giardino del Creato, quello persiano, si scrive Pairidaez, che significa Paradiso. Il Giardiniere può creare un Paradiso per tutto l’anno.


y LA CASA EDITRICE

DEL VERDE

Luglio / Settembre • anno 2020

giardiniere giard N° 022

IL

Maggio – Giugno 2020

+TECNICHE I nuovi CAM luci e ombre

*

+L’INTERVISTA

Nuove varietà per rispondere a nuove esigenze

vo

dal 1977 informa il settore

PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI

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Flortecnica e vivaismo TRADE MAGAZINE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE PER LA FLORICOLTURA E IL VIVAISMO

In copertina uno scorcio del giardino Alzheimer “Il Faggio” progettato dall’architetto Monica Botta

La parola a Sara Pellegatta giardiniera filosofa

Il nostro “Porte Aperte”, tra alcune delle aziende più rappresentative del mercato

CORONAVIRUS LA NUOVA RIVISTA

SMART

1 Prato a bassa manutenzione

con Village Green

IL SETTORE DURANTE PERL’EMERGENZA IL GIARDINIERE E DOPO

2 Pellenc lancia la nuova

batteria dorsale Ulib750

3 Irrigare il verde

22 PRIMO PIANO / test varietali Dipladenia da balconetta, ecco i risultati condotti al centro sperimentale “Po di Tramontana”

26 PRODUZIONE / gestione Presentate le nuove linee guida del distretto florovivaistico della Liguria: per un vero cambiamento

TENDENZE 38 ambiente Scarti agricoli, mai più rifiuti. Il vivaismo pistoiese segna un punto verso un'economia più circolare

42 filiera È ora di un cambiamento. Assofloro

riunisce a Roma gli imprenditori del comparto floricolo

verticale con Agabuana

COME SCEGLIERE GLI ALBERI IN CITTÀ Strumenti decisionali come i modelli permettono di selezionare le specie utili per una spiccata azione per l’ambiente e la salute dei cittadini

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