PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
giardiniere giard N° 026
IL
Gennaio – Febbraio 2021
+INTERVISTA
Cesare Dell’Orto, fare il giardiniere è occasione di miglioramento
*
Come trasformare il preventivo in un efficace strumento di vendita
LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE SPECIALE PIATTAFORME AEREE Una panoramica dei principali marchi per orientarsi nella scelta
Da questo numero la rivista si può anche ascoltare su radiogarden.it!
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onfesso di essere stato molto sorpreso a vedere Barack Obama in televisione a presentare il suo libro autobiografico Una terra promessa. A regalarmi meraviglia è stata l’immagine dell’ex presidente degli Stati Uniti intento a conversare con un giardiniere della Casa Bianca. Sì, proprio così, rubo le sue parole: «Tutti dobbiamo essere come lui (il giardiniere, ndr), e coltivare il meglio: fare bene il proprio lavoro, qualunque ndr esso sia». Lo so, di citazioni sui giardinieri ce ne sono davvero molte, ma in cuor mio ogni volta che sento pronunciare la parola “giardiniere” da una bocca estranea al mondo verde, ecco, sono felice.
N˚ 026 GENNAIO / FEBBRAIO 2021
Questa lunga premessa apre il primo numero del 2021, un numero per noi particolarmente importante perché, oltre a inaugurare un anno in cui ognuno di noi ripone tante speranze, sancisce il debutto de IL giardiniere Voice, Voice, la versione podcast della nostra rivista: d’ora in poi, all’uscita di ogni numero, una selezione di articoli viene letta e trasformata in audio per poter essere ascoltata in qualsiasi momento della giornata; l’idea, pensata come “servizio” realmente utile per i nostri lettori, fa parte del più ampio progetto Radio Garden, realizzato in collaborazione con Garden TV (ne parliamo a pag. 31).
PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net
Non mancano gli approfondimenti: da quello sulla progettazione a pag. 22 a quello sui giardini storici a pag. 48. Da leggere con attenzione, infine, la sezione Smart, il Prontuario e l’Opinione di Anna Zottola, sempre formativi e arricchenti. Che sia una buona lettura, dalla prima all’ultima pagina! E buon ascolto! di Francesco Tozzi
RESPONSABILE EDITORIALE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Alice Nicole Ginosa COLLABORATORI Nora Adamsberg, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Filomena Carpino, Sandro Degni, Viola Delfino, Valentina Forges Davanzati, Anna Gregoris, Matteo Meloncelli, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Nicoletta Toffano, Anna Zottola GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it
PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA Ciscra spa, via San Michele 36, Villanova del Ghebbo (RO) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
e d i z io n i
Ma sfogliamo la rivista insieme. Diverse le interviste presenti: a pag. 12 al giardiniere Cesare Dell’Orto che, nonostante i tanti anni di lavoro, ha mantenuto inalterato il senso di meraviglia per la sua professione; a pag. 16 è la volta di Nada Forbici, presidente di Assofloro, intervistata sui nuovi CAM dal nostro agronomo di fiducia, Valerio Pasi; e ancora, a pag. 38, al giornalista Gaetano Zoccali, che ci racconta con passione ed entusiasmo del suo libro Natale Torre. I Giardini del Sole, pensato come una lunga conversazione con un illuminato vivaista-ricercatore siciliano.
DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net
Laboratorio
verde
Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
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P
L’ANNO DEL GIARDINIERE
er questo editoriale mi sono indebitamente appropriato del titolo di un libro che amo particolarmente, “L’anno del Giardiniere” di Karel Capek, un must have come direbbero quelli bravi, un libro da tenere assolutamente sempre con sé, dico io. Si presta a questa funzione di amico della nostra quotidianità, piccolo e indiscreto, da tenere sul furgone, in tasca o nella nostra borsa degli attrezzi, come uno strumento.
Che anno è stato il 2020 lo sappiamo tutti quanti, nel bene o nel male ha stravolto le nostre vite disabituandoci dai nostri rituali e insegnandoci nuove routine. Che anno sarà il 2021 non possiamo saperlo, ma noi Giardinieri abbiamo un vantaggio, almeno in giardino sappiamo di poter dire la nostra, di confrontarci con la Natura capricciosa, di comunicare con lei e di colorare e ingentilire il mondo che ci circonda. Abbiamo avuto la sensazione che il mondo rallentasse perché noi esseri umani stavamo rallentando; in realtà nulla di non governato dall’uomo si è mai veramente fermato e abbiamo dovuto fare i conti con il nostro ego smisurato che pensa di governare l’alba e il tramonto, di decidere quando un fiore debba sbocciare o di che colore dovrà essere. Nessun mese è veramente inattivo. Per esempio, a gennaio si coltiva il tempo, a febbraio si sonnecchia ancora un po’ ma si comincia a guardare a marzo che prepotentemente arriverà e si porterà con sé aprile, maggio, giugno, mesi amati per i colori, le temperature miti e le fresche serate; ma anche i mesi nei quali rincorrere il giardino che piano piano ci porta verso luglio e agosto, tempo di riposo e lentezza, per poi precipitarci nel vero mese che dà inizio al nuovo anno, settembre. E poi giù verso i profumi del mosto, i primi freschi serali, le giornate che cedono il passo al buio impellente con novembre e dicembre che bussano intensamente, freddi ma in grado di offrire cieli stupendi, costellazioni uniche
Nonostante le apparenze, un giardiniere non ha origine da un seme, da un virgulto, da un bulbo, da un tubero e nemmeno per margotta, bensì nasce dalle esperienze, dall’ambiente circostante
e dalle condizioni naturali... da “L’anno del giardiniere” di Karel Čapek 6
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che il Giardiniere non può che ammirare alzando lo sguardo al cielo. Magari osservando le chiome ormai spoglie degli alberi, scrutando le nuvole per capire se saranno pioggia o neve o solo portatrici di bigie giornate nebbiose. I mesi passeranno così, temendo le gelate tardive ma osservando i boccioli nuovi, le fioriture profumate e delicate dell’inverno, lungo ma non troppo, che ogni tanto tradisce con caldi pomeriggi che fanno venir voglia al Giardiniere di uscire a mettere mano alle sue creature. “Finché ero solo uno spettatore lontano e distratto al cospetto dell’opera finita dei giardini, ritenevo i giardinieri persone dall’animo particolarmente poetico e delicato, che coltivano i profumi dei fiori, ascoltando il canto degli uccelli [...]. È una creatura che sprofonda nella terra e lascia vedere a noi, fannulloni ficcanaso, solo quello che sta in alto. Vive immerso nella terra. [...] Se arrivasse nel Giardino dell’Eden, annuserebbe inebriato e direbbe: ‘qui, Buon Dio, c’è dell’humus!’”. Ecco quindi, Giardinieri, che l’anno che ci aspetta, consapevoli del nostro preziosissimo ruolo, non sarà il solito anno, non sarà l’anno di un lavoratore “normale” ma ancor di più quello di un artista, di un pittore, di uno scultore, che utilizzando
gli strumenti che ha tutto attorno a sé, creerà, scolpirà, dipingerà un mondo che ha dimostrato di non fermarsi mai, nonostante noi. E noi siamo “investiti” di un ruolo unico al mondo... Ah se lo capissimo veramente, quanta bellezza saremmo in grado di trasformare con le nostre mani. L’anno del Giardiniere è seminare, vangare, potare, lottare con i parassiti, colorare con le fioriture, modellare le piante, nutrire il terreno e lo spirito di chi vivrà le nostre creature; ma anche avere la fortuna di giocare con la natura che vince sempre, ma si diverte a illuderci che siamo noi a gestire il gioco.
testo e foto di Sandro Degni
Il cantiere
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Il mestiere come occasione di miglioramento di Daniela Stasi
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Il punto di vista dei vivaisti
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Lavoro simbiotico
di Valerio Pasi
IN COPERTINA Una classica potatura di febbraio in una corte Vecchia Milano, a pochi passi dal capoluogo lombardo. Una foto “vera” che ritrae la quotidianità lavorativa di un’impresa “vera”, Il Giardino di Torriggio. Perché una piattaforma aerea? Perché lo Speciale di questo numero è dedicato proprio a questa tipologia di macchine.
di Nicoletta Toffano e Valentina Forges Davanzati
SMART
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Quanto sono verdi le città? di Daniela Stasi
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IL giardiniere Voice
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Specialista e formatore
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Sicuri in quota
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Lunga vita
38
gestione
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L’estetica conta meno
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Il giardino storico di Villa Manin
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Verde urbano, vero habitat
di Daniela Stasi di Viola Delfino di IIrene Nuvola
di N Nora Adamsberg
Intensa conversazione tra giardinieri appassionati
N°026
di Anna Gregoris
di Filomena Carpino
sCOPERTE
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Elevare le competenze
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Il Giardino delle rose perdute
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Resistenti e mai scontate
di Daniela Stasi
SOMMARIO
di Irene Nuvola
di Daniela Stasi
di M Matteo Meloncelli di V Viola Delfino
rubriche
05
Editoriale/1
06
Editoriale/2
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News
66
L’opinione
di Francesco Tozzi di SSandro Degni
Prontuario
di Lucio Brioschi di Anna Zottola
CONTRIBUTI
JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.
CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.
Sandro Degni
VALERIO PASI
La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.
Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.
MATTEO RAGNI
Anna Zottola
Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.
La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.
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IL CANTIERE | l’intervista
Cesare Dell’Orto.
Il mestiere
occasione di mi g È questa la filosofia di Cesare Dell’Orto, il giardiniere brianzolo protagonista dell’intervista di questo numero. Nella sua cassetta degli attrezzi non mancano mai il continuo aggiornamento e il senso di meraviglia di Daniela Stasi
TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti
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L
a prima volta che ho conosciuto, via WhatsApp, Cesare Dell’Orto mi è subito arrivata forte la grande passione per il mestiere che svolge. Una passione espressa nella ricerca di materiali di alta qualità e nello stupore, che ancora oggi, dopo anni di professione, prova davanti al manifestarsi della natura. Una qualità preziosa, questa, in grado di trasformare la routine quotidiana in continua scoperta. Cesare è un giardiniere libero professionista di Seregno, attivo per lo più in provincia di Monza e Brianza. Nasce prima come progettista e poi, seguendo l’impellente desiderio di mettere le mani nella terra e di stare all’aria aperta, decide di seguire tutto il processo di creazione del giardino, dalla progettazione alla realizzazione. Opera da solo ma collabora con diversi progettisti
e giardinieri, in un’ottica di condivisione dei saperi e delle competenze. Gli abbiamo chiesto di raccontarsi. Ecco cosa ci ha rivelato. Come e perché hai deciso di diventare giardiniere? Sono perito agrario. La mia prima esperienza lavorativa è stata in uno studio di architettura, successivamente ho avuto esperienze come rappresentante di articoli da giardino, venditore in diversi garden center e, dopo avere seguito numerosi corsi sulla progettazione, sono stato assunto in prestigiose ditte di progettazione e realizzazione giardini. A 32 anni ho messo sulla tavolozza le mie conoscenze, le ho amalgamate e ho deciso di intraprendere l’attuale attività di progettista e realizzatore di aree verdi.
Per saperne di più su Cesare Dell’Orto: cesaresbk@outlook.it
e come
i glioramento Come hai iniziato? L’inizio è stato da subito molto faticoso ma L avvincente, inizialmente lo sconforto spesso prendeva il sopravvento ma ogni volta era occasione di miglioramento. Ho sempre preteso il massimo da me stesso, e ho sempre considerato fondamentale il rapporto di fiducia e di rispetto reciproco tra me e il committente, costruito assecondando le richieste con approfondimenti infiniti e ricerche botaniche che hanno contribuito alla mia crescita professionale e personale. Ho sempre considerato il rapporto con i colleghi concorrenti una grande risorsa per intraprendere una crescita reciproca e l’ho consolidato realizzando diverse consulenze e progettazioni di giardini e terrazzi.
Nelle foto alcuni dei progetti e dei giardini realizzati da Cesare Dell’Orto.
Come definiresti il mestiere di giardiniere? Qual è la tua visione? Il mestiere del giardiniere è unico, da una parte ci sono la fatica fisica, le complicazioni e i pensieri, dall’altra la possibilità di estrapolare il massimo della propria capacità creativa, manuale e progettuale. Cosa rappresenta per te idealmente essere un giardiniere e come consideri oggi il giardinaggio professionale? Tra l’ideale e la realtà dei fatti trovi dissonanze? Purtroppo, anche nel nostro mondo dobbiamo fare una distinzione tra giardinieri poco professionali e giardinieri professionisti. Ma fortunatamente il settore del verde si sta evolvendo nel verso giusto con molti corsi di aggiornamento e possibilità per migliorarsi di continuo.
Ho sempre considerato fondamentale il rapporto di fiducia e di rispetto reciproco tra me e il committente, costruito assecondando le richieste con approfondimenti infiniti e ricerche botaniche che hanno contribuito alla mia crescita professionale e personale N°026
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IL CANTIERE | l’intervista Sei un giardiniere e vuoi raccontarci la tua storia? Scrivi a d.stasi@laboratorioverde.net
sia come sensibilità individuale di ogni singolo giardiniere. E la formazione deve iniziare in primis dagli studi, associati poi a stage pratici per cogliere in anteprima la vera realtà del lavoro che si andrà ad affrontare. A questi seguiranno corsi e spunti di aggiornamento che accompagneranno tutta la carriera del giardiniere. Cosa pensi sia prioritario nel fare giardinaggio professionale? Per fare giardinaggio professionale ci sono degli step fondamentali da seguire, dal sopralluogo accurato alla stesura del progetto sulla carta e sulla terra, fino alla disposizione in cantiere delle piante e dei materiali. È importante prevedere l’evoluzione del giardino negli anni, per non commettere errori poi difficilmente recuperabili in futuro. Secondo te come si evolverà in futuro il mestiere del giardiniere? Mi auguro una maggiore attenzione alla formazione, sia promossa da parte delle istituzioni,
Il mestiere del giardiniere è unico, da una parte ci sono la fatica fisica e i pensieri, dall’altra la possibilità
di estrapolare il massimo della propria capacità creativa, manuale e progettuale GIARDINO IN MINIATURA Cesare Dell’Orto, nonostante nella progettazione le tecnologie oggi la facciano da padrone, quando ne ha la possibilità trasforma i suoi progetti in plastici. «Si tratta di un modus operandi molto costoso e molto dispendioso in termini di tempo, ma ha un’elevata resa scenica. I clienti si rendono davvero conto, in piccolo, della forma che assumerà il loro giardino», commenta Cesare, e aggiunge sorridendo: «So che è una tecnica rappresentativa anni Ottanta, ma per me è ancora attuale».
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Q è il tuo giardino ideale? Qual Mi sto specializzando sempre di più in giardini con percorsi alternativi e più sensoriali, da fruire con tutti cinque i sensi. L’obiettivo è proporre al cliente un approccio al giardino più “sentito”, più “partecipato”. E mi rendo conto che si tratta di una carta vincente: il cliente si appassiona, diventa partecipe del progetto e soprattutto è soddisfatto. Q Quale o quali sono i tuoi punti di forza sul lavoro? Sicuramente la professionalità, il rapporto “amico” tra me e il committente, l’ottima organizzazione del cantiere di lavoro e il saper vendere soprattutto emozioni prima che le piante e i materiali. Hai un sogno nel cassetto pronto a diventare realtà? Sì, un sogno che vorrei realizzare il prima possibile. Sto cercando un terreno da trasformare in showroom all’aperto, un pezzo di terra dove sperimentarmi, da mostrare poi ai clienti per fare comprendere loro, in concreto, sul campo, la mia idea di giardino. Devo solo trovare il terreno giusto e il sogno prenderà forma.
IL CANTIERE | tecniche
Il punto di vista
dei vivaisti Per concludere la serie di approfondimenti sui nuovi CAM, che ci ha accompagnato per diversi numeri, abbiamo intervistato Nada Forbici, presidente di Assofloro. Per chiederle la sua opinione e raccogliere la visione dei produttori, interlocutori testo e foto di Valerio Pasi primari di chi si occupa di giardinaggio professionale TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti
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ugli ultimi numeri della nostra rivista abbiamo dedicato un analitico approfondimento ai nuovi CAM, i “Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde” entrati in vigore lo scorso anno. Dopo aver fatto una lettura scrupolosa e attenta di tutte le parti di cui sono composti, ci sembra corretto conoscere il punto di vista dei vivaisti italiani. A tal proposito, abbiamo intervistato Nada Forbici, presidente Assofloro, per farci un’idea posando lo sguardo anche da un’altra prospettiva. Assofloro, unica associazione di secondo livello con rappresentanza nazionale nel settore del florovivaismo e del paesaggio, è l’organismo
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di categoria degli enti e delle associazioni delle filiere del verde, del paesaggio, dell’ambiente e dei settori produttivi attinenti o contigui alle tre filiere. È riconosciuta dalle istituzioni e dal mondo imprenditoriale come un interlocutore affidabile e rappresentativo della filiera del verde italiana. Assofloro, di cui lei è presidente, è stata coinvolta in qualche forma nella stesura del Decreto, anche attraverso tavoli tecnici? Sì, certamente. Abbiamo partecipato attivamente al gruppo di lavoro organizzato dalla Divisione II: Clima e certificazione ambientale del Ministero dell’Ambiente che ha la competenza su Acquisti Verdi (o GPP-Green Public Procurement Procurement), all’interno di cui sono inseriti i CAM. Nel corso dei lavori, durati circa un anno, è stato coinvolto
Il 4 aprile 2020 con decreto 10 marzo 2020 sono stati pubblicati in gazzetta i “Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde”, entrati poi in vigore il 4 agosto. Considerata l’ampiezza e la complessità dei temi trattati, abbiamo pensato di focalizzarci, su ogni numero, su un determinato aspetto, in modo da illustrarne i singoli dettagli. Hai perso le “puntate” precedenti? Nessun problema, ecco qui un riepilogo: sul numero 22 (pag. 16) abbiamo affrontato la parte dei CAM relativa alla progettazione del verde, sui numeri 23 e 24 (sempre pag. 16) quella attinente al servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico, suddivisa in due perché particolarmente corposa. E ancora, sul numero 25 (a pag. 16) ci siamo concentrati su materiale vegetale, prodotti fertilizzanti e impianti di irrigazione.
Vogliamo continuare a credere, e devo dire che qualche passo in avanti lo si sta facendo, che le istituzioni ascoltino le rappresentanze ai Tavoli Tecnici
Nada Forbici, presidente di Assofloro.
anche il tavolo tecnico del florovivaismo presso il Ministero delle Politiche Agricole, che ci vede altresì presenti in rappresentanza del sistema imprenditoriale. Le risulta che altre associazioni del mondo del florovivaismo siano state coinvolte attivamente? Sì, hanno partecipato anche altre realtà associative del mondo imprenditoriale florovivaistico. Nel Decreto sono rilevanti i criteri riguardo la scelta degli elementi vegetali in fase progettuale, ove si impone di fatto la scelta
delle specie, selezionando quelle autoctone, “al fine di favorire la conservazione della natura e dei suoi equilibri”. Il concetto viene ripreso anche per i criteri riguardanti la fornitura del materiale florovivaistico: le specie vegetali appartengono preferibilmente alle liste delle specie della flora italiana riconosciute dalla comunità scientifica. Le ripercussioni di queste scelte a livello economico sui vivai italiani, già in crisi da diversi anni, saranno sicuramente pesanti, ora che vedono precluso un mercato sinora parte dello sbocco naturale della produzione. Cosa ne pensa in merito? Penso che questa scelta sarà un’opportunità per le aziende vivaistiche se sapremo unire quello che da molto tempo auspichiamo, i contratti di coltivazione. Uno strumento fondamentale per la programmazione del vivaismo, sia in termini di specie coltivate che possano meglio rispondere alla crisi climatica sia per quantità disponibili. In Italia questo è avvenuto, ad esempio, in occasione di Expo 2015 e stiamo per avviare i lavori con enti e istituzioni preposte perché possano diventare uno strumento diffuso nei processi di acquisto di piante da parte delle amministrazioni pubbliche. P nel decreto non vi è alcun riferimento Però ai contratti di coltivazione. Sì, è vero: al momento è presente un Disegno di Legge, che di recente ha ripreso la discussione, cui Assofloro è stata chiamata a interagire nella fase emendativa, motivo per il quale ribadiamo la necessità e il sostegno a questo importante strumento. Se verranno dati gli strumenti corretti al sistema produttivo sicuramente l’offerta sarà N°026
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IL CANTIERE | tecniche
Contenitore alveolato.
in grado di rispondere alla domanda di piante autoctone, che al momento nei vivai vengono coltivate solo in minima parte in quanto gran parte delle specie ornamentali coltivate sono originarie di altri Paesi anche se coltivati e utilizzati da secoli in Italia proprio per le loro caratteristiche ornamentali e l’adattabilità al nostro ambiente (a eccezione dei vivai che coltivano piante per attività di forestazione, dove sono presenti solo specie autoctone di provenienza certificata). R Relativamente alle clausole per la fornitura del materiale florovivaistico, i contenitori e gli imballaggi se in plastica devono avere un contenuto minimo di riciclato del 30%, devono essere riutilizzati, ovvero restituiti al fornitore a fine uso, e devono essere riciclabili. Se realizzati in altri materiali, devono essere biodegradabili qualora destinati a permanere con la pianta nel terreno oppure compostabili e avviati a processo di compostaggio a fine vita. Quale pensa che sia la situazione attuale al riguardo presso le aziende di produzione italiane? Attualmente le aziende sono lontane dallo scenario dei materiali biodegradabili, soprattutto per quanto riguarda i contenitori compostabili. Diverso il discorso legato al riutilizzo, che per altro viene sostenuto e incentivato anche per evitare un aggravio di costi gestionali per le aziende dovuti allo smaltimento. Il fatto è che il vivaismo
Se verranno dati gli strumenti
sta subendo forti criticità derivanti dalla crisi iniziata del 2007. Di fronte al crollo delle vendite, nell’ultimo decennio non sono stati programmati nuovi investimenti e molto spesso nemmeno nuove produzioni, soprattutto per quanto riguarda le alberature. È certamente necessario spingere le aziende verso un aggiornamento e una maggiore sostenibilità ambientale ma occorre tenere conto delle difficoltà di avviare questi progetti strutturali per via della crisi che, fino a ora, ha consentito alle aziende di mantenere una redditualità ma non di fare investimenti sia per quanto riguarda le nuove produzioni sia nelle innovazioni. T i criteri premianti si attribuisce un Tra punteggio tecnico premiante proporzionale al minore impiego di torba rispetto ad altre tipologie di substrato utilizzato per la coltivazione delle specie offerte. I produttori italiani hanno già ridotto l’impiego di torba? In che misura e a favore di quali materiali? Sì, l’impiego di torba è stato ridotto a favore di altri materiali, quali ad esempio la fibra di cocco. Si segnalano situazioni contrastanti, in quanto dal punto di vista fitosanitario, per l’export, si dovrebbe avere come substrato solo la torba. In questa situazione non è possibile pensare di diversificare la produzione. I criteri premianti sono stati introdotti per avere un minimo di oggettività e pari condizioni nel punteggio tecnico in fase di graduatoria per l’assegnazione dell’appalto. Si
corretti al sistema produttivo sicuramente l’offerta sarà in grado di rispondere alla domanda di piante autoctone, che al momento nei vivai vengono coltivate solo in minima parte
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N°026
I criteri premianti sono stati introdotti per avere un minimo
di oggettività e pari condizioni nel punteggio tecnico in fase di graduatoria per l’assegnazione dell’appalto stanno affacciando a mercato nuovi materiali: i CAM saranno soggetti ad aggiornamenti, lavoreremo per rendere applicabile anche questa necessità che proviene dell’Europa, con lo scopo di rendere tutto il ciclo delle nostre produzioni più sostenibili dal punto di vista ambientale, ovviamente confrontandoci prima con il comparto vivaistico, che è il nostro modo di agire. Si attribuisce un punteggio tecnico premiante proporzionale al numero di piante e/o alberi prodotti in conformità al regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla produzione biologica. Dall’entrata in vigore del regolamento (UE) 2018/848 e cioè il 1/1/2021 si possono produrre coltivazioni in vaso di vegetali per la produzione di piante ornamentali vendute in vaso al consumatore finale in deroga al principio generale per cui le colture biologiche, sono prodotte su suolo vivo, o su suolo vivo mescolato o fertilizzato con materiali e prodotti consentiti nella produzione biologica, in associazione con il sottosuolo e il substrato roccioso. Quindi si possono produrre bio le autoctone solo in pieno campo, con tutto quello che ne consegue (zolla, radice nuda, limitazioni sul periodo di impianto, ecc.). Crede che si possa creare una filiera bio per il settore vivaistico economicamente conveniente? Per i motivi precedentemente esposti, legati alla crisi del settore e alla conseguente mancanza di investimenti, credo che attualmente sia molto complicato per le aziende poter produrre in modo biologico. Si può pensare tutt’al più a una filiera bio per le piante ornamentali. Per le autoctone si dovrà necessariamente ripensare la cosa, nell’ottica di un protocollo di “coltivazione sostenibile”.
pensa le norme per il sistema produttivo lavora nei palazzi e non sempre si rende conto che ciò che viene chiesto alle aziende può essere irrealizzabile. Vogliamo continuare a credere, e devo dire che qualche passo in avanti lo si sta facendo, che le istituzioni ascoltino le rappresentanze ai Tavoli Tecnici. Forse un’azione importante da farsi è quella di rendere maggiormente operativi questi Tavoli, riducendo il numero dei partecipanti, non certo per non essere inclusivi, ma perché debba avere voce solo la vera rappresentanza del settore che a sua volta ha discusso e condiviso con le aziende la corretta propositività. Oggi purtroppo non funziona così e questo è e resta un male italiano… Problema che è stato fatto presente ai Tavoli di lavoro e ribadito più volte, ma per il momento non è stato tenuto nella giusta considerazione. L’impressione generale che è emersa dall’analisi critica dei CAM è quella di un provvedimento scritto da molte mani diverse, ognuna chiusa nel suo mondo e completamente privo di una visione d’insieme, che coordini le varie parti del sistema. Qual è la sua opinione in merito? I CAM sono stati il frutto della ricerca di tante competenze assolutamente non coordinate, anche
Photinia in vaso.
Sappiamo che per le piante ornamentali la soglia di danno da parassiti e patogeni accettabile è zero. Le colture bio invece hanno una soglia di danno ben più alta e spesso presentano segni o presenza di malattie, parassiti ecc. che nell’ambiente di coltivazione sono in equilibrio con gli antagonisti naturali o introdotti. Però la presenza di alterazioni non è ammessa per il materiale vegetale da fornire alla PA. Non le pare che la cosa sia in contrasto e difficilmente realizzabile? Vede, il problema sostanziale è che spesso chi N°026
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IL CANTIERE | tecniche
Non possiamo continuare a dire che il verde è importante
per la salute e l’economia e continuare a gestirlo con dinamiche che danneggiano il verde stesso e anche le imprese del settore
Pennisetum in vaso. Torba.
per le motivazioni che le riportavo appena sopra. In questa sede particolare si è affrontato un Tavolo con diverse competenze, ma a compartimenti stagni, trovando difficoltà a un dialogo costruttivo finalizzato all’ottenimento di un documento coordinato e condiviso. Vi sono stati dibattiti anche duri, ove si è faticato a trovare punti di incontro e non sempre esaustivi per il sistema imprenditoriale. Il tutto reso molto complicato anche da una mancanza di coordinamento tra i diversi ministeri. Con questi metodi di procedere nelle discussioni sui Tavoli non si potrà mai arrivare alla stesura di un documento con una visione di insieme che finalizzi le azioni al risultato che si vuole ottenere. La politica ha necessità di supporto tecnico da chi gli argomenti li conosce a partire dal “campo”, solo in questo modo si potrà avere un valido e concreto supporto dalla stessa. La presenza e l’importanza del mondo imprenditoriale è cruciale per scelte di questo genere, perché, al di là dei principi, se si danno regole impraticabili nel mondo reale dell’impresa, sarà tutto vano. Concludendo vorrei dire che Assofloro ha creduto fin dall’inizio nell’importanza di lavorare ai nuovi Criteri Ambientali Minimi per la progettazione e la manutenzione del verde pubblico perché pensiamo che siano uno strumento che, insieme ad altri, possa migliorare oltre che l’ambiente in cui viviamo, anche il sistema degli appalti pubblici
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che riguardano il nostro settore. La gestione del verde urbano necessita di un approccio strategico e integrato, guidato dalla consapevolezza che il verde è un bene comune e non deve essere considerato un costo, ma una risorsa, un patrimonio di tutti. E, da qui, l’importanza crescente di una sua gestione consapevole e che guardi alla qualità e alla sostenibilità. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto che il gruppo di lavoro al Ministero dell’Ambiente rimanga attivo così che si possa fare una verifica dell’effettiva applicazione dei CAM negli appalti del verde pubblico e che il documento possa essere integrato e migliorato in funzione delle esperienze che si avranno tra 2-3 anni dall’entrata vigore. L’attuale sistema, come è noto, condiziona in L negativo la qualità del verde urbano vanificando tutti gli sforzi per incentivarlo, promuoverlo, migliorarlo. Sempre sul fronte della produzione ci sarebbe da dire molto anche sulla qualità vivaistica del materiale impiegato nei lavori pubblici, frutto degli acquisti al massimo ribasso, nell’ambito degli appalti per la manutenzione del verde. Assofloro sta attivando concretamente sinergie e interlocuzioni con istituzioni ed enti di riferimento, per cercare di risolvere questi problemi. Non possiamo continuare a dire che il verde è importante per la salute e l’economia e continuare a gestirlo con dinamiche che danneggiano il verde stesso e anche le imprese del settore.
IL CANTIERE | progettazione
Eccoci nel vivo delle fasi più tecniche e operative del progetto Green Bang del Glamping le Perseidi, su un colle sopra il lago di Bolsena. Per comprendere quanto l’opera del paesaggista sia realmente intrecciata a quella del giardiniere di Nicoletta Toffano e Valentina Forges Davanzati TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti
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ontinuiamo la “cronaca” del progetto dei giardini del Glamping le Perseidi, in provincia di Viterbo, nell’alto Lazio: sullo scorso numero (pag. 22) abbiamo analizzato le fasi iniziali, utili per chiarire il ruolo del paesaggista e perché sia tra le figure centrali per la realizzazione di uno spazio verde; in queste pagine, invece, entriamo nel vivo delle fasi operative. Ricordiamo che centro dell’idea è il tema cosmico e il nome del giardino è Green Bang.
IL CANTIERE VERDE
Il passaggio da progetto di massima a progetto esecutivo è uno step epocale: tutto ciò che è stato individuato e approvato come soluzione ideale deve Guarda qui per saperne essere concretizzato di più su Nicoletta Toffano e pianificato sia dal e Valentina Forges Davanzati, le due impianti, esecutivi punto di vista del di manufatti tipo “verde” sia da quello paesaggiste autrici dell’articolo. gazebi, pergole, della sequenza logica recinzioni...) che di interventi. Per saranno gli strumenti di base per il realizzatore e farlo è necessario che il paesaggista continui a le diverse figure professionali che interverranno lavorare fianco a fianco con il giardiniere, colui nell’esecuzione del progetto. che aiuterà a individuare le soluzioni e le possibili La redazione del progetto esecutivo, completo alternative in conformità con quanto delineato nel di tutte le scelte verdi (varietà, grandezze e sesti progetto di massima. Il lavoro entra quindi nella d’impianto), necessita anche di una definizione fase più tecnica, si procede al computo estimativo delle tempistiche realizzative del cantiere verde: e all’esecuzione di documenti grafici (tavola a volte al termine dei lavori strutturali, a volte tecnica del verde, tavole stagionali, schemi degli
La simbiosi a lungo termine tra giardiniere e progettista è una complementarità essenziale e costituisce la chiave del successo del lavoro e quindi del risultato mantenuto nel tempo delle realizzazioni 22
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Lavoro
Tracciati del progetto.
simbiotico parzialmente anche in tempi precedenti per dare modo alle piante di svilupparsi con anticipo. Così è stato il caso della nostra collina sul lago di Bolsena dove, dopo il confronto con il vivaista e giardiniere Francesco Brachini, che ci ha fornito suggerimenti sulle essenze da utilizzare in quel particolare terreno e microclima, sono state messe a dimora, già a inizio autunno, le piante di lavanda destinate alla coltivazione e le essenze della siepe campestre, prevedendo, attraverso il confronto con
gli architetti dello studio Atlas Antonini, gli spazi e i passaggi che serviranno al cantiere edile. Infatti, spesso la direzione di un cantiere verde è tutt’altro che il solo “verde”: si tratta sempre di definire il coordinamento tra forniture dei materiali per le opere e gli interventi di attori diversi, le strategie di ottimizzazione dei tempi e dei costi, i momenti di controllo dell’avanzamento del progetto, di verifica di tempi/qualità/budget della realizzazione e della coerenza tra quanto realizzato e quanto progettato. N°026
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Uno scorcio sulle lavande del giardino Green Bang.
Il processo viene costantemente
tenuto sotto controllo anche in tutte le modifiche che man mano vengono apportate, frutto proprio di quel continuo dialogo
e scambio di competenze tra progettista e giardiniere IL PROJECT-PLAN
Tutto ciò viene pianificato in un documento guida (project-plan esecutivo) che sarà di riferimento per progettista e realizzatore dall’avviamento del cantiere al collaudo (verifica di passaggi, accessi, superfici, funzionamento degli impianti tecnologici, attecchimento e sviluppo del materiale
vegetale) e alla consegna. Un processo quindi che viene costantemente tenuto sotto controllo anche in tutte le modifiche che man mano vengono apportate (sostituzioni di essenze, variazioni del sesto d’impianto, spostamento di funzioni, necessarie riduzioni di costi...), frutto proprio di quel continuo dialogo e scambio di competenze tra progettista e giardiniere. La scorsa estate al Glamping Le Perseidi (dopo l’obbligata pausa determinata dall’emergenza Covid 19) si è proceduto con la posa delle infrastrutture, mentre le piante messe a dimora stanno crescendo rapidamente. A fine inverno avvieremo i lavori dei giardini intorno alle singole bolle abitative, intanto artisti e artigiani locali stanno realizzando proposte per dettagli che andranno a caratterizzare i nostri spazi: sculture che rappresentano punti focali e inquadrature del paesaggio, piccole
A MANO È MEGLIO: INNO ALL’ACQUERELLO Certo i render realizzati a computer sono affascinanti: si muovono con noi, ci rendono un’idea dettagliata degli spazi, ci permettono di zoomare il particolare. Sono strumenti perfetti per la progettazione architettonica e per l’interior design ma un po’ “pericolosi” quando si parla di progettazione paesaggistica, rendendo ancora insostituibile il disegno a mano. Quest’ultimo infatti rappresenta il frutto e la somma del pensiero di un paesaggista nell’interpretare e rendere comprensibile il suo progetto: si disegna, con la precisione della manualità, albero per albero, scorcio per scorcio, mentre al contempo si selezionano essenze (un render le approssima poiché non potrà mai contenerle tutte) colori, texture e stagioni. Con il disegno a mano non si rischia di perdere mai il rapporto di scala, il risultato è descrittivo e poetico, senza la pretesa di essere realistico, contrariamente a un disegno computerizzato che spesso genera false aspettative nel committente: il verde ha infatti bisogno di tempo per crescere e il confronto tra un render e un giardino con essenze appena messe a dimora può a paragone risultare deludente. Sì, invece, a planimetrie, alzati, assonometrie, scorci prospettici realizzati con matite colorate, efficaci interpreti di un pensiero, con chine nere per risaltare le texture, ma soprattutto con l’acquerello che con la sua trasparenza e leggerezza permette di sovrapporre e mescolare toni di colore rendendo profondità, sfumature e tonalità più vicine alla natura.
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Vuoi saperne di più sul ruolo e le competenze del progettista? Se sì, il Prontuario del numero 024 (pag. 63) è dedicato proprio a questo tema, una sorta di “libretto delle istruzioni” per vedere in questa figura un partner e non un concorrente.
UN CONTINUO DIVENIRE
Se tutto procederà con rigore, sulla nostra collina (che guarda caso si chiama proprio Località San Lorenzo) saremo pronti ad Sviluppo dell’area delle lavande. ammirare lo spettacolo delle stelle cadenti nella notte pergole, sedute, cartelli esplicativi delle presenze del 10 agosto 2021, circondati da un giardino botaniche. Oltre agli impianti di irrigazione stiamo fantastico e dai suoni della natura. già prevedendo un’illuminazione tecnica e una Sarà tutto perfetto: vedremo l’idea finalmente di ambiente, quest’ultima minima e discreta per tramutata in realtà. Un momento, quello della non disturbare lo spettacolo fantastico della volta consegna di un giardino davvero emozionante. celeste di notte, anch’essa Ma attenzione, il giardino non si conclude qui: considerata una caratteristica inizia una nuova fase di sviluppo e maturità che fondamentale del progetto. fissa il rapporto per la cura e la manutenzione tra giardiniere e committenza, anche se in background, quando necessario, il progettista sarà sempre presente e proseguirà, anche a lavoro finito, a dare il proprio supporto.
Stanza con graminacee, sedute a nidi e scultura.
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Ogni creazione verde è un nuovo organismo inserito nel sistema locale: differisce da ciò che la circonda e deve integrarsi in un continuum ambientale interagendo non solo con gli ospiti del giardino ma integrandosi con tutta la vita che si svolge anche al di fuori di esso Messa a dimora della siepe campestre mista.
Il fondamentale lavoro simbiotico tra paesaggista e giardiniere, pertanto non si esaurisce con la consegna: i lavori per favorire gli sviluppi delle essenze, le possibili sostituzioni, i principi di sostenibilità inerenti l’uso di sostanze ecologiche e, in un’ottica di economia circolare, il riutilizzo (ad esempio come compostaggio) del materiale vegetale di scarto, già in una certa misura ipotizzati nel progetto esecutivo, verranno rivisti e tenuti sempre aggiornati in funzione dei casi e delle problematiche che si saranno sviluppate nel tempo. A sua volta anche il committente avrà avuto la possibilità di conoscere meglio il giardino realizzato, un avvicinamento supportato oltre che dal coinvolgimento durante l’attuazione dell’opera, anche dalla redazione di una sorta di manuale
Ingresso del giardino Mercurio con quattro portali in sequenza.
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che ne spiega i concetti, i principi funzionali, sensoriali ed estetici sulla base delle specifiche e dei ragionamenti che hanno portato alla realizzazione. Tali principi dovranno essere preservati o, se necessario, consapevolmente variati in funzione di nuove esigenze: non dimentichiamoci che il tempo è la base del divenire.
IL SIGNIFICATO DI UN GIARDINO NEL TEMPO
In sintesi, la simbiosi a lungo termine tra giardiniere e progettista (e naturalmente la committenza) è una complementarità essenziale e costituisce la chiave del successo del lavoro e quindi del risultato mantenuto nel tempo delle realizzazioni. Ricordiamoci che le creazioni verdi sono un intervento su un sistema “vivo” e complesso: terra, acqua, clima, piante, animali e uomo. Ogni creazione è un nuovo organismo inserito nel sistema locale: differisce da ciò che la circonda e deve integrarsi in un continuum ambientale interagendo non solo con gli ospiti del giardino ma integrandosi con tutta la vita che si svolge anche al di fuori di esso. È per questo che il progetto del Green Bang in cui tutte le esperienze delle professionalità coinvolte si sono fuse, avrà un successo duraturo: grazie all’intuizione di Emanuele ed Emiliano Santopietro (la committenza), alla professionalità di Francesco Brachini (il giardiniere), alla creatività degli architetti dello studio Atlas Antonini (i progettisti della parte strutturale), unita alla nostra capacità interpretativa, il colle San Lorenzo vivrà di una vita verde moderna, consapevole ed ambientalmente positiva.
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