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Nuove visioni

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Ieri & Oggi

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Elena Grandi, assessora all’Ambiente e al Verde nominata dal sindaco Sala a Milano, ci ha raccontato i progetti attuali e futuri per la gestione e la cura del verde nel capoluogo lombardo

di Rachele Pozzato

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In queste pagine emerge quanto il denominatore comune dei prossimi interventi a Milano sia la necessità di rendere gli spazi verdi sempre più connessi tra di loro e accessibili a tutti. Insieme alla fruibilità, al primo posto della lista, ci spiega l’assessora all’Ambiente e al Verde del Comune, Elena Eva Maria Grandi, una manutenzione puntuale ed esperta perché il verde entri finalmente a pieno titolo nella rete dei servizi pubblici.

Qual è il futuro della figura del giardiniere nella nuova visione del verde del Comune di Milano?

Abbiamo fortemente voluto un grosso cambiamento: la manutenzione del verde ormai da molti anni è affidata a consorzi che partecipano a gare per prendere in carica gli interventi con contratti triennali, ma stiamo lavorando per far rientrare questi lavori in house. Sarà possibile grazie a MM Spa, una società interamente partecipata del Comune che creerà un comparto ad hoc di giardinieri e tecnici per farsi carico della manutenzione del verde. Questo comporterà un lavoro dell’assessorato che dovrà mantenere un ruolo di visione e progettazione, lavorando in sinergia con MM in una direzione ambiziosa: fare in modo che il verde e il paesaggio siano riconosciuti come una vera e propria infrastruttura.

Elena Eva Maria Grandi, assessora all’Ambiente e al Verde del Comune di Milano.

Faccio riferimento quindi a un verde sempre più connesso a Milano, tutela della biodiversità, depavimentazione dei suoli, connessione tra i parchi della cintura e quelli interni… Tutte azioni che fanno parte della visione dell’assessorato, che in parte c’erano già tra i programmi e le intenzioni delle giunte precedenti, ma che andremo certamente a implementare. I ruoli di professionisti come gli agronomi, i paesaggisti o i botanici saranno fondamentali. A questo vorrei che si aggiungesse la creazione di un vero e proprio tavolo scientifico del verde, a cui possano partecipare non solo professionisti del settore ma anche le varie realtà associative, con cui peraltro già il Comune collabora, e i cittadini stessi. Quello che ritengo sia importante in questa nuova visione del verde è il coinvolgimento della città, nel sentirsi sempre più proprietari di Milano. All’interno di valorizzazione e

Parco Ticinello a Milano.

Nuove

recupero delle aree verdi la condivisione degli spazi è fondamentale, e deve essere raccontata e svolta con criterio e attenzione.

Oltre ai progetti più celebri, come ad esempio ForestaMi, sono in programma interventi pensati ad hoc per problematiche più specifiche del territorio milanese, come la qualità del suolo o il rispetto della biodiversità?

Assolutamente sì, in parte già ricompresi in ForestaMi che si sta trasformando nel tempo: non è più un progetto di sola forestazione urbana, ma un collettore in cui immaginare interventi che riguardano innanzitutto il suolo. Lavoriamo in modo diverso: per esempio, una compensazione per l’eliminazione di quattro alberi può essere la depavimentazione di una rotonda in cemento che diventa drenante con prato e cespugli. Immaginare quindi il concetto di verde e spazio aperto con tutte le sue componenti. La permeabilizzazione del suolo è primaria, e lavoreremo in quest’ottica; non è il numero di esemplari, ma la tipologia, la qualità e la fruibilità a fare la differenza.

Un verde fruibile e con una manutenzione puntuale risolve molte problematiche di una città come Milano: dalla sicurezza alle ricadute su benessere fisico e psicologico dei cittadini. Nei prossimi cinque anni i principali progetti riguarderanno un po’ più la periferia?

Già qualche anno fa abbiamo fatto una ricerca con una studentessa per la sua tesi di laurea su come il cervello reagisse diversamente quando ci si trova in mezzo a un parco piuttosto che tra palazzi e cemento. E alla luce di studi come questi sono stati ripensati moltissimi spazi a Milano. I progetti che stiamo portando avanti sono diversissimi tra loro: ci sono CityLife e la Biblioteca degli Alberi, ma ci sono anche gli interventi come quello al parco di Rogoredo, che restituisce qualcosa alla città. Quello che era il “fortino della droga” sta diventando un parco più esteso di Parco Sempione, con aree picnic per le famiglie e piste da mountain bike. Vogliamo pensare al verde sia come verde progettato, molto innovativo, sia al verde come parco naturale, con il recupero delle aree e la valorizzazione della

La direzione è ambiziosa:

fare in modo che il verde e il paesaggio siano riconosciuti come

una vera e propria infrastruttura

biodiversità e di spazi già esistenti con un impatto e un costo diverso, in una modalità di intervento che ugualmente renda la città fruibile e accessibile per tutti. C’è poi per esempio anche il Parco Forlanini, o ancora quello delle Cave: vogliamo portare a una connessione tra il centro della città e le zone esterne, non solo in termini di collegamento ciclopedonale ma anche ecologico e di biodiversità. Un altro progetto a cui stiamo lavorando, ora in parte fermo per le perplessità anche dei cittadini, è un secondo lotto di interventi sul Parco Agricolo Ticinello che nasce come urbano, ma sfocia poi totalmente in un parco agricolo. Tanti poi sono i progetti finanziati con fondi europei, quindi dovranno essere messi “a terra” in tempi brevissimi per sfruttare al meglio tutte le risorse.

ATTENZIONE ANCHE AGLI SVINCOLI AUTOSTRADALI

Da quando ha preso avvio il progetto ForestaMi sono oltre 280.000 gli alberi già messi a dimora nel territorio della Città metropolitana di Milano. E nell’ambito di questo progetto recentemente sono diventate isole verdi anche gli svincoli autostradali: le prime aree individuate per la piantagione sono quelle di cintura Sud-Est e Sud-Ovest della città; complessivamente saranno messe a dimora 7.752 piante di differenti specie autoctone di cui 16 arboree e 18 arbustive. «Per la prima volta in Italia un nuovo modo di ripensare queste aree, non più spazi passivi di servizio ma polmoni verdi attivi, utili a migliore la qualità dell’aria e a salvaguardare l’ambiente», sostiene Elena Grandi.

Piantagione allo svincolo autostradale di San Donato.

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