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GESTIONE

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POLITICA AGRICOLA

POLITICA AGRICOLA

STORIE di VIVAISMO gestione

Sinergia vincente in pieno campo

di Rachele Pozzato Come quella tra imprese, sistema pubblico e ricerca nel progetto Autofitoviv, per una gestione fitosanitaria più consapevole nell’ambito del vivaismo pistoiese

Autofitoviv è un progetto che nasce dopo l’intuizione, già nel 2014, di maturare un coinvolgimento diretto delle imprese vivaistiche nelle azioni di monitoraggio, controllo e sorveglianza delle loro produzioni, per limitare la diffusione di organismi nocivi sul territorio del distretto vivaistico pistoiese. Ha preso così avvio nel 2019, concludendosi proprio recentemente, l’iniziativa finanziata dalla Regione Toscana e con in prima linea l’Associazione Vivaisti Italiani, insieme a due aziende vivaistiche del distretto pistoiese, Vannucci Piante e Innocenti e Mangoni Piante, e come partener scientifici l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (CNR-IPSP), il CREA Difesa e Certificazione, il CREA Orticoltura e Flo-

Trappola Multifunnel. rovivaismo, il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università di Firenze e il Dipartimento in Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, con il Lab Center for Generative Communication del PIN - Polo Universitario Città di Prato, presentando i risultati finali all’Accademia dei Georgofili di Firenze.

DUPLICE OBIETTIVO

L’obiettivo era quello di tracciare delle linee guida per le aziende vivaistiche non solo nell’adozione della nuova normativa fitosanitaria introdotta con il Regolamento UE 2016/2031, ma anche nell’applicazione di linee di difesa ecocompatibili. Negli ultimi decenni la

Trappola Theysohn. globalizzazione e gli scambi commerciali sono stati infatti sede di proliferazione di organismi nocivi, rendendo oggi l’autocontrollo una condizione necessaria per ridurne il rischio di introduzione e diffusione. Un’efficace attività di prevenzione in questa direzione, inoltre, non rappresenta unicamente una garanzia di qualità dei prodotti florovivaistici: a risentire dell’assenza di

STORIE di VIVAISMO gestione

un adeguato standard fitosanitario della produzione vegetale sono anche il patrimonio forestale, l’ambiente produttivo che ci circonda, il paesaggio, insomma, la biodiversità naturale dei luoghi in cui opera il settore. Autofitoviv, dunque, nasce non soltanto con l’ambizione di ridurre la circolazione di organismi nocivi, ma anche di rendere maggiormente sostenibile l’attività vivaistica limitandone gli impatti a livello ambientale. In definitiva, il Gruppo Operativo vuole incentivare le aziende ad adottare criteri autonomi di controllo, per evitare l’introduzione di organismi da quarantena attraverso l’applicazione di strategie per il controllo delle piante in ingresso, basato sulla collocazione nei piazzali di opportune trappole per il monitoraggio e la messa a punto di sistemi per la diagnosi precoce, stimolando una più stretta collaborazione con gli istituti di ricerca. Inoltre, si vuole dimostrare l’efficacia di mezzi di lotta sostenibili contro insetti, acari e nematodi, e contemporaneamente diffondere opportune informazioni agronomiche per l’applicazione di metodi alternativi alla lotta chimica o indirizzati verso la lotta integrata.

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COINVOLGIMENTO E RICERCA

Il lavoro svolto passo passo con le aziende del territorio ha incluso i partecipanti non solo nel processo di autocontrollo e monitoraggio. Il progetto prevedeva infatti anche due corsi di formazione tecnici, di cui si sono tenute ben tre edizioni, e uno di comunicazione con due edizioni, oltre ad alcune visite nelle aziende coinvolte nella sperimentazione, per fare conoscere ad altri vivaisti i metodi e le tecniche applicati. Il riscontro è stato poi più che positivo, denotando un sempre maggiore interesse e consapevolezza, per un totale di 42 ore dei corsi di formazione tecnici, 24 per quello di comunicazione, e 12 ore di attività nei vivai. «Grazie alla sempre pronta disponibilità dei partner scientifici e agli organizzatori, afferenti alle strutture a cui competevano divulgazione e comunicazione, siamo riusciti a portare a termine tutte le azioni previste. Le aziende vivaistiche hanno fatto la loro parte mettendo a disposizione le proprie coltivazioni, i propri piazzali e le proprie esperienze di lavoro», ha raccontato a conclusione del progetto il Dottor Emilio Resta, responsabile scientifico di Autofitoviv per AVI. «Al contempo, importanti sono risultati gli incontri con gli operatori del settore, attraverso sei corsi di formazione, due incontri tematici, quattro visite aziendali e due workshop. Si è data l’opportunità ai vivaisti di comprendere il quadro normativo di riferimento descrivendo loro i punti essenziali della nuova normativa fitosanitaria, della necessità di pensare alla gestione delle attività vivaistiche attraverso nuovi modelli di controllo, facendo conoscere quanto di più moderno mette a disposizione ora la scienza nelle azioni di monitoraggio e diagnosi. Le azioni di controllo svolte in campo e le verifiche in laboratorio hanno messo in evidenza delle criticità che sono servite per indicare delle alternative, delle correzioni alle pratiche adottate o ad avanzare dei suggerimenti».

I RISULTATI PER OPERARE AL MEGLIO

Tra le tante rilevazioni effettuate, per esempio, a proposito del problema nematodi, nell’analisi effettuata sui substrati più utilizzati nelle coltivazioni in contenitore del distretto vivaistico pistoiese non sono stati rilevati nematodi fitoparassiti (dannosi), ma abbondanza di nematodi saprofiti (innocui) e predatori, utili a controllare i nematodi fitoparassiti. Un altro risultato riferito da Resta durante il convegno conclusivo all’Accademia dei Georgofili riguarda i metodi di monitoraggio adottati per oidi e ruggini, che hanno consentito di identificare i relativi picchi: per l’oidio a maggio e giugno; per le ruggini nei mesi di luglio, settembre e marzo. Indicazioni utili specialmente per collocare in modo corretto i trattamenti fitoterapici preventivi, tesi a contrastare l’infezione primaria. Infine, riguardo a quella che è la problematica maggiore del vivaismo ornamentale, cioè la presenza di piante infestanti che richiedono l’uso di erbicidi come il glifosate, sono stati innanzitutto studiati metodi e prodotti naturali in grado di rendere ancora più efficaci i pacciamanti legnosi già utilizzati nelle coltivazioni in vaso. Un’altra strada per risolvere il problema dell’eliminazione delle infestanti nelle coltivazioni in pieno campo potrebbe essere quella dell’utilizzo di colture di copertura, utili sia per limitare lo sviluppo delle infestazioni, sia come casa per gli impollinatori e per tanti antagonisti di parassiti delle piante.

STORIE di SOCIETÀ orti e territorio

Sostenibilità: tra tradizione e innovazione

colloquio con Laura Galli di Alice Nicole Ginosa

Un’agricoltura sempre più consapevole delle tematiche ambientali, che nasce combinando tecnologia e soluzioni, ma soprattutto dalle persone

Alla base di un approccio responsabile e attento al Pianeta, priorità di molte realtà, ci sono certamente tecnologia e nutrizione delle piante. E così vale anche per FertiGlobal, divisione agricoltura di Larderello Group, azienda italiana impegnata nello sviluppo di tecnologie innovative e sostenibili in grado di affrontare le sfide dell'agricoltura moderna a livello globale.

PARTIRE DALLA NUTRIZIONE

La divisione, costituita in Italia nel 2003, ha ufficialmente iniziato a posizionarsi sul mercato nel giugno 2019 con un proprio brand e catalogo in cui tecnologie avanzate, biostimolanti, bioattivatori e soluzioni per la nutrizione delle colture sono i protagonisti. L’obiettivo finale? Una nutrizione che migliora le difese della pianta e crea resistenze naturali - senza danneggiare l’ambiente - che si concretizza nello sviluppo di 8 tecnologie che supportano la pianta nelle fasi specifiche del suo sviluppo.

SPERIMENTARE SUL CAMPO

L’approccio si è poi concretizzato con “L’orto della tradizione”, un orto sociale adibito alla coltivazione di ortaggi per testare nuove soluzioni per un’agricoltura sempre più sostenibile. Un’iniziativa che prevede il coinvolgimento della Fortezza di Volterra e degli agronomi di FertiGlobal che operano nel reparto R&D. «Negli stabilimenti dell’azienda in Toscana abbiamo spazi incredibili e vasti», racconta Laura Galli, Technical Marketing Manager a FertiGlobal. Dai primi test in serra a una partnership che permette all’azienda di supervisionare i test nelle zone esterne dei prodotti, e alla Fortezza di Volterra di reintegrarsi nel tessuto sociale e di vivere un’esperienza diversa. Il progetto, però, allo stesso tempo ha richiesto anche un’altra collaborazione fondamentale, ovvero, i materiali e consigli tecnici di cinque aziende del settore: Blumen, Compo, Hozelock, Orto Mio e Verdemax.

STORIE di SOCIETÀ orti e territorio

GETTARE BASI SOLIDE

«Abbiamo creato la superficie, raccolto informazioni sulle colture che potevano essere messe in campo per essere testate e ora siamo pronti per iniziare con il progetto base, ovvero, sperimentare su

Da ricordare

• 2.000 m2 di superficie • coltivazione di ortaggi e di colture “dimenticate” • manodopera fornita dalla collaborazione con la Fortezza di Volterra • supervisione del team di Ricerca e Sviluppo della società • materiali e consigli tecnici offerti da Blumen, Compo, Hozelock, Orto Mio e Verdemax varietà conosciute e coltivate da tutti in diverse parti del mondo», continua Laura Galli, raccontando la genesi e il costruirsi dell’impresa. Dopo le fasi iniziali di preparazione del terreno, infatti, e poi con l’installazione

Medaglia d’oro alla sostenibilità

Il progetto ENVision di FertiGlobal ha ricevuto i fondi del LIFE Programme dell’Unione Europea. Si basa sulla nuova e unica tecnologia EnNuVi sviluppata e brevettata dalla Divisione Agricoltura del Gruppo Larderello, ovvero, una formulazione innovativa basata sulla combinazione di polifenoli bioattivi con elementi nutritivi.

del sistema di irrigazione Hozelock e l’arrivo dei semi Blumen, i primi frutti del progetto si vedono già questa primavera e per tutta l’estate.

LEGAME COL TERRITORIO

Per quanto riguarda poi le specie autoctone, le colture dimenticate del territorio, Laura Galli spiega: «Siamo pronti anche con il secondo step, ovvero, un angolo dedicato al recupero di specie del territorio dimenticate. Quest’area consentirà ai tecnici di studiare modi sostenibili per ripristinare la coltivazione di piante autoctone non più in uso». Un angolo, insomma, interamente dedicato a queste varietà e alla loro cura. Sementi autoctone fornite a FertiGlobal direttamente da banche e associazioni di tutela dei semi. «Siamo entrati in contatto con l’Istituto Tecnico Agrario Niccolini di Volterra, che ha aperto due anni fa e con cui vorremmo promuovere il progetto di alternanza scuola-lavoro, sfruttando proprio quest’area per mostrare la coltivazione e la sperimentazione in tutte le loro fasi», continua poi la responsabile tecnica, a sottolineare una volontà di coinvolgimento del territorio non affatto secondaria nella costruzione di quest’iniziativa.

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