28 minute read
121 Mercato
no sono pronti, questo è il posto giusto per far crescere chi ha voglia di lavorare e andare avanti. E con ogni persona cresce l’azienda, questa è la filosofia vincente».
Da quanto lavori in questo settore? «Avevo già accumulato esperienza nel settore del verde. Ho lavorato
per quasi 7 anni in un garden center in Ucraina, a Lviv, forse
il migliore del mio Paese. Dopo sono diventato manager regionale, per un’azienda conosciuta in tutta Europa, e ho collaborato con loro anche da qui dall’Italia!».
Cosa ti ha spinto verso questo ambito? «Il verde è la mia passione e mi piace la vendita, la trovo un’occupazione nobile. Quando compri o vendi una pianta ti senti responsabile, non è un “oggetto” qualsiasi. Mi fa sentire bene, mi sento di dare il mio contributo in questo modo».
Dove ti vedi tra 10 anni? «Non sono abituato a cambiare spesso. Mi dedico all’azienda
per cui lavoro e spero di rima-
nerci. È un’azienda in cui credo, un’avventura che spero duri il più a lungo possibile. Il mio obiettivo è di crescere qui e diventare manager. Moltissimi lavorano qui
da tanto tempo, questo per me significa essere circondato da persone che hanno tanto da in-
segnarmi, e io non mi stanco mai di imparare».
Ci sono molte differenze tra il mondo del lavoro qui in Italia e in Ucraina? «Si sente tantissima differenza, soprattutto nella mentalità e nell’approccio al lavoro. Lì era fondamentale l’importazione, qui al contrario si fa di tutto per supportare la produzione nazionale. Questa è una
dimensione nuova per me e cerco di assorbire da quello che
mi circonda, portando al tempo stesso il mio contributo. Un aspetto che ho notato subito e di cui sono stato contento è la sicurezza sul lavoro: qui ci si tiene molto di più, lo trovo fondamentale per lavorare bene. Sicuramente avrò modo di
tornare in Ucraina e portare la
mia esperienza, creare un dialogo che possa far crescere tutti. Anzi lo
vedo come un modo per aiutare il mio Paese in questo momento
di grande crisi. Solo in visita però: la mia vita, il mio futuro e la mia famiglia sono in Italia».
Come mai proprio l’Italia? «La mia passione per l’Italia nasce dal calcio. Mi ricordo ancora: era il 1996 e mio papà guardava
Azienda Floricola Donetti: Via Martiri, 151 - 28078 Romagnano Sesia (NO). una partita della Juventus. Mi è rimasto impresso. Non mi sarei immaginato di trovarmi a vivere proprio in queste terre un giorno, ma qui viveva la famiglia di mia moglie e abbiamo deciso di seguirli per dare il miglior futuro possibile ai nostri figli».
Svelaci la chiave per il successo: qual è il segreto? «Il mio punto di forza è la voglia di imparare e di fare: se vedo Stefano guidare il muletto gli chiedo come poter fare anche io la patente per aiutarlo. Quando arrivo in un’azienda osservo prima di tutto il mio datore di lavoro: cos’ha da insegnarmi? Come contribuisce al settore? Cerco le risposte nel quotidiano e faccio mie le loro competenze. Uno scoglio per me è stata la lingua. L’italiano è difficile! Parlo cinque lingue oltre all’italiano, grazie ai miei studi in filologia – ucraino, russo, polacco, tedesco e inglese – la lingua italiana è complessa, ma dipende tutto da come la si impara. Ho frequentato una scuola ma solo per un paio di mesi, per il resto tutto quello che so l’ho imparato da autodidatta in questi tre anni in cui siamo stati qui».
Da dove nasce questa sintonia con la famiglia Donetti? «Con Stefano e la famiglia Do-
netti condivido tanti valori e
l’etica del lavoro, sicuramente. Il punto di forza della loro azienda è la filosofia che mettono nei loro affari. Manager e direttori del punto vendita non hanno paura di sporcarsi le mani e sono affiancati da uno staff dinamico e competente che ha ben chiari i bisogni del cliente. Dal mio punto di vista non c’è nulla da cambiare nel modo in cui si lavora qui, ma solo continuare su questa linea di crescita e miglioramento. Il grande successo delle aziende famigliari in Italia è quando si riesce a trasmettere il dna dell’impre-
sa di generazione in generazio-
ne. Ma soprattutto che ognuno la faccia progredire».
Il lavoro, l’occasione per dare il meglio di sè
In Brianza il centro di giardinaggio della famiglia Teruzzi festeggia cinquant’anni di attività condividendo il proprio segreto: dare spazio alle passioni dei collaboratori e dei clienti. Una sfida sempre nuova, sempre entusiasmante
colloquio con CARLO e PAOLA TERUZZI di MARTA MEGGIOLARO
mission e la nostra vision, che abbiamo condiviso alla festa. L’altro aspetto su cui stiamo lavorando è l’evoluzione della struttura aziendale, che non può più essere “famigliare”: nei momenti di picco siamo 70 persone, la gestione di questo apparato richiede che io e Carlo usciamo dall’operatività. Dobbiamo avere la mente libera per immaginare e preparare la nostra azienda a quello che sarà fra cinque anni. Il prossimo obiettivo è diventare un’azienda benefit».
Quest’anno Agribrianza, lo storico centro di giardinaggio di Concorezzo, festeggia cinquant’anni. A Carlo brillano gli occhi mentre racconta come hanno celebrato l’occasione: «Il 1 maggio abbiamo fatto una festa con i collaboratori, contattando tutti: abbiamo usato il libro matricole dal 1972 a oggi, qualche fornitore e qualche cliente, e ovviamente abbiamo fatto un bbq! L’attrice Adriana Bagnoli ha raccontato la storia di Agribrianza accompagnata dal marito alla chitarra. Si sono commossi tutti, i miei genitori, che sono i fondatori dell’azienda, per primi!». L’anniversario è stato anche occasione per un lavoro di retrospettiva e di prospettiva che vi raccontiamo qui, con Carlo e Paola Teruzzi, l’anima di Agribrianza.
Il 2022 per Agribrianza non è “solo” un anno di festeggiamenti. Quali riflessioni ha sollecitato? Paola: «Ci siamo interrogati in profondità su chi siamo e su che direzione vogliamo prendere. Il nostro slogan è: “Agribrianza, le tue passioni, le nostre”: è proprio così, siamo cresciuti assecondando le passioni nostre e dei nostri collaboratori, e da qui siamo partiti per definire i nostri obiettivi futuri. Si è trattato di un vero lavoro, guidato da Massimo Folador, in cui abbiamo coinvolto 12 persone: i nostri capi reparto, il personale del marketing, i collaboratori più vecchi e più giovani. L’esito sono la nostra
Angelo Teruzzi, Regina Rurale, Carlo Teruzzi, Paola Mentasti durante la celebrazione dei 50 anni. Quale pensate che sia il cuore della storia così lunga e così di successo di Agribrianza? Carlo: «Penso sia una caratteristica che era di mio padre ancora prima che mia e di Paola: essere curiosi e disposti a rischiare. Ti faccio un esempio, io vado allo spoga+gafa da quando avevo 8 anni. Ricordo bene la prima volta con i miei: non sapevano una parola di inglese, ma andare in fiera a vedere cosa c’era di nuovo era fondamentale e si andava. Ricordo che mio padre, a gesti, aveva convinto le guardie a lasciarmi entrare…».
Insomma la famiglia Teruzzi è la memoria storica del gafa, ma anche del mercato italiano! Come sono cambiati negli anni i vostri clienti? Carlo: «Cinquant’anni fa il nostro cliente era il pensionato che faceva l’orto, il contadino. Poi qui intorno si iniziarono a costruire villette e i
AGRIBRIANZA, LA VISION
Essere un’azienda che tende all’eccellenza e in grado di creare un valore economico che duri nel tempo, grazie alla capacità di soddisfare le attese e le passioni di chi ci lavora, dei clienti, dei fornitori e del territorio in cui è inserita. Un luogo accogliente, in cui tutte le persone abbiano la possibilità di vivere un’esperienza di bellezza, collaborare e dare il proprio contributo al bene comune. La sfida è educarsi ed educare attraverso il lavoro a dare il meglio di sé.
Il lavoro, l’occasione per dare il meglio di sè
clienti iniziarono a chiederci i tosaerba e cosa fare per prendersi cura del loro giardino. Mentre i giardinieri inizialmente erano contadini che avevano modificato la BCS701 per tagliare erba, a cui noi abbiamo iniziato a fornire macchine più moderne, più raffinate, che non si trovavano altrove. Ci siamo evoluti con loro».
Paola: «Direi anche che il nostro
cliente è cambiato perché noi abbiamo cambiato l’offerta.
Adesso i nostri clienti sono l’appassionato di bbq, l’appassionato di animali, di verde. Se tu sei appassionato di una cosa, attiri a te chi ha la stessa passione o chi la scopre grazie a te, e i fatturati lo dimostrano. Un altro elemento
che ha fatto cambiare il nostro
cliente è il reparto Natale: le persone vengono da molto lontano per vedere il nostro Natale. È un tema che arriva a tutti, per questo abbiamo scelto di renderlo più accessibile, anche a livello di prezzo. Diversamente dai mobili da giardino, dalle attrezzature e dai bbq, in cui offriamo prodotti di gamma medio-alta, sul Natale abbiamo diversificato, senza però offrire un prodotto scadente. Non immagini quanto sia stato difficile trovare un produttore in Cina che capisse questo concetto: non ci interessa risparmiare sui materiali e sulla produzione, il nostro prodotto deve essere di valore, sempre».
Come vedete il mercato nei prossimi anni? Carlo: «Gli ultimi due anni abbiamo avuto un boom pazzesco, ora è esplosa la bolla, ma l’interesse resta alto. Chi vede nei giardini degli amici dei salottini un po’ più belli delle sedie bianche di plastica, vuole lo stesso per sè. Per quanto riguarda i manutentori del verde, è richiesta una sempre maggiore professionalità, e il mercato è in crescita. I prossimi passi saran-
no, secondo me, la diffusione di tecnologie più raffinate e i siste-
mi contro le zanzare. Da quando abbiamo dovuto iniziare a usare i giardini, le persone hanno iniziato a chiederci delle soluzioni efficaci: si sorprendono a scoprire che questi sistemi ci sono e sono disposte a spendere per averli».
A quando il secondo punto vendita Agribrianza? Carlo: «Siamo stati tentati più volte, ma alla fine non l’abbiamo fatto e penso sia stata la scelta giusta. Abbiamo in mente di allargarci qui:
le piante per ora sono l’1% del fatturato, una sorta di complemento, ma vorremo poter ampliare lo spazio dedicato a loro.
Il futuro del business comunque, si farà sul servizio e non sul prodotto. Il prodotto ha tanti canali di vendita in cui si trova a meno, ma il servizio lo posso dare solo io. E non va regalato: va venduto. La scelta giusta quindi è optare per prodotti con un alto coefficiente di servizio. Spero di no, ma si potrebbe arrivare a guadagnare di più col servizio che col prodotto».
Concludiamo parlando di Giardinia e dei suoi sviluppi futuri? Paola: «Direi che è un momento di stallo dal punto di vista della progettualità, mentre stiamo andando benissimo dal punto di vista di bilancio e organizzativo. Penso che lo
sviluppo debba sempre partire
da un bisogno. Giardinia è a servizio degli associati: se facciamo una cosa, e perché serve a loro. Abbiamo in mente che potrebbe essere utile un supporto per capire come risparmiare sui costi. Ora siamo 23, sarebbe bello avere nuovi associati e aprire a nuove collaborazioni, ma non corriamo dietro a uno sviluppo in modo forzato. Quello che dobbiamo fare lo stiamo già facendo, bene».
AGRIBRIANZA, I VALORI
• Attenzione alle persone: ci prendiamo cura dei clienti, dei colleghi e dei fornitori per comprendere e soddisfare i reciproci bisogni e aspettative. • Affidabilità: ci impegniamo ogni giorno a mantenere la parola data e ad osservare le regole per generare fiducia. • Passione: amiamo quello che facciamo per offrire esperienze e prodotti di eccellenza. • Educazione: lavoriamo per migliorarci quotidianamente, consapevoli che l’errore non ci definisce ma può diventare un’opportunità. • Senso di famiglia: abbiamo a cuore i rapporti tra noi perché ognuno è speciale e imprescindibile nella costruzione del bene comune.
Carlo: «Aggiungerei che questo è il momento di consolidare i rapporti umani. Gli associati di Giar-
dinia si assomigliano perché sono appassionati del proprio
punto vendita. Giardinia esiste dal ‘91 e la sua forza è proprio la partecipazione di tutti alle scelte,
l’ascolto delle esigenze di ognu-
no. Abbiamo tutti voce in capitolo, e spesso si discute perché ognuno è convinto che il proprio modo di fare sia il migliore. È la parte bella, ma anche a volte faticosa, dell’associazionismo. Ti faccio un esempio: il Natale non può essere lo stesso qui a Concorezzo e a Civitanova Marche. Bisogna venirsi incontro. È una bella sfida!».
Perché è importante il controllo di gestione
Non solo modelli economico-matematici e sofisticate simulazioni, possiamo valutare e migliorare lo stato di salute del nostro garden center in maniera più semplice e pratica: obiettivi di risultato e impatto sulla clientela
di JESSICA BERTONI
Un’attività imprenditoriale dev’essere efficace, efficiente e soddisfare il requisito dell’economicità. Un sistema di controllo di gestione mira proprio a mantenere questi livelli soddisfacenti, servendo da cartina di tornasole per la nostra impresa. Non si
tratta solo di buttare l’occhio sui costi: ad un’impresa serve uno strumento attraverso il quale misurare costantemente e con meticolosità il proprio agire, considerando nel
proprio stato di buona salute, anche la capacità di programmare sulla base delle reali esigenze di mercato, in termini di bisogni e soddisfazione degli stessi. Non si può dunque solo aspettare di misurare ex post l’andamento delle vendite in correlazione ai costi. Questo andrà sicuramente fatto e affinato nel tempo, ma non è più sufficiente. Occorre imparare a controllare giorno dopo giorno la bontà del proprio agire, dandosi così la possibilità di correggere quotidianamente il tiro delle proprie politiche attuative.
RIPROGRAMMARE IN BASE AI DATI
Ci sono molti sofisticati modelli economico-matematici che potrebbero darci delle risposte al riguardo, che necessitano di raccolta dati e simulazioni, ma nel caso dei garden center o di un vivaio esistono anche percorsi alternativi, più diretti e meno dispendiosi. É fondamentale imparare a programmare, valutare, controllare e riprogrammare in base ai feedback ricevuti dall’analisi dello stato di fatto. Per farlo, vanno attuate
strategie in termini di risultato e di impatto.
1. Misurare il risultato
Pensiamo al nostro garden center, un obiettivo di risultato potrebbe essere vendere 100 unità del
tal prodotto in una settimana.
Alla fine della settimana sapremo se l’obiettivo è stato raggiunto o disatteso. Si tratta si uno stru-
mento semplice per la gestione della programmazione di vendita con ovvie ricadute su
approvvigionamenti, assistenza alle vendite, logistica e punti espositivi, gestione del magazzino. Insomma, un piccolo calcolo può dirci moltissimo. Da qui, l’obiettivo sarà alzato o abbassato a seconda dei risultati. Vi posso assicurare che con questo metodo molti nodi verranno al pettine!
2. Valutare l’impatto
Cosa si intende con impatto? La soddisfazione di ciascun acquirente. Non è questo l’impatto che ogni punto vendita desidera ottenere? Ecco, concentriamo allora i nostri sforzi per tracciare questo gradiente di soddisfazione. In fin dei conti, da questo può dipendere un aumento delle vendite e della fidelizzazione dei clienti. Oggi, all’impresa è richiesto non solo di muoversi soddisfacendo le proprie esigenze di profitto atteso, ma anche di ritagliarsi sin da subito un proprio ruolo sociale nel territorio, che possa restituire valore alla collettività.
UNA DOMANDA DA PORSI
Siamo davvero sicuri che così come stiamo impostando la nostra attività, il nostro negozio, la nostra esposizione di prodotto o i nostri servizi - che faticosamente
offriamo -, rispondiamo davvero a ciò che i nostri clienti, effettivi o potenziali, si aspettano da noi? Magari stiamo investendo troppe energie in una direzione che per noi è quella vincente ma che in realtà non corrisponde ai reali bisogni dei nostri stakeholders e stiamo invece trascurando un aspetto che per loro sarebbe più importante.
A lungo andare questa nostra miopia potrebbe tradursi in una perdita di parte del mercato: è questa incapacità di intercettare bisogni, gusti e preferenze dei clienti a diventare, spesso, il motivo per cui alcuni di essi, magari quelli meno affezionati, decidono di cedere alle lusinghe della concorrenza.
CHIEDERE DIRETTAMENTE AL CONSUMATORE
Intervistiamo il nostro mercato di riferimento: saranno proprio i nostri clienti a darci il senso dell’impatto delle nostre azioni. Possiamo
procedere in due modi: o tramite il nostro sito, o con dei quesiti
diretti e in presenza. Partiamo dal sito internet. Non è più plausibile immaginare un’azienda che non vi investa un minimo sforzo in termini anche di costanza del controllo delle visualizzazioni e dei feedback. Pertanto, partendo dall’assunto non troppo esigente che vede ciascun garden in grado di gestire e aggiornare il proprio sito web, si potrebbe prevedere proprio online una piccola inchiesta in cui chiedere alcune informazioni all’utente: • Sei già stato cliente del garden? (specificando se in negozio o online) • Cosa ti aspetteresti dal tuo garden ideale? Se ci conosci, qual è, secondo te, il nostro fiore all’occhiello e il nostro punto debole?
PREMIARE IL FEEDBACK Già leggendo questi commenti si indirizza una più attenta politica aziendale, dove non si scomodano consulenti, non si impiegano modelli econometrici ma semplicemente si ascolta
il mercato. Poche domande, poco tempo per rispondere, un contenuto preziosissimo per noi! SIAMO DAVVERO SICURI CHE COSÌ COME STIAMO IMPOSTANDO LA NOSTRA ATTIVITÀ, IL NOSTRO NEGOZIO, LA NOSTRA ESPOSIZIONE DI PRODOTTO O I NOSTRI SERVIZI, RISPONDIAMO DAVVERO A CIÒ CHE I NOSTRI CLIENTI, EFFETTIVI O POTENZIALI, SI ASPETTANO DA NOI?
E alla fine della mini intervista all’interlocutore che si è reso disponibile a rilasciare le proprie risposte, il sito crea un codice personalizzato e stampabile presentando il quale un piccolo omaggio potrà essere
ritirato in negozio! Certo è che ci vorrà un collaboratore incaricato di monitorare con costanza e precisione il sito, assicurando di leggere tutte le risposte ottenute in modo da analizzarne i ritorni. Più
o meno la stessa cosa andrà poi applicata ai clienti che arriva-
no in presenza. Al momento del conto, (per esser certi di intercettare un vero cliente-acquirente) si potrebbe chiedere di compilare le tre domande di cui sopra in maniera del tutto anonima, facendo poi inserire in un’urna predisposta il bigliettino compilato. Occorrerà solo variare la prima domanda in: “è la prima volta che vieni al garden o sei un cliente abituale? Se è la prima volta indicare come ci hai conosciuto”. In questo modo potremmo tenere distinti anche i due profili di clienti (quelli in presenza e online). Che dire? Provare per credere! Spesso questo tipo di metodi possono sembrare secondari e per questo venire sottovalutati, ma vi assicuro che è attraverso queste scelte che si costruisce un’ottica lungimirante e al passo con i cambiamenti, siano essi sociali o economico-ambientali.
g
TUTTO UN ALTRO MAGAZINE
Ogni numero è un nuovo numero, con la sua copertina, pagine di parole e foto che raccontano storie, fatti, ambizioni e speranze. Tutto su carta, perché solo così il pensiero si stampa nella memoria.
TRADE MAGAZINE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE DEL CANALE GARDEN E AGRARIE
greenup
giugno/ luglio 2021 n.193
©foto cover_stock.adobe.com/it Edizioni Laboratorio Verde srls - via Pasubio 16, 21020 Brebbia (VA) -
VISIONI FUTURE SULLA SOSTENIBILITÀ
NUMERO SPECIALE con spunti e riflessioni sul (possibile) valore GREEN del garden
a casa tua
La bontà non si vede. Si gusta.
La pasta integrale NaturaSì in confezione ecosostenibile 100% carta
da grano italiano del nostro ecosistema impastato con acqua di montagna
Roma via Trionfale, 13992 (zona Giustiniana)
naturasi roma via trionfale naturasiviatrionfale13992 Agenda del verde 2022 • TUTTI I COLORI del giardino • 17
a edizione
Agenda del Verde 2022
TUTTI I COLORI del giardino
17 a edizione
UN’OCCASIONE PER IL FLOROVIVAISMO ITALIANO
Con un export del valore di 1 miliardo di euro, 21.500 imprese attive e un ruolo da protagonista nella rivoluzione verde e nella transizione ecologica proposta dal Green Deal, il settore può fare la sua parte, facendo sistema
di BIANCA FERRARIS
In occasione della presentazione della 71° edizione di Flormart, presso Padova dal 21 al 23 settembre, i vertici delle associazioni agricole e florovivaistiche hanno condiviso il proprio punto di vista sul ruolo del florovivaismo italiano nel raggiungimento degli obiettivi del Green New Deal europeo, sottolineandone la strategicità. Seguendo gli obiettivi dell’Agenda europea 2030, infatti, il florovivaismo sarà fondamenta-
le nel processo di forestazione urbana, essenziale
per contrastare il cambiamento climatico. Ma non solo. L’azione di “ripopolamento” di verde in città aiuterà ad aumentare lo stoccaggio di CO2, assorbire le polveri sottili e migliorare l'estetica delle città. Un
obiettivo non da poco ma che il settore, eccellenza italiana riconosciuta anche all’estero, vuole rag-
giungere, nonostante l’annata lo stia mettendo alla prova con alcune difficoltà.
EXPORT IN CALO, COSTI IN CRESCITA
Secondo i dati, nei primi due mesi del 2022 il fattu-
rato del settore si è assestato su cifre positive mentre nel bimestre marzo-aprile si è registrata una
lieve flessione del 3-4 %. Un calo che ha interessato anche l’export, - 5 %. Eppure, tanto in Europa quanto nel resto del mondo, il prodotto italiano piace, so-
prattutto a Olanda, Germania, Francia e Austria.
Tra le varietà maggiormente esportate ritroviamo piante medio-grandi riprodotte e coltivate in Italia, piante sempreverdi, piante a forma, arbusti ornamentali, rose e piante da frutto. Il calo nelle esportazioni, invece, si nota soprattutto verso l’Europa meridionale e verso la Russia e l’Est europeo. A incidere sul set-
Nei primi due mesi del 2022 il fatturato del settore si è assestato su cifre positive mentre nel bimestre marzo-aprile si è registrata una lieve flessione del 3-4 %. Italy con il 15% delle aziende floricole a rischio, a causa dei costi di produzione superiori ai ricavi (...). Un aiuto sarà la riconferma del Bonus verde per ulteriori 3 anni, una misura che ha permesso di creare 2,6 milioni di metri quadrati di verde nelle città.
UNIRSI NELLE DIFFICOLTÀ
Tra i partecipanti alla tavola rotonda di presentazione della prossima edizione di Flormart dell’8 giugno a Roma, il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, che ha commentato come “il PNRR sia una grande occasione per il settore florovivaistico e che può rappresentare la chiave di volta della rivoluzione verde e della transizione ecologica proposta dal Green Deal, grazie al suo ruolo strategico in termini di innovazione e sostenibilità ambientale, economica e sociale”. Sulla necessità di fare sistema, invece, è intervenuto Carlo Ferro, presidente di ICE Agenzia, che ha raccontato come
tore, poi, gli aumenti derivanti dall’instabilità geopolitica e sanitaria che si sono tradotti in maggiori costi di produzione, trasporto e dei prezzi delle piante, diminuzione del potere di acquisto dei consumatori ma anche difficoltà nel reperimento dei mezzi tecnici.
Mario Faro, presidente della Consulta Florovivaismo Coldiretti, durante la tavola rotonda per presentare la nuova edizione di Flormart, ha lanciato un allarme sulle difficoltà del comparto: “La crisi economica provocata dall’invasione Russa in Ucraina colpisce anche la coltivazione di piante e fiori Made in attraverso il “Patto per l’Export, ICE si sia attivata con
FLORMART 19 nuove azioni, 19 servizi che tre anni fa non c’erano nei campi del digitale, dell’e-commerce, della
La 71°edizione si terrà formazione, della protezione del made in Italy”. E a Padova dal 21 al 23 nello specifico di Flormart, conferma, “la prossisettembre 2022. A partire da ma edizione sarà promossa con un incoming di quest’anno, Flormart sarà 90 operatori provenienti da 32 Paesi”. Un moorganizzata dal Gruppo mento storico difficile per il florovivaismo italiano Fiere di Parma. che, secondo Aldo Alberto, Presidente dell’As-
sociazione Florovivaisti Italiani e Presidente di
CIA, può essere risollevato proprio da manifestazioni fieristiche come Flormart.
MACCHINE PER IL GIARDINAGGIO? UNA FLESSIONE FISIOLOGICA
Nonostante i dati segnalino un - 7,4 % nei primi tre mesi dell’anno, le attrezzature e i macchinari si mantengono in un buono stato di salute. Andamenti meteorologici e forniture di materie prime industriali a parte, per fine anno i volumi di vendita rimangono elevati
di BIANCA FERRARIS
Dopo la crescita record nel 2021, con un incremento del 14% (1.660.000 mezzi complessivamente venduti tra quelli a motore e quelli manuali) e con un andamento positivo per quasi tutte le tipologie, i dati sulle vendita di
macchine e attrezzature per il gardening hanno mostrato una flessione, naturale e nella norma,
del -7,4 % nel primo trimestre del 2022. La fotografia arriva grazie al lavoro dell’Associazione dei costruttori Comagarden (FederUnacoma) e del gruppo di rilevamento statistico Morgan che confermano come, nonostante la diminuzione di alcuni punti percen-
Le proiezioni indicano per fine anno un calo non superiore al 5,4%, un risultato comunque maggiore rispetto a quello registrato nell’anno 2020.
tuali, quest’ultima sarebbe una fisiologica
conseguenza dell’imponente incremento (+39,4%) dello stesso periodo nel 2021.
ATOMIZZATORI, IRRORATORI E SPAZZANEVE SONO I MENO RICHIESTI
I dati di Comagarden hanno indagato, nello specifico, quali categorie hanno visto scendere l’indice di acquisto rispetto al 2021, andando a stilare una classifica ben delineata: • flessione lieve per decespugliatori (- 2,7%), motoseghe (-5,4%) e rasaerba (- 8,1%) • flessione media per soffiatori/aspiratori (- 11,1%), tagliasiepi ( - 17,1%), trattorini (- 13,1%) e trimmer ( -11,9%) • flessione consistente per atomizzatori/irroratori (- 29,3%) e spazzaneve (- 22,3%)
In controtendenza Forbici da prato (+27,8%) Potatrici ad asta (+13,2%) Zero turn professionali (+8,5%)
COSA INFLUENZA LE VENDITE?
A incidere sugli andamenti delle vendite di macchinari e attrezzi per il giardinaggio si possono evidenziare
la variabile meteorologica e il mercato con le relative dinamiche della filiera produttiva e com-
merciale. In primis, come sottolinea Federica Tugnoli, segretario di Comagarden, “la stagione è stata anomala in quanto ha visto il prolungarsi del freddo anche nelle prime settimane di primavera e continua ad esserlo a causa della mancanza di precipitazioni piovose”. Due eventi che rallentano l’attività vegetativa delle
piante e, di conseguenza, anche la manutenzione
delle stesse. Quando invece parliamo di mercato e di dinamiche, non possiamo non citare la carenza di materie plastiche e ferrose per la fabbricazione delle macchine e l’aumento imponente del costo dell’energia. Il risultato? Ritardi nelle consegne ed esaurimento di
alcune scorte a magazzino che si sommano, come rimarca Comagarden, “al rischio che il lievitare dei costi di produzione comporti un aumento dei
listini, un fattore che può scoraggiare soprattutto il pubblico dei privati e degli hobbisti che potrebbero rivolgersi verso nuovi poli d’interesse”. Ma niente panico: le proiezioni indicano per fine anno un calo non superiore al 5,4%, un risultato comunque maggiore rispetto a quello registrato nell’anno 2020 e rispetto anche alla media degli anni precedenti.
IL LIEVITARE DEI COSTI DI PRODUZIONE POTREBBE COMPORTARE UN AUMENTO DEI LISTINI, UN FATTORE CHE PUÒ SCORAGGIARE SOPRATTUTTO IL PUBBLICO DEI PRIVATI E DEGLI HOBBISTI CHE POTREBBERO RIVOLGERSI VERSO NUOVI POLI DI INTERESSE
Dal 2007 al 2021 il mercato dell’alimentazione per cani e gatti ha più che raddoppiato il fatturato.
IL PET FOOD IN ITALIA È POSITIVO. (ANCHE) GRAZIE ALLA PANDEMIA
Il Rapporto Assalco-Zoomark 2022 ha fotografato e confermato la crescita inarrestabile del mercato nazionale, capitanato dall’alimentazione per cani e gatti
di BIANCA FERRARIS
Una cosa è certa: dal 2007 al 2021 il mercato dell’alimentazione per cani e gatti ha più che raddoppiato il fatturato. Dalla cifra iniziale di 1.163 milioni di euro si è toccata quota 2.533, con un tasso di crescita medio annuo delle vendite a valore del +5,7%. Una delle ragioni alla base
di questo incremento è la crescita delle adozioni
degli ultimi due anni, sia di cani sia di gatti, iniziata dalla fine del primo lockdown nel 2020.
PIÙ PROPRIETARI, PIÙ CONSUMATORI
Le famiglie acquirenti di alimenti per cani e gatti sono ad oggi 12,2 milioni, circa 1 milione in più rispetto all’anno precedente e sono composte da giovani di condizioni socio-economiche medio-alte. Questo denota come l’au-
mento dei livelli di adozione si sia tradotto in un numero crescente di consumatori di alimenti per
i propri animali a quattro zampe: parliamo del 46,9% del totale delle famiglie italiane (+3,4 punti rispetto allo scorso anno). Ad attrarre i clienti soprattutto il lancio di linee premium e superpremium, sempre più sinonimo di attenzione al benessere degli animali.
PET SHOP GDO E ONLINE EMERGONO COME CANALI DI VENDITA
Rispetto al passato il canale specializzato e il grocery si sono sviluppati in media, il primo del +8,3% per anno, mentre il secondo del +4% annualmente. Il Rapporto sottolinea, al tempo stesso, come stiano emergendo Petshop GDO e il canale online. Quest’ultimo, durante la pandemia, ha raccolto un’ampia schiera di nuovi shopper, fidelizzandola. Per quanto riguarda la GDO, la ricerca ha evidenziato buone performance anche per il settore dell’igiene, giochi e accessori (+5,8% rispetto al periodo precedente). Il comparto delle lettiere si conferma come il più dinamico con un incremento del 5% a dicembre 2021.
PASSA AL LATO OSCURO
Lasciarsi provocare da quello che il mercato olandese propone – e in cui sono state investite molte risorse – può portare nuova linfa nei nostri vivai. Con la giusta comunicazione si potrebbe proporre anche un giardino sui toni “scuri”
Vi è mai successo di guardare qualcosa che avete sempre avuto sotto gli occhi ma che di colpo, in quel determinato momento, vedete sotto un'altra luce e vi fa riconsiderare completamente la vostra opinione? La settimana scorsa sono stato a visitare i Flower Trials in Olanda. Mancavo dal 2018 e tenevo molto partecipare per non perdermi le ultime novità in campo di innovazione e assortimento varietale. I miei cigni neri, ciò di cui parlavo all’inizio, sono stati ben tre.
DIAMOCI LA POSSIBILITÀ DI USCIRE DAGLI SCHEMI
Molte case ibridatrici hanno sviluppato varietà di piante comuni ma in versione a foglia scura. Questa non è proprio una novità: quante celosie, begonie, gerani, coleus abbiamo visto con tinte simili? Ciò che mi ha fatto riconsiderare il tutto è stato immaginarmi un giardino, o comunque un insieme di piante, in cui il filo conduttore siano appunto i toni scuri delle fo-
glie. Il risultato non sarebbe un giardino spento o cupo,
tutt’altro: i colori dei fiori di queste varietà, oltre che essere molto più accesi e quasi fluo, risaltano maggiormente grazie al contrasto con la vegetazione. Ecco che allora ho cominciato a pensare a siepi di prunus pissardi, aiuole con Acero Palmatum Bloodgood, berberis atropurpureum, heuchere, celosie, begonie e gerani zonali tutti a foglia scura, ortensie macrofilla “bela rose”, ipomea, dalie, loropetalo ma anche basilico e salvia. Un giar-
dino nuovo, che richiama l’occhio sulle accese fioriture dai colori intensi, quasi fosse come disegnare su un foglio
nero. Perché non uscire dagli schemi e proporre questo tipo di piante e di stile di giardino?
ABBANDONIAMO I PREGIUDIZI
Un’altra cosa che mi ha lasciato piacevolmente stupito è stata l’ibridazione da parte di Van Zanten, produttore olandese, di crisantemi per la primavera. La sua linea Sollinea propone crisantemi in vaso dai colori pastello, che non ricordano le tonalità autunnali e che potrebbero addirittura essere scambiati, da un occhio non attento, con dimorfoteche. È un peccato che l’associazione di pensiero con la festa dei Morti, ci privi della possibilità di godere di queste piante. Sono difficili da immaginare sul tavolo di un patio estivo? Proprio no. È quindi solo
un nome che determina la vendita o meno di una
pianta? E se le chiamassimo margherite giapponesi invece di crisantemi?
QUANTO CONTA UN ASSORTIMENTO AMPIO?
Infine, tra le varietà a foglia scura di cui parlavo all’inizio, ho notato con piacere che diverse case (Florensis, Selecta, Coen, Beekenkamp) stanno puntando molto sulla Dalia. Questa pianta, almeno nei mercati che seguo personalmente, ha avuto un calo di apprezzamento da parte del pubblico negli ultimi due anni. L’ibridazione ha interessato tutte le tipologie di Dalie, a partire dalle varietà per vaso 10 fino a un potenziale vaso 40, alle dalie da giardino, più vigorose e con fiori XXL, a quelle a foglia scura. Insomma un restyling completo e importante
di una specie che forse aveva un po' stufato i consumatori
o comunque non destava più il loro interesse. Le varietà nuove sono molto interessanti, sia per forma e grandezza del fiore che per vigoria della pianta. Ma allora perché nessuno in Italia ci crede? Questo mi porta ad una riflessione. A volte sento dire da clienti e rivenditori: “Ah, ormai questa pianta non interessa più, ormai non se ne vende più di questa”. il mio pensiero è: se gli olandesi, che sono maestri nel nostro settore, così come le altre case ibridatrici, investono per lo sviluppo e il miglioramento di piante che per loro hanno ancora del potenziale da esprimere (dalie, ma anche impatiens e gerani interspecifici, ad esempio) noi possiamo essere così sicuri, di aver fat-
to di tutto per invertire la tendenza di mercato o stiamo
subendo le scelte altrui? Abbiamo provato a promuovere meglio una pianta, cambiando formato di vendita, incentivando con le promozioni o cambiando assortimento varietale? Perché altrimenti, a forza di comprare sempre e solo le piante che la gente “sembra” volere, o quelle su cui ci sentiamo sicuri, si andrà a ridurre l’assortimento del punto vendita a cinque o sei specie: una tendenza già in atto. Vedo alcuni clienti che hanno intere pareti con decine e decine di profumazioni di candele, di ogni odore e colore. Perché se per quelle l’assortimento è necessario per la vendita, per le petunie o i gerani “bastano i colori classici che tanto son quelli che vanno venduti”?
ALESSANDRO FORNASARO / È figlio di un floricoltore. Ex rugbista, oggi è agente di commercio in floricoltura ed è innamorato del suo lavoro.