Greenup n. 200 - Giugno/Luglio 2022

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una partita della Juventus. Mi è rimasto impresso. Non mi sarei immaginato di trovarmi a vivere proprio in queste terre un giorno, ma qui viveva la famiglia di mia moglie e abbiamo deciso di seguirli per dare il miglior futuro possibile ai nostri figli».

“IL VERDE È LA MIA PASSIONE E MI PIACE LA VENDITA, LA TROVO UN’OCCUPAZIONE NOBILE” no sono pronti, questo è il posto giusto per far crescere chi ha voglia di lavorare e andare avanti. E con ogni persona cresce l’azienda, questa è la filosofia vincente».

da tanto tempo, questo per me significa essere circondato da persone che hanno tanto da insegnarmi, e io non mi stanco mai di imparare».

Da quanto lavori in questo settore? «Avevo già accumulato esperienza nel settore del verde. Ho lavorato per quasi 7 anni in un garden center in Ucraina, a Lviv, forse il migliore del mio Paese. Dopo sono diventato manager regionale, per un’azienda conosciuta in tutta Europa, e ho collaborato con loro anche da qui dall’Italia!».

Ci sono molte differenze tra il mondo del lavoro qui in Italia e in Ucraina? «Si sente tantissima differenza, soprattutto nella mentalità e nell’approccio al lavoro. Lì era fondamentale l’importazione, qui al contrario si fa di tutto per supportare la produzione nazionale. Questa è una dimensione nuova per me e cerco di assorbire da quello che mi circonda, portando al tempo stesso il mio contributo. Un aspetto che ho notato subito e di cui sono stato contento è la sicurezza sul lavoro: qui ci si tiene molto di più, lo trovo fondamentale per lavorare bene. Sicuramente avrò modo di tornare in Ucraina e portare la mia esperienza, creare un dialogo che possa far crescere tutti. Anzi lo vedo come un modo per aiutare il mio Paese in questo momento di grande crisi. Solo in visita però: la mia vita, il mio futuro e la mia famiglia sono in Italia».

Cosa ti ha spinto verso questo ambito? «Il verde è la mia passione e mi piace la vendita, la trovo un’occupazione nobile. Quando compri o vendi una pianta ti senti responsabile, non è un “oggetto” qualsiasi. Mi fa sentire bene, mi sento di dare il mio contributo in questo modo». Dove ti vedi tra 10 anni? «Non sono abituato a cambiare spesso. Mi dedico all’azienda per cui lavoro e spero di rimanerci. È un’azienda in cui credo, un’avventura che spero duri il più a lungo possibile. Il mio obiettivo è di crescere qui e diventare manager. Moltissimi lavorano qui

Come mai proprio l’Italia? «La mia passione per l’Italia nasce dal calcio. Mi ricordo ancora: era il 1996 e mio papà guardava

Azienda Floricola Donetti: Via Martiri, 151 - 28078 Romagnano Sesia (NO).

Svelaci la chiave per il successo: qual è il segreto? «Il mio punto di forza è la voglia di imparare e di fare: se vedo Stefano guidare il muletto gli chiedo come poter fare anche io la patente per aiutarlo. Quando arrivo in un’azienda osservo prima di tutto il mio datore di lavoro: cos’ha da insegnarmi? Come contribuisce al settore? Cerco le risposte nel quotidiano e faccio mie le loro competenze. Uno scoglio per me è stata la lingua. L’italiano è difficile! Parlo cinque lingue oltre all’italiano, grazie ai miei studi in filologia – ucraino, russo, polacco, tedesco e inglese – la lingua italiana è complessa, ma dipende tutto da come la si impara. Ho frequentato una scuola ma solo per un paio di mesi, per il resto tutto quello che so l’ho imparato da autodidatta in questi tre anni in cui siamo stati qui». Da dove nasce questa sintonia con la famiglia Donetti? «Con Stefano e la famiglia Donetti condivido tanti valori e l’etica del lavoro, sicuramente. Il punto di forza della loro azienda è la filosofia che mettono nei loro affari. Manager e direttori del punto vendita non hanno paura di sporcarsi le mani e sono affiancati da uno staff dinamico e competente che ha ben chiari i bisogni del cliente. Dal mio punto di vista non c’è nulla da cambiare nel modo in cui si lavora qui, ma solo continuare su questa linea di crescita e miglioramento. Il grande successo delle aziende famigliari in Italia è quando si riesce a trasmettere il dna dell’impresa di generazione in generazione. Ma soprattutto che ognuno la faccia progredire». greenup

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