7 minute read
Cover story
Un futuro ancora da illustrare
Ci abbiamo provato noi, con la copertina speciale del numero 200, a pensare a cosa ne sarà del verde in un domani non troppo lontano: un mondo sommerso da piante e fiori, in cui potersi perdere e lasciarsi meravigliare
colloquio con FRANCESCO GULINA di FRANCESCO TOZZI
Q
Questo numero 200 è speciale per noi perché se da una parte celebra gli oltre vent’anni della rivista, dall’altra è un esperimento che tenta di rileggere in chiave futura la storia del garden center. Il domani, per come ce lo immaginiamo noi, sarà all’insegna della natura, una natura che si riappropria dei suoi spazi e che convive con noi, proprio perché l’uomo non potrà più farne a meno. Idee e visioni che avevamo bisogno di mettere su carta, ma non con i tipici strumenti di una redazione: volevamo che le parole e i pensieri si potessero trasformare in forme e colori. Per essere più concreti e, come sempre, stimolare i lettori a immaginare. Ci siamo affidati allora a chi ogni giorno traduce le parole in arte visiva, Francesco Gulina, un illustratore dal pollice verde e una passione smisurata per le sue piante. Quando si dice “prendere due piccioni con una fava”.
Illustratore e plant lover, come ti sei ispirato per creare la copertina del numero? «La copertina nasce dall’unione di due concetti: invasione di piante e garden del futuro. Con la crescita esponenziale del verde come trend (e io ne sono vittima e rappresentante) è stato facile immaginare un mondo invaso dalle piante. Non le semplici piante che siamo abituati a vedere sui balconi delle nonne, ma quelle del futuro: sempre più variegate e sempre più colorate, con foglie grandi quanto un essere umano. E se le piante, in un futuro forse non troppo lontano, si fanno sempre più grandi e imponenti, per il garden tradizionale, per come lo conosciamo adesso, sarebbe impossibile contenerle. Così anche il garden, quello del futuro
UN LUOGO DALLE MILLE POTENZIALITÀ
• una punto di incontro tra appassionati • uno spazio dove poter passare del tempo, per lavorare, rilassarsi, o semplicemente per contemplare il verde • un laboratorio in cui creare e in cui l’attività di vendita passa in secondo piano
CREEREI DEGLI ANGOLI UTILIZZABILI DAGLI APPASSIONATI: UNA SCAFFALATURA CON DELLE GROW LIGHTS DOVE POTER POSIZIONARE DELLE TALEE, PER LASCIARLE LÌ A CRESCERE O PER SCAMBIARLE (COME UNA SORTA DI BOOK CROSSING), ASSIEME ALLA POSSIBILITÀ DI COMPRARE I DIVERSI COMPONENTI PER CREARE IL PROPRIO MIX DI SUBSTRATO
che ho immaginato, è grande quanto un borgo: dentro ci sono cascate, ascensori e torri da cui poter ammirare il paesaggio. Un’oasi verde, dentro un mondo sommerso da altrettanto verde, in cui potersi perdere liberamente».
Quando hai cominciato ad appassionarti? «Con l’acquisto di una singola pianta. Avevo da poco comprato casa e ho pensato che una pianta nell’appartamento potesse starci bene. Non ne avevo mai curata una: in realtà mi hanno sempre lasciato piuttosto indifferente. Ho iniziato a cer-
care informazioni su come curarla, tra video Youtube e blog italiani ed esteri. Ma mentre mi informavo su quell’unica pianta acquistata, trova-
vo informazioni anche su altre. Così mi si è aperto un mondo: ho iniziato a informarmi sempre di più e ad acquistarne altre, a poco a poco sempre più particolari o rare. Da una piccola pianta ricadente, presa per arredare, adesso vivo in una casa che è una piccola giungla urbana. Non avendo un giardino né un balcone le piante stanno tutte in appartamento. Se alcuni amici mi chiedono consigli, altri mi prendono in giro. Ma so di non essere il solo: il web, soprattutto Instagram, è pieno di appassionati da tutto il mondo. Anche in
Italia c’è una community importante, basta guardare il profilo instagram di @italiansloveplants per farsi un’idea
di quanti siano i plant lovers italiani. Qui si creano amicizie, relazioni, scambi, che spesso continuano anche nella realtà. Alla gioia di vedere crescere una nuova fogliolina (lo stupore non passa mai) si aggiunge anche un senso di comunità che, in tempi non sempre felici, scalda il cuore».
Il tuo è solo un hobby o anche una scelta sostenibile? «Non si tratta solo di un hobby. È ormai una necessità, o comunque dovrebbe diventarlo. E non parlo soltanto delle piante d’appartamento: bisogna colorare le città di verde. Gli alberi e le foreste sono
l’unico sistema che funziona per assorbire la CO2 in eccesso, e su questo
ormai non si può più scherzare. Sono parole che si sentono ovunque ormai da anni, ma l’impressione è che non arrivino alle orecchie di chi può e deve fare qualcosa per cambiare le cose. E se arrivano, chi le sente fa orecchie da mercante. Nel
nostro PNRR non è stato previsto neanche un euro, né per aumentare le foreste, né per conservarle. Ed è un vero peccato, considerando che la nostra penisola è un hotspot, ovvero un territorio esposto a un maggiore rischio climatico caratterizzato da ondate di calore più frequenti che impattano popolazione, ecosistemi
di terra e mare e agricoltura. Per fortuna c’è un piano dalla UE che consiste nel piantare 30 miliardi di alberi da qui al 2030».
Qual è, secondo te, il ruolo del garden center? «Volendo immaginare il garden del futuro, tenendo a mente i presupposti citati prima, per me non si dovrebbe parlare di un posto in cui si va solamente per comprare piante. Considerando il trend in crescita, e il numero di persone della community che aumenta di giorno in giorno, il garden dovrebbe come prima cosa essere una punto di incontro tra
COSÌ ANCHE IL GARDEN, QUELLO DEL FUTURO CHE HO IMMAGINATO, È GRANDE QUANTO UN BORGO: DENTRO CI SONO CASCATE, ASCENSORI E TORRI DA CUI POTER AMMIRARE IL PAESAGGIO
appassionati. Ma non solo: immagino un luogo dove poter passare del tempo, per lavorare, rilassarsi, o semplicemente per contemplare il verde. Lo immagino
anche come un verde dentro al verde, un po’ come nella copertina di questo numero: il garden è natura all’interno della natura (nella speranza che le città abbraccino davvero, e in fretta,
questa conversione al verde). In un mondo invaso dalle piante è facile immaginare che il garden possa quasi perdere la sua funzione di vendita. Per questo mi piace pensare di poterlo ripensare come luogo di aggregazione con anche degli spazi per delle attività, come una sorta di laboratorio».
4 IDEE PER IL GARDEN CENTER PERFETTO
• Maggiore preparazione dei dipendenti • Creazione di angoli utilizzabili dagli appassionati • Grow lights per lasciar crescere e scambiare le talee • Preparazione fai da te del proprio substrato Se ne avessi uno tutto tuo? «Se avessi io un garden center cercherei anche dei modi per fidelizzare i clienti.
Per prima cosa con la preparazione
dei dipendenti, che spesso non è all’altezza di tutti i clienti finali, soprattutto i più esperti e informati. In alcuni, addirittura, si parla ancora dell’argilla espansa sul fondo del vaso, o del dare un bicchiere d’acqua ogni due giorni. Sono consigli che lasciano spesso il tempo che trovano, ed è quasi più facile trovare persone più preparate su Instagram. Per me poter chiedere consigli e sapere di ricevere quelli corretti è importante, e sarebbe stato ancora più importante agli inizi (per cercare di limitare le vittime mietute). Oltre a que-
sto, sicuramente creerei degli angoli
utilizzabili dagli appassionati. Non so, una scaffalatura con delle grow lights dove poter mettere le talee, per lasciarle lì a crescere o per scambiarle (come una sorta di book crossing), assieme alla possibilità di comprare i diversi componenti per creare il proprio mix di substrato. Forse per noi appassionati che non siamo del settore è facile immaginare progetti di questo tipo, perché non dobbiamo considerare il rischio degli investimenti necessari. Sono però dell’idea che è la passione per le cose che dovrebbe sempre spingerci ad andare oltre e migliorarci, per noi stessi, ma anche per gli altri: l’idea di poter avere un posto mio da poter mettere a disposizione del benessere degli altri è impagabile».
Francesco Gulina.
Francesco Gulina
@sangulinasketches