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Esposizione

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La “casa perfetta” della pianta è in terracotta

da e uno in Romania e cerchiamo sempre di innovarci e stare al passo ma i processi produttivi rimangono quelli di una volta. Le macchine possono cambiare con regolarità ma la rifinitura e lo

stampo a mano rimangono una

certezza».

In questo momento sembra che stia vivendo una crescita nei consumi, confermi? «Confermo. La terracotta è un acquisto emozionale: la vedi, ti deve piacere e deve farti decidere di volerla a casa con te. Saper vendere e mettere sul mercato è importante, far passare il messaggio che la terracotta è la casa migliore per la pianta è work in progress. I benefici che porta però si vedono subito: la pianta respira perché

è in un habitat naturale, anche

green. Benessere delle piante e sostenibilità sono assicurate, senza contare la persistenza nel tempo e la proprietà antigeliva. Ma non ci si deve focalizzare solo sul prodotto di per sé, si deve raccontare

anche la storia che c’è dietro: metodi di produzione, manodopera e le conoscenze traman-

date dal passato».

Sei giovanissima ma già con una conoscenza approfondita del settore. Come è stato il tuo ingresso in azienda? «Posso dire di esserci cresciuta

in mezzo ai vasi e fin da piccola ho sempre girato nei garden

center con mio padre quando in vacanza andava a trovare qualche cliente. Ho assorbito in un certo senso tutto quello che mi capitava. L’ambiente mi è sempre piaciuto e poi l’ottica di creare e crescere mi stimola. La sfida più importante

ad oggi credo sia quella di non snaturare la terracotta, mantenere la sua tradizione pur

contestualizzandola nel mondo di oggi. Sostanzialmente attualizzarla anche perché molti giovani si sono avvicinati al prodotto artigianale perché apprezzano e ricercano la particolarità».

Da giovane saprai come parlare ai tuoi coetanei... «Sì è vero e credo sia giu-

sto mantenere tutti i metodi di approccio al

mercato: continuare con quello tradizionale per il consumatore tradizionale, ma anche reinventarsi per attirare sempre target nuovi. La terracotta ha una

potenzialità di mercato molto ampia e comples-

sa allo stesso tempo, è difficile stare dietro a tutta la domanda potenziale. Ora grazie a Internet è più semplice farsi conoscere sicuramente».

Quanto vale ancora il concetto di novità nel vaso? Cosa si può ancora inventare? «Il vaso è di per sé un prodotto semplice, che contiene, e per il quale siamo sempre alla ricerca di nuove idee e approcci. Pur non volendo snaturalizzare la tradizione della terracotta e quindi le forme classiche, anche noi ricerchiamo le novità. Abbiamo

trovato dei prodotti a base di acqua che resistono sulla terracotta e abbiamo lanciato dei vasi colorati, resistenti anche

all’esterno. Un esempio di come pur mantenendo le forme classiche e i metodi di produzione di un tempo, sia stato possibile regalare al materiale uno slancio più moderno. Ogni anno Danilo cerca di reinventare il catalogo mantenendo la linea classica come top di gamma e aggiungendo poi qualcosa a completamento dell’offerta».

Ci sono realtà dove la produzione dei vasi è affidata ancora alle mani esperte di maestri artigiani e operai specializzati, che garantiscono la produzione di pezzi unici nel loro genere, con un risvolto commerciale decisamente interessante. Nelle foto, uno scorcio della produzione nell’ex stabilimento di Terrecotte Trequanda, acquistato da Antico Mestiere che ha potuto così dar vita a un proprio marchio di fabbrica: Galestro Trequanda. Inoltre, questo marchio rappresenta l’unione con il territorio, le crete senesi, e la riscoperta della terracotta, materiale che sta tornando fortemente in auge.

Ci anticipi qualcosa della nuova stagione? «Facciamo qualche spoiler. Negli stabilimenti di produzione abbiamo usato finora argilla Galestro, una delle migliori, e da quest’an-

no aggiungeremo anche il mar-

chio Impruneta, nome altrettanto rinomato nel settore. La sua particolarità risiede nei minerali al suo interno che permettono al vaso di resistere nel tempo, facilitare la cottura e donare concretezza al prodotto».

Se dovessi progettare il vaso perfetto, come lo vorresti? «Lo penserei con la possibilità di resistere agli urti e con una maggiore facilità di trasporto. Ci sto pensando da un po’ di tempo».

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