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PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROGESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
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Dicembre - Gennaio 2017
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Come gestire al meglio le squadre esterne e ottimizzare il costo della manodopera.
+TAPPETO ERBOSO +CANTIERE Come evitare stress termici
Dry garden, per un nuovo giardino naturale
IL FUTURO È NELLA ZOLLA In aumento il consumo di tappeto erboso pre-coltivato
LA NUOVA RIVISTA SMART ALBERATURE PER IL GIARDINIERE GESTIONE
OK cantieri, il nuovo gestionale di RP Soft 2 Nuovo sistema recinzione SERVIZIO A PAG. 31 Zenturo Super 3 5 innovativi prodotti top
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Bimestrale sulla progettazione, costruzione, gestione e manutenzione professionale spazi verdi
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EDITORIA LE | 1
Non potevamo aprire il nuovo numero del giornale con una notizia migliore: finalmente (!), con l’ultimo Collegato Agricoltura, è stata introdotta la figura professionale del costruttore e manutentore di spazi verdi. Del giardiniere, insomma! Un risultato storico, visto che fino a oggi per poter svolgere questo lavoro non era necessaria nessun tipo di qualifica, quantomeno sulla carta, e anche a livello giuridico l’inquadramento era poco chiaro. Non mancheranno i risvolti di interesse nazionale, oltre che per l’intero indotto. E questo ci spingerà a essere ancora più professionisti e competenti. E anche noi abbiamo cercato di farlo con il nuovo IL giardiniere. A partire dall’articolo di apertura, che fa una fotografia su un trend sempre più diffuso, il dry garden, tanto che nascono le prime produzioni dedicate, come quella di Piante Mates a Orbetello. Luca Agosti, nel suo appassionato racconta, ci dice che il dry garden è un nuovo modo di interpretare gli spazi verdi, in un’ottica più sostenibile e consapevole. Un giardinaggio che nasce dall’osservazione attenta della Natura, dove le piante, lungi dall’essere attrici passive del progetto, diventano alleate da convincere e attente collaboratrici. C’è poi un altro trend, un po’ più tecnico, sul quale si sofferma Valerio Pasi, legato all’utilizzo del prato in zolla. Negli ultimi anni sta aumentando il consumo di tappeto erboso pre-coltivato, sempre più apprezzato sia in ambito pubblico, sia privato. Uno dei motivi principali di questo incremento? Sta nel fatto che si tratta di una soluzione più idonea per rispettare la nuova normativa PAN. E di tecnica, innovativa, si parla anche nell’articolo di Camillo de Beni sul bio-controllo per le alberature. È ora disponibile un raffinato e moderno strumento tecnico alla portata del giardiniere che sfrutta le conoscenze sul Trichoderma, fungo antagonista per la cura di funghi agenti di carie del legno e di marciumi radicali. Poi c’è la sezione SMART, con un nuovo strumento informatico per la gestione dei cantieri, cinque nuovi prodotti top, una particolare recinzione per esterno e una pavimentazione derivante dal bambù. Abbiamo fatto un giornale che ci piace (e spero piaccia anche a voi), pensato in quell’ottica di professionalità e competenza. Buona lettura! di Francesco Tozzi
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EDITORIA LE | 2
I VANTAGGI /1 • Fornisce importanti potenzialità di immagazzinamento e stoccaggio di anidride carbonica (2,45 - 4,1 tonnellate di CO2/ha/ anno) • Consente continuità paesaggistica tra campagna e città
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IL PRATO FI O INVADE LA C
utti noi, soprattutto da piccoli, abbiamo vissuto la piacevolezza e la pace, quando ci si sdraiava su un prato fiorito a naso all’insù, per osservare il cielo, senza essere osservati. Una sensazione di sentirsi accolti e coccolati in cui i pensieri e i sogni si fissano in un tempo che è senza tempo.Ogni volta che vedo in campagna o in città un piccolo prato fiorito quella sensazione ritorna. In questo secondo incontro ho pensato di dare uno spunto di riflessione sul tema del prato fiorito come opportunità di colore, e non solo, al verde delle nostre città; anche perché nel mio peregrinare nel nostro caro e vecchio continente sempre più scopro angoli, fioriere o periferie rivestite da diversi miscugli di prato fiorito. Recentemente ho partecipato a un interessante ciclo di seminari, “Strategie per una pianificazione del Nuovo Sistema Rurale in una Visione Agroeco-
ALCUNE VARIETÀ Sei delle specie più diffuse e idonee per la realizzazione di prati fioriti.
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sistemica”, organizzato dalla Federazione Regionale ordini dottori forestali agronomi della Lombardia e diretto da Paolo Lassini, nel quale si proponeva una visione agro sistemica del territorio e della pianificazione del verde urbano, quale macro componente vegetale del sistema rurale con una funzione ecologica, di mitigazione ambientale, di rigenerazione urbana. E in questa visione si inserisce perfettamente il concetto di multifunzionalità dei prati fioriti definito dall’ OECD (Organization for Economic Cooperation and Development) nel 2001: “…un’attività che dà luogo a più prodotti congiunti e, in virtù di questi, contribuisce a raggiungere vari obiettivi sociali”. Dunque è tempo di allargare la propria visione di verde urbano e di nuova attività da giardiniere, legata a migliorare la qualità della vita delle persone, educandole alla bellezza della biodiversità e riavvicinandole alla cultura agricola delle nostre terre. Tanti sono i vantaggi di un prato fiorito, tra cui quello di creare micro ecosistemi, creare una continuità paesaggistica tra campagna e città e garantire un risparmio dei costi gestionali: dalle risorse idriche, riduzione degli sfalci e dei fertilizzanti e fitofarmaci alla manutenzione periodica. Il successo nasce dalla corretta tecnica operativa e dalla qualità del seme utilizzato, la scelta dell’area con il controllo sulla qualità del terreno, ma anche la scelta del miscuglio e del periodo di semina, la preparazione del terreno con la semina, la germinazione con la sua crescita e infine la manutenzione. Ad esempio un terreno dal suolo ricco, profondo e molto umido tenderà a favorire l’insediamento delle monocotiledoni, invece un suolo secco, ben drenato, favorirà lo sviluppo di dicotiledoni. I fattori limitanti sono l’ombreggiamento totale, mentre il parziale è possibile solo per alcuni mix di fiori, oppure il terreno troppo sciolto, sabbioso e
FI ORITO A CITTÀ I VANTAGGI /2 • Garantisce un risparmio dei costi gestionali (risorse idriche, riduzione degli sfalci e dei fertilizzanti e fitofarmaci, riduzione manutenzione periodica) • Alto valore ornamentale • Valorizza le di aree marginali di difficile gestione • Crea di micro-ecosistemi utili alla biodiversità • Riduzione del costo economico rispetto a un’aiuola classica • Funzione sociale e didattica
molto povero è da evitare se non si può irrigare. Ma lascio agli esperti del settore i necessari approfondimenti e consigli. A seconda del contesto possono essere sperimentati prati fioriti wildflowers, ovvero di fiori selvatici spontanei, soprattutto in aree vincolate di parchi regionali, oppure prati a pronto effetto sfruttando l’uso ornamentale delle specie autoctone, come accade oggi in molte parti d’Europa. Ho visto interessanti esempi in Francia, a Tallinn in Estonia, ma anche a Milano lungo le linee tranviarie o in prossimità di periferie.
Il prato fiorito valorizza le aree verdi marginali di difficile gestione I prati fioriti possono diventare dei luoghi di cucitura di aree verdi piccole in un tessuto antropizzato, ma non solo come appartenente alla minuta rete delle infrastrutture verdi, come pensavo anni fa, ma anche come piccoli spazi di sosta di accoglienza, piccole oasi verdi anche in centri storici. E non è sempre vero che non si può calpestare.
di Marilena Baggio
Il cantiere
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Nasce l’albo dei giardinieri
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Dry Garden, per un giardino naturale
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a cura di Filippo Terragni
cantiere
a cura di Filippo Terragni testo di Cristian Pisoni
a cura di Francesco Tozzi testo di Luca Agostini foto di Vittorio Peretto
34 Organizzati al meglio! 36 Contrasti per due
Il futuro è nella zolla
di Valerio Pasi
strumenti 24 Ortoterapia, il valore sociale del verde
di Marilena Baggio
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Fusione interno-esterno
smart 32 La gestione informatica del
abitazioni contrapposte di Filippo Terragni
38 Nuova pavimentazione derivante
dal bambù
di Filippo Terragni
gestione 40 Squadre esterne, snelle e dinamiche
di Matteo Ragni
di Matteo Ragni colloquio con Emilio Trabella
di Jurg Burger
30 Minimo sforzo, massimo risultato 44 Bio-controllo, sempre più efficace
48 4 dollari a testa
SOMMARIO N°002
di Camillo de Beni
di Marta Meggiolaro
50 Come utilizzare (bene!)
la motosega
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Tappeto erboso, come evitare stress termici
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a cura di Filippo Terragni
a cura di Filippo Terragni in collaborazione con ICL
GaLaBau 2016 chiude stabile su un alto livello di Filippo Terragni
DIRETTO DA Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net
scoperte 58 Ecco un nuovo acero
IN REDAZIONE Marta Meggiolaro / redazione@laboratorioverde.net COLLABORATORI Jessica Bertoni, Jurg Burger, Charles Lansdorp, Paola Lauricella, Stefania Medetti, Filippo Terragni, Filippo Tommaseo, Giorgio Barassi, Lucio Brioschi
di Matteo Ragni
59 Tripudio di colore
PROGETTO E GRAFICA Francesco Fedelfio / francesco.fedelfio@gmail.com
di Marta Meggiolaro
PUBBLICITÀ E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net
60 Argento, perché no?
di Marta Meggiolaro
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Consigli per il terrazzo di Mario Ferrarini
STAMPA All Graph System srl, Via Verbano 138, 28100 Novara (NO)
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Scheda cantiere, strumento pratico
DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via Pasubio 16, 21020 Brebbia (VA) Tel. 0332 989211 - fax 0332 773850 www.laboratorioverde.net - info@laboratorioverde.net DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi
di Filippo Terragni
Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
rubriche 05 Editoriale/1
Flortecnica e vivaismo è organo ufficiale di G.F.A. e associato a Horti Media Europe.
di Francesco Tozzi
ASSOCIATA AD
06 Editoriale/2
di Marilena Baggio
21 News 65 Machiavelli in giardino
di Anna Piussi
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e d i z io n i
SEGRETERIA E TRAFFICO Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net
Laboratorio
verde
Flortecnica e vivaismo è una rivista di Edizioni Laboratorio Verde srls. Fanno parte della stessa casa editrice: • GreenUp • Businessverde.com • IL giardiniere • Bio Agenda • Greenstyle • Bio Calendario Rappresentante e collaborazioni: • DIYandGARDEN.com • bricoliamo.com • Blossom Zine Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
abbonamento da 6+1 numeri: 30,00 Euro
CONTRIBUTI
MARILENA BAGGIO
Architetto, paesaggista, esperta in architettura del benessere e spazi a verde terapeutico. Ha collaborato dal 2002 al 2011 in qualità di docente Corso di Specializzazione in Idrologia Medica e coordinatrice del Corso Elettivo per studenti di Medicina e per il Centro di Bioclimatologia Medica e Medicine Naturali, Centro Collaborante OMS, Università degli Studi di Milano. Ha lavorato dal 1992 per Regione Lombardia come esperto in materia ambientale e di paesaggio presso le Direzioni Ambiente, Territorio e Urbanistica e Cultura.
VALERIO PASI
Da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all'agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: 1) consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; 2) valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; 3) attività inerenti le trasformazioni territoriali quali trasformazione di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; 4) consulenza alle pubbliche amministrazioni.
CAMILLO DE BENI
Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.
MATTEO RAGNI
Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader per la produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.
ANNA PIUSSI
Toscana d’America dall’elegante sensibilità maturata con un Bachelor of Arts presso New York University; seguito da un Phd in storia dell’arte presso la prestigiosa Oxford University, ci insegna come vedere il mondo e scoprire quello che di bello esiste. Garden designer, insegnante di storia di giardini. Medaglia di bronzo al Chelsea Flower Show 2013 e miglior giardino a Orticolario 2012.
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IL CANTIERE | leg islativo
l’alb o giardini e Nasce
Con il nuovo Collegato Agricoltura viene introdotta la figura professionale del costruttore e manutentore degli spazi verdi. Un risultato di interesse nazionale oltre che per l’intero indotto a cura di Filippo Terragni
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iconosciuta (finalmente!) la professione del giardiniere, di colui che si occupa della costruzione e manutenzione professionale del verde pubblico e privato. Un risultato storico, visto che fino a oggi per poter svolgere questo lavoro non era necessaria nessun tipo di qualifica, quantomeno sulla carta, e anche a livello giuridico l’inquadramento era assolutamente poco chiaro. Ora per poter esercitare la professione del giardinieri servirà una preparazione adeguata e riconosciuta ed esisterà un vero e proprio albo.
IDONEITÀ CERTIFICATA
La novità è stata introdotta dal nuovo Collegato Agricoltura approvato con la Legge n. 154 /2016. L’articolo 12, di fatto, inquadra l’esercizio dell’attività di manutenzione del verde. Nel dettaglio, l’attività di costruzione e manutenzione del verde pubblico e privato affidata a terzi può essere esercitata:
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b o dei i eri CHI POTRÀ ESSERE UN GIARDINIERE? Articolo 12, di fatto, inquadra l’esercizio dell’attività di manutenzione del verde. Nel dettaglio, l’attività di costruzione e manutenzione del verde pubblico e privato affidata a terzi può essere esercitata: • Dagli iscritti al registro ufficiale dei produttori, di cui all’articolo 20, comma 1, lettere a) e c), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 214. • Da imprese agricole, artigiane, industriali o in forma cooperativa, iscritte al registro delle imprese, che abbiano conseguito un attestato di idoneità che accerti il processo di adeguate competenze.
• Dagli iscritti al registro ufficiale dei produttori, di cui all’articolo 20, comma 1, lettere a) e c), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 214. • Da imprese agricole, artigiane, industriali o in forma cooperativa, iscritte al registro delle imprese, che abbiano conseguito un attestato di idoneità che accerti il processo di adeguate competenze. Insomma, come tutte le professioni, anche per quella del giardiniere servirà un’adeguata idoneità. In questo modo da una parte sarà tutelato l’operatore, proprio perché potrà vantare una professionalità certificata, e dall’altra il consumatore, in quanto saprà che sarà possibile rivolgersi a professionisti del settore. Questa nuova legge dovrebbe anche limitare il fenomeno sempre più diffuso degli “improvvisati”, che mettevano a rischio le competenze degli operatori qualificati e, casomai, far emergere almeno in parte il sommerso.
BASE GIURIDICA NAZIONALE
Una svolta che ha trovato il plauso di tutte le associazioni di categoria. Entusiasta Nada Forbici, presidente di Assofloro Lombardia che ha parlato di un “risultato storico”, arrivato dopo due anni e mezzo di lavoro tra le varie realtà associative e il Ministero dell’Agricoltura”. Di fatto si tratta di una vera e propria base giuridica nazionale sulla quale operare, e dovrà farlo ogni singola regione, in modo concreto, insomma declinare una definizione. Perché, in pratica, il giardiniere è colui che si occupa della realizzazione di parchi e giardini pubblici e privati e della loro manutenzione. Con il suo lavoro, cura la predisposizione del terreno ospitante, dalla messa a dimora delle piante sino alla realizzazione, in base a un progetto dato, di piccoli giardini; gestisce la manutenzione ordinaria, la potatura delle principali specie ornamentali, la riproduzione e moltiplicazione di piante e gli innesti. Infine, il giardiniere è in grado di fare un uso corretto delle attrezzature e dei macchinari specifici. Ecco, ora è scritto nero su bianco!
I LAVORI PRICIPALI • Cura la predisposizione del terreno • Messa a dimora delle piante • Manutenzione ordinaria • Potatura delle principali specie ornamentali • Riproduzione e moltiplicazione delle piante • Utilizzo attrezzature • Uso corretto macchinari
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IL CANTIERE | attualità
Dry Garden,
per un giardino naturale Un nuovo modo di interpretare gli spazi verdi, che potranno essere così più sostenibili e consapevoli. Mates Piante a messo a punto una linea di piante dedicate e un servizio per gli operatori a cura di Francesco Tozzi testo di Luca Agostini foto di Vittorio Peretto
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pesso, nei giardini, la scarsa piovosità è percepita come un limite alla fantasia progettuale. Sembra che non potendo disporre di piogge regolari o di un efficiente e onnipresente impianto di irrigazione automatico, siano precluse le possibilità di allestire degli spazi verdi gratificanti, densi di fiori e profumi. In questo approccio si denota una scarsa conoscenza delle dinamiche naturali e dell’“intelligenza” delle piante. Da un’osservazione attenta della Natura, non disgiunta da una giusta dose di umiltà, si può invece provare a ripensare questa materia, facendo in modo che le piante, lungi dall’essere attrici passive del progetto, diventino alleate da convincere, e nostre collaboratrici.
TERRENO, LAVORAZIONE PROFONDA
Il Dry Garden è l’espressione della filosofia del giardino naturale e del rispetto delle condizioni climatiche. Piante mediterranee e/o affini a tale ambiente, correttamente associate e scelte, ne accompagneranno il tracciato, creando un paesaggio dinamico nelle ore, nei giorni, nelle stagioni e negli anni, con un ridotto carico manutentivo rispetto a un verde di tipo tradizionale e con un preciso messaggio di attenzione, rispetto e comprensione della Natura, per la sua collettività. Alla base di tutto ciò, non possono che esservi, oltre all’osservazione, anche un attento studio delle strategie di sopravvivenza delle piante da clima arido, una lunga sperimentazione, la volontà di ripensare il giardino come una vera associazione di esseri viventi e anche una produzione vivaistica di qualità. Riguardo a quest’ultimo punto, tassello davvero assai importante per il Dry Garden, è l’avere a disposizione delle giovani piante dove l’apparato radicale sia ben più sviluppato della chioma e sia caratterizzato da un portamento verticale, condizione utile per un miglior sviluppo in profondità. Una prima lavorazione profonda del terreno nel sito d’impianto, oltre a decompattare la struttura, farà sì che la radice possa svilupparsi per cercare l’umidità che le necessità, nei momenti e nelle stagioni più asciutte. Al tempo stesso, un terreno più sciolto, è garanzia di un buon drenaggio e di assenza di ristagni d’acqua che sarebbero letali per questo tipo di vegetazione.
PICCOLI ECOSISTEMI
La manutenzione di un Dry Garden sarà indubbiamente più contenuta rispetto a una normale e classica sistemazione verde munita di impianto di irrigazione automatico. Le piante cresciute in questa situazione fortemente naturale saranno più robuste e meno bisognose di cure. Dal fogliame di alcune, arriveranno al terreno delle sostanze anti-germonanti, in grado di limitare la crescita di altre specie nelle immediate prossimità. Gli olii essenziali prodotti da altre piante, inoltre, sono di fatto una difesa dai predatori e, in caso di evaporazione, arrivano a garantire un microclima attorno al fogliame in grado di ridurre la temperatura. La conoscenza e lo studio di queste inter-relazioni e di questi processi, sono alla base di un nuovo modo di vedere i giardini, che potranno essere più sostenibili e più consapevoli. Nel quadro della sensibilità naturale che un Dry Garden riesce ad attivare, ben
L’AZIENDA Mates Piante è vivaio nato nel 1994 dalla riconversione di un’azienda agricola tradizionale, oggi coltiva piante mediterranee su una superficie di oltre 40 ettari. La produzione di giovani piante in alveolo o vasetto da ricoltivare è il punto di forza del vivaio. Le oltre 50 varietà di oleandro (Nerium oleander), la Polygala myrtifolia e la Polygala myrtifolia x oppositifolia ‘Bibi Pink’®, il Trachelospermum jasminoides con la novità ‘Star of Toscane’®, il Callistemon masotti ‘Mini Red’®, sono solo una piccola parte delle oltre 200 specie coltivate. Tutti i prodotti sono certificati dal marchio registrato “Talea Maremma” (Natural High Quality). L’ampia gamma di piante in contenitore da 3 a 30 litri è specifica per garden center, vivaisti, giardinieri, GDO, eccetera. Ultima, ma non meno importante, la coltivazione tradizionale di esemplari in pieno campo, direttamente venduti in zolla o fatti radicare in mastelli da 50 litri e oltre. www.matespiante.com - www.botanicaldrygarden.com N°002
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IL CANTIERE | attualità
IN BREVE • Utilizzo di piante mediterranee e/o affini a tale ambiente • Ridotto carico manutentivo rispetto al verde tradizionale • Attento studio delle strategie di sopravvivenza delle piante a clima arido • Utilizzo di giovani piante con apparato radicale ben più sviluppato della chioma • Determinante una lavorazione profonda del terreno • Manutenzione ordinaria più contenuta
si colloca un vero orto dove poter coltivare piante eduli, aromatiche e a fiore. La soddisfazione di coltivare senza ricorrere alla chimica e ottenendo frutta e verdura fresche e genuine, può regalare intime e autentiche gioie. L’equilibrio che si crea in un Dry Garden, tra insetti e loro antagonisti, si estende a questo spazio ordinato e racchiuso da una lieve recinzione in legno.
SPAZIO ANCHE PER L’ORTO
Così, con la linea BotanicalDryGarden, Mates Piante ha voluto dare un nuovo corso al giardinaggio, con giardini dall’elevato contenuto ambitale, che racchiudono al loro interno l’orto, con un richiamo anche ornamentale. E questo è di certo un nuovo stimolo per i giardinieri. Dall’esperienza maturata negli anni, il vivaio toscano, è in grado di progettare e costruire Dry Garden, con tanto di orto. Il concetto è semplice: si tratta di inserire degli orti coltivati in cassoni, costruiti in vari materiali e dimensioni su un substrato studiato appositamente da Mates Piante, fertile, ricco di
ALTERNATIVE AL PRATO Non è facile immaginare un prato diverso da quello all’inglese. A Botanicaldrygarden hanno messo a punto, dopo anni di sperimentazione, alcune alternative, che possono essere utilizzate da sole o combinate tra le diverse specie, che in breve tempo tappezzeranno la superficie del terreno. • Achillea crithmifolia • Lippia nodiflora var. • Cerastium tomentosum canescens • Convolvulus mauritanicus • Verbena peruviana • Cotula lineariloba • Verbena x hybrida • Dymondia margaretae • Thymus serpyllum ‘Elfin’ • Erodium manescavii • Zoysia tenuifolia • Frankenia laevis
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sostanza organica e soffice abbastanza da non richiedere lavorazione, una specie di permacoltura adatta a particolari esigenze, facile da mantenere e in linea con le moderne pratiche biologiche ecosostenibili. La recinzione perimetrale è l’elemento più caratterizzante ed evidente di questi orti. Indispensabile per poter ricreare quel clima da hortus conclusus regolare e preciso, che tanto affascina nei giardini monastici del passato. Deve essere realizzata completamente a mano, usando legname di qualità trattato in autoclave, con graziosi cancellini d’ingresso, può essere verniciata a seconda dei gusti o lasciata al naturale. Il disegno interno si adatta alle esigente del cliente e allo spazio esistente, mai uguale, discreto e generalmente simmetrico, i viottoli sono percorribili in ogni momento anche dopo forti piogge, possono essere completamente lastricati o ricoperti con i materiali più diversi. L’irrigazione è a goccia, automatica o settoriale, con ogni zona escludibile dal sistema e ha turni irrigui modulabili a seconda dello sviluppo della tipologia degli ortaggi. E così prende forma il nuovo giardino, il Dry Garden, con tanto di orto.
IL CANTIERE | tecniche
IL FUTURO È NE LL Aumenta il consumo di tappeto erboso pre-coltivato, sempre più apprezzato sia in ambito pubblico, sia privato. Una soluzione idonea anche per rispettare la nuova normativa PAN di Valerio Pasi
Posa di tappeto pre-coltivato su grandi superfici.
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egli ultimi otto-dieci anni abbiamo assistito a una sempre maggiore diffusione dell’utilizzo di tappeto erboso pre-coltivato, ovvero del tappeto erboso in zolle, da posare dopo aver preparato il terreno nello stesso modo della semina tradizionale e a pronto effetto, calpestabile già dopo pochi giorni. Mentre in passato l’uso del tappeto pre-coltivato era limitato a pochi e limitati utilizzi, nei campi da calcio e negli impianti golfistici, ora è diffusamente e ampiamente utilizzato, su superfici variabili da pochi metri quadrati sino a diverse migliaia di metri quadrati, con destinazioni che variano dai tappeti erbosi ornamentali alle coperture tecniche (consolidamenti di scarpate, infrastrutture, eccetera).
SEMPRE PIÙ DIFFUSO
La coltivazione del tappeto erboso a zolle è sempre più diffusa: in Italia vengono coltivati circa 200 ettari, con superfici aziendali medie attorno ai 25 ettari, distribuite abbastanza capillarmente in tutto il territorio, per la sussistenza di molte aziende a conduzione familiare che possono arrivare anche fino a 30 ettari di superficie. Con questa diffusione e queste superfici anche il prezzo di vendita si è ridotto e allineato grosso modo tra i 3,50 e i 4,00 euro per metro quadrato, diventando così competitivo nei confronti del tappeto erboso realizzato tradizionalmente con semina diretta nel sito di impianto. Non per nulla, i lotti medi di fornitura oscillano tra i 100 e i 150 metri quadrati e hanno come acquirente tipo il giardiniere. Da ciò possiamo dedurre che la maggior parte delle forniture è utilizzata
NE LLA ZOLLA LE RESTRIZIONI DEL PAN La nuova normativa PAN, recepita in Italia con il Decreto Ministeriale del 22 gennaio 2014 vieta di fatto l’utilizzo in ambiente urbano (esempio: parchi e giardini pubblici, campi sportivi, aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno e confinanti con plessi scolastici, parchi gioco per bambini, superfici in prossimità di strutture sanitarie, piste ciclabili, zone di interesse storico-artistico e paesaggistico e loro pertinenze, aree monumentali e loro pertinenze, aree archeologiche e loro pertinenze, aree cimiteriali e loro aree di servizio) di qualsivoglia prodotto fitosanitario, sia erbicida che fungicida, insetticida e acaricida nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili. Proprio per questo motivo risulta più difficile il controllo di malerbe e attacchi fungini sui tappeti erbosi tradizionali; di conseguenza l’utilizzo di prato pre-coltivato è una soluzione che consente di ovviare a molti problemi.
in contesti privati, su tappeti erbosi ornamentali a corredo di fabbricati residenziali. I vantaggi offerti dall’utilizzo del tappeto pre-coltivato sono diversi, ma il più rilevante è quello che consente di evitare tutte le delicate fasi successive alla semina, quali l’irrigazione attenta sino alla completa emergenza e affermazione delle nuove plantule, la gestione dei tagli sino a un soddisfacente accestimento, la risemina delle zone diradate o dilavate dalle piogge e, ultima ma non meno importante, la gestione delle malerbe e delle patologie. Proprio quest’ultima operatività si fa ora sempre più complessa e difficoltosa, alla luce della nuova normativa (PAN – DM 22 gennaio 2014) che vieta di fatto l’utilizzo in ambiente urbano di qualsivoglia prodotto fitosanitario, sia erbicida che fungicida, insetticida e acaricida nelle aree frequentate dalla popolazione o da grup-
pi vulnerabili (esempio: parchi e giardini pubblici, campi sportivi, aree ricreative, cortili e aree verdi all'interno e confinanti con plessi scolastici, parchi gioco per bambini, superfici in prossimità di strutture sanitarie, piste ciclabili, zone di interesse storico-artistico e paesaggistico e loro pertinenze, aree monumentali e loro pertinenze, aree archeologiche e loro pertinenze, aree cimiteriali e loro aree di servizio). Anche il consumatore privato è sempre più sensibile alle tematiche ambientali e sempre più spesso richiede che non vengano utilizzati ‘prodotti chimici’ in giardino, il quale viene vissuto come un’estensione dell’ambiente domestico. Diventa quindi estremamente difficoltoso gestire soprattutto le malerbe macroterme (come il pabio) in determinati periodi dell’anno contemporaneamente alle nuove semine di tappeto erboso. Anche la gestione delle patologie fungine può risultare difficoltosa durante l’affermazione del nuovo cotico, senza l’utilizzo di prodotti fitosanitari.
ALCUNI NUMERI • In totale circa 200 gli ettari coltivati in Europa • Superfici aziendali medie di 25 ettari • Prezzo variabile dai 3,5 ai 4 euro/mq • Lotti medi di fornitura variano tra i 100 e 150 mq
LOGISTICA, RUOLO FONDAMENTALE
Quindi in futuro è prevedibile che l’utilizzo del tappeto a zolle diventi sempre più diffuso, come peraltro è già avvenuto in altri Paesi, sia in Europa, sia negli USA e in Canada. La mia visione è che tra N°002
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IL CANTIERE | tecniche
Meglio che i produttori di prato e i giardinieri si indirizzino a
sviluppare i servizi connessi,
anziché battagliare per un prezzo più basso con peggiore qualità
PUNTI CHIAVE • Sempre maggior diffusione del tappeto erboso pre-coltivato • Utilizzo per tappeti erbosi ornamentali, tecnici e sportivi • Ridotto il prezzo di vendita negli ultimi anni per maggior concorrenza • I giardinieri sono i maggiori acquirenti • Maggiore diffusione in contesti privati e a corredo di fabbricati residenziali • Sempre più diffuso a seguito della nuova normativa PAN • Aumento dell’utilizzo in Europa, Usa e Canada • Logistica fondamentale per salvaguardia prodotto
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qualche anno assisteremo a un forte cambiamento nell’ambito dei tappeti ornamentali residenziali e cioè che si affermeranno due tipologie di tappeto: quello “naturaliforme” ovvero il tappeto che risulta dalla mescolanza di specie e varietà seminate con le infestanti che via via si compenetrano a esse e quello “di pregio” ovvero il tappeto che periodicamente, quando non raggiunge più gli obiettivi ornamentali voluti viene rizollato completamente con un tappeto pre-coltivato. Ovviamente la clientela che prediligerà la seconda soluzione sarà una clientela più esigente e con maggiori possibilità economiche. Non bisogna però dimenticare che anche il tappeto a zolle ha i suoi svantaggi, che si traducono sostanzialmente nella delicatezza delle fasi di trasporto, immagazzinamento e dopo la posa. La logistica in particolare ha un ruolo fondamentale, in quanto occorre privilegiare il prelievo nelle ore più fresche della giornata e provvedere alla consegna in cantiere nel più breve tempo possibile, evitando surriscaldamenti e lunghi viaggi in autocarri non refrigerati. Durante la fase successiva alla posa, occorrerà fare molta attenzione all’irrigazione, evitando eccessi e carenze, cosa non sempre facile, soprattutto d’estate. Questi svantaggi vengono però
ricompensati dal fatto che, una volta insediato nel giro di pochi giorni, un tappeto erboso trapiantato è “finito”, ovvero viene percepito anche dal cliente che la fase di impianto è terminata e che comincia la fase manutentiva. A questo punto viene spontaneo chiedere il saldo di quanto spetta per il lavoro svolto e il cliente non può appellarsi a scuse comuni quali la sussistenza di zone dove il prato è rado o non è nato e la presenza di infestanti. Tutto ciò potrà però funzionare solo se i produttori di tappeto in Italia riusciranno a mantenere la qualità medio-alta del loro prodotto attuale. Una politica di riduzione del prezzo avrà come effetto anche una riduzione della qualità e quindi anche degli investimenti, con conseguente riduzione dei margini di utile per tutta la filiera. Visto che la maggior parte della produzione di tappeto è destinata ai giardini privati di clienti esigenti ed economicamente disponibili, è meglio che i produttori di prato e i giardinieri si indirizzino a sviluppare i servizi connessi, anziché battagliare per un prezzo più basso con peggiore qualità.
Quale sarà il tappeto erboso del futuro?
• “Naturaliforme”: tappeto che risulta dalla mescolanza di specie e varietà seminate con le infestanti che via via si compenetrano ad esse • “Di pregio”: tappeto che periodicamente, quando non raggiunge più gli obiettivi ornamentali voluti viene rizollato completamente con un tappeto pre-coltivato
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