Il giardiniere 009 - Marzo - Aprile 2018

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giardiniere

vo o nu

PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI

N° 009

IL

Marzo – Aprile 2018

+PIANTE ARBOREE Le specie più efficaci contro il particolato atmosferico

+SIEPI

Strumenti e tecniche per saperne di più

*

Abbattimenti degli alberi, come districarsi tra normative e regolamenti comunali

PRINCIPE GIARDINIERE Intervista a un giovane italiano al lavoro alla Reggia di Versailles

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EDITORIA LE/1

Questo nuovo numero de ILgiardiniere è ricco di novità. Novità importanti, perché qualcosa è cambiato sotto il profilo legislativo e, come ben si sa, anche la professione del manutentore del verde ha il suo albo. Infatti, dopo l’accordo in Conferenza Stato-Regioni, è stato approvato il decreto attuativo dell’articolo 12 (Legge n. 154/2016) e definita così la figura del LA NUOVAdi RIVISTA giardiniere. 180 ore di formazione, cui 60 di pratica: queste l’essenza del PER IL GIARDINIERE percorso formativo. Un primo passo avanti che fa bene al settore, fermo restando che il settore si responsabilizzi in quest’ottica, seguendo la via della professionalità (e della legalità). E una professione l’ha dovuta imparare anche Giovanni Delù, prima di arrivare alla Reggia di Versailles. Leggetela la sua storia, che sembra quasi una favola: un giovane che lascia il Monferrato e diventa giardiniere di uno dei giardini più famosi del mondo. Vita vera, sudata e conquistata. Sul campo. Una bella intervista, piena di speranza. Poi c’è spazio per tanti prodotti e nuove soluzioni e, se vogliamo, anche queste potremmo definirle delle storie. Storie di imprenditori che investono (e scommettono!) per offrire agli utilizzatori soluzioni sempre più performanti, utili per il lavoro di tutti i giorni in cantiere. Novità che arrivano anche dall’ultimo Myplant & Garden – tra le altre cose, un gran successo – fiera che si è rivelata un punto di riferimento anche per il settore del giardinaggio professionale. Andate alla sezione Smart, è straricca di nuovi prodotti. Parliamo ancora di professionalità con Valerio Pasi, grazie al suo articolo sulle norme per gli abbattimenti degli alberi, nel quale ci aiuta a districarsi tra semplificazione normativa e regolamenti comunali, così da organizzare al meglio il lavoro. Ma, ahimè, dal suo articolo emerge un dato sconfortante, perché non sono molti i Comuni italiani dotati di un regolamento d’uso del verde privato (circa il 15%) e molti di essi possiedono regolamenti obsoleti. Quindi c’è spazio, spazio per migliorare! Per fare crescere il settore, che è sulla buona strada, perché non si è mai sentito parlare così tanto di green. È con questo spirito che qui a ILgiardiniere facciamo il nostro lavoro, continuando a produrre contenuti concreti, utili. Pratici. SERVIZIO A PAG. 31

di Francesco Tozzi LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE

@Lab_VERDE SERVIZIO A PAG. 31

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EDITORIA LE | 2

VERDE VERT VERDE RAMP

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n questi ultimi anni, anche in Italia, sempre più aziende propongono soluzioni di coperture di facciate con il verde. È una tendenza che sta diventando una moda; un fenomeno interessante da osservare se porta in sé una maggior coscienza, conoscenza e rispetto di Madre Natura. È vero che una facciata verde contribuisce a catturare le polveri sottili, garantisce una seconda pelle all’edificio migliorando l’isolamento termico e riducendo il costo energetico: la traspirazione delle piante, infatti, raffresca l’aria e l’intercapedine ne favorisce la circolazione. C'è anche un abbattimento acustico e

Una facciata verde contribuisce a catturare le polveri sottili, migliora l’isolamento termico e riduce il costo energetico

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di riverbero, tipico delle superfici vetrate, e, laddove c’è una “povertà architettonica”, dona una qualità estetica. Queste considerazioni possono essere attribuite sia che si parli di verde verticale che di verde rampicante? Che differenza c’è tra le due definizioni? Per verde verticale si intende una parete verticale coltivata con specifiche specie microterme o macroterme di arbusti o erbacee, fatte radicare tra due strati di materiale fibroso ancorato alla parete con un approvvigionamento idrico studiato. Spesso sono delle vere e proprie opere d’arte di grande dimensioni, il cui massimo esponente è Patrick Blanc. Possono essere realizzate in loco, oppure esistono dei pannelli modulari di piccole dimensioni già inerbiti e pronti per essere posati su ossatura in alluminio. Naturalmente c’è un costante controllo della sua crescita per mantenere l’effetto desiderato e la frequenza della manutenzione


ICALE O ICANTE? può essere ridotta dall’uso di sistemi di fertilizzazione automatizzati, che arricchiscono l'acqua con elementi nutritivi, fungicidi e antiparassitari. Mentre il verde rampicante è costituito da specie rampicanti che hanno la necessità di essere supportate da graticci, oppure montate semplicemente con distanziatori che garantiscono l’arrampicata della pianta senza intaccare la parete. Diverse sono le specie a seconda delle necessità di esposizione e di latitudine. Il loro fusto lungo e flessibile si colora o si

spoglia a seconda della stagione, avvolge e veste tutto ciò che incontra, per cui la manutenzione è costituita da potature di contenimento. Il loro approvvigionamento idrico avviene al piede evitando i ristagni d’acqua, e siccome vengono messe a dimora in terra, la cui profondità dipende dalla specie, necessitano di concime organico. L’acqua piovana sfama la sete e il tempo aiuta nella crescita, veloce o lenta... e il verde si prende il suo tempo. Verde verticale o verde rampicante? Quale proporre? Dipende molto dall’effetto che si vuole creare e dal costo economico che il cliente vuole sostenere; tuttavia esiste anche un altro aspetto importante da considerare: si vuole dominare la natura, imponendole una “staticità” vegetale, oppure ci si affida alla natura, guidandola e lasciandola crescere al meglio delle sue potenzialità? Quale dei due sistemi promuove un'ecologia e biodiversità del paesaggio? A voi la riflessione e l’approfondimento!

di Marilena Baggio

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Il cantiere

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Qualcosa è cambiato

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Principe giardiniere

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Come leggere la legge

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Varietà e consistenza. Siepe formale o mista?

di Daniela Stasi

colloquio con Giovanni Delù di Daniela Stasi di Valerio Pasi

di Anna Piussi

smart 30 Protettori del terreno

di Viola Delfino

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Forte e robusto

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Cammino luminoso

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Più spazio in verticale

di Nora Adamsberg di Irene Nuvola

di Daniela Stasi

36 Fiori per tre stagioni

di Nora Adamsberg

38 Più smart, più semplice

di Viola Delfino

40 Colore in giardino

SOMMARIO N°009

di Irene Nuvola

gestione 42 Fare giardini diminuisce il crimine

di Francesco Accatino

46 Mangia-inquinamento

testo e foto di Camillo De Beni

50 La grande bellezza

di Daniela Stasi


DIRETTO DA Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Marta Meggiolaro / redazione@laboratorioverde.net Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net COLLABORATORI Francesco Accatino, Nora Adamsberg, Marilena Baggio, Giorgio Barassi, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Jurg Burger, Gabriele Cantaluppi, Camillo De Beni, Viola Delfino, Stefania Medetti, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Anna Piussi, Matteo Ragni PROGETTO E GRAFICA Francesco Fedelfio / francesco.fedelfio@gmail.com

di Marilena Baggio

58 Alto valore ornamentale

di Gabriele Cantaluppi

60 Per fare colpo

di Matteo Ragni

61

Giro d’Italia

62

di Irene Nuvola

Specchio del settore di Francesco Tozzi

rubriche 05 Editoriale/1

di Francesco Tozzi

06 Editoriale/2

di Marilena Baggio

26 News 28 Focus 64 Prontuario

SEGRETERIA E TRAFFICO Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net STAMPA All Graph System srl, Via Verbano 138, 28100 Novara (NO) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via Pasubio 16, 21020 Brebbia (VA) Tel. 0332 989211 - fax 0332 773850 www.laboratorioverde.net - info@laboratorioverde.net DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.

Flortecnica e vivaismo è organo ufficiale di G.F.A. e associato a Horti Media Europe. ASSOCIATA AD

e d i z io n i

scoperte 54 Imparare dalla storia

PUBBLICITÀ E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net

Laboratorio

verde

Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Bio Agenda • Greenstyle • Bio Calendario Rappresentante e collaborazioni: • Blossom Zine Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.

abbonamento da 6+1 numeri: 30,00 Euro


CONTRIBUTI

MARILENA BAGGIO

CAMILLO DE BENI

Architetto, paesaggista, esperta in architettura del benessere e spazi a verde terapeutico. Titolare dello Studio Greencure, ha al suo attivo diversi progetti per luoghi di cura e infanzia, ospedali, ambiti rurali e paesaggi culturali, aree ambientali critiche, parchi urbani e giardini privati. Ha vinto diversi concorsi di paesaggio e pubblicato articoli. Docente di corsi di specializzazione per studenti di medicina per il Centro di Bioclimatologia Medica e Medicine Naturali, Centro Collaborante OMS, Università degli Studi di Milano. Dal 2013 collabora con lo Studio Mario Cucinella Architects.

Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.

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JESSICA BERTONI

VALERIO PASI

Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.

Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.

ANNA PIUSSI

MATTEO RAGNI

Toscana d’America dall’elegante sensibilità maturata con un Bachelor of Arts presso New York University; seguito da un Phd in storia dell’arte presso la prestigiosa Oxford University, ci insegna come vedere il mondo e scoprire quello che di bello esiste. Garden designer, insegnante di storia di giardini. Medaglia di bronzo al Chelsea Flower Show 2013 e miglior giardino a Orticolario 2012.

Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.

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IL CANTIERE | attualità

Qualcosa è c

180 ore di formazione, di cui 60 di pratica. Questa l’essenza del percorso formativo necessario per diventare manutentore del verde in base al recente Accordo in Conferenza Stato-Regioni. Eccovi i dettagli di Daniela Stasi TEMPO DI LETTU R A: 6 minuti

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e abbiamo parlato, ne parleremo ancora. È un tema in evoluzione, di quelli che meritano particolare attenzione. Ci riferiamo al riconoscimento giuridico della professione del giardiniere, introdotto ormai quasi due anni fa dal nuovo Collegato Agricoltura approvato con la Legge n. 154/2016: l'articolo 12, come si sa, inquadra l'esercizio dell'attività di manutenzione del verde. Ci sono novità. Lo scorso 22 febbraio è stato sancito un Accordo in Conferenza Stato-Regioni che va a modificare e integrare l'Accordo in Conferenza delle Regioni e delle Province autonome dell'8 giugno 2017. Si tratta, in sostanza, del decreto attuativo dell'articolo 12. Qui di seguito tutti i dettagli.

IL MANUTENTORE DEL VERDE: LA DEFINIZIONE Riportiamo la descrizione del profilo contenuta nell’Accordo del 22 febbraio: “Il manutentore del verde allestisce, sistema e manutiene/ cura aree verdi, aiuole, parchi, alberature e giardini pubblici e privati. Cura la predisposizione del terreno ospitante, la messa a dimora delle piante sino alla realizzazione dell’impianto e alla successiva gestione, applicando le necessarie colturali e fitosanitarie; gestisce le manutenzioni ordinarie e straordinarie, la potatura delle principali specie ornamentali in osservanza anche delle “Linee guida per la gestione del vere urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile”; applica la difesa fitosanitaria ai vegetali nei limiti delle leggi in vigore. È in grado di recuperare e di smaltire correttamente sfalci e potature. È in grado di fare un uso corretto delle attrezzature e dei macchinari specifici”.

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CAMPO BEN DELIMITATO

Partiamo dai passi avanti (e da uno indietro) fatti rispetto al precedente accordo. La prima conquista è avere escluso dall'accesso alla professione tutti quegli operatori che in realtà c'entrano ben poco con questa attività. Al punto 2 dell'accordo “Elementi di contesto” si legge infatti che “Il manutentore del verde svolge l'attività professionale in diversi contesti e in diverse tipologie di aziende, quali cooperative di manutenzione di aree verdi, punti vendita di settore, garden center, imprese specifiche di realizzazione e manutenzione di aree verdi”. Ora il campo è ben delimitato, mentre prima venivano inclusi anche imprenditori edili, addetti alle pulizie ecc, ecc. Altro aspetto su cui riflettere è la natura stessa dell'accordo che,


ambiato CASI DI ESENZIONE O DI RIDUZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO

Leggi il testo completo dell’Accordo

proprio per il fatto di essere stato firmato in Conferenza Stato-Regioni, standardizza i requisiti a tutto il territorio nazionale. Il passo indietro, a nostro avviso, è rappresentato dall'ampliamento del ventaglio dei casi di esenzione e/o riduzione del percorso formativo (dettagli nel relativo box).

IL PERCORSO DI FORMAZIONE

L'Accordo introduce la durata minima del percorso standard per ottenere la qualificazione di manutentore del verde: 180 ore complessive, di cui almeno 60 di attività pratiche. Per essere ammessi al corso di formazione sono

CHI È DA FORMARE? I corsi di formazione per la qualificazione di manutentore del verde ai sensi dell’articolo 12 comma 1, lettera b), della legge n. 154 del 26 luglio 2016 sono rivolti al titolare d’impresa o al preposto facente parte dell’organico dell’impresa. I corsi sono rivolti anche a coloro che intendono avviare l’attività di manutentore del verde.

Il punto 7 dell’Accordo raggruppa chi è esente o chi può affrontare un percorso ridotto. Ecco una sintesi. Sono esentati dall’obbligo di frequenza e dal relativo esame coloro che sono già in possesso di una qualificazione professionale regionale riconducibile alla qualifica di manutentore del verde, oppure di un diploma di istruzione superiore di durata quinquennale, di una laurea o di un master post-universitario in materie agrarie, forestali, ambientali e naturalistiche. Oltre agli iscritti negli ordini professionali del settore agrario e forestale. Per quanto riguarda invece le imprese iscritte al Registro delle Imprese della CCIAA, alla data di entrata in vigore della Legge 28 luglio 2016 n. 154, sono esentati il titolare, il socio con partecipazione di puro lavoro, il coadiuvante, il dipendente e il collaboratore familiare all’impresa. Per queste figure occorre dimostrare un’esperienza almeno biennale, maturata alla data di stipula dell’Accordo. È esentato, infine, anche chi ha acquisito la qualificazione mediante percorsi formativi riconosciuti ai sensi dell’Accordo in Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome dell’8 giugno 2017.

necessari i seguenti requisiti: possesso di diploma di scuola secondaria di primo grado; 18 anni di età ovvero età inferiore purché in possesso di qualifica professionale triennale. Per coloro che hanno conseguito un titolo di studio all'estero occorre presentare una dichiarazione di valore o un documento che attesti il livello di scolarizzazione. Per gli stranieri è indispensabile una buona conoscenza della lingua italiana orale e scritta, che permetta di partecipare in modo attivo al percorso formativo.

L'ESAME

E alla fine del percorso? La qualificazione è rilasciata se si supera l'apposito esame. A quest'ultimo può accedere chi ha frequentato almeno l'80% delle ore complessive del percorso formativo sia per la parte didattica sia per quella pratica, e chi ha avuto accesso al procedimento di certificazione delle competenze. Al superamento dell'esame finale viene rilasciato l'attestato di qualificazione di manutentore del verde. N°009

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IL CANTIERE | l’opinione

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e questo articolo fosse firmato da uno scrittore, di certo, inizierebbe con “C'era una volta”. E ci starebbe benissimo, perché questa storia assomiglia realmente a una favola. Ma trovo che l'incipit più azzeccato sia una frase del fotografo Claudio Corrivetti: “Quando il caso ti sconvolge la vita, non è un caso”. E la vita di Giovanni Delù è cambiata da un giorno all'altro e, per quel che noi uomini possiamo comprendere, apparentemente per caso. Per un incidente. Facciamo un passo indietro: Giovanni ha 25 anni, è cresciuto a Murisengo, nel Monferrato; finito il liceo, ha lavorato prima come cameriere e poi come giardiniere. Un infortunio sul lavoro – grave, di quelli che colpiscono il fisico e di conseguenza anche la mente – lo ha portato a rimettersi in gioco e a continuare gli studi. Da lì, ha girato pagina e, con forza, passione e impegno, ha scritto da solo la sua nuova storia, fino ad arrivare al lieto fine. Oggi Giovanni lavora come giardiniere alla Reggia di Versailles per il ristorante dello chef stellato Alain Ducasse. Un lavoro da sogno in un posto da sogno. Lo abbiamo intervistato perché leggere le storie degli altri, delle volte, serve a mettere a fuoco la propria. Qual è il tuo percorso di vita e professionale? Ci racconti la tua storia? Il mio punto di svolta è stato un incidente alla mano, per cui ho rischiato di perdere un dito. È stata la mia “fortuna”, l’evento che mi ha salvato da una ditta in fallimento e che dopo un breve periodo di depressione mi ha spinto a rimettermi in gio-

co. Nel periodo in cui ero impossibilitato a svolgere lavori manuali, spronato dalla mia famiglia, ho deciso di riprendere a studiare: ho trovato sul web un corso per diventare “Giardiniere d’arte per giardini e parchi storici” realizzato dal CIOFS alla Reggia di Venaria, finanziato dalla Regione Piemonte. Era già iniziato da qualche giorno ma ho inviato comunque la mia candidatura. Mi sono ritrovato iscritto dalla sera alla mattina. Il corso proponeva due periodi di stage: il primo presso un'azienda, il

Principe

giardinie

Un giovane lascia il Monferrato e diventa giardiniere alla Reggia di Versailles. Non è una favola. È vita vera, sudata e conquistata. Il protagonista ci ha raccontato di sé e del suo lavoro. E ci ha svelato qualche chicca tecnica colloquio con Giovanni Delù di Daniela Stasi

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secondo in una residenza storica. E visto che la Reggia di Venaria fa parte dell’Associazione Residenze Reali Europee (Association des Résidences Royales Européennes) erano disponibili sei posti per fare il secondo stage in Francia, alla Reggia di Versailles. Sono riuscito a passare il test di francese e a essere tra quei sei. Alla seconda settimana di stage il mio caposquadra mi ha chiesto se avessi voluto restare. La domanda mi ha terrorizzato. Ero combattuto, il lavoro mi emozionava (soprattutto per il diverso approccio al giardinaggio), ero in un locus amoenus ma il prezzo era abbandonare famiglia, progetti e amici, parlare una lingua che non mi apparteneva, ricominciare da zero senza supporto diretto dei miei familiari. L’indomani con il mio francese maldestro ho spiegato ciò che sentivo al mio caposquadra. Lui mi ha rassicurato dicendomi che, per iniziare, il contratto sarebbe stato di tre mesi e mi ha incitato a presentare domanda. Ho accettato. Sono tornato in Italia giusto per finire il corso e un mese e mezzo dopo sono andato lì a lavorare, unico italiano, proprio nella squadra dove avevo passato la maggior parte del mio stage, quella dell’Hameau de la Reine. Si tratta di un giardino pittoresco di

fine Settecento fatto realizzare dalla regina Maria Antonietta. Il tempo è passato velocemente, mi piaceva moltissimo ciò che facevo, ho ricominciato a farmi una vita e ho chiesto un rinnovo del contratto che mi è stato concesso. Sono rimasto lì per tutto il primo anno. Poi c'è stata necessità di aggiungere personale alla squadra del Potager de la Reine che produce per lo chef Alain Ducasse, mi è stato proposto il cambiamento e ho accettato. Da quel momento è passato quasi un anno e non ho più cambiato squadra. Dal di fuori, la tua vita profuma di favola: quali i reali vantaggi? E quali le principali difficoltà? I vantaggi sono molti, primo fra tutti quello di poter ampliare i propri orizzonti e le proprie competenze, conoscere una cultura diversa, un nuovo modo di pensare, confrontarsi con persone provenienti da tutta Europa, con idee a volte molto diverse. La parola data difficilmente non viene mantenuta, trovo i francesi molto meritocratici, si può dire la propria opinione facilmente, senza che questa indisponga nessuno; se la tua è una buona idea sarà valutata, se non lo è ti viene comunque data una spiegazione. Indipendentemente dalla differenza gerarchica. Le difficoltà principali, sinceramente non sono legate al lavoro, ma sono quelle tipiche di un ragazzo della mia età che vive all'estero: trovare un appartamento, essere lontani dalla famiglia, la nostalgia, le abitudini diverse e tante piccole cose che prima erano scontate e ora fanno la differenza. Giovanni Delù

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IL CANTIERE | l’opinione

Quali sono le peculiarità dell'orto per cui lavori? Quali le principali tecniche di coltivazione? Usate macchine, attrezzature o tecnologie particolari? Una delle principali peculiarità del Potager de la Reine è senza dubbio il contesto nel quale si trova. Il fatto di trovarsi nel parco della Reggia di Versailles apporta molti benefici. Per esempio è vietata la caccia, e l’utilizzo di prodotti fitosanitari che non siano di origine biologica è vietato da gennaio 2017 in tutti i parchi pubblici di Francia. In realtà Versailles sull’utilizzo di tali prodotti è sempre stata all'avanguardia, iniziando il suo processo di “disintossicazione” circa dieci anni fa. Inoltre, i numerosi tipi di paesaggio presenti (data la superficie) incrementano il livello di biodiversità, molto alto sia per il regno animale sia per il regno vegetale. Questo è un grande beneficio per l’orto, perché ci permette di avere un ecosistema che, nel suo piccolo, è completo. Ci permette anche di limitare le nostre preoccupazioni in caso di attacchi da parte di insetti: ci sono le prede, ma ci sono anche i predatori! Non si può definirlo né biologico, né sinergico: ognuno di noi si occupa principalmente di una determinata parte, nella quale utilizza la tecnica e i materiali che ritiene più appropriati. Il termine che ci accomuna è Naturalité, che potremmo malamente tradurre con “naturale”. Questa è la parola-chiave di Romain Meder, chef esecutivo JARDINIER: FARE IL GIARDINIERE IN FRANCIA La professione del giardiniere in Francia è molto “rispettata”, non è considerato solo come manutentore del verde, anzi è ritenuto un métier d’art (mestiere d’arte), ovvero un artista. È facile vedere donne fare questo lavoro, perché fare il giardiniere non è solo forza bruta e macchine, anzi. Tutti aspetti che derivano dalla visione francese della natura e dei giardini più rispettosa rispetto alla nostra, a volte è quasi un’ossessione. Basta guardare i giardini privati: tutti differenti gli uni dagli altri, non standardizzati, con un rispetto per le piante ben diverso. Si ha l’idea che il giardino sia parte della casa e non un accessorio. Sul fronte formazione, ci sono scuole pubbliche per diventare giardiniere, ed è possibile trovare facilmente e a modico prezzo corsi post-diploma o per appassionati.

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della cucina di Alain Ducasse, che si fornisce dalla nostra squadra. Il suo significato è semplice: i prodotti devono essere naturali, nessuno spreco, niente chimica – nemmeno quella consentita in agricoltura biologica – e bisogna conoscere tutti i materiali utilizzati. Per fortuna il luogo in cui ci troviamo ci aiuta molto a svolgere il nostro lavoro: per le pacciamature abbiamo sfalci d’erba in abbondanza, foglie in grandi quantità e di essenze diverse, fieno e paglia prodotti all’interno del parco. Anche il compost è prodotto da noi, così come il cippato. Lavoriamo su piattebande, ciascuno crea la propria come meglio crede: sulla stessa piattabanda cerchiamo di evitare la monocultura per associare nel miglior modo possibile gli ortaggi, così che si possano aiutare uno con l’altro; creiamo diversi livelli di ortaggi per limitare l’evaporazione e la crescita di erbe indesiderate, aggiungiamo fiori perché anch’essi possano aiutarci nella gestione di attacchi di funghi e parassiti. Le lavorazioni del terreno sono effettuate per lo più con sarchiatori e a mano, raramente usiamo trattori o motocoltivatori. L’attrezzo che però trovo più comodo e utile in assoluto è la grelinette, una sorta di forca cava-patate ma più larga e con i denti a sezione rotonda, che serve a decompattare e arieggiare il terreno; è ottima anche per estirpare le erbacce perché ci consente di levarle senza rompere la radice. Secondo te quali sono i requisiti fondamentali per essere un buon giardiniere? Bisogna saper osservare, restare aperti a nuove e vecchie idee: abbandonare il “si è sempre fatto così”, non vuol dire che sia la tecnica migliore; abbandonare il “quella è vecchia scuola”, ogni situazione è diversa e tutto può tornare utile. Tanta calma e ragionare sui propri successi ed errori, anche quelli degli altri, confrontandosi perché è un mestiere talmente diversificato che non si può pretendere di conoscerne ogni aspetto e ogni segreto. Cosa consigli a chi sogna di fare il tuo lavoro? Sembra banale ma penso che la cosa migliore sia viaggiare, visitate giardini, confrontatevi con più persone possibili. Tenete la mente aperta a tutto, fate corsi e comprate libri. So che è dura, ma è un apprendimento continuo che ha bisogno di costanza, così come ne ha bisogno il vostro giardino. Vostro perché se in quello che avete fatto ci avete messo il cuore sarà meno faticoso e in qualche modo resterà sempre un vostro ricordo.


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IL CANTIERE | leg islativo

Come leggere la legge Uno sguardo alle norme per gli abbattimenti degli alberi. Difficile districarsi tra semplificazione normativa e regolamenti comunali di Valerio Pasi

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uando si tratta di abbattere un albero in ambito urbano, la prima domanda da porsi è sempre quella relativa ai “permessi”, ovvero bisogna chiedersi se occorre o meno un’autorizzazione all’abbattimento e, in caso affermativo, cosa occorre presentare per ottenerla.

NORMATIVA SUL PAESAGGIO

Il primo criterio da seguire è quello relativo alle norme sul paesaggio: in particolare ci dobbiamo riferire al cosiddetto “Codice Urbani”, dal nome dell'allora Ministro dei beni e delle attività culturali Giuliano Urbani. Il Codice è un corpo organico di disposizioni, in materia di beni culturali e paesaggistici emanato con il decreto legislativo del 22 gennaio 2004 n. 42. Sono individuati come beni paesaggistici sia le cose immobili che possiedono caratteristiche di bellezza, monumentalità, panoramica, valore estetico, naturale, geologico (compresi gli alberi monu-

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mentali), sia le aree tutelate per legge (derivano dall’inclusione nel Codice della Legge “Galasso” 8 agosto 1985 n. 431). Nel primo caso, il bene tutelato deve essere oggetto di un decreto specifico che ne dichiara il notevole interesse pubblico, mentre nel secondo il bene è soggetto automaticamente a tutela. Con l’aiuto di portali cartografici (nazionale e regionali), aprendo la cartografia relativa ai vincoli ambientali, è possibile verificare facilmente la sussistenza o meno del vincolo nel luogo ove è radicato l’albero. Nel caso in cui l’albero rientri in una delle categorie soggette a tutela, è necessario procedere a ulteriori valutazioni. Infatti è stato emanato il DPR 13 febbraio 2017, n. 31 (entrato in vigore il 06/04/2017), con il quale viene esclusa o semplificata la procedura autorizzativa per alcuni interventi. In particolare, per quanto riguarda gli alberi, nell’Allegato A “Interventi ed opere in aree vincolate esclusi dall'autorizzazione paesaggistica” troviamo il punto A.14 sostituzione o messa a dimora di alberi e arbusti, singoli o in gruppi, in aree pubbliche o private, eseguita con esemplari adulti della stessa specie o di specie autoctone o comunque storicamente naturalizzate e tipiche dei luoghi, purché tali interventi non interessino i beni di cui all'art. 136, comma 1, lettere a) e b) del Codice, ferma l'autorizzazione degli uffici competenti, ove prevista.

I PUNTI NON CHIARI Ci sono alcuni aspetti che la normativa sul paesaggio non chiarisce. Innanzitutto non è chiaro chi o come debba manifestare la propria intenzione di eliminare una pianta e sostituirla in regime di esclusione dall’autorizzazione paesaggistica. Poi viene prevista la sostituzione dell’albero con un esemplare adulto, senza specificare cosa ciò voglia dire. Infatti per adulto si potrebbe riferire alla capacità riproduttiva (molto diversa in relazione all’età a seconda della specie) oppure a caratteristiche dimensionali (del tutto arbitrarie se non codificate). Inoltre non vengono indicati i tempi per la sostituzione, potendo quindi intendersi se provvedere dopo un anno o dopo 100 anni! Da ultimo non c’è previsione di un controllo, mancando totalmente una qualsivoglia procedura che preveda chi e come debba controllare se il reimpianto è stato effettuato.

Prima di procedere all’abbattimento di un albero è necessario domandarsi se occorre l’autorizzazione in base a quanto previsto dal Codice Urbani.

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Qui trovi l’elenco ufficiale degli alberi monumentali d’Italia Nell’Allegato B “Elenco interventi di lieve entità soggetti a procedimento autorizzatorio semplificato” troviamo invece il punto B.22 taglio, senza sostituzione, di alberi, ferma l'autorizzazione degli uffici competenti, ove prevista; sostituzione o messa a dimora di alberi e arbusti nelle aree, pubbliche o private, vincolate ai sensi dell'art. 136, comma 1, lettere a) e b) del Codice, ferma l'autorizzazione degli uffici competenti, ove prevista.

AUTORIZZAZIONE SÌ O NO?

E QUANDO SI TRATTA DI UN ALBERO MONUMENTALE? La nozione di albero monumentale deriva dalla Legge 14 gennaio 2013 n.10, e precisamente dall’art. 7. Si deve fare riferimento all’art. 136 lettera a) del D.Lgs 22 gennaio 2004 n. 42, per cui occorre ottenere l’autorizzazione paesaggistica da parte dell’ente competente che in ultima analisi è la Soprintendenza ai Beni culturali e Paesaggistici. Da rilevare che è prassi consolidata attuare quello che si può definire un “accanimento terapeutico” nei confronti degli alberi tutelati dalla norma, ovvero oltre a non rilasciare l’autorizzazione senza motivazioni di natura patologica o di sicurezza pubblica per l’elevato rischio di caduta dell’intera pianta o di sue parti o altre norme cogenti (per esempio chioma che si protende oltre il confine come da art. 896 C.C.), spesso anche le motivazioni relative alle malattie o alla pericolosità vengono rigettate imponendo prescrizioni quali la recinzione dell’area di caduta in modo da renderla inaccessibile a cose e persone. Restando valido il principio, occorre però riflettere sull’opportunità di mantenere a ogni costo un albero che impone una gestione onerosa e difficile, specialmente per un ente o un privato soggetto a limitazioni di risorse economiche e umane. La stessa riflessione vale anche per il vincolo paesaggistico imposto alle piante: se sono esistenti è grazie a chi le ha piantate (quasi sempre senza chiederne autorizzazione), che lo ha fatto spesso in modo sbagliato, utilizzando varietà o specie inadatte per quel luogo e non si vede per quale motivo ora la proprietà non possa decidere liberamente in merito.

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Quindi se il nostro albero o arbusto rientra nella casistica specifica di applicabilità, e viene sostituito, non è richiesta l’autorizzazione paesaggistica. Qualora invece rientri negli altri casi, occorrerà richiedere l’autorizzazione paesaggistica, ordinaria o semplificata. L’autorizzazione paesaggistica in ambito urbano deve essere richiesta al Comune ove la pianta è ubicata e presuppone una documentazione nutrita e ben specificata dalla normativa, per la quale è necessario riferirsi a un professionista abilitato, quale ad esempio un dottore agronomo o forestale iscritto all’Albo, il quale potrà anche fornire le corrette considerazioni sulle motivazioni che portano alla richiesta di autorizzazione all’abbattimento (malattie, propensione al cedimento, eccessiva vicinanza a fabbricati o confini, ecc.).

ULTIMO STEP, IL COMUNE

Una volta esclusa la necessità di autorizzazione paesaggistica o una volta ottenuta, occorre però verificare la sussistenza di altri vincoli derivanti da regolamenti comunali o da disposizioni normative degli strumenti urbanistici vigenti (PRG, PGT, PI, ecc.). Nel caso vi fossero regolamenti comunali o altre disposizioni, occorrerà quindi ottenere anche l’autorizzazione dell’ente competente, ovvero il Comune. Per quanto riguarda i regolamenti del verde, bisogna precisare che essi sono giuridicamente validi solo se inseriti all’in-


Non sono molti i Comuni italiani dotati

di un regolamento d’uso del privato (circa il 15%) e molti di essi possiedono regolamenti

verde

obsoleti

reimpianto nello stesso sito, fatto che in molte situazioni origina lo stesso problema per il quale si è reso necessario rimuovere la pianta originaria, ovvero la vicinanza ad un fabbricato, a sottoservizi, al confine di proprietà. Altri regolamenti prevedono l’obbligo di compensazione ambientale, ovvero l’obbligo di compensare l’eliminazione delle piante con l’utilizzo di una somma di denaro (calcolata secondo parametri dimensionali, di specie, di ubicazione e altri quantomeno aleatori o soggettivi) per nuove piantagioni od opere a verde. Quando ciò non è possibile, viene prevista addirittura la monetizzazione della somma a favore dell’ente. Sempre che ciò sia lecito, ovvero sia derivato dall’applicazione di una legge nazionale, resta il problema della mancanza di uniformità e obiettività nella valutazione della somma da compensare. terno di strumenti urbanistici (N.T.A. del Piano delle regole dei PGT o PRg o PI ecc.), altrimenti il vincolo non è valido. Non sono molti i Comuni italiani dotati di un regolamento d’uso del verde privato (circa il 15%) e molti di essi possiedono regolamenti obsoleti o non validati dall’inserimento in strumenti urbanistici. Un aspetto che si ritrova molto spesso è l’obbligo di

QUESTIONE SANZIONI Un aspetto dei regolamenti comunali spesso disatteso è la conformità e l’applicabilità delle sanzioni: infatti con il D.Lgs. n. 267 del 2000, per le violazioni dei regolamenti comunali e provinciali si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 25 euro a 500 euro. Tradotto in pratica, la sanzione applicabile è compresa tra il doppio del minimo e un terzo del massimo, ovvero tra 50,00 e 166,67 euro.

LE NORME • Codice Urbani D.Lgs n. 42 del 2004 (Articoli 134, 136, 142, 146) • D.Lgs. n. 267 del 18-82000 e succ. modif. (Articolo 7-bis) • Legge 14 gennaio 2013 n. 10 (Articolo 7)


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SIEPE FORMALE • Esempio di arte topiaria • Può rappresentare un muro verde o scandire lo spazio in forme geometriche • Dà un senso di chiarezza al paesaggio • Con ogni potatura si torna sempre a un punto fisso

È

impossibile resistere al fascino di una siepe sempreverde matura. Alta e robusta, come una siepe di alloro, è un muro verde, un fondale scuro insostituibile per la varietà di piante più chiare o leggere di fronte. Bassa, come una siepe di bosso, o di rosmarino, segna il passo attraverso un giardino o ne scandisce gli spazi in chiare forme geometriche. La siepe formale è un esempio di arte topiaria, dal latino topiarius – colui che pota, ovvero giardiniere. È interessante che il lavoro del giardiniere, che fin dall’antichità comporta molti altri elementi, dalla semina, al trapianto, alla coltivazione di fiori, è riassunto come il lavoro del potare, cioè riportare a una forma ideale la vegetazione che crescendo sfugge al nostro controllo. La topiaria gioca con la luce, proiettando zone d'ombra, con i contrasti di forme, e i giardini italiani ne hanno grandi esempi. È un filo diretto che dal tempo dei Romani, passando per il chiostro medievale e per la villa rinascimentale, ci porta a oggi. Il giardino formale sembra far parte del dna italiano. Dà un senso di chiarezza al paesaggio, rappresenta il controllo umano sulla natura disordinata, il raziocino – di anno in anno con ogni potatura si torna sempre a un punto fisso.

IL TROPPO STROPPIA

Ma che fare del senso di esplorazione, di inquietudine umana, del respiro trattenuto in attesa di un

Buddleja, arbusto ideale per una siepe mista di campagna.

Varietà e co Siepe formale o Una rappresenta il controllo umano sulla natura disordinata, l’altra il senso di esplorazione, l’attesa di un nuovo evento. A voi gli strumenti e le tecniche per saperne di più di Anna Piussi


nuovo evento? Quello si lascia alle piante perenni, in primo piano di fronte a una siepe sempreverde, e alle stagioni di fioritura e coloritura di foglia di ogni arbusto deciduo, se ci sono. Perché diciamolo: un giardino formale grande è emozionante, ma trascurato, o troppo piccolo, è di una monotonia oppressiva. Ogni tanto si deve anche poter giocare con il colore. Il direttore di vendite di un grandissimo vivaio mi ha confessato che il suo giardino è un casino. C'è di tutto, non può resistere – e come puoi quando ti passano per le mani ogni giorno magnifici esemplari di piante di tutti i tipi? Il suo giardino sembra un campionario. I giardinieri curiosi vogliono seguire il cambiamento della natura per tutto l'anno. Gli avidi delle stagioni celebrano il giardino all'inglese con bordure miste e alberature di tutti i tipi, e vedono i confini del giardino come luogo per sperimentare mille piante diverse.

DA SOGNO Le siepi miste possono essere anche potate seguendo il profilo naturale di ogni gruppo di piante. Con il tempo diventano come una massa di cumuli sull’orizzonte dalla quale si stacca qualche nuvola dal colore diverso. Come l’oleandro, che in siepe è troppo autostradale, ma bello quando spicca contro un fondale di alloro, o il pittosporo, seviziato nelle aiuole condominiali al mare, che nella sua forma globosa naturale si copre di una profumata fioritura bianca. Per la mia siepe da sogno vorrei anche Acca sellowiana, che assomiglia abbastanza all’olivo da integrarsi bene nel paesaggio circostante, e mi dà anche qualche frutto estivo, la Phillyrea angustifolia e il lentisco, dalle belle masse tonde tipiche della macchia mediterranea. E come accento ripetuto ogni cinque-sei metri vorrei il Cotinus per la sua fioritura evanescente, che gli dà il suo nome comune in inglese di Smoke bush (l’albero del fumo), e per la foglia rossa scura che contrasta bene con la base verde. Ma teniamo breve la lista dei desideri: in una siepe mista bisogna equilibrare varietà e consistenza. Ripetere le piante stabilisce un tema di colori e forme che si ripetono per tutta la lunghezza, non una collana di perline tutte diverse.

nsistenza.

mista?


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SIEPE MISTA • Consiste in piante dalla foglia simile, piantate in fila e potate in forma geometrica • Medio-alta, lunga e di discreto spessore • È ben riuscita se costituita da piante ripetute in gruppi e non alternate una alla volta

PER LA CAMPAGNA Per una siepe mista di campagna la pianta “speciale” da ripetere può essere un biancospino, una Pyracantha oppure un acero campestre. Per un effetto più cottage garden e fiori più evidenti, la nota di contrasto può essere buddleia, Hibiscus syriacus, lillà.

Il rischio è di creare un ambiente senza tema, senza punti di riferimento costanti, che disperde l'attenzione senza dare riposo.

PIANTE COME RITORNELLO

La siepe mista consiste in piante dal comportamento e foglia simile, piantate in fila e potate uniformemente in forma geometrica. Esiste solo come siepe medio-alta, dai due-tre metri in su, e di un discreto spessore, per permettere a ogni pianta di ramificare dal basso e sviluppare al suo meglio la propria caratteristica stagionale: foglia, fiori o frutti interessanti. Per una bella siepe mista associate piante, adatte al suolo e luogo ovviaESEMPI “FORMALI” Visitate il Parterre d’Eau di Villa Gamberaia (Settignano - FI) per scoprire quanta varietà c’è nel verde: dall’alta siepe di cipresso, che con i suoi aghi piccoli assorbe la luce come un fondale opaco, al verde più chiaro del bosso, le cui piccole foglie stondate la riflettono e la sfumano, alle gigantesche palle di fillirea dalla foglia minuta e aguzza, accesa. Il contrario per Villa I Tatti (Fiesole - FI) dove le siepi incredibilmente sottili di cipresso, opache, si staccano dal fondale di alloro dalla larga foglia riflettente. Nel giardino contemporaneo c’è il grande esempio di Luciano Giubbilei, i cui giardini sono quasi esclusivamente un gioco di luci e ombre su topiaria verde.

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mente, e non alternandole una alla volta come righe della sdraio, nella stessa sequenza: l’effetto artificiale è allucinante. Usate certe piante come ritornello, ripetendole in gruppi, come tre allori, due corbezzoli, tre filliree, e inserendo fra loro piante diverse in unità singole, ripetute lungo tutta la distanza. Le siepi miste devono essere lunghe, perché contando una distanza media di 50 cm fra esemplari, al di sotto di dieci metri sarà difficile avere una siepe consistente e varia al tempo stesso. Più breve è lo spazio, meno varietà si può introdurre. Piuttosto che cercare di mettere dieci piante diverse in cinque metri di siepe, scegliete tre o quattro specie al massimo da ripetere. Il problema è decidere fin dall’inizio la base di piante e la coloritura da aggiungere, e pensare al regime di potatura. Una siepe della stessa specie viene potata tutta allo stesso momento in una forma geometrica consistente. Questo non è sempre adatto a una siepe mista perché si rischia di sacrificare la fioritura di una pianta per favorire l'altra.

COME E QUANDO

Il momento ideale per piantare è in autunno, o a fine inverno, quando è finito il pericolo delle


gelate. La maniera migliore è scavare una trincea per tutta la lunghezza della siepe e riempirla di letame buono, per dare l’avvio migliore. Una volta messe le piante si riempie con la terra tolta, mescolata a un po’ di letame e un po’ di concime pellettato, e si pigia giù bene tutto. È importante levare tutta l’erba dalla base a continuare a tenere la siepe libera da erbacce, ben pacciamata, e sicuramente un sistema di irrigazione aiuta l’impianto per il primo paio d’anni. Concludo con un consiglio: in fatto di siepi, per consulenza e idee originali, vi suggerisco di contattare Elisabetta Margheriti dei Vivai Torsanlorenzo (www.vivaitorsanlorenzo.it).

IL CONSIGLIO PRATICO Per le siepi miste scegliete piante che abbiano un comportamento simile già nella forma naturale. Ho visto una siepe che includeva alloro, corbezzolo, ligustro, Photinia, lauro ceraso, biancospino e non so più cos’altro, troppi esemplari singoli messi in alternanza uno dietro l’altro in uno spazio breve. Ognuna di queste piante ha uno sviluppo leggermente diverso, e tenerla potata stretta va bene all’alloro, che si rigenera dalla base, ma lascia irta di stecchi di ligustro che vorrebbe crescere di più e inibisce le nuove foglie rosse di Photinia. Passata la potatura la siepe ricresce in modo irregolare, in proporzione alle piante individuali, fiorendo un po’ qua un po’ la’. Scegliamo anche piante che si prestino a essere potate nella forma che vogliamo. Il Pittosporum, ad esempio, fa una forma globosa che si apre col tempo. È difficile convincerlo a crescere in un rettangolo alto, perché offre alla vista sempre più un centro di rami contorti con ciuffi di foglie in cima, pochi fiori, e gambe sempre più spoglie. Ancora peggio è la ginestra: ha una forma a fontana, foglie minute su rami lunghi che partono tutti da un centro basso, e se potata in riga con altri arbusti si spoglia sempre più dalla base, fiorendo sempre peggio.

SÌ E NO

Particolare del fiore della Syringa che, abbinato a buddleia e Hibiscus syriacus, dà un effetto cottage garden.

• Sì alla ripetizione costante • No a siepi corte • Sì a piante dal comportamento simile • No a troppe specie diverse

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News A SCUOLA SUL TETTO VERDE

È trascorso circa un anno dall’inizio del progetto realizzato al liceo Keplero di Roma che ha permesso agli studenti di avere un giardino sul tetto della scuola. Uno dei primi a essere realizzato nel nostro Paese, il tetto verde sperimentale del liceo romano, è stato pensato per educare i ragazzi al rispetto dell’ambiente, per fargli prendere confidenza con il ciclo di vita e delle piante, per affrontare temi universali come la tutela del territorio e delle acque, i cambiamenti climatici, la biodiversità. Gli studenti hanno potuto mettere a confronto la loro conoscenza non con quella delle pagine dei libri, ma con il rapporto vivo e diretto con la terra: questa l’obiettivo della divisione verde pensile di Harpo, società specializzata nella realizzazione di questi progetti, che ha deciso di investire sulla formazione dei ragazzi e su progetti a scopo didattico e informativo. “Imparare ad avere cura della nostra terra – spiega Maurizio Crasso, direttore commerciale della divisione verde pensile di Harpo – per formare i cittadini del presente e del futuro, è da sempre una mission che lega a doppio filo la nostra azienda con la responsabilità di infondere l’idea, che il benessere e la qualità della nostra stessa vita dipendono dal rapporto che ognuno di noi ha con la natura. Per questo abbiamo sposato il progetto, consapevoli dell’importanza di trasmettere le conoscenze scientifiche alle nuove generazioni abituate all’interattività». Il grande giardino pensile costruito sul tetto della scuola, il cui substrato è stato realizzato da Harpo, fornisce vantaggi ambientali e benefici economici: dalla regimazione delle acque meteoriche alla coibentazione, passando per il sequestro delle polveri sottili presenti nell’atmosfera. Inoltre, costituisce un’efficace barriera contro le onde acustiche e le radiazioni elettromagnetiche.

FLOROVIVAISTI BRESCIANI A CONFRONTO Momento di confronto per i f lorovivaisti bresciani che, nella loro assemblea annuale, hanno fatto il punto sul lavoro svolto e sui programmi per i prossimi anni. Soddisfazione da parte di tutto il Consiglio Direttivo per gli ultimi provvedimenti legislativi in termini di Bonus Verde e riconoscimento della figura professionale del giardiniere, oltre che per il lavoro delle varie attività portate avanti nell’ultimo anno: comunicazione, garden, serricoltura e analisi dei costi orari della manodopera. Diverse le problematiche emerse e ancora sul tavolo: gasolio con prezzi ancora troppo elevati, indisponibilità di alcuni prodotti fitosanitari, l’elevata incidenza dei costi del Servizio Fitosanitario. Interrogativi ai quali bisognerà dare presto una risposta. Infine, sono stati illustrati gli accordi tra Ance Assimpredil, Anaci e Associazione Florovivaistica della Lombardia. Accordi che hanno risvolti importanti e che dimostrano come l’unità di intenti, senza particolarismi tra categorie, porti crescita, sviluppo e innovazione. Innovazione, nuova visione del settore, cultura del verde, verde di qualità, nuove possibilità e aperture per il settore. Queste sembrano davvero essere le parole chiave nel mondo del verde.

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PIATTAFORME AEREE, IL PUNTO

Ipaf anch’io, in programma il prossimo 24 maggio, sarà uno dei più importanti eventi 2018 dedicato al mondo del sollevamento aereo in Italia. Dato il ruolo centrale di Ipaf nel settore – organizzazione che promuove l’uso sicuro ed efficace dei mezzi mobili di accesso aereo – l’interesse è quello di creare un’opportunità di incontro e scambio tra i soci, i centri di formazione e i produttori, noleggiatori e distributori di piattaforme aeree. Un momento di confronto e di riflessione sui temi più attuali del settore, di creazione di legami professionali, di presentazione di prodotti e attrezzature. Insomma, un appuntamento formativo. Info: Bologna, Savoia Hotel Regency, 24 maggio.


PER POTARE IN QUOTA Per il settore del noleggio, ogni stagione ha delle richieste classiche a cui rispondere. La primavera, per esempio, avvia le manutenzioni all’aria aperta. Giardini, parchi pubblici e privati, viali e piazze necessitano di una potatura, dove necessaria. Molto spesso, le piattaforme aeree sono supporti operativi indispensabili, come nel caso della manutenzione delle alberature di Villa Valier a Mira, un comune della Riviera del Brenta in provincia di Venezia. Grazie all’utilizzo di una macchina Palfinger P 200 A Smart della flotta sollevamento a noleggio GV3 Venpa, i giardinieri hanno eseguito operazioni di potatura su piante ad alto fusto, molte secolari. Un lavoro in cui era richiesta una piattaforma autocarrata con buona manovrabilità, un passo estremamente ridotto e una grande versatilità d’uso in altezza, ecco perché la scelta è ricaduta sulla P 200 A Smart.

ONLINE, CONSULENZA APPROFONDITA

È online il nuovo sito Tenax rinnovato nei contenuti e nella grafica, con un layout accattivante e moderno che permette una massima fruibilità sia da desktop sia da mobile. I contenuti sono in gran parte nuovi e rivisti, con l’aggiunta di approfondimenti che guidano i consumatori tra i prodotti Tenax, offrendo inoltre indicazioni e tutorial chiari sull’applicazione e l’installazione. «L’interfaccia di Tenax.net è di grande impatto – spiega Massimo Morganti, marketing manager Tenax – ed è coerente con il posizionamento premium del marchio. Non solo il cliente, anche il trade troverà, grazie al nuovo sito, una consulenza ancora più esperta e approfondita, che consoliderà Tenax come partner ideale nel settore del garden e fai da te, un partner attento a fornire tutte le informazioni utili ad aiutare la vendita dei suoi prodotti, ma anche le soluzioni espositive per far leggere in modo chiaro l’offerta e incrementare la vendita». Per l’occasione, anche il marchio Tenax si è rifatto il look, diventando più moderno e leggibile, così da essere sempre al passo con i tempi. La grafica rinnovata non intende però rinnegare il passato, del quale il nuovo logo conserva i valori e la notorietà raggiunta.

AGRICOLTURA URBANA, NUOVI OBIETTIVI

Dopo quasi un anno di lavori, Madre, il progetto europeo per la promozione dell’agricoltura urbana e periurbana nel bacino del Mediterraneo, pubblica il suo catalogo di buone pratiche. Grazie a un lavoro sinergico tra i partner e il coinvolgimento degli stakeholder locali, il catalogo mette in evidenza le buone pratiche identificate nelle sei aree metropolitane associate al progetto (Barcellona, Bologna, Marsiglia, Montpellier, Salonicco e Tirana), in termini di innovazione per gli agricoltori, innovazione sociale, innovazione per i consumatori, ricerca accademica, innovazione territoriale e innovazione transnazionale. 6,3 miliardi di persone vivranno nelle aree urbane entro il 2050. In questo contesto, l’agricoltura urbana e periurbana soffre di una mancanza di attenzione da parte delle politiche pubbliche, che le impediscono di diffondersi in modo più ampio. In questa prospettiva, il catalogo pubblicato da Madre promuove una selezione equilibrata di buone pratiche per mostrare la molteplicità di soluzioni trovate in contesti locali diversi tra loro e incoraggiare uno sviluppo ottimale e sostenibile di questa attività. Gli obiettivi del catalogo sono numerosi: creare una mappa degli stakeholder chiave per l’agricoltura urbana e periurbana e connetterli a livello del Mediterraneo; identificare buone pratiche sviluppate e consolidare le conoscenze acquisite; valutare il rendimento in termini economici, ambientali e sociali dell’agricoltura urbana e periurbana; promuovere le pratiche più rilevanti e innovative e facilitarne la replica e l’adattamento in altri territori. Info: madre.interreg-med.eu. N°009

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NEWS | focus

Appuntamento imperdibile I NUMERI DEL 2016

È così, a settembre il settore europeo del verde si incontrerà di nuovo al GaLaBau. Che per la prima volta si svolgerà su ben 14 padiglioni

• 1.320 espositori • 64.100 visitatori

Foto NürnbergMesse

GALABAU 2018 12-15 settembre, Norimberga www.galabau-messe.com

Siamo certi che in molti vi siete già segnati in agenda le date del GaLaBau 2018 (dal 12 al 15 settembre), il Salone dedicato alla progettazione, costruzione e manutenzione del verde, che si svolge ogni due anni nel quartiere fieristico di Norimberga. I preparativi per la 23esima edizione sono in pieno svolgimento. Prima importante novità: data l’enorme domanda, specialmente dal segmento delle macchine per la manutenzione, sarà aggiunto il padiglione 11 (un altro rispetto al 2016 quando ce n’era già uno in più). Il GaLaBau si svolgerà quindi per la prima volta su ben 14 padiglioni. Gli organizzatori, nel complesso, prevedono la presenza di circa 1.400 aziende nazionali ed estere e di 70.000 operatori in visita. Non mancheranno inoltre numerose occasioni di approfondimento per paesaggisti e manutentori, oltre l’area speciale “Giardino-Sogni-Spazi”, dove saranno proposti i trend nell’allestimento di parchi e giardini. Un esempio? Sarà realizzato un vero contesto urbano arredato con uno scenario completo di edificio multipiano, cortili interni, facciate e tetti calpestabili.


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