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FLUTTUANTE FLOTTANT
À TURIN, UNE EXPOSITION POUR DÉCOUVRIR
LE PAYS DU SOLEIL LEVANT DANS LES ŒUVRES DES GRANDS MAÎTRES JAPONAIS UTAMARO, HOKUSAI, HIROSHIGE. ENTRE ESTAMPES, KIMONOS ET MASQUES DE THÉÂTRE
Être comme une citrouille flottante sur le courant d’une rivière : c’est ce qu’on appelle ukiyo, monde flottant»
«
Vivere solo nell’attimo presente, rivolgere tutta la propria attenzione ai capricci della luna, alla neve, ai ciliegi in fiore, alle foglie degli aceri, cantare, bere sake». Ma anche «rifiutare di lasciarsi scoraggiare, essere come una zucca galleggiante sulla corrente di un fiume: questo è ciò che si chiama ukiyo ». Così recita un racconto giapponese del 1661, per spiegare il concetto di “mondo fluttuante”, simile al carpe diem oraziano, a cui la cultura occidentale è più avvezza. Una filosofia che si può approfondire a Torino, vicino al castello del Valentino, nel parco omonimo della prima città Capitale d’Italia, dove si nasconde un angolo di Estremo Oriente. Nel palazzo della Società promotrice delle belle arti, fino al 25 giugno, si può scoprire un mondo esotico pieno di bellezza e armonia visitando la mostra Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e la civiltà del piacere, Qui sono esposti
300 oggetti e opere d’arte in prestito dal Musec di Lugano, dai musei di arte orientale di
Venezia, Torino e Trieste, dalla Fondation
Baur Musée des Arts d'Extrême-Orient di Ginevra e da collezioni private. Una panoramica per rappresentare il mondo Edo, che va dal 1603 al 1868: oltre 150 anni di pace all’interno del Paese, in splendido isolamento dal resto del mondo. Si potrebbe definire l’era dell’edonismo nipponico, con discepoli dediti ai piaceri della vita perché consapevoli della sua fugacità. Quando i ricchi mercanti ( chōnin) riempivano le loro giornate con spettacoli teatrali e intrattenimenti con geishe nelle case da tè, spendendo le loro fortune per acquistare straordinarie opere d’arte.
L’esposizione è un viaggio emotivo e rilassante che conduce nell’universo del Sol Levante. In nove sezioni si possono ammirare capolavori di artisti come Kitagawa Utamaro, Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige e una serie di opere minuziose e pregevoli, dalle stampe ai ventagli, dai paraventi alle maschere, fino a stupefacenti kimono e impressionanti statue vigorose di samurai. Sono rappresentati miti, abitudini e storie di vita quotidiana, utilizzando anche il linguaggio dell’ironia e il codice dell’erotismo.
La mostra, prodotta da Skira, che ha anche pubblicato il catalogo, si apre con le immagini del mondo fluttuante e gli occhi si soffermano su innumerevoli stampe xilografiche incentrate sul gusto per un’esistenza piacevole. I soggetti e le figure ritratte portano a immaginare terre, luoghi e abitazioni ricche di particolari e dettagli. Protagonisti assoluti sono i paesaggi, la natura montuosa o il mare imponente, perché il viaggio era parte integrante della vita quotidiana dei giapponesi. Su ventagli minuti e piccoli quadri, ecco tripudi di fiori e frutti, pasti gustosi per vivaci uccellini. Dalle camelie invernali tra la neve alla primaverile fioritura dei ciliegi, dalle peonie estive alle campanule dell’autunno, tutte le stagioni sono rappresentate.
Il mondo nipponico influenza anche pittori occidentali, come gli impressionisti, che si ispirano ai 15 volumi dei manga di Hokusai, o Vincent Van Gogh che riproduce, nel suo stile, due stampe della serie Cento vedute di luoghi celebri di Edo realizzata da Hiroshige.
Proseguendo nell’immersione a Levante, si aprono le sale dedicate al teatro, un piacere della vita che apre a
«Vivre uniquement dans l’instant présent, porter toute son attention sur les caprices de la lune, la neige, les cerisiers en fleurs, les feuilles des érables, chanter, boire du saké. » Mais aussi « refuser de se décourager, être comme une citrouille flottante sur le courant d’une rivière : c’est ce qu’on appelle ukiyo » C’est ce que dit un conte japonais de 1661, pour expliquer le concept de « monde flottant », proche du carpe diem horatien, auquel la culture occidentale est plus habituée. Une philosophie que l’on peut découvrir à Turin, près du château du Valentino, dans le parc du même nom de la première capitale italienne, où se cache un coin d’ExtrêmeOrient. Dans le palais de la Société pour la promotion des beaux-arts, jusqu’au 25 juin, vous pourrez découvrir un monde exotique plein de beauté et d’harmonie en visitant l’exposition Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishas, Samouraïs et la civilisation du plaisir L’exposition présente 300 objets et œuvres d’art prêtés par le Musec de Lugano, les musées d’art oriental de Venise, Turin et Trieste, la Fondation Baur Musée des Arts d’Extrême-Orient de Genève et des collections privées. Une vue d’ensemble pour représenter le monde d’Edo de 1603 à 1868 : plus de 150 ans de paix à l’intérieur du pays, dans un splendide isolement du reste du monde. On pourrait appeler cette période l’ère de l’hédonisme japonais, avec des disciples dévoués aux plaisirs de la vie parce qu’ils étaient conscients de son caractère éphémère. Les riches marchands ( chōnin ) remplissaient leurs journées de représentations théâtrales et de divertissements avec des geishas dans des maisons de thé, dépensant leur fortune pour acheter des œuvres d’art extraordinaires. L’exposition est un voyage émotionnel et relaxant au pays du Soleil Levant.
En neuf sections, on peut admirer des chefs-d’œuvre d’artistes tels que Kitagawa Utamaro, Katsushika Hokusai et Utagawa Hiroshige et une série d’œuvres méticuleuses et exquises, des estampes aux éventails, des paravents aux masques, jusqu’aux étonnants kimonos et aux impressionnantes statues de samouraïs. Les mythes, les coutumes et les histoires de la vie quotidienne sont représentés, en utilisant également le langage de l’ironie et le code de l’érotisme.
L’exposition, produite par Skira, qui a également publié le catalogue, s’ouvre sur des images du monde flottant et le regard s’attarde sur d’innombrables gravures sur bois axées sur le goût d’une existence agréable. Les sujets et les personnages représentés nous amènent à imaginer des terres, des lieux et des habitations riches riflessioni filosofiche. In esposizione si ammirano oggetti delle varie forme di spettacolo, kabuki, nō e kyōgen, soprattutto maschere di personaggi, animali fantastici, spiriti e demoni dalle espressioni intense o terribili, sorprese o spaventate. In questa sezione emerge anche un curioso programma del 1890, uno stendardo della metà del XIX secolo in tessuto: una sorta di locandina illustrata, dipinta a mano e stampata in nero, usata per pubblicizzare gli spettacoli. Negli spazi a seguire fanno sfoggio di sé kimono ricamati con fili d’oro e d’argento, che riproducono paesaggi, monti innevati, draghi, flora e fauna, con i toni del celeste, del bianco, del rosso, del verde e dell’arancio. Incuriosiscono arredi laccati, come mobili per toeletta, e una scatola da viaggio con pettini e pennelli da barba, oppure stampe che ritraggono bambini che giocano a mosca cieca. Un universo a sé, denso e contraddittorio, è quello femminile, che merita una sezione a parte. Nell’immaginario collettivo, le giapponesi sono identificate spesso con le seduttive geishe. Ma in Estremo Oriente i diritti e le libertà delle donne erano molto limitati, seppur con qualche differenza tra classi sociali. Vengono ritratte con costumi e pettinature tipiche, mentre sono intente in attività quotidiane, nelle stampe di Tsukioka Yoshitoshi o nei trittici di Miyagawa Shuntei, accanto a elementi vegetali che richiamano i mesi dell’anno.
Un capitolo a parte meritano le xilografie a soggetto erotico, realizzate dai più importanti artisti del tempo. Oltre 50 tra stampe e shunpon, libri policromi illustrati, che rimandavano alla sacralità dell’atto sessuale. Ecco nelle vetrine alcuni fogli dell’ Introduzione erotica al matrimonio di Utagawa Kunisada, fortunato autore del tempo e di Fare l’amore con una donna d’immensa bellezza, una serie rara di 12 xilografie di Utamaro, maestro di rottura rispetto agli altri autori, che rappresenta il vero amore tra corpo e psiche, esprimendo il piacere femminile attraverso gli occhi socchiusi delle amanti.
Dalle battaglie d’amore si arriva, verso la parte finale della mostra, al mondo dell’eroismo di samurai e guerrieri, grazie all’esposizione di armature e corazze squamate, imponenti e straordinarie, e non mancano storie di eroine entrate nel mito.
La chiusura, infine, è onirica e fluttuante. Nell’ultima stanza ci si immerge nella Grande onda di Hokusai, un quadretto in cui il mare sovrasta su tutto e sembra inghiottire una minuscola imbarcazione. Il battello prosegue il suo navigare, come l’individuo deve imparare a fare nella vita, cosciente della sua piccolezza, sospeso tra il senso dell’effimero e dell’eterno. Prima di uscire, immergersi in questa installazione avvolgente, tra acqua spumeggiante e la vetta del vulcano Fuji, è un viaggio tra caducità e piacere. hokusaitorino.it en détails. Les paysages, la nature montagneuse ou la mer imposante sont les protagonistes absolus, car le voyage faisait partie intégrante de la vie quotidienne des Japonais.
Sur de minuscules éventails et de petites peintures, voici des triomphes de fleurs et de fruits, des repas savoureux pour des oiseaux pleins de vie. Des camélias d’hiver dans la neige aux cerisiers en fleurs au printemps, des pivoines d’été aux jacinthes d’automne, toutes les saisons sont représentées. Le monde japonais a également influencé les peintres occidentaux, comme les impressionnistes, inspirés par les 15 volumes de mangas de Hokusai, ou Vincent Van Gogh, qui a reproduit, dans son propre style, deux estampes de la série des Cent vues de lieux célèbres d’Edo réalisées par Hiroshige.
Poursuivant notre immersion au Levant, nous pénétrons dans les salles consacrées au théâtre, un plaisir de la vie qui ouvre sur des réflexions philosophiques. Sont exposés des objets issus des différentes formes de représentation, kabuki nō et kyōgen, notamment des masques de personnages, d’animaux fantastiques, d’esprits et de démons aux expressions intenses ou terribles, étonnées ou effrayées. Dans cette section, une curieuse bannière en tissu du milieu du XIXe siècle, datant de 1890, fait également son apparition : une sorte d’affiche illustrée, peinte à la main et imprimée en noir, utilisée pour annoncer des spectacles.
Dans les espaces suivants, des kimonos brodés de fils d’or et d’argent, représentant des paysages, des montagnes enneigées, des dragons, la flore et la faune, dans des tons bleu ciel, blanc, rouge, vert et orange, s’imposent. De séduisants meubles laqués, tels que des coiffeuses, un coffret de voyage contenant des peignes et des blaireaux, ou encore des gravures représentant des enfants jouant à colin-maillard, intriguent également.
Un univers à part entière, dense et contradictoire, est celui des femmes, qui mériterait une section à part. Dans l’imaginaire collectif, les Japonaises sont souvent identifiées aux séduisantes geishas. Mais en Extrême-Orient, les droits et libertés des femmes étaient très limités, avec toutefois quelques différences entre les classes sociales. Dans les estampes de Tsukioka Yoshitoshi ou dans les triptyques de Miyagawa Shuntei, elles sont représentées dans des costumes et des coiffures typiques, occupées à leurs activités quotidiennes, à côté d’éléments végétaux qui rappellent les mois de l’année. Un chapitre distinct traite des gravures sur bois à caractère érotique, réalisées par les artistes les plus importants de l’époque. Plus de 50 estampes et shunpon, livres illustrés polychromes, font référence au caractère sacré de l’acte sexuel. Dans les vitrines, quelques feuilles de l’Introduction érotique au mariage d’Utagawa Kunisada, auteur fortuné de l’époque, et Faire l’amour à une femme d’une immense beauté, rare série de 12 gravures sur bois d’ Utamaro, maître de la rupture par rapport aux autres auteurs, qui représente l’amour véritable entre le corps et la psyché, exprimant le plaisir féminin à travers les yeux mi-clos des amantes. Des batailles d’amour nous arrivons, vers la dernière partie de l’exposition, au monde de l’héroïsme des samouraïs et des guerriers, avec l’exposition d’armures et de cuirasses à écailles, imposantes et extraordinaires, et il ne manque pas d’histoires d’héroïnes entrées dans le mythe. La clôture, enfin, est onirique et flottante. Dans la dernière salle, on est plongé dans la Grande Vague d’Hokusai, un tableau où la mer domine tout et semble engloutir un minuscule bateau. Le bateau poursuit sa navigation, comme l’individu doit apprendre à le faire dans la vie, conscient de sa petitesse, suspendu entre le sens de l’éphémère et de l’éternel. Avant de partir, s’immerger dans cette installation enveloppante, entre l’eau bouillonnante et le sommet du volcan Fuji, est un voyage entre l’éphémère et le plaisir. hokusaitorino.it