Martin Mystère Questioni di famiglia

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Martin Mystère – Questioni di famiglia di Alfredo Castelli e Sergio Toppi © 1995-2025 Sergio Bonelli Editore S.p.A. © 2025, Solone srl per questa edizione Martin Mystère è un personaggio creato da Alfredo Castelli. Tutti i diritti riservati. Collana Sergio Toppi, 24 Direttore editoriale: Nicola Pesce Caporedattore: Stefano Romanini Ufficio stampa: Gloria Grieco Correzione bozze: a cura della redazione Service editoriale e Cover design: Sebastiano Barcaroli Illustrazione di copertina: Giancarlo Alessandrini, realizzata per il volume «Martin Mystère Extra» n. 16 e raffigurante anche altri personaggi non presenti nella storia Questioni di famiglia. Sergio Toppi non realizzò nessuna illustrazione a colori destinata alla cover di questa storia.

Stampato in Slovenia – GENNAIO 2025

Questioni di famiglia è stato pubblicato per la prima volta nel dicembre 1995 su «Ken Parker Magazine» n. 35 e successivamente riapparso nel luglio 1999 su «Martin Mystère Extra» n. 16, entrambi Sergio Bonelli Editore.

Edizioni NPE

è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA)

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Martin Mystère Questioni di famiglia

di Alfredo Castelli e Sergio Toppi

Il Toppi mysterioso e lo Zio Alfy

di Stefano Priarone

Sceneggiare fumetti era soltanto al terzo posto fra le doti letterarie di Alfredo Castelli (1947-2024), per molti il Buon Vecchio Zio Alfy, in breve BVZA. Al primo c’era quella di realizzare caricature, o sketch, ispirati ad amici e conoscenti: tutti assolutamente gratis (e non richiesti), sulla scia dell’estro del momento e nei quali, per citare Oscar Wilde, esprimeva non il suo talento, come in genere nelle sceneggiature, ma il suo genio. Mi è capitato, che io sappia (magari c’è una cartella a mio nome in qualche anfratto della redazione, come si narra ci sarebbe quella dedicata a un noto sceneggiatore e redattore della Sergio Bonelli Editore), di esserne protagonista due volte. La seconda quando gli avevo segnalato un mio articolo per «La Stampa» nel quale lamentavo che Facebook mi avesse censurato una foto, scattata alla mostra di un fotografo di moda, dove oltre a me in primo piano sullo sfondo c’era la giovane e molto nuda modella Melania Knauss, all’epoca dello scatto non ancora Signora Trump. Nella rielaborazione grafica di Castelli i censori di Facebook

Una foto di Castelli con l’Omino Bufo, il suo personaggio nato sulle pagine del «Corriere dei Ragazzi» nell’ambito della rubrica “Tilt”.

Il Docteur Priarigaris, mia versione nel mondo di Martin Mystère.

avevano censurato la foto non per il nudo di Melania (tornata First Lady dopo le nuove elezioni), ma a causa della mia faccia (e mi sa che la ricostruzione del BVZA era decisamente plausibile). Il tutto era poi finito nel volume di ristampe di opere satiriche di Castelli Il Carciofo nazionale (Cut-Up Publishing). Correva l’anno 2017: la prima volta era stata oltre dieci anni prima, quando Alfredo aveva rielaborato un disegno di Giancarlo Alessandrini (storico disegnatore della serie sin dal numero uno) per la copertina dell’Almanacco del Mistero 2004 con la storia Docteur Mystère e gli orrori del castello maledetto, un meraviglioso omaggio all’horror d’antan disegnato da Lucio Filippucci (altra colonna del fumetto) il cui protagonista era l’antenato del suo Martin Mystère, il Docteur Mystère, appunto. Ero diventato il “sinistro Dottor Priarigaris” (allusione al film del 1920, tra i capolavori dell’espressionismo tedesco, Il gabinetto del Dottor Caligari, citato nella storia a fumetti), una delle “molte inquietanti presenze del Turchino”. Una vignetta meravigliosa, nella quale Castelli dimostra di conoscere molto bene la zona del Passo del Turchino, valico appenninico che prima della costruzione dell’autostrada (e adesso di nuovo, visto che negli ultimi anni è spesso chiusa) era l’unica strada per raggiungere Genova e la Riviera dal Basso Piemonte (“Alta Liguria” la chiamano i genovesi, citando le forti influenze culturali) e che non ha nulla da invidiare al Passo Borgo del Dracula di Bram Stoker.

E al secondo posto? Lo scrivere introduzioni, ovviamente. Le scriveva per le sue storie, che fossero di Martin Mystère, lo studioso di “mysteri” chiamato il Detective dell’Impossibile, o anche BVZM (Buon Vecchio Zio Marty) da lui creato nel 1982 e ancora adesso in edicola per la Sergio Bonelli Editore, o di suoi altri personaggi, come lo Zio Boris (deliziosi racconti horror un po’ alla Famiglia Addams, disegnati da Carlo Peroni e poi da Daniele Fagarazzi e Massimo Bonfatti) o i ladri gentiluomini Gli Aristocratici, disegnati da Ferdinando Tacconi. Ma anche per volumi di altri autori. E in questo, per citare un’espressione nota agli appassionati di sport, era davvero un possibile GOAT (“Greatest of all Time”, il migliore di sempre).

Era sempre brillantissimo, simpaticissimo, e a volte la parte migliore del volume era proprio la sua introduzione.

Quindi è con certa ansia da prestazione che mi accosto a scrivere questa introduzione, da Ormai Non Più Tanto Giovane Nipote, adesso che lo Zio Alfy ci ha lasciati quasi da un anno (il 7 febbraio del 2024).

La copertina del volume dedicato al Docteur Mystère, antenato di Martin Mystère, da dove Castelli aveva preso l’immagine poi rielaborata. Copertina di Lucio Filippucci.

La copertina di «Ken Parker Magazine» n. 35 del dicembre 1995 con la prima edizione della storia.

La copertina di «Martin Mystère Extra» n. 16 del luglio 1999 con la ristampa della storia.

Questioni di famiglia

Nel più classico stile dei prefatori finora ho parlato molto di me stesso e proseguo: ho cominciato a leggere le introduzioni da bambino, iniziando con quelle degli Oscar Mondadori dei gialli di Agatha Christie (avevo otto anni, ciascuno ha le proprie perversioni): alcune, in genere dello scrittore inglese Julian Symons, erano molto buone, altre, utilizzando un termine contemporaneo, “spoileravano” (mi hanno rivelato chi aveva assassinato Roger Ackroyd, ucciso in uno dei più famosi romanzi di Dame Agatha, L’assassinio di Roger Ackroyd, appunto), ma in questo caso si dice il peccato e non il peccatore.

Era evidente che certi prefatori non conoscevano neanche il romanzo della Christie che avrebbero dovuto presentare e, così, per differenziarci, parliamo un po’ della storia, andando indietro di quasi trent’anni. Questioni di famiglia esce sul numero 35 di «Ken Parker Magazine» del dicembre 1995. La rivista è uno strano ibrido: il malinconico trapper protagonista di un western realistico e crepuscolare, creato da Giancarlo Berardi (sceneggiatura) e Ivo Milazzo (disegni), piace molto ma, purtroppo, a pochi lettori e la pubblicazione, con una storia lunga del personaggio e altre brevi, non vende abbastanza (chiuderà con il numero successivo, il 36), come del resto sta accadendo a tutte le riviste di “fumetto d’autore” dell’epoca che da anni cercano di sopravvivere con storie brevi, alle quali ricorre anche «Ken Parker Magazine», con il vantaggio che l’editore è lo stesso, sempre Sergio Bonelli. Toppi vi approda anche a causa della crisi delle riviste con le quali lavora da decenni.

E, così, nasce questa storia breve di Martin Mystère, un incontro creativo fra due maestri del medium: uno che si è dedicato quasi sem-

pre al fumetto seriale (Castelli) e l’altro invece in genere a quello un tempo detto (con termine un po’ snob e impreciso) “d’autore” (Toppi).

Il Dottor Castelli e Mister Toppi

Si dice spesso che non si dovrebbero mai incontrare i propri miti, troppo forte è il rischio di restarne delusi. Succedeva qualcosa di simile con Toppi: ma era una delusione di tipo diverso. Non era antipatico o scostante, bensì un gentiluomo d’altri tempi. Però era troppo diverso dalle sue storie, aveva l’aria del classico, banale impiegato di banca ma a quanto pare celava un’indole trasgressiva che sfogava scrivendo e disegnando.

L’opposto era Castelli, milanese come lui. Il BVZA era una versione ancora più simpatica e logorroica di Martin Mystère, era evidente che il Detective dell’Impossibile era modellato su di lui. Non era così all’inizio: i primi anni Martin è un personaggio abbastanza convenzionale, uno studioso, vero, ma affascinante e atletico come James Bond (verrebbe da paragonarlo a Indiana Jones, ma anche se la serie è uscita nel 1982, un anno dopo il primo film dell’archeologo avventuriero, I predatori dell’arca perduta, era stata concepita molto prima) e, come lui, piace molto alle donne. Ha sì una “eterna fidanzata” ma Diana Lombard all’inizio è simpatica come Minni e si comprende come Martin non le sia così graniticamente fedele, a differenza di Topolino.

Solo in seguito Castelli trasmette a Martin le proprie idiosincrasie e passioni, rendendolo logorroico e accumulatore (di libri ma anche di oggetti a suo parere interessanti) come lui. Del resto sono nati lo stesso giorno, il 26 giugno, anche se con cinque anni di differenza, Martin (fra i pochi personaggi dei fumetti con un anno di nascita ben preciso) nel 1942, Castelli nel 1947: e quando nella storia del 1987 Operazione Dorian Gray (sui numeri 62-64, usciti fra maggio e luglio), disegnata da Giovanni Freghieri, Martin ha la “crisi dei quarantacinque anni” è un molto probabile riflesso della più consueta “crisi dei quarant’anni” che probabilmente all’epoca stava vivendo Castelli.

Una storia “popolare d’autore”

Toppi e Castelli hanno però un elemento in comune: sono maestri della storia breve. Lavorando in Bonelli il BVZA si è trovato a proprio agio anche nelle avventure di centinaia di tavole (per «Martin Mystère» ma anche per «Mister No» e «Zagor» dove in certi casi ha

L’albo variant di Martin Mystère, uscito in occasione di Lucca Comics & Games 2024, che ristampa la storia del maggio-giugno 1984 ispirata al film di Peter Weir L’ultima onda, del 1977.

superato le trecento tavole), ma, soprattutto si è formato negli anni Settanta scrivendo tanti brillanti racconti di poche pagine: e infatti le sue avventure su rivista di Martin Mystère sono spesso autentici gioiellini. Le poche pagine la rendono probabilmente la storia più “toppiana” del Maestro milanese con i personaggi della Bonelli (più di quelle di Julia e di Nick Raider già uscite in questa collana). C’è un film perduto del 1920 con i membri di una spedizione nella giungla africana attaccati da misteriose “formiche”, un alieno del pianeta Zork (chiamatelo “zorkestre” non “zorkiano”, così non si arrabbia, anche se lui ci chiama “terricoli”, non “terrestri”). Castelli oltre a Java, uomo di Neanderthal inseparabile amico di Martin, fa disegnare a Toppi altri personaggi fondamentali della saga come l’ispettore Travis della polizia di New York e Chris Tower, comandante della segretissima base governativa di Altrove: manca solo Diana. Una storia ironica nella vena migliore di Martin Mystère con un Toppi che non solo centra benissimo il personaggio ma dà il meglio nelle sequenze nell’Africa di inizio Novecento e con gli alieni (pure nella forma umana).

I ritorni dei Kundingas

Nella storia ci sono gli alieni zorkestri, ma gli extraterrestri più famosi in Martin Mystère sono i Kundingas, apparsi in un dittico di storie fondamentale per il passato del personaggio: Incontri ravvicinati (numeri 26-27 del maggio-giugno 1984) e Il ritorno dei Kundingas (numeri 35-36 del febbraio-marzo 1985), scritto da Castelli e disegnato da Alessandrini (la seconda storia in parte anche da Gaspare e Gaetano Cassaro). La prima avventura è appena stata ristampata in uno speciale albo del personaggio uscito per Lucca Comics in collaborazione con Radio Deejay e la mini saga è ispirata chiaramente al

film The Last Wave (“L’ultima onda”), capolavoro del 1977 diretto da Peter Weir.

Scopriamo che il padre di Martin, l’affarista Mark Mystère, nel 1962 (quando Martin ha vent’anni) viene avvicinato da alcuni individui influenti, che dicono di far parte di un gruppo ristretto ed esclusivo che non ha nome ufficiale. Ma gli scrittori di fantascienza, intuendo la loro esistenza, li hanno chiamati gli Uomini in Nero.

Accetta di entrare nel gruppo, anche se la sua collaborazione con gli Uomini in Nero è minima: si limita a scrivere un paio di articoli ridicolizzando la credenza negli UFO e in Atlantide.

All’improvviso, un affare con una finanziaria australiana si sblocca. Mark Mystère vola quindi a Melbourne con la moglie Laura. Ma viene di nuovo contattato dagli Uomini in Nero. È obbligato a seguire alcuni membri dell’organizzazione (che gli sembrano autentici tipacci) su un elicottero. Ha fatto strani sogni, negli ultimi giorni, e un aborigeno gli ha detto: “Sei dei nostri: non tradirci!”. Sono sinistri presagi: l’elicottero atterra nel deserto. Gli Uomini in Nero assistono all’arrivo di un UFO: ne scendono alcuni strani esserini alieni... sono i Kundingas, gli dèi venuti dallo spazio delle leggende aborigene. Vicino a loro ci sono, infatti, molti nativi, in venerazione. L’elicottero si alza in volo e gli Uomini in Nero iniziano a massacrare alieni e aborigeni. Mark Mystère tenta di opporsi, ma viene ridotto all’impotenza. Anche gli aborigeni sono contro di lui: Mark Mystère non doveva unirsi agli Uomini in Nero, è un cumbo , un bianco dotato dei loro stessi poteri, come il potere di sognare quello che sognano loro.

del

La copertina
sequel della storia, Il ritorno dei Kundigas, del febbraio-marzo 1985.

Copertina di Tutto quel nero (2011) di Cristiana Astori, prima avventura della cacciatrice di film perduti Susanna Artino.

La sua vita è finita: dice agli Uomini in Nero che li denuncerà all’arrivo in America, ma l’aereo sul quale viaggia con la moglie viene fatto esplodere da Sullivan. È il 1965. Martin Mystère è diventato orfano.

Mark, però, prima di prendere l’aereo, presagendo la fine, riesce a scrivere una lettera al figlio, da fargli ricevere solo vent’anni dopo, al nuovo arrivo dei Kundingas. Martin la legge, va in Australia, e scopre di essere, come il padre, un cumbo.

Martin, tuttavia, rinuncia a vendicarsi su Sullivan. Allo stesso modo, i Kundingas rinunciano alla loro vendetta. Atterrano nel deserto australiano con propositi di pace, come in passato, salutano i fedeli aborigeni e si limitano a raccogliere la sabbia del deserto. Mark Mystère appare al figlio. “Ora sono veramente fiero di te”, gli dice.

I Kundingas arrivano sulla terra ogni vent’anni, Castelli se n’è ricordato all’ultimo nel 2005 e li ha fatti apparire brevemente. Chissà se ci saranno anche nel 2025.

La cacciatrice di film perduti

Il misterioso negozio di New York dove in Questioni di famiglia si vendono videocassette di film perduti o persino di incerta esistenza (come, nella storia, i presunti porno di Marilyn Monroe, Joan Crawford, Sofia Loren e Barbra Streisand) piacerebbe senz’altro a Susanna Marino.

Creata dalla scrittrice Cristiana Astori, Susanna è una studentessa di cinema squattrinata che viene assoldata da misteriosi collezionisti per cercare film scomparsi ma realmente esistiti.

Il primo romanzo, Tutto quel nero (2011) era un tour nel cinema erotico-horror dello spagnolo Jess Franco e della sua musa Soledad Miranda (alla quale Susanna assomiglia); il secondo, Tutto quel rosso (2012), ambientato a Torino (la scrittrice è piemontese), era un omaggio ai classici thriller di Dario Argento (Profondo rosso in primis); il terzo, Tutto quel blu (2014) alle icone anni Ottanta; il quarto, Tutto quel buio (2018) ai vampiri; il quinto, Tutto quel viola (2023), è probabilmente il più

“mysterioso”, cioè più affine alle tematiche di Martin Mystère. Stavolta siamo nella Torino esoterica alla ricerca del film Sortilegio (girato e ne esiste la sceneggiatura ma è perduto) e c’è il pittore torinese Lorenzo Alessandri (1927-2000) famoso per i quadri inquietanti con tematiche quasi “sataniste”, conosciuto dall’autrice da ragazzina. Sebbene l’artista dicesse che, come ci sono pittori di quadri religiosi che sono atei, si possono benissimo raffigurare demoni senza per questo essere satanisti.

Martin Mystère è famoso per i team-up, cioè le alleanze con i personaggi dei fumetti (come i “colleghi” della Sergio Bonelli Editore Nathan Never, Dylan Dog e Mister No) o della letteratura e del cinema (a volte vengono cambiati i nomi, nel caso non siano ancora liberamente utilizzabili): non sarebbe male una storia con la cacciatrice di film che, nerd com’è, non farebbe neanche ingelosire Diana, negli anni peraltro diventata più simpatica e passata da “eterna fidanzata” a moglie.

E adesso vi lasciamo alla storia, sperando che nella loro indulgenza nell’aldilà dei fumettisti il Buon Vecchio Zio Alfy e il Maestro Toppi siano clementi con questo Nipote e con uno dei suoi alter ego, l’inquietante Dottor Priarigaris.

Copertina di Tutto quel viola di Cristiana Astori, il quinto romanzo con protagonista Susanna Marino, uscito nel 2023.

Questioni di famiglia è stato pubblicato per la prima volta nel dicembre 1995 su «Ken Parker Magazine» n. 35 e successivamente riapparso nel luglio 1999 su «Martin Mystère Extra» n. 16, entrambi Sergio Bonelli Editore.

Volumi di Sergio Toppi

già pubblicati in questa collana:

Sharaz-de – isbn: 978-88-88893-86-0

Blues – isbn: 978-88-88893-94-5

Bestiario – isbn: 978-88-88893-98-3

Lo spazio dentro il corpo – isbn: 978-88-94818-66-6

Finché vivrai – isbn: 978-88-94818-08-6

Il Collezionista – isbn: 978-88-94818-16-1

Tanka – isbn: 978-88-94818-39-0

Solitudinis Morbus – isbn: 978-88-94818-48-2

Chapungo – isbn: 978-88-36270-20-0

Ogoniok – isbn: 978-88-36270-33-0

Il dossier Kokombo – isbn: 978-88-36270-53-8

Dio Minore – isbn: 978-88-36270-71-2

Myetzko – isbn: 978-88-36270-87-3

Krull – isbn: 978-88-36270-93-4

Isola gentile – isbn: 978-88-36271-02-3

Il tesoro di Cibola – isbn: 978-88-36271-09-2

La leggenda di Potosí – isbn: 978-88-36271-43-6

Warramunga 1856 - M’Felewzi – isbn: 978-88-36271-80-1

Colt Frontier – isbn: 978-88-36272-05-1

Scene dalla Bibbia – isbn: 978-88-36272-20-4

Sic transit gloria mundi – isbn: 978-88-36272-40-2

Julia – L’eterno riposo – isbn: 978-88-36272-33-4

Nick Raider – Senza respiro – isbn: 978-88-36272-53-2

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