Out of my brain

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Out of my Brain L’arte di Miguel Ángel Martín

Andrea Grieco


out of my brain l’arte di miguel Ángel mart�n di Andrea Grieco © dell’Autore dei testi © Solone srl per questa edizione © degli aventi diritto per le immagini utilizzate Collana: L’arte delle Nuvole, 27 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini e informazioni: info@edizioninpe.it Ufficio Stampa e Supervisione: Stefano Romanini ufficiostampa@edizioninpe.it si ringrazia per le foto – Rosario Pomarico Maria Assuero si ringrazia per le traduzioni – Beatrice Romeo service editoriale – Marika Russo grafica front cover – Nicola Pesce grafica cover distesa – Valeria Morelli Stampato nel mese di maggio 2018 presso Peruzzo Industrie Grafiche SpA Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl via Aversana, 8 - 84025 Eboli (SA) recapito postale NPE c/o mbe via Brodolini, 36 z.i. 84091 Battipaglia (SA) edizioninpe.it facebook.com/edizioniNPE twitter.com/edizioniNPE instagram.com/edizioniNPE #edizioninpe


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Altra peculiarità di Miguel Ángel Martín è una spiccata prolificità, che si manifesterà appieno dopo Kyrie lavorando contemporaneamente su più serie, la prima delle quali è Space Between, questa volta per una rivista specializzata, «Zona 84», per i tipi della Toutain. Come avverrà per quasi tutti i fumetti serializzati negli anni da Miguel, anche queste tavole gioveranno di pubblicazioni in volumi unici, che conferiranno alle opere stesse tutto il loro respiro narrativo. E Space Between8 è un’incursione dell’autore nei territori della sci-fi; benché Martín avesse già effettuato con Keibol Black una prima perlustrazione di tale genere, adesso ne fa il luogo privilegiato per ambientarvi le proprie fantasie e, al contempo, far deflagrare i confini stessi che lo delimitano. Non mancano infatti, quelli che a tutti gli effetti sono considerati gli indicatori del genere in questione come astronavi, organismi alieni, mutazioni e un ambiente connotato dalla sofisticazione tecnologica; ma nelle mani del disegnatore tutto ciò rappresenta soltanto la superficie sotto la quale bolle la materia nevralgica a cui egli dà forma. E basta leggere il primo, fulminante episodio che fa da incipit, The Spaceman, per rendersi conto dello scarto che viene operato nei confronti dei canoni prestabiliti. Miguel impiega giusto le vignette di una tavola per mostrarci il recupero di un modulo satellitare con a bordo un pilota che riporta una mostruosa alterazione molecolare, un topos abusato nell’universo fantascientifico in qualsivoglia sua forma espressiva (dalle modalità in cui Stan Lee diede origine ai Fantastici Quattro fino al contagio parassitario di un membro dell’equipaggio della nave Nostromo nel film Alien di Ridley Scott, l’elenco risulterebbe pressoché sconfinato), dall’autore sviluppato poi secondo toni e dinamiche del tutto inedite, tanto da catapultare il lettore in una sorta di “interzona” narratologica. Giusto il tempo di voltare ancora pagina per 33


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scoprire che il malcapitato uomo spaziale è il marito di Frida Chambers, conduttrice del programma televisivo Space Between, interamente registrato su di una stazione orbitante e trasmesso con successo sulla Terra, dove gli spettatori decretano il successo di servizi che sfruttano la strisciante brama di sensazionalismo e di emozioni a buon mercato del pubblico. La spietata anchor woman non si fa scrupolo di ordire il rapimento del consorte dall’ospedale nel quale è ricoverato, rinchiuderlo ancora vivo in una capsula-bara condannandolo così all’oblio del cosmo, tutto questo per poter annunciare la triste scomparsa del pilota durante l’eroica missione di esplorazione che comandava, così garantendosi uno share, è il caso di dire, stellare.

Sopra: La signora Chambers in tuta latex. Tratto dal volume The space Between, Ed. La Factoría de Ideas, 1998.

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the sex choice of a new generation In un sol colpo e in maniera strabiliante, perché al contempo privo di retorica ma con sferzante senso ironico e drammaturgico, Miguel fa così slittare l’orizzonte delle aspettative del suo lettore, che si ritrova a riconsiderare le proprie logiche interpretative di fronte alla contaminazione che l’artista va operando tra marcatori di genere che vengono orientati nelle maglie di una visione soggettiva. Tali considerazioni risultano tanto più evidenti quanto più ci si addentra nella storia, le cui vicende si dipanano in maniera rizomatica investendo personaggi dalla caratterizzazione sempre più complessa e da rapporti sempre più spinosi. Di ciò è sin dal titolo esempio lampante il secondo episodio, Bizarre Sex. Quest’ultimo si apre con una figura femminile interamente inguainata di latex e dedita ai piaceri della coprolagnia. Dopo essersi abbandonata all’orgasmo, la donna, completamente inzaccherata di materia fecale, si sfila con gesto sfinito la maschera dal capo, così scoprendo, con non poco stupore, che si tratta della signora Chambers, alla quale non sembra manchino risorse per surrogare la mancanza del partner, che non ha esitato a condannare a morte. La mano beffarda di Miguel si palesa nel susseguirsi serrato e alternato di vignette che vedono la presentatrice concedersi una calda doccia ristoratrice ad altre vignette che, in maniera sibillina, mostrano degli inquietanti parassiti fuoriuscire dagli escrementi rimasti a terra. Con tali dettagli non vi è dubbio che Miguel alteri l’atmosfera che di norma aleggia nelle saghe spaziali, infestando, alla stregua di quanto faranno i disgustosi organismi simbiotici rispetto ai corpi ospiti che incontreranno sulla base orbitante, l’intero impianto narrativo. Da questo momento in poi il racconto tenderà a snodarsi intorno a più nuclei d’azione tra loro sempre interconnessi: Gina e Chris, i figli di Frida, vivono un profondo disagio che tentano di colmare con visioni di materiale estremo; il loro cucciolo, Muffy, ingerisce i parassiti e ne viene infettata in maniera esiziale; Gina manifesterà segni di disturbi psichici che la condurranno a un tentativo di sabotaggio della nave e a compiere una strage prima di ferire la madre e, infine, suicidarsi; Frida scoprirà di aver sviluppato in grembo uno strano feto vermiforme, e quando si renderà conto che il suo mondo inizia a disgregarsi non esiterà a piantarsi un colpo in testa. Su tutto, a dispetto dell’ambientazione spaziale, il disegno di Martín diffonde un disturbante senso di claustrofobia concependo una sorta di kammerspiele-horror ipertrofico, dove le storie sono contrappuntate dalle immagini che vengono perennemente trasmesse dalla molteplicità di schermi onnipresenti. Valga per tutti il gigantesco televisore al plasma che campeggia nella stanza di Gina e Chris e dal quale vengono trasmesse, quasi senza soluzione di continuità, immagini sperimentali a base di ultrasuoni dagli effetti devastanti, 35


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Sopra: Monika scopre il segreto di Gloria. Tratto da Anal core, Topolin Edizioni, 1999.

torture ed esecuzioni di pene capitali, video medici come trapianti, autopsie, vasectomie e lobotomie; le stesse azioni narrate sono riprese dalle telecamere collocate in ogni angolo, che trasformano in materiale da audience tutto ciò che passa davanti alle loro lenti, compreso il plateale suicidio di Frida, contemporaneamente artefice e vittima di uno spietato sistema mediatico che implica e fagocita in maniera altrettanto (ir)responsabile il fruitore, spettatore o lettore che sia. Miguel Ángel Martín continua fastidiosamente a far vibrare nelle orecchie l’impersonale ronzio emesso dagli apparecchi di riproduzione audio-visiva anche nelle storie che, inizialmente pubblicate sulla rivista «Totem», andranno successivamente a comporre i volumi Psychopathia Sexualis9 e Anal Core, riverberandosi fino a quelli che, prima apparsi su diverse testate che vanno da «Rock de Lux» alla mitica El Víbora, confluiranno poi in Snuff 2000. Con la differenza che il materiale che in «Space Between» funzionava in maniera enigmatica o addirittura subliminale, in queste opere viene eletto a tema principale ed esposto in maniera esplicita e fredda, risultando così ancor più intollerabile. Specialmente in Psychopathia Sexualis, nel quale Martín esplora, attraverso suggestioni scaturite sostanzialmente dalle biografie e dagli scritti dei più sordidi ed efferati assassini seriali e dalle parafilie in genere, i meandri più oscuri dell’animo umano. Argomenti che il disegnatore renderà tanto più carichi di effetto disturbante quanto più il suo tocco sarà analitico, quasi medico, privo di un qualsivoglia approccio empatico, evitando in tal modo un appiglio critico e pertanto consolatorio al lettore, che tutt’al più si arrischia ad avvicinare tali realtà solo attraverso la mediazione edulcorata, 36


the sex choice of a new generation nonché ammantata di ipocrisia scandalistica e di malcelata pruriginosità dei rotocalchi televisivi e giornalistici. Diversamente, Miguel dichiara sin dal titolo, mutuato dal primo tentativo di catalogazione sistematica delle patologie sessuali compiuto sul finire del XIX secolo dallo psichiatra e neurologo Richard von Krafft-Ebing, di voler illustrare in maniera clinica le manifestazioni più scioccanti del feticismo, del sadomasochismo e della pedofilia, ritraendo un’aberrante immagine caleidoscopica di fine millennio. Materiale di per sé ostico e scomodo che Martín ha addirittura l’ardire di sdoganare nel medium fumettistico, attirando gli strali della censura e, più in generale, di quel subdolo meccanismo omeostatico che garantisce e sorregge lo status quo sociale, dando finanche luogo a uno dei casi più eclatanti di coercizione nei confronti del principio di libertà espressiva esercitata ai danni di un artista e della sua opera. Nel 1995 infatti, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cremona ordina il sequestro immediato di Psychopathia Sexualis, all’epoca stampato in Italia dalle Edizioni Topolin. A seguito di tale azione all’editore Jorge Vacca, colpevole di aver concepito tale volume, verranno contestati reati infamanti, dai quali solo dopo diverse vicissitudini, processi, condanne e multe, risulterà, dalla sentenza emessa il 13 marzo del 2001 dalla terza sessione penale della Corte di Cassazione, assolto con formula piena, nonché riconosciuto innocente; ciò consentirà alla Topolin di tornare in possesso del materiale requisito e di riprendere pienamente la sua attività10. Tali circostanze, al di là degli strascichi e delle noie legali, contribuiranno a erigere intorno a Martín l’inossidabile alone di autore moudit e, all’epoca, a garantirgli anche una rinnovata notorietà, soprattutto presso il circuito dei centri sociali. Ma a questo aggiornato interesse, rimarcato sempre da un discorso di tipo ideologico alimentato dalle controversie a cui il disegnatore e l’editore dovettero far fronte, non sempre si accompagnava una lettura attenta del discorso linguistico che l’artista andava compiendo. Al di là dell’approccio chirurgico già evidenziato, infatti, la stessa esposizione delle storie comprese in Psychopathia Sexualis, offriva una serie di soluzioni espressive davvero ingegnose. Ne sono un esempio le quattro tavole che compongono Punishment, un episodio quasi no-words la cui forza si sprigiona dalla modalità in cui Miguel compone tra loro le vignette. Con una capacità di sintesi strabiliante, il fumetto ci proietta in una stanza in cui due figuri in tuta latex sono intenti a torturare una ragazza per registrarne le urla strazianti e trasformarle in nuove sonorità; poco dopo le stesse azioni si ripetono ai danni di un rampollo dell’alta società, al quale i suoi carnefici concedono la derisoria presenza di un televisore dal quale si sta dando la notizia dei reiterati omicidi 37


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Sopra: Tavola da Psychopathia sexualis, Topolin Edizioni, 1995.


the sex choice of a new generation perpetrati dai suoi stessi carnefici. Quella che, a prima vista, potrebbe sembrare l’esposizione di una violenza fine a se stessa, gratuita e compiaciuta, in realtà sottende una molteplicità di senso proprio se percepita attraverso la decodifica dei mezzi espressivi. Di fatto, le parole onomatopeiche, che riproducono gli inquietanti ronzii degli strumenti di morte e i suoni assordanti emessi dagli amplificatori, trasbordano gli interstizi delle proprie vignette per comporre esse stesse uno score a cui viene affidato il compito di sincronizzare e armonizzare l’azione che, altrimenti, risulterebbe ambientata in uno spazio-tempo indeterminato. Nell’uso di Miguel, questa figura retorica svolge invece un compito che va ben oltre la mera trascrizione fonica, incaricata com’è di assolvere la funzione sintattica dei disegni e conferire loro una valenza narrativa che esula dalle consolidate dinamiche drammaturgiche. Ed è proprio in tale impianto, che l’autore ripeterà altre volte come nella storia Death Room, che è possibile ravvedere l’ennesimo scarto, che Martín va effettuando all’interno del meccanismo diegetico approntando tattiche inedite dalla forte carica semantica. Attraverso quest’ottica l’attenzione si concentra non solo intorno alla violenza sprigionata dal disegno, ma anche al discorso sottile e critico che Miguel sviluppa in merito al processo creativo, ancora una volta alimentato dalla costante presenza della tecnologia in esso implicato. L’invasiva presenza di monitor, schermi, registratori, amplificatori, microfoni e videocamere acquisisce un valore feticistico alla stregua delle maschere di pelle, delle tute in pvc, degli strap-on, dell’urina e dello sperma. E che all’autore interessi scoprire sempre nuove soluzioni lo dimostra anche l’episodio Screw Driver, la storia suggerita dalle esecrabili gesta di Peter Sutcliffe, il serial killer britannico che si accaniva sulle donne martoriandone i genitali con un cacciavite marca Phillips. Proprio questi dettagli raccapriccianti sono alla base di queste tavole che, però, concentrano tutta la violenza visiva nella sola prima vignetta, mentre per tutte quelle restanti l’azione si avvita sull’incontro galante di una coppia che si accinge a consumare una romantica cena a casa di lui, che il lettore intuisce da subito essere un assassino. Miguel è qui generoso nei dialoghi che accompagnano il pasto, così come nei disegni delle pietanze e dei gesti dei commensali. Ma benché l’orrore venga lasciato fuori campo, sull’intera scena cala una pesante cappa ansiogena sprigionata dalla violenza di quell’unico, macabro disegno. O meglio, dalla sua strategica collocazione, dalla quale opera incessantemente la sua azione disturbante nei confronti del fruitore. La ricerca formale prosegue incessante anche nel volume Anal Core11, benché Miguel dosi qui in maniera diversa le componenti e i temi di Psychopathia Sexualis e inizi ad approdare a soluzioni di più ampio respiro, preannunciando 39


out of my brain - l’arte di miguel ángel martín le più lunghe e articolate narrazioni future, come ad esempio Brian the Brain e Playlove, che realizzerà negli anni successivi. A rimarcare l’idiosincratico (sex)appeal dell’inorganico12 ci pensano qui storie come Video Drill (anal brain disfunction), in cui Edi è un ragazzo la cui vita è oramai interamente mediata da una videocamera, dalla quale non si separa mai. Il cibo che mangia, le persone che incontra, i suoi atti masturbatori e il suo dormire, a mo’ di quanto Andy Warhol fece nel 1963 in Sleep registrando senza interruzioni per un’intera notte il poeta John Giorno, vengono da Edi filmati e archiviati metodicamente. Una documentazione che sancisce la surrogazione dell’esistenza nella sua riproduzione, palesando quella pulsione scopica che, secondo il situazionista Guy Debord, va determinando le relazioni individuali della cosiddetta società dello spettacolo13. Nella visione di Martín questo processo si spinge verso un’ancor più radicale mise en abyme, in quanto a essere coinvolti in tale processo sono gli stessi strumenti utilizzati nella sua attuazione: Edi ha l’abitudine di registrare i programmi televisivi che lo interessano filmandoli con la propria handy-cam anziché avvalersi dell’uso del videoregistratore come sarebbe più pratico e logico fare. Tale circostanza sancisce una sorta di “cosificazione di secondo grado” per il fatto di investire di per sé oggetti inanimati. Gli assunti ai quali giunge Miguel sono tanto più inquietanti perché le implicazioni si insinuano e diffondono nella vita di ciascuno, come un morbo, con conseguenze deleterie, come sottolineano le ultime vignette della storia in cui i genitori di Edi non riescono ad avere rapporti sessuali perché sentono minata nell’intimo la loro privacy proprio dalla smania voyeueristica del figlio. Con tocco sarcastico, l’autore conclude la storia col disegno di una ronzante videocamera piazzata sul suo cavalletto, monade ineffabile di un mondo neurotico. Insufflare d’ironia materiale così magmatico è procedimento tipico di Martín, che ne dà prova anche in Superpussy (ultra menses) dove su uno strano avvenimento, di quelli che non sarebbero sfigurati in «Crónica Negra», l’autore imbastisce una storia ai limiti del triviale: il caso vero a cui ci si rifà è quello di Monika Bauer, che venne trovata senza vita nel suo appartamento dissanguata e priva di indice, medio e anulare della mano destra, amputati e misteriosamente scomparsi. Le matite di Miguel immaginano Monika, giorni prima di morire, in preda a mestruazioni che la sconquassano e che lei espelle, con tremendi spasmi dalla bocca anziché dalla vagina, e che quest’ultima, come si intuisce da un suo vibratore che riporta strani segni, sia dotata di denti. Quel che a prima vista sembra argomento da barzelletta triviale, e che in un certo qual modo ricorda in maniera speculare il cult porno-chic Gola profonda, nel quale la protagonista, interpretata da Linda Lovelace, è fornita di un clitoride 40


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Sopra: Tavola da Snuff 2000 contenuta all’interno di Total OverFuck, Edizioni npe, 2016.


out of my brain - l’arte di miguel ángel martín localizzato nel canale laringeo, è dall’autore spagnolo profuso di un humour di matrice surrealista, trasformando quel che altrimenti risulterebbe un divertissement in un capolavoro di scrittura e di composizione, in equilibrio tra ciò che è meraviglioso e quel che risulta indicibile. E benché sia di tutt’altra natura la sostanza delle storie contenute nel volume Snuff 200014, nel modo in cui affonda nell’universo della violenza e della depravazione sessuale, risulta ancor più strabiliante il modo in cui Martín riesce a impregnarla dello stesso tono ilare che dimostra di padroneggiare come pochi altri e che, soprattutto, nessuno osa sfoderare rispetto a temi che vanno dalla pedofilia agli snuff-movie, i fantomatici video che filmano la morte en direct di malcapitate vittime per il soddisfacimento - si presuppone - di danarosi e perversi clienti. Prodotti di per sé enigmatici e scabrosi, gli snuff, presunti o reali essi siano15, offrono a Miguel un campo d’indagine d’eccezione per protrarre su di un piano metalinguistico il discorso che va elaborando sui mezzi espressivi e le loro più estreme implicazioni di ordine sociale. Al centro di queste storie sono due spregiudicati videomaker, il cui volto resta perennemente coperto dalla caratteristica maschera fetish disegnata da Martín, intenti a risolvere quei problemi tecnici e linguistici che comporta il confezionare un testo audio-visivo. Quale piano o inclinazione di ripresa sia meglio utilizzare per valorizzare una certa azione; cosa sia un’immagine subliminale o quanto sia congeniale, come emerge dalla discettazione che i due loschi individui effettuano nell’episodio intitolato Slow Motion, l’uso di un piano-sequenza anziché di un taglio in fase di montaggio nella resa del “grado di realtà” del girato; come sia meglio posizionare i soggetti da riprendere e quali accorgimenti scenici siano da considerare per ottenere una maggiore suggestività, come si evince per esempio nella storia Car Crash Mix; fino a giungere alle problematiche inerenti la post-produzione e la distribuzione dei video ultimati. Insomma, Miguel ci ragguaglia, con piglio da far invidia allo storico critico cinematografico André Bazin, sulle implicazioni estetiche dell’attività dei due protagonisti, non fosse, però, che questi filmano esclusivamente torture e abusi sessuali. Una considerazione non senza rilievo, perché è da questa sorta di corto circuito semantico che si sprigiona quel disagio che Martín è in grado di generare nelle sue tavole e, al contempo, filtrare con acume e dissacrante intelligenza l’argomomento di cui si discetta. Considero Space Between un’opera di transizione: è ancora presente un certo immaginario psicotronico, ma compaiono in maniera rilevante figure, luoghi e situazioni che diverranno ricorrenti e incisivi nella tua produzione 42


the sex choice of a new generation successiva. Penso al fantasioso universo di feticismi che diverrà una tua marca stilistica. La signora Chambers, per esempio, a sole poche pagine dall’inizio, si scopre essere dedita a pratiche leather: come nasce l’idea di inserire nel mondo del fumetto questo specifico immaginario?

Secondo me Space Between è un’opera seminale proprio per gli aspetti ricorrenti che hai rilevato, e giustamente tra questi vi sono i feticismi, la cui idea nasce dalla mia attrazione per la musica elettronica e industrial degli anni Ottanta; gli artisti che vi erano coinvolti erano a loro volta influenzati dal porno, dall’universo fetish, dalla violenza e dalle psicosi.

Visto che qui come altrove vi sono riferimenti cronenberghiani, non è che il cognome Chambers è un omaggio alla pornostar Marilyn Chambers protagonista di Rabid, sete di sangue? Esatto, questo cognome vuole essere un omaggio alla pornostar Marilyn Chambers. A proposito della Chambers e della pornografia in generale, come fruitore in cosa credi che un attore o un’attrice che lavori in quest’ambito sia oggi cambiato rispetto agli anni in cui operava la star di Open the green door16, il cult-movie della cosiddetta golden age del porno?

Internet ha cambiato tutto, specialmente per quel che riguarda il modo di produrre e quello di Sopra: Antropoide. Collezione privata. 2007.

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…Il politicamente corretto prevale nella nostra mediocre, vigliacca e decadente società. Mi piace molto la cravatta, Brian la indossa molte volte ma io non l’ho mai indossata, ah, ah! Io ho quest’attitudine: rendere pop la violenza, il sesso, la scienza e la tecnologia. …Non ho l’auto e neppure la patente. Non so neanche portare una bicicletta, ah, ah! Mi definisco uno psicopatico che disegna fumetti. Miguel Àngel Martìn I disegni di Martín sono lacerti di un millenarismo in atto, sconcertante quanto affascinante. O si è attratti e risucchiati come in un gorgo o si è disturbati e vinti da repulsione. Una via di mezzo non è concepibile.

isbn: 978-88-94818-50-5

€12,00


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