Così passa la gloria del mondo
di Michel Jans
Per quasi quarant’anni, Sergio Toppi ha partecipato con costanza esemplare alle pagine de «Il Giornalino». Ha realizzato, settimana dopo settimana, un’impressionante quantità di fumetti e illustrazioni su una gran varietà di temi. «Il Giornalino» era animato da una forte volontà pedagogica e, pur aderendo a una marcata linea cattolica, i redattori seppero lasciare ampio margine di libertà creativa ai loro autori; Toppi vi si sentì a lungo come a casa. Disegnò per loro una schiera innumerevole di personaggi storici, a corredo degli articoli di giornale. Di tutto questo lavoro ci rimane una sorta di catalogo “à la Prévert” in cui santi e briganti, oscuri manigoldi e fulgidi esempi si ritrovano oggi gomito a gomito.
Personaggi noti e meno noti su cui si posa il velo di polvere della Storia... Ci troveremo talvolta a interrogarci sui motivi che animarono la redazione, e potremmo anche pensare che vi manchi tale o talaltra celebrità imprescindibile, ma il Pantheon dei nostri cugini italiani non ospita esattamente le nostre stesse glorie. A questo si aggiunga che molti disegni sono nel frattempo, ahimè, scomparsi e che il presente volume non è, in fondo, altro che un pretesto per rendere tributo a Toppi, per ammirare l’assoluta maestria con cui si tira d’impaccio in quel che sarebbe potuto invece essere un esercizio di stile piuttosto banale. L’osservatore più attento noterà che, in questo corposo forilegio, le donne non compaiono che molto raramente. Parrebbe dunque che la Storia sia stata, fno ai tempi recenti, appannaggio di maschi dominanti...
Per conferire a questa galleria di vegliardi memorabili una prospettiva meno deferente, Jean-Louis Roux è andato a fccanasare dietro le quinte buie della leggenda aurea, riportando aneddoti e fatti, assolutamente verifcabili e comprovati, per sottolineare nella sua maniera incisiva e insolente quante piccolezze nascondano certi grandiosi destini e quanta meschinità si annidi nelle gesta più altisonanti. Ha così redatto alcune decine di note che potrebbero non
essere del tutto in linea con la visione dei saggi padri del «Giornalino», ma che accendono una luce inattesa e demistifcante su tanti uomini illustri – illustri, peraltro, il cui lustro è ormai opaco. È dunque sempre attuale la tradizionale formula pronunciata in occasione dell’incoronazione papale: Sic transit gloria mundi. «Così passa la gloria del mondo».
L’amore per la Storia
di Sergio Toppi
Ho sempre nutrito un vivo interesse per la Storia, e quando si fa il mio mestiere è anche una necessità; la Storia è come un immenso serbatoio per la narrativa. Da bambino, come molti della mia generazione, ero stato segnato dal cinema americano e i personaggi storici che mi afascinavano maggiormente erano Sitting Bull, e Geronimo. Poi, non appena ebbe inizio la mia carriera da illustratore, mi chiesero di mettere in scena dei personaggi celebri e io lo feci molto volentieri – il lavoro di ricerca e documentazione storica mi aggradava. Quando poi ho cominciato a lavorare per «Il Giornalino», questo tipo di ricerca e di lavoro si è fatto più sistematico; il loro supplemento storico offriva spazio maggiore all’illustrazione, il nostro lavoro era trattato con serietà e veniva valorizzato in modo piuttosto lusinghiero. Era un vero e proprio lavoro di squadra, in cui il caporedattore sceglieva i temi da af rontare di volta in volta: i grandi esploratori, il banditismo nell’Italia del xix secolo, la Bibbia, la storia delle religioni... Nessuno di questi temi era mai trattato in modo superfciale. Rammento una serie sul tema “vincitori e vinti”: Cortés e Montezuma, Arminio e Varo, Churchill e Hitler... Era davvero molto interessante, abbordavamo soggetti gratifcanti dal punto di vista grafco e intellettualmente stimolanti, giacché di volta in volta era necessario costruire una sorta di messa in scena che avesse senso e risultasse esteticamente piacevole. Eravamo tutta una squadra di disegnatori: Battaglia, Tacconi, Micheluzzi, De Luca... Poiché i soggetti erano sempre diversi, lavoravamo con entusiasmo e curiosità. Non ci annoiavamo mai, cambiavamo in continuazione periodo storico e le ricerche cui ci dedicavamo erano piacevoli, ci arricchivano. Credo fosse proprio questo uno dei punti di forza del Giornalino.
Pericle Stratega ateniese (195-429 a.C.)
Illustrazione per «Storia dell’umanità a fumetti», De Agostini, Novara, 1994.
Alessandro Magno
Re di Macedonia (356-323 a.C)
Illustrazione per la rivista «Corto Maltese» n.5, 1985.
Carthago delenda est. «Cartagine dev’essere distrutta». La leggenda narra che Catone il Vecchio concludesse ciascuno dei suoi discorsi al Senato di Roma con questa celebre frase, divenuta da allora un simbolo perfetto di determinazione politica, se non addirittura di ossessione patologica. Del resto, Cartagine fu efettivamente distrutta, anzi rasa al suolo, alla fne della terza guerra punica. Exit Carthago. Eppure...
Catone il Vecchio
Autore latino (234-149 a.C.)
«Il Giornalino».
... eppure, per un’amara ironia della sorte, il nome del generale romano che vinse a Cartagine (si tratta di Publio Cornelio Scipione Emiliano) è noto solo a pochi eruditi, mentre il nome del generale cartaginese sconftto, invece, ha attraversato i secoli. È pur vero che questo secondo generale ebbe cura di magnifcare la propria immagine, attraversando le Alpi a capo di trentamila uomini, quindicimila tra muli e cavalli e trentasette elefanti. Più di due millenni dopo, l’impresa continua a eccitare l’immaginazione del grande pubblico e ad agitare la penna degli storici. Le strategie dei cartaginesi sono tutt’oggi insegnate nelle scuole militari, mentre alla fgura di Annibale viene dedicato sì e no un volume all’anno. Eh, già! Ci chiediamo ancora: ma da dove ha valicato le Alpi, quella volpe di Annibale? La verità è che non sapremo mai la verità; e che, per dirla tutta, un po’ ce ne freghiamo. Quel che importa è la leggenda.
Annibale Barca
Generale cartaginese (247-183 a.C.)
«Il Giornalino».
«
Caio Mario Console romano (157-86 a.C.)
Il Giornalino».
«Il
».
Lucio Sergio Catilina Uomo politico romano (108-62 a.C.)
Giornalino
Spartaco
Gladiatore trace (v. 109-71 a.C.)
«Il Giornalino».
Ecco un esempio delle consuetudini della Repubblica romana ai tempi della terza guerra servile, a uso e consumo delle giovani generazioni e per l’edifcazione di tutti i cittadini... Lo storico romano Appiano riporta che nell’anno 72 a.C., durante la rivolta degli schiavi guidata dal gladiatore Spartacus, quest’ultimo costrinse trecento legionari loro prigionieri a combattere tra loro all’ultimo sangue, in un parodistico circo di legno, costruito appositamente per l’occasione. Ci racconta anche che, nel 71 a.C., il generale romano Marco Licinio Crasso istituì la “decimazione” per obbligare le sue dieci legioni a battersi vittoriosamente contro Spartaco: a ogni battaglia persa, un decimo dei legionari veniva passato a fl di spada; Crasso sarebbe stato così responsabile della messa a morte di quattromila dei suoi stessi soldati. Appiano ci dice infne che, in quello stesso anno, una volta sconftti defnitivamente Spartaco e i suoi uomini, per dare l’esempio Crasso fece crocifggere i seimila schiavi sopravvissuti sulla via Appia tra Roma e Capua, mentre il suo complice, Pompeo, faceva massacrare altri cinquemila schiavi che avevano tentato la fuga. È da tali paragoni di “virtù” che i benpensanti giudicano la gloria di una nazione.
«
Augusto
Primo imperatore romano (63 a.C.-14 d.C.)
Il Giornalino».
Un buon soldato è un soldato morto. Varo fu un ottimo soldato, ma Augusto non gliene fu neanche riconoscente. Incaricato di portare l’ordine nei territori sulla sponda destra del Reno, il generale romano Publio Quintilio Varo strinse un’alleanza con i Cherusci, una tribù germanica che tradì il generale e le sue truppe, conducendoli in territorio disagevole, coperto di boscaglia e acquitrini, e abbandonandoli sul posto. I Cherusci chiamarono poi a raccolta altre popolazioni locali e, in massa, si abbatterono sui romani. Accadde nell’autunno dell’anno 9, e la battaglia di Teutoburgo fu un’ecatombe. Non volendo arrendersi in mano nemica, Varo si suicidò, gettandosi sulla propria spada. Tre legioni romane furono massacrate e la testa di Varo fu riportata ad Augusto. Di fronte al corpo martoriato dell’amico, l’imperatore Augusto non seppe dire altro che queste tre parole: “Vare, legiones redde!” (Varo, rendimi le mie legioni!). Le eulogie di Bossuet* furono senza dubbio meno sincere, ma decisamente più lunghe.
* Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704). Scrittore, vescovo cattolico, teologo e predicatore francese. Viene generalmente considerato come un innovatore nel campo dell’orazione funebre. [NdT]
Publio Quintilio Varo
Generale romano (49 a.C.-9 d.C.)
Illustrazione per il portfolio T eutoburgo, Lucca, 2005.
Lucio Anneo Seneca Filosofo, precettore di Nerone (4 a.C-65 d.C.)
«Il Giornalino».
Essere il precettore di Nerone signifca veramente essere invisi al fato. Eppure, tutto era cominciato nel migliore dei modi per Lucio Anneo Seneca, detto Seneca il Giovane; nato a Cordoba da padre retore (Seneca il Vecchio), educato nella migliore scuola romana, inviato in Egitto per curare la sua salute in gioventù, prima di essere nominato consigliere alla corte imperiale. Era inoltre ricchissimo; la sua fortuna, che gli venne sempre violentemente rimproverata, raggiungeva la considerevole somma di trecento milioni di sesterzi. Tuttavia, l’imperatore Caligola ne fece oggetto d’invidia e Messalina lo accusò di adulterio. Rientrato poi nelle grazie imperiali, divenne l’istitutore di Nerone e, in seguito, uno dei suoi consiglieri più fdati; ma gli intrighi di corte non si addicono afatto a un flosofo stoico... Accusato di immoralità e di arricchimento illecito, istigatore indiretto dell’assassinio di Agrippina (madre di Nerone), partecipante involontario alla congiura di Pisone, alla fne fu condannato... al suicidio; condanna che eseguì, non senza difcoltà: si tagliò le vene, poi si avvelenò, poi si tufò in un bagno bollente, riuscendo fnalmente a sofocare dopo essersi fatto rinchiudere in una tinozza. Alla buon’ora! Il flosofo, che professava come la morte fosse un passaggio indolore, dovette forse ricredersi.
Traiano
Imperatore romano (53-117 d.C.)
«Il Giornalino».
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Costantino I Imperatore romano (272-337 d.C.)
Il Giornalino».
Non contento di abitare nel deserto egiziano, Antonio esercitava la professione poco remunerativa di eremita. Quasi diciassette secoli or sono, si costruì una bella reputazione. Bisogna pur dire che le sue attività più comuni consistevano nel battagliare con demoni travestiti da donna, conversare con capricorni e centauri, scavare una tomba con l’opportuno aiuto di due leoni e ancora mettere in fuga i coccodrilli con la sola costanza della preghiera. Alcuni testi agiografci arrivano persino ad aggiungere che «mai [...] si lavava, il che era segno di grande austerità per il paese» Possiamo con ciò misurarne l’eroismo, ma non osiamo immaginare l’odore. Giacché Antonio, dopo la sua morte nel 365 d.C., alla canonica età di centocinque anni, fu prontamente elevato al rango di santo dai pontefci del Laterano. Qualche secolo più tardi, un signorotto del Dauphiné si recò in Terra Santa e riportò da lì le reliquie di Antonio. Da qui nasce l’ordine degli antonini, i quali furono assai meno austeri del loro santo. In una bolla papale del 13 maggio 1210, Innocenzo III denuncia quegli antonini che «inviano in terre diverse individui che mendicano falsamente in favore dei poveri ma che estorcono elemosine per la propria grandezza» e che «immaginano falsi miracoli ed esibiscono come sante reliquie ossa qualunque» Ancora nel XVIII secolo gli abati antonini (che Rabelais soprannominava salacemente “signori del prosciutto”) erano autorizzati dal re a «viaggiare in carrozza con tiro da quattro, con scorta all’avanti e dragoni all’indietro». Antonino, te lo dico chiaro e tondo: facevi meglio a farti il bagno!
Antonio Abate Fondatore dell’eremitismo cristiano (251-356 d.C.).
Barbari caledoni Di fronte al Vallo di Adriano (122 d.C.) «Il Giornalino».
Volumi di Sergio Toppi
già pubblicati in questa collana:
Sharaz-de – isbn: 978-88-88893-86-0
Blues – isbn: 978-88-88893-94-5
Bestiario – isbn: 978-88-88893-98-3
Lo spazio dentro il corpo – isbn: 978-88-94818-66-6
Finché vivrai – isbn: 978-88-94818-08-6
Il Collezionista – isbn: 978-88-94818-16-1
Tanka – isbn: 978-88-94818-39-0
Solitudinis Morbus – isbn: 978-88-94818-48-2
Chapungo – isbn: 978-88-36270-20-0
Ogoniok – isbn: 978-88-36270-33-0
Il dossier Kokombo – isbn: 978-88-36270-53-8
Dio Minore – isbn: 978-88-36270-71-2
Myetzko – isbn: 978-88-36270-87-3
Krull – isbn: 978-88-36270-93-4
Isola gentile – isbn: 978-88-36271-02-3
Il tesoro di Cibola – isbn: 978-88-36271-09-2
La leggenda di Potosì – isbn: 978-88-36271-43-6
Warramunga 1856 - M’Felewzi – isbn: 978-88-36271-80-1
Colt Frontier – isbn: 978-88-36272-05-1
Scene dalla Bibbia – isbn: 978-88-36272-20-4
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