Maupassant

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Maupassant

di Dino Battaglia © 2016 – Mosquito – Eredi Battaglia © per questa edizione Nicola Pesce Editore Citazione in quarta di copertina di Oreste del Buono. Tutti i diritti riservati. Collana Dino Battaglia, 2 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Ufficio stampa per il volume: Stefano Romanini ufficiostampa@edizioninpe.it Stampato presso Peruzzo Industrie Grafiche SpA nel mese di settembre 2016 Nicola Pesce Editore (Edizioni NPE) è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 - 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE/ twitter.com/NicolaPesceEdit instagram.com/EdizioniNPE/


Maupassant di Dino Battaglia



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Amore per l’Ottocento di Gianni Brunoro

Al volgere degli ormai inoltrati Anni Duemila, vale a dire a oltre trent’anni dalla sua scomparsa, Dino Battaglia è universalmente riconosciuto non solo come un Maestro del fumetto, ma come Maestro di Maestri, ossia uno di coloro – pochissimi! – che sono considerati autori di riferimento dai loro stessi colleghi. Così si realizza un presagio dal quale lui stesso sembrava prendere le distanze con una certa ironia: «Mi sento un vanitoso che disegna qualche volta più per i colleghi che per il pubblico». È quanto si può leggere in una delle sue rarissime interviste, rilasciata a Vincenzo Mollica. Quello che forse Battaglia non aveva previsto era che anche molti giovani disegnatori, che via via si affacciano alla professione, attribuiscono a lui il valore di modello artistico a cui ispirarsi. Curiosità vuole che, mentre per i disegnatori di fumetti si constata in genere una certa differenza stilistica fra il loro stile all’inizio della carriera e quello al culmine della stessa, per Dino Battaglia tale differenza è abissale. Ciò che lascia intuire in lui la perenne necessità di una ricerca spasmodica e irrinunciabile, un’esigenza di pro-

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gredire senza mai una sosta, di approdare a risultati sempre diversi, più evoluti, talvolta rivoluzionari. Si potrebbe dire un’ansia di fuga verso l’avanti, unita a una esigenza di perfezione. Una faccenda della quale Battaglia era consapevole quando affermava, nella medesima intervista, il suo desiderio di «poter lavorare domani con la speranza di riuscire a far meglio di quello che ho fatto oggi». Quello di Battaglia è un percorso evolutivo sconfinato, e lo si rispecchia alla perfezione in un dettagliato riscontro sui momenti di una sua scheda biografica. Nato il 10 agosto 1923 a Venezia, Dino Battaglia vi frequenta le scuole dell’obbligo, manifestando già da allora i sintomi di quel comportamento da “quieto rivoluzionario” che lo avrebbe connotato come artista. Lo deduciamo da un passo della sopra citata intervista: «...Certe mattine in cui non andavo a scuola e aspettavo l’ora giusta per tornare a casa senza destar sospetti; andavo allora nelle chiese; mi ricordo momenti fatti di un quadro, di una statua, di una certa luce, di un sole che illuminava il Canal Grande. Allora mi viene in mente il Canaletto. Vede? È un mio vizio: sempre mi appoggio a un fatto letterario o pittorico o musicale. Ecco Vivaldi, andavo a vedere il posto dove insegnava

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alle zitelle, alle giovani povere che la Repubblica Veneta forniva di dote. Penso al Longhi, al Tiepolo, alle chiese con i soffitti dipinti...». Ivi emerge anche il presagio di quell’uomo di profonda cultura che sarebbe poi stato il retroterra dell’artista. Nel 1937, vista la sua inclinazione naturale per il disegno, si iscrive al Liceo Artistico, frequentato poi in maniera irregolare, anche per i disagi indotti dal periodo bellico. In compenso, è proprio in quegli anni di guerra che egli maturerà la sua vocazione, sia disegnando dal vero i monumenti di Venezia sia trascorrendo intere giornate alla biblioteca Querini Stampalia, studiando e copiando vari autori. Sono attività tramite le quali egli acquisisce una profonda conoscenza della pittura e della grafica europee. Senza dimenticare che la sua passione per il cinema, specie quello espressionista tedesco, gli fa assimilare competenze particolari, di altra natura, che si renderanno evidenti nelle sue opere più mature. In definitiva, abbandona del tutto gli studi e, a guerra finita, comincia a lavorare professionalmente. Pubblica fumetti in seno al gruppo costituito da Mario Faustinelli, Alberto Ongaro, Hugo Pratt e pochi altri, mitizzato in seguito con l’espressione «dell’Asso di Picche», dal nome del famoso personaggio. Costoro poi, grazie a un “favoloso” contratto con l’editore Cesare Civita, si sarebbero trasferiti tutti in Sud America, concretizzandovi a loro volta brillanti carriere. Invece Battaglia, anagraficamente di pochi anni più anziano di loro, decise di rimanere in Italia (pur collaborando con l’editore Civita, tramite testi scritti da Ongaro). Intanto le collaborazioni di Battaglia si fanno sempre più frequenti, gravitando su Milano, per cui nel 1950 vi si trasferisce direttamente. Lo stesso anno sposa Laura De Vescovi: dalla quale avrebbe avuto in seguito un figlio, Pino. Lei sarebbe diventata presto una preziosa e valida collaboratrice, sia sul piano letterario – specie con trasposizioni da opere classiche – sia su quello artistico, come sua “cromista”, cioè addetta alla colorazione di varie opere del marito. Durante gli anni Cinquanta, Battaglia collabora con diversi editori: con la Mondadori, nell’équipe che disegna Pecos Bill; a settimanali come «Il Vittorioso» e soprattutto «Il Corriere dei Piccoli», oltre che con le edizioni Bonelli, senza però mai legarsi a personaggi fissi. Colto e raffinato, Battaglia passa presto a sperimentare gradualmente tecniche grafiche più sofisticate. In tale contesto, è necessario sottolineare anche un particolare importante: a partire da questo periodo, i testi dei suoi fumetti consistono spesso nelle citate trasposizioni effettuate dalla moglie, sempre più in stretta collaborazione con lui. Egli va infatti considerato non semplicemente il disegnatore, ma un vero e proprio co-autore delle proprie storie. Un primo esempio della sua capacità di nobilitare il fumetto è uno stupefacente Moby Dick, uscito nel 1967 sulla rivista «Sgt. Kirk». Da allora, le sue storie si fanno più raffinatamente letterarie. Nel contesto spicca per suggestione La nube purpurea,

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tratto dall’omonimo romanzo di Matthew Phipps Shiel, con straordinarie immagini di una Venezia sfatta e decadente, che segna l’inizio della sua collaborazione con «Linus». Oltre a serie dedicate alle atmosfere angosciose dei racconti di Poe, di Lovecraft, di Hoffmann e di altri, restano memorabili queste trasposizioni a fumetti da racconti di Maupassant. Un autentico capolavoro è poi Frate Francesco e i suoi fioretti, pubblicato nel 1974 in volume ma uscito in precedenza a puntate sul quindicinale «Messaggero dei Ragazzi». Qui Battaglia ripercorre la vita del Santo di Assisi reinventando in senso fumettistico certi risultati figurativi ottenuti nel cinema da Liliana Cavani e da Franco Zeffirelli, fusi però col rifacimento dei moduli della pittura italiana del Rinascimento, interpretata con un tratto nervoso di sofisticata eleganza, in cui egli ripercorre con sensibilità la grazia compositiva di Masolino da Panicale, il rigore plastico di Piero della Francesca, i preziosismi di Gentile da Fabriano o Simone Martini, la ricchezza di abbigliamenti di Pisanello o gli sfondi paesaggistici di Ambrogio Lorenzetti. Per lo stesso periodico si sarebbero aggiunti in seguito anche una Vita di Sant’Antonio da Padova e altre vite di santi. Con gli anni Settanta, ormai, la sua produzione si moltiplica su testate classiche per lui – come il «Corriere dei Piccoli» diventato nel frattempo «Corriere dei Ragazzi» – raggiungendo altre testate, come «Il Giornalino», ed estendendosi in altre direzioni dove la sua arte, ormai a un livello di notevole raffinatezza, è sempre più richiesta. Ne rimangono probante testimonianza le nutrite fumettografie redatte in seguito da appassionati e da studiosi (sul suo lavoro esistono molte tesi di laurea universitarie, oltre a vari saggi, costituenti spesso il contrappunto di esposizioni delle sue opere). Gode dunque di un apprezzamento generale, testimoniato anche da vari riconoscimenti, particolarmente prestigiosi: il premio “Phoenix”, ricevuto nel 1969 in Francia; lo “Yellow Kid” nel 1970 a Lucca; e nel 1975 il premio della critica ad Angoulême e il “Nettuno” da parte dell’italiana anafi, associazione di notevole prestigio. Al culmine di una carriera così rilevante, Battaglia si spegne prematuramente a Milano il 4 ottobre 1983: curiosamente, nel giorno della ricorrenza di san Francesco Patrono d’Italia, da lui celebrato in quell’opera apprezzata in tutta Europa dal pubblico e dalla critica. La sua scomparsa lasciava, nel fumetto italiano, un vuoto qualitativo che nessuno avrebbe potuto colmare. Fra le sopra citate opere di Battaglia, una particolare menzione va alle sue trasposizioni di alcuni dei Racconti della guerra franco-prussiana di Guy de Maupassant, da lui iniziati nel 1880 con Boule de Suif e conclusi nel 1887 con L’Epifania. Per l’autore francese, un arco di tempo significativo nella vita e nella sua creatività, entrambe di durata troppo breve. La sua vita, sempre in bilico fra alterne fortune, ebbe infatti una precoce conclusione: gloria letteraria, accentuato libertinaggio, drammatico epilogo. Elementi vari che è opportuno analizzare in ordine. Guy de Maupassant nasce il 5 agosto 1850 al castello di Miromesnil, presso Diep-

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pe, da Gustave – di piccola nobiltà – e Laure Le Poittevin, di famiglia eminente in quanto figlia di un celebre chirurgo e amica di Gustave Flaubert, che avrà un peso determinante nell’educazione letteraria di Guy. Tralasciando molti particolari, di per sé importanti ma non nel presente contesto, i due genitori si separano e Gustave Flaubert si trova ad assumere per Guy quasi un ruolo di padre. La madre affida infatti il giovane proprio a Flaubert, animatore in quel periodo di un circolo letterario. Ma Maupassant, ancora giovane, è appassionato del mare e con alcuni amici trascorre anni di una vita un po’ scioperata e godereccia. Nel 1870, appena iscritto all’università, si arruola per partecipare alla guerra franco-prussiana, che per la Francia comporterà la disfatta e la nascita della Repubblica. Da quella esperienza però egli matura una crescente antipatia per qualsiasi tipo di uniforme e di servizio militare, in guerra o in pace. Sarà la nascita concettuale dei racconti sulla guerra franco-prussiana, che scriverà anni dopo. Nel 1875 scrive un primo racconto, La main d’écorché, tuttavia è al 1880 che risale il vero esordio letterario di Guy de Maupassant: si tratta proprio di un racconto, Boule de suif, autentico capolavoro dedicato alla guerra franco-prussiana. Nel 1881 pubblica una raccolta di racconti, La Maison Tellier, che riscuote notevole successo e che gli procura anche un’agiatezza economica, mentre libera la sua creatività. In poco più di un decennio scrive trecento racconti e sei romanzi (Une vie, 1883; Bel-Ami, 1885; Mont-Oriol, 1887; Pierre et Jean, 1888; Fort comme la mort, 1889; Notre cœur, 1890). Al culmine di una carriera così “gloriosa” e letterariamente importante, la vita gli tende però un tremendo agguato. Innanzitutto muore il suo amato maestro Flaubert, ma soprattutto – dopo un grave problema agli occhi – è la sua mente

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che dà sintomi pericolosi. Il fratello Hervé ha delle turbe psichiche e, quando Guy de Maupassant lo fa ricoverare in una casa di cura, ne riceve in cambio delle maledizioni e anche lui comincia a soffrire di ossessioni. In breve tempo, la sua condizione mentale si aggrava: sicché decide personalmente di farsi ricoverare in una clinica per essere seguito quotidianamente. Ma le malattie mentali difficilmente perdonano o si lasciano piegare (e su di lui aleggia il sospetto che fossero conseguenze della sifilide). Fatto sta che, fra stati allucinatori e frequenti paure della morte, egli si spegne il 6 luglio 1893, poco più che quarantenne, nella clinica di Passy dove era ricoverato. In relazione ai racconti di questo volume, ci si può legittimamente chiedere: cosa può avere avvicinato Battaglia a Maupassant, due personaggi in apparenza addirittura opposti? Battaglia: un artista che vuol passare per artigiano, dedito con assiduità quasi ascetica al suo lavoro di chiaroscuri piuttosto che di contrasti. E Maupassant: un artigiano prepotentemente auto-promosso ad artista e a protagonista insieme, in un’orgia prodigiosa e folle di energie. Sembrerebbero due personaggi addirittura opposti. Ma è la scelta operata da Battaglia tra le opere di Maupassant che può illuminarci in tal senso. Battaglia, infatti, ha scelto I racconti della guerra franco-prussiana, tra i più belli che Maupassant abbia mai scritto. E anche tra i più illuminanti, perché, come riferisce Oreste del Buono: “altamente e profondamente la guerra ispira Maupassant. Non la guerra ma la disfatta in guerra. La guerra mette in evidenza quanto la pace covava, come la follia di Maupassant mette in evidenza quanto la sua salute covava. Nella tragedia della débâcle, questo uomo del tutto privo di sublimità s’innalza al sublime. Nessun romanzo, nessun racconto di Maupassant raggiunge l’alta carica di passione, la tragica condensazione di certi suoi racconti della disfatta”. Battaglia disegna il francese medio del 1870 come aveva disegnato il capitano Achab di Moby Dick o il San Francesco dei Fioretti, con una dissimile e convergente pulsione al sublime. In effetti, il disegnatore deve qui confrontarsi con la scrittura compatta e coin-

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volgente dell’autore francese. Allora le sue immagini si sfarinano, i contorni delle vignette vengono spesso trascurati, i personaggi sono focalizzati da soli sulla pagina, e non figurano in silhouette ma come residui di immagini rarefatte. I borghesi pingui e insipienti non sono più protagonisti di un tratto perentorio ma titolari di fisionomie ironiche, tipo quelle alle quali Battaglia era ricorso in certi suoi lavori precedenti, come per esempio I 5 su Marte: tratti fisionomici virati al grottesco, contravvenendo agli spunti retorici della grafica del tempo, sia pur conservando anche spunti drammatici. Il drammatico effetto di raschiatura, responsabile di emotività e straniamento, si diluisce, mentre le spugnettature sono più drasticamente modulate. Come in vecchie foto d’epoca, i toni chiari si schiariscono ulteriormente diventando bianchi con la cancellazione dei dettagli, mentre quelli scuri vengono esaltati da un effetto-macchia. In special modo il paesaggio diventa protagonista lirico della pagina, per cui varie vignette “descrivono” figure isolate contro l’orizzonte, riportando all’equilibrio compositivo della pagina; o agli ampi orizzonti di certi paesaggisti francesi; o alle case basse di certe vie di villaggi, placidamente digradanti; e a certo gusto art nouveau. E poi i militari… ritratti da un antimilitarista come Battaglia. È un mondo per il quale egli è l’illustratore ideale. Il suo apparente calligrafismo è in realtà una raffinata maniera di interpretare un momento storico già allora al tramonto e che noi, oggi, rivediamo semmai con un pizzico di romanticismo. Ma in Battaglia trapela uno scrupolo documentario di rara efficacia visuale, eppure soffuso di una specie di affettuosa ironia. La minuzia con cui egli riproduce i particolari delle uniformi si accompagna a una sorridente seriosità (ci si perdoni l’ossimoro) con cui ritrae i volti di quel militarismo ormai decadente, eppure convinto della propria essenzialità esistenziale. Per cui nello stile di Battaglia assaporiamo lo stesso impegno che caratterizzava, per esempio, l’aria rinascimentale del Luchino Visconti di Senso. Sicché, al di là del loro notevole livello estetico, questi racconti costituiscono anche un notevole ritratto di un’epoca.

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1. Due amici, 10 tavole, ÂŤLinusÂť n.8, agosto 1976


Nel 1870, Parigi assediata dai prussiani era ridotta alla fame. In agonia. I passeri piu‘ rari sui tetti e le fogne spopolate. Si mangiava qualsiasi cosa. . .

In una luminosa mattina di gennaio, il signor Morisot, orologiaio, passeggiava affamato e triste. . .

ad un tratto si fermo‘ di botto . . . aveva riconosciuto un amico, Il signor Sauvage commerciante in stoffe . . . ah! Signor Sauvage! Che sollievo incontrare una faccia amica in questi tristi momenti . . .

mio caro signor Morisot! Quanti avvenimenti . . .

commossi dall'incontro, entrarono in un ca ffe e chies ero un ass enzio . . .

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Davanti ai bicchieri pieni i due vecchi amici si persero entrambi nei ricordi delle belle domeniche di prima della guerra. Si incontravano nell'isola di Marante e trascorrevano fianco a fianco interi pomeriggi con la lenza in mano... certe volte non scambiavano neppure una parola, ma si comprendevano meravigliosamente ed erano diventati molto amici...

Vi ricordate la pesca?

certe volte in primavera alle dieci di mattina quando la stagione nuova scaldava la natura e i cuori . . . per me non ah! Come si sta c'e‘ nulla di bene qui! meglio . . .

in autunno verso sera, quando il sole al tramonto tingeva di rosso il fiume, gli alberi gia‘ fulvi, e faceva purpurei come il fuoco i due amici, il signor Sauvage guardava sorridendo Morisot . . .

Eh! I bei vecchi tempi!

gran bello spettacolo!

e in quella scintillante mattina d'inverno, in un caffe‘ semideserto

meglio del boulevard, vero?

depressi, ripres ero a camminare sul boulevard . . .

questa e‘ la prima bella giornata dell'anno.

un secondo bicchierino? e . . la pesca . . . . quando ci torneremo . .

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a vostra disposizione.


uscirono dal locale un po' storditi per l'assenzio bevuto . . .

gli avamposti francesi sono a colombes . . . conosco il colonnello dumoulin . . . ci lascera‘ passare . . .

l'amico fremente di delizia acconsenti‘. Un'ora dopo i due parigini erano in marcia.

e se ci andassimo? dove? ma a pesca no? Nella nostra isola poco dopo a Colombes.

a pesca... nell'isola di Marante... oltre le linee? Ah! Ah! Diavoli di francesi! Vi forniro‘ il lasciapassare . .

attraversarono Colombes abbandonata, raggiuns ero presto gli avamposti... e circa alle undici gia‘ si trovavano ai margini dei vigneti degradanti verso la s enna . . .

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lassu‘ sono i prussiani

i prussiani! Non li avevano mai visti.. ma li sentivano presenti ovunque . . . intorno a Parigi nelle campagne della Francia . . . distruttori . . affamatori . . . vincitori . . .

esitarono un istante . . .

..e se li incontrassimo?

ah bene! Offriremo loro del pesce per la cena . . . avanti. . andiamo . . con . . un po' di . . prudenza

rimaneva un tratto di terra nuda . . presero a correre. . . .

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raggiunsero il greto . . . trattennero il fiato in ascolto . . si rassicurarono e incomincarono a pescare . . . .


il signor Sauvage prese il primo chiozzo . . Morisot pesco‘ il secondo . . .

ad ogni momento i due tiravano le lenze con un piccolo oggetto argenteo tutto fremente . . . una pesca miracolosa . . . magnifico

un sordo rumore, come se venisse da sottoterra, fece tremare il suolo . . . il cannone aveva ripreso a tuonare . .

mai . . mai vista una cosa simile!

eccoli la‘ che ricominciano! Peggio delle bestie che stupidi! Uccidersi l'un l'altro in questo modo... e pensare che sara‘ sempre cosi‘ con qualsiasi governo... il cannone continuava a tuonare sul Mont Valerien, demolendo case francesi, troncando vite francesi . .

dite piuttosto che e‘ la morte.

e‘ la vita!

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improvvisamente, si resero conto che c'era qualcuno dietro le loro spalle . . . si volsero . . e trasalirono atterriti . . .

le lenze caddero di mano ai due amici . . . poi furono afferrati . . . presto. . . legateli!

gettati in una barca e traghettati oltre il fiume verso l'isola di Marante . . .

dietro la casa che avevano creduto abbandonata, c'era un picchetto di soldati prussiani . . e un gigantesco ufficiale che li attendeva e che si rivolse loro in eccellente francese . . . . ebbene signori! Buona pesca a quel che vedo! Ma c'e‘ qualche altra cosetta in ballo . . statemi a sentire . . .

per me siete due spie. Facevate finta di pescare e intanto spiavate i nostri movimenti . . siete caduti nelle mie mani . . tanto peggio per voi. Vi metto al muro . . e‘ la guerra!

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i due amici lividi ed agitati tacevano. . . .

. . ditemi quella parola . . e vi lascio andare . . ne‘ Sauvage ne‘ Morisot aprirono bocca. . .

nessuno lo sapra‘ mai . . il segreto scomparira‘ con voi . . . altrimenti . . e‘ la morte immediata . . . tra cinque minuti sarete in fondo a questa acqua . . fate la vosta scelta . . . cinque minuti . .

ma siccome siete passati per gli avamposti francesi, certo conoscerete la parola d'ordine per ritornare . . . . l'ufficiale imparti‘ alcuni ordini in tedesco. Dodici soldati si schierarono di fronte ai prigionieri . . . . ancora un minuto . . non un secondo di piu‘ . . .

il mont-valerien continuava a tuonare . . . . i due pescatori rimanevano diritti e fermi a bocca chiusa . .

poi si alzo‘ bruscamente. . si avvicino‘ ai due francesi. pres e morisot in d isparte. . . . presto, la parola d'ordine . . il vostro amico non sapra‘ nulla . . faro‘ finta di commuovermi . .

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Morisot rimase in silenzio . . . .

i due si ritrovarono di nuovo accanto . . l'ufficiale imparti‘ un ordine . . i soldati sollevarono i fucili . .

lo stesso avvenne per il signor Sauvage al quale l'ufficiale tedesco aveva rivolto la medesima domanda . .

lo sguardo di morisot si poso‘ sulla bisaccia piena di pesci rimasta tra l'erba . . un raggio di sole scintillava sulle scaglie frementi . . . .

una gran debolezza lo assali‘.. e con gli occhi umidi di lacrime mormoro‘. . . .

addio signor sauvage

addio signor morisot

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si strins ero le mani legate dietro la schiena tremando da capo a piedi.... l'ufficiale grido‘...

FUOCO!


sauvage giro‘ su se stesso . . e si abbatte‘ sull'amico . . .

il signor morisot cadde di schianto con la faccia a terra . . .

due soldati pres ero morisot per la testa e le gambe . . altri due, sauvage. I due corpi fatti oscillare con forza, furono gettati lontano, nell'acqua . . .

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l'ufficiale prussiano imparti‘ altri ordini . . . i soldati legarono delle pietre ai piedi dei due morti . . poi li portarono verso il greto . . .


l'acqua schizzo‘, ribolli‘. . . poi torno‘ calma, mentre i cerchi si spegnevano verso riva . . . .

adesso lasciamo fare ai pesci. . .

il mont valerien continuava a tuonare . . . . . l'ufficiale si avvio‘ verso la casa. ad un tratto si chino‘. . . aveva scorto la bisaccia con i chiozzi . . . abbandonata sull'erba . . .

WILHELM!

friggimi subito questi animali finche‘ sono ancora vivi . . verranno una delizia!

poi l'ufficiale riprese a fumare la sua pipa . .

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