afghanistan Attilio micheluzzi
Afghanistan
di Attilio Micheluzzi © 1990 Attilio Micheluzzi © 2020 Eredi Micheluzzi © per questa edizione Edizioni NPE Tutti i diritti riservati. Collana Attilio Micheluzzi, 5 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Caporedattore e Ufficio Stampa: Stefano Romanini ufficiostampa@edizioninpe.it Coordinamento Editoriale: Valeria Morelli Progetto, elaborazione grafica e colorazione cover: Nino Cammarata Si ringraziano Erasmo Frascaroli e Gianni Brunoro per la gentile consulenza. Stampato tramite Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di luglio 2020 Pubblicato per la prima volta su «Comic Art» nn. 75, 76, 77, gennaio, febbraio e marzo 1991 Edizioni NPE – Nicola Pesce Editore è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe
Afghanistan di Attilio Micheluzzi
La storia raccontata in Afghanistan ATTENZIONE! Questo riassunto è stato realizzato per facilitare la lettura del volume, soprattutto delle pagine rimaste incomplete. Se non volete anticipazioni sulle vicende in esso contenute... non leggete queste pagine!
Il graphic novel Afghanistan è ambientato nel giugno del 1987, con il Paese occupato quasi da un decennio dai sovietici, e mette in scena due protagonisti, Vasili Matvejev Bodovskov (uno spetsnaz russo, cioè un soldato dell’unità sovietica per le missioni speciali) e Saïd Nissar, ragazzo afghano costretto troppo presto a misurarsi con l’atrocità della guerra, anzi della guerriglia, spesso peggiore della guerra stessa. Appena giunto in Afghanistan, il “fanatico” Vasili viene coinvolto in uno scontro verbale e fisico con un veterano, ormai consapevole del fatto che, dopo duecento anni di vani tentativi russi di invadere il Paese, quella sovietica non è una guerra di liberazione dai fascisti, bensì una vera e propria invasione. Gli aerei russi bombardano i monti, dove sono rifugiati gli afghani contrari ai sovietici. Saïd evita la morte per miracolo e riceve da un vecchio afghano la missione di vendicare il suo popolo. Fra l’altro Micheluzzi, con un sapiente uso del montaggio nelle tavole successive, mostra un elicottero russo abbattuto da parte di un gruppo di afghani, tra i quali si trova un disertore russo (ex sergente del corpo d’élite delle “Brigade Osobovo Naznacheniye”), che ha assunto il nome arabo di Ahmed Sedik Ullah.
Il quale viene ucciso, ma non prima di aver instillato ulteriori dubbi in Vasili e nei suoi compagni. Frattanto, gli agenti dello spionaggio russo in Pakistan tramano nell’ombra per uccidere Babrak Massoud e dividere ulteriormente la “Jamiat-I-Islami”, gruppo estremista religioso dell’alleanza dei sette partiti ostili ai russi e al regime di Kabul. Dei pakistani uccidono un medico svedese della Charitas, facendo ricadere la colpa sui khomeinisti. Saïd, che ora si trova in Pakistan, li segue e scopre che vogliono uccidere Massoud. Scoperto a sua volta, si salva fingendosi sordomuto e si reca dal gruppo di Massoud, al quale salva la vita, riconoscendo il killer. Il proiettile diretto a Massoud ferisce in modo lieve il ragazzo, il quale rivela che il killer era fra gli assassini del medico svedese. Poi guida il gruppo di Massoud al loro rifugio. Gli assassini vengono uccisi. Subito dopo, in uno splendido montaggio, Micheluzzi mostra alternativamente Saïd e Vasili, il quale è l’unico di otto soldati russi a scampare a un’imboscata di afghani dei monti e trascorre la notte al gelo. Il giorno dopo, vedendo un gruppo di mujaheddin, ne uccide l’ultimo della fila, per rubargli cibo e kalashnikov. Al gruppo appartiene anche Saïd, che vede tutto e insegue Vasili. Il soldato russo gli tende un’imboscata, ma il kalashnikov è scarico. Nella successiva colluttazione, Saïd ha la meglio e costringe Vasili a camminare di fronte a sé, per andare a ucciderlo accanto al cadavere del compagno morto. Ma di notte Saïd, stremato, si addormenta e Vasili lo uccide. Il giorno dopo, egli richiama l’attenzione di un elicottero russo. Ma i piloti, convinti che sia una imboscata, uccidono a loro volta anche lui. In una intrusione metanarrativa dentro l’ultima tavola, l’autore sottolinea il tutto con una sua conclusione etica ma disseminata di dubbi.
Pubblicato per la prima volta su ÂŤComic ArtÂť nn. 75, 76, 77, gennaio, febbraio e marzo 1991
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Acronimo che sta per “Distaccamento d’esplorazione dell’esercito”
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«Mao Tsê-tung disse un giorno che il guerrigliero si muove nel territorio come un pesce nell’acqua…»
Afghanistan è l’opera che chiude la carriera e la vita (sconcertante il presagio dell’ultima tavola) di uno dei più grandi fumettisti italiani. Abbiamo deciso di pubblicarla così come l’autore fu costretto ad interromperla: non sempre rifinita, nemmeno a matita, e parzialmente ripassata a china.
Queste matite ci mostrano “in presa diretta” come lavorasse Micheluzzi. L’opera sembra chiudere un cerchio, essendo ambientata in uno dei Paesi che aveva già fatto da sfondo ad altri suoi precedenti volumi. Una storia di guerra e di vendetta, dura, amarissima, e senza eroi.
Attilio Micheluzzi (Umago 1930 – Napoli 1990), è considerato uno dei principali maestri della “linea chiara” del fumetto mondiale. Noto anche con lo pseudonimo di Igor Arztbajeff, iniziò a dedicarsi all’attività di fumettista molto tardi – quando aveva già superato i quarant’anni – eppure la sua produzione è sconfinata e presenta un livello di perfezione tecnica costante. Forte la sua predilezione per le storie con ambientazione d’epoca, per l’aviazione e per i periodi di grandi conflitti in cui gli esseri umani si mostrano per quello che sono.
edizioninpe.it ISBN: 978-88-94818-46-8
euro 14,90