5 su marte
de vescovi – battaglia
5 su Marte
Laura De Vescovi, Dino Battaglia © 1966 – Eredi Battaglia © Scarabeo srl © 2023 Solone srl per questa edizione Tutti i diritti riservati. Collana Dino Battaglia, 16 Direttore editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Caporedattore: Stefano Romanini Ufficio stampa: Gloria Grieco ufficiostampa@edizioninpe.it Coordinamento editoriale: Cristina Fortunato Illustrazione di copertina: Dino Battaglia Progetto grafico di copertina: Nino Cammarata Si ringraziano Erasmo Frascaroli e Marco De Giuli per la gentile consulenza. 5 su Marte è stata pubblicata per la prima volta a puntate sul «Corriere dei Piccoli» dal n. 7, febbraio 1967 al n. 23, giugno 1967. Stampato tramite Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di agosto 2023 Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe
5 su Marte di Laura De Vescovi e Dino Battaglia
Buffa, ma non troppo Lieve come un vaudeville di Gianni Brunoro
Lo stile è semplice e volutamente ingenuo, divulgativo. Rivolto alla frangia letteraria del popolo, in sostanza. Marcello Simoni Il marchio dell’Inquisitore Attratto in maniera quasi voluttuosa da quelle eleganti lettere capitali e dalle righe d’inchiostro vergate sul vello dorato, desiderò d’un tratto non solo leggerlo, ma anche possederlo. Era forse peccato? Marcello Simoni La dama delle Lagune
Occupandoci del racconto 5 su Marte, è il caso di dirimere in via preliminare una questione: liberarlo da una certa impressione critica su di esso, cercando di non lasciarsi irretire da idee consolidate, espresse magari in buona fede ma imprecise. Le quali alludono vagamente al racconto 5 su Marte come a un’opera minore di Dino Battaglia. Ma mettiamoci il cuore in pace: “minore” lo è sul piano della conoscenza critica, mentre invece il racconto ha requisiti capaci di renderlo, sotto vari aspetti, sfaccettato e quindi significativo, offrendo spunti che “nel suo piccolo” rinvia sia alle opere più celebri e giustamente onorate di Battaglia, sia ad alcuni requisiti fumettistici intrinseci di ordine generale rispetto al fumetto. È come dire che siamo di fronte a un lavoro – se lo si scorre con attenzione – di caratteristiche sfaccettate. Perché è senz’altro una favola, e forse creata senza pretese da parte degli autori (Battaglia e sua moglie Laura). Non a caso risale a quel 1967, immediatamente a ridosso del 1965, anno in cui l’entità culturale che chiamiamo oggi “critica fumettistica” nacque ufficialmente: 25 febbraio 5
1965 a Bordighera, nel primo famoso Salone Internazionale dei Comics, cui partecipò la crema degli intellettuali europei, Umberto Eco tanto per nominarne uno solo fra i molti. Ma nel 1967 era ancora una scienza implume, in quanto tale balbettante; e soprattutto quasi nessuno si rendeva conto della sua nascita, come ben sappiamo indubbiamente adesso, storicamente. Ma se non è escluso che 5 su Marte fosse un lavoro senza pretese da parte degli autori, ciò non toglie che esaminandolo con la consapevolezza dell’oltre mezzo secolo trascorso da allora, ci si rende conto trattarsi di un’operina nient'affatto povera di requisiti; e che sotto questo punto di vista ne ha anzi più d’uno che la rendono titolare di varie sfaccettature. Allora ripetiamoci pure, perché l’assunto è importante. Con 5 su Marte ci troviamo di fronte a un racconto beninteso umile, nel senso che nessuno lo ha mai degnato di un breve cenno analitico, limitandosi in genere a ricordarlo soltanto citandone il titolo. Tanto per dare l’idea, ecco uno fra i molti casi: per esempio, un pur colto semiologo come Daniele Barbieri, in occasione di un generico intervento su Battaglia, commenta: con Pratt condivide altri momenti di vita. Negli anni Sessanta troviamo entrambi, e con loro Sergio Toppi, a lavorare per il «Corriere dei Piccoli». Indimenticabile, del 1965, è la storia di fantascienza I cinque della Selena, sui testi di Mino Milani, come pure la “fantabuffa” 5 su Marte, realizzata su testi propri in collaborazione con la moglie Laura. Come si vede, il racconto viene, un po’ impropriamente, associato a I cinque della Selena: racconto col quale non ha nessun rapporto, salvo ovviamente il medesimo disegnatore: ma così associandolo, esso viene inconsciamente messo in un rapporto di sudditanza rispetto all’altro... Invece esso è titolare in proprio di una molteplice gamma di requisiti: gli ovvi valori grafici della raffigurazione; un montaggio delle tavole a volte non succube della tradizione, vale a dire svincolato dalla monocorde successione di vignette uguali e oltre tutto con certe inquadrature raffinate; una coerente robustezza della trama; e infine intuizioni narrative occhieggianti allo steampunk (quel filone della narrativa fantastica caratterizzato da una tecnologia anacronistica rispetto all’ambientazione storica circostante: in questo caso, marchingegni ed eventi futuristici rispetto all’inizio del ventesimo secolo in cui si svolge la storia). Sicché ci sono tutte le ragioni per considerare 5 su Marte tutt’altro che banale.
6
Cominciamo magari col fare un passo indietro. Di fronte a certe creazioni di Dino Battaglia, come la presente 5 su Marte, si prova a volte una specie di spiazzamento. Perché si è così affascinati dallo stile del Nostro, in genere estremamente serio (fra l’altro inscindibile dalle tematiche a cui lo ha applicato, per esempio trasposizioni di classici letterari, anche orrorifici e fantascientifici, oppure tematiche religiose e altro), che di lui si dimentica anche un lato creativo non effimero riservato al disegno in qualche modo umoristico. Ne abbiamo vari esempi, cioè trasposizioni a fumetti di favole classiche (Il gatto con gli stivali), idem per classici letterari dal côté umoristico (Gargantua o Till Ulenspiegel), parafrasi di popolari trasmissioni televisive (la serie Topo Gigio) o addirittura storie buffe originali, come la qui presente 5 su Marte, la cui attuale riproposta merita appunto una particolare attenzione. Ora, nel contesto delle storie qui sopra soltanto accennate, non si può assolutamente dire che questi lavori siano stati un’occasione casuale, perché i fatti evidenziano come per Battaglia fossero un vero sotto-filone parallelo: quantitativamente magari minore, ma nient’affatto meno importante sul piano stilistico. Se vogliamo accentuare una differenziazione (che tutto sommato è solo una faccenda epidermica e discorsiva, non sostanziale né fondamentale) diremmo che in Dino Battaglia coesistevano senza dubbio due personalità artistiche, come in un Dottor Jekyll e Mister Hyde, peraltro felicemente conviventi. Insomma, ecco perché è opportuno affrontarlo, questo aspetto del Nostro. Alludo a quella componente della sua arte che è stata raramente citata – e solo sbrigativamente – con un qualche lieve aggettivo; o semplicemente sfiorata senza un successivo approfondimento di questo tipo di lavori. Ora, il presente volume ce ne offre l’occasione, specie perché non si tratta – per così dire – di una parafrasi grafica di un testo altrui (per esempio Carlo Triberti per tante favole sul «Corriere dei Piccoli» o, nella stessa sede, Maria Perego, Federico Caldura e Alberto Ongaro per Topo Gigio) ma di un lavoro originale. Beninteso, nella nostra attuale consapevolezza che il testo (rimasto a suo tempo anonimo) è della moglie Laura. La quale, come ormai sappiamo ugualmente bene, era la sua “complice” ai testi. 7
Comunque, i due costituivano una tale simbiosi creativa che, in questa ottica, si potrebbe parlare di loro come di un autore unico. Coppia sicuramente gemellare, sia pure costituita da due “gemelli diversi” sul piano ideativo. Un aspetto che merita una delucidazione. In genere, l’autore unico di un fumetto (testo e disegno) non ha nessuna necessità di seguire una sceneggiatura, avendo nella propria mente la storia intera. Semmai, quando il racconto dovesse rientrare in una collana caratterizzata da volumi di un numero di tavole fisso e determinato, l’autore unico schizza a priori, ma proprio velocemente a lapis, delle sequenze approssimative di vignette, nel numero di pagine previsto: giusto per saper dimensionare il suo lavoro nella dimensione dovuta. È come dire che, se lo avverte come stadio necessario, ricorre a un brogliaccio preliminare, magari limitato a un appunto scritto di pagina in pagina, che poi sarà sviluppato a vignette, al momento di realizzare la storia. 5 su Marte, fumetto di un autore unico, rientra senza dubbio in questa tipologia di prospettive. Anche se – fatto, come detto, assolutamente raro se non unico – in questo caso l’autore unico era costituito da una coppia, i coniugi Battaglia. Dino e Laura erano così intimamente concordi nel proprio lavoro da essere considerati appunto un creatore unico. Ci sono varie testimonianze del loro procedere. Per esempio, a proposito della trasposizione di un classico letterario (un filone particolarmente gradito a Dino, nella realizzazione dei propri lavori) i due procedevano innanzitutto alla scelta di un’opera, decidendo insieme in quante pagine la volessero sviluppare; poi Laura passava alla corrispondente lettura, discutendone verbalmente i dettagli insieme a Dino; lei poi, con tutta probabilità, preparava una scaletta dei momenti da narrare (ma di questo ipotetico lavorio non possediamo nulla); e finalmente a Dino spettava la realizzazione. A questo punto subentrava cioè solo la sua esperienza, in base alla propria arte. Di queste fasi creative preliminari della coppia-Battaglia, ripetiamolo, non rimane nulla (eventuali appunti scritti saranno stati cestinati: abbiamo soltanto testimonianze verbali da parte di Laura). Vale per gli altri loro fumetti, come ovviamente per 5 su Marte. Però, com’è ovvio, Battaglia aveva chiaro in mente ciò che voleva realizzare. Per cui noi ora possiamo azzardare un gioco: mettere su carta, a mo’ di esempio, i pensieri che gli occupavano la mente in occasione della prima tavola. Ossia ciò che uno sceneggiatore avrebbe scritto per lui, ma di cui lui non aveva necessità, avendolo – appunto – chiaro in mente. Ecco dunque, sotto forma di sceneggiatura, la “nostra” ipotetica parafrasi dei “suoi” pensieri, al momento di realizzare la storia [insieme a qualche nostro commento a mo’ di contrappunto esegetico-critico, in corsivo].
8
tavola 1 Vignetta 1. Vignetta ampia, campo lunghissimo. Panoramica in picchiata, di una parte della città di Koenigsberg. [si fa notare che nella didascalia originaria del 1967 sul «Corriere dei Piccoli» risulta “cittadina scozzese di Mac-Om-The-Loven”, qui diventata “cittadina di Koenigsberg” (chi e perché avrà effettuato il cambiamento, non è dato sapere)] Vignetta 2. Campo lungo. Un macchinino stile fine Ottocento o inizio Novecento, in fuga fra gli edifici. Balloon (uscente dalla macchina) – non mi prenderà [è un evidente inseguimento]. Vignetta 3. Ancora un campo lunghissimo, in picchiata. Su una strada, si vede un altro macchinino inseguitore. Balloon (dalla macchina inseguitrice) – Lo vedo! Stavolta non mi scappa!
Vignetta 4. Inquadratura in picchiata sulla verticale dell’auto inseguita. È ferma e ne scende un uomo, inquadrato dall’alto, irriconoscibile, in quanto visto in verticale. Didascalia – La macchina inseguita si ferma. Scende qualcuno... [stilisticamente, la didascalia è contenuta in un tratto grafico dal contorno spezzato e termina con dei puntini, alludendo a una continuazione in altra vignetta].
9
Vignetta 5. Inquadratura sempre in picchiata, quasi sulla verticale. La visuale comprende un arco. L’uomo sceso dall’auto continua a correre a piedi. Didascalia – ...che scompare correndo nell’ombra! Vignetta 6. Scorcio del muso della macchina inseguitrice, la macchina ex inseguita è ferma sullo sfondo. L’inseguitore (che non si vede) intuisce cosa è successo. Balloon – Ah! La sua macchina! È sceso qui!
Vignetta 7. Campo lungo, in leggera picchiata, di un vicolo fra edifici, con insegne di negozi o attività. L’inseguito, di schiena – cappotto con mantellina, cappello a tuba – continua la sua fuga verso lo sfondo. Balloon – Accidenti! Quel maledetto mi è ancora alle costole! [il contorno del balloon è personale, non redazionale: nell’idea del disegnatore, esso è parte integrante dell’aspetto artistico del disegno]. Vignetta 8. Campo lungo e ravvicinato su parte della fiancata del ponte visibile nella vignetta 1, evidentemente percorso dall’inseguito. Che sia un ponte su un fiume è evidenziato dai riflessi degli edifici sulla superficie dell’acqua e che sia notte lo confermano i contorni circolari luminosi sui lampioni, evidentemente accesi. [Se ci fosse il colore, sarebbero dei cerchi giallini contro lo sfondo azzurro della notte]. Didascalia – l’inseguimento continua nella notte... Vignetta 9. Inquadratura con profondità di campo. Dettaglio – quasi in contro-picchiata, visto frontalmente e un po’ grottesco – delle gambe divaricate dell’inseguito in fuga. Nel varco fra le gambe, lontano e sullo sfondo, ugualmente di fronte, vediamo l’inseguitore. [Inquadratura assai ricercata, concezione del punto di vista inconsueta, eminentemente cinematografica].
10
Vignetta 10. Vignetta piccola, inquadratura di un campo lungo. È una sontuosa villa, monumentale, immersa in un giardino, con alberi all’intorno. Sullo sfondo, dei balloon uscenti dalla villa, col dettaglio di un lampione in primissimo piano [per dare il senso della profondità di campo]. Didascalia – Nello stesso momento, in una villetta non molto lontana... Balloon 1 – Il grande momento è giunto, ragazzi! Balloon 2 – Bene, zio!
Rileviamo che già questa prima tavola è all’insegna della suspense. Un inseguimento, personaggi misteriosi, atmosfera notturna: tutto impostato per suscitare curiosità, sottolineato dalle due battute finali, con l’allusione a un grande momento. Possiamo notare inoltre la valenza cinematografica dell’insieme di vignette, costituite da una successione di inquadrature dai passaggi bruschi o graduali da una vignetta all’altra e con visuali differenti. Se i fumetti fossero forniti del sonoro, questi passaggi sarebbero rimarcati da significative sonorità, da parte di diversificati strumenti. Comunque, al di là di tutto ciò, è il caso di far notare già a questo punto che 5 su Marte non è una storiella banale ma è titolare di una certa solidità strutturale. Mentre invece si riscontrano certe leggerezze adottate nei suoi confronti. Per esempio, addirittura sul titolo. Il quale era originariamente 5 su Marte, diventato poi I cinque su Marte. Di per sé non è grave, ma per questo racconto la variazione del nome è problematica, perché ha sempre alimentato psicologicamente, negli anni, quella indebita associazione di cui sopra.
11
Per cui I cinque su Marte non ha una sua indipendenza ma sembra associato a I cinque della Selena, rispetto al quale – lo ripetiamo – non ha nulla a che vedere. Anzi, già che ci siamo, facciamo un po’ i pedanti, esplicitando i dati editoriali di entrambe queste storie disegnate da Dino Battaglia. I cinque della Selena risulta dall’unione (effettuata successivamente, quando le due storie furono pubblicate insieme in volume) delle seguenti due storie, comparse inizialmente a puntate: - Selena, 28 tavole, soggetto e sceneggiatura di Mino Milani, pubblicata sul «Corriere dei Piccoli», dal numero 30 (29.07.1962) al numero 43 (28.10.1962). - I Cinque della Selena, 34 tavole, soggetto e sceneggiatura Mino Milani, pubblicata sul «Corriere dei Piccoli», dal numero 47 (21.11.1965) al numero 52 e dal numero 1 al numero 12 (20.03.1966) [si noti: circa tre anni dopo]. - 5 su Marte, 30 tavole, soggetto e sceneggiatura di Laura e Dino Battaglia, pubblicata nel 1967 sul «Corriere dei Piccoli», dal numero 7 al numero 33. Dove si vede che i Battaglia stessi, forse, volevano evitare una connessione fra il loro racconto e quello di Milani, specificando nel titolo “5” invece che “cinque”, magari presentendo che quell’associazione dei due “cinque” ingenerasse un inopportuno collegamento fra differenti storie. Torniamo dunque alla nostra idea fondamentale, quella dell’indipendenza narrativa di 5 su Marte. Vediamone pertanto la trama. Il maturo ladro internazionale Magnus, inseguito dal poliziotto Nick, intenzionato a catturarlo, si rifugia in una villa. Lì, grazie a un gran colpo che scuote tutta la casa, Magnus prima tramortisce Nick e poi lo tiene sotto tiro. Lo scossone è dovuto al fatto che la cupola della villa decolla nell’aria. Intanto uno strano ragazzino immobilizza Magnus con una pistola ad acqua. Poi, credendo i due delle spie, li accompagna in un fantasmagorico laboratorio dove c’è lo zio del ragazzino, il prof. Kiffel: un tipo di scienziato pazzo, un po’ con la testa fra le nuvole.
12
Il quale intravede nei due degli aiutanti e dice al nipotino, Carlo Alberto, di condurli, prigionieri, nel sotterraneo. Dove c’è la ragazzina Melania, sua sorella, intenta a rifornire una caldaia a carbone. Ora ci lavoreranno i due, sempre sotto tiro di Carlo Alberto. L’ambiente dove sono tutti casualmente finiti si rivela essere una sfera, ormai in viaggio nello spazio, dove urta un meteorite. Ma poi, con una potente cannonata se ne libera e continuando a viaggiare giunge finalmente alla meta: Marte. Dopo un fortunoso ammaraggio [ammartaggio!, se ci si concede per l’occasione un gioco di parole], Magnus, credendosi sulla Terra, riesce a fuggire, ma viene catturato da alcuni marziani e portato via con un razzo. Poco dopo anche gli altri vengono catturati da altri Marziani (diversi). Vengono portati alla loro città e, per ipnosi, istruiti sulla lingua locale. Purtroppo sono capitati lì durante una bruttissima guerra fra i Marziani che li hanno catturati e i ribelli Martini, che avevano preso Magnus. Proprio in quel momento i Martini li assalgono e rapiscono Carlo Alberto: il quale constata che Magnus è diventato il Re dei Martini. Carlo Alberto viene imprigionato, insieme al vero re Marzuk 22°, spodestato da Magnus dopo averlo ipnotizzato. Durante un’altra scaramuccia bellica fra Marziani e Martini, Carlo Alberto si ricongiunge ai suoi amici, insieme al re Marzuk, il quale conosce bene i Martini e sa come fare a sconfiggerli. In effetti, vengono sconfitti e i Marziani li “ricondizionano” facendoli diventare tutti “buoni”, compreso Magnus. La guerra è finita e tutti vivono in pace. Per far sì che non cadano in preda alla noia, il prof. Kiffel insegna loro a giocare a calcio. Infine, i 5 tornano a casa propria. In seguito, guardando verso Marte, constatano che anche lì, alla conclusione delle partite, Marziani e Martini riprendono ad azzuffarsi come quando si facevano la guerra. La “fantabuffa” storia finisce quasi come era cominciata, in un lieve, vaporoso vaudeville. Ho voluto proporre questa ampia sintesi della trama (parafrasi di per sé non necessaria, perché la vicenda si può leggere integralmente nel fumetto), per sottolineare una importante caratteristica di 5 su Marte. Il quale, pur essendo un fumetto umoristico, non è per niente superficiale come i racconti umoristici in genere. Ossia, qui non abbiamo, come in tanti episodi con personaggi umoristici (per bambini), una situazione per la quale in genere non c’è una vera trama, ma solo momenti collegati alla meno peggio, fino a una conclusione, e magari posticcia. Invece qui siamo di fronte a situazioni “sostanzialmente” serie, narrate bensì in senso umoristico ma concatenate funzionalmente e realisticamente avventurose. In proposito, notiamo pure che, se lo stile di Battaglia esplode definitivamente con la sua trasposizione del Moby Dick di
13
Herman Melville, pubblicato nel 1967 nella rivista «Sgt. Kirk», tuttavia i presentimenti, i sintomi, i presagi sul piano grafico ci sono già in anni precedenti, addirittura già in Selena e anche in questo 5 su Marte. Quando si dice “stile”, si allude a ciò che è tipico in Battaglia: il tratto grafico nervoso, rotto; il bianco/nero accentuato, ma anche le varie tonalità di grigi, ricavate con eventuali ombre derivanti da spugnettature diversamente intense; e soprattutto i bianchi, a volte luminosi. Tutto ciò è già presente in parte in questo racconto. Ma, com’è ovvio, qui le immagini sono raffigurate in forma umoristica, ironica, caricaturale; però con uno stile non bambinesco, ma che si riallaccia – oltre ai sopra citati requisiti tecnici tipici del Battaglia “serio” – all’umorismo della grande tradizione classica. Con deformazioni caricaturali della figura umana, con fisionomie esagerate ma sfondi naturalistici quasi realistici e trattati in forma lieve: come se tutto richiamasse un mondo soffuso solo di brezze leggere e profumate; e con successione di scene caratterizzate da un morbido surrealismo. Visto sotto questa luce, viene spontaneo osservare che 5 su Marte è in qualche misura il solito stile realistico di Battaglia, ma stilizzato e sottoposto a una laminazione deformante, idonea a dare un’impressione favolistica. Un’ultima considerazione. Qui, la mancanza del colore, che pur sarebbe suggestivamente pop, permette in compenso di apprezzare il più pregevole aspetto degli elementi convergenti nel dare corpo all’arte di Battaglia: il suo tratto, le ombreggiature, la funzionalità nel montaggio delle tavole, e gli altri aspetti di cui si è discusso in precedenza. Aspetti che evidenziano ciò che si diceva all’inizio di questa nota, ossia che 5 su Marte non è davvero un racconto così “minore” visto che il plot narrativo possiede una robustezza tecnica da far invidia a qualunque altra narrazione umoristica; e visto che ha strutture narrative da reggere il confronto con racconti d’avventura. Tutto ciò – gradevolezza grafica e scioltezza narrativa – si può tranquillamente chiamare, se vogliamo, eleganza stilistica. Che chiunque può apprezzare nelle prossime pagine.
14
17
18
19
20
21
22
23
24
Volumi di Dino Battaglia pubblicati in precedenza in questa collana: Edgar Allan Poe – isbn: 978-88-97141-90-7 Maupassant – isbn: 978-88-97141-91-4 L’Uomo della Legione – isbn: 978-88-88893-88-4 Lovecraft e altre storie – isbn: 978-88-88893-89-1 La Mummia – isbn: 978-88-88893-97-6 L’Uomo del New England – isbn: 978-88-94818-06-2 I delitti della Fenice – isbn: 978-88-94818-25-3 Woyzeck – isbn: 978-88-94818-32-1 Till Ulenspiegel – isbn: 978-88-94818-47-5 Il gatto con gli stivali – isbn: 978-88-36270-07-1 Gargantua e Pantagruel – isbn: 978-88-36270-21-7 San Francesco d’Assisi – isbn: 978-88-36270-34-7 Il cuore nello scrigno – isbn: 978-88-36270-70-5 Il gigante egoista e altre favole – isbn: 978-88-36270-86-6 I Cinque della Selena – isbn: 978-88-36271-16-0 Volumi di Dino Battaglia di prossima pubblicazione in questa collana: Ivanhoe La freccia nera
La casa editrice del fumetto d’autore
edizioninpe.it
«Il sogno di tanti scienziati si è finalmente avverato!» Durante un inseguimento, il detective Nick e il furfante Magnus si ritrovano bloccati in un luogo sconosciuto. Si tratta di una strana sfera pronta ad essere lanciata nello spazio: al comando il professor Kiffel che, con l’aiuto dei suoi due nipoti, ha pianificato l’agognato atterraggio su Marte. Ben presto questo improbabile gruppo
muoverà i propri passi sul suolo marziano, scoprendo città fantastiche ed entrando in contatto con esseri misteriosi. Ma un’improvvisa guerra li vedrà coinvolti, conducendo a un finale dai risvolti inattesi. Una storia ironica e sorprendentemente moderna, scritta in un’epoca di grande entusiasmo per le prime esplorazioni spaziali.
Dino Battaglia (Venezia 1923 – Milano 1983), considerato uno dei maggiori autori italiani di fumetto, è stato il primo italiano a conquistare il premio di “Miglior Disegnatore Straniero” al Festival di Angoulême. Dando corpo ad atmosfere indefinite e misteriose, Dino Battaglia evoca con il suo pennino silenzi inquietanti e luci abbaglianti – anche grazie al supporto di una tecnica inconsueta nel fumetto come il tampone – e vedono così la luce fumetti che ancora oggi non smettono di sorprendere per la loro elegante e inquietante potenza espressiva.
edizioninpe.it ISBN: 978-88-36271-31-3
euro 14 ,90