Le grandi imprese dell'uomo

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Le grandi imprese dell’uomo di Aa.Vv., Dino Battaglia © Lo Scarabeo © 2024 Solone srl per questa edizione Tutti i diritti riservati. Collana Dino Battaglia, 19 Direttore editoriale: Nicola Pesce

Caporedattore: Stefano Romanini

Ufficio stampa: Gloria Grieco

Coordinamento editoriale: Cristina Fortunato

Illustrazioni di copertina: Dino Battaglia

Progetto grafico di copertina: Sebastiano Barcaroli

Impaginazione: Valeria Morelli

Si ringraziano Claudio Ferracci ed Erasmo Frascaroli per la gentile consulenza.

L’Editore ha provato a reperire gli aventi diritto per gli autori dei testi e dei disegni dei soldati all’inizio delle tavole della storia La battaglia di Waterloo senza riuscirvi e si dichiara pienamente disponibile a regolare con essi i relativi e proporzionali diritti d’autore.

Volume nato grazie alla collaborazione con:

Stampato in Cina – NOVEMBRE 2024

Edizioni NPE

è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/edizioninpe instagram.com/edizioninpe youtube.com/@edizioninpe_ #edizioninpe

Le grandi imprese dell’uomo

di Aa. Vv., Dino Battaglia

Prefazione

di Claudio Ferracci direttore della Biblioteca delle Nuvole di Perugia

Quella che avete tra le mani è una raccolta di storie, per la prima volta organizzata in maniera organica in un volumone da libreria, che ha cambiato il modo di raccontare a fumetti l’uomo e i suoi conflitti. Pubblicate in un’epoca d’oro del fumetto per ragazzi in Italia, e partendo dalle primissime pubblicazioni fino ad arrivare alle più recenti, ci consentono di seguire l’evoluzione artistica di Dino Battaglia, da sapiente artigiano della narrazione figurata a indiscusso maestro e punto di riferimento per il fumetto, non solo italiano. Per la maggior parte, pur sotto identità fittizie, lo accompagna colui che ha inventato il “fumetto di realtà”, Mino Milani, scrittore e forte appassionato di storia, che però ce la racconta come se fosse un romanzo. Con le serie di storie «Le grandi avventure di pace e di guerra», «Fumetto-Verità» e «Dal nostro inviato nel tempo» ha allevato qualche generazione di ragazzi curiosi. Come lui forse solo Hector Oesterheld (con il suo Ernie Pike) e Gino D’Antonio (con la stupenda La Seconda Guerra Mondiale a fumetti, realizzata per «Il Giornalino» insieme all’amico Ferdinando Tacconi) hanno saputo raccontare la guerra, senza schierarsi e senza classificare buoni e cattivi, ma semplicemente scoprendo l’umanità, quella vera, che neanche i più atroci conflitti possono cancellare.

Copertina dell’edizione francese di Ernie Pike di Hector Oesterheld e Hugo Pratt.

mentazione grafica, che fa presagire in qualche modo quella che sarà la ricerca stilistica di Battaglia negli anni a venire. Su quasi tutte le pagine, infatti, si può notare una vignetta “scontornata”, cioè non delimitata da proprie linee di margine, ma semplicemente chiusa dalle altre vignette, come incastonata nella pagina ma aperta. Oggi la si considererebbe una cosa normale, ma non lo era affatto nel 1961, sul «Corriere dei Piccoli»! L’espediente aiuta a dare ariosità alle vignette, seppure sembri quasi che Battaglia non ne abbia bisogno: si può ben vedere infatti come, grazie alla sintesi estremamente espressiva nella rappresentazione degli scenari, l’autore riesca a dare l’idea di grandi spazi (le foreste della Germania, la steppa russa…) nonostante la sceneggiatura gli imponga dieci vignette per pagina, dovute al grande formato della rivista.

La sciabola e la mitragliatrice

Serie di illustrazioni realizzate per il «Corriere dei Piccoli» n° 21 del 24 maggio 1964, nelle quali Battaglia può sperimentare un po’ di più rispetto al lavoro per le singole vignette delle storie a fumetti. Oltre alla suggestiva tecnica del chiaroscuro, che diventerà il tratto distintivo dell’artista, è da notare la composizione raffinata delle immagini, che nelle situazioni statiche (illustrazione grande a tutta pagina) è costruita con segni forti orizzontali e verticali (la figura umana eretta, la mitragliatrice) mentre le altre immagini, rappresentanti situazioni più dinamiche, introducono linee inclinate, fino alla diagonale perfetta della baionetta del bersagliere. Queste immagini furono poi riproposte nel volume Uomini in guerra di Ivaldi editore, nel 1975, a corredo della bellissima presentazione di Claudio Bertieri.

Ombre

La storia a fumetti Ombre, pubblicata sulla mitica rivista «Sgt. Kirk» (sul numero 14 dell’agosto 1968) dell’editore Ivaldi di Genova non è la prima collaborazione dell’autore con il “mensile dei comics”; infatti già l’anno precedente era stata pubblicata la riduzione del Moby Dick di Hermann Melville, considerata uno dei capolavori di Battaglia. Il soggetto e la sceneggiatura sono attribuiti allo stesso Dino e alla moglie Laura, la storia è ambientata nel Vietnam in guerra e viene pubblicata nell’anno più sanguinoso del conflitto, ma anche nell’anno della grande contesta-

Copertina della rivista «Sgt. Kirk» n. 14, Ivaldi Editore, 1968.

zione internazionale dei movimenti pacifisti ed antimperialisti. Che sia per questo che la storia non abbia trovato spazio sul «Corriere dei Piccoli», testata che sta vivendo in quegli anni, sotto la direzione di Carlo Triberti, una stagione all’insegna dell’ottimo fumetto ma che forse considera troppo “caldo” il tema del Vietnam? La narrazione è forse troppo “filo-yankees”, ovviamente in linea con l’atteggiamento della produzione delle strips americane (Milton Caniff su tutti) che sono state la base di formazione del gruppo veneziano de “L’Asso di Picche”. Fatto sta che Ombre, seppure con qualche ingenuità narrativa, è forse la prima storia a fumetti italiana ad affrontare l’argomento, e questo undici anni prima dell’Apocalypse Now di Coppola. La pubblicazione su una rivista “d’autore” consente a Battaglia di prendersi delle libertà stilistiche, le vignette “scontornate” rasentano addirittura il cinquanta per cento, la sintesi grafica tocca nuove punte espressioniste, si veda ad esempio l’ultima vignetta della terza tavola, in cui si vede l’attraversamento di una risaia da parte della pattuglia dei protagonisti.

La fine della Santo Stefano

Il terribile caccia giapponese “Zero” protagonista della battaglia di Midway.

Illustrazione divisa in tre parti, pubblicata in origine sul «Corriere dei Piccoli» n° 23 del 1968 a commento di un testo di Piero Selva (Mino Milani), rievoca l’attacco e l’affondamento della corazzata Santo Stefano (La SMS Szent István) dell’Imperiale marina austroungarica, affondata il 10 giugno 1918 nei pressi dell’isola di Premuda in Dalmazia in seguito a un attacco di siluranti italiane. Qui la tecnica di Battaglia si fa davvero documentaria, al servizio semplicemente della chiara comunicazione. Anche questa immagine è stata poi ripubblicata nel volume Ivaldi già citato.

La battaglia delle Midway

La storia, di otto pagine, è di fatto un reportage storico, tipico di Mino Milani (che qui si firma Eugenio Ventura) il cui interesse e competenza per la storia tutta lo hanno reso certamente il primo divulgatore scientifico a fumetti italiano. La cronaca del tentativo giapponese di azzerare la flotta USA del pacifico è raccontata senza schierarsi, come di una

Copertina di un albo de La Seconda Guerra Mondiale a fumetti di Gino D’Antonio e Ferdinando Tacconi, Sergio Bonelli Editore.

Piccolo Re

Alle storie sono abbinate diverse illustrazioni a tema, estrapolate da varie pubblicazioni. La perizia di Dino Battaglia illustratore era già nota, la rarefazione delle immagini velate da nebbia o foschia, la grande libertà compositiva delle immagini, non ingabbiate nelle vignette del fumetto, col classico chiaroscuro spugnato, indefinito e quasi pittorico, sono la cifra con cui l’artista transita dall’illustrazione al fumetto, senza mai dimenticare che si tratta di due linguaggi dalle differenti regole. In tal senso sono estremamente indicative e precognitive della successiva produzione di Battaglia quelle realizzate per La canzone d’amore e di morte dell’alfiere Cristoforo Rilke, testo scritto da Rainer Maria Rilke nel 1899 dedicato al sacrificio di un suo supposto antenato nella guerra contro i turchi della metà del ’600.

Che Dino Battaglia abbia fatto parte del mitico gruppo di autori di fumetti della rivista “L’Asso di Picche” con gente del calibro di Hugo Pratt, Paul Campani, Alberto Ongaro e Mario Faustinelli, è storia nota. Sulla sceneggiatura di Faustinelli, quasi vent’anni dopo, realizza Piccolo Re, una storia a fumetti che verrà pubblicata sul «Corriere dei Piccoli», a puntate, a partire dal numero 11 del 1961. Si tratta di una classica storia avventurosa, ambientata durante l’epoca napoleonica, narrata forse con uno stile oggi datato, con qualche didascalia di troppo e una scrittura a volte enfatica, ma è probabilmente la prima opera graficamente matura e stilisticamente inconfondibile di Battaglia. Che si trova a suo agio, come sempre, nella narrazione storica, destreggiandosi con eleganza nella rappresentazione delle divise militari e con la consueta padronanza del disegno delle cavalcature. Nonostante si tratti di una struttura narrativa canonica e in linea con le caratteristiche delle storie a fumetti del tempo, bisogna riconoscere che l’artista veneziano avvia qualche piccola speri-

Mario Faustinelli (il primo da destra) con, da sinistra, Ivo Pavone, Hugo Pratt e Alberto Ongaro.

partita a scacchi, senza indugiare emotivamente sull’alto costo di vite umane se non attraverso dei numeri. Stranamente ne esce un racconto non “freddo”, probabilmente per la partecipazione del lettore, intrigato dall’alta posta in gioco. Dal punto di vista grafico Battaglia dà il meglio di sé, anche se si “richiude” un po’ dentro i bordi delle vignette rispetto alle precedenti esperienze. Riesce con grande maestria, si noti, ad accentuare il movimento con l’uso della composizione, utilizzando l’inclinazione in diagonale delle ali degli aerei o delle scie delle navi in formazione per modulare visivamente il ritmo della narrazione.

Guerra di Secessione

Pubblicata per la prima volta sul «Corriere dei Piccoli» n. 44 del 1969. In questa illustrazione Battaglia rinuncia all’uso delle “spugnature” tipiche per utilizzare un mezzo tono grigio, probabilmente realizzato con inchiostro di china diluito dato a pennello.

Air Force USA e La battaglia di Caporetto

Si tratta di due singolari tavole autoconclusive, pubblicate nel 1969, forse con poco riguardo, nella quarta di copertina della rivista «Sgt. Kirk», nei numeri 21 e 22. La prima addirittura senza un titolo, che le verrà assegnato al momento della seconda pubblicazione, nel citato volume Uomini in guerra. Anche qui le due tavole sono relegate quasi a fare da riempitivo, stampate sulle pagine sinistre prima del frontespizio. Air Force USA non è neanche una pagina a fumetti, piuttosto un’illustrazione composita a tema. La battaglia di Caporetto, invece, è in tutto e per tutto una tavola di una storia a fumetti, forse l’incipit di un progetto abortito. Ivaldi dichiara che le opere pubblicate nel volume, selezionate da lui stesso, per la maggior parte provengono dalla sua collezione privata, il che forse spiega alcune scelte. Il libro è comunque pregevolissimo, specialmente per i testi di Bertieri.

La rivolta dei Sepoys

Rientra nella serie di storie Le grandi avventure di pace e di guerra realizzate su testi dell’onnipresente Milani (ancora con lo pseudonimo di Ventura) del “Corriere dei Piccoli” della fine degli anni ’60, che sta cercando di rivolgersi ad un pubblico di ragazzi sempre più grandi e sempre più ricettivi. Il fatto che quella che la storiografia britannica indica come “rivolta” sia narrata dagli indiani come “Pri-

Il fucile Enfield Pattern 1853, protagonista della Rivolta

ma Guerra d’Indipendenza Indiana” la dice lunga sul rischio di banalizzare un tema così complesso; è noto, infatti, che le cause dell’ammutinamento dei Sepoy, soldati di nazionalità indiana (257.000, comandati da 40.000 ufficiali britannici) non possono essere imputate solamente a conflitti di carattere etico/religioso. Tuttavia, la vicenda è narrata con scrupolosità, facendo emergere le contraddizioni e le motivazioni dei personaggi. Qui Battaglia si limita a scontornare solo due o tre vignette, quelle più drammatiche. Nell’edizione originale la colorazione delle tavole (seppure certamente realizzata dal tipografo, ma su indicazioni dell’autore) è particolarmente elegante, limitandosi ad una “palette” di rosso mattone, ispirato al rosso delle divise dei Sepoy, ocra e verdi chiari.

Il cannone di Parigi

Pubblicata sul n. 10 del 9 marzo 1969 del «Corriere dei Piccoli», sempre su testi di Milani (che di nuovo si firma Ventura), rientra tra le storie-reportage tipiche dello scrittore, senza un protagonista e narrate, pur utilizzando al meglio il linguaggio del fumetto, con lo stile del documentario. Ne esce una lettura densa di informazioni interessanti, che stimola la curiosità ad approfondire, ma mai noiosa per il ritmo narrativo adottato. Battaglia è nella fase iniziale di sperimentazione della tecnica che lo distinguerà radicalmente, nel decennio successivo: la cosiddetta “spugnatura”, cioè la realizzazione di chiaroscuri quasi indefiniti tramite la “sporcatura” della tavola con spugne o garze imbevute di inchiostro di china diluito. Questa modalità, ancora oggi imitata, caratterizzerà, insieme al sapiente uso degli spazi bianchi, l’opera di Battaglia come quella del più grande disegnatore di atmosfere, maestro indiscusso della narrazione grafica. Sarà con la storia La prova del fuoco (tratta da Stephen Crane) pubblicata su «Linus» nei numeri 68 e 69, l’anno dopo, che l’artista, in una rivista rivolta ad un pubblico più maturo, potrà davvero sperimentare appieno la destrutturazione della gabbia delle vignette e il suo inconfondibile mezzo tono “sporco”. Una nota curiosa: nelle precedenti edizioni di questa storia (la pri-

dei Sepoy.

ma, a colori, sul «Corriere dei piccoli» e la seconda, in bianco e nero, nella ristampa edita da Ivaldi Editore) la narrazione sembrava a un certo punto spezzarsi nell’ultima vignetta di tavola 2 per poi riprendere alla tavola 4. Il colonnello, infatti, a tavola 2 dice che “I tedeschi bombardarono Dunkerque da 38 chilometri di distanza”. La risposta del generale, nelle precedenti edizioni, non arrivava alla tavola 3 ma nella prima vignetta di tavola 4 (“Ma 38 chilometri non sono 100! È impossibile!”), che poi concludeva con tre puntini di sospensione: “A sera, a 12 ore dalla prima esplosione, già una batteria francese da 305 muoveva verso l’angolo di Laon...”.

Nella sequenza di tavola 3 delle precedenti edizioni, la prima vignetta cominciava proprio con i tre puntini di sospensione (“... E all’alba del giorno dopo, i ricognitori inglesi si alzavano in volo”) dando di fatto seguito all’ultima vignetta di tavola 4.

Ci fu quindi un errore di stampa già all’origine e queste due tavole furono invertite in entrambe le edizioni precedenti. Per rispetto “filologico”, Edizioni NPE ha voluto segnalare ai lettori quanto accaduto nelle precedenti edizioni, ma ha deciso di correggere l’errore, ripristinando la corretta sequenza delle tavole.

Iwo Jima!

La cronaca della conquista dell’isola di Iwo Jima da parte dei soldati americani fa parte della mitologia della Seconda guerra mondiale, quella raccontata, come sempre, dai vincitori, che oltre ad avere la più grande macchina da guerra del pianeta hanno sempre posseduto anche la più grande fabbrica dei sogni, Hollywood. La più famosa fotografia di guerra di tutti i tempi, di Robert Capa, riproduce l’alzabandiera dei marines americani dopo la conquista della strategica isola. Mino Milani e Dino Battaglia riescono a raccontare quasi con distacco questo bagno di sangue, sul «Corriere dei Piccoli» n. 26 del 1969, prendendo le distanze da qualunque partigianeria, cosa che non si può dire, in genere, delle opere sul tema sfornate dal cinema statunitense. Con le dovute eccezioni, naturalmente: va comunque ricordato ad esempio che Clint Eastwood nel realizzare i film Flag of our fathers e Letters from Iwo Jima (2006), ha raccontato alternativamente la vicenda dal punto di vista statuniten-

Copertina del volume L’Uomo di Iwo Jima, di Gino D’Antonio, Un uomo un’avventura, Cepim, 1978.
La famosa foto di Robert Capa, Raising the flags at Iwo Jima

Copertina del libro Il sergente sulla neve di Mario Rigoni Stern, illustrazione di Ferenc Pinter, 1953.

se e da quello giapponese. Il fumetto italiano ha trattato ancora la celebre conquista nel volume L’uomo di Iwo Jima, scritto e disegnato dal grande Gino D’Antonio, uno dei più grandi maestri del fumetto italiano del dopoguerra. Uscì nella collana «Un Uomo Un’Avventura» edita dalla Cepim, oggi Sergio Bonelli Editore, nel giugno 1978.

Nicolajewska

Ancora per la serie «Le grandi avventure di pace e di guerra», Milani e Battaglia propongono, sul «Corriere dei Piccoli» n. 41 del 1970, un episodio della ritirata delle armate dell’Asse sconfitte nella Campagna di Russia della Seconda guerra mondiale, già ampiamente raccontato da molta letteratura italiana (Rigoni Stern, Revelli e altri). Qui non si dissimula facilmente una nota di compiacimento nazionalista, nella descrizione dell’eroica quanto disperata vittoria riportata dai battaglioni di alpini per la conquista dell’omonimo villaggio, punto chiave per l’uscita degli invasori in ritirata dall’accerchiamento delle forze russe.

Tora! Tora! Tora!

Copertina dell’albo a fumetti «Combat» n. 2, Dell Publications, 1961, dedicato alla battaglia di Pearl Harbour.

“Tora” è un acronimo derivante da totsugeki raigeki (letteralmente, “attacco lampo”). Questa sorta di grido di battaglia dell’aviazione giapponese viene associato all’attacco lampo dell’esercito nipponico alla base USA di Pearl Harbor, nelle Hawaii, che costituì di fatto la dichiarazione di guerra che rese “mondiale” il conflitto. Quando Milani, sempre firmandosi Ventura, e Dino Battaglia affrontano l’argomento, sul «Corriere dei Piccoli» n. 50 del 1970 (ancora per la serie Le grandi avventure di pace e di guerra) è appena uscito in Italia il film omonimo, diretto da Richard Fleischer, Kinji Fukasaku e Toshio Masuda. Ad un quarto di secolo dalla fine della guerra, il cinema statunitense cessava lo stereotipo negativo dell’ex nemico giapponese e presentava un quadro obiettivo del campo avversario, delle motivazioni, delle scelte politiche e delle diverse tendenze nel governo nipponico. Anche gli autori de «Il Corrierino» riescono ad essere, al solito, sobri cronisti di una narrazione corale, senza enfasi. Lo stile di Battaglia, ormai più che maturo, gli suggerisce di “aprire” le inquadrature quando scoppia la battaglia ed il ritmo si fa più serrato; l’edizione originale è arricchita da un secondo colore di stampa che giova fortemente alla narrazione visiva, sempre ben integrata con quella scritta.

Le alture di Abraham

La conquista nel 1759 da parte degli inglesi della città di Québec, capitale e roccaforte del Canada francese, è raccontata dall’ormai collaudatissimo duo Milani/Battaglia con la consueta maestria. Come in una cronaca giornalistica Milani non si schiera, limitandosi a raccontare i fatti nel modo più “scientifico”, eppure si ha l’impressione di leggere una fiction, per la grande padronanza del linguaggio del fumetto. Siamo sul «Corriere dei Ragazzi» n. 7 del febbraio 1972 e l’artista, anche se non si permette le libertà compositive della pagina ormai sperimentate su riviste più blasonate, riesce a creare l’atmosfera necessaria, sia nella parte dell’assedio che in quella della sanguinosa battaglia finale, con una sapiente alternanza di inquadrature.

La battaglia di Waterloo

Questa storia particolare viene pubblicata in un fascicolo spillato all’interno del «Corriere dei Ragazzi» n. 17 del 1972. Si tratta di un albo promozionale della nuova collezione di soldatini in metallo sbalzato allegati come gadget al giornale, I Soldati della battaglia di Waterloo . L’inserto è curato da Giuseppe Zanini, i testi interni sono di Andrea Bonanni, ma contiene una storia di undici pagine firmata da Eugenio Ventura (il solito Mino Milani) e Dino Battaglia. La cronaca della battaglia, pubblicata in otto pagine in bianco e nero e tre a colori, è arditamente sintetica, come richiesto dalle esigenze editoriali, ma non le manca nulla per essere suggestiva e perfettamente documentata.

Copertina della storia

La battaglia di Waterloo, pubblicata in un fascicolo spillato all’interno del «Corriere dei Ragazzi» n. 17 del 1972.

Duello sugli oceani

Questa storia, pubblicata originariamente sul «Corriere dei Ragazzi» n. 32 del 1972, viene presentata con l’enfatico sottotitolo Quando il mondo trattenne il respiro e con una grande splash page. Milani si firma col suo vero nome, per raccontare il tentativo della flotta tedesca del pacifico, il 2 agosto 1914, di ricongiungersi con le forze armate del proprio Paese doppiando Capo Horn, tentativo ostacolato dalla Marina inglese presso le isole Falkland. Incredibile come Battaglia riesca a dare dinamicità a una battaglia di corazzate, che come è possibile capire non hanno la fisicità dei cavalli.

La spia vestita di bianco

L’altra famosa serie di fumetti storici di Milani, forse la più famosa, è Dal nostro inviato nel tempo Mino Milani. Pubblicata a colori sul «Corriere dei Ragazzi» n. 33/34 del 1972, risulta stampata piuttosto male e penalizzata dalla colorazione; molto meglio la ristampa in bianco e nero nel citato volume Uomini in guerra di Ivaldi, di tre anni dopo. La storia è di spionaggio, ma non molto dinamica, in effetti l’unico sparo è contro un piccione viaggiatore, e la protagonista è una donna polacca che fornisce informazioni all’esercito tedesco sulle manovre russe a Odessa.

I tre miracoli

Nella serie del «Corriere dei Ragazzi» Fumetto Verità, i cui testi Milani firma sempre con lo pseudonimo di Ventura, siamo infine nel Vietnam, ma non per raccontare una storia di guerra vera e propria, quanto per farci entrare in una vicenda umana che viene ispirata a Milani dalla pubblicazione della famosa foto dei bambini in fuga dal bombardamento del villaggio di Trang Bang, immagine che fece il giro del mondo scatenando l’indignazione dell’opinione pubblica. Milani sembra voler lanciare un flebile messaggio di speranza, Battaglia riesce con eleganza a stemperare la violenza delle immagini, con un suggestivo bianco e nero.

Napoleone IV – Una sella a buon mercato

Ancora una cronaca di guerra, questa volta ambientata durante le violente campagne colonialiste inglesi in Africa. E con un protagonista d’eccezione, l’ultimo erede della dinastia di Napoleone. Piero Selva (ennesima “firma” dell’onnipresente Milani) riesce a raccontarci la guerra come la vita, guidata spesso da un destino ineluttabile, quasi

che le azioni umane nulla possano. E senza colpevoli o carnefici, ma solo esistenze in balia di una sorte decisa da altri.

Illustrazioni a corredo del testo di Claudio Bertieri per la presentazione del volume Caricaaa! e altre illustrazioni

Si tratta di una serie di illustrazioni nel magistrale bianco e nero di Battaglia, raffiguranti individui e gruppi di militari in divise ottocentesche. Estrapolate probabilmente da qualche altra pubblicazione, non sono facilmente databili, anche se la tecnica è quella del Battaglia più maturo.

La canzone d’amore e di morte dell’alfiere Cristoforo Rilke

Arricchisce particolarmente il volume Caricaaa! (Fabbri Editori, 1979), la pubblicazione di quest’opera di Rainer Maria Rilke sapientemente illustrata a colori da Battaglia, che è al vertice massimo della sua crescita stilistica. La colorazione è probabilmente attribuibile alla moglie Laura, cui si devono anche i colori delle riduzioni a fumetti del Till Ulenspiegel e del Gargantua e Pantagruel (pubblicati all’interno di questa stessa collana, NdR). Ancora una volta Battaglia stupisce per l’uso del vuoto, degli spazi bianchi, nella composizione dell’immagine, che ne farà un caposcuola della narrazione a fumetti.

Articolo del «Corriere dei Piccoli» dedicato alla premiazione di Dino Battaglia durante l’edizione di Lucca Comics del 1970.

Piccolo Re

Piccolo Re su testi di Mario Faustinelli, è stato pubblicato per la prima volta a puntate su «Corriere dei Piccoli» nn. 11-21, 23-38 del 1961.

Volumi di Dino Battaglia pubblicati in precedenza in questa collana: Edgar Allan Poe – isbn: 978-88-97141-90-7

Maupassant – isbn: 978-88-97141-91-4

L’Uomo della Legione – isbn: 978-88-88893-88-4

Lovecraft e altre storie – isbn: 978-88-88893-89-1

La Mummia – isbn: 978-88-88893-97-6

L’Uomo del New England – isbn: 978-88-94818-06-2

I delitti della Fenice – isbn: 978-88-94818-25-3

Woyzeck – isbn: 978-88-94818-32-1

Till Ulenspiegel – isbn: 978-88-94818-47-5

Il gatto con gli stivali – isbn: 978-88-36270-07-1

Gargantua e Pantagruel – isbn: 978-88-36270-21-7

San Francesco d’Assisi – isbn: 978-88-36270-34-7

Il cuore nello scrigno – isbn: 978-88-36270-70-5

Il gigante egoista e altre favole – isbn: 978-88-36270-86-6

I Cinque della Selena – isbn: 978-88-36271-16-0

5 su Marte – isbn: 978-88-36271-31-3

Ivanohe– isbn: 978-88-36272-08-2

La freccia nera – isbn: 978-88-36272-19-8

La casa editrice del fumetto d’autore edizioninpe.it

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