Bestiario

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Bestiario di Sergio Toppi


Ringraziamenti Alessandro Editore, Archeo, Sergio Bonelli Editore, Città di Mariano Comense, «Comic Art», «Corto Maltese», Edizioni Bompiani, Edizioni Carta Canta, «Il Giornalino», Lo Scarabeo, «Nuages», Parco del Circeo, Rizzoli, scm Edizioni, Segni & Disegni, «Selezione del Reader’s Digest», Studio Michelangelo.

Bestiario

di Sergio Toppi © 2016 – Mosquito – Eredi Toppi © per questa edizione NPE – Nicola Pesce Editore Didascalie di Pierre Yves Lador Traduzioni di Stefano Andrea Cresti Tutti i diritti riservati. Collana Sergio Toppi, 3 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Ufficio stampa per il volume: Stefano Romanini ufficiostampa@edizioninpe.it Stampato presso Peruzzo Industrie Grafiche SpA nel mese di febbraio 2018 Nicola Pesce Editore (Edizioni NPE) è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 - 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #EdizioniNPE


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Il fascino del mondo animale di Sergio Toppi

Sono un uomo di città, ho sempre abitato a Milano, salvo un breve periodo da bambino, durante la guerra, quando per evitare i bombardamenti ci trasferimmo in campagna. Fu un’esperienza che mi segnò profondamente, cambiando in un certo senso la mia visione del mondo. Scoprii la natura e un rapporto con gli animali a me del tutto nuovo. C’erano degli obblighi legati alla sopravvivenza: occuparsi del pollaio, nutrire le galline, raccogliere le uova… Tutte cose che un ragazzino di città non è portato a conoscere. È da lì che il mio interesse e il mio amore per il mondo animale hanno acquisito una nuova dimensione. Quella parentesi di vita a stretto contatto con la natura mi è rimasta impressa, rivelandosi poi di grande utilità. Gli animali sono, per un disegnatore, un soggetto molto gratificante; vi sono forme davvero interessanti di cui appropriarsi e quando, per di più, si prova una forte simpatia, il soggetto diventa pienamente coinvolgente. Nasce un’istanza d’identificazione, ci si sente vicini a ciò che ci somiglia, anche se non tutto il mondo animale è ugualmente appassionante – ad esempio, mi è più difficile provare un profondo interesse per un ragno! Non amo molto gli insetti perché rappresentano, per così dire, un universo che ci è completamente estraneo: sono alieni. Tanto per morfologia quanto per comportamento. Le formiche mi trasmettono l’impressione estremamente sgradevole di una società terrificante, completamente anonima e dedita al lavoro. La mantide religiosa, poi, è tutto un mondo di crudeltà… Nel regno animale, sono particolarmente attratto dagli uccelli. Si tratta di un soggetto di grande ricchezza grafica che permette di attingere a un registro infinito, in termini tanto estetici quanto emotivi: dalla crudeltà del rapace alla tenerezza del pulcino. Anche tra un corvo e un pappagallo, per esempio, passa tutto un universo. Ed è proprio questo che mi interessa, che amo rappresentare nei miei disegni. Osservando con attenzione gli uccelli, ci accorgiamo che il loro sguardo è acuto, inquietante. Prendiamo la gallina, quest’animale banale e un po’ stupido: nel suo occhio c’è una cattiveria terrificante. Anche l’usignolo, pur così carino, ha qualcosa

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d’implacabile nel suo sguardo nero; ogni giorno è segnato dalla necessità di sopravvivere. Ciò che mi attira, negli uccelli, non è per forza l’estetica piacevole – un corvo o degli avvoltoi mi affascinano altrettanto. Certo, sono ben lontano dalla visione asettica à la Disney ma, del resto, non si può dire che io sia uno spirito allegro! Nella rappresentazione del mondo animale, non ho alcun interesse all’idealizzazione dei rapporti. L’apparente tenerezza della rondine per i suoi piccoli non è altro che la dura lotta per la sopravvivenza, l’istinto di riproduzione della specie, e detesto quell’affetto che infiliamo a forza nelle nostre relazioni col mondo animale – non c’è niente di peggio di quelle vecchie carampane accompagnate dai loro cagnetti impomatati e coi collari tempestati di preziosi… La vita animale è profondamente legata alla nostra, ed è forse per questo che in molti dei miei disegni a tema animale l’uomo è presente, spesso in maniera negativa. Personalmente sono contrario alla caccia ma non dimentico che, per millenni, l’uomo è sopravvissuto cibandosi di animali. La vita e la morte delle bestie è intimamente legata a quella degli esseri umani che, in una qual certa misura, sono essi stessi animali. Il tema dell’evoluzione, del passaggio dall’animalità all’umanità, è una cosa che mi ha sempre profondamente affascinato.


Visione darwiniana ottimista dell’evoluzione – dal gorilla a Einstein.

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IeraticitĂ degli adoratori del Sole sotto la Luna.


L’inquietante stranezza delle bestie di Pierre Yves Lador

Toppi ha studiato le società arcaiche dell’Amerindia, del Pacifico, dell’Africa nera, dell’Oriente, della preistoria, riuscendo a ritrovare tramite la sua matita le strutture antropologiche dell’immaginario già delineate da evoluzionisti, antropologi, sciamani, totemisti e animisti. Questa presa di coscienza di una fondamentale unitarietà soggiacente al mondo è forse uno dei rari vantaggi della globalizzazione. Toppi artista la ritrova, la ricrea tramite il disegno. Un paesaggio o una roccia possono essere donna, gli uomini animali. È un realismo magico. Si penetra nel proprio sé, nel proprio essere profondo, nella propria genealogia, ci si sente animali, vegetali, minerali. In Toppi l’uomo discende dalla scimmia ma anche dal rospo, dall’alga blu, dal magma, dalle stelle. Dopo la soldataglia, le belle sgualdrine e gli Indiani, qui è il bestiario a dominare: animali leggendari (come nell’adattamento de Le mille e una notte), favolosi, mostruosi, predatori, saggi o terrificanti. I suoi diversi editori non gli hanno probabilmente mai commissionato disegni di montagne, di rocce, di vallate, ed è un vero peccato, giacché non vi sarà nessuna raccolta di queste favolose figure; il lettore dovrà accontentarsi di contemplarle nelle sue storie disegnate. Bisogna rileggere tutta l’opera di Toppi in questa chiave, e in tal modo questo volume diverrà una porta, un sentiero che ci introduce e ci guida nel suo universo – il nostro. Non sono zoologo e a volte non so nemmeno se ho di fronte un asino o un mulo, o quale specie di bovino, quale uccello esotico forse ibrido o immaginario, eppure percepisco la forza, la potenza, l’inquietante stranezza quasi familiare delle bestie, così espressive, che popolano le storie di Toppi. Faccio parte di quel mondo in cui regnano paura, meschinità, vendetta, omicidio, assassinio, ma che è anche pieno di generosità, bellezza, coraggio, spesso di

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follia, sempre di mistero e senz’altro di amore, amore per questo mondo che si dividono tutte le creature. Nell’opera di Toppi figurano più di cento specie animali differenti e anche uno splendido scorpione, benché l’autore affermi di non essere particolarmente affezionato agli insetti. Nel volume che avete tra le mani si possono trovare un centinaio di specie note in zoologia o appartenenti al mondo mitologico, favolistico e leggendario. Ogni immagine, graziata da una messa in scena geniale, racconta una storia di relazioni con il mondo umano, una storia ge-

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nealogica, umoristica, d’amore, nutrice, fraterna o fratricida. Non dimentichiamolo: questa antologia è poetica, artistica, teatrale, mitologica e, in quanto tale, strumento di conoscenza, di meditazione filosofica – senza tralasciare ciò che salta agli occhi come primo tra gli elementi, quello del piacere estetico. E sono proprio questa maestria, questa bellezza, questo equilibrio della composizione a portarci per mano, come in un percorso iniziatico, attraverso un’esperienza interiore verso le nostre origini e, chissà, verso il nostro destino finale.

Mangiare o essere mangiato.

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L’unione fa la forza; l’energia si concentra.


E la vittoria si festeggia; l’energia si dissipa.



La donna e il cavallo sono anche rappresentazioni dell’anima e della libertà .


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Quanto umorismo in queste luciferine caricature: il capro con il doppio sei del numero della Bestia, a guisa di genitali e l’avvoltoio, discreto, che attende la preda.


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Il grande fiume partecipa a disegnare e a collegare pescatori, guerrieri, cacciatori e cavalieri; favorisce lo scambio, la guerra e l’esogamia.

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Questa immagine del cavallo imbizzarrito è particolarmente frequente nell’opera del disegnatore, violenta, maestosa, talvolta perfino portatrice di morte.

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Il fumo separa graficamente l’animalità dall’umanità, collegate dalle lance. Alle corna corrispondono le selci e in fondo, discreto, naviga un pescatore, o un Caronte preistorico.




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