i figli del capitano Grant

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I figli del capitano Grant

adattamento dall’omonimo romanzo di Jules Verne del 1867 di Roudolph e Franco Caprioli © 1973 eredi Raul Traverso, eredi Franco Caprioli © 2023 Solone srl per questa edizione Tutti i diritti riservati Collana Franco Caprioli, 4 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Caporedattore Stefano Romanini Ufficio Stampa: Gloria Grieco Coordinamento Editoriale: Cristina Fortunato Correzione bozze: a cura della redazione Si ringraziano Fulvia Maria Caprioli e Gianni Brunoro per la gentile consulenza. L’Editore ha provato a reperire gli aventi diritto per Raul Traverso e Gino D’Antonio (autore delle ultime sette tavole della storia) senza riuscirvi e si dichiara pienamente disponibile a regolare con essi i relativi e proporzionali diritti d’autore. Stampato tramite Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di novembre 2023 I figli del capitano Grant è stato pubblicato per la prima volta a puntate su «Il Giornalino », n. 14 – 21, Edizioni San Paolo, aprile – maggio 1974.

Per la realizzazione di questo volume abbiamo scelto di utilizzare le tavole retro-colorate originali con i colori di Franco Caprioli, e non la ricolorazione fatta dalle Edizioni Paoline. Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe


I figli del capitano Grant adattamento testi Roudolph disegni Franco Caprioli



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Di naufragi, di terre, di mari di Gianni Brunoro

E subito riprende il viaggio come dopo il naufragio un superstite lupo di mare. Giuseppe Ungaretti, Allegria di naufragi Ci sono romanzi che – magari senza la volontà o la esplicita intenzione dell’autore – evidenziano, per così dire, certe parentele. Per esempio, i romanzi di Jules Verne intitolati Un capitano di quindici anni e I figli del capitano Grant rientrano un po’ in quest’ottica o perlomeno ne rispecchiano analoghi elementi. Pertanto, anche la loro eventuale trasposizione fumettistica conserva quella impressione di avere alcune somiglianze. Oggettivamente, non so se Franco Caprioli provasse queste sensazioni, illustrando la trasposizione di queste due opere, fatto sta però che due elementi strutturali vi sono evidenti. Nel primo romanzo (già apparso in questa collana dedicata al Maestro), il protagonista è un adolescente costretto a rimpiazzare, nel comando di una nave, il padre, strappato alla vita da un terribile fortunale marittimo. Pure nel secondo romanzo si ha una disgrazia del genere, e uno dei due figli è un protagonista eminente della lunghissima ricerca del padre: che però, in questo caso, si conclude felicemente, col suo fortunato ritrovamento dopo anni di viaggi alla sua ricerca. Al di là però di questo flebile legame, un altro più solido associa i due romanzi, collegandoli oltretutto ai requisiti artistici di Caprioli in quanto disegnatore. Come ricorderà chi ha letto Un capitano di quindici anni, la trama si svolge in due parti: la prima, decisamente sul mare; la seconda invece su un paesaggio tipicamente avventuroso qual è la “esotica” terra d’Africa.

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Ebbene, anche nel romanzo I figli del capitano Grant i protagonisti del gagliardo racconto vagano, per necessità, in tre differenti parti del mondo; e non meno esotiche, trattandosi in questo caso della Patagonia, dell’Australia e della Nuova Guinea. Un cenno alla trama ci farà capire il perché della variopinta odissea a cui sono costretti i personaggi. Ma sottolineiamo a priori come, in varie delle tavole e delle corrispondenti vignette di entrambe le opere, troviamo le stesse atmosfere, illustrate dai medesimi stilemi grafici. Ma soprattutto riscontriamo l’evidente piacere del disegnatore di tornare, nei due romanzi, ad avere l’occasione di raffigurare temi grafici a lui cari. Non solo il suo diletto mare, ma specialmente la natura, gli aspetti etnografici, quelli antropologici e altro del genere, come è facile constatare già scorrendo velocemente le pagine di questo volume. Caprioli, dunque, in questo romanzo ha modo di esibire buona parte di quei requisiti che lo caratterizzarono, anche come autore delle proprie storie e adesso lo interpretiamo quasi come un inconsapevole presagio della propria fine, o un testamento spirituale. Egli si dimostra, come è stato definito, “poeta del mare” e nella fattispecie superbo illustratore di imbarcazioni di ogni tipo (non a caso, un suo lavoro fu La storia della navigazione, centinaia di immagini dalla Preistoria al Rinascimento). Però anche – e si potrebbe dire soprattutto – profonde nelle immagini il suo amore per la natura, raffigurata in

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tutti i modi (dal mare in tempesta alle catene montuose, ai panorami bucolici…); i suoi interessi antropologici (raffigurazione di “genti di ogni razza” nei loro aspetti fisionomici); la passione per gli aspetti etnici (raffigurazione di tipici abbigliamenti o, quando è opportuno, certe usanze); e naturalmente, nei vari contesti, eventuali caratterizzazioni dei Paesi corrispondenti. Veniamo dunque alla trama. Il 18 marzo 1861 il tre alberi Britannia parte da Glasgow in cerca di nuove terre da colonizzare. Esso è al comando del capitano Grant. Il quale, poco tempo dopo la partenza, scopre che uno dei suoi uomini, Tom Ayrton, è una testa calda. Alla prima occasione lo fa sbarcare a Perth. Livoroso, Ayrton gli giura vendetta. In effetti egli aveva un suo piano segreto: guidare l’equipaggio a un ammutinamento per impadronirsi del Britannia. E a Perth contatta una banda di deportati, a capo dei quali tiranneggerà la regione. Intanto il Britannia va incontro a un naufragio, urtando sugli scogli di un isolotto disabitato, lontano da ogni rotta. Si salvano soltanto il capitano Grant e due fedeli marinai: saranno costretti, laboriosamente, ad adattarsi alla precarietà della situazione. In seguito, abbandonano ai flutti un disperato messaggio in una bottiglia, sperando nella Provvidenza. Tre anni e mezzo dopo (26 luglio 1864), dallo yacht Duncan al comando di Lord Glenarvan (ex amico di Grant, che ormai era dato per morto) viene pescato uno squalo che aveva ingoiato la bottiglia. Però il messaggio, corroso dall’umidità, si lascia solo parzialmente interpretare. Sembra che Grant sia dalle parti della Patagonia. Generosamente – anche grazie alle insistenze della moglie Lady Elena – Glenarvan organizza una spedizione di ricerca. Sul Duncan salgono anche i due figli di Grant, l’adolescente Robert e la più grandicella Mary. Per un errore ci sarà anche lo strano geografo/geologo Paganel, di notevole cultura e di buon carattere: viene di buon grado accettato. La prima parte dell’avventurosa ricerca porta dunque il gruppo a vagare in Patagonia. Poi Paganel riesamina il manoscritto rovinato e determina che, invece, si doveva andare in Australia. Dove vanamente prosegue la ricerca, ma in compenso il gruppo incontra Ayrton, che per suo interesse crea varie complicazioni. Frattanto Paganel, continuando ad arrovellarsi sul manoscritto rovinato, crede di capire che la ricerca va effettuata in Nuova Zelanda. Ecco altre coinvolgenti avventure in quella terra, mentre li attende in mare il Duncan, sul quale si è intrufolato Ayrton, sempre in cerca di mestare nel torbido. Ma viene imprigionato nella stiva.

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Alla fine, Grant, che in anni di lavoro con i suoi due marinai ha reso fertile e abitabile l’isolotto, avvista finalmente il Duncan, dal quale viene recuperato. Lui è salvo e Ayrton – che intanto è stato “convertito” dalla ragionevolezza di Lady Elena e Mary – viene perdonato e accetta di scontare in solitudine le sue malefatte sull’isoletta resa fertile da Grant. Che con i figli e gli amici torna a casa. Questa sia pure scheletrica esposizione della ben altrimenti robusta trama del romanzo, ci serve da traccia per sottolineare il variegato lavoro di Caprioli, offrendogli il destro per esibire la sua straordinaria propensione e abilità a illustrare ambienti, genti e Paesi. Il mare e i vascelli, innanzitutto. Già a p.13 il romanzo si apre con la prima grande e particolareggiata vignetta del Britannia, visto da dietro alla fonda accanto alla banchina, poi – in piccolo – mentre si allontana, e quindi basta voltare pagina per vederlo di fronte a vele spiegate mentre affronta i marosi o, in piccolo, a galleggiare su un mare liscio come olio.

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Ma poi eccone a p.17 altre visuali, in particolare un’audace inquadratura dell’albero di maestra visto come dettaglio in contro-picchiata, fitto di marinai arrampicati a operare sulle vele, nella previsione di un tifone. Che in effetti si abbatte su di esso affondandolo: una devastazione raffigurata in maniera suggestiva a p.18. per sottolineare quanta espressività Caprioli sia capace di ricavare nelle sue inquadrature. E semmai a riprova del suo estro di… ritrattista di imbarcazioni, si veda magari il Duncan dalla fiancata destra a vele spiegate, navigare tranquillo alla p.23 o dalla sua fiancata sinistra ma altrettanto tranquillo sostare in porto a p.25, e poi in vari altri scorci e condizioni sue e del mare alle pp.24, 26, 27, 31… e altrove, lasciamo le altre pagine scoprirlo, per il piacere a cui si voglia abbandonare il lettore. Quanto a imbarcazioni, qualunque lettore potrà gustare la minuzia figurativa e anche le differenze strutturali di due rudimentali zattere: una allestita dai superstiti dopo un naufragio alla p.19; e un’altra – altro naufragio! – alle p.49 e 50.

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Un disegnatore superficiale le avrebbe alla svelta fatte uguali, mentre Caprioli, si può ben vedere come in un quiz da «La Settimana Enigmistica», “cercate le differenze” – ne fa due natanti dai dettagli sostanzialmente diversi. Quanto a barche, però, non possiamo trascurare la superba raffigurazione di una canoa Maori a p.51, degna di… un film documentario, tanto è lo zelo con il quale Caprioli si sofferma sui particolari sia della barca, sia nell’abbigliamento del “loro gigantesco capo Kay-Kumù”. Ciò che ci rimanda alla contemplazione – in molte delle 47 tavole da lui disegnate – di tutte quelle vignette alle quali abbiamo accennato in precedenza. Immagini volta a volta di interesse paesaggistico: per esempio il picco montuoso a p.21, o quelli della Patagonia alle pp.28 e 29; o, nella stessa regione, la pampa e la successiva inondazione di p.30.

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E così via, per vari paesaggi dell’Australia o per lo stupendo panorama in Nuova Zelanda a p.52; della quale possiamo ammirare costruzioni e costumi maori a p.53. Parecchie di queste vignette si presterebbero a un ingrandimento che testimonierebbe in esse l’occhio di un esperto vedutista sette-ottocentesco. Mentre qui tutto è sicuramente derivato da informazioni visuali da riviste scientifiche, sulle quali il disegnatore scrupolosamente si documentava. Questo tipo di osservazioni sono le condizioni di spirito in cui ci si dovrebbe porre leggendo un fumetto illustrato da Caprioli, ma soprattutto ammirando le sue stupende immagini. Alle quali si rifà Gino D’Antonio, ma mediando con il proprio stile, perché è anche lui uno dei “mostri sacri” del fumetto italiano. E proprio l’ultima vignetta del graphic novel è un veliero sullo sfondo di un volo di gabbiani, che ben rispecchia lo stile secondo cui anche Caprioli avrebbe concluso il racconto. Nel quale poi lo stesso sceneggiatore, Roudolph, rende a sua volta omaggio a Verne, con la seguente, sintomatica battuta conclusiva. Mentre il Duncan, a bordo del quale viaggiano per tornare a Glasgow anche i figli del capitano Grant, lui stesso, a Robert che gli chiede «Ritorneremo su questi mari?» risponde «Sì, ritorneremo». Ed è una specie di sibillina allusione, perché noi sappiamo – a posteriori – che questo romanzo avrà un seguito (in cui, fra l’altro, Verne farà tornare sulla scena anche Ayrton). La risposta allude a Ventimila leghe sotto i mari, che a sua volta avrà un ulteriore sviluppo in L’isola misteriosa. Sono i romanzi costituenti la famosa «Trilogia del mare», della quale I figli del capitano Grant è il trascinante inizio.

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Pubblicato per la prima volta a puntate su «Il Giornalino », n. 14 - 21, Edizioni San Paolo, aprile – maggio 1974


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Volumi di Franco Caprioli già pubblicati: Moby Dick – la balena bianca – isbn: 978-88-36270-56-9 Michele Strogoff – Il corriere dello zar / I violatori del blocco – isbn: 978-88-36270-91-0 Un capitano di quindici anni – isbn: 978-88-36270-97-2 Volumi di prossima pubblicazione in questa collana: L’isola misteriosa

La casa editrice del fumetto d’autore

edizioninpe.it


«Venite in loro soccorso o sono perduti.» Glasgow, 1861. Il capitano Grant parte per i mari del sud alla ricerca di una terra in cui fondare una colonia scozzese. I suoi figli, orfani di madre, vengono affidati alle cure della zia Judy. Dopo mesi di navigazione lungo le rotte atlantiche e del Pacifico, un violento tifone investe la nave causandone il naufragio. Ma il comandante, miracolosamente sopravvissuto,

affida al mare una richiesta di aiuto. Sarà Lord Glenarvan a ritrovarla e a lanciarsi, insieme ai figli di Grant, nell’impresa di raggiungerlo, affrontando un avventuroso viaggio intorno al mondo. Dal racconto di Jules Verne, l’adattamento a fumetti di Franco Caprioli, portato a termine da Gino D’Antonio dopo la scomparsa del maestro.

Franco Caprioli (Mompeo 1912– Roma 1974) è uno dei grandi maestri dell’Arte sequenziale italiana. Personalità estremamente colta e dotato di uno stile grafico dal tratto pulito, lineare, minuzioso e da ombreggiature a fitti puntini, egli acquisì presso i lettori la nomea di “poeta del mare”, grazie alle frequenti ambientazioni marine di molte delle sue storie. Sue opere sono state pubblicate anche in Gran Bretagna, Francia e Germania.

edizioninpe.it ISBN: 978-88-36271-82-5

euro 17,90


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