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I Misteri del N. 1
Molti sono i misteri che avvolgono il numero uno di «Diabolik». A cominciare dalle origini del nome, che qualcuno ha – erroneamente, a quanto sostenevano le Autrici – collegato a un mai identificato criminale torinese che firmava le su malefatte “diabolic”, con la “C” finale. La “K” pare sia invece stata un’idea di Angela Giussani, anche se il giornalista Pier Carpi – poi smentito pubblicamente da Luciana Giussani – se ne attribuì successivamente il merito. E che dire del disegnatore del primo episodio, un certo Zarcone che pare – ma a oggi nessuna conferma – di nome facesse Angelo. Di lui si persero le tracce già nel 1963 e da allora nessuno, neppure le sorelle Giussani (che secondo una leggenda di redazione assunsero persino l’investigatore Tom Ponzi) è mai riuscito a rintracciarlo. Non è neppur certo che tutte le tavole del primo episodio siano riconducibili a quel fantomatico disegnatore: c’è chi ha riconosciuto in alcune vignette la mano di Brenno Fiumali, che successivamente sarebbe diventato art director della casa editrice Astorina ma già allora aveva firmato la copertina de Il re del terrore. Ma il mistero più grande della nascita di Diabolik sta nelle sue creatrici. Pare incredibile, infatti, che nel 1962 (ricordiamo l’atmosfera di quegli anni!) due donne, scarse conoscitrici del mondo del fumetto, abbiano avuto la capacità – e il coraggio – di creare un personaggio assolutamente inedito, di rottura, addirittura “scandaloso” per i benpensanti. E abbiano poi avuto la forza per sopportare ostracismi e censure e sequestri e denunce, portando avanti quella che chiamavano “un’avventura” sino a creare il successo che, ancora oggi, sostiene la loro creatura. Sì: questo è il vero mistero di Diabolik.
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La Storia di una Nazione
Diabolik uscì per le prima volta oltre cinquant’anni fa. Se per un momento smettessimo di pensare ai singoli numeri della testata, potremmo renderci conto che da quella data ad oggi sono successe molte cose che hanno cambiato il volto della Nazione e della Storia: il ’68, gli anni di piombo, il sequestro Moro, la caduta del muro di Berlino, Tangentopoli, il terremoto in Abruzzo, la crisi economica di questi ultimi anni, il Covid! E come una barca in un mare agitato, guidata da timonieri prudenti e audaci, ingenui ed esperti, la testata milanese ha superato indenne tutto questo ed ha attraversato diverse generazioni influenzandone per sempre l’immaginario. Una storia a fumetti è una capsula del tempo che ci raggiunge da anni passati, e ci dice qualcosa sul mondo in cui è apparsa, ha scritto un autore recentemente, e questo è tanto più vero in un fumetto seriale che – con cadenza periodica – esce da sessant’anni, sempre uguale, sempre diverso, ricordandomi gli esercizi di stile di un Queneau. Il corpus delle storie di Diabolik mi sembra pertanto un’occasione irripetibile per trovare in ogni numero il segno del tempo, l’influenza di ciò che accadeva in quei giorni e che inevitabilmente influenzava le sue pagine. Dentro Diabolik troveremo pertanto non soltanto la storia dell’inafferrabile criminale, ma anche la storia della nostra Nazione tutta, con i suoi problemi e le sue aspirazioni, come se uno specchio conservato nel salone di una villa antica serbasse la memoria di tutti coloro che vi si sono specchiati nei secoli, di come cambiarono i loro vestiti, il loro modo di parlare, la loro tecnologia, i loro sogni e le loro paure. Questo volume, che ho avuto l’onore di realizzare grazie al permesso del timoniere Mario Gomboli, racchiude così la storia dei numeri uno di «Diabolik», la storia di una casa editrice umile e seria e dell’Italia in cui vivevano i nostri genitori e in cui adesso viviamo noi, come una cornice forse un po’ troppo pomposa potrebbe racchiudere dopo un goffo restauro lo specchio di quella villa antica, e quella villa è casa tua, che hai voluto credere in Edizioni NPE e hai deciso di acquistarlo. Grazie.
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Angela e Luciana Giussani
I Numeri 1
Diabolik - I Numeri 1 Per la versione n.1 (1962) Testi di Angela Giussani – Disegni di Zarcone Per la versione n.2 (1964) Testi di Angela Giussani – Disegni di Luigi Marchesi Per la versione n.3 (2001) Testi di Alfredo Castelli – Disegni di Giuseppe Palumbo Il personaggio di Diabolik è stato creato da Angela e Luciana Giussani © 2015 Astorina © 2015 per la prima edizione: Edizioni NPE © 2022 per questa seconda edizione: Edizioni NPE © dei redazionali e delle immagini a corredo sono dei rispettivi proprietari Prima edizione: giugno 2015 Seconda edizione: maggio 2022 Collana Nuvole d’Autore, 10 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Ufficio stampa: ufficiostampa@edizioninpe.it Grafica di copertina: Sebastiano Barcaroli Illustrazione in copertina: Sergio Zaniboni Stampato tramite Tespi srl – Eboli (SA) Edizioni NPE è un marchio in uso di Solone srl via Aversana, 8 - 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe
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Il senso di Diabolik per il fumetto di Gianni Brunoro
Un gentile lettore che, incuriosito, stesse sfogliando questo volume, potrebbe non essere al corrente di avere in mano l’atto di nascita di una rivoluzione. Perché l’arrivo di «Diabolik» nelle edicole, nel 1962, segnò un giro di boa per il fumetto italiano, anche se lo si è capito integralmente soltanto dopo, in prospettiva “storica”. E quel fumetto “rivoluzionario” era la prima delle versioni comprese in questa antologia, come ampiamente documentato dai vari interventi di appassionati e studiosi presenti in appendice. Una novità abbastanza diversa dalla tradizione, «Diabolik» la costituì già sul piano meramente formale, quello dell’aspetto. Quel formato-volumetto, che oggi tutti conosciamo, era senza dubbio a quel tempo una soluzione diversa, nel campo dei fumetti. Certo, nel piccolo formato esistevano altre pubblicazioni, specie del tipo umoristico per bambini – basti qui citare il «Topolino» – ma erano di dimensioni un po’ superiori; e poi soprattutto molti avevano la confezione “spillata”, come gli albi, ossia erano piegati sul dorso e tenuti insieme da uno o due punti metallici. «Diabolik» no: era quel che si dice in gergo editoriale “a dorso quadro”, ossia rilegato come i veri volumi da biblioteca, benché più minuto. Realizzava integralmente il concetto del “tascabile”, perché effettivamente aveva dimensioni tali da stare esattamente nella tasca di un giubbotto o di una giacca. Non si direbbe, ma a volte il successo di una “invenzione” sta anche in piccoli particolari, e per «Diabolik» – che pure dovette la sua popolarità ad altre ragioni – anche questo particolare contribuì senza dubbio a farlo accogliere con favore. Un altro aspetto formale, insolito nel fumetto realistico, era costituito dal fatto stesso che il formato, in quanto piccolo, poteva ospitare adeguatamente, in genere, soltanto due vignette per pagina. Il che, in fondo, facilitava la velocità di lettura. Era
un altro particolare capace di suscitare simpatia, magari anche soltanto inconscia. Però i motivi fondamentali del successo di «Diabolik» furono ben altri, e di natura non formale ma contenutistica. Nel 1962, quando giunse nelle edicole, i fumetti non erano “rispettati” come nei tempi attuali, nei quali ormai sono considerati finalmente degni di essere candidati a premi letterari. Al tempo, il fumetto era decisamente disprezzato, ritenuto un intrattenimento per persone culturalmente sottosviluppate, e soprattutto era concepito come un prodotto per bambini. Ora, trovare come protagonista di una storia a fumetti, e addirittura di una serie di storie, un vilain, cioè un “cattivo” che viveva di furti, di rapine (e di altre azioni del genere, che la società considera crimini), fu un fatto certamente rivoluzionario, che suscitò parecchio scalpore. Nel giro di pochi mesi dalla sua nascita, si mossero a parlare di «Diabolik» perfino i quotidiani, che fino allora non avevano degnato di uno sguardo il fumetto. E anche questo fatto ha costituito un aspetto della “rivoluzione Diabolik”. Ha ottenuto l’effetto di far focalizzare l’attenzione sui fumetti, benché se ne parlasse – soprattutto! – in occasione di qualche reato. Perché magari si scopriva che un giovane criminale era lettore di «Diabolik», oppure che un malvivente aveva messo in atto un piano particolarmente macchinoso, quale era (ed è rimasta) abitudine di Diabolik. Non valutando, evidentemente, che le trame del fumetto sono un puro esercizio di intelligente fantasia ma in pratica irrealizzabili. Comunque, anche a livello editoriale «Diabolik» apportò una rivoluzione. In effetti, il suo successo esercitò una azione di trascinamento. Sulla sua scia, altri editori stimolarono i loro autori a fare qualcosa di simile, per cui nel giro di pochissimi anni le edicole si riempirono di volumetti analoghi, non di rado proprio col nome caratterizzato dalla fatidica “k”: «Satanik», «Demoniak», «Sadik», oppure «Kriminal», «Killing»... ma con contenuti sempre più plebei o addirittura volgari, e orientati verso il sadismo, la pornografia e altre componenti “spinte”. Tanto da suscitare polemiche sempre più accese e a dare adito a sequestri di pubblicazioni. «Diabolik» divenne così, nonostante la sua relativa “correttezza”, l’involontario simbolo di una marea di pubblicazioni “nere”, le quali meritarono all’editoria fumettistica italiana di quegli anni – anche a livello internazionale – la nomea di “fumetto nero all’italiana”. L’essere involontario della partecipazione del capostipite è evidenziata dal fatto che le pubblicazioni nate in qualche modo sulla sua scia avevano perso assolutamente di vista il comportamento di Diabolik, rimasto integralmente fedele alla sua
Nella pagina successiva: Uno dei rarissimi schizzi preparatori realizzati dal maestro Giuseppe Palumbo per il remake del n.1 di «Diabolik».
vocazione, quella di ladro e basta, nella dimensione di ladro “onesto”, capace di organizzare situazioni bensì macchinose ma intelligenti. E questa si rivelò anche la sua forza. Infatti quelle pubblicazioni, che in un decennio giunsero all’ammontare di una novantina di testate, scomparvero una a una e poi definitivamente tutte, avendo esaurito tutta la loro carica, sicché oggi non ne rimane più che il ricordo. Invece «Diabolik» è sempre sulla cresta dell’onda, anzi sul suo nome e sul suo personaggio sono cresciute e crescono varie altre iniziative: sia editoriali sia su altri media, come videogiochi, trasposizioni radiofoniche, film e una serie tv di prossima uscita. E ancora non finisce qui, l’elenco dei sovvertimenti apportati da «Diabolik» nell’editoria italiana dei fumetti. Esso aveva infatti una caratteristica a monte, del tutto inconsueta. Bisogna ricordare che in questo settore le autrici erano, al tempo, quasi del tutto assenti. Invece Diabolik, inaspettatamente, nasceva dalla fantasia di due donne, le signore Angela e Luciana Giussani. Le quali (come si legge in modo più circostanziato in altri interventi di questo volume) si erano ispirate per la fisionomia del personaggio a un divo cinematografico da loro molto amato, Robert Taylor; e quanto al comportamento, a quello di un personaggio dei feuilleton, celeberrimo (ancora oggi), Fantomas, il ladro gentiluomo. Ora, il fatto assolutamente insolito che un personaggio così chiacchierato per quelle che erano considerate allora delle nefandezze, fosse per di più creatura di una fantasia femminile, fu considerato per alcuni anni un autentico scandalo. Come si vede, a suo tempo Diabolik fu un personaggio e una testata i cui aspetti “rivoluzionari” si sommarono gli uni agli altri. Tanto rivoluzionario che, a furor di popolo (leggi: grande affetto degli appassionati, enormemente aumentati di numero nel corso degli anni e che come i bambini amano sentirsi raccontare ripetutamente la favola) quel primo numero è stato rifatto una prima volta perché non era soddisfacente; e poi ancora rifatto, per allinearlo allo spirito dei tempi. In fondo, anche questo è un aspetto rivoluzionario del personaggio, perché mai, nel fumetto italiano, c’erano stati remake. E il presente volume storicizza queste successive operazioni, la visuale da diversi punti di vista della citata “rivoluzione”. È questo ciò che documenta il consistente tomo che ora avete fra le mani.
Nella pagina precedente: Una delle prove tecniche realizzate dal maestro Giuseppe Palumbo per la copertina del remake del n.1 di «Diabolik».
Versione n.1 - 1962 Testi di Angela Giussani Disegni di Zarcone
RIUNITE PER LA PRIMA VOLTA LE TRE VERSIONI DEL N.1 DI «DIABOLIK»: DALL’ORIGINALE AL REMAKE DI CASTELLI E PALUMBO, PASSANDO PER LA VERSIONE DI MARCHESI. CON UN VASTO APPARATO CRITICO CHE ESAMINA LA STORIA DEI NUMERI UNO, I PRECEDENTI LETTERARI ITALIANI E FRANCESI E SVELA L’IDENTITÀ DEL MISTERIOSO ZARCONE.
Edizione Limitata
ISBN 978-88-36270-96-5
Copia n. ________ di 510
49,00 9 788836 270965
DIABOLIK I numeri 1