Finché Vivrai

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finchĂŠ vivrai naugatuck 1757 little big horn 1875

SERGIO TOPPI


Finché vivrai

di Sergio Toppi © 2016 – Mosquito – Eredi Toppi © 2019, Edizioni NPE Tutti i diritti riservati. Collana Sergio Toppi, 5 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Caporedattore e Ufficio Stampa: Stefano Romanini ufficiostampa@edizioninpe.it Coordinamento Editoriale: Valeria Morelli Stampato presso Peruzzo Industrie Grafiche – Mestrino (PD) nel mese di marzo 2019 Si ringrazia Erasmo Frascaroli per la gentile consulenza. Edizioni NPE – Nicola Pesce Editore è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe


FinchĂŠ vivrai Naugatuck 1757 Little Big Horn 1875 di Sergio Toppi


naugatuck era il nome del luogo. dalla palizzata del forte guardavo da giorni quel muro di alberi. da essi filtravano a volte rulli di tamburi o piĂš spesso la pallottola e la freccia silenziosa. dai tronchi ci sapevamo spiati da occhi attenti sotto i crani dipinti e rasati.

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ma quelle file uguali di piante, quel cielo grigio di pioggia, mi ricordavano altri schieramenti ed erano uomini, la mia gente e un posto, oltre il mare, che aveva nome culloden. ci pensavo con la bocca amara: là erano andati a pezzi i clans e la loro anima e là avremmo potuto vincere. perché tra le file scozzesi c’era un farquharson, mio padre, e sui farquharson c’è una profezia.

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per questo mio padre aveva suonato la cornamusa per tutta la giornata, dritto e alto contro le scariche inglesi: perché qualche cosa avvenisse, ma non avvenne e noi perdemmo. morendo mi strinse le braccia e fu un’investitura.

…sì, padre, la profezia… “quando per mano nemica nuova voce darà il loro strumento, tutto potranno i farquharson, e tutto ciò che vorranno accadrà”… non lo dimenticherò…

poi dovetti pensare ad altro che alle profezie perché i dragoni inglesi non davano tregua e in quei giorni l’essere scozzesi era un delitto.

vissi come una bestia nascosta per qualche tempo, la fame che rodeva meno dello sconforto. poi decisi di vivere.

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cosÏ rinunciai al mio nome, accettai di indossare una giacca rossa e con essa l’obbligo di servire chi aveva massacrato la mia gente. pensavo che fosse per mantenre l’impegno con mio padre, ma forse era per mangiare. per questo mi trovavo in questa terra di boschi e acqua e combattevo una guerra che sembrava una caccia e molto spesso si diventava selvaggina.

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i tamburi nella foresta rullavano e rullavano ed era come una sfida. allora il capitano dunbar mi chiamò.

prendi il tuo strumento, suonatore, e vai sulla palizzata: fai sentire a quei selvaggi che siamo qui‌

salii sulla palizzata: ero un soldato e dovevo obbedire: obbedire sia a dunbar che a culloden, lui scozzese, era contro di noi e su di noi aveva sparato. adesso disponeva quello che io dovevo fare e io lo eseguivo.

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suonai, suonai a lngo contro la foresta e il canto del mio strumento mi riempiva le orecchie e non sentivo più i tamburi.

nemmeno lo sparo sentii, ma vidi il fumo contro gli alberi…

…e poi lo schianto del proiettile sul legno fradicio e sotto le mie mani…

ma non ero ferito: c’era solo nella mia cornamusa un foro di pallottola… un foro…

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fu, al momento, come una piccola luce che brilla, poi si spegne e di nuovo si riaccende.

e pensai alla profezia…

“quando per mano nemica nuova voce darà il loro strumento, tutto potranno i farquharson e tutto ciò che vorranno accadrà”.

…ero dubbioso, ma volli provare. cercai un posto appartato e senza farmi sentire presi a suonare e posi le dita su quel foro di pallottola…

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presi a soffiare, si gonfiò la sacca ed io muovevo le dita: ma mentre nessun suono usciva dallo strumento c’era qualcosa di terribilmente alto e selvaggio che mi cresceva dentro, e sentivo salire sull’onda di quel canto muto una forza enorme… …come se tutto mi fosse possibile e mi stendessi, nube satura di potenza, su tutte le cose. seppi per certo allora che la profezia s’era avverata, quella per cui mio padre era morto e altri della mia famiglia prima di lui.

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tremavo, mani e labbra; a chi non sarebbe successo? e volli una prova. mi avvicinai a dunbar, cane altezzoso, e su di lui riversai le mie note silenziose e con esse la mia volontà.

dunbar, bel damerino, esci dalla palizzata con la tua sciarpa cremisi…

cammina, fibbie d’argento alle scarpe, come hai camminato sui morti quel giorno a culloden…

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e comandavo che frecce e pallottole lo lasciassero solo per me, ed era come se mani imperiose lo stessero spingendo dove avevo stabilito dovesse andare.

lo vedevo muoversi, dunque era vero, lo vedevo uscire e camminare tra gli alberi e gli gettavo addosso il mio canto senza voce.

l’acqua, l’acqua ti aspetta, bel soldato, con la tua pistola d’argento, a chi l’hai portata via quel giorno?

nell’acqua, dunbar, l’acqua negata ai feriti… è fredda l’acqua e l’avremmo voluta quel giorno sui morsi della fucileria inglese…

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vai a bere, dunbar… puoi bere finché vuoi, bel tenente, hai tanto tempo, non devi più comandare a nessuno… devi solo morire, dunbar, e andare all’inferno!


e poi non ci fu sull’acqua nemmeno l’ombra di una increspatura.

dunque era vero e giunse una gioia tempestosa e caddi a sedere come ubriaco. tutto, tutto avrei potuto io, andrew farquharson…

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…andrew farquharson? no, non era più il mio nome, il mio nome era dio…

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«Chiamatemi come volete, con uno di quei nomi che credete siano i nostri, Occhio di Falco o Piede Veloce. Il mio nome vero è segreto e non lo saprete mai...»

Attraverso queste tre storie, il Maestro mette in scena il grande Nord degli Stati Uniti, con i suoi indiani, i suoi cacciatori ed i suoi esploratori. Un indiano ci racconta della morte di suo padre, che aveva scambiato le sue pelli per un vecchio moschetto e dell’alcool, e del suo incontro con la persona che gli insegnò le cose che lo avrebbero reso un uomo: riconoscere le orme, accendere un fuoco, le astuzie della caccia... Uno scozzese rammenta come l’Inghilterra conquistò le sue terre ed uccise il suo clan.

Ora vive in America del Nord e serve proprio quella Inghilterra che voleva fuggire… Di ritorno dalla caccia un indiano trova sua figlia assorta. Dopo averla interrogata scopre che uno spirito le è apparso e l’ha messa incinta. All’inizio ha paura che qualcuno l’abbia drogata e violentata, cercando poi di coprire il misfatto con questa menzogna, ma ben presto si rende conto che quel ragazzo che sarà suo nipote sarà destinato a qualcosa di grande: a schiacciare l’Uomo Bianco…

edizioninpe.it ISBN: 978-88-94818-08-6

euro 19,90

naugatuck 1757 little big horn 1875

SERGIO TOPPI

FINCHÉ VIVRAI

Sergio Toppi (Milano 1932 – 2012), è stato un illustratore ed un fumettista italiano. Oggi è considerato uno dei più grandi autori mai esistiti. “Dalle sue tavole così incise e così bulinate, dalla ricchezza traboccante delle sue storie misteriose e tragiche ci viene costantemente il conforto che può esistere un uomo così responsabile, così pronto a rispettare il suo impegno. Come una religione. Il suo lavoro tende alla perfezione, per semplice senso del dovere”.

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