L'uomo del Tanganyka

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L’uomo del Tanganyka Attilio micheluzzi


L’uomo del Tanganyka

di Attilio Micheluzzi © 1990 Attilio Micheluzzi / eredi Micheluzzi © 2022 Solone srl per questa edizione Tutti i diritti riservati Collana Attilio Micheluzzi, 7 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Caporedattore: Stefano Romanini Ufficio Stampa: Gloria Grieco ufficiostampa@edizioninpe.it Coordinamento Editoriale: Valeria Morelli Correzione bozze: a cura della redazione Progetto, elaborazione grafica e colorazione cover: Nino Cammarata Si ringrazia Agnese Micheluzzi per la gentile consulenza. Stampato tramite Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di giugno 2022 Pubblicato per la prima volta su «Un uomo un’avventura» n. 18, Edizione Cepim, ottobre 1978 Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe


L’uomo del Tanganyka di Attilio Micheluzzi



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La grande illusione di Micheluzzi di Riccardo Stracuzzi

Questa sarà probabilmente l’ultima guerra fra gentiluomini, Elfrath. Ottobre 1978: le edizioni Cepim pubblicano il diciottesimo volume della collana «Un uomo un’avventura». L’autore della storia che vi è contenuta è Attilio Micheluzzi, il titolo L’uomo del Tanganyka. Da quell’ottobre ’78 sono passati poco meno di due anni, da quando – nel novembre del 1976 – la collana ha debuttato in edicola e in libreria con L’uomo del Nilo, sceneggiato da Decio Canzio (curatore della collana) e disegnato da Sergio Toppi. Ne passeranno ancora due perché, nel novembre del 1980, «Un uomo un’avventura» chiuda i battenti con L’uomo di Rangoon, illustrato da Ferdinando Tacconi, scritto da Gino D’Antonio. La collana è nata – lo testimonia Sergio Bonelli in persona in un’intervista rilasciata nel 2010 – per compiacere lui, grande appassionato di guerre coloniali. E proprio con questo immaginario avventuroso, esotico, Micheluzzi gioca consapevolmente e a suo modo, con L’uomo del Tanganyka. In questo 1978, Micheluzzi scrive e disegna fumetti da soli sei anni e mezzo. Nel marzo del ’72 ha pubblicato, per i testi di Mino Milani, la sua prima storia sul «Corriere dei ragazzi». Già dello stesso anno è la sua prima storia da autore completo, sempre per il «Corriere dei ragazzi», e firmata con lo pseudonimo di Igor Arzt Bajeff, Quando il mondo trattenne il respiro: Midway, 3-6 giugno 1942. Lo pseudonimo sarà presto abbandonato, ma non sarà più abbandonato – da Micheluzzi – il maestoso repertorio narrativo che questo breve episodio, di sole dieci tavole, annuncia: la guerra, l’aviazione, lo scabro e allo stesso tempo idealistico eroismo di militari e civili che paiono essere prestati per caso alla guerra. Nel 1977, dopo un buon numero di storie date alle stampe sul «Corriere dei ragazzi» e su «Il Giornalino», Micheluzzi scrive e disegna le storie di Petra Chérie, la giovane, elegante e colta aviatrice polacca che – nel corso della prima guerra mondiale – combatte segretamente contro l’aviazione degli Imperi centrali. Le vicende seriali di Petra, pubblicate su «Il Giornalino» e su «Alter Alter» per più di cinque

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anni, costituiscono in realtà una sorta di cornice rispetto alla storia autoconclusiva, ma di maggiore estensione, che ora si ristampa in questo volume. Come in Petra Chérie, infatti, la vicenda narrata ne L’uomo del Tanganyka si svolge sullo sfondo della Grande guerra. E, ancora una volta, il racconto ruota intorno a un aeroplano con il quale un civile – l’americano di origini irlandesi Ian Fermanagh – decide di prestare servizio, a fianco degli inglesi, contro i tedeschi. Sembra, anzi, che l’autore intenda consapevolmente fare il controcanto a sé stesso: alle Dolci nebbie di Fiandra, e insomma agli inverni e alle notti europee che fanno da sfondo a molti degli episodi di Petra Chérie, Micheluzzi ora sostituisce il clima infuocato dell’Africa orientale, con il “sole già insopportabile” alle 8.30 del mattino, le piogge improvvise e torrenziali, le mosche a miliardi, le zanzare che mordono selvaggiamente e i coccodrilli all’erta, nella foresta. È una Grande guerra davvero singolare, insomma, quella che ora Micheluzzi racconta; essa rinvia piuttosto agli esotici e avventurosi paesaggi di Robert Louis Stevenson o di Joseph Conrad, mentre non ha nulla a che fare con le terrose e insanguinate trincee di tutt’altro immaginario: quello di romanzi quali Im Westen nichts Neues (1928) di Erich Maria Remarque, o Un anno sull’Altipiano (1938) di Emilio Lussu; o di film quali Paths of Glory (1957) di Stanley Kubrick, o La grande guerra (1959) di Mario Monicelli. Ma dell’immaginario della Grande guerra, in realtà, il narratore trasceglie e rielabora un motivo di grande rilievo in tanta letteratura e memorialistica, magistralmente sviluppato, per fare un caso, dalla Grande illusione (1937) di Jean Renoir: quello dell’onore dei combattenti, collocati dagli eserciti e dal destino su fronti contrapposti, e nondimeno pronti a riconoscere, anche nel nemico, l’onestà e il coraggio. «È la guerra che è fottuta, Osprey. I tedeschi sono solo dall’altra parte», spiega – a un ufficiale di sua Maestà – l’ingegnere minerario Fermanagh. E nella chiusa del racconto, con accenti solo apparentemente diversi, sarà il capitano della Könisberg – l’inafferrabile incrociatore della marina tedesca che strenuamente si oppone allo strapotere britannico nell’Africa orientale – a proferire le parole che suggellano L’uomo del Tanganyka: «Dies wird wahrscheinlich der letzte Krieg zwischen Ehrenmännern sein (“Questa sarà probabilmente l’ultima guerra fra gentiluomini”)». È chiaro, il colto affabulatore Micheluzzi non si illude che, quella del ’14-18, sia stata fondamentalmente una guerra di gentiluomini. Anche lui conosce le memorie e i romanzi di chi vi ha combattuto, sotto il tiro delle granate e accanto ai cumuli di cadaveri. Ma quel che gli preme – come ha fatto con Petra Chérie e come farà in seguito con Marcel Labrume, con Bab-el-Mandeb, con Afghanistan e in fondo con tutte le storie che scriverà e disegnerà – è ancora esplorare il labirinto dell’avventura: per raccontare con quali scarti, tra il cinismo e il valore, vi si dibattano gli uomini.

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«Questa sarà probabilmente l’ultima guerra tra gentiluomini».

Mentre in Europa è in atto un massacro, nell’Africa Orientale la Grande guerra assume tinte differenti. Partendo da riferimenti storici, Micheluzzi inscena un duello i cui protagonisti si distinguono per la correttezza reciproca: da un lato Fermanagh, pilota e ingegnere minerario, che mette a disposizione

della marina inglese il suo idrovolante per dare la caccia alla Königsberg, dall’altro il reverendo Philips, spia del Kaiser, il quale cerca di sabotare le ricerche; al centro il territorio del Tanganyka, dominato dall’Impero tedesco. Si susseguiranno colpi di scena, in un avvincente racconto tra storia e avventura.

Attilio Micheluzzi (Umago 1930 – Napoli 1990), è considerato uno dei principali maestri della “linea chiara” del fumetto mondiale. Noto anche con lo pseudonimo di Igor Arztbajeff, iniziò a dedicarsi all’attività di fumettista molto tardi – quando aveva già superato i quarant’anni – eppure la sua produzione è sconfinata e presenta un livello di perfezione tecnica costante. Forte la sua predilezione per le storie con ambientazione d’epoca, per l’aviazione e per i periodi di grandi conflitti in cui gli esseri umani si mostrano per quello che sono.

edizioninpe.it ISBN: 978-88-36270-75-0

euro 16,90


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