la costellazione del cane sergio Tisselli
La costellazione del cane
di Sergio Tisselli © eredi Tisselli © 2022 Solone srl per questa edizione Edizioni NPE Tutti i diritti riservati. Collana Sergio Tisselli, 7 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Caporedattore: Stefano Romanini Ufficio stampa: Gloria Grieco ufficiostampa@edizioninpe.it Coordinamento Editoriale: Valeria Morelli Scansioni tavole: Ruslan Viviano Correzione bozze: a cura della redazione Stampato tramite Tespi srl nel mese di settembre 2022 Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe
La costellazione del cane di Sergio Tisselli
La figura dell’untore, il segno di un pittore di David Padovani
Talvolta il destino (il caso, il fato, un ordine superiore: scegliete il termine o l’entità che più vi aggrada) si comporta in modo crudele e beffardo con le nostre vite. Di certo lo ha fatto con Sergio Tisselli, portandoselo via all’improvviso, nel sonno, nella primavera del 2020, quando l’autore bolognese aveva finalmente raggiunto un obiettivo professionale da lungo tempo inseguito, raccogliendo i frutti di una lunga carriera. Carriera sbocciata, dopo alcune collaborazioni negli anni ’80 con «Corrier Boy Music», proprio con l’opera che vi apprestate a leggere, La costellazione del cane, che racconta dell’epidemia di peste che colpì Bologna nel XVII secolo, argomento a cui Tisselli aveva dedicato la sua tesi di laurea in Storia Moderna. L’artista bolognese è stato uno di quei fumettisti che disegnava col colore. Un segno espressionista, ma incredibilmente dettagliato, dava forma a paesaggi, ambienti e personaggi attraverso pennellate acquerellate, che talvolta definivano i contorni netti di oggetti e figure e altre volte li scioglievano gli uni nelle altre. Questo elemento distintivo della sua cifra stilistica è sempre stato presente fin dagli esordi, affinandosi con il tempo fino a raggiungere la sintesi estetica e di segno che ritroviamo nei suoi ultimi lavori, nei quali l’espressionismo sconfinava a tratti in un astrattismo giocato con schizzi di pennello, a restituire l’intensità di paesaggi naturali tra i più vari ed eventi climatici estremi. Ma con La costellazione del cane siamo al principio del percorso artistico di Sergio Tisselli, con una sceneggiatura tratta direttamente dalla sua tesi e, soprattutto, con un segno estremamente “fumettistico” che, se in nuce già possedeva i tratti propri dello stile che verrà, al contempo mostrava influenze e riferimenti che poi si sarebbero diluiti per dare vita al segno originale dell’artista.
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Seppur giovane autore, in quest’opera Tisselli ha una intuizione da professionista esperto che sostiene l’intera costruzione narrativa della sceneggiatura: parlare di un evento storico realmente accaduto inserendo al suo interno un elemento fantastico che dia l’innesco al racconto. Nel caso specifico l’idea portante è quella di concretizzare la peste, facendone un personaggio vero e proprio. Così l’untore diventa motore degli eventi, personificando la superstizione che da sempre fa breccia nel genere umano in momenti di crisi e di emergenza e che porta al paradosso di cercare di curare un male reale e concreto con mezzi irrazionali. Una circostanza che, nonostante l’evoluzione umana nei campi scientifici, abbiamo visto palesarsi nuovamente in questi ultimi anni appena trascorsi. A questa efficace intuizione Tisselli somma la scelta dell’uso di un linguaggio coevo agli eventi narrati, un “volgare” italiano del ’600, contaminato dal dialetto locale, con cui parlano tutti i personaggi della storia – più o meno correttamente in base all’estrazione sociale – e che immerge ancora di più i lettori in quell’epoca lontana, alla cui visualizzazione contribuisce il dettaglio grafico del pennino e dei pennelli dell’artista. L’attenzione alla resa dell’ambientazione storica fin nel particolare più minuto, tanto nel vestiario quanto negli ambienti e nelle architetture, ha accompagnato Tisselli per tutta la sua carriera e in queste pagine si palesa da subito in scorci architettonici cittadini e interni di chiese e abitazioni – ricche o povere che siano – che riverberano il periodo storico dell’ambientazione. Queste, assieme alla cura per l’abbigliamento e l’acconciatura dei personaggi, amplificano il grado di realtà del racconto, in quello che a tutti gli effetti appare essere lo scopo ultimo dell’autore: mettere in scena con il linguaggio del fumetto un resoconto storico accurato e approfondito, frutto di studio, in cui la mediazione narrativa dell’elemento fantastico incarnato dall’untore non annacqua la realtà di eventi accaduti.
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C’è un altro filo rosso che ha attraversato la carriera del maestro bolognese e che annoda già in quest’opera la sua estremità iniziale: l’attenzione e la sensibilità di Tisselli alla resa su carta delle pulsioni più ancestrali e oscure dell’animo umano, come la violenza, la rabbia e la lussuria. Nella sua tavolozza, il rosso è sempre stato un colore fondamentale e qui non lo è da meno; il sangue è spesso elemento focalizzante di pagine e vignette, così come i gesti e le azioni che ne evocano la presenza. L’attenzione alla condizione umana, anche nei suoi tratti moralmente più riprovevoli, fanno di Tisselli sin da subito un autore capace di esplicitare con il disegno molteplici sfaccettature psicologiche e caratteriali, con il coraggio e l’intenzione di non edulcorare mai niente per il lettore, affinché la pagina possa avvicinarsi il più possibile alla realtà. Poc’anzi scrivevo del segno fumettistico che Tisselli presenta in questa opera degli esordi. Le figure e le ambientazioni sono ben definite dai contorni a pennino, laddove più avanti nella carriera sarà il colore stesso a definire forme e figure, talvolta nette e stagliate, talvolta fluide e meno distinte. In La costellazione del cane il colore viene usato in modo più tradizionale, sebbene la sensibilità cromatica per la narrazione sia già ben riconoscibile al pari della maestria nell’uso della tecnica dell’acquerello, che regala alle immagini giochi di luci e sfumature vive. Forti ed evidenti in questo fumetto sono le fonti di ispirazione di Tisselli, non solo fumettistiche ma anche pittoriche. Attilio Micheluzzi e Dino Battaglia sono maestri a cui l’artista bolognese guarda con ammirazione e lo studio delle loro opere si ritrova in più di una vignetta.
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Ma tra le pagine si riconoscono anche rimandi e citazioni a figure della storia dell’arte come Rembrandt e la scuola veneziana, nell’attenzione al gioco delle luci, al dettaglio paesaggistico, all’omogeneità cromatica. La sintesi che porterà Tisselli a trovare uno suo stile del tutto originale è tuttavia già iniziata fin dagli esordi e i segni dell’attenzione ai maestri ispiratori non sono mai puro manierismo, bensì passano sempre al vaglio di un percorso elaborato di studio e comprensione. Altro tratto distintivo di Tisselli è il talento per la composizione della tavola mai banale, sempre studiata e pensata sia per creare e assecondare il ritmo di lettura sia per dare equilibrio a ogni singola pagina in sé, a bilanciarne peso e struttura, usando spesso, nelle opere della maturità, elementi stessi del paesaggio rappresentato, che attraversano le vignette per diventare punti cardinali per l’occhio del lettore. Ne La costellazione del cane la struttura della pagina è ancora rigida e rigorosa, con una classica impostazione italiana a tre strisce; tuttavia la capacità di equilibrio e di bilanciamento è già presente e qui si concretizza nella diversificazione della dimensione delle vignette, che dettano tempo e velocità di lettura. Fu proprio con La costellazione del cane che Tisselli entrò in contatto con Magnus. Quando Raviola lesse il fumetto capì di avere davanti un potenziale talento e da quel momento nacquero una collaborazione professionale e una profonda amicizia. Ora che Sergio Tisselli è andato a incontrare il suo vecchio amico in un altro piano di esistenza, ai lettori resta il rimpianto per un artista che si è spento troppo presto, ma restano anche volumi come questo, che aiutano a conoscere ancora più profondamente chi fosse Tisselli e come in ogni suo lavoro, in ogni sua opera, fossero presenti una ricchezza grafica e artistica non comuni, che restano qui a futura memoria, a ricordarci di che artista straordinario il destino (il caso, il fato, un ordine superiore…) ci ha privati troppo presto.
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«Presto il portatore del dolore e della morte sarà qui.»
Nel Seicento, una terribile epidemia colpì Bologna portandosi via quasi metà della sua popolazione: la peste. Eventi così drammatici hanno spesso generato crisi sociali in cui la superstizione ha preso il posto della ragione, dando il via a una sconsiderata caccia agli untori. In questo volume la malattia assume
un volto, diviene personaggio, e condanna chiunque incontri sul proprio cammino «senza riguardo né a ricco né a povero». Una fedele ricostruzione storica del periodo, a partire dai costumi e dalle ambientazioni magistralmente riprodotti dagli acquerelli di Sergio Tisselli, a cui si unisce l’elemento fantastico.
Sergio Tisselli (Bologna, 1957-2020), esordisce con l’Editrice Rizzoli e Magnus ne riconosce subito le doti e le potenzialità, scrivendo per lui prima Le Avventure di Giuseppe Pignata e poi l’inedito L’Uomo della Schioppa d’Argento, di prossima pubblicazione con Edizioni NPE. La visione delle tavole, delle illustrazioni e dei colori di Sergio Tisselli non può che lasciare chiunque senza parole di fronte alla perfezione del tratto, che cede il passo soltanto alla poeticità del colore. I suoi fumetti sono paesaggi in cui la nostra anima vorrebbe perdersi, e dopo averli letti è un peccato tornare al mondo reale.
edizioninpe.it ISBN: 978-88-36270-90-3
euro 17,90