Vincenzo Recupero –Fabio Franchi
La storia delle serie tv
da MagnumP.I. all’altro ieri
la storia delle serie tv da Magnum P.I. all’altro ieri di Vincenzo Recupero, illustrazioni di Fabio Franchi © dell'Autore dei testi © Edizioni NPE per questa edizione © degli aventi diritto per le immagini utilizzate
Collana: Narrativa, 24 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini e informazioni: info@edizioninpe.it Caporedattore e Ufficio Stampa: Stefano Romanini ufficiostampa@edizioninpe.it Coordinamento Editoriale: Valeria Morelli Progettazione grafica e Illustrazione di copertina: Fabio Franchi Correzione bozze: Ada Maria De Angelis
Stampato presso Rotomail Italia S.p.A. – Vignate (MI) nel mese di giugno 2020 Edizioni NPE – Nicola Pesce Editore è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA)
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Vincenzo Recupero – Fabio Franchi
La storia delle serie tv da Magnum P.I. all’altro ieri
Indice Introduzione Capitolo Brodo Primordiale Primo Il militarismo buono e la TV degli anni Ottanta
1.1 Magnum P.I. (1980-88) I più iconici baffi della TV 1.2 Supercar (1982-86) Un’auto per amica 1.3 A-Team (1983-87) Piani ben riusciti per soli uomini 1.4 MacGyver (1985-92) Genio e regolatezza 1.5 I superpoteri ai tempi degli anni Ottanta 1.6 Capitan Power e i Combattenti del Futuro (1987-88) La prima serie interattiva
Capitolo I primi figli del Big Bang Secondo 2.1 Twin Peaks (1990-91)
Ovvero come David Lynch cambiò la TV (per la prima volta) 2.2 Beverly Hills 90210 (1990-Duemila) Giovani, carini e non troppo spensierati di Cristiana Vicari 2.3 The X-Files (1993-2002, 2016-18) Io voglio credere in una serie TV sugli alieni di Peppe De Luca 2.4 E.R.-Medici in prima linea (1994-2009) Il protagonista è l’ospedale 2.5 Buffy l’ammazzavampiri (1997-2003) Scooby-gang assemble! di Enrico Ruggiero Andrea Spera
Capitolo Schiaffoni mitologici Terzo Hercules & Xena
di Matteo Di Biase 3.1 Hercules (1995-99) 3.2 Xena-Principessa guerriera (1995-2001) 3.3 Come trasformare un telefilm in un cult
Capitolo Ridere negli anni Novanta (sulla NBC) Quarto 4.1 Seinfeld (1989-1998) Niente abbracci, niente insegnamenti
13 17 21 25 28 32 33 35 37 38 42 44 48 50
57 58 60 62 65 66
4.2 Frasier (1993-2004) Ridere con classe 4.3 Friends (1994-2004) La soap-com che domina un decennio
Capitolo HBO reinventa il drama in tv Quinto 5.1 Oz (1997-2003)
La rivoluzione dei drama inizia in carcere di Giampiero Bronzetti 5.2 Sex and the City (1998-2004) L’emancipazione delle donne della TV di Cristiana Vicari 5.3 I Soprano (1999-2007) Tony: papà, mafioso, antieroe. 5.4 Band of Brothers (2001) La guerra arriva in televisione
Capitolo Scrubs-Medici ai primi ferri (2001-2010) Sesto Ridere e piangere in ospedale di Roberto Megna
71 72 77 78 83 87 94 97
Capitolo 24 (2001-2010) Settimo Giornate molto complicate
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Capitolo La tv spara, la polizia risponde Ottavo 8.1 The Wire (2002-08)
109 112
Fanculo i procedurali, benvenuto poliziesco hardcore 8.2 The Shield (2002-2008) Poliziotti corrotti e di successo 8.3 Sons of Anarchy (2008-2014) L’Amleto su due ruote di Francesco Parisi 8.4 Mayans M.C. (2018-) Bikers di confine
117 121 124
Capitolo Battlestar Galactica (2003-2009) Nono La Space Opera
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Capitolo Nip/Tuck (2003-10) Decimo Genere: troppi per elencarli tutti
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Capitolo Unexpected Development Undicesimo L’inatteso sviluppo delle sitcom
135
11.1 Arrested Development (2003-) Vi presento i Bluth 11.2 The Big Bang Theory (2007-2019) Ridere del disagio 11.3 Community (2009-2015) Esplorare strani, nuovi modi di far ridere 11.4 Parks and Recreation (2009-2015) La buona politica comincia dai parchi 11.5 How I Met Your Mother (2005-2014) Quando Friends si fonde con le nuove sitcom 11.6 Boris (2007-10) La fuoriserie italiana
Capitolo Lost (2004-2010) Dodicesimo L’isola che rese i serial famosi
136 139 143 150 153 158 163
12.1 L’ eredità di Lost
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Capitolo Don e Walt, gemelli diversi Tredicesimo 13.1 Mad Men (2007-2015)
177 178
Di cosa parliamo quando parliamo di stile di Vincenzo Recupero ed Enrico Ruggiero Andrea Spera 13.2 Breaking Bad (2008-2013) Il Pulp Fiction delle serie TV 13.3 Better Call Saul (2015-) Elogio della lentezza 13.4 The Walking Dead (2010-) Come un ottimo survival horror diventa un drama senza idee
Capitolo British do it better Quattordicesimo 14.1 Doctor Who (2005-)
La fantasia al potere 14.2 Sherlock (2010-2017) Reinventare un’icona 14.3 Luther (2010-) Il Colombo londinese 14.4 Downton Abbey (2010-2015) In tait davanti alla TV 14.5 Black Mirror (2011-) Ipnotizzati dallo specchio nero di Vincenzo Recupero e Giampiero Bronzetti 14.6 Peaky Blinders (2013-) Ve li meritate i fottuti Peaky Blinders?
184 193 196 203 204 208 210 213 215 224
Capitolo HBO e il dominio della TV di qualità Quindicesimo 15.1 Game of Thrones (2011-2019) Quella volta che il fantasy conquistò il mondo 15.2 True Detective (2014-) Indagini da antologia 15.3 The Leftovers (2014-2017) Lindelof, odi et amo 15.4 The Night Of (2016) Una questione di stile di Enrico Ruggiero Andrea Spera 15.5 Westworld (2016-) C’era una volta il cyber-west
Capitolo L’era dei supereroi Sedicesimo 16.1 Heroes (2006-2010)
Salva la cheerleader senza usare tutine in spandex 16.2 L’Arrowverse (2012-) 16.2.1 Arrow (2012-2020) 16.2.2 The Flash (2014-) 16.3 Agents of S.H.I.E.L.D. (2013-) e Inhumans (2017) Coulson, spie, tutine e inumani 16.4 I Defenders di Netflix (2015-2019) 16.4.1 Daredevil (2015-18) 16.4.2 Jessica Jones (2015-19) 16.4.3 Luke Cage (2016-2018) 16.4.4 Iron Fist (2017-2018) 16.5 Legion (2017-2019) Un supereroe onnipotente per sfruttare le potenzialità delle serie TV 16.6 The Boys (2019-) Amazon fa a pezzi i supereroi
Capitolo Netflix Diciassettesimo Arrivano le librerie di streaming 17.1 House of Cards (2013-2018) Un Presidente per nemico 17.2 Stranger Things (2016-) Una lettera d’amore a Steven Spielberg e Stephen King 17.3 BoJack Horseman (2014-2020) 17.4 Narcos (2015-2017) L’inverosimile vera storia dei cartelli della droga 17.5 Le docuserie (e American Vandal)
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17.6 Mindhunter Come nasce la caccia ai serial killer
Capitolo I migliori drama degli anni Dieci Diciottesimo 18.1 The Americans (2013-2018)
Il dramma familiare si traveste da spy-story di Peppe De Luca 18.2 Mr. Robot (2015-2019) Fight Club, American Psycho, gli hacker e l’impronta autoriale 18.3 The Handmaid’s Tale (2017-) Una distopia per raccontare i nostri tempi
333 335 336 338 342
Capitolo Fargo (2014-) Diciannovesimo Questa è una storia vera, e invece no
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Capitolo Amazon Prime Video Ventesimo Dall’e-commerce allo streaming
351
20.1 La fantastica signora Maisel (2017-) Date il microfono a quella donna! di Chiara Moretti 20.2 Fleabag (2016-2019) Un nuovo, amaro, umorismo britannico di Enrico Ruggiero Andrea Spera e Vincenzo Recupero
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Capitolo Twin Peaks-The Return (2017) Ventunesimo Ovvero come David Lynch cambiò la TV (di nuovo)
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Capitolo The Terror (2018-) Ventiduesimo Nell’artico nessuno può sentirti urlare
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Capitolo Viva l’Italia Ventitreesimo 23.1 Romanzo Criminale (2008-2010)
367 369
Pijamose la TV di Giampiero Bronzetti 23.2 Gomorra (2014-) Camorristi romanzati di Giampiero Bronzetti 23.3 Il Miracolo (2018)
Capitolo Vuoi un consiglio? Ventiquattresimo di Vincenzo Recupero ed Enrico Ruggiero Andrea Spera 24.1 Entourage (2004-2011)
371 373 375 375
24.2 The Good Wife (2009-2016) 24.3 The Booth and The End (2010-12) 24.4 Girls (2012-2017) 24.5 Utopia (2013-2014) 24.6 Vikings (2013-) 24.7 Rectify (2013-2016) 24.8 The Jinx-La vita e le morti di Robert Durst (2015) 24.9 The Expanse (2015-) 24.10 Master of none (2015-) 24.11 Ash vs Evil Dead (2015-2018) 24.12 Into The Badlands (2015-2019) 24.13 Preacher (2016-2019) 24.14 Dark (2017-2020) 24.15 Patriot (2017-18) 24.16 Killing Eve (2018-) 24.17 Jack Ryan (2018-) 24.18 Who Is America? (2018) 24.19 Derry Girls (2018-) 24.20 Kidding-Il fantastico mondo di Mr. Pickles (2018) 24.21 Yellowstone (2018-) 24.22 Hill House (2018-) 24.23 The Looming Tower (2018) 24.24 L’amica geniale (2018-) 24.25 Catch-22 (2019)
376 377 378 378 379 380 380 381 381 382 382 383 384 384 385 385 386 387 387 388 388 389 389 390
Note
393
Ringraziamenti
397 397 398
I ringraziamenti di Vincenzo I ringraziamenti di Fabio
capitolo 1
Brodo Primordiale Il militarismo buono e la TV degli anni Ottanta
Negli anni Sessanta e Settanta la TV angloamericana ha tirato fuori prodotti avveniristici che sono diventati cult, serie la cui eco risuona ancora oggi sia sul piccolo che sul grande schermo: Ai Confini della Realtà, Star Trek, Kung Fu, la Famiglia Addams, il Prigioniero, Doctor Who, il Batman con Adam West (POW!)… Ma la voglia di sperimentare tipica di questi show viene spazzata via dagli anni Settanta, periodo in cui gli States si impantanano nel Vietnam, nello scandalo Watergate e in una politica estera sempre più spaventata dalla crescita sovietica. Questa crisi d’identità si riflette a 360° un po’ su tutti i media e, ovviamente, anche sulla produzione televisiva. L’ascesa di Reagan alla Casa Bianca porta con sé la voglia di imporre la figura del last action hero made in USA e l’attenzione degli sceneggiatori e dei network si concentra soprattutto su protagonisti spiccatamente ‘mmerigani, testosteronici armati di nobili intenti.
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la storia delle serie tv
E così un esercito di Big Jim bellocci invade il piccolo schermo, tutti pronti, appena lo sceneggiatore schiaccia il pulsantone che hanno sulla schiena, ad aiutare i bisognosi e mettere in ginocchio il cattivo di giornata. L’approccio è mordi e fuggi e le serie, proprio per questa impostazione, hanno uno sviluppo procedurale: in ogni episodio l’eroe – o il gruppo di eroi – di turno ha un nuovo malvivente da fronteggiare che, dopo appena 30-40 minuti, è stato assicurato alla giustizia (o raramente è morto, ma non per mano loro, eh). Ci sono altre due ricorrenti costanti nella produzione TV anni Ottanta: I protagonisti sono spesso degli ex-militari (vedi Cody e Nick di Riptide) o, più nello specifico, dei reduci del Vietnam (Magnum, Michael Knight e l’A-Team). Dicesi patriottismo un tanto al chilo. La sigla iniziale è accompagnata dai galvanizzanti temi musicali di Mike Post, è il caso di Magnum P.I., A-Team, Riptide, MacGyver, CHiPs e della canzone che apre Ralph Supermaxieroe, Believe It or Not, divenuta talmente popolare nel 1981 da arrivare al secondo posto della classifica di Billboard. Una delle serie apripista di questa nuova tendenza è proprio CHiPs. Va in onda negli States tra il ’77 e l’83 anche se in Italia arriva solo quattro anni dopo, nel 1981, con l’avvento delle TV private. CHiPs racconta le avventure di due poliziotti in moto sulle strade della California e mai c’è un giorno di pattuglia in cui Poncharello e l’ Altro Tizio si limitino a fare una multa per eccesso di velocità. Trafficanti, incidenti spaventosi, bambini in difficoltà: questa è la loro routine. A proposito, vi sfido a ricordare il nome del compagno di pattuglia di Poncharello, l’Altro Tizio. Ammettetelo: lo state googlando. 18
brodo primordiale
Si chiamava Baker, per la cronaca. In tutte queste serie non c’è spazio per l’ambiguità morale o i drammoni e, quando raramente succede, viene tutto addolcito da una vena comedy. Negli anni Ottanta la TV è troppo semplice e queste tematiche sono appannaggio esclusivo del cinema; una delle poche mosche bianche, non a caso di grande successo, è Miami Vice (1984-89), il cui produttore esecutivo è un certo Michael Mann, uno tra i grandi maestri del cinema poliziesco-noir. Miami Vice, una serie profondamente radicata nei ruggenti anni Ottanta per le musiche synth e gli improbabili abiti color pastello di Don Johnson e Philip Michael Thomas, è il vero precursore di tutti i polizieschi crudi e realistici che arriveranno parecchi anni dopo trovando la loro consacrazione in serie come The Shield e The Wire.
Miami Vice si distingue inoltre per essere un vero e proprio talismano portafortuna. Moltissimi sono infatti gli attori, ancora poco conosciuti o del tutto ignorati dal grande pubblico, che compaiono nella serie prima di diventare delle superstar: Bruce Willis, Ben Stiller, Liam Neeson, Laurence Fishburne, Alfred Molina, Benicio del Toro, Stanley Tucci, Ron Pearlman, Chris Rock, Ian McShane e Terry O’Quinn (il John Locke di Lost). E non dimentichiamo che il tenente Castillo è interpretato da Edward James Olmos – l’uomo che molti anni dopo diventerà il leggendario capitano Bill Adamo di Battlestar Galactica – che, proprio grazie al suo ruolo in Miami Vice, si aggiudica un Golden Globe e un Emmy. 19
la storia delle serie tv
Va comunque detto che qualche timido tentativo di creare una serie a sviluppo orizzontale viene fatto anche in questo periodo. Il caso più noto probabilmente è V, che in Italia arriva su Canale 5 accompagnato da squilli di trombe con il titolo di Visitors. Nel 1984 la NBC realizza due miniserie, V (due episodi) e V: The Final Battle (tre episodi). Il grande successo delle mini, induce il network a ordinare un’intera stagione. Visitors racconta, in una nuova veste, l’inflazionato tema del primo contatto extraterrestre. Gli alieni, pur arrivando su dei classicissimi modelli di disco volante, sono degli uomini rettile con delle belle maschere da umani, (così ben fatte da far invidia a quelle di Mission: Impossible) che si spacciano per grandi amici dell’umanità. Di uomini rettile ne troviamo a bizzeffe a partire dalla mitologia classica passando per i fumetti di Conan, le saghe cosmiche della Marvel (mi riferisco alla fratellanza Badoon) fino ad arrivare ai giocattoli con gli Uomini Serpente dei Masters of The Universe o alla TV con, un esempio fra tanti, i siluriani di Doctor Who. Quindi ok, l’uomo rettile non è mica una novità, ma quello che V offre alla TV di quest’epoca è una grossa novità: c’è una trama a gittata medio-lunga, ci sono complotti, pistole blaster e anche qualche scena abbastanza forte come lo storico parto di V: The Final Battle in cui un’umana, a seguito di un vigoroso coito con uno dei visitatori, dà vita a due gemelli, una bambina dalla lingua biforcuta e – sorpresa! – un lucertolino che rivisto oggi sembra una buffa tartaruga ninja ma, considerato il periodo storico in cui è girato V, ha un suo bel perché. Da segnalare nel cast, nel ruolo di Willie, Robert Englund, attore che in questo periodo terrorizza i sogni di milioni di persone: è lui il volto di Freddy Krueger nei film di Nightmare. V è un prodotto unico per gli anni Ottanta, nonostante ciò la serie viene cancellata dopo diciannove episodi e rimane tronca. Negli anni Dieci, in pieno periodo di riciclo di idee, la ABC ne realizzerà un remake, anch’esso poco fortunato e chiuso alla seconda stagione a causa dell’inesorabile calo di ascolti. 20
brodo primordiale
Rimane comunque il dubbio che siano stati i rettiliani, tanto cari ai complottisti, a far chiudere il franchise Visitors per non essere smascherati… E ora andiamo a parlare, più nello specifico, dei pezzi grossi. Gli eroi tosti, giusti e tendenzialmente non violenti che negli anni Ottanta la fanno da padroni.
1.1 Magnum P.I. (1980-88) I più iconici baffi della TV La serie sul baffo più famoso degli anni Ottanta, che deve gran parte del suo enorme successo a Tom Selleck, è andata avanti per ben 8 stagioni e ha avuto una genesi alquanto fortuita. Magnum P.I. – dove ‘P.I.’ sta per ‘Private Investigator’, ma probabilmente nel 1980 meno del 10% della popolazione italiana lo sa – nasce infatti dalla volontà della CBS di riutilizzare tutto il materiale di scena presente alle Hawaii dopo la chiusura della serie Hawaii Squadra Cinque Zero (Hawaii Five-0) che era andata avanti per 12 stagioni. Si pensa allora a una serie su un agente della CIA in salsa hawaiana, ma è lo stesso Tom Selleck, assieme a uno dei due produttori, Donald P. Bellisario, a cambiare le carte in tavola rendendo Magnum un investigatore privato reduce della guerra in Vietnam.
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la storia delle serie tv
Magnum P.I. diventa un supercult e dà enorme popolarità a Tom Selleck, ma per lui resta un rimpianto: dover rinunciare al ruolo di Indiana Jones ne I Predatori dell’Arca Perduta perché pochi giorni prima ha firmato un contratto in esclusiva per vestire i panni di Thomas Magnum. Sì, avremmo potuto avere un dottor Jones coi baffi.”
Magnum è un uomo vero, uno di quelli di cui sarebbe fiero Ron Swanson di Parks and Recreation. Il suo Rolex GMT Master fa capolino dalla coltre di peli che gli riveste l’avambraccio, il sul petto è un’unica inestricabile massa lanuginosa e i suoi baffi autoritari incutono rispetto. Dei baffi talmente iconici da finire di diritto nella Mustache All Of Fame assieme a quelli di Wyatt Earp, Theodore Roosevelt, Albert Einstein, SuperMario Bros e dell’omino del Monopoli. Già nella sigla Magnum è immerso nell’acqua a guardare un culo. Insomma parliamo del perfetto maschio alfa anni Ottanta, un modello di virilità, e voi uomini che vi depilate gambe e torace, voi che vi definite le sopracciglia ad ali di gabbiano, sì, proprio voi, fareste meglio a fare un po’ di sano binge watching di Magnum P.I.. 22
brodo primordiale
La trama: Thomas Sullivan Magnum IV, per gli amici “Magnum Piai”, è un ex navy seal ritiratosi dalla carriera militare. Per svernare, Magnum va a vivere a in una lussuosa villa situata nell’isola di Oahu (quella dove molti anni dopo verrà girato Lost) dotata di campi da tennis e cantina. La villa è di tale Robin Masters, uno scrittore multimiliardario che, in 8 stagioni, non mette praticamente mai piede in casa propria lasciando campo libero al suo ospite che in cambio assume il “gravoso” ruolo di responsabile della sicurezza della villa. In soldoni, Magnum si fa i beati fatti suoi e Robin paga luce, gas, spazzatura e, come se non bastasse, gli dà libero accesso a un Ferrari 308 GTS (e anche qui non credo che bollo, assicurazione e tagliando siano a carico di Magnum). Insomma, Robin Masters è l’amico perfetto… e Magnum è sicuramente il più gargantuesco scroccone della storia della televisione. La ciliegina sulla torta nel soggiorno hawaiano di Magnum è Higgins, il maggiordomo inglese con due dobermann al seguito, Zeus e Apollo. I siparietti comici tra i due sono una costante della serie. Quando non trascorre il suo tempo correndo dietro a donne in bikini con il “suo” Ferrari, Magnum va in giro con Rick (titolare di un night alla moda) e T.C., il proprietario dell’elicottero nero e arancione che viene sistematicamente sforacchiato di proiettili. Ma è bene sottolineare che spesso e volentieri Magnum si trova coinvolto in intrighi dai connotati tutt’altro che leggeri e le tematiche alla base degli episodi sono drammatiche a tutto tondo. Una curiosità: nella serie ci furono alcuni crossover, ma uno non può non essere menzionato: nell’episodio 7×08 Novel Connection compare Angela Lansbury nei panni di Jessica Fletcher, meglio nota come La Signora in Giallo. Nonostante ciò, Magnum è sopravvissuto. 23
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Magnum P.I., come poche altre serie, ha saputo incontrare il gusto dei giovani spettatori degli anni Ottanta e il Thomas Magnum di Tom Selleck, a prescindere dal nostalgico affetto verso i suoi folti baffi, resta uno dei personaggi più iconici della storia della serializzazione televisiva. Chiunque si confronti con un nome così pesante, ovviamente, non può avere vita facile e quando nel 2018 CBS realizzerà un remake della serie, l’accoglienza da parte di chi ha amato il Magnum originale non potrà che essere tra il tiepido e l’indifferente. Non è colpa del pur simpatico Jay Hernandez, nuovo volto del protagonista, ma del fatto che Magnum P.I. è e resterà sempre Tom Selleck. Provare a rimpiazzarlo è come cercare di sostituire, nel cuore di un tifoso milanista, Marco Van Basten con Nikola Kalinic. 24
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1.2 Supercar (1982-86) Un’auto per amica Ok, Magnum aveva una Ferrari, ma l’auto più rappresentativa degli anni Ottanta in TV è senza dubbio KITT, la macchina senziente di Michael Knight. Iniziato nel 1982, anche Supercar (in lingua originale Knight Rider) ha alla base lo stesso abusato canovaccio tanto in voga in questo periodo, quello dell’eroe buono che gira la provincia degli Stati Uniti aiutando i bisognosi. Spesso però, vista la tipologia episodica di queste serie, dimentichiamo la genesi dei nostri eroi – a meno che, come nel caso dell’A-Team, la memoria non venga rinfrescata dalla voce fuori campo all’inizio di ogni episodio – e, infatti, l’avvincente origin story di Michael Knight non la ricorda quasi nessuno. Questo libro serve anche a questo. Michael Arthur Long è un onesto poliziotto che, durante un’operazione sotto copertura in un casinò, viene colto da La Sfiga™: il suo compagno viene ucciso e a lui sparano un colpo in testa. Il tenente Long sembra morto e invece no, inspiegabilmente si ritrova fasciato dalla testa ai piedi nella villa di un riccone di nome Wilton Knight (che è arrivato prima del 118). Nonostante La Sfiga™, Michael ha avuto un po’ di Culo™ e così una placca di metallo che ha nel cranio sin dai tempi del Vietnam gli ha salvato la vita, lasciandolo però sfigurato. E allora l’onnipotente dottore di casa Knight gli cambia i connotati dandogli le sembianze di David Hasselhoff (sì, all’inizio del primo episodio di Supercar, Michael è interpretato da un altro attore, tale Larry Anderson).
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Il commento di Wilton alla vista del nuovo volto di Michael è «credimi, sarai più al sicuro con questa faccia ed è… piuttosto piacevole». Dopo aver certificato che Hasselhoff è belloccio, Wilton il benefattore muore di una malattia nota come “esigenze di sceneggiatura” e dà a Michael un nuovo cognome, documenti, carte di credito con plafond illimitato e, come se non bastasse, installa sulla sua auto, una Pontiac Trans Am, una miriade di gadget e KITT (Knight Industries Two Thousand), un’intelligenza artificiale efficientissima e, talvolta, sarcastica. Oltre al ricco benefattore, proprio come in Magnum P.I., anche qui c’è una figura assimilabile al maggiordomo/grillo parlante: sto parlando di Devon, interpretato da Edward Mulhare (una versione meno carismatica di Michael Caine). Michael, rimesso a nuovo e accompagnato da uno dei più iconici temi musicali della storia del piccolo schermo, può lanciarsi sulle strade in cerca di giustizia ma, prima, è tempo di vendetta. Nell’episodio pilota, infatti, sgomina i malviventi che hanno ucciso il suo collega e ha un immancabile flirt con una bella milf il cui figlio è interpretato da Barret Oliver, il piccolo Bastian de La Storia Infinita.
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Insomma la backstory di Supercar, raccontata nel corposo episodio pilota di 75 minuti dal titolo Knight of The Phoenix, è quella che più si avvicina alla genesi di un supereroe: la Sfiga™ da cui derivano grandi poteri e grandi responsabilità. Come ogni supereroe che si rispetti, anche KITT e Michael hanno entrambi un doppelgänger malvagio: - KARR (Knight Automated Roving Robot) è il primo prototipo di KITT nella cui programmazione figura come direttiva primaria l’autoconservazione (il che, trattandosi di un’auto, è più che legittimo). Riattivata da due ladruncoli da un magazzino delle Knight Industries in cui era stata dismessa, KARR ha due epici scontri con KITT, uno nella prima e uno nella terza stagione. Una curiosità: KARR è doppiata da Peter Cullen, attore che negli anni Ottanta è la voce di Optimus Prime (al secolo Commander) nei cartoni animati dei Transformers, un ruolo che riprenderà molti anni dopo nel franchise cinematografico di Michael Bay. - Garth Knight, figlio diseredato di Wilton Knight, è interpretato dallo stesso David Hasselhoff ma ha baffi, pizzetto e un look alla Tony Manero. Garth si è costruito un camion con rimorchio, Goliath, rivestito della stessa copertura molecolare indistruttibile di KITT e KARR.
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Supercar viene interrotto improvvisamente dopo quattro stagioni senza che l’ultimo episodio andato in onda, il 4x22, lasci in alcuna maniera intendere una chiusura. Il motivo è un repentino e inatteso calo di ascolti, dovuto probabilmente alla stanchezza del pubblico per la ripetitività della serie che non è mai riuscita a rinnovarsi.
1.3 A-Team (1983-87) Piani ben riusciti per soli uomini
Dieci anni fa gli uomini di un commando specializzato operante in Vietnam vennero condannati ingiustamente da un tribunale militare. Evasi da un carcere di massima sicurezza si rifugiarono a Los Angeles, vivendo in clandestinità. Sono tuttora ricercati, ma se avete un problema che nessuno può risolvere – e se riuscite a trovarli – forse potrete ingaggiare il famoso A-Team. Lo so, appena avete finito di leggere vi è partito in testa il motivetto della sigla. Altro lampante esempio di “militarismo buono” (guai a uccidere qualcuno o a mostrare anche un ginocchio sbucciato), A-Team racconta di 4 militari che, incastrati per una rapina in banca, si ritrovano a fare i mercenari in favore dei più deboli. Più deboli che – nonostante l’A-Team sia super-ricercato e praticamente introvabile per tutte le agenzia governative – riescono puntualmente ad assoldare il quartetto semplicemente tramite le Pagine Gialle. 28
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Uno tra i motivi del successo della serie, così come lo era stato per Magnum, è il carisma dei protagonisti: Il colonnello John “Hannibal” Smith interpretato da George Peppard, una leggenda del cinema hollywoodiano negli anni Sessanta grazie a film come Colazione da Tiffany e La Caduta delle Aquile a cui l’A-Team ha ridato popolarità dopo un periodo di magra. Templeton Peck, meglio noto come Sberla, è il belloccio del gruppo, quello che nel corso della serie rimorchia con impressionante regolarità grazie al suo sorriso suadente. Una curiosità che forse non tutti ricordano è che nel primo episodio della serie Sberla è interpretato da un altro attore (tale Tim Dunigan) che però non funziona su schermo perché è troppo giovane e non sembra certo un reduce del Vietnam. Il ruolo va così a Dirk Benedict, famoso per il ruolo di Scorpion nella prima serie di Battlestar Galactica (questo spiega la presenza di un cylone nella sigla dell’A-Team, un colossale easter egg che non può sfuggire ai più attenti patiti di televisione). Murdock, interpretato da Dwight Schultz (che successivamente diventerà un ufficiale dell’universo di Star Trek sia in The Next Generation che in Voyager) è il pilota pazzerello, i suoi siparietti con Baracus sono il principale fattore comico al team. B.A. Baracus interpretato da Mr.T.. Incontrastata icona di tamarraggine anni Ottanta, Mr.T è diventato popolarissimo prima di tutto per aver vestito i panni dell’incazzoso pugile Clubber Lang in Rocky III. 29
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Per questo motivo fu scelto per il ruolo dell’altrettanto iracondo Bosco Albert Baracus. Le sue iniziali B.A. stanno anche per “Bad Attitude”, per questo motivo in Italia fu tradotto come P.E. Baracus, dove P.E. sta per “Pessimo Elemento” (o, forse, per Pietro Eugenio). Frankie Santana interpretato da Eddie Velez, il quinto membro dell’A-Team aggregato alla squadra nella poco fortunata quinta stagione (che, non a caso, è l’ultima). A conti fatti un corpo estraneo che mal si amalgama con l’equilibrio instauratosi tra i 4 membri storici. Il Van. Il furgoncino GMC Vandura nero con la striscia rossa è diventato un’icona della cultura pop e, pur essendo un mezzo di trasporto, è stato comunque più carismatico di Frankie Santana. Anche se in Italia questo aspetto non è percepito, la serie viene accusata di sessismo e Peppard è il principale indiziato dell’impronta prettamente maschile dello show. Mi spiego meglio. Nella prima stagione e all’inizio della seconda, il team ha una sidekick: Amy Allen interpretata da Melinda Culea, una giornalista che, nel tentativo di documentare le imprese dell’A-Team, ne resta spesso coinvolta. All’improvviso la Culea viene licenziata per “divergenze creative” e nella seconda parte della stagione due viene introdotta Tanya (interpretata da Marla Heasley), un’amica di Amy. Ma, a fine stagione, il suo personaggio viene fatto sposare e così anche per lei bye bye A-Team. Molti anni dopo, nel programma televisivo Bring Back… proprio Marla Heasley racconterà che il primo giorno di riprese Peppard la prese da parte per dirle: «Nessuno di noi ragazzi ti vuole nello show. L’unica ragione per cui sei qui è che il network e i produttori ti vogliono. Per qualche ragione pensano di aver bisogno di una ragazza». Sempre in Bring Back… Dirk Benedict confermerà: Era uno show prettamente maschile, fatto da uomini e scritto da uomini. Raccontava cosa facevano maschi che parlavano come maschi. Noi eravamo i boss. Eravamo Dio. Fumavamo quando volevamo e sparavamo quando volevamo. Baciavamo le donne e le facevamo piangere… quando volevamo. L’A-Team è stato l’ultimo show mascolino1.
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Ma le tensioni non finiscono qui. È infatti cosa nota che le due prime donne… ehm scusate, visto quanto detto è meglio chiamarli “i due primi uomini” dello show, ovvero Peppard e Mr.T, sul set non si possono vedere perché l’uno infastidito dalla visibilità dell’altro… “Trent’anni fa gli uomini di un commando specializzato operante in TV fecero la storia del piccolo schermo, litigando tra loro ed epurando le donne dal set”.
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1.4 MacGyver (1985-92) Genio e regolatezza La sublimazione (o meglio: l’esasperazione) del prototipo dell’eroe del “militarismo buono” porta, nel 1985, a MacGyver. Angus MacGyver lavora per una non ben precisata agenzia governativa (la Fondazione Phoenix) per conto della quale – tanto per cambiare – aiuta i più deboli. Ma, a differenza di tutti gli altri eroi catodici di cui abbiamo parlato finora, MacGyver è un uomo senza vizi: non fuma, non beve, non usa armi, confida ciecamente nella legge, ama l’ambiente e… non copula. Sì, non copula. Perché per ammantarlo ancor di più di un’aura da asceta, al buon vecchio Angus Macgyver vengono concesse, nel giro di ben 7 stagioni, appena un paio di scappatelle. Forse sarà anche per lo scarsissimo sex appeal del suo taglio di capelli, un mullet anni Ottanta decisamente poco accattivante. L’unica arma con cui MacGyver sconfigge il malvivente di turno è il suo inarrivabile ingegno, grazie al quale riesce a costruire cose con altre cose che non c’entrano niente con la cosa che andrebbe assemblata. L’importante è avere il suo inseparabile coltellino svizzero.
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La straordinaria inventiva di MacGyver è stata riconosciuta anche dall’Oxford Dictionary, al cui interno, dal settembre 2015, compare il verbo MacGyver che significa “creare o riparare un oggetto in maniera creativa e con inventiva utilizzando gli oggetti che si hanno a disposizione”. Esempio: “non sai quante cose ho macgyverato con le graffette”. Dunque se anche voi siete in grado di assemblare dell’esplosivo al plastico utilizzando la maionese e il telecomando del condizionatore, da oggi potrete dire di averlo “macgyverato”2. Non è chiaro quali e quante lauree abbia conseguito MacGyver, ma il suo modus operandi ha mostrato a tanti bambini degli anni Ottanta la bellezza di essere istruiti… e ha irrimediabilmente segnato la vita di altri, probabilmente anche di Giovanni Muciaccia di Art Attack.
1.5 I superpoteri ai tempi degli anni Ottanta Finora abbiamo esplorato una TV anni Ottanta fatta prevalentemente di eroi street level: personaggi di animo nobile, con ingegno e mezzi fuori dal comune ma senza superpoteri. In realtà i supereroi in senso stretto, quelli che volano e hanno la superforza, ci sono ma… sono degli imbranati. Dopo i successi della Wonder Woman interpretata dalla meravigliosa Lynda Carter (1975-79) e del malinconico Incredibile Hulk in versione fuggitivo con Bill Bixby/Lou Ferrigno (1977-82), arrivano un paio di serie comedy con protagonisti dotati di superpoteri. In particolare c’è un uomo con un costume alieno che lo rende una specie di Superman, ma lui ha perso il libretto delle istruzioni. È quello che succede a Ralph Henley, protagonista di Ralph Supermaxieroe (The Greatest American Hero, 1981-83), un insegnante che una notte si imbatte in un disco volante e riceve in dono dagli alieni un costume che gli conferisce abilità superumane. Ralph però ha perso il manuale di istruzioni e – siccome è de coccio – continuerà ad avere difficoltà nell’utilizzo della tuta per tutte le tre stagioni del serial: il volo sgraziato e incerto rimarrà il suo marchio di fabbrica. 33
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A interpretare il professor Henley è William Katt, un attore che negli anni successivi girerà solo alcuni episodi di vari serial ma che, pensate un po’, negli anni Settanta è stato incredibilmente vicino a ottenere la parte di Luke Skywalker in Star Wars (su YouTube potete vedere la sua audizione al fianco di Kurt Russell, che invece era in lizza per il ruolo di Han Solo). Ralph Supermaxieroe è famoso anche per una vicenda legale di grande risonanza: la Warner Bros, proprietaria della DC Comics, fa causa al network per la somiglianza tra Ralph e Superman. Il giudice, però, ritiene che non ci siano sufficienti somiglianze e quindi nessuna violazione di copyright3.
Da Ralph l’insegnante, passiamo a Andrew lo studente di 14 anni che, dopo essere stato esposto a un non meglio precisato “raggio fotonico”, sviluppa dei superpoteri. È il plot de Il mio amico Ultraman (My Secret Identity), andata in onda tra il 1988 e il 1991. Anche Andrew non se la cava granché bene con il volo (utilizza delle bombolette spray per librarsi, non troppo leggiadro, nei cieli) ed è affiancato da uno scienziato, il dottor Jeffcoate, che lo aiuta a imparare a sfruttare nel miglior modo le sue doti. 34
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Il mio amico Ultraman è un vero e proprio precursore del genere supereroistico teen che avrà il suo più celebre esponente in Smallville. A proposito: sapevate che Il mio amico Ultraman non è una serie statunitense ma canadese? Robin Scherbatsky approves.
1.6 Capitan Power e i Combattenti del Futuro (1987-88) La prima serie interattiva POWER ON! Terra 2147. Ecco l’eredità della Guerra di Metallo, quando l’uomo lottò contro la macchina e bla bla bla… Questa era la pomposa intro di Capitan Power e i Combattenti del Futuro che, pur non essendo una di quelle serie che hanno segnato un’epoca, rimane un esperimento degno di nota per un motivo: si tratta della prima serie TV interattiva. Capitan Power viene infatti lanciato in contemporanea con una linea di giocattoli Mattel in cui spicca il Powerjet XT-7, il velivolo del capitano che può essere impugnato come una pistola e grazie al quale si può addirittura “sparare” alla TV! Le VHS della serie (che va anche in onda sul circuito delle TV locali) vengono messe in vendita nei negozi di giocattoli perché, durante gli episodi, i nemici – i bio-dread realizzati in terrificante computer grafica poligonale anni Ottanta – hanno una pettorina che emette una luce bianca intermittente alla quale si può sparare. Ma attenzione! Anche i bio-dread possono colpire – secondo un criterio del tutto arbitrario – il Powerjet impugnato dall’ignaro bambino espellendo il pilota dall’abitacolo.
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Il protagonista, Jonathan Power (che nome cazzuto!), è interpretato proprio da quel Tim Dunigan che, qualche anno fa, è stato Sberla nell’episodio pilota di A-Team. Durante le sue avventure post-apocalittiche contro Lord Dread è affiancato da: Il tenente “Tank” Ellis, un ormone barbuto esperto in combattimenti a terra. Il maggiore “Hawk” Masterson, dotato di un’armatura che gli consente di volare. Il sergente “Scout” Baker, esperto di spionaggio . Il Caporale Jennifer “Pilota” Chase, l’immancabile interesse amoroso del protagonista. Come potete notare, la fantasia nell’attribuire i nomi in codice ai Combattenti del Futuro è encomiabile. Nel team di sceneggiatori di Capitan Power, va segnalato J.M. Straczynski, che negli anni successivi scriverà un’infinità di fumetti (Spider-Man, Thor, Midnight Nation, Rising Stars, etc.), creerà Babylon 5 e, assieme alle sorelle Wachowski, Sense8.
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Un saggio dedicato alle principali serie tv e aggiornato alle ultime stagioni andate in onda, interamente illustrato, con sketch e vignette inedite e ironiche che ritraggono i momenti salienti e le battute piĂš spassose estratte dai principali serial televisivi. Per la prima volta le serie tv sono analizzate soprattutto dal punto di vista del loro impatto sullo spettatore, descrivendo come molte di esse si siano ormai radicate in modo inscindibile nella cultura moderna.
isbn: 978-88-94818-90-1
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