Pizarro in perĂš
Attilio micheluzzi
Pizarro in PerĂš di Attilio Micheluzzi
Pizarro in Perù
di Attilio Micheluzzi © 1992 Attilio Micheluzzi © 2018 Eredi Micheluzzi © per questa edizione Edizioni NPE Tutti i diritti riservati. Collana Attilio Micheluzzi, 3 Introduzione di Sergio Brancato Si ringraziano Loris Cantarelli e Angelo Nencetti Traduzione di Ilaria Lopez Supervisione di Stefano Romanini Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Ufficio stampa per il volume: Stefano Romanini ufficiostampa@edizioninpe.it Stampato presso Peruzzo Industrie Grafiche SpA nel mese di agosto 2018 Edizioni NPE (Nicola Pesce Editore) è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 - 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #EdizioniNPE
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Francisco Pizarro en Peru: un capolavoro ritrovato di Sergio Brancato
Quando si pensa alle opere di Attilio Micheluzzi, ai tanti magnifici lavori di questo maestro del fumetto internazionale, difficilmente viene in mente Francisco Pizarro en Perú. Forse perché, disegnato nel 1990 per la sceneggiatura della scrittrice argentina Lilian Goligorsky, sinora non era mai stato tradotto in italiano. Lo stesso autore non lo vide pubblicato, poiché la sua prematura scomparsa, il 20 settembre 1990, glielo impedì. L’avventura di Pizarro faceva infatti parte di un grande progetto dell’Editorial Planeta-DeAgostini, Relatos del Nuevo Mundo, dedicato alla celebrazione dei cinquecento anni dalla scoperta delle Americhe: apparve quindi nel 1992, in spagnolo, per una bella edizione di grande formato e colorata in originale dallo stesso Micheluzzi, accanto a opere di altri maestri dell’historieta quali Alberto ed Enrique Breccia, José Muñoz, Alfonso Font, Paul Gillon, gli italiani Sergio Toppi e Lorenzo Mattotti. Fu l’ultima opera che Micheluzzi portò a termine, poiché la sua successiva impresa, Afghanistan, autentico testamento morale dell’autore contro la guerra, apparve postuma e incompleta sulle pagine della rivista «Comic Art», in parte inchiostrata e in parte solo abbozzata a matita, riuscendo, tuttavia, proprio in virtù di tale lacerante incompiutezza, a emozionare i lettori come pochi altri fumetti nella storia del medium disegnato. Se è consentito a chi scrive di svestire per un attimo i panni e la distanza del critico, il ricordo personale di Attilio chino sul grande tavolo d’architetto, intento a maneggiare rapido e sicuro gli strumenti grafici per dare forma alle sue inimitabili immagini, resterà impresso nella memoria come lo spettacolo affascinante e misterioso di uno straordinario processo creativo.
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E uno dei ricordi personali di cui si parla riguarda proprio la realizzazione grafica di Francisco Pizarro en Peru, con tutto il suo minuzioso lavoro di ricerca delle immagini, la consultazione di decine di volumi illustrati di storia e arte precolombiana, di manuali di antropologia e atlanti geografici. La cura della preparazione era fondamentale nell’approccio di Micheluzzi ai propri comics: il suo modus operandi si basava su una fase preliminare in cui amava sfogliare la collezione di riviste d’epoca e cataloghi rari, come a nutrirsi di visioni che poi sarebbero riemerse, elaborate nell’assoluta peculiarità del proprio segno e nella rigorosa quanto originale architettura delle tavole. Nulla era lasciato al caso, tutto scaturiva da una forte tensione storiografica, ai limiti del maniacale. L’avventura, in quella prospettiva, era il collante narrativo che permetteva alla feconda malinconia dell’autore di ricostruire vividamente i mondi perduti del passato. Questo tratto distintivo non apparteneva soltanto a lui: Micheluzzi era parte di una generazione di comic-maker che aveva vissuto in prima persona la catastrofe epocale della seconda guerra mondiale, il punto di rottura che aveva cancellato e riscritto – soprattutto per noi italiani – gran parte dei convincimenti e delle illusioni del Novecento. Ne era emersa, come per reazione, una spiccata attenzione alla memoria storica. Al pari di colleghi quali Hugo Pratt, l’autore istriano aveva così maturato la necessità di ricostruire la propria identità generazionale attraverso la ricomposizione coerente dei frammenti del passato: viaggiare in compagnia di Corto Maltese o Petra Chérie non era, dunque, un semplice esercizio estetico quanto un modo per fare i conti con l’inquietudine della Storia e il suo riverberarsi sulla percezione del presente. Ritroviamo questo tipo di approccio al fumetto anche nelle due storie qui raccolte. Oltre a Francisco Pizarro en Peru, infatti, questo volume presenta anche un altro racconto breve di Micheluzzi, forse la sua prima incursione nell’immaginario delle civiltà precolombiane, apparso sulle pagine del «Corriere dei Ragazzi» nell’agosto del 1972 – dunque nel pieno della fase aurorale dell’autore, allora visto come un autentico outsider di mezza età che stupiva il mondo dei comics. Scritto da Piero Selva (uno degli pseudonimi di Mino Milani, straordinario sceneggiatore che ha segnato un’intera epoca del fumetto italiano) e firmato da Micheluzzi con il nom de plume Igor Arzt Bajeff, anche Il sole di Montezuma ci porta nelle Americhe dei conquistadores, nel pieno del processo di espansione occidentale che dette il via al più grande genocidio nella storia dell’umanità. Seppur indipendenti e realizzati alle opposte estremità della carriera artistica dell’autore, dal punto di vista della continuità storica i due racconti sono collegati tra loro: se ne Il sole di Montezuma Milano e Micheluzzi narrano con una storia brevissima quanto incisiva – tipica del fumetto per ragazzi di quell’epoca 4
– l’incipit immaginario della caduta dell’impero azteco causata dagli avventurieri spagnoli di Hernán Cortés nell’estate del 1521, con Francisco Pizarro en Peru l’autore istriano illustra una vicenda che ha luogo solo pochi anni più tardi. Spinti dal successo della spedizione di Cortés, molti uomini d’arme dalla dubbia reputazione partirono alla ricerca del mitico El Dorado. Tra questi v’era anche Francisco Pizarro González, che organizzò alcune spedizioni verso le coste dell’attuale Ecuador. Sull’orlo del fallimento, insieme a tredici compagni, decise di proseguire nell’impresa a costo della vita. Ebbe tuttavia fortuna, poiché raccolse informazioni relative a una ricca civiltà che aveva il proprio scalo marittimo poche leghe più a sud, in territorio peruviano. Fu così che Pizarro scoprì l’impero andino degli Inca e avviò, intorno al 1528, la sua conquista nel nome della corona spagnola. Tra Il sole di Montezuma e Francisco Pizarro en Peru corre, a ben vedere, l’intera carriera da fumettista dell’architetto Micheluzzi: dalle prime tavole illustrative, comunque dotate di una straordinaria efficacia estetica, alla magnificenza visiva di un autore ormai maturo, giunto all’apice della propria qualità espressiva, con l’ineguagliata capacità di restituire al lettore/spettatore interi mondi attraverso una sintesi grafica che coniuga corpi e panorami dentro uno spazio narrativo inconfondibile. Sergio Brancato
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Francisco Pizarro en Perù – Los trece de la fama fu edita nel 1992 dalla Sociedad Estatal Quinto Centenario in collaborazione con Planeta De Agostini nella collana a fumetti dedicata alla scoperta del sud America dal titolo “Relatos del Nuevo Mundo”.
Da questa parte si va in Perù, verso la ricchezza…
…da quest’altra a Panama, verso la povertà.
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Una sfida difficile da accettare. Eravamo solo una manciata di uomini affamati e senza speranza.
Pizarro… Diego De Almagro, il suo socio… anni di povertà e adesso eccoci qui, abbandonati sull’isola del Gallo, quasi senza provviste…
M
a il confine aveva un potere ipnotico.
Vediamo! Uno, due, tre…
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Gli indios ci faranno a pezzi.
Tredici uomini! Tredici straccioni che muoiono di paura!
M
a l’oro che sognavamo era molto vicino…
io lo so che c’è! L’oro dell’impero inca!
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L
e parole di Pascual de Andagoya ci avevano spinto a prendere parte alla prima spedizione…
…a vivere quattordici mesi da incubo…
…e a tornare…
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…a Panama…
…a mani vuote.
Sono passati più di due anni…
…e abbiamo l’oro quasi a portata di mano.
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Già, quasi…
Ti fidi di lui?
Sì… Bartolomé Ruiz è un ottimo comandante e sa bene che non lontano da qui c’è una città.
Eccola lì, caballeros! La città si chiama Tacamez.
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Per la miseria!
Guarda che strade! Sono perfette!
Caspita! Non ce ne sono di migliori nel mio paese!
Cosa diavolo stiamo aspettando ad avanzare?!
Vai avanti da solo. io non ne posso più.
Neanch’io… neanch’io…
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E chi sarebbe questo socio?
E adesso che facciamo?
Diego De Almagro, il nostro secondo capitano.
Be’, aspettiamo su quell’isola là, fino a quando il socio di Pizarro partirà per Panama alla ricerca di provviste.
i giorni passavano con una lentezza esasperante, su quell’isola…
E
ra già da troppo tempo, ormai, che ci nutrivamo solo di granchi, bisce e altre bestiacce…
Non mi meraviglierei… quelli che sono tornati con lui, erano stufi di tutto questo.
Secondo me Almagro non tornerà mai e il governatore di Panama ci lascerà qui, abbandonati a noi stessi.
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Bene, cos’ha detto Juan De Saravia, che ha viaggiato con questa ciurma di codardi?
il macellaio?
Sì, Pizarro è un macellaio e Almagro, il collezionista, se ne era andato con dei regali per la moglie del governatore…
E
ra lontano quel giorno della messa e della comunione…
«Pues señor gobernador mírelos bien por entero que allá va el recogeDor y aquí queda el carnicero.»*
...comunione durante la quale l’ostia era stata divisa in tre.
E
Pizarro, Almagro e il ricco sacerdote Luque, avevano suggellato la loro alleanza per intraprendere questa nuova avventura.
*«Signor governatore, guardateli per bene: da quella parte c’è il collezionista e da quest’altra il macellaio.»
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Non so proprio come tu riesca a mangiare una schifezza del genere.
Ma Pizarro non poteva restare
con le mani in mano‌ perciò ordinò di costruire una zattera.
E verso dove faremo rotta, signore?
Punteremo al nord! E troveremo l’oro!
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«Da questa parte si va in Perù, verso la ricchezza, da quest’altra a Panama, verso la povertà...»
Questo straordinario volume non era mai stato pubblicato in Italia, al punto che i testi sono stati tradotti dallo spagnolo. Edizioni NPE presenta così per la prima volta questi straordinari colori, che narrano la storia di Francisco Pizarro González (1475-1541), uno dei più spietati conquistadores, che distrusse l’Impero Inca e fondò la città di Lima, attuale capitale del Perù.
Dopo diverse spedizioni fallimentari, Pizarro riuscì a trovare il ricco impero di Atahualpa. Non avrebbe mai potuto sconfiggere il disciplinato esercito Inca, forte di oltre trentamila uomini, ma con l’inganno catturò il sovrano e fece trucidare migliaia di soldati disarmati. Il volume è completato dal fumetto Il Sole di Montezuma («Corriere dei Ragazzi», 1972) che Micheluzzi firmò con lo pseudonimo di “Baieff”.
Attilio Micheluzzi (Umago 1930 – Napoli 1990), è considerato uno dei principali maestri della “linea chiara” del fumetto mondiale. Noto anche con lo pseudonimo di Igor Arzbajeff, iniziò a dedicarsi all’attività di fumettista molto tardi – quando aveva già superato i quarant’anni – eppure la sua produzione è sconfinata e presenta un livello di perfezione tecnica costante. Forte la sua predilezione per le storie con ambientazione d’epoca, per l’aviazione e per i periodi di grandi conflitti in cui gli esseri umani si mostrano per quello che sono.
edizioninpe.it ISBN: 978-88-94818-40-6
euro 19,90
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