Ritorno ad Amtara

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ritorno ad amtara di Valentina Ferranti © dell'Autore dei testi 2021 © Edizioni NPE per questa edizione © degli aventi diritto per le immagini utilizzate

Collana: Narrativa, 35 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini e informazioni: info@edizioninpe.it Caporedattore: Stefano Romanini Ufficio Stampa: Gloria Grieco ufficiostampa@edizioninpe.it Service editoriale: Massimo De Martino Progetto grafico e illustrazione di cover e quarta: Nino Cammarata Illustrazioni interne: Riccardo Galante Correzione bozze: Ada Maria De Angelis Stampato presso Rotomail Italia S.p.A. – Vignate (MI) nel mese di maggio 2021

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Valentina Ferranti

Ritorno ad Amtara


Questa storia è stata scritta prima del febbraio 2020. Tutte le corrispondenze, velate o non, alla pandemia e alla realtà attuale che sono presenti nel testo, sono frutto di intuizione


PARTE PRIMA

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I.

Fuori la temperatura superava i 70°. L’aria era irrespirabile e se non fosse stato per la tuta termica, Telesa non sarebbe sopravvissuta. Accucciata sulle ginocchia, stava sistemando le preziosissime carte topografiche che aveva recuperato nel caveau del bunker, nel punto esatto indicato dalle mappe topografiche di Ametrano. Fortunatamente era in area B67, zona libera, ma pericolosamente vicina all’area industriale dove i Grigi comandati dai Destinati effettuavano le loro sperimentazioni chimiche. Si scrollò di dosso la sensazione di paura che aveva provato all’interno del bunker, si rimise lo zaino sulle spalle, si sistemò la visiera di vetro che le copriva il viso, pronta a rimettersi in cammino. Non c’era tempo da perdere, tra poche ore con la scomparsa del sole le temperature sarebbero precipitate e Telesa sarebbe stata costretta ad azionare la valvola di inversione termica della tuta, mentre il buio del cielo coperto da nubi tossiche le avrebbe fatto perdere l’orientamento. Si girò per dare un ultimo sguardo al bunker, due figure apparse dal nulla; i contorni tremolanti come fiammelle mosse dal vento infernale, la stavano seguendo. Dentro la tuta una vampata di calore la attraversò dalla punta dei piedi fino all’apice della testa. Quattro occhi vuoti la fissavano. Iniziò a sudare. Due mrtami avanzavano claudicanti, trascinandosi sugli arti inferiori, trivellati di piccoli fori. Nudi, senza protezioni, la pelle bianca, poche ore di vita per i due scarti umani, vittime di sperimentazioni. Prove mal riuscite. Mentre i loro corpi ustionati continuavano a procedere attirati dalla sua presenza, Telesa si immobilizzò, i piedi inchiodati al terreno, i muscoli intorpiditi, solo la bocca si muoveva per recitare una preghiera affinché il vento le fosse corso in aiuto, alzando la sabbia e inondando i loro occhi fissi e asciutti. Pochi secondi dopo, una piccola tromba d’aria li travolse, accecandoli. Telesa diede le spalle ai due uomini morti e accelerò il passo, le gambe ancora molli per la paura. 7


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Maledetti Destinati. Pensò, la bocca contratta in una smorfia di rabbia. Aprì la bisaccia e tirò fuori alcune foglie di risonia, macinate con altre erbe mediche da Adam. Aprì il vetro che le copriva il viso e mentre le labbra le stavano per cuocere, fece in tempo a ingerire il preparato. Come per magia sentì il cuore quietarsi e le sue gambe smisero di tremare. «Adam!», urlò. Proprio lui stava cercando di comunicare telepaticamente con lei a qualche chilometro di distanza, nel sottosuolo. Sbrigati, accelera il passo, tra poco calerà il buio. Saresti già dovuta tornare! Telesa lo rassicurò: Sono sulla strada del ritorno. Ho preso le carte topografiche! Adam! Il giovane uomo stava camminando avanti e indietro lungo il piccolo perimetro della grotta delle mappe. Aveva avvertito la paura di Telesa, i battiti del suo cuore accelerati, il fiato corto, i muscoli tremarle. Un filo invisibile li legava indissolubilmente. Si mise le mani tra i capelli, la testa reclinata all’indietro, si fermò. Lo sguardo verso il soffitto roccioso. Impotente stava sperando nella luce, la luce del giorno. Fa che il buio non arrivi, proteggila dall’oscurità. Improvvisamente dietro di lui udì la voce di uno dei suoi compagni. Si voltò, sperando di avere buone notizie. Il giovane Sapinte, dondolando sulle gambe, il volto glabro corrugato, dopo l’esitazione iniziale, riuscì a parlare: «Fuori sta arrivando la sera, tra pochi minuti sarà buio, il terreno ghiaccerà». Mostrò ad Adam il sensore climatico che poggiato sulla parete rocciosa misurava la temperatura esterna. Un brivido di freddo gli fece contrarre le spalle magre, mentre come un fantasma foriero di un infausto presagio, Sapinte, avvolto nella sua casacca canapa gli diede le spalle, allontanandosi. La corrente provocata dal movimento improvviso cambiò per qualche secondo l’immagine dell’umido antro roccioso. L’ombra del fuoco delle fiaccole iniziò a espandersi sulla parete, creando bizzarre e spaventose forme. Adam sospirò. Portò le mani alle tempie, scostando i lunghi capelli castani, raccolti in una coda. Abbassò lo sguardo, curvando la schiena, cercando di concentrarsi. Doveva ricorrere al suo potere, dote sovrannaturale che riusciva a mettere in pratica solo con Telesa: riusciva a visualizzarla. Con l’occhio della mente attraversò verticalmente gli strati rocciosi che lo separavano dalla superficie terrestre, fino ad arrivare all’aperto, nel mondo fuori. Un immenso deserto arido, giallo ocra, una piana infernale intrappolata nell’atmosfera artificiale di un tramonto metallico. Il sole svanito, catturato 8


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dal grigio cupo del cielo. Come un cecchino dalla mira infallibile, riuscì a mettere a fuoco l’ammasso di rocce nere, che indicava il passaggio per il mondo sotterraneo. La loro casa, il loro rifugio. Lei non c’era. Sulla traiettoria del suo ritorno, nel ventre della madre terra, solo il nulla. Nelle sue orecchie solo silenzio, mentre continuava a cercarla con gli occhi della mente. Dove sei, non riesco a vederti… Rispondimi, cosa succede? Mi senti? «Telesa!» urlò, in cerca di una risposta. Ma la sua mente era diventata una fortezza inespugnabile! Telesa invertì velocemente la valvola. I conduttori di rame, come piccole vene all’interno del materiale imbottito, stavano scaldando il suo corpo minuto. Si muoveva a fatica, disorientata dal buio. Rovistò dentro la tasca della tuta, all’altezza del petto e prese le carte di orientamento, quelle che indicavano il percorso che l’avrebbe riportata al suo rifugio sotterraneo, tra le calde e amate braccia di Adam e dei suoi compagni: i ribelli della Rinascita della Linea Bianca. Con la mano tremante aprì il foglio e con l’altra azionò la torcia da casco. Un flebile fascio di luce. Aveva superato il triangolo nero che sul foglio indicava il gruppo di rocce nere, eppure lei era specializzata nelle missioni in superficie. Non le era mai capitato di perdere l’orientamento. Sbatté le palpebre per controllare la sensazione di impotenza e paura che come un demone si stava impossessando di lei. Girò su sé stessa, in cerca di punti di riferimenti, spariti come la luce del giorno. Mi sono persa. Quella certezza suonava come un grido nella sua mente. Non posso arrendermi, Adam ti prego cerca di sentirmi! Non so cosa mi stia succedendo, aiutami… Non finì di parlare, che alcune figure le si pararono davanti. Nel buio gelido, una luce accecante la immobilizzò. La sua mano cercò lo zaino, dentro, le preziose carte. Ma ogni movimento era rallentato. Nel brevissimo istante della sua cattura non reagì, sentì i muscoli liquefarsi come se avesse assunto una droga, un dolce veleno che le attraversò il cuore fino a farlo rallentare, oltre la vita, oltre la morte. Chiuse gli occhi. Adam, anima mia… Poi il buio. Un buio denso… Adam uscì dalla grotta come una furia. Era passata mezz’ora, ormai in superficie era buio. Il fine strato di foschia, causato dall’umidità del sottosuolo, gli stava entrando negli organi, gelando il suo cuore. Percorse la galleria 9


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che lo separava dall’antro in cui il Saggio Cercatore Ametrano viveva. Stava perdendo tempo, quell’attesa era insostenibile. Col fiato corto, si fermò, appoggiandosi con la mano sulla parete calcarea. L’anziano si girò e vide il giovane uomo in preda al panico. Con fatica si alzò cercando di stirare la schiena curva e gli andò incontro, invitandolo a entrare. L’ampio antro era tappezzato di teli allungati in terra e alcune fiaccole. Un forte sentore di erbe bruciate lo fece starnutire. L’anziano si risistemò in terra, invitandolo a fare lo stesso. Adam rimase in piedi, in attesa. Con voce fredda e malinconica, finalmente il saggio parlò, lo sguardo assente. «Non credo che lei tornerà. Le mie percezioni dicono questo. Ho appena incontrato gli altri Saggi Cercatori, confermano quello che sento. Deve essere successo qualcosa, forse è stata presa. Più di questo non so dirti». Adam spalancò gli occhi verdi. L’ossigeno gli bruciò i polmoni. Senza di lei, nessuna vita da vivere. Cadde, ginocchia a terra. Lo sguardo supplicante, rivolto ad Ametrano che senza guardarlo aggiunse: «So quanto sia difficile, ma questa vicenda ha messo tutti noi in pericolo. Telesa aveva con sé, oltre alle preziose carte che noi saggi le abbiamo chiesto di recuperare, anche quelle di orientamento. Non è difficile decifrare quei simboli. Prima o poi gli uomini dei Destinati ci troveranno. Dobbiamo allontanarci da qui. Ti prego di rimanere lucido e aiutare i tuoi compagni». «Gli altri Saggi Cercatori dove sono?», chiese con un filo di voce, sperando in un’altra versione. «Non disturbarli ora, non possono dirti più di quanto ti abbia già detto io». Lo fissò, il viso stanco, gli occhi chiari illuminati dalla luce delle fiaccole, il corpo avvolto nella tunica marrone. Scosse la testa, l’inerzia del saggio lo innervosì, riportandolo all’azione. In silenzio si allontanò. No, non è possibile, Telesa non può essere stata catturata, si disse, dirigendosi verso i cunicoli dove c’erano le abitazioni dei suoi compagni, in cerca di qualche complice che lo avrebbe aiutato a cercarla. Le strette gallerie comunicanti erano interrotte da piccole caverne dove risiedevano i Ribelli, e alcuni cunicoli portavano a più ampi spazi, le grotte comuni. Lungo l’intero perimetro di quella rete intricata c’era un gran movimento. Uomini, donne e bambini si stavano dando un gran da fare per impacchettare le attrezzature di sussistenza e alcuni miseri averi per rimettersi in cammino. Qualcuno li aveva già avvertiti del possibile pericolo. Adam stava camminando tra la folla, infastidito dal brusio dei discorsi e dagli sguardi di compassione. La sua gente era già al corrente della scomparsa di Telesa. Era avvenuto tutto così in fretta, aveva perso la cognizione del tempo. 10


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Quante ore sono passate? Pochi minuti, qualche istante? Si chiese, mentre raggiungeva l’abitazione di Damita e Sapinte. I due giovani stavano parlando animatamente. Senza discrezione entrò, interrompendoli. Lei si girò, gli occhi lucidi, le mani sul ventre gravido. «Vi prego, aiutatemi a cercarla. Conosco l’intero percorso». Nella voce, una supplica disperata. Damita gli si avvicinò, prendendogli le mani. Il volto stravolto dal dolore. Come se fosso accaduto pochi minuti prima, si ricordò di quello che era successo a sua madre, rapita e mai più tornata, anni prima. «Veniamo con te, la troveremo», disse, asciugandosi il naso con la mano. «Ma gli altri Saggi Cercatori dove sono?», chiese Sapinte, mentre impacchettava le loro tute termiche. «Non lo so, mi è bastato quello che mi ha detto Ametrano», rispose sconfortato. «Ci vediamo nella spelonca di acqua sorgiva, non appena avrai recuperato i tuoi averi». Ordinò Damita scostando dal viso giovane e ben disegnato una ciocca di capelli rossi. Pieno di speranza entrò nella piccola grotta dove viveva con Telesa, ma poi qualcosa di simile a una tristezza senza fondo venne come a toccarlo sulla schiena. Non erano gli sguardi di compatimento dei suoi compagni, ma la certezza che qualcosa di scuro stava stravolgendo la sua esistenza e quella della sua gente. Si chinò per prendere l’anello di tormalina verde e rosa di Telesa, poggiato sulla stuoia, lo infilò al dito mignolo, annusò la maglia con cui lei dormiva, l’aspirò avidamente, caricò sulle spalle lo zaino con la tuta termica e abbandonò la loro piccola casa di roccia. Da due anni i ribelli della Rinascita si erano rifugiati in quel luogo, costruito molti anni prima, durante il disastro nucleare che aveva reso irrespirabile l’atmosfera terrestre, uccidendo ogni forma di vita. Da lì la resistenza organizzava attività di disturbo contro le industrie e le strutture dei Destinati, mandanti di quel disastro e proprietari delle ultime risorse del pianeta terra. Quindi lasciare quel luogo voleva dire riorganizzarsi e trovare una zona altrettanto vivibile, con sorgenti di acqua non contaminata. A fatica si fece spazio tra i Ribelli che ormai nel panico stavano aspettando direttive dai Saggi Cercatori, spariti insieme alla luce del giorno. Come una furia camminava in preda all’ansia, quando si accorse che molti suoi compagni iniziavano a tossire. Le madri stavano coprendo la bocca dei loro bambini con dei panni bagnati. Passo dopo passo si rese conto del pericolo. Cosa sta succedendo? 11


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Pensò subito a un attacco da parte dei Destinati. Tutto era avvenuto nel giro di qualche secondo. Fu sopraffatto da una disperazione totale. Devo mantenere la calma, devo ritrovare Telesa. La cercherò ovunque, pensò, iniziando a tossire. Affrettò il passo, allontanandosi dalla folla. Finalmente si ritrovò nella spelonca di acqua sorgiva. Il silenzio lo assalì. Damita era sdraiata in terra, ansimante. Sapinte le stava versando dell’acqua sul viso. «È quello che penso?», esordì, la gola arsa. «Sì, non so come abbiano fatto!». Il giovane tirò fuori dallo zaino le maschere di ossigeno. Adam fece lo stesso. Erano stati attaccati. Tutto era avvenuto in un lampo di tempo incalcolabile, il tempo della scomparsa di Telesa. «Vai, puoi ancora trovarla!», ordinò Sapinte. La testa glabra sudata, le palpebre gonfie. «Ma com’è potuto succedere?». «Vai!», gridò. «Non puoi aspettare ancora. È l’unica possibilità di ritrovarla in vita. E di sopravvivere». Provò dolore. Volse la testa in direzione della fitta rete di gallerie. Sentì il rumorio lontano, confuso, della sua gente come un’eco disperata, proveniente da un luogo di morte. E la morte era una sostanza chimica inodore. Il suo mondo non aveva più ossigeno per sopravvivere. Si percepì solo, strappato a quell’organismo fuso insieme, che era la sua gente: i ribelli della Rinascita della Linea Bianca. Allungò una mano per salutare Damita e Sapinte, sperando con tutto il cuore in un arrivederci, e iniziò a correre per entrare nello stretto cunicolo che l’avrebbe portato in superficie. Sapeva come muoversi nei luoghi sotterranei. Lui era sempre vissuto nel sottosuolo. Si tolse la maschera di ossigeno appena si rese conto di essere sufficientemente lontano dal rifugio. Respirò profondamente. Era giunto nel punto esatto dello stretto varco che lo avrebbe condotto in superficie. Aprì lo zaino e, mentre stava infilando la tuta termica, sentì dei passi. Un rumore cupo. Cercò di individuarne la provenienza. Venivano verso di lui, dalla superficie terrestre. Telesa, forse è lei, ha bisogno di aiuto, la tengono in ostaggio.

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Telesa durante la missione 13


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Annebbiato da una speranza cieca, forte solo del suo corpo, andò incontro al destino ineluttabile scagliandosi nel buio contro alcuni uomini armati che lo immobilizzarono senza fatica. Accecato dalla luce laser si accorse della presenza di un altro uomo alle sue spalle. Una voce familiare, pur se filtrata dalla avveniristica maschera a ossigeno, disse con tono autoritario: «La ragazza, l’avete trovata?». Uno dei militari rispose alzando il braccio. «Maledetto traditore!», urlò Adam, dimenandosi. «Non eliminatelo. Applicate la procedura B.A.C.P.66 e trasportatelo nei laboratori dell’area ZM66, zona del potere centrale. Forse ci servirà da esca», ordinò, mentre a una velocità ben calcolata gli inserivano la barra di annullamento cerebrale al centro della fronte. Adam non era mai esistito.

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Sono millenni che i Destinati regnano sulla Terra forti di una linea di sangue ininterrotta. Hanno steso la loro mano nera sull’intera popolazione terrestre. All’inizio del ventunesimo secolo, più che in ogni altra epoca, un velo è sceso sulle menti degli uomini e non si è più diradato… Ora sono pronti ad attuare il dominio finale…

isbn:

978-88-36270-01-9

euro 14,90


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