Alfonso Pierro
SALERNITANA
la
prima dei 100 anni
la salernitana prima dei 100 anni di Alfonso Pierro © dell’Autore dei testi © Solone srl per questa edizione © degli aventi diritto per le immagini utilizzate si ringrazia Antonio Villari per l’uso di alcune fotografie Collana: Sport, 4 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini e informazioni: info@edizioninpe.it Ufficio Stampa e Supervisione: Stefano Romanini ufficiostampa@edizioninpe.it service editoriale – Valeria Morelli grafica in copertina – Sebastiano Barcaroli illustrazione in copertina – Osvaldo Casanova Stampato nel mese di maggio 2018 presso Rotomail Italia S.p.A. – Vignate (MI) Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl via Aversana, 8 - 84025 Eboli (SA) recapito postale NPE c/o mbe via Brodolini, 36 z.i. 84091 Battipaglia (SA) edizioninpe.it facebook.com/edizioniNPE twitter.com/edizioniNPE instagram.com/edizioniNPE #edizioniNPE
La Salernitana prima dei 100 anni di Alfonso Pierro
Indice Introduzione
Capitolo primo
La Salernitana al debutto nell’Olimpo calcistico (Serie A, 1947–1948)
Capitolo terzo
Il Trionfo nel torneo Dante Berretti 1968–1969
Capitolo secondo Capitolo quarto Capitolo quinto Capitolo sesto Capitolo settimo
Capitolo ottavo Capitolo nono Capitolo decimo
Capitolo undicesimo Capitolo dodicesimo
Dalla retrocessione alla promozione in Serie B dell’anno 1965–1966
La lunga militanza in Serie C dagli anni '70 agli anni '90 La promozione in Serie B di Mister Ansaloni e Di Bartolomei 1989–1990 Lo spareggio di Pescara
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L’avvento del presidente Aliberti: dalla Serie C alla Serie A
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Dal post Piacenza e il fallimento di Aliberti
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Il dramma del treno di ritorno da Piacenza Sull’orlo del secondo fallimento. La favola di Breda e del D. S. Salerno
L’era di Lotito e Mezzaroma: dalla D alla B Minala al '96 Bibliografia
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Introduzione Questa idea nasce dalla voglia di raccontare alcuni passaggi salienti della storia della Salernitana che si appresta a festeggiare i suoi cento anni di vita. Non un racconto “sterile”, meramente statistico, ma cercando di emozionare il lettore attraverso i racconti di cronaca dell’epoca e la voce dei protagonisti. Il tifoso ha bisogno di passione, emozioni, gioie e, purtroppo, non mancano, durante il cammino, delusioni, amarezze e lacrime. Si, perché lo sport purtroppo in questo quasi secolo granata non ci ha privato di pianti amari per sconfitte e drammi che hanno segnato la città di Salerno e la sua tifoseria. Questo testo vuole essere un percorso emozionale, cercando di far sognare i lettori e far sentire addosso la polvere delle prime gare dei nostri beniamini sino alle ultime avventure che abbiamo vissuto nel, ormai trascurato, Stadio Arechi. L’obiettivo è quello di far sognare, dicevamo, ma facendolo attraverso i ricordi dei protagonisti che, a nostro avviso, non sono sempre gli atleti, perché la Salernitana è prima dei tifosi e poi di chi indossa la casacca granata. Proprio per questo siamo sempre più convinti che la storia di una società sportiva non la scrive solo il presidente, l’allenatore, i giocatori ma, soprattutto, i tifosi con la propria trasportata partecipazione alla vita sportiva quotidiana della squadra che parte, ogni anno, dal ritiro precampionato fino all’ultimo secondo della stagione quando poi cala il sipario del teatro del calcio. Questo senza trascurare, ovviamente, la campagna acquisti estiva, gli allenamenti settimanali fino a lasciarsi trasportare da una vittoria sofferta, ed a piangere per una sconfitta in una gara delicata della stagione. Salerno vive di calcio: nei bar, soprattutto negli anni passati, si parlava solo di Salernitana. Il giorno dopo la partita la città si univa in una unica voce per commentare le gesta della propria benamata, per criticare le scelte o un gol sbagliato o per esaltare il momento positivo di tutta la formazione. Sintetizzando, possiamo dire che, più di tutti, i tifosi sono la vera anima di una fede che, come recita un loro canto, si tramanda da padre in figlio. 5
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Gli altri protagonisti, quelli di “passaggio”, non sempre lasciano la città senza magone, e in questo percorso in tanti hanno ricordato con affetto la loro permanenza in maglia granata: la città, il calore del sole e del mare, il piacere di una passeggiata in uno degli scorci più affascinanti della penisola italiana. Troverete, in queste pagine, pochi cenni statistici, poche formazioni tipo, non è quello l’obiettivo, ma durante il percorso di lettura cercheremo di trasmettere quel pathos che necessita ad un tifoso per restare legato al proprio “amore”. Un pathos che, di tanto in tanto, si autoalimenta, ma questo non succede in tutti, spesso la passione deve avere quella spinta emozionale che solo un pallone bianco che gonfia la rete sa dare. Per chiudere la presentazione di questo saggio vogliamo semplicemente dire che lo scopo principale è quello di raccontare i fatti come in un reportage anche se a volte, probabilmente, sembrerà uno “zibaldone” di contenuti, di racconti e testimonianze sparse durante il percorso lungo quasi un secolo. Per cui, troverete interviste a giocatori, ricordi di tifosi e atleti, di presidenti e autorità cittadine o sportive, insomma tutto quanto sia riuscito a trovare,
Appare per la prima volta il cavalluccio sulle maglie della Salernitana. Salernitana – Napoli, 1948. Tutti i diritti riservati.
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introduzione
raccogliere, ascoltare, in questo lungo e faticoso percorso di completamento delle pagine di questa opera sportiva. Per una scelta personale, non ho voluto cominciare la storia dalla genesi granata (ops, bianco celeste) poiché, ritengo, che la data della sua nascita, 19 giugno 1919, sia, ormai, praticamente tatuata nel cuore e sulla pelle di ogni appassionato della Salernitana e anche perché in tanti, più blasonati di me, ne hanno approfonditamente parlato nelle loro opere. Questa data, tatuata su molti corpi e in molti cuori è ormai festeggiata ogni anno dai tifosi che si riversano in piazza per accrescere ancora di più la loro passione e di tentare di tramandarla di ‘padre in figlio’, cercando di allontanarli dalle sirene delle vittorie facili delle grandi squadre italiane. In quella data, ormai, tanti tifosi colorano di granata la città, festeggiando, così, “Sua Maestà” Salernitana. Per non lasciare incompleto questo libro, ho voluto inserire, in questa introduzione, un piccolo riassunto della storia granata, che il giornalista Antonio Roma ha scritto sulla «Città» il 10 agosto 2005 quando arriva l’ennesima “sconfitta” per il calcio salernitano. Il giorno prima, infatti, vengono cancellati 86 anni di storia e, il giornalista, li ripercorre, brevemente, nel suo articolo. Ecco le parole usate: Tutto cominciò il 19 giugno 1919 quando prese vita l’U.S. Salernitana. La costituzione avvenne nei locali della “SS.Giovani Esploratori” in corso Umberto I, al numero 67 dell’attuale via Mercanti. Dieci i soci, fra cui Matteo Schiavone ed Adalgiso Onesti, poi diventati 60 ad agosto. L’attività sportiva iniziò il 27 luglio, la sede in un locale nello stabile del Teatro Verdi, concesso dal Comune. Il primo campionato ufficiale nel 1920, quasi per caso, con la Salernitana inserita quale quarta formazione a completamento del girone B del campionato di promozione regionale. Nella stagione calcistica 1923 - 24, la fusione con l’Audax, per evitare eccessivi dispendi economici, presidente l’avvocato Settimio Mobilio.
L’articolo continua: «Sussulti vigorosi nella stagione 1931 - 32, dove riuscirà in una serie di ben 16 risultati utili di fila, approdando alle finali promozioni in B. Nel ’33, esordisce Antonio Valese, il “balilla salernitano”, mentre nel ’37 sarà la volta di “’O Lione” Jacovazzo, due elementi che trascineranno la Salernitana dalla C alla serie A. Dalla stagione 1935 - 36, scompare la Prima Divisione, per far posto alla serie C. Due anni, e la Salernitana centra la prima storica promozione. Presidente del sodalizio Giuseppe Carpinelli, con la squadra che raggiunge la B solo all’ultima giornata. Purtroppo, nella stagione 7
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seguente, giungerà anche la prima retrocessione. Gli anni ’40 sono gli anni d’oro, quelli del massimo splendore. Dopo la retrocessione in C, cominciano ad apparire in prima squadra elementi che determineranno il futuro della Salernitana, ad iniziare da “testina d’oro” Vincenzo Volpe, ma anche il più prolifico attaccante granata di tutti i tempi come Vincenzo Margiotta, un giocatore che, nonostante il non possente fisico, scagliava con potenza i suoi tiri da ogni posizione del campo. A questi va ad aggiungersi anche un giovane, Elio Onorato, che nel giorno del suo diciottesimo compleanno, il 18 ottobre 1942, arriva ad esordire in prima squadra. Sono anche gli anni di Giuseppe Ferruccio “Gipo” Viani che dirigerà la Salernitana in due successive occasioni, fino a raggiungere la serie A […]. La serie A ritornerà a Salerno solo 51 anni più tardi […]». Ma da questo momento in poi, comincia anche il nostro racconto, o meglio la nostra avventura, selezionando, però, solo alcune tappe, le più belle, le più tristi e dolorose di un cammino che si avvia al festeggiamento del centenario. Per augurio ho voluto cominciare il racconto dal campionato di serie A del 1947 - 1948, perché è il miglior modo di augurare buon compleanno a “sua Maestà” Salernitana.
I calciatori festeggiano la promozione in serie A. Fonte archivio storico della Salernitana. Tutti i diritti riservati.
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introduzione
L'evoluzione dello stemma della Salernitana
Unione Sportiva Salernitana 1919 - 1922
Unione Sportiva Fascista Salernitana 1927 - 1943
Unione Sportiva Calcio Salernitana 1943 - 1947
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Unione Sportiva Salernitana 1947 - 1977
Salernitana Sport 1977 - 1986
Salernitana Sport 1999 - 2005, 2009 - 2011 e dal 2012 ad oggi
Salernitana Sport 1986 - 1999
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introduzione
Salernitana Calcio 2005
Salernitana Calcio 1919 2005 - 2009
Salerno Calcio 2011
Salerno Calcio 2011 - 2012
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Salernitana Calcio
Il Cavalluccio storico disegnato nel 1948 da Gabriele D’Alma e donato dalla sua vedova, Maria Talento alla società nel 2005. (foto in basso). Tutti i diritti riservati.
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capitolo 1
La Salernitana al debutto nell’Olimpo calcistico (Serie A, 1947–1948)
«La Salernitana al debutto nell’Olimpo calcistico» così titolava la pagina del quotidiano «Roma» nella presentazione della prima gara in massima serie dei granata, che fu giocata contro la Lazio. In questo capitolo vogliamo riportare alla luce quelle emozioni che hanno accompagnato quell’annata fatta di gioie, di spregiudicatezza e lacrime. Emozioni che, ormai, aleggiano nel mito del ricordo “sbiadito” nella mente dei tifosi. Chi potrà nascondere la propria emozione in quel momento solenne per gli sportivi di Salerno? Saranno i primi passi del bimbo timoroso, poi fatte le ossa, la Salernitana affronterà i pericoli del campionato con la ferma volontà di affermarsi permanendo nella divisione nazionale a dare lustro al calcio campano. Senza grandi nomi, ma piena di volontà, sicura della sua forza che risiede nella giovinezza degli atleti […].
“La Salernitana al debutto nell’Olimpo calcistico” «Il Roma», settembre 1947.
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Era l’emozione che si viveva in città in quell’anno, i tifosi erano anch’essi dei bambini timorosi che si affacciavano per la prima volta nella massima serie nazionale e sognavano, sognavano di restarci per sempre. Il calcio campano (era presente anche il Napoli), in quella stagione, se ne uscì con le ossa rotte, tra tante polemiche e accuse. Il bimbo timoroso, in realtà, è rimasto tale, cresciuto si, ma rimasto “acerbo”, per cui non si è potuto gustare e godere il frutto maturo di fine stagione, anzi, era così acerbo, quando è stato raccolto che nessuno riuscì a godersi, appieno, quella corsa fino all’ultimo respiro verso la salvezza. L’esordio casalingo arrivò alla seconda giornata di campionato (nella prima la Salernitana riposava) vide la squadra campana battere la Lazio per 2 reti a 0 con doppietta, un gol per tempo, di Morisco. È lui è il primo marcatore della Salernitana in massima serie ed anche colui che siglò la prima doppietta. Pasquale Morisco, attaccante nato a Bari il 6 giugno 1920, era arrivato alla Salernitana l’anno della promozione dalla B alla A ed aveva disputato 14 partite siglando anche 2 reti. Andò meglio nella stagione successiva, quella della A dove giocò due partite in meno, ma andò in gol ben 5 volte. Non si poteva cominciare meglio, il vianema (di cui vi dirò più avanti) aveva dato subito i suoi frutti.
La tattica usata dalla Salernitana aveva del sorprendete in quegli anni e aveva confuso la più accreditata formazione della Lazio. Quella partenza importante, sia da un punto di vista del risultato sia da un punto di vista mentale e del gioco se ne ha menzione già dalla prima trasferta, quando, i granata, alla terza di campionato, erano impegnati sul campo del Vicenza. Per buona parte della gara la Salernitana tenne il pallino del gioco ma, come scriveva il giornalista del «Roma»: «Il Vicenza non esisteva in campo, era sommerso, abbacchiato, ubriacato dal gioco degli uomini» di Gipo Viani. La formazione granata sembrava una squadra già rodata per la massima serie, girava a mille, però, con non poche lacune, ma portava con sé l’entusiasmo di chi, bambino, è troppo eccitato per arrendersi alla sconfitta del sonno. Quella gara, che vedeva la Salernitana schierata con Masci, Buzzegoli, Pastori, Piccinini, Benedetti, Daganti, Tori, Morisco, Vaschetto e Margiotta, terminò con una sconfitta. Purtroppo, nonostante il buon gioco e la buona fase difensiva, quella squadra soffrì molto il mal di trasferta. Ma questo lo vedremo più avanti. 14
«Quando andammo alle finali non avevamo una divisa. Il Presidente in poche ore riuscì a comprarci delle maglie bianche e ci fece cucire lo stemma del cavalluccio. Era un altro calcio, fatto di amore e passione.» Fulvio De Maio
«Il nostro premio dopo la vittoria della Coppa Berretti? Un gelato sul corso di Viareggio.» Antonio Esposito «Non volevo che Aliberti comprasse Di Vaio. Gli dissi, prendiamolo in prestito. Avevo paura di poter aver bisogno di qualche ritocco a stagione in corso e non avremmo avuto più soldi da spendere. Alla fine ha avuto ragione lui!» Delio Rossi
isbn: 978-88-94818-55-0
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