SERGIO TISSELLI Tra Bologna, l’Appennino e il West
Sergio Tisselli – Tra Bologna, l’Appennino e il West Edizioni NPE © Tutti i diritti riservati. Collana Sergio Tisselli, 4
Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Caporedattore: Stefano Romanini Ufficio Stampa: Gloria Grieco –ufficiostampa@edizioninpe.it Coordinamento Editoriale: Valeria Morelli Copertina: Illustrazione di copertina del periodico «Notizie Emil Banca» Si ringraziano: Gabriele Bernabei, Ellero Cornacchia, Silvio Costa, Giulio C. Cuccolini, Guia Galeotti, Umberto Falchini, Giovanni Marchi, Licia Mazzoni, Daniele Ravaglia, Valerio Rontini, Roberto Sarti, Piero Ruggeri, Michele Masini e Marco Pini Stampato tramite Tespi srl nel mese di aprile 2021 Edizioni NPE – Nicola Pesce Editore è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe
In collaborazione con
Sergio Tisselli
Tra Bologna, l’Appennino e il West
Questo libro è stato ideato e voluto da Emil Banca per accompagnare la mostra dedicata al Maestro Sergio Tisselli presso la Sala Colonne della propria sede in via Mazzini a Bologna. Un importante e originale percorso espositivo che riunirà ed esporrà al pubblico tutte le opere qui pubblicate.
Foto di Nicola Pesce – 2019, Baronissi (SA)
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A SERGIO, AMICO E GRANDE ARTISTA di Daniele Ravaglia, Direttore Generale Emil Banca Sergio, amico mio, chi lo avrebbe mai immaginato? Questa è la lettera che non avrei mai voluto scriverti, sono le parole che mai avrei voluto dirti, tra le tante che invece hanno riempito i nostri incontri in trent’anni di amicizia, stima e collaborazione professionale. A ben pensarci, “tante” è eccessivo riferito al tuo parlare, in effetti non eri famoso per la tua loquacità, anzi a volte avevo quasi l’impressione che le parole ti pesassero come macigni; preferivi sicuramente far comunicare il segno e il colore attraverso le tue opere, le tue tavole ricche di dettagli e cromie; quello era il tuo modo più congeniale di relazionarti con il mondo esterno, eppure ho sempre saputo che dentro avevi un intero universo di sensibilità e conoscenze, a partire dalle tue notevoli competenze in ambito storico. Te ne sei andato nel silenzio di una notte, in punta di piedi come hai sempre amato vivere. Senza clamore, senza grida, ti sei addormentato e sei passato di là, con la tua consueta leggerezza. Solo che noi non eravamo pronti, sicuramente io non lo ero. Avevamo ancora molto da fare, c’erano ancora tante opere che avrei voluto commissionarti per arricchire le pubblicazioni della nostra collana Savena Setta Sambro, per le copertine della rivista «Notizie Emil Banca» e per la mia collezione personale. Mi bastava alzare il telefono, abbozzarti l’idea, sapevo che da lì in poi la tua mente fervida avrebbe iniziato a volare, per realizzare con i tratti e i colori il concetto che volevo trasmettere, perché tu hai sempre saputo interpretare al meglio le esigenze illustrative che di volta in volta ti trasferivo. Lo sai bene, in tutti questi anni quasi sempre è stata “buona la prima”, perché indovinavi il
percorso ideale già dalle prime battute. Eri bravo anche in questo. Ricordi quando Raffaele Bartoli, ottimo artista di Trasasso non propriamente allineato alla cultura dominante – e anche per questo tuo caro amico! – mi portò la prima volta nel tuo studio a Vado? Rimasi senza fiato. C’era una confusione incredibile in quella penombra, fogli dipinti e colori in ogni angolo. Fui subito rapito dall’immagine di te, curvo su quelle tavole, immerso a raccontare storie alla tua maniera, senza badare al tempo che passava; quante volte le prime luci dell’alba ti hanno sorpreso ancora intento a rifinire un volto, a tratteggiare un orizzonte, ad acquerellare una tavola? Io, che vivo con l’orologio in mano a ritmi serratissimi, ti ho sempre invidiato un po’ per il tuo saperti collocare fuori dal tempo e dallo spazio, in una dimensione in cui i minuti di asciugatura del colore sono l’unico tempo che detta legge. Dopo quel primo incontro ti chiesi di dipingere la copertina numero uno del nascente gruppo di studi, incentrando l’immagine sul pilastrino devozionale che era ed è il nostro simbolo. Tu, per dipingere la donna che porta i fiori, andasti in cerca di anziane signore in giro per Trasasso e quella infine raffigurata dovrebbe essere – non ne sono certo perché non me lo rivelasti mai – la cara signora Maria, deceduta poi a 103 anni. Da lì in poi, il nostro gruppo di studi è diventato la tua seconda casa. Non hai mai saltato un incontro, ma eri talmente schivo che spesso entravi quasi strisciando contro il muro e ti sedevi in un angolo. Mi è capitato anche di non vederti a volte, eppure sapevo sempre che c’eri.
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E ti ricordi Sergio, quella volta che mi facesti la grande sorpresa di immortalarmi in uno dei tuoi fumetti, che pubblicammo con Savena Setta Sambro? Eri così felice di farmelo vedere e subito rimasi stupefatto per la somiglianza, salvo poi risentirmi perché il personaggio che rappresentavo nelle tue tavole era quello di un ubriacone! Non mi si addiceva proprio quella veste, avevo una reputazione da salvaguardare come direttore di banca, eppure tu non facevi caso a queste regole sociali e in fondo il tuo essere completamente fuori dagli schemi era proprio quello che di te mi divertiva e affascinava di più. No, non mi sono dimenticato, ti sento sai che stai brontolando… Anni dopo quel ritratto da ubriaco ti facesti perdonare rappresentandomi in un altro tuo bellissimo fumetto, ma questa volta ero un fiero generale romano e quell’interpretazione ovviamente mi piacque molto di più! Caro Sergio, quanti ricordi. Mi commuovo ancora pensando a quando mi chiedevi di poter venire a trovarmi a casa, cosa che mi faceva sempre molto piacere, poi però molto spesso arrivavi e ti sedevi in un angolo in silenzio, ascoltando le nostre conversazioni senza mai intervenire. All’inizio rimanevo basito per quella tua stramba modalità, totalmente fuori dal comune, ma dopo un po’ ci feci l’abitudine. Stavamo comunque insieme. E diventò piacevole per me e per la mia famiglia la tua presenza così discreta, affettuosa e amicale anche attraverso i tuoi silenzi. Oggi Sergio sono qui a radunare i bei ricordi che ci accomunano, lungo il tratto di vita che ci ha visti amici, perché non vadano perduti. E poiché desidero che tutti coloro che ti hanno voluto bene possano avere un’occasione per salutarti e rivederti attraverso le tue meravigliose opere, ho deciso di organizzare una mostra in tuo onore, accompagnata da questo libro, nel quale troveranno spazio i ricordi di altri tuoi amici e soprattutto le bellissime riproduzioni delle tue opere d’arte, sia i fumetti che le illustrazioni. Avremmo voluto inaugurare la tua mostra nel mese di ottobre 2020, poi a causa di questa
emergenza sanitaria siamo stati costretti a rimandare l’apertura a tempi migliori, ma una cosa è certa: quando finalmente apriremo le porte dell’esposizione tu sarai con noi. Ci sarai con la tua presenza silenziosa e sorniona e ci farai sognare ancora una volta attraverso i tuoi disegni e colori, come tanto amavi fare. E non c’è dubbio, caro amico, che tutti noi abbiamo bisogno di molto colore, forse ora più che mai. Ciao Sergio. Ti arrivi fin lassù il mio abbraccio affettuoso di eterna amicizia.
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COLUI CHE “SCRIVEVA” LA STORIA CON IL PENNELLO di Giulio C. Cuccolini
Partecipando alla Tavola rotonda Le disegnavano così. Storia e archeologia nei fumetti, svoltasi nel 2011 in occasione del riminese Festival del Mondo Antico, ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere due persone: il professor Giovanni Brizzi, docente di Storia romana all’Università di Bologna e soggettista di una saga a fumetti sulla presenza annibalica in Italia (opera programmata in tre albi di cui sono usciti solo il primo, Occhio di lupo nel 2004 e il secondo Foreste di morte nel 2006) e Sergio Tisselli che quelle vicende aveva illustrato. Di Tisselli, che non conoscevo personalmente pur essendomi noti diversi suoi pregevoli lavori, mi colpirono soprattutto due caratteristiche: da un lato il suo interesse per la storia e, compatibilmente con la sua vocazione pittorica, l’inclinazione a realizzare visualizzazioni storiche il più possibile puntuali e convincenti; dall’altro la modestia che lo spingeva ad affinare stile e competenze storiche convinto che “tradurre” la storia in immagini od offrirne suggestioni o spaccati iconici richiedesse una profonda e ampia conoscenza del periodo e delle vicende visualizzate. Queste impressioni, carpite nel corso del suo intervento alla Tavola rotonda, mi furono confermate quando appresi che il Nostro si era laureato in Storia moderna all’Università di Bologna discutendo una tesi sulla peste che aveva colpito la città nel Seicento che gli era poi servita per realizzare la storia a fumetti La costellazione del Cane nel 2010. Sovente i disegnatori, anche artisticamente e tecnicamente bravi, quando si misurano con vicende storiche evidenziano una certa inadeguatezza perché non conoscono a fondo il periodo trattato, non solo dal punto di vista delle
vicende, ma soprattutto da quello degli aspetti artistici, letterari, culturali, psicologici, sociali, politici, giuridici, economici e religiosi. In breve sfugge loro molto di quanto contribuisce a plasmare la mentalità e la vita materiale di un’epoca. Conseguentemente la loro preoccupazione si riduce a vestire i personaggi di una vicenda con vestiti di quel periodo e nell’inserirli in ambienti dell’epoca. Tuttavia, per esemplificare, abiti con trine e merletti, scarpe con tacchi rialzati e fibbie d’argento, pizzi e boccoli, cappe, spade, fendenti e stoccate anche se calati tra edifici e mobili del periodo, non sono sufficienti a comunicare al lettore lo spirito del Seicento. Occorre qualcosa di più: ricordarsi che oltre alle classi nobiliari c’erano quelle borghesi in ascesa, vasti e formicolanti strati popolari, cittadini e contadini, schiere infinite di religiosi d’ogni genere e soprattutto che in un clima di ombre e luci, mentre ancora ardevano i roghi delle streghe e si dava la caccia agli untori, si lottava per realizzare forme di religiosità più intimistica e libera e stava prendendo lentamente forma la Rivoluzione scientifica che presagiva l’avvento dell’età moderna. Non essere consapevoli di tutto ciò equivale a essere carenti sul piano della sensibilità storica senza la quale si rischia di offrire profili storici smorti, privi di vita, parziali anche se figurativamente abbastanza fedeli. Tisselli, ben consapevole di ciò (per convincersene basta leggere Perché la costellazione del Cane?, magistrale prefazione all’omonimo volume del 2010), con spirito d’umiltà cercava in continuazione di approfondire la conoscenza del periodo storico oggetto di qualche sua visualizzazione. L’ho constatato quando, parlando dell’impegno da lui assunto con la piccola ma pregevole editrice
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francese Mosquito per illustrare una vicenda storica scritta da François Corteggiani e ambientata nel Canada della seconda metà dell’Ottocento (Sul sentiero del tramonto, 2018 e Marcato dal diavolo, 2019), era in cerca di documentazione e gli ho fornito un po’ di materiale storico e fumettistico sul tema. Si era così instaurato un rapporto di sincera amicizia al punto che, avendo io intenzione di aggiornare un mio saggio sul fumetto storico (La storia a fumetti. Visualizzazione e divulgazione storica nella narrazione per immagini in AA.VV. Imparare la Storia, Edizioni Analisi, Bologna, 1989), avevamo concordato d’incontrarci nella primavera 2020 per realizzare un’intervista da inserire nella nuova edizione del mio saggio. Purtroppo la pandemia e l’evento letale hanno vanificato il progetto. Non mi resta che custodire la figura di Sergio Tisselli tra i miei cari ricordi e rievocarne lo spirito sfogliando qualcuna delle sue preziose visualizzazioni storiche realizzate con passione.
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IN RICORDO DI SERGIO di Roberto Sarti
Con Sergio vi era innanzitutto un’amicizia che ci legava da più di venti anni, da quando scoprimmo di avere la medesima passione per i pittori sia storici che contemporanei (Catlin, Bodmer, Griffing e tanti altri) che raccontano con le loro opere la storia e la vita dei Nativi Americani. È ben stampato nella mia mente il ricordo di quella prima volta che andai, allora giovane appassionato, nel suo studio in quel di Vado – piccola frazione ai piedi dell’Appennino bolognese – dove creava le sue opere, accompagnato da un comune conoscente. Erano i tempi in cui stava disegnando la storia di Pignata su testi e sotto la direzione del grande Magnus (Roberto Raviola). Poi, per vari impegni, io ebbi meno contatti con il mondo dei fumetti, ma per fortuna ci siamo ritrovati una ventina di anni fa e da allora i nostri incontri non si sono più interrotti, sino a collaborare sulle scelte di costume per i quadri dei Nativi Americani che gli ho commissionato. La nostra frequentazione è stata assidua in occasioni particolari che tutti e due ritenevamo importanti, come a esempio l’esposizione della mostra tenutasi a Lucca nel 2008 presso il museo del Fumetto allora diretto da Angelo Nencetti, altro suo grande amico e sapiente collezionista di fumetti (il Museo è oggi purtroppo chiuso e senza prospettive future). Durante quell’esposizione nacque il suo magnifico portfolio sui Samurai e il quadro su Kit Carson, presentato per la prima volta in questa mostra. Un’ altra occasione d’incontro e di collaborazione fu per la mostra Artisti Bolognesi tra Fumetto e West tenutasi in Salaborsa a Bologna nel 2017 dove vennero esposti i suoi quadri insieme alle
opere degli amici Giovanni Romanini (anche lui scomparso recentemente) e di Lucio Filippucci. Anche quell’occasione fu motivo di incontro e di calorosa amicizia. Per il catalogo di questa mostra feci a Sergio la sua ultima intervista e che tengo qui a ripresentare per rendergli ulteriore omaggio. Ma i ricordi più belli restano quelli delle nostre cene o quando ci si ritrovava nel suo “caotico” studio e insieme si esaminavano le illustrazioni che stava eseguendo o mi chiedeva documentazione soprattutto sugli indiani del Nord America da cui, a esempio, nacque il bellissimo portfolio sulle Donne Native Americane di cui, data la grande bellezza e precisione di realizzazione mi “accaparrai” subito gli originali. Comunque la sua generosità e amicizia non veniva mai meno, non riuscivi mai a congedarti da lui senza una dedica, uno “schizzo”, un qualsiasi ricordo. Il “ricordo” appunto: il ricordo di lui non scomparirà mai in me e, mentre volgo lo sguardo sulle pareti della mia casa, circondato dai suoi quadri, una struggente nostalgia mi prende per un periodo di vita che non potrà più tornare. Ciao SERGIO, abbi cura di te ovunque tu sia.
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Intervista a Sergio Tisselli in occasione della mostra Artisti bolognesi tra fumetto e West, Salaborsa – Bologna, dicembre 2017 ROBERTO Sergio Tisselli ci vuoi parlare dei tuoi inizi nel mondo del fumetto? Il tuo sembrerebbe un caso un po’ anomalo, sei laureato in Storia Moderna e proprio la tesi di laurea sulla peste a Bologna ha fornito la sceneggiatura per una storia a fumetti di 44 tavole a colori: La Costellazione del Cane. Qual è stato l’elemento di unione, quella molla che ha fatto scattare in te la decisione di diventare illustratore e fumettista e come lo sei diventato, hai seguito dei corsi?
e guardavo fumetti fin dall’asilo, quando ancora non sapevo né leggere né scrivere. Ho poi continuato alle elementari, alle medie, al liceo e all’università. Non ho seguito corsi, sono completamente autodidatta, ma ho avuto la fortuna di avere dei grandi Maestri. R. Muovendo i primi passi da illustratore avevi già in mente qualche autore del passato o contemporaneo a cui ispirarti? Leggevi fumetti? Se si quali? S. Come ho detto mi facevo leggere Zagor, Tex e Topolino poi sono arrivati, grazie al Corriere dei Ragazzi, Toppi, Micheluzzi, Pratt e, poco dopo, Battaglia. Successivamente, grazie ad Alter Alter, seguito da moltissime altre riviste che proponevano materiale internazionale, conobbi e ne fui fortemente influenzato, le grandi scuole francesi, spagnole e sudamericane.
SERGIO Tutto è cominciato un po’ prima della Costellazione del Cane, il fumetto tratto dalla mia tesi di Laurea. Con la collaborazione di mia moglie ho disegnato e scritto parecchie storie brevi per Corrier Boy Music, questo per quanto riguarda l’inizio della mia professione, ma io disegnavo
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R. Alcune delle tue opere sono esposte insieme a quelle di altri due Autori bolognesi: Giovanni Romanini e Lucio Filippucci alla mostra Artisti bolognesi tra fumetto e West che si tiene in questi giorni a Bologna presso la Salaborsa. Con Giovanni Romanini hai in comune la conoscenza e l’amicizia con Magnus e la passione per il West. Ci racconti come vi siete incontrati? S. Ho conosciuto Romanini molto prima di Magnus, e per me era già un mito. Giovanni aveva uno splendido studio in piazza Roosevelt a Bologna pieno di allievi molti dei quali sono oggi grandi professionisti (pochi nomi per tutti: Marco Bianchini, Giuseppe Palumbo e il “frizzante” Franco Bonvicini “Bonvi”). In seguito, naturalmente, il comune rapporto che avevamo con Magnus ha approfondito la nostra amicizia, così nel tempo abbiamo fatto viaggi e vacanze assieme. Per me, oggi come ieri, Giovanni rappresenta un modello che cerco di seguire nonostante il suo perenne pessimismo sul nostro mondo del fumetto.
R. Il tuo bagaglio culturale e la tua formazione sicuramente hanno contribuito a fare delle scelte in questo settore e a dedicarti al genere storico non propriamente popolarissimo. Ci puoi raccontare che tipo di difficoltà hai avuto e come le hai superate? S. Certamente la mia formazione ha contribuito alla scelta di un certo tipo di ambientazioni. Penso però che abbia influito di più il mio gusto personale per la ricerca di scenari storici o comunque esotici. Una specie di rifiuto dell’estetica contemporanea. Non mi sono mai appassionato ai Supereroi, ne ai Manga e tantomeno all’informale. Dico questo con la piena consapevolezza che si tratta di un mio limite, con nessuno spirito critico, semmai autocritico. Perciò è stato quasi automatico ritrovarsi in ambientazioni storiche, spaziando dalle Guerre Puniche alle rivolte dei Metis in Canada, ultima opera a cui sto lavorando. R. C’è un incontro decisivo nella tua carriera di illustratore/fumettista che è quello con il grande Roberto Raviola (in arte Magnus), ci vuoi parlare delle circostanze in cui è avvenuto? Come di sei trovato a collaborare con Magnus? E’ noto che sei stato uno dei suoi migliori allievi, quale crescita professionale ti ha dato e che ricordi umani hai di lui? S. E’ stato tutto curiosamente semplice. Benché io conoscessi parecchie persone amiche di Magnus ho preferito l’elenco telefonico, l’ho chiamato e dopo un po’ mi ha dato appuntamento. Gli portai in visione La Costellazione del Cane e dopo averla letta, subito cominciò a parlarmi del suo progetto su Giuseppe Pignata. Fin da quella prima volta mi raccontò un particolare curioso del Boia dell’Aquila (lui lo vedeva nei panni di Guccini) inquietante personaggio che alla fine del 1600 portava in giro per gli Appennini i quarti dei giustiziati come monito alla popolazione e per far questo requisiva gli asini e i muli delle genti locali. Era tutto così inconsueto che il giorno dopo iniziai a lavorare su questa affascinante e inusuale sceneggiatura Le Avventure di Giuseppe Pignata. Così cominciarono quattro anni di una bellissima collaborazione e profonda amicizia. Tutto questo mi diede un grande insegnamento e bagaglio professionale.
R. Come è nata invece l’amicizia e la collaborazione con Lucio Filippucci con cui hai realizzato le copertine di Martin Mystère – L’integrale (Hazard Edizioni)? S. Anche con Lucio ci si conobbe molto tempo prima che con Magnus. Lui aveva già, fin da molto giovane, un bagaglio professionale importante mentre io avevo fatto pochissime cose nel mondo del fumetto, ma siamo subito diventati amici. In seguito, grazie ad Alfredo Castelli, abbiamo collaborato alle copertine di Martin Mystère. Prima ancora con Lucio c’è stata un’altra importante collaborazione, la realizzazione di La locanda dei misteri su sceneggiatura mia e di Maurizio Ascari, edita nel 2000 da Savena Setta Sambro (il viaggio di Mr. Dodsworth attraverso gli Appennini tosco-emiliani, è stato concepito come ideale ricostruzione iconografica dei personaggi e degli ambienti del tempo, i primi anni del 1700), la metà dei disegni di quella storia sono di Lucio. R. Per Lo Scarabeo di Torino hai anche disegnato due serie di tarocchi, una con soggetto i vichinghi e una seconda sui nativi americani. Ci vuoi parlare anche di questa esperienza soprattutto per quanto riguarda la documentazione?
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S. Anche i tarocchi, come spesso accade, sono stati molto più impegnativi di quel che si poteva pensare. Sono stati comunque un’esperienza professionale molto importante e che mi ha appassionato. Per quanto riguarda la documentazione, molto articolata, per I tarocchi vichinghi ero coadiuvato dalla conoscenza sull’argomento di Manfredi Toraldo che impostava la sceneggiatura del disegno, in modo che io la potessi eseguire con la massima precisione. Per gli Indiani ero più libero, la sceneggiatura molto ben fatta da Laura Tuan e l’argomento dei nativi americani che mi appassiona e che conosco, mi permetteva di sentirmi a mio agio nell’eseguire il disegno.
Dal punto di vista professionale ho capito che certe regole vanno rispettate, come la camicia di Tex… insomma, mi son scoperto più conservatore di Boselli. R. La tua ultima esperienza si svolge in Francia con l’Editore Mosquito, che tra l’altro ha in catalogo nomi di artisti italiani prestigiosi come Toppi, Battaglia, Micheluzzi. Da questo editore sei stato anche invitato a partecipare ad Angoulême 2017, come è stata per te questa esperienza? E che bagaglio professionale ti ha portato? S. Mosquito pubblica anche Stefano Casini e Lele Vianello, che era il braccio destro di Pratt. La manifestazione di Angoulême (la più importante di Francia), per il mio tipo di fumetto, adatto al formato cartonato come usa correntemente in quel paese, è sempre stata un punto di riferimento perciò è stata una bella soddisfazione esserci con Tex pubblicato in grande formato. La cosa che mi ha sempre colpito non è tanto la quantità (comunque enorme) del pubblico ma la qualità e questa considerazione si allarga a tutta la mia esperienza in Francia. Quest’anno ho partecipato a numerosi festival tra la Francia, la Svizzera, il Lussemburgo (a breve con l’editore Sergio Pignatone andrò in Olanda) e, ripeto, la cosa che mi ha colpito di più è il pubblico: numeroso e appassionato giustifica la presenza in questi paesi di autori ed editori importanti. A questo si aggiunga che gli autori di fumetto italiani nella BD franco-belga sono particolarmente apprezzati, infatti sono molti (tutti di alto livello professionale) quelli che lavorano esclusivamente per quei mercati.
R. Veniamo al West, appunto un genere a te molto congeniale. La realizzazione per la Little Nemo dell’album Lampi sul West: Armi Storiche dell’Ovest Americano, su ideazione di Giuliano Arniani e testi storici di Livio Pierallini, del 2013, ha suscitato l’interesse della Sergio Bonelli Edizioni nella persona di Moreno Burattini, portando alla realizzazione della tua prima storia (su testi di Pasquale Ruju) per il Color Tex n.8 del 2015. Ci puoi raccontare come è stata la collaborazione con la Sergio Bonelli e l’esperienza che ne hai ricavato? S. Anche la mia frequentazione col genere Western è stata molto precoce. In gioventù attraverso i fumetti di Tex, Zagor, Blek Macigno, il Piccolo Ranger e tanti altri. Nello stesso periodo ero affascinato dal cinema Western: il primo fulmine fu Alamo nell’interpretazione di John Wayne, quando ero ancora un bambino, in seguito i grandi classici da John Ford a Howard Hawks poi Sergio Leone, Samuel “Sam” Peckinpah e gli spaghetti western. Con la Bonelli c’è stato un ottimo rapporto, il mio Color Tex mi ha dato doppiamente soddisfazione perché non è un lavoro seriale, cosa a cui non sono portato, ed è stato un lavoro completo di disegno e acquerello, nello stesso tempo non volevo tradire lo spirito del personaggio, apprezzato da generazioni di appassionati lettori, io per primo. Perciò con Mauro Boselli siamo stati subito in sintonia sul come farlo. Poi ho cercato di uniformarmi al personaggio Tex trovando un mio stile personale, questa è stata la cosa più difficile e soddisfacente.
R. Descrivere la tua arte, così densa di suggestioni pittoriche, non è semplice. Le tue tavole rimandano a l l a p i t t u ra d e l R e a l i s m o R o m a n t i c o e all’Impressionismo, tipiche della “narrativa disegnata” per intenderci quella di Pratt, considerato un Maestro dell’acquarello. Alla luce di queste considerazioni pensi che il fumetto in Italia debba ancora sdoganarsi dall’essere ancora considerato un’arte minore? S. Penso di sì, l’idea del fumetto in Italia è ancora legato all’edicola anche se di edicole ve ne sono
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epilogo. Infine il terzo portfolio a cura della Little Nemo Editore con soggetto gli indiani e i loro oggetti di vita quotidiana, il tutto per concludere il progetto di Giuliano Arniani. Poi chissà, Tex è sempre in testa… vedremo!
sempre meno. Tuttavia mi pare che le cose stiano cambiando anche da noi, a parte le fumetterie sembra stia emergendo il ruolo delle librerie anche grazie a uno zoccolo duro di veri intenditori e appassionati che esigono libri sempre più curati e arricchiti da approfondimenti di carattere critico. Il fumetto cosi detto di massa si confonde ormai (giustamente, perché anche se seriali vi sono opere di notevole contenuto artistico) sempre più con lavori di estremo pregio. Pensiamo a un fumetto su tutti Corto Maltese: lo vogliamo considerare un’opera seriale? Perché il personaggio ricorre? Oppure è una introduzione storica al Novecento di estrema intelligenza culturale? A voi la risposta.
R. Grazie per la tua disponibilità Sergio, venire a trovarti nel tuo studio tra queste belle colline è sempre un piacere e uno stimolo all’incontro. S. Grazie a te Roberto e all’Associazione ANAFI e arrivederci a Bologna per la Mostra.
R. Senza restringere troppo il campo al solo fumetto, quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato il tuo lavoro? S. Sono una gran quantità e io non riesco mai a parlare di preferiti. Già nella Costellazione del Cane ne citavo parecchi, con l’opera su Pignata poi è stata una esplosione di citazioni dalla pittura classica, dal Guido Reni a Rembrandt e il Pitocchetto e i grandi veneziani ecc. Per quanto riguarda il fumetto invece le influenze sono moltissime però ci sono alcune figure fondamentali: innanzitutto Magnus per come mi ha insegnato a pensare il fumetto e, per il disegno, per me sono state importantissime le lezioni di Renzo Calegari e Giovanni Ticci, ma anche per la mia formazione sono stati e sono fondamentali gli autori francesi, Hermann e, naturalmente, Giraud. Poi gli spagnoli e i sudamericani con i Breccia (padre e figlio) in prima fila . R. Quali sono oggi i progetti futuri di Sergio Tisselli? S. I progetti sono tanti e molto articolati. Per prima cosa devo finire Le chemin du couchant sui testi di Corteggiani che racconta delle guerre dei Metis (popolazione meticcia franco/indiana) in Canada alla fine dell’800, una caccia all’uomo (Dumont) che trovo veramente appassionante. Con Angelo Nencetti poi, stiamo ampliando il progetto di Kamikaze il Vento degli Dei (un portfolio di immagini già pubblicato) che avrà un prologo e un
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Emil Banca sul territorio regionale, 2008 Illustrazione di copertina del periodico «Notizie Emil Banca» (collezione Emil Banca)
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Emil Banca in via D’Azeglio a Bologna, Illustrazione di copertina del periodico «Notizie Emil Banca» (collezione Emil Banca)
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Omaggio al D.G., Illustrazione dedicata alla Direzione Emil Banca (collezione Daniele Ravaglia)
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Comunità, 2011 Illustrazione di copertina del periodico «Notizie Emil Banca» (collezione Daniele Ravaglia)
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Dal passato al futuro, Illustrazione di copertina del periodico «Notizie Emil Banca» (collezione Emil Banca)
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La cooperazione a scuola, 2007 Illustrazione di copertina del periodico «Notizie Emil Banca» (collezione Emil Banca)
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Paesaggio emiliano, Illustrazione di copertina del periodico «Notizie Emil Banca» (collezione Emil Banca)
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Ventennale del Gruppo di Studi Savena Setta Sambro, 2011 Illustrazione (collezione Gruppo di Studi Savena Setta Sambro)
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Vendemmia, 2010 Illustrazione di copertina del periodico «Notizie Emil Banca» (collezione Emil Banca)
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Piazza Maggiore Bologna, 2005 Illustrazione di copertina del periodico «Notizie Emil Banca» (collezione Emil Banca)
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Neve, Piazza Santo Stefano (31 dicembre a Bologna), 2010 Illustrazione di copertina del periodico «Notizie Emil Banca» (collezione Emil Banca)
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«…Disegnavo e guardavo fumetti fin dall’asilo, quando ancora non sapevo né leggere né scrivere…»
«Caro Sergio, amico mio, a volte avevo quasi l’impressione che le parole ti pesassero come macigni; preferivi sicuramente far comunicare il segno e il colore attraverso le tue opere, le tue tavole ricche di dettagli e cromìe; quello era il tuo modo più congeniale di relazionarti con il mondo esterno, eppure ho sempre saputo che dentro avevi un
intero universo di sensibilità e conoscenze, a partire dalle tue notevoli competenze in ambito storico. Te ne sei andato nel silenzio di una notte, in punta di piedi come hai sempre amato vivere. Senza clamore, senza grida, ti sei addormentato e sei passato di là, con la tua consueta leggerezza.» Daniele Ravaglia
Sergio Tisselli (Bologna, 1957-2020), esordisce con l’Editrice Rizzoli e Magnus ne riconosce subito le doti e le potenzialità, scrivendo per lui prima Le Avventure di Giuseppe Pignata e poi l’inedito L’Uomo della Schioppa d’Argento, di prossima pubblicazione con Edizioni NPE. La visione delle tavole, delle illustrazioni e dei colori di Sergio Tisselli non può che lasciare chiunque senza parole di fronte alla perfezione del tratto, che cede il passo soltanto alla poeticità del colore. I suoi fumetti sono paesaggi in cui la nostra anima vorrebbe perdersi, e dopo averli letti è un peccato tornare al mondo reale.
edizioninpe.it ISBN: 978-88-36270-36-1
euro 19,90