Storia della Musica Leggera Italiana Illustrata di Vincenzo Giordano © Solone srl NPE – Nicola Pesce Editore
Disegni in copertina di Vincenzo Giordano. Grafica in copertina di Sebastiano Barcaroli Tutti i diritti riservati. Collana Music & Comics, 9 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Ufficio stampa per il volume: Stefano Romanini ufficiostampa@edizioninpe.it Stampato presso Peruzzo Industrie Grafiche SpA nel mese di novembre 2017 Nicola Pesce Editore (Edizioni NPE) è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 - 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #EdizioniNPE
LUCIO BATTISTI Nato il 5 marzo del 1943, inizierà a strimpellare la sua prima chitarra intorno ai 13 anni. Un interesse ben diverso rispetto a quello della prima infanzia: “[…] volevo fare il prete, servivo la messa”. Ma è sempre stato un gran chiacchierone e per questo, durante una funzione, si becca un sonoro schiaffo dal prete: “[…] già questo mi aveva fatto cambiare idea”. La passione per la musica si rafforzerà con un patto “estorto” al padre Alfiero, contrario alle sue scelte artistiche tanto da spaccargli in testa la chitarra…
Lucio si diplomerà a condizione che il papà accetti la leva “musicale” anziché quella militare. iniziano così nel 1962, collaborazioni con gruppi i cui nomi potevano essere solo figli degli anni ’60: i Mattatori e i Satiri, con i quali assapora il mondo musicale tedesco e olandese. Con l’ingaggio per il Club 84 di Roma, Lucio capisce che il suo futuro è da solista: si trasferisce a Milano in cerca dell’incontro giusto. Arriva, al prezzo di una lira, il primo 45 giri, che non vedrà però il suo volto in copertina: i produttori, infatti, decidono di occultarlo perché ritenuto “di scarso appeal”.
Ma è il 14 febbraio 1965 il giorno della svolta, in cui non è Cupido a scagliare la freccia, ma Christine Leuroux, cacciatrice di talenti per la casa discografica Ricordi, che gli procura il fatidico incontro con Mogol. sarà lo stesso Mogol a insistere, non solo con la Ricordi (minacciando le dimissioni), ma anche con Battisti, poco convinto delle proprie doti vocali, affinché canti le sue canzoni. Così, nel febbraio 1966, Battisti incide Adesso sì.
Nel 1968 Lucio partecipa al Cantagiro con Balla Linda, classificandosi quarto, ed entrando in hit parade per la prima volta con una canzone da lui interpretata. il 1969 è un anno cruciale: inizia infatti la vera “avventura” di Battisti,che con Un’avventura, appunto, partecipa per la prima e unica volta come interprete al Festival di Sanremo. L’evento lo espone anche a numerose critiche, per via del suo stile personale, al limite dell’imprecisione, come fosse stato buttato sul palco senza preavviso, tanto da essere definito “impacciato”, con una voce paragonata a “chiodi che gli stridono in gola”… per non parlare delle facili ironie sulla sua capigliatura alla “Pierino Porcospino”. A tal proposito, è lo stesso Battisti a dichiarare:
“i capelli ricci li avevo anche da bambino e così lunghi che mi scambiavano per una bambina”. Senza farsi scalfire da queste critiche, pur comprensibili vista la svolta che ha segnato nella canzone tradizionale e melodica, inizia a collezionare una serie di successi senza età: Acqua azzurra acqua chiara (terzo posto al Cantagiro 1969 e primo al Festivalbar), Dieci ragazze, Mi ritorni in mente. Ma saranno gli anni ’70 a consacrarlo con risultati da guinness dei primati: i suoi album sono costantemente tra i primi posti nelle classifiche di vendita dal 1969 al 1980.
Addirittura nel 1973 conquista il primo e il secondo posto in classifica con il mio canto libero e il nostro caro angelo, superando nientepopodimeno che i Pink Floyd. Non era ancora “il tempo di morire” per Battisti, tutt’altro: con Fiori rosa fiori di pesco vince il Festivalbar ’70 e continua a comporre successi per artisti come Mina, Bruno Lauzi, Patty Pravo e Dik Dik. Più passa il tempo e più si delinea il suo carattere schivo che detesta quei “dannati curiosi” dei giornalisti e l’interesse spasmodico per la sua relazione con Grazia Letizia Veronese. in diretta tv a Speciale per voi, stanco di critiche inutili, dirà: “Sono tre ore che state a parlare e non si è concluso niente! io propongo delle cose: vi emozionano, vi piacciono, sì o no?”, e al roboante “sììì” del pubblico inizia a cantare. Niente discussioni o pettegolezzi, ma solo Emozioni, tanti successi come le indimenticabili La canzone del sole e il mio canto libero e una sempre maggiore avversione per i mass media ai quale preferisce “l’olio di ricino”!
La stampa, che proprio zitta non sa stare, con dibattiti sul tema “Battisti è davvero un fenomeno?”, in risposta lo accusa di voler solo attirare l’attenzione; così nel ’73 Battisti chiude definitivamente i ponti con la stampa e le esibizioni dal vivo: arriva infatti a rifiutare un’intervista per Enzo Biagi e uno spettacolo sponsorizzato dalla FiAT per un compenso di 2 miliardi di lire. Artisticamente parlando, inizia a lavorare su progetti in inglese, pur continuando a sfornare successi tutti italiani come Ancora tu, Amarsi un po’, Sì viaggiare, E penso a te e Una donna per amico, che fu il disco più venduto del 1978.
Ma poi, quasi fosse un presagio, dopo Una giornata uggiosa (1980) termina la collaborazione con Rapetti, pare esclusivamente per divergenze artistiche: a un Mogol ancora legato ad atmosfere poetiche si affianca infatti un Battisti sempre più fremente.
comincia un percorso più rilassato e fortemente voluto, dedicandosi al windsurf e iniziando il sodalizio artistico con Pasquale Panella. Le sonorità si fanno estreme e variabili (dalla musica prog, alla psichedelica, fino all’elettronica, rap e tecno degli anni Novanta) e i testi pieni di doppi sensi, giochi di parole, non-sense e astrattismo concettuale. Dal ’96 a circolare sono per lo più storie infonè la date, come notiaddiritzia del tura un riricoveavvicinaro e mento con poi il Mogol; decesso ad essere avvenuto vera, al il 9 settemcontrario, bre del ’98. Quel che è successo dopo è l’imprimersi di un fenomeno che ha segnato generazioni intere e che continuerà. Lo scopriremo solo vivendo.
LUCIO DALLA È il 4 marzo 1943 quando Lucio Dalla nasce in quel di Bologna. Singolare e carismatico sin da bambino, mantiene queste sue doti anche in futuro nonostante la perdita del padre a soli 7 anni e gli anni in collegio, a Treviso, dove sboccia la vena artistica: presenza fissa nelle recite scolastiche e studio della fisarmonica e del clarinetto da autodidatta. Per Lucio la musica è una tela da impiastricciare e questo può voler dire solo jazz; ancora sedicenne, infatti, è clarinettista nella Rheno Dixieland Band in cui figura anche un inedito Pupi Avati che presto lascerà il gruppo perché…
invidioso della bravura di Lucio, tanto da pensare di spingerlo giù per le scale! Lucio in effetti è un talento raro: precoce sperimentatore di tecniche ancora sconosciute in italia, come lo stile “scat”, un canto improvvisato che imita gli strumenti musicali con la voce.
Anche il suo aspetto sarà audace: malvestito, con il fedelissimo zucchetto di lana, spalle irsute sempre in vista, ciliegie come orecchini e occhialoni che non addolciscono lineamenti poco attraenti… ma a Lucio non importa. E non è l’unica cosa che gli scivola addosso: anche i suoi iniziali insuccessi non lo preoccupano, anzi, lo fortificano… per citarne una: maggio ’68, Jimi Hendrix si esibisce a Milano. indovinate un po’ chi gli fa da spalla? Dopo un’infelice partecipazione al Cantagiro, “accolta” da fischi e pomodori, nel 1971 va a Sanremo con 4/3/1943, capolavoro arrivato al terzo posto e ovviamente censurato, sia nel titolo originariamente Gesubambino che in alcune parti: “giocava alla Madonna” diventa “giocava a far la donna” e “adesso mentre bestemmio e bevo vino, per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino” viene mutata in “adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”. “Ebbi subito la sensazione di aver fatto qualcosa di veramente grosso, per anni mi sono sempre commosso ogni volta che la cantavo”. Successivamente Sanremo vede nascere un’altra poesia: Piazza Grande, capace di strappare una lacrima anche al composto pubblico dell’Ariston e, nel 2001, inserita… in una classifica di successi intramontabili? Molto di più, nella traccia di Letteratura del tema di maturità.
E se a un certo punto a scrivere i testi è il grande poeta marxista Roberto Roversi, il risultato qual è? Per Lucio sono tre album di formazione, densi come magma, per il mondo musicale è l’inizio di una corrente che dice sì alla ribellione e no al potere e al perbenismo.
Dalla però inizia ad allentare la presa e questo causa la frattura con Roversi, troppo legato al linguaggio politico: “[…] bisognava allargare più contatti col pubblico. […] Ma mi ha insegnato cose che non avrei capito né a scuola né da solo né andando tre volte sul monte Sinai. […] l’organizzazione del pensiero della canzone, la parola, il segno, il senso, la forza”. E infatti, grazie alla maestria di Roversi, arriverà il grande successo, nel 1977, con l’album Com’è profondo il mare: nasce Lucio Dalla cantautore, in grado di creare il cosiddetto “Dalla sound”, una combinazione di ritmi, teatralità, lirismo testuale e mistura di stili, dal blues al rock, dal soul allo stomp che lo renderà per sempre iconico…
il modo di muoversi, di spostare impercettibilmente la testa a suon di jazz… chi è che non lo ricorda così? Alla fine degli anni ‘70 “fonda” con De Gregori la “Banana Republic”, il cui inno sarà Ma come fanno i marinai, scritta “a pranzo, quando, dopo il caffè, ci siamo messi a suonare insieme”. Lo storico tour dei due cantautori riempie gli stadi di tutta italia, rendendoli atipiche rockstars.
Tra il peso degli Anni di Piombo de L’anno che verrà e la struggente dedica a Caruso, Dalla dà vita agli Stadio che poi abbandonerà nei primi anni ‘80, anni che lo consacrano anche come artista di massa, diventando l’ispirazione del film Borotalco di Carlo Verdone (per cui Dalla scrive una vincente colonna sonora).
il cantautore stringerà sempre l’occhio alla settima arte: in pochi sanno, infatti, che tra il ’65 e il ’79 ha recitato in quindici pellicole… in molti invece ricordano la memorabile sigla d’apertura della prima serata cinematografica di Rai Uno in cui Lucio suona, letteralmente, con la voce. Arriva poi il sodalizio con Gianni Morandi, fecondo di altri successi e concerti-evento… una scelta che, in accordo con la chiave pop degli anni ‘90, precede la celeberrima e ironica Attenti al lupo. Dopo la Laurea Honoris Causa in Lettere e Filosofia, nel settembre del 1999 pubblica Ciao e con il doppio disco di platino chiude in bellezza il secolo. il successivo invece si apre con la mastodontica messa in scena e composizione della sua Tosca - Amore disperato, da cui ha poi estrapolato l’omonimo brano cantato con Mina.
Da sempre amante del mare ha avuto per anni una casa sulle pendici dell’Etna (e come vicino Franco Battiato…) dove ha prodotto un vino chiamato “Stronzetto dell’Etna” dopo che Carmelo Bene, ubriacatosi con quel vino, il giorno dopo lo salutò dicendo:
“Ecco quello stronzetto di Lucio Dalla”! Nel 2010, squillino le trombe, rullino i tamburi!, dopo trent’anni torna in auge la “Banana Republic” con nuovi concerti che fanno ovviamente il tutto esaurito. Un evento nostalgico, esplosivo e memorabile che però, nessuno l’avrebbe mai detto, sarà l’ultimo, insieme al successivo album Questo è amore del 2011. Un anno dopo infatti Lucio dice Ciao a tutti, all’improvviso, in perfetto stile “scat”.