Tom Ford – Percorsi di Moda e Cinema, dal Fashion Universe a Nocturnal Animals

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U M B E R T O M E N TA N A PERCORSI DI MODA E CINEMA, DAL FASHION UNIVERSE A NOCTURNAL ANIMALS


tom ford Percorsi di moda e cinema, dal Fashion Universe a Nocturnal Animals di Umberto Mentana

Umberto Mentana © 2020. Tutti i diritti riservati. © Edizioni NPE per questa edizione © degli aventi diritto per le immagini utilizzate

Collana: Narrativa, 26 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini e informazioni: info@edizioninpe.it Caporedattore e Ufficio Stampa: Stefano Romanini ufficiostampa@edizioninpe.it Service editoriale: Massimo De Martino Progettazione grafica e Illustrazione di copertina: Nino Cammarata Correzione bozze: Ada Maria De Angelis e Roberto Flauto Stampato presso Rotomail Italia S.p.A. – Vignate (MI) nel mese di settembre 2020 Edizioni NPE – Nicola Pesce Editore è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA)

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Umberto Mentana

Tom Ford Percorsi di Moda e Cinema, dal Fashion Universe a Nocturnal Animals


Indice Prefazione

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PerchĂŠ sono partito per questa fascinosa odissea

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Introduzione

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Prologo Moda e cinema. Alla ricerca di un territorio comune

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Tom Ford Parentesi biografica

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Fashion Designer 25 Yves Saint Laurent (2014) di Jalil Lespert 27 Saint Laurent (2014) di Bertrand Bonello 33 Model 46 The Neon Demon (2016) di Nicolas Winding Refn 48 Personal shopper 63 Personal Shopper (2016) di Olivier Assayas 63

A Single Man (2009) 98 Nocturnal Animals (2016) 116

Appendici

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Nota di chiusura in la minore

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Bibliografia consigliata

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Ringraziamenti

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Mr Tom Ford’s Six rules of Style Mr Porter (2017) 147 Fashion Film 151 Breve catalogo di visioni fashionables 153


Prefazione di Tony Di Corcia

Fu impossibile non accorgersene. Quella sfilata di Gucci era uno spartiacque, un momento di svolta: per il marchio, certamente, ma anche per la moda internazionale. Prima di quel momento, il marchio trascinava stancamente la sua storia fatta di mocassini calzati dai divi di Hollywood e borse col manico di bambù, e non era infrequente imbattersi nel logo dell’azienda fiorentina su prodotti tutt’altro che lussuosi, grazie a una miriade di licenze che contribuivano a scalfire la storia gloriosa, l’immagine glamour, l’enorme potenziale. Il merito era di un giovanotto texano che si era formato in quella autentica scuola della provocazione che fu lo Studio 54, e muoversi tra Andy Warhol e Halston, respirare il battito accelerato di New York e una certa familiarità con la bellezza lo avevano reso abilissimo nel manovrare il desiderio collettivo nel momento storico in cui ai mercati più consueti se ne aggiungevano di nuovi, e chiedevano un lusso più sfacciato, impavido, perfetto per esibire la ricchezza. Un marchio appannato venne riscaldato dal fuoco della seduzione e divenne un fenomeno di culto in tutto il mondo: stampa in visibilio per le sue sfilate, tutti soggiogati dal suo fascino personale, boutique affollate di clienti accecati dalla fame di abiti e accessori contrassegnati dalla doppia G, fatturati poderosi. Quando tutti pensavano di aver inquadrato il fenomeno e di poterlo prevedere, arginare, eguagliare o scimmiottare, lo stilista spingeva il pedale. Mandare in pedana un modello completamente “vestito” con un perizoma color carne segnò il culmine del suo operato creativo: tra le natiche nude, lisce, luminose, balenava il logo Gucci in oro. 7


tom ford

Le sue donne sembravano uscite da un romanzo di Harold Robbins o, almeno, si mostravano degne di abitarci: perverse e sicure, inappuntabili e pericolose, proterve e severe. Erano gli anni Novanta, e a Tom Ford riuscì un’impresa ardua e ambitissima nel mondo della moda: segnare il suo tempo, aprendo una nuova epoca. Lo sguardo lucido di Giorgio Armani aveva intercettato le esigenze della donna manager che si riconosceva nelle sue giacche di taglio maschile, quello più caloroso di Gianni Versace aveva compreso che l’esibizione della bellezza poteva essere un ottimo strumento per ottenere il successo. Ford aveva compreso che stava nascendo un’era in cui tutto sarebbe girato intorno all’apparenza, all’individualismo, alla superficialità. Che vestisse i giovani di camicie stampate a fantasia acide, che stringesse le donne in corsetti di raso rosso o velasse il busto maschile con garze color cacao, che sigillasse il corpo in pantaloni e giacche di pelle nera che sembravano tagliati con un rasoio affilato, lo spirito non cambiava: per incamminarsi in quel percorso così vacuo che ci ha portati fino ai giorni nostri bisognava farlo con la più sfavillante e mozzafiato delle tenute. Non ci ha mai risparmiato sorprese, rendendo eccitante la sua cavalcata nei territori dello stile. Ma proprio quando sembrava essersi definitivamente accomodato ai vertici della moda, Tom Ford ha spiazzato tutti balzando in un altro universo con uno scatto da pantera e ci ha consegnato il suo primo film: A single man è un teorema inappuntabile, un concentrato di perfezione estetica, una narrazione struggente, un patinato ritorno alla classe. Con una maniacalità viscontiana, ha ricostruito ambienti e atmosfere, tratteggiato espressioni e profili psicologici, confermandosi un eccezionale rievocatore. Come il compianto Karl Lagerfeld, che conciliava alta moda e fotografia, girava cortometraggi e collezionava libri, in modo assai simile Tom Ford si è rivelato incapace di starsene accucciato nella casella che l’immaginario collettivo gli aveva assegnato e si è cucito addosso un nuovo ruolo per rivolgersi al mondo. Il pubblico non sempre perdona la versatilità, i critici ancor meno: Animali notturni, dunque, era attesissimo per poter affermare che il debutto cinematografico era solo una felicissima coincidenza e che sarebbe stato opportuno tornarsene tra i tessuti e i pellami; così non fu, e anche i più ostili furono costretti a registrare la crescita qualitativa del Ford regista. Nel frattempo era nato il suo marchio eponimo, e chi pensava di veder recuperare la sensualità del periodo Gucci si è trovato di fronte a un lusso ricercato, sartoriale, impeccabile: ancora una volta, Tom Ford si faceva trovare in un punto diametralmente opposto rispetto a quello in cui tutti lo attendevano. 8


prefazione

Ha provato a trattenerlo, e ci è riuscito, sotto la lente della sua osservazione di cinefilo appassionato e competentissimo, Umberto Mentana: questo suo libro è il primo lavoro interamente dedicato all’impegno di Tom Ford come regista, e ci permette di decifrarne la complessità, la visione, i riferimenti, le ispirazioni. Analizzando il suo cinema, Umberto ci regala uno sguardo innovativo anche su questo personaggio, che ha saputo ritagliarsi una posizione di massimo prestigio tra le personalità che si sono espresse nel ponte che ha traghettato un millennio in un altro. Dopo averlo letto, è incontenibile il desiderio di vedere o rivedere le pellicole ma anche quello di riscoprire le sue collezioni: grazie al lavoro di Mentana si rende possibile una metamorfosi importante, e le une e le altre diventano le pellicole dello stilista e le collezioni del regista. Perché una visione definita, chiarissima, hanno permesso a ogni invenzione di Tom Ford di distinguersi per coerenza, la dote più rara e sminuita di questa epoca. Coerenza che non significa prevedibilità. Chi pensa che Ford invecchierà tagliando giacche di gusto austero o girando nuove pellicole, potrebbe essere in errore. Mentre celebriamo il suo talento versatile e la sua riconoscibilissima identità, leggendo questo libro, così coinvolgente, lui starà pensando a un nuovo progetto in cui incanalare la sua creatività. Per stupirci, come quella volta. Per stupirci, ancora una volta.

Tony di Corcia è nato a Foggia nel 1975. Ha iniziato la sua attività professionale nel 1990 e ha scritto per le redazioni pugliesi di «Repubblica» e del «Corriere della Sera». Dal 1993 al 2002 ha prodotto la trasmissione di moda Angoli, per la quale ha seguito le sfilate di Milano e Parigi. Nel 2010 ha pubblicato Gianni Versace: lo stilista dal cuore elegante seguito nel 2012 da Gianni Versace. La biografia con una prefazione di Giorgio Armani. Nel 2013 sono usciti Valentino: ritratto a più voci dell’ultimo imperatore della moda e Burberry: storia di un’icona inglese, dalla Regina Vittoria a Kate Moss. Nel 2015 ha pubblicato Alda Merini e Michele Pierri. Un amore tra poeti (prefazione di Maurizio Costanzo). Nel 2018 ha pubblicato per Cairo La femmina è meravigliosa. Vita impaziente di Andrea Pazienza e nel 2019, sempre per Cairo, ha firmato una biografia dello stilista Giorgio Armani.

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Introduzione Charles Frederick Worth (uno dei padri fondatori della haute couture, n.d.a.), aveva compreso come l’idea o concetto che sta alla base della moda fosse qualcosa di estremamente importante: attraverso la sfilata non si vende il vestito, bensì un sogno realizzabile, evocato dal modello che lo indossa con un’eleganza e un portamento che diventano suggestivi per il cliente.1 [corsivo mio].

Iniziamo da un sogno, quindi, un sogno realizzabile, quello che la moda condivide con un’altra fabbrica dei sogni, quella cinematografica. Entrambi i settori partono dallo stesso principio primordiale che li anima. E, infatti, è proprio da una prospettiva speculare, da un lato quella sulla moda e, dall’altra, quella cinematografica, che parte lo spunto iniziale di questo libro dove cercherò di sviluppare, sperando di riuscirci, un’accurata riflessione sui due medium artistici. Sembrerebbe azzardato, se non addirittura inconcepibile per alcuni, accostarle; alcuni considerano la moda solamente nell’accezione di subordinazione che di questa ne fa il cinema, quindi per l’uso, per l’appropriazione di questa: basti pensare alla categoria Costume Design presente negli Academy Awards fin dall’istituzione del Premio2. Tuttavia, non voglio soffermarmi sul suo “vuoto” utilizzo, o meglio, solamente sulla funzione che l’habitus ha all’interno dell’opera cinematografica;

1 Anna Maria De Menech, “PsicoLab”, Il concetto di moda, 2009. Web. Novembre 2017 http:// www.psicolab.net/2009/concetto-moda/ 2 Da non confondere, però, i due campi, quello del costume e quello della moda intesa come espressione e sistema culturale; quest’ultima, infatti, è l’accezione che il mio lavoro intende esaminare, come manifestazione, estetica e ideologica, in rapporto con il cinema.

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tom ford

l’intento di questo lavoro è di esplorare in profondità le due Arti, perché di arte si tratta, per carpire concettualmente come la moda è in relazione di dipendenza verso la Settima Arte, e viceversa. Non si tratta solamente di una questione prettamente estetica, del ruolo che la moda ha nel rafforzare determinate immagini e singole inquadrature di un film, è qualcosa di più intenso, più prezioso, che ha a che fare prettamente con il significato intrinseco e sociale che la moda ha in generale, come fenomeno culturale e artistico3. Il cinema d’autore contemporaneo statunitense, d’altra parte, oggi più che mai avverte il bisogno di ritagliarsi un suo spazio, una sua voce, all’interno di un panorama filmico dominato dal “caos” dei remake, degli spin-off, dei cinecomics, dei reboot; è soprattutto la nuova generazione di registi statunitensi, di nascita o di adozione, hanno cercato nei loro film di imprimere sul nostro corpo il loro marchio e il loro volere combattivo, di non essere un fievole fuoco all’interno del magma anonimo delle attuali cinevisioni. In un tempo, questo, dove i prodotti più originali si stagliano all’interno di un altro canale, quello della serialità televisiva on demand, il cinema ha la necessità di coltivare una sua prospettiva dove tramandare le sue idee, le sue storie, attualizzandosi attraverso le forme mediatiche del presente, come difatti riesce benissimo a fare, invece, la rinnovata televisione utilizzando, come dicevamo, lo streaming on demand per quasi la maggior parte delle sue produzioni, oltre a imprimere su queste requisiti di qualità e coraggio, contrariamente e paradossalmente assenti nell’orizzonte prettamente cinematografico odierno. Ed è qui che entra in gioco la moda: questa diviene strumento di analisi comparativa per la trasmissione d’idee; da sempre, addirittura in maniera maggiore del cinema, la moda, o meglio l’alta moda, ha sempre avuto l’onere di essere la principale indiziata come aggravante per parlare addirittura di crisi sociale dell’individuo, una prova schiacciante e verificabile per considerare questa sia come servizio verso il becero e assiduo consumatore ma anche, appunto, strumento di comunicazione: la moda è stata interpretata da sempre come una dei bracci armati più potenti del capitalismo, esposta come 3 A questo proposito consiglio la lettura di questo prezioso contributo comparso il 28 giugno 2018 sul sito internet della Fashion Research Italy a cura del prof. Fabio Massaccesi recuperabile al seguente indirizzo: https://www.fashionresearchitaly.org/fashion-journal/fondazione/ dalla-moda-nel-cinema-al-cinema-nella-moda-storia-un-amore/?utm_source=newsletter&utm_ medium=email&utm_campaign=demfri2009-fj-dietrich.

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introduzione

il carnefice principale, il cui scopo è offrire e far sorgere nell’individuo, disorientato dal presente globale massificato, sempre nuovi desideri e nuovi ma inutili bisogni. Il «sogno realizzabile» di cui parlava Worth già nell’Ottocento riguardo alla moda, e che il cinema hollywoodiano ha ribadito durante gli anni d’oro del divismo, è tutt’altro che quello di renderci bisogni illusori, anzi, utilizzando come mezzo queste due arti comparativamente, potremmo avere, invece, la possibilità di stringere una bussola perfetta per ricondurci a una riflessione sul presente, su concetti che vanno, assurdamente, per quanto siano entrambe due forme artistiche dove l’incidenza visiva è preponderante, oltre la superficialità e divertissement di cui, in origine, entrambe le Arti erano in un certo senso portavoce, proprio perché privilegiano il “lato” posto in superficie, visibile, delle “faccende” umane. Come, infatti, afferma la ricercatrice e docente universitaria Patrizia Calefato, riflettendo sul dibattito sulla moda oggigiorno: Cresce infatti l’esigenza di una dimensione quasi interiore della moda, esigenza che si pone nella direzione di quella rivalutazione degli oggetti in senso esperienziale e affettivo di cui ci parla anche la filosofia contemporanea. La tecnologia e la tecnica, il design e la moda, in questo senso, non sono più i veicoli di una esteriorità opprimente e omologante, ma i fattori di un senso delle cose che entra in relazione con il corpo individuale e i suoi desideri.4

E ancora:

È stato Roland Barthes, nel Sistema della moda, a fissare esemplarmente nel Novecento una teoria della moda intesa come discorso sociale. […] La lezione di Barthes è che la moda non esiste se non attraverso gli apparati, le tecnologie, i sistemi comunicativi che ne costruiscono il senso. Nel Sistema di Barthes era il giornalismo specializzato a costituire il luogo della messa in discorso della moda, in cui si costruiscono sia l’oggetto moda sia la sua destinataria: la lettrice della rivista. La contemporaneità definisce invece chiaramente una pluralità, una complessità di discorsi sociali, un habitus, termine che indica un mondo sociale condiviso, ma che evoca anche per assonanza l’idea di abitare e quella di abito.

4 Patrizia Calefato, Corpo, sensi, tempo: dalla standardizzazione globale alla personalizzazione individuale, 2014. Web. 22 novembre 2017. http://www.aracne-rivista.it/

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Dal cinema, alla musica, ai nuovi media, alla pubblicità, alla letteratura, all’arte, molteplici sono i luoghi in cui la moda vive come sistema sincretico, intertestuale, come rimando reticolare tra i segni del corpo rivestito e come costruzione e decostruzione costante dei soggetti che ne negoziano, ne interpretano o ne ricevono il senso.5

Da apologia a tutto questo, per orientarci attraverso questa foresta di concetti – a mio vedere – molto interessanti da approfondire, ho scelto di concentrarmi sull’analisi cinematografica ed estetica su uno di questi autori del cinema statunitense odierno, un autore originalissimo e perennemente in controtendenza rispetto alle forme esplosive del cinema americano di oggi, cui la sua esperienza artistica si sposa benissimo con l’obiettivo comparativo di questo libro: si tratta di Tom Ford. L’autore di A Single Man (2010) e Tom Ford ritratto in ovale Nocturnal Animals (2016), film entrambi amada www.mrporter.com ©Tom Ford courtesy tissimi dalla critica e dal pubblico internazionale, è un artista peculiare che solo a partire dal 2010 si è occupato strettamente di cinema, la sua formazione intellettuale e artistica e le sue prime esperienze lavorative concrete sono tutte raggruppate – indovinate un po’? – nell’ambito della moda. E tutt’ancora oggi il marchio fashion Tom Ford è uno dei brand di richiamo più interessanti e originali all’interno dello scenario odierno dove, il Nostro, è riuscito nell’intento di ritagliarsi uno spazio di dominanza individuale e assoluta, nonostante la sua giovane età (è nato ad Austin il 27 agosto 1961), mettendosi in prima linea provocatoriamente ad affermare la sua sullo stato delle cose istituendo campagne pubblicitarie dei suoi profumi, dei suoi abiti, occhiali da sole (per citare alcuni dei suoi prodotti più famosi) al limite del buongusto, suscitando reazioni a dir poco esilaranti, da parte del pubblico presente alle sue sfilate o durante le presentazioni pubblicitarie di una sua nuova collezione. Ford, quindi, si presenta come un autore cinematografico che rappresenta un anello di congiunzione fra le due arti, il primo esempio di cinema 5

Patrizia Calefato, La moda oltre la moda, Lupetti, Milano 2011, p. 10.

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introduzione

Tom Ford fashion sketches da www.debatemoda.blogspot.com ©Tom Ford

contemporaneo dove effettivamente i due mo(n)di espressivi coincidono non su di una scala gerarchica ma all’interno di uno spazio di perfetto equilibrio orizzontale: è la dimostrazione vivente di come un’arte, quella della moda, che finora era considerata solo come oggetto da sfruttare nell’Opera cinematografica diviene, per mano di Ford, soggetto e bagaglio culturale indispensabile per produrre cinema di alta qualità.

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Tom Ford sul set di A Single Man (2009) da www.IMDb.com ŠArtina Films, Depth of Field, Fade To Black Productions, Archibald Film

E quello di Tom Ford è assolutamente un cinema di pregevole fattura: La moda rappresenta nella nostra epoca un elemento di congiunzione tra diversi linguaggi: da quello delle neo-tecnologie a quello cinematografico, da quello letterario a quello musicale, dal linguaggio delle strade metropolitane a quello delle uniformi e dei mestieri.6

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ivi, p. 7.

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Tom Ford rappresenta un anello di congiunzione fra le due Arti, il primo esempio di cinema contemporaneo dove effettivamente i due mo(n)di espressivi coincidono non su di una scala gerarchica ma all’interno di uno spazio di perfetto equilibrio orizzontale: è la dimostrazione vivente di come la Moda divenga per mano di Ford soggetto e bagaglio culturale indispensabile per produrre cinema di alta qualità. E quello di Tom Ford è assolutamente un cinema di pregevole fattura. isbn:

978-88-36270-02-6

edizioninpe.it Edizioni NPE euro 14,00


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