Warramunga 1856 M’Felewzi
Warramunga 1856 M’Felewzi
di Sergio Toppi © 2023, Editions Mosquito/Fonds de dotation les amis de Sergio Toppii © 2023, Solone srl Tutti i diritti riservati. Collana Sergio Toppi, 18 Direttore editoriale: Nicola Pesce Caporedattore: Stefano Romanini Ufficio stampa: Gloria Grieco Coordinamento editoriale: Cristina Fortunato Trascrizione testi e correzione bozze: a cura della redazione Si ringrazia Erasmo Frascaroli per la gentile consulenza. Stampato tramite Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di dicembre 2023 Warramunga 1856 fu pubblicato per la prima volta su «Alter Linus» n. 39, Milano Libri Edizioni, marzo 1977 M’Felewzi fu pubblicato per la prima volta in tre puntate su «Corto Maltese», settembre-novembre 1985. Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe
Warramunga 1856 M’Felewzi
di Sergio Toppi
Uno, dieci, cento Sergio Toppi di David Padovani
Non c’è un solo Sergio Toppi, ci sono tanti Sergio Toppi. Nell’unità stilistica del suo inconfondibile segno, il maestro milanese nel corso della sua lunga carriera editoriale ha dato vita a un corpus eclettico di storie, in cui la varietà di generi si accompagnava a una serie di invarianti fondamentali per la sua poetica, specialmente nelle opere di cui era autore completo. Per restare alle due storie presenti in questo volume, l’umanità di esse protagonista. Un’umanità “erronea” ed “errabonda”. I protagonisti delle storie di Toppi sono spesso uomini dalla dubbia morale: egoisti, gretti, ladri e assassini, pronti a pugnalarsi o spararsi alle spalle l’uno dell’altro, pronti a prevaricare i più deboli e i più innocenti. Laddove l’innocenza è incarnata da esponenti e culture non occidentali. L’ambientazione di molte storie di Toppi è quella colonialista, a connotare una fase della storia europea che l’autore pare ritenere una macchia sull’anima del Vecchio Continente, di cui i protagonisti di questi racconti sono specchio. Warramunga 1856 e M’Felewzi, le due storie che vi apprestate a leggere, sono accomunate dall’ambientazione coloniale – la prima australiana e la seconda africana – e, editorialmente parlando, dal fatto di essere parte del corpus di fumetti toppiani usciti sulla rivista «Corto Maltese», con la quale l’autore collaborò tra la metà degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta del secolo scorso. In entrambe, dunque, abbiamo come protagonisti esponenti di quella brutta umanità che è cifra di Toppi, come scritto poc’anzi. Brutta anche “lombrosamente” parlando, giacché l’autore la rappresenta su tavola con quella sua ricchezza di segno e di dettaglio che ne mettono in mostra la decadenza, la sciatteria, lo sporco e la trasandatezza, specchio fisico di identiche caratteristiche morali. Ecco allora che le barbe folte e mal tagliate, i capelli lunghi, gli abiti strappati e rattoppati, i cappelli unti e sformati in questi esempi dell’avidità europea (dell’avidità dell’uomo bianco, si sarebbe detto al tempo in cui si svolgono le storie) ne
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sottolineano le bassezze, la crudeltà, l’avidità, lo sprezzo per l’altrui esistenza, specie se connotato da un colore della pelle diverso dal bianco. Ma le stesse caratteristiche fisiche e i medesimi dettagli d’abbigliamento si trasformano, in modo stupefacente, quando Toppi li rappresenta sulle vittime di questi uomini meschini. I comprimari di queste storie, che siano l’aborigeno Talaualla di Warramunga 1856 o l’africano M’Felewzi dell’omonimo racconto, sono trasandati – mi si passi il termine – esattamente come le loro controparti europee, ma il loro aspetto fisico, il modo in cui si vestono (o non si vestono) non è il riflesso di un decadimento morale, neppure giudizio nel pennino dell’autore. Essi incarnano la naturalità, la purezza culturale delle popolazioni cui appartengono, non un’innocenza in quanto tale, bensì rapportata al comportamento dei colonizzatori europei nei loro confronti. Senza andare a scomodare il mito del buon selvaggio di Rousseau, non si può non vedere in questi racconti un giudizio di Toppi sulla malvagità che deriva – anche – dal progresso della società. Talaualla e ancor di più M’Felewzi non sono certo personaggi esenti da difetti, soprattutto il secondo si dimostra dominato da sentimenti come il desiderio di vendetta (giusto o sbagliato che sia) o il desiderio di scalare posizioni sociali arricchendosi all’interno del proprio contesto sociale. Se però li mettiamo a confronto con i loro sfruttatori europei, come fa Toppi nelle sue tavole, ne escono vincitori per il semplice motivo che ogni loro azione moralmente deprecabile è una reazione a una gratuita azione malvagia nei loro confronti. Inoltre, è in personaggi come Talaualla e M’Felewzi che si esplica un’altra caratteristica narrativa tipica di Sergio Toppi: il realismo magico. La maggior parte delle storie realizzate dal fumettista se non reali possono certo definirsi realistiche, ma in questa sua visione intervengono anche elementi magici che confondono i confini tra fantasia e realtà. È molto probabile che l’autore sia stato influenzato dal clima letterario di quei decenni di fine XX secolo nei quali il filone del realismo magico – soprattutto di matrice sudamericana – viveva forse il suo apice in fatto di successo commerciale e di vendite. In ogni caso, l’elemento soprannaturale in Toppi si associa spesso all’azione della natura e del mondo animale, che alla fine sono sempre i veri giudici delle azioni dei protagonisti. Proprio in riferimento a questi elementi naturali possiamo introdurre la seconda delle invarianti toppiane citate all’inizio di questa introduzione. Oltre a essere erronea, l’umanità protagonista di queste storie è anche errabonda. Il viaggio è cifra e meccanismo narrativo del maestro milanese, sempre presente in varie forme in quasi tutta la sua produzione. Viaggio come elemento attraverso cui si sviluppa e si dipana la trama, viaggio come destino manifesto dei protagonisti del racconto, viaggio come significato ultimo dell’esistenza umana.
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I personaggi di Toppi sono sempre in cammino, spesso a piedi, attraverso una natura esotica e potremmo anche dire ostile, o forse semplicemente indifferente, dato che – a confronto della sua maestosità e grandezza – l’essere umano è ben poca cosa. E infatti Toppi accentua fino all’estremo questa sproporzione dimensionale con vignette in cui i campi larghi offrono agli occhi del lettore paesaggi naturali immensi, nei quali i personaggi sono ridotti a dei punti di china appena percettibili. Una vastità naturale incomprensibile per i colonizzatori, nella quale tutta la loro tracotanza e insolenza sono nullità trascurabili nel disegno complessivo. Una natura che abbiamo scritto essere anche ostile: sono spesso paesaggi desertici quelli che accompagnano i personaggi nel loro cammino, distese brulle e aride incorniciate da splendide e mastodontiche architetture naturali di roccia. Oppure verdi savane dall’erba altissima, ricolme di pericoli nascosti, che si estendono a vista d’occhio. Su questi panorami domina un’altra componente naturale fondamentale per la poetica di Toppi: il regno animale. Mezzo attraverso il quale la natura spesso esplica il suo giudizio nei confronti dell’essere umano invasore, gli animali sono la grande e risaputa passione dell’autore. Il piacere che aveva nel disegnarne le forme si sostanzia in una resa grafica magnifica, elegante e realistica, sia che si tratti delle immense moli di elefanti o ippopotami, sia che a essere rappresentate siano le esigue forme di un insetto. Toppi ama profondamente il regno animale e tutta la maestosità di cui priva i suoi personaggi umani la regala a serpenti, uccelli e felini, con un livello di dettaglio nella resa che potrebbe essere definito documentaristico. Se, dunque, potremmo affermare che esiste un Sergio Toppi diverso per ciascuna opera da lui realizzata, è altrettanto vero che in quella diversità c’è un’unità di fondo, ovviamente stilistica, ma anche concettuale e poetica. Nessuna contraddizione in questo: uno, dieci, cento Toppi per una, dieci, cento storie disegnate.
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1.
Warramunga 1856
Pubblicato per la prima volta su «Alter Linus » n. 39, Milano Libri Edizioni Marzo (1977)
…fermiamoci un momento… non ne posso più…
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…i cavalli crepati, la polizia alle calcagna e noi sperduti in questo deserto del cavolo… e non abbiamo più acqua…
…di che ti lamenti fratello… il colpo era uno scherzo, l’oro facile, nessuna guardia e tu ne hai ammazzate due…
…così un’altra volta non mi venire a seccare con i tuoi colpi sballati…
…taci, imbecille, e stai calmo… c’è qualcuno…
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…io sono talaualla, il serpente…
aspetta… è solo un vecchio…
avrei preferito un canguro: gli potevamo sparare e mangiare…
…io sono talaualla, il serpente…
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…non mancarlo, perdio, ci serve…
…un bel colpo; ehi, danne un po’ al vecchio…
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…io sono talaualla, il serpente…
farabutto schifoso! …è piena! …e così l’avevi finita, eh?
dammi la tua borraccia…
questo sole! …hai ancora acqua?
cosa ti prende? no! lo sai che l’ho finita stamattina!
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ti giuro, era vuota un’ora fa… e bevitela allora senza fare storie…
…anche se non avrai tanto tempo… sta arrivando il sovrintendente con gli uomini della miniera e quello non ci lascia scappare… siamo fregati…
qui allo scoperto senza un buco per sparire… ci vedranno subito…
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io sono talaualla, il serpente…
2.
M’Felewzi
Pubblicato per la prima volta in tre puntate su «Corto Maltese», settembre-novembre 1985
ti dico questo, M’felewzi, fratello: il bwana con un occhio solo non è mai stanco di uccidere. il padrone lo tiene in conto come l’aria che respira ma io preferirei avere amica una iena. oggi vuole impala, molti impala da abbattere: starò qui a guardare se si mostrano, laggiù tra l’erba alta e tu va’ al campo, fratello, accendi il fuoco, i bwana vorranno mangiare e non sono pazienti, se si arrabbiano diventano bufali, bufali vecchi e feriti e perfidi più di loro. vai, M’felewzi.
ti ho sentito, bequane, fratello.
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…pago tutto io, anche quello che bevo e bevo quando mi pare e quanto mi piace… per le figlie di lot, andateci piano con quella bottiglia, bloodthirst…
non mi seccate, amico mio…
cosa turba la vostra austera coscienza, hendrik du plessis? che io non sia in grado di tenere in mano un fucile? …vedete quell’albero laggiù? …lo posso centrare al primo colpo, così facilmente come voi citate un versetto della bibbia…
quello non è un albero, maggiore, quello è bequane, il mio miglior battitore…
è un albero, vi dico: ma se proprio non volete credermi, dieci sterline vi convincerebbero a considerarlo tale?
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un buon battitore non si trova sotto la prima pietra, ma per quindici sterline quello per me è un albero, un albero in carne e ossa…
allora, du plessis, pensate ancora che mi tremi la mano?
siete bravo con il fucile quanto con la bottiglia, ma… ehi, tu, animale, sei stato ad ascoltare fino adesso… vai a seppellire tuo fratello e poi spicciati a cucinare… avanti, fila, e non servirci roba bruciata come al solito, hai capito?
ti ho sentito, padrone.
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due anni dopo, alla fattoria
corri ad avvertire il padrone, è un bianco, senza scorta…
du plessis, nel territorio del transvaal*…
un uomo a cavallo… un uomo a cavallo, armato…
* provincia del Sudafrica dal 1910 al 1994; in precedenza identificava la repubblica indipendente esistita dal 1848 al 1902.
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Volumi di Sergio Toppi già pubblicati in questa collana: Sharaz-de – isbn: 978-88-88893-86-0 Blues – isbn: 978-88-88893-94-5 Bestiario – isbn: 978-88-88893-98-3 Lo spazio dentro il corpo – isbn: 978-88-94818-66-6 Finché vivrai – isbn: 978-88-94818-08-6 Il Collezionista – isbn: 978-88-94818-16-1 Tanka – isbn: 978-88-94818-39-0 Solitudinis Morbus – isbn: 978-88-94818-48-2 Chapungo – isbn: 978-88-36270-20-0 Ogoniok – isbn: 978-88-36270-33-0 Il dossier Kokombo – isbn: 978-88-36270-53-8 Dio Minore – isbn: 978-88-36270-71-2 Myetzko – isbn: 978-88-36270-87-3 Krull – isbn: 978-88-36270-93-4 Isola gentile – isbn: 978-88-36271-02-3 Il tesoro di Cibola – isbn: 978-88-36271-09-2 La leggenda di Potosì – isbn 978-88-36271-43-6
La casa editrice del fumetto d’autore
edizioninpe.it
«Anche i grandi cacciatori devono temere i solitari.» Sullo sfondo di paesaggi tanto ammalianti quanto ostili, tra Australia e Africa, la purezza della natura si scontra con la ferocia degli esseri umani. Uomini privi di senso morale, figli del progresso occidentale, cercano di imporsi su popolazioni, culture e luoghi che conservano la propria autenticità e innocenza.
L’avidità dei colonizzatori si traduce in azioni malvagie verso ciò che considerano inferiore. Sarà la loro stessa crudeltà a renderli vittime di un infausto destino. Dal genio di Sergio Toppi, Warramunga 1856 e M’Felewzi: due storie in cui protagonista è l’umanità, nelle sue sfaccettature più nobili e meschine.
Sergio Toppi (Milano 1932 – 2012), è stato un illustratore ed un fumettista italiano. Oggi è considerato uno dei più grandi autori mai esistiti. “Dalle sue tavole così incise e così bulinate, dalla ricchezza traboccante delle sue storie misteriose e tragiche ci viene costantemente il conforto che può esistere un uomo così responsabile, così pronto a rispettare il suo impegno. Come una religione. Il suo lavoro tende alla perfezione, per semplice senso del dovere”.
edizioninpe.it ISBN: 978-88-36271-80-1
euro 16,90