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L’emergenza sanitaria e quella politica
Storie italiane ed europee di Cesare Scotoni
L'emergenza sanitaria e quella politica
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Questo deve e vuole essere un Augurio di Buon Anno! Ne abbiamo tutti bisogno. Il 2021 si è chiuso e anche peggio dell’anno che lo ha preceduto. Un’Emergenza Sanitaria, trasformata da pochi in un’Emergenza Economica è diventata Emergenza Politica. Un’Unione Europea che dal 2014 ha scoperto di non potersi reggere solo su una Moneta Unica, priva di governanti di un qualche calibro in grado di portarla fuori da un guado in cui è “a mollo” da 15 anni cerca un nuovo equilibrio. Lo fa in chiave autocratica ed in pesante deficit di Legittimazione. La pretesa germanica di una presa egemonica verso l’Est, sostenuta e pagata dall’alleato di oltre Atlantico, si è rivelata per ciò che era: una mera infondata ambizione. La Via delle Norme Emergenziali per spostare gli equilibri nei singoli Paesi in favore degli Esecutivi e rafforzare così il Consiglio dell’Unione a scapito di un Parlamento Europeo mai decollato e di una Commissione Europea che ne guida malamente le scelte, si è accompagnata all’indebolimento del Welfare Pubblico e del quadro delle Norme a Tutela dei Cittadini dell’Unione. Lo stesso regolamento europeo n.2021/953, sull’utilizzo di un lasciapassare sanitario, pur costruito in chiave emergenziale, traccia nei fatti nuove frontiere al Diritto Comunitario, su cui ogni Paese ha fatto leva per indebolire dei consolidati equilibri interni. La Francia della Modernità, dopo l’Emergenza Terrorismo e con l’avvento di Macron, ha segnato per prima la rotta delle autocrazie che guidano l’Europa. Solo l’Italia ha visto però risorgere il rifiuto del pluralismo, la censura ed una norma sui sussidi di stato a sostegno di quelle testate che veicolassero il consenso sulle politiche dell’esecutivo. E questo è un segno netto di oggettiva debolezza delle nostre classi dirigenti, affette da un provincialismo mai domo ed a cui i cittadini pagano lo scotto ormai da diversi lustri. Abbiamo assistito quindi ad un Esercizio del Potere che ha sconfinato nella Prepotenza, rifuggendo il vincolo di Legittimità rappresentato da quella Costituzione cui, per due volte in un decennio, la maggioranza degli italiani, con il voto, ha ribadito Fedeltà bocciando gli Esecutivi che ne avevano proposto la modifica. Questo appare quindi un Contesto in cui il ribadire che, anche in assenza di una Democrazia, il Potere ha le sue Regole, i suoi Simboli ed i suoi Riti. E che qualcuno sbaglia a non farsene carico. Il Potere è un’Alleanza tra Governati e Governanti, un Patto che si fonda sulla capacità dei Governanti di far Sintesi delle distanze tra i Governati, sul garantire un Potere Giusto, che usa la Forza per Dirimere non per Opprimere, un Potere che si fonda sulla Conoscenza. Perché altrimenti il Governato diventa un Oppresso ed il Potere perde quella Legittimazione che può essergli data solo da chi è Governato. Tutta la Simbologia dei 3 Poteri dello Stato è intrisa di quei Concetti e vi è una ritualità costruita per sottolineare quell’Alleanza. Mai come nell’ultimo Cittadini, la distanza tra una Federazione, che edifica e rappresenta un nuovo Potere, che viene a sua volta riconosciuto come tale e che riconosce gli altri Poteri e ci dialoga ed un’Unione che ambisce a riassumere in sé tutti quei i Poteri che la esprimono e che al compimento ci si disciolgono. Forse siamo in tempo, anziché ad affidarci ad architetture istituzionali sovranazionali che si generano da sole e che il Potere se lo prendono, primo tra tutti il Consiglio d’Europa, a fare uno sforzo nuovo e più vivificante tornando a quel Progetto di Costituzione Europea che solo nel 2005 le Nazioni più forti dell’Unione non hanno voluto. E come cittadini dell’Unione, con quel fallimento ci abbiamo rimesso tutti e tanto. L’Anno Nuovo in cui, a partire da quel naufragio collettivo sulle Politiche Sanitarie ed Assistenziali Pubbliche, misurabile nello sconsiderato ed indistinto taglio dell’offerta ospedaliera in Europa e dal rincorrere convulso i fabbisogni che accompagna ancor oggi l’ultima comparsa tra le cicliche forme pandemiche, deve segnare un distinguo netto con una fallimentare visione centralista quanto miope. Se quel fallimento sarà forse un Marchio Collettivo dell’Infamia per chi ha fatto quelle scelte sbagliate, esso potrebbe anche rappresentare l’occasione per ripensare quel sogno tedesco, sempre perdente, di una Unione vista come una Super Nazione e vedere invece Energie ed Idee Nuove, finalmente in campo, animate dal Fuoco della Carta Costituzionale sempre in fieri che è il principale vulnus dell’ambizione europea Augurio di Buon Principio.