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Medicina & Salute: ragazzi e perfezionismo

Medicina & Salute di Erica Zanghellini*

RAGAZZI e PERFEZIONISMO

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Ci sono bambini/ragazzi estremamente ordinati, puntuali e controllati mentre altri vivono come un tornado, tutto fuori posto, sempre sull’onda dell’emozione e molto impulsivamente. Sicuramente sono due tipologie di minori molto diverse ma, non per forza una è più funzionale dell’altra. Essere scrupolosi, precisi e metodici può essere un pregio ma, quando invece diventa limitante? Quando si nasconde dietro questi comportamenti una profonda paura del giudizio dell’altro. Quando l’unica strategia per “sentirmi al sicuro”, per non essere in ansia è il mettere in pratica rigidi comportamenti e non riesco a godermi il momento. Se ci pensate questa situazione può avere tanti fattori predisponenti, in alcuni casi possono esserci pressioni famigliari, in altre la scuola ma, anche tutto quello che gira attorno ai media non aiuta. Basta pensare a internet, ai social: quante foto personali sembrano essere uscite da un giornale. L’uso di filtri, per migliorare (o così pare), il proprio aspetto, la foto perfetta e al momento top della giornata. E poco importa se poco prima ho litigato col fidanzato, bisogna mettere la foto più sdolcinata di sempre, con un sorriso da duemila denti, anche se dentro siamo ancora infastiditi l’uno con l’altra. Pensate che ora come ora ci sono filtri che “sfinano” il viso, ingrandiscono gli occhi o li rendono più profondi, modificano i capelli, tanto per citarne qualcuno. Capite che i ragazzi stanno combattendo con standard impossibili, irrealistici. Ma nella pratica come possiamo tradurre questa necessità di essere perfetto? Un bambino/ragazzo sempre in ansia, col timore per i voti o più in generale con l’ansia da prestazione queste sono le cose a cui un genitore può cominciare a stare attento per farsi un’idea. Oppure preoccupazioni per il suo aspetto fisico, ore e ore in bagno, in camera a scegliere l’outfit migliore. Il continuo modificare le foto postate sui social, o magari incessanti rinunce a varie attività perché crede di non riuscire ad arrivare al risultato sperato, questi possono essere indizi importanti. In generale direi, per aiutare a orientare i genitori, che quando si nota che la paura di fare una brutta figura prevale su tutto e magari riesce anche a bloccare il proprio figlio nelle attività quotidiane, allora è il caso di approfondire la situazione. E se invece parliamo di bambini, a cosa possiamo stare attenti?

Possiamo notare questa propensione, quando non riescono ad accettare la sconfitta, a un gioco o in uno sport e la loro reazione è esagerata. Esplosioni di rabbia, pianti inconsolabili. O ancora bambini che se colorano fuori dalle righe, strappano il disegno o lo cancellano proprio perché non accettano l’idea che possa venire male. Attenzione però, la reazione deve essere pervasiva e importante, perché ad esempio fino ai sei anni circa (dico circa perché siamo tutti unici e diversi ed è quindi solo un’indicazione di massima) ci può stare la fatica nel gestire una sconfitta o un errore. In generale e questo vale anche per i ragazzi, c’è proprio una dicotomia o è tutto perfetto oppure non c’è nulla. O tutto bianco o tutto nero. Mi raccomando non sempre una tendenza al perfezionismo è negativa, lo diventa quando è invadente e sproporzionata. Una piccola quota è funzionale, ci rende competitivi, ci spinge a migliorarci, il problema è quando è troppa. La gestione dell’errore o l’inadeguatezza dell’adolescente allo specchio sono di sicuro fasi che tutti abbiamo attraversato, quello a cui il genitore deve stare attento è alla quantità di questi comportamenti e alla presenza o meno di impedimenti nel svolgere le attività quotidiane. Altre cose che possono far da campanello d’allarme possono essere per esempio la difficoltà a gestire gli imprevisti, avere in testa più e più regole da seguire pedissequamente, una diminuzione della propensione a sperimentare cose nuove. Logico che prima si individuano questi blocchi, prima e con maggior successo si riescono a istaurare strategie efficaci per superarli. Se un genitore si accorge di riconoscere il proprio figlio in questa descrizione e se non ci sono state richieste specifiche da parte del contesto in cui si vive, direi che può provare a mettere in pratica qualche strategia per cercare di “smussare” questi tratti caratteriali del proprio figlio. Per i più piccoli si potrebbe provare a programmare esperienze e affrontarle anche se non si è sicuri di riuscire a portarli a termine, anche semplicemente fare dei disegni dove non ci sono schemi rigidi, rinforzarlo per l’impegno profuso, e non per il risultato ottenuto. Per quanto riguarda invece, i ragazzi le cose si complicano, ma non sono impossibili, possiamo provare a fargli frequentare ambienti nuovi, non per forza competitivi, ma anche solo del sano associazionismo. O ancora spingerlo a potenziare o creare una buona rete si rapporti con i pari. A quell’età la sensazione di inadeguatezza regna e avere qualcuno con cui condividerla è importante. Quindi, possiamo programmare delle merende assieme, qualche gita fuori porta tanto per citare un paio di attività da poter fare. O ancora cerchiamo di essere noi un esempio positivo, condividiamo con loro le esperienze di errore. Cerchiamo di fargli vedere che siamo sopravvissuti o che in alcuni casi addirittura da quella che sembrava una sconfitta è emersa una grande possibilità di rivincita.

Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel. 388 4828675

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