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La donna moderna dal pudore corroso

Società in controluce di Patrizia Rapposelli

LA DONNA MODERNA DAL PUDORE CORROSO

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“Cor gentile”: la gentilezza è la nobiltà d’animo, l’elevatezza del pensiero, la disposizione verso la virtù, la sensibilità e la delicatezza, la capacità di provare sentimenti profondi. La donna ha l’aspetto di un angelo e la letteratura cortese agli occhi dell’uomo la fa risplendere come gli angeli a quelli di Dio. Cosa potrebbero scrivere i poeti del dolce stil novo della donna moderna e dell’uomo che la vede?

Il poeta Guinizzelli esprime sottilmente nella sensibilità, la delicatezza e il riserbo il concetto di pudore. Recenti ricerche fanno emergere il crollo del senso pudico della donna moderna, sembra una banalizzazione, ma i numeri fanno parlare di sé e privati di ogni forma moralizzatrice ci mostrano una vera e propria evoluzione sociale. L’eccesso o il falso pudore hanno caratterizzato la storia dalla Roma repubblicana, al suo scomparire nell’epoca imperiale ad oggi: dalla verecondia difesa e controllata alle oscenità più manifeste, dalla tenerezza erotica alla pornografia più indecente, dalla sessuofobia al permessivismo privo di limiti; estremi che indicano lo stretto legame che c’è tra cultura e pudore. Infatti si deve fare i conti con i valori e i comportamenti della società di appartenenza, i quali interiorizzati condizionano chi siamo e la pudicizia non sembra una qualità propriamente valorizzata. Il significato vede muoversi tra due poli semantici, dove da un lato indica un senso di riserbo e disagio in allusioni, termini, atti, comportamenti che riguardano la sfera sessuale; dall’altra il ritegno, la discrezione e il rispetto della propria e altrui sensibilità. Il secondo senso oggi non

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viene quasi considerato, ci si concentra maggiormente sulla prima concettualizzazione ed in particolare nell’ottica comune lo si collega al tabù e all’”uso” del corpo. Da qui una visione distorta della donna pudica, la quale viene scambiata per poco aperta e incapace di provocare piacere nel maschio, mentre la donna spregiudicata e disinibita strumento di potere e seduzione; ritengo ci vorrebbe un equilibrio, ma nella società dell’immagine non è possibile. Ruolo centrale lo hanno i media e il mondo televisivo con le loro immagini selezionate e l’idea comune di fare un uso manipolatorio del corpo delle donne; vediamo una figura femminile dall’ interiorità accantonata e dall’accettazione passiva. Rifletterei sul fatto che lo schermo diventa comunicazione, educazione e memoria, condiziona una cultura e le menti di chi la guarda, credo i dati della ricerca parlano da sé. Se pensiamo in prospettiva psicologica osserviamo che il pudore fa riferimento al senso dell’intimità legato al corpo, alla percezione di un confine che pur avendo distanze differenti non va violato e ha valore psicologico. Umberto Galimberti ci dice essere una forma di difesa da parte di un’intrusione anche psicologica di terzi: siamo sicuri che non ci sia nulla da proteggere di sé? La naturalezza dello spogliarsi, il corpo che piace essere mostrato, l’idea che la spregiudicatezza sia un modo per apparire sicure e un mezzo per ottenere una dislocazione sociale sono solo specchi di una società che assottiglia sempre più confini e limiti. La donna angelica ha lasciato lo spazio ad una donna dal senso pudico fisico corroso e dall’evidente senso pudico nei sentimenti: ci si vergogna ad apparire fragili, innamorati e delusi. Vi lascio con una riflessione: forse la donna cortese alla fine era più coraggiosa.

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