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Il Biodistretto “Terre Bellunesi”
Uomo, natura e società di Caterina Michieletto
Il biodistretto “Terre Bellunesi”
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L’edizione 2021 della Fiera di San Matteo, mostra mercato dei prodotti agricoli tradizionali locali, è stata inaugurata dal convegno per l’istituzione di un biodistretto nel bellunese. Il progetto di un biodistretto in Provincia è stato avviato nel 2012 con un incontro intitolato “Dall’agricoltura condivisa al biodistretto” ed è germogliato negli anni attraverso la partecipazione di istituzioni, cittadini, associazioni di categoria e comitati. Nel percorso di conoscenza del modello del biodistretto è stato cruciale il confronto con consolidate esperienze di biodistretti nazionali e di ecoregioni a livello europeo. Il tutto si è svolto nell’ambito di un progetto di cooperazione PSR (Programma di sviluppo rurale) e attivato in collaborazione con l’Università di Padova, l’Istituto Agrario “Della Lucia” di Feltre, l’Associazione Veneto Agricoltori Biologici e molti altri produttori certificati biologici della Provincia. Prima di dare voce ad alcune di queste parti attive nel programma del biodistretto bellunese, è preliminare porsi queste domande: cosa significa “biodistretto”? Come e perché istituire un “biodistretto” nel nostro territorio? Cos’è il biodistretto? Il biodistretto è un sistema di gestione e sviluppo del territorio che promuove la produzione biologica nell’intero comparto produttivo locale, l’agricoltura e molte attività economiche presenti sul territorio. Il biodistretto non è solo un metodo sostenibile di produzione, ma è anche una rete di relazioni, ossia nasce dalla partecipazione di tutti i soggetti economici e sociali, singoli e associati. Questo significa che il biodistretto ha un forte e profondo legame con la comunità radicata sul territorio. Il biodistretto è una realtà voluta e portata avanti dal tessuto sociale di un territorio, non istituzionalmente calata dall’alto. Le istituzioni accompagnano, sostengono, ma non sostituiscono la cittadinanza attiva. Si potrebbe dire che è un riconoscimento di autonomia di scelta alla comunità locale, ma prima ancora un’assunzione di responsabilità di quella collettività. Come e perché istituire un biodistretto? Le aziende singole e associate, le organizzazioni dei produttori, i soggetti pubblici e privati che vogliono promuovere l’istituzione di un biodistretto costituiscono un Comitato promotore. Il Comitato presenta la richiesta di riconoscimento del biodistretto alla Regione di appartenenza e la Regione riconosce il biodistretto. Perché un biodistretto? Il biodistretto è l’opportunità di essere il cambiamento che vorremmo vedere. Vorremmo preservare e valorizzare la ricchezza faunistica e la biodiversità che caratterizzano la nostra Provincia. Vorremmo una filiera agroalimentare corta e di alta qualità. Vorremmo poter conservare e trasmettere la tradizione dei nostri prodotti locali. Vorremmo che ci fosse una coesione territoriale da parte di tutti i settori produttivi, in una comunione di scopo, cioè lo sviluppo sostenibile. Ebbene, il biodistretto racchiude tutto questo. Le comunità locali possono essere uno degli straordinari motori di questo cambiamento, per costruire società e territori resilienti, capaci di riorganizzarsi a fronte della crisi climatica. L’incontro è stato aperto dall’On. Susanna Cenni, vicepresidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei deputati e prima firmataria della legge sul biologico che contiene anche il riferimento al riconoscimento dei biodistretti. “La legge sul biologico è ad un passo dalla sua approvazione definitiva e raccoglie un ampio consenso”. Con riferimento al PNRR osserva: “Ci sono diverse misure che portano risorse all’agricoltura e all’ambiente, circa 7 miliardi, di cui una quota importante concerne le filiere agroalimentari, 1 miliardo e 25 milioni. Il 25% di queste risorse dovranno essere riservate alle produzioni biologiche”. Dunque, ci sono risorse preziose che costituiscono opportunità importanti. In seconda battuta l’intervento dell’Ass.re Valter Bonan, responsabile del settore Ambiente e Agricoltura del Comune di Feltre, il quale ha rappresentato le potenzialità di questo progetto, senza ignorare le difficoltà che si sovrappongono. La costituzione di un biodistretto richiede la coesistenza di tre requisiti: - luoghi caratterizzati da importanti valori paesaggistici; - parchi o aree protette; - numero significativo di siti d’importanza comunitaria e di zone a protezione speciale di Natura 2000. “Sotto questi tre profili”, osserva l’Ass.re, “la nostra Provincia ha le carte in regola: ha una biodiversità microclimatica, geomorfologica e culturale molto articolata; ha un Parco nazionale, un Parco regionale e numerose aree protette di rilievo; infine, il 54% del territorio è inserito nei siti di Natura 2000 e quindi di importanza comunitaria”.
Uomo, natura e società
Indubbiamente, ci sono delle criticità oggettive date principalmente dalla frammentarietà nella gestione e nel governo del territorio in settori diversi. È un limite a cui il biodistretto contrappone un approccio sistemico ed intersettoriale. Infatti, conclude l’Ass.re Bonan, “bisogna integrare e realizzare una maggiore coesione sociale, tenendo dentro questo percorso anche altri settori, diversi ma affini per l’impatto ambientale che in positivo e in negativo possono avere: pensiamo al turismo, alla mobilità sostenibile, le comunità energetiche (gruppi di cittadini o di aziende che si uniscono per finanziare l’installazione di un impianto energetico da fonti rinnovabili), la formazione, salute e alimentazione”. Adesione al programma del biodistretto è stata manifestata anche dall’On. Dario Bond, il quale ha evidenziato due problemi che la Provincia da tempo riscontra: da un lato l’accaparramento dall’esterno delle terre bellunesi con offerte di acquisto a valori incredibili; dall’altro lato la presenza di colture trattate accanto a quelle biologiche che vanifica l’agricoltura biologica. “Il rischio è quello di essere sì un biodistretto ma con delle isole di inquinamento che gli rendono la vita dura”. Pertanto, se si opera all’interno di un biodistretto è necessario adeguarsi alle regole e ai principi del biodistretto. In occasione della Fiera di san Matteo è stata presentata la “Carta dei principi” per la formalizzazione e la costituzione del Comitato promotore del Biodistretto provinciale “Terre Bellunesi”. Al convegno hanno partecipato diversi sottoscrittori della Carta dei Principi, in rappresentanza di enti territoriali, di comitati e associazioni di agricoltori biologici e di altre figure a livello provinciale coinvolte nel progetto. In uno fecondo scambio di motivazioni, opinioni e suggerimenti i sottoscrittori presenti hanno portato il loro fondamentale contributo, a seguito del quale si è aperta una finestra di interazione con il pubblico altrettanto ricca e importante. L’opportunità del biodistretto è “un treno che si è fermato nella nostra Provincia” e le già ampie e articolate sottoscrizioni della Carta dei principi fanno aspettare fiduciosamente che prima della sua ripartenza saremo anche noi su quel treno.
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