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Il personaggio: Gianpaolo Bottacin

Il personaggio di Alex De Boni

Gianpaolo Bottacin

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L’assessore bellunese Gianpaolo Bottacin è il punto di riferimento regionale scelto dal Governatore Luca Zaia per la gestione delle emergenze della Regione Veneto. Tante le materie da lui gestite: la programmazione per la salvaguardia ambientale, i cambiamenti climatici, la tutela del suolo e dell’aria, il ciclo integrato dell’acqua, la difesa del suolo e mitigazione del rischio idrogeologico, foreste, cave, Protezione civile e antincendio boschivo, la specificità provincia di Belluno, il coordinamento piano straordinario alienazioni immobili e partecipazioni. Laureato in ingegneria meccanica, componente della Lega Nord è assessore regionale dal 2015, in precedenza è stato anche presidente della Provincia di Belluno.

Nel corso del mandato ha affrontato problematiche complesse sia in termini ambientali, tra cui spicca l'inquinamento da PFAS, sia per quanto riguarda la protezione civile, settore ampiamente riorganizzato e potenziato nel corso del suo assessorato.. Tra le attività svolte, si ricordano la nuova legge regionale sulle attività estrattive con il relativo piano cave, il piano di tutela e risanamento dell'aria, il piano delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico. Si ricorda anche l'implementazione, in collaborazione con l'Università di Padova, di modelli previsionali idrologici e idraulici, che portano il Veneto a essere riferimento internazionale. Con l’assessore Bottaccin abbiamo voluto focalizzare l’attenzione su uno dei disastri ambientali più importanti occorsi recentemente nel bellunese, parliamo della tempesta Vaia che è stato un evento meteorologico estremo che ha interessato il nordest italiano (quasi essenzialmente l'area montana delle Dolomiti e delle Prealpi Venete) a seguito di una forte perturbazione di origine atlantica, che ha portato sulla regione, a partire dal 26 ottobre 2018 fino al 30 ottobre, nel quadro di una forte ondata di maltempo sull'Italia, vento fortissimo e piogge persistenti. L'evento è erroneamente conosciuto con l'appellativo di "tempesta", ma i venti hanno raggiunto le velocità "uragano" nella Scala di Beaufort, venti che comunemente si originano solo su acque tropicali o subtropicali del pianeta. Il fortissimo vento caldo di scirocco, soffiando tra i 100 e i 200 km/h per diverse ore, ha provocato lo schianto al suolo di milioni di alberi, con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine di conifere, configurandosi dunque come un vero e proprio disastro naturale: l'Unità di crisi attivata dalla Regione del Veneto ha catalogato l'evento come peggiore rispetto all'alluvione di Venezia del 4 novembre 1966 (che comunque interessò tutta la Regione), all'alluvione del Veneto del 2010 e

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ad altri precedenti eventi meteorologici registrati sul territorio. Possiamo definire Vaia una delle emergenze più grandi che abbia mai affrontato da quando è assessore regionale? È l’emergenza meteo più rilevante da quando sono assessore, ma in assoluto non si può dire che sia l’emergenza ambientale più rilevante, basti pensare per esempio all’emergenza PFAS che interessa tre province del Veneto e parecchie regioni d’Italia. Esistono grandissime problematiche ambientali anche nel resto del Veneto, non sono nel Bellunese. Da ex presidente provinciale cosa ha provato nel vedere il territorio bellunese in ginocchio? Il coinvolgimento emotivo per il proprio territorio c’è sempre, anche se durante le emergenze vanno mantenuti nervi saldi Cosa significa, in termini pratici, gestire la regia dell'emergenza in una situazione del genere? Significa adrenalina a mille, non riuscire a dormire e prendere decisioni immediate che comportano responsabilità enormi di cui potresti essere chiamato a rispondere in tempi successivi. E' già accaduto più volte che amministratori pubblici siano stati condannati per errori nella gestione emergenziale. Nelle ore precedenti Vaia c'è stato un generale preallarme territoriale, si può dire che questo ha contribuito sensibilmente a limitare le perdite umane? Decisamente sì ed è stato riconosciuto da tutti, compreso il Presidente della Repubblica che lo ha detto a chiare lettere il 12 marzo 2019 a Belluno. Ciò è stato possibile grazie al fatto che abbiamo investito e stiamo investendo da anni in termini di prevenzione e previsione. I modelli previsionali di cui si è dotato il Veneto non hanno eguali in Europa. E per quanto riguarda la prevenzione, prima di Vaia erano stati investiti 900 milioni di euro in opere di difesa del suolo, 400 dei quali in manutenzione. Questi interventi, spesso non visibili, hanno consentito di limitare le perdite umane a fronte di un evento, Vaia, ben peggiore dell’alluvione del 1966 in cui morirono oltre 100 persone in Veneto. Analogamente, a dicembre 2020, abbiamo registrato precipitazioni superiori a quelle del 1966 e del 2010 ma i danni sono stati enormemente inferiori, anche se ci sono comunque stati. Tutto ciò è stato evidenziato anche da illustri accademici ed esperti in materia. I numeri non mentono. Vaia rimarrà un episodio unico nel suo genere o potrà verificarsi ancora? I cambiamenti climatici evidenziano come conseguenza il ripetersi di fenomeni intensi con maggior frequenza rispetto al passato. Pertanto nessuno può escludere che accada nuovamente. Ci può dare qualche numero in termini di opere avviate finora per mitigare il rischio idrogeologico? Negli ultimi due anni sono stati avviati 1515 cantieri di ripristino e miglioramento della resilienza per circa 700 milioni di euro. Nel 2021 prevediamo l’apertura di altri 350 cantieri per ulteriori 300 milioni di euro. E in futuro si continuerà su questa strada: previsione prevenzione Di fronte ad una provincia che si

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spopola è più alto il rischio di scarsa manutenzione del territorio....L'autonomia potrà essere il rimedio a questo dato negativo? Direi che il numero di cantieri attivati negli ultimi anni, ma soprattutto il fatto che un evento peggiore dell’alluvione del 66 abbia fatto registrare danni minori, sfata la leggenda dell’assenza di manutenzione del territorio almeno per quanto riguarda gli interventi di difesa idraulica e geologica. Diverso per quanto riguarda gli aspetti relativi al mantenimento in generale del territorio, in quanto, se non ci sono gli abitanti della montagna che lo mantengono, risulta evidente che lo stato di abbandono delle aree è ineluttabile, con i rischi che ne conseguono. L’autonomia potrebbe essere una soluzione, ma deve essere autonomia vera, come quella di Trento e Bolzano, che consente di ridurre burocrazia e imposizione fiscale alla popolazione della montagna, garantendo nel contempo incentivi per alcune attività tipiche della montagna. Quando dico autonomia vera intendo che la soluzione non può essere quella illusione autonomistica che qualcuno va propinando ai bellunesi da anni. Mi riferisco all’autonomia amministrativa della Provincia di Belluno rispetto al Veneto. Le Regioni infatti non possono esentare alcuni territori da tasse e imposte romane o da adempimenti e regole burocratiche romane. Magari fosse possibile. Faccio solo un esempio. Anni fa feci approvare una legge regionale per consentire l’immediata pulizia dei corsi d’acqua senza necessità di fare metri cubi di carte. Tale legge fu impugnata dal governo nazionale e la corte costituzionale diede ragione al governo, sottolineando che non è nei poteri delle regioni a statuto ordinario fare queste cose. Pertanto è necessario che Roma conceda autonomia vera al Veneto e solo dopo il Veneto potrà agire con misure sostanziali nei confronti della montagna. Faccio presente che negli ultimi anni anche il bilancio della Regione ha subito tagli statali per un miliardo di euro e ricordo a tutti che l’82% delle tasse le incassa lo Stato, non la Regione o la Provincia e tantomeno i Comuni..

I GIORNI DI VAIA. DIARIO DAL CAMPO

Bottaccin ha scritto il libro documento “I giorni di Vaia. Diario dal campo”, un insieme di emozioni, ansie, paure, ma anche decisioni delicate prese con forza e senza esitazioni, raccontate in un diario che ripercorre il disastro che ha sconvolto il Veneto. Una carrellata di episodi collegati da un filo logico conduttore rappresentato dalla narrazione vissuta sul campo, ma al contempo anche un libro in cui, attraverso diversi flash back, si provano a denunciare le tante disfunzioni di uno Stato, quello italiano, in cui burocrazia e normative a volte inadeguate spesso sono causa di freno nella corsa verso il progresso.

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