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Tra Storia e Letteratura
Tra storie e letteratura di Alice Vettorata
ROMANZO GOTICO
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Il grottesco e l’ignoto sono due caratteristiche che intuitivamente potrebbero sembrarci sgradevoli. Ci viene spontaneo pensare che l'essere umano, come qualsiasi essere vivente, voglia tenere l’orrore ben distante da sé. Invece, com’è stato confermato da più correnti artistiche o più semplicemente da ciò che viviamo quotidianamente, la sfera cupa di ciò che non conosciamo è quasi una calamita per noi. I temi del mistero e dello sconosciuto hanno trovato un ampio consenso a partire dalla metà del millesettecento, in Inghilterra. Questa fiorente ideologia, che abbracciò i campi della letteratura, delle arti scultoree e di quelle pittoriche viene spesso denominata con il termine pre-romanticismo. Caratterizzata da una spiccata nota di irrazionalità, di propensione per il mondo mostruoso e fantastico, fece innamorare i lettori dell’epoca e ha la capacità di ammaliare anche noi, secoli dopo. Uno dei primi scrittori a cimentarsi nella produzione di opere di questo tipo, dando vita alla corrente fu Horace Walpole con il suo romanzo più celebre pubblicato nel 1764, Il castello di Otranto.
Un’opera che ha tutte le ragioni di essere considerata l’emblema del romanzo gotico, poiché racchiude in sé molti degli archetipi che l’hanno reso celebre. Il testo sin dal principio evidenzia un legame con l’Italia, che insieme alla Francia condivide il fascino di ambientazioni gotiche medievali e misteriose che attrae gli scrittori, ma non solo. Sono entrambe due nazioni che hanno un legame molto stretto con l’istituzione della Chiesa, che durante il secolo dei Lumi non godeva di buona fama. Per questi motivi Il
Castello di Otranto infatti, viene introdotto al pubblico come una finzione letteraria in quanto traduzione di un antico scritto italiano, ambientato nella Puglia medievale nel Regno di Sicilia del re Manfredi. Altra peculiarità legata all’ambientazione nella letteratura gotica è la costante presenza di scenari notturni nei quali si stagliano rovine, abbazie e castelli organizzati in cunicoli, stanze segrete e misteri celati da tempi antichi. Un insieme di caratteristiche che si alleano per destare nel lettore un terrore misto a piacere; quella paura della quale non possiamo fare a meno di voler sentire ancora. Un sentimento complesso che in letteratura viene riassunto e identificato con la parola sublime, termine sul quale è stato basato un vero e proprio fenomeno. I romanzi gotici non arrestarono la loro diffusione in Inghilterra e questo fu anche grazie ai numerosi scrittori che aderirono alla realizzazione di questo tipo di letteratura. Nomi come quelli di Ann Radcliff e Horace Walpole, furono ispirazione per alcuni noti scrittori del XIX secolo provenienti da oltreoceano come Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft. Questi ultimi introdussero delle novità importanti. Nel caso di Poe troviamo la ricorrenza del tema della morte e la repulsione delle spiegazioni razionali degli avvenimenti insoliti, tratto distintivo dell’Illuminismo. In Lovecraft invece si introducono nuovi ambienti che diedero vita al filone fantascientifico. Un’opera nota ai più, Frankenstein o l’eterno Prometeo di Mary Shelley, pubblicato nel 1818 divise la critica, poiché per alcuni aspetti rientra nel filone gotico, ma altri lo proiettarono nel Romanticismo. Come avvenne per Poe e Lovecraft, la Shelley introdusse questioni bioetiche facendo riferimento ai progressi scientifici in atto nei primi dell’800. Con questo volume si iniziò dunque a concludere l’epoca definibile come “gotica” per cedere il passo alla chiave romantica.