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La National Gallery di Londra

Arte e società di Sonia Sartor

La National Gallery di Londra e i Girasoli di Van Gogh

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La National Gallery rappresenta uno dei simboli della città di Londra, meta amata dai turisti di tutto il mondo, italiani inclusi. Ho trascorso un lungo periodo presso la capitale britannica e ammetto di aver colto l’occasione per visitare svariate volte il museo. L’edificio affacciato su Trafalgar Square, che spesso rappresenta la cornice dei numerosi selfie scattati dai visitatori, fu realizzato dall’architetto William Wilkins (che terminò l’operazione nel 1837) al fine di ospitare il progetto collezionistico avviato nel 1824, anno in cui la Camera dei Comuni acquistò la collezione composta da 38 dipinti appartenente al banchiere, commerciante e conoscitore d’arte russo John Angerstein. L’essenza della National Gallery è dunque segnata dalla passione collezionistica della borghesia che spinge il governo a costituire un museo nazionale rendendosi responsabile di alimentarne la raccolta attraverso donazioni e acquisti. Tra i capolavori annoverati dal museo londinese spicca la collezione di opere provenienti dall’Europa del Nord, qualificata come una delle più ricche al mondo. In modo particolare, in virtù dei floridi rapporti commerciali che intratteneva con L’Olanda, la Gran Bretagna ebbe sempre un occhio di riguardo per la pittura del paese citato, alla quale appartiene un’opera universalmente conosciuta: Girasoli di Vincent Van Gogh. Vi sarà sicuramente capitato, sfogliando le pagine di un giornale o apprezzando la visione di un documentario, di imbattervi nella contemplazione dei Girasoli dell’artista olandese. Tuttavia, ciò che non tutti sanno è che non si tratta di un unico quadro quanto piuttosto di una serie di tele, precisamente sette, realizzate ad olio tra il 1888 e il 1889, indubbiamente molto simili ma rese uniche dalla centralità di alcuni dettagli. Le opere, con i loro colori accesi e vibranti, secondo l’artista dovevano rappresentare un elemento di decoro per la sua Casa Gialla ad Arles in previsione dell’arrivo dell’amico Paul Gauguin. La National Gallery, che come anticipato espone una rappresentazione dei Girasoli non è in realtà la sola a detenere questo privilegio: considerando che sfortunatamente due delle sette tele non sono attualmente visibili al pubblico, è invece possibile ammirare le altre varianti dell’opera presso il Van Gogh Museum ad Amsterdam, la Neue Pinakothek a Monaco di Baviera, il Philadelphia Museum of Art e infine il Sompo Japan Museum of Art di Tokyo. Veniamo dunque ai Girasoli esposti a Londra: quindici fiori gialli, simbolo di una tensione costante verso la luce, rappresentati nelle diverse fasi del ciclo di vita a narrare l’evoluzione dell’esistenza umana. Nell’angolo in basso a sinistra un bocciolo che non ha ancora raggiunto il fiore pieno, comunica l’idea di vita in crescita. Ad esso si accompagnano fiori maturi e altri oramai appassiti, in decadenza. Nello specifico però, quali sono gli stati d’animo che l’artista intende comunicare con la realizzazione di un mazzo di fiori gialli? Le spesse pennellate di colore evocano speranza e ottimismo o, al contrario, disillusione e malinconia? Se la forma tortuosa dei petali è stata

interpretata da una parte della critica come segno del tormento interiore di cui soffriva l’artista, la scelta del colore è invece la cifra sulla quale i critici convergono quasi all’unanimità: il giallo è espressione della gioia. Quest’impronta di ottimismo è confermata dalle parole stesse di Van Gogh impresse entro le lettere destinate al fratello Theo, con le quali descrive la sua casa ad Arles: “Al mattino, aprendo la finestra, si vede il verde del giardino, il sole che sorge […] Ma poi vedrai quei grandi quadri con dei mazzi di dodici, di quattrodici girasoli.” Da queste parole emerge in maniera trasparente una carica di energia positiva che accompagna la creazione dei Girasoli. In fondo, ciò che suscita dalla visione dell’opera non è altro che pura bellezza capace di lasciare lo spettatore senza fiato. Può essere difficile conciliare questo tipo di visione con il gesto estremo che nel 1890 portò Van Gogh, dominato dal disturbo mentale che gli recava stati di depressione e ansia, a porre fine alla sua esistenza. Forse però la complessità e la tragicità degli eventi che segnarono la vita dell’artista possono divenire le cifre per riuscire ad apprezzare i Girasoli nella loro maestosità. Certamente, lo stato psicologico con cui Van Gogh realizzò le sue opere rimane una questione ampiamente dibattuta; indiscusso è invece il genio artistico che lo caratterizzò, in virtù del quale egli continua ad essere ricordato tra i maggiori artisti della storia.

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