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Lo sviluppo della vista nei neonati
Medicina & Salute di Elisa Corni
Lo sviluppo della vista nei neonati
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Esiste un senso senza il quale ci sentiamo persi: è la vista. Preziosa per capire dove ci troviamo, quali sono i pericoli che ci circondano, come interagire con l’esterno e con gli altri esseri umani ma anche per definire la nostra essenza.
Ebbene, quando siamo nati eravamo tutti “orbi”: la vista, infatti, è un senso che si sviluppa soprattutto dopo la nascita. La cosa non deve certo stupirci: prima di “venire al mondo” i bambini passano il tempo in un ambiente chiuso e buio, la pancia della mamma, nel quale gli stimoli visivi sono ben pochi. Però già nel grembo materno gli occhi di un bambino sono sensibili alla luce. Lo prova il fatto che al settimo mese di gravidanza, se si fa lampeggiare una luce potente sull’addome della mamma durante un esame ecografico, il feto risponde a questa stimolazione socchiudendo le palpebre. Una lieve luce rossa filtra attraverso pelle e organi, ma non è certo sufficiente a stimolare i nostri occhi. Ma anche una volta usciti, i bambini rimangono per lungo tempo incapaci di vedere determinate cosa. Sì, perché nasciamo tutti miopi. Del resto tutto ciò che interessa un bambino appena nato si trova a pochi centimetri dal suo naso: il seno della madre e, al massimo, il suo volto. Tutto il resto è irrilevante per le prime settimane di vita. Per questo motivo i bebè mostrano interesse per gli oggetti di forma tonda e molto contrastati (i capezzoli hanno esattamente queste caratteristiche!); i neonati vedono in bianco e nero. Negli ultimi anni si è sviluppata l’attenzione per questo aspetto e sempre più case produttrici vendono giocattoli in bianco e nero per le prime interazioni del bambino con il mondo che lo circonda. Con il passare dei giorni, lentamente, accadono due processi che, simultaneamente, danno l’avvio a un processo inarrestabile e che porterà il bambino a vedere chiaramente. Da un lato l’esposizione alla luce stimolerà l’attenzione del bambino che, finalmente, non vedrà solo buio e rosso, ma anche oggetti in movimento e fermi. Dall’altra coni e bastoncelli, i ricettori all’interno del nostro occhio, si attiveranno permettendogli di distinguere sempre più dettagli e particolari. Contemporaneamente il cristallino, la parte dell’occhio in grado di mettere a fuoco ciò che vediamo, sviluppa la sua mobilità permettendo una messa a fuoco sempre più ampia. A un mese di vita il bebè è in grado di riconoscere un volto: l’ovale con gli occhi sono per lui collegati a chi si occupa di lui: la mamma, il papà, un adulto in generale. Bisognerà però aspettare i due mesi di vita perché anche gli altri dettagli del volto assumano interesse per il nuovo arrivato. Nel frattempo, però, ha iniziato a interessarsi anche agli oggetti che lo circondano: segue il loro movimento, li fissa, li osserva. Prima di riuscire ad afferrarli, coordinando occhio e mano, deve aspettare di raggiungere i 4-6 mesi, età nella quale lo spettro dei colori percepiti si arricchisce notevolmente. A 10-12 mesi finalmente i bambini sviluppano il senso di tridimensionalità: il mondo non è più piatto e gli oggetti possono essere scoperti ed indagati: la vista si affina sempre di più e ormai il bambino ci vede. Solo attorno all’anno di età si può considerare terminato il processo di sviluppo della vista.