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Società oggi: la parità di genere arretra
Società oggi di Emanuele Paccher
La parità di genere arretra
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Nel nuovo Parlamento le donne sono il 32,2% e in questo 2022 abbiamo una Presidente del Consiglio donna. E sarà la prima volta nella storia. A prescindere dal pensiero politico, sarà comunque un passo importante. Tuttavia, la parità di genere uomo – donna è ancora lontana. A dirlo sono i numeri: nel 2018 in Parlamento c’era una rappresentanza del 35,3%, oggi siamo al 32,2%. In una democrazia matura, in cui la disuguaglianza di genere non è più un retaggio culturale del passato, questi dati non costituirebbero alcun problema. Infatti, ove non vi fosse una discriminazione, il fatto che ci siano più o meno donne in Parlamento sarebbe il semplice risultato delle elezioni. Nella nostra società, invece, la donna è ancora ritenuta, talvolta inconsciamente, come inferiore, o comunque da relegare a mansioni diverse da quella politica (e non solo). È per questo che sono tanto importanti le famigerate “quote rosa”: queste permettono di far entrare nella quotidianità, nell’ordinarietà – come dovrebbe essere – la presenza femminile in tutti gli ambiti della società. Le quote di genere mirano quindi a far percepire come normale qualcosa che, inconsciamente o consciamente, riteniamo come anomalo. Oggi siamo ancora lontani da un’effettiva parità tra i sessi. Ed è per questo che il dato della diminuzione della presenza femminile in Parlamento è un problema. A conferma di ciò vi è il fatto che in nessun partito sono state elette più donne che uomini: solo nel “Terzo polo” e nel “Movimento 5 stelle” ci sono rappresentanze femminili superiori al 40%. Questo è un indice della patologia che affligge la nostra democrazia. Un risultato così netto a favore degli uomini, in tutti i partiti, fa capire che ancora qualcosa non funziona. Non è facile trovare le “colpe”. Di sicuro la parità di genere fa fatica ad affermarsi a causa di un pregiudizio. Poi, anche a causa di ciò, va rilevato che le donne si interessano meno alla politica, quantomeno allo stato attuale. E anche il meccanismo della legge elettorale ha influito sul risultato. Insomma, le cause sono complesse, non si possono trarre conclusioni affrettate. Ma c’è una sola certezza: ad oggi la parità di genere rimane ancora una lontana utopia. Rimane quindi ancora lontano il sogno dei nostri padri (e madri) costituenti, che all’art. 3 della Costituzione scrissero: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Forse, come ha detto Liliana Segre in Senato, più che continuare a parlare di modifiche alla Costituzione, di revisioni più o meno ampie, dovremmo concentrarci sul dare effettiva attuazione alla nostra stupenda Carta costituzionale.