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Il politico in cronaca: Antonio Bisaglia

Il politico in cronaca di Waimer Perinelli

La misteriosa morte di Antonio Bisaglia IL TERZO UOMO DELLA PIRUBI

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Il 24 giugno del 1984 Antonio Bisaglia, potente uomo politico padovano, affogò nella baia di Portofino, località della Liguria frequentata da super ricchi. Cadde in mare dal panfilo Rosalù di proprietà della moglie Romilde Bollati di Saint Pierre. A bordo dell' imbarcazione, lunga 22 metri e pesante oltre cinquanta tonnellate, c'erano altre sei persone ma nessuno si accorse della sua caduta in tempo utile per soccorrerlo. Nessuno si aspettava nemmeno la caduta visto che il mare era calma piatta e non c'era un alito di vento. I testimoni riferirono di un'onda anomala il cui urto avrebbe fatto precipitare Bisaglia, dalla tuga, dove sdraiato prendeva il sole leggendo il giornale, alla passeggiatina, da dove il corpo, del peso di 90 chilogrammi circa, dopo avere travolto un paio di candelieri, sarebbe precipitato nell'acqua azzurra di uno dei golfi più belli d'Italia, procurando la morte per affogamento dell'uomo politico, di 55 anni e buon nuotatore.. Mortale incidente batterono le telescriventi delle agenzie e scrissero a caldo i giornali; tuttavia molte circostanze sono poco credibili, sospette. Antonio Bisaglia era nato a Padova il 21 marzo del 1929. Il padre era ferroviere di Rovigo, la famiglia numerosa. Il giovane completò gli studi in seminario poi si laureò in giurisprudenza all'università di Padova. Nel 1945 si era iscritto all'Azione Cattolica iniziando un percorso culturale e politico frequente nell'ambito della nascente Democrazia Cristiana diretta da Alcide Degasperi. Ha la fortuna d'incontrare ed avere l'apprezzamento di Mariano Rumor, vicentino, già leader veneto e nazionale del partito che governerà l'Italia, da solo per trent'anni e in compagnia della sinistra per altri dodici prima del crollo con le inchieste di "mani pulite". Siamo nel 1952 Rumor ha immediata stima del ventitreenne Antonio e lo inserisce nel proprio staff affidandogli la propaganda ed il tesseramento. Sono anni politicamente molto caldi con la battaglia contro il comunismo di Togliatti, l'ingerenza della Chiesa nello scenario italiano, dove la propria esperienza di ex seminarista sarà utile strumento di analisi per Bisaglia e la politica europeista di Degasperi. L'Italia economica e politica sta compiendo il massimo sforzo di rinascita dalle macerie della guerra e il giovane padovano-rovigino compie un lavoro egregio, tanto che Rumor, nel 1954 guida la sua nomina alla presidenza della Cassa Mutua di Rovigo e due anni dopo gli rende agevole l'ingresso nel Consiglio

Il politico in cronaca

provinciale del partito. Nel 1963 alle elezioni politiche Antonio Bisaglia raccoglie 35 mila preferenze ed a 37 anni viene eletto alla Camera dei Deputati. E' l'inizio di una folgorante carriera incentrata sul controllo della provincia padovana con sconfinamenti nel vicentino dove ha il proprio feudo il protettore Mariano Rumor che nel 1951 era stato nominato Sottosegretario all'Agricoltura del governo Degasperi.

Bisaglia è un fedelissimo e nel 1968 viene nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Inizia il periodo d'oro del duo Rumor-Bisaglia a cui viene aggregato il trentino Flaminio Piccoli e nasce il trinomio PiRuBi con il quale oltre all'unione politica della corrente Dorotea viene associata un'autostrada di collegamento fra Venezia e Trento ritenuta indispensabile per il commercio e il turismo, affogata nella contestazione, ancora oggi rimpianta davanti al caos di mezzi pesanti che pervade la strada statale 47 e le viuzze provinciali. Al fallimento del progetto stradale contribuisce anche lo scontro fra i tre uomini politici, in particolare i due veneti, il cui territorio di competenza si fa tropo stretto. Una sedia per due della loro stazza non è sufficiente, e Bisaglia, che alle elezioni del 1972 è passato da 35 mila a 138 mila preferenze, dopo essere stato nominato nel 1974, dallo stesso Rumor, ministro all'agricoltura, deve mordere il freno. È ormai temuto dal suo ex protettore e solo il governo Moro nel novembre del 1974 gli aprirà grandi varchi. Nel 1975 l'ex delfino, assieme a Piccoli, scaverà la fossa a Rumor mettendolo in minoranza al Congresso democristiano del luglio 1975. Grandi scalate, conoscenze delle cose palesi e segrete dello Stato e molti misteri. Fra il 1974 ed il 1984 mentre Bisaglia accumula ministeri, scoppiano il Caso Petroli, il fallimento della banca Franklin National Bank di Michele Sindona, che morirà in carcere dopo avere bevuto un caffè alla Stricnina, l'assassinio del giornalista Pecorelli che, si scrisse, indagava nella torbida matassa di soldi e appalti. Con Bisaglia, nel golfo di Portofino, affogarono buona parte di questi misteri. Ma ne nacquero di nuovi e intriganti. A poche centinaia di metri dalla disgrazia, sopra gli scogli, gli ospiti della villa del re degli elicotteri Agusta avevano probabilmente assistito alla tragedia senza potere fare nulla. Una di loro era Vacca Agusta, moglie dell'imprenditore, che, per singolare coincidenza, morirà anch'ella in circostanze misteriose, cadendo e annegando in mare. Scrive Agatha Christie che una coincidenza è solo una coincidenza, due sono ancora coincidenze ma tre sono un fatto. Nel nostro caso la terza coincidenza è la morte del sacerdote Mario Bisaglia, fratello di Antonio, acceso contestatore della disgrazia accidentale e sostenitore dell'omicidio. Era il 17 agosto del 1992 quando

il corpo del prete fu ripescato dal laghetto alpino di Centro di Cadore nei pressi di Domegge, in provincia di Belluno. Era partito tre giorni prima da Rovigo diretto a Calalzo dove voleva incontrare il Papa ed aveva appuntamento con due giornalisti. Aveva le tasche piene di sassi e si ipotizzò il suicidio. Le indagini appurarono che nei polmoni non c'erano né acqua né microrganismi tipici. Uno strano suicidio visto che probabilmente era caduto o gettato nel lago già cadavere. Il caso fu archiviato. Resta ancora da chiarire perché sul corpo di Antonio Bisaglia non fosse stata effettuata l'autopsia. Scrive il direttore del Giornale di Vicenza in un editoriale di 16 anni dopo: "Quello stesso giorno (24 giugno 84) Francesco Cossiga, ministro degli interni, piombò nell'ospedale di Santa Margherita Ligure, dove Bisaglia, subito ripescato in mare, fu portato già morto. Non fu eseguita nessuna autopsia e la sera stessa la bara venne portata a Genova poi, con un volo militare direttamente a Roma". Perché tanta fretta? Mario Borghezio ex deputato leghista, nel 1993, presentò un'interrogazione al ministro di Grazie e Giustizia scrivendo di "misteriose morti parallele" e si sa che le parallele, salvo che per Aldo Moro, non s'incontrano mai e con loro forse anche la verità è affogata nel mare blu di Portofino.

Il politico in cronaca

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